ELISABETTA JEŽEK Lessico Classi di parole, strutture, combinazioni __ il Mulino I lettori che desiderano informarsi sui libri e sull'insieme delle attivitá della Societa editrice il Mulino possono con- sultare il sito Internet: i www.mulino.it 180 Capitolo 5 WordNet [Fellbaum 1998], EuroWordNet [Vossen 1998] e ItalWordNet [Roventini et al. 2003]) hanno portato risultati interessanti: ad esempio, si ě visto come i nomi si caratterizzano molto lungo l'asse dell'iperonimia/ iponimia, e hanno catene iponimiche molto profonde (fino a 12 livelli); anche i verbi si organizzano lungo l'asse dell'iperonimia/iponimia, ma in modo diverso dai nomi, perché hanno catene iponimiche meno profonde (al massimo 4 livelli) e piú orizzontali (ricordiamo che per i nomi l'iponimo ě un 'tipo' di iperonimo, mentre per i verbi l'iponimo ě un 'modo' dell'ipe-ronimo). Inoltre, i verbi si caratterizzano per tipi di opposizione diversi a seconda del significato: i verbi di movimento formano coppie di opposti lungo l'asse della direzione (salire/scendere), i verbi di possesso sono piu spesso opposti di tipo converso {dare/prendere, comprare/vendere) e cosi via. Gli aggettivi, infine, come abbiamo giä avuto modo di osservare, hanno raramente catene iperonimiche e tendono piuttosto a caratterizzarsi lungo l'asse dell'opposizione (polare o binaria). CAPITOLO Strutture sintagmatiche nel lessico In questo capitolo spostiamo I'attenzione dalle relazioni semantiche paradigmatiche (sinonimia, opposizione, iperonimia ecc), che abbiamo trattato nel capitolo precedente, a quelle sintagmatiche. Chiaria-mo in primo luogo che cosa sia una relazione sintagmatica, per passa-re poi a descrivere i principáli tipi di combinazioni di parole, concen-trando I'attenzione sulle combinazioni di un verbo con un nome e, in qualche caso, di un nome con un aggettivo. Per chiudere, riprendiamo il tema delle parole complesse discusso nel cap. 1, e lo interpretiamo alia luce dei nuovi elementi emersi in questo capitolo dedicato alle combinazioni di parole. 1. CHE COSA Ě UNA RELAZIONE SINTAGMATICA? Per chiarire che cosa sia una relazione sintagmatica, ě necessario chia-rire innanzitutto che cosa si intende con il termine sintagmatico. Sintagma-tico fa riferimento al sintagma: secondo un'accezione generale, il sintagma ě unelemento linguistico complesso formato dall'unione di elementi lingui-stici semplici. Da un punto~črTvista generale, gli elementi di partenza di un sintagma possono essere fonemi (che insieme formano ad esempio sillabe), morfemi (che insieme formano parole) e cosi via. In linguistica, si parla perö correntemente di sintagma per riferirsi a un particolare tipo di unione di elementi linguistici, cioě all'unione strutturata dipiú parole che funziona come 182 Capitolo 6 Strutture sintagmatiche nel lessico 183 la sua 'těsta' sintattica, e che si situa a un livello intermedio tra la parola e la frase. Ad esempio, la sequenza 'il ragazzo che porta sempře il cappello' ě un sintagma nominale, perché la sua těsta ě un nome e puö essere interamente sostituito da un nome. Quando si park di dimensione sintagmatica della Lingua (o dimensione orizzontale), con il termine sintagmatico si fa riferimento genericamente al fenomeno della combinazione delle parole, il cui risultato sono sintagmi, ma anche unita superioři, come le frasi e i testi. , ^ La combinazione di parole puö essere vista come la necessaria con- l"i seguenza del carattere lineare del linguaggio, che, come notava Saussure, í j ' I esclude la possibilita di pronunciare due elementi alla volta e richiede i; che gli elementi si presentino concatenandosi in successione temporale, > •! cioě luno dopo 1'altro. Quando le parole si combinano tra loro, istaurano delle relazioni sintagmatiche. Queste relazioni attivano vari tipi di processi. Uno di questi Processi ě quello delTinfluenza reciproca di significato, che abbiamo discusso nel cap. 3, § 4. In questo capitolo concentriamo 1'attenzione sul processo che sta a monte dell'influenza reciproca di significato e ne costituisce il pre-supposto: quello relativo alle restrizioni semantiche e lessicali esistenti sulle combinazioni possibili di parole. Di questo fenomeno abbiamo gia parlato nel cap. 4, quando abbiamo osservato che i verbi, in virtú del loro significato, pongono delle restrizioni sul tipo di argomenti con i quali si combinano (cfr. cap. 4, § 4.1). Questo fenomeno ě qui approfondito e collocato nel quadro piú generale dei fenomeni combinatori tra parole. 2. COMBINAZIONI IMPQSSIBILI DI PAROLE: PERCHÉ? Ě un dato di fatto che le parole non possano essere combinate a pia-cere. Ad esempio, le parole non possono essere allineate secondo un ordine casuale, ma devono seguire un ordine preciso, stabilito dalla sintassi della lingua alla quale appartengono. Questo ordine riguarda la sequenza delle parole alTinterno di un sintagma, e la sequenza dei sintagmi nelle frasi. Da questo punto di vista, in italiano la sequenza 'il maglione a righe che indossi' ě corretta, 'il maglione che indossi a righe' non lo ě. A volte, date le stesse parole, piú di un ordine ě ammesso, ma cam- i\ bia l'interpretazione, come nel caso di 'Paolo ha visto Maria' o 'Maria ha ; "i visto Paolo'. a Quella riguardante 1'ordine non ě Tunica regola che limita la combina-bilitá delle parole. Un'altra regola riguarda ad es. il modo in cui le parole che costituiscono 1'argomento di un verbo devono essere espresse dal punto di vista sintattico. Da questo punto di vista, in italiano la sequenza 'ho telefonáte a Marco' ě corretta, mentre *ho telefonato Marco non lo ě. Tuttavia, anche se rispettano 1'ordine e le regole sintattiche previste dalla lingua, alcune sequenze di parole possono ris-ukare comunque non ac-cettabili: ad esempio, la sedia con cui ho parlato ieri' oppure 'ho comprato due etti di coraggio' sono espressioni inaccettabili in italiano. II motivo per cui queste combinazioni non sono accettabili non ha a che fare con 1'ordine delle parole o con altre regole sintattiche, ma con il loro contenuto: la sedia ě un oggetto inanimato e come tale ě impensabile che parli, il coraggio ě uno stato dell'animo e non puó essere né comprato né pesato. Queste espressioni sono sintatticamente corrette, ma concettualmente incongruentí: le parole che compongono 1'espressione sono incompatibili dal punto di vista del loro significato. La presenza di limitazioni semantiche alla combinabilitá delle parole, vale a dire di regole che restringono le combinazioni possibili, ha attratto l'interesse di molti studiosi, soprattutto nelTambito della tradizione struttu-rale e di quella generativa, sulle quali di seguito concentriamo 1'attenzione. 2.1. Restrizioni sulla selezione e solidarietä lessicali W. Porzig e spesso ricordato come il primo studioso ad aver osservato in modo sistematico che tra le parole che si allineano nel discorso si possono individuare delle relazioni sintagmatiche di contenuto (nell'originale «Bedeutungsbeziehungen»). Porzig osserva [1934, 70]: «parte del contenuto del verbo tedesco gehen (it. camminare) e che esso richiede dei piedi umani, perche un cane non cammina sulla strada, e un gatto non cammina lungo il muro: in questi casi, il verbo tedesco sarebbe laufen». Successivamente, 184 Capitoloď Strutture sintagmatiche nel lessico 185 nella tradizione strutturalista, E. Coseriu [1971] ha dedicate important! la-vori all'analisi e alia classificazione delle relazioni di significato esistenti tra coppie di parole come: naso/aquilino, canelabbaiare, fiorire/pianta, abbat-tere/albero. Coseriu chiama queste coppie «solidarietä lessicali». La solida-rietä lessicale é definita come un'implicazione sintagmatica di contenuto, codificata linguisticamente, tale per cui uno dei due termini (ad esempio naso) funziona da tratto distintivo del secondo {aquilino). Coseriu osserva ehe la solidarietä lessicale é generalmente una relazione orientata. Ad esempio, naso é incluso dal punto di vista del contenuto in aquilino, ma naso non include aquilino, perché del naso si puô dire altro, oltre ehe é aquilino. Nello stesso periodo, la questione delle implicazioni sintagmatiche di contenuto é affrontata nella tradizione generativa da N. Chomsky [1965], il quale utilizza la nozione di selezione, giä messa a fuoco da L. Hjelmslev [1961]. Come abbiamo giä chiarito (cfr. cap. 3, § 4.1), il principio di selezione é il principio attivo nel rapporto tra un predicate e i suoi argomenti. In base a questo principio, il predicate seleziona i propri argomenti. Questo principio opera a piu livelli. Ii livello interessante per la presente discus-sione é quello semantico. A livello semantico, un predicato, in virtu del suo significato, seleziona una gamma di argomenti possibili, e ne esclude altri. Ad esempio, il verbo it. sentire, poiché esprime una percezione, seleziona come soggetto un essere animate, ed esclude gli esseri inanimati, che per definízione non possono percepire qualcosa. Per questo motivo, Chomsky chiama questo tipo di restrizioni restrizioni sulla selezione (nelľoriginale selectional restriction). Numerose osservazioni sulle implicazioni sintagmatiche di contenuto tra parole si trovano poi in molti altri studi: ricordiamo qui Lyons [1968, 440], Apresjan [1992, 15 ss.], Dik [1997, 91-97], In generale, i vari studi contribuiscono a isolare alcuni tipi principáli di implicazioni sintagmatiche, che riassumiamo nella tab. 6.1. In generale, bisogna rilevare che gli studi dedicati a indagare le incom-patibilitä tra parole fondate sul loro significato hanno contribuito a classifi-care i tipi di implicazioni, ma non hanno chiarito un fatto importante, cioé ehe non tutte le restrizioni hanno la stessa natura, anche se portano alio stesso risultato, vale a dire a combinazioni di parole non accettabili, o ac-cettabili solo a patto di forzare contestualmente il significato di un membro TAB. 6.1. Tipi di implicazioni sintagmatiche di contenuto tra le parole oggetto proprieta tipica dell'oggetto capello/biondo; azione agente delľazione abbaiare/cane; paziente delľazione guidare/macchina; oggetto risultante dipingere/quadro; strumento dipingere/pennello; luogo in cui avviene ľazione coricarsi/letto. della combinazione (cfr. cap. 3, § 4). Ě invece opportuno distinguere almeno tre tipi diversi di restrizioni esistenti sulla combinazione delle parole, che presentiamo di seguito (per la trattazione che segue, ci ispiriamo soprattutto aPrandi[2004, cap. 7]): 1. Restrizioni concettuali o ontologiche. Queste restrizioni sulla combinazione delle parole derivano dalle proprieta intrinseche del referente della parola, delle quali siamo consapevoli a seguito della nostra esperienza del mondo, esperienza che owiamente quando parliamo tendiamo a nón contraddire: ě sulla base di questo tipo di restrizioni che frasi come 'quella sedia non la smette di parlare' sono inaccettabili. Una combinazione di parole che viola questa restrizione esprime un conflitto concettuale, il quale non puó essere risolto in nessun modo, perché ě errato dal punto di vista ontologico, cioě dal punto di vista di come ě fatto il mondo. 2. Restrizioni lessicali basate su una solidarietd semantica. Anche se si presentano simili alle restrizioni concettuali, perché come le prime hanno come risultato una combinazione di parole in qualche modo conflittuale, la natura di questo tipo di restrizioni ě diversa, perché non ě fondata su un conflitto ontologico, ma su un conflitto lessicale. II conflitto lessicale ha a che fare Con il modo in cui una lingua lessicalizza un concetto, in particolare con il modo in cui lo 'segmenta' attraverso le parole, e non con la violazione di una categoria ontologica. Per chiarire questo punto, vediamo alcuni esempi tratti da lingue diverse. II francese, come ě noto, utilizza due termini per indicare il concetto del 'diventare grande'; grandir, per le persone, pousser (preferibilmente) per le piante. La sequenza di parole 'un terrain ou il ne grandit que l'herbe' risulta quindi errata; questo errore pero non viola una categoria concettuale, ma ě determinate dalla solidarietá che esiste in 186 Capitoloó Strutture sintagmatiche nel lessico 187 francese (e non in altre lingue, come ad esempio in italiano) tra grandir e una specifica classe di oggetti. Un caso analogo ě quello del tedesco che distingue tra il mangiare da parte di esseri umani {essen) e il mangiare da parte di animali (fressen). Se il verbo fressen ě usato con un soggetto umano, come nel caso di 'er ibt nicht, er fribt!', attiva una metafora per cui l'essere umano assume le proprieta di un animale. In olandese vi ě snuiten, termine specifico dedicate all'azione del soffiarsiil naso ('zijn neus snuiten'), mentre blažen ě usato in tutte le altre situazioni del soffiare (ad esempio, per il vento, oppure per indicare l'azione del soffiare qualcosa in faccia a qualcuno, del soffiare il vetro e cosi via). Quindi, 'Jan blies zijn neus' ě scorretto, ma anche in questo caso il motivo ě lessicale, non ontologico. In inglese vi ě tall (alto di persone) e high (alto di edifici ecc), per cui 'the boy is high for his age' risulta una combinazione scorretta. Un ultimo esempio di restrizione lessicale ě il caso dell'italiano 'Luca calzava una cravatta rossa'. Questa sequenza viola una solidarietä semantica tipica dell'italiano, quella cioě che lega la parola calzare alia classe di oggetti composta principalmente da scarpe e guanti. II conflitto che nasce dalla violazione di una solidarietä semantica puö essere facilmente sanato, attraverso la sostituzione della parola che lo crea con un suo iperonimo: nel caso di calzare, ad esempio, con l'iperonimo indossare. E possibile schematizzare quanto detto fino ad ora nel seguente modo: violazione di una restrizione concettuale violazione di una solidarietä semantica conflitto concettuale conflitto lessicale irreversible reversibile In molti casi, ě difficile distinguere se una combinazione di parole ě impossibile a causa della violazione di una restrizione concettuale o di una restrizione lessicale, e a volte solo un vasto confronto interlinguistico con-sente di sciogliere il dubbio, o, quantomeno, fornisce dei dati a supporto dell'ipotesi che si tratti dell'uno o dell'altro caso. Ad esempio, l'espressione it. 'ho bevuto un'arancia' si presenta a prima vista come un conflitto concettuale: tuttavia, ě stato osservato che il fatto di avere due (o piii) parole per indicare l'azione delT'ingerire', distinte in base al tipo di alimento (in it. bere per i liquidi, mangiare per i solidi) ě una caratteristica di alcune lingue, non di altre: come nota E. Coseriu, ci sono infatti lingue come il persiano in cui vi ě un'unica parola per indicare entrambe le azioni (tale parola ě khordan). Per questo motivo, e per il fatto che possiamo sanare il conflitto attraverso la sostituzione di here con un iperonimo come ingerire, ě opportuno conside-rare questo caso come un caso di restrizione lessicale. 3. Restrizionilessicalihasate su una solidarieta consolidata dall'uso. Queste restrizioni non possono essere ricondotte a delle restrizioni ontologiche (quindi non sono di tipo concettuale) e nemmeno a delle evidenti impHcazioni sintagmatiche di contenuto: appaiono piuttosto come delle restrizioni consolidate dall'uso, che sembrano trovare ragione nella tendenza delle lingue a esprimere determinati concetti con abbinamenti preferenziali di parole, nonostante anche altre combinazioni siano possibili. Alcuni esempi in italiano sono: 'avere paura' ma non "avere tristezza; 'essere in ansia' ma non *essere in angoscia; 'prendere una decisione' ma non *prendere una scelta e cosi via. Come possiamo notare, queste combinazioni si presentano come un modo tipico di dire una certa cosa. Sono quindi combinazioni caratterizzate da un elemento di convenzionalitá. La violazione di questo tipo di restrizioni provoca un errore sanabile, che puó essere rapidamente eliminato, attraverso la sostituzione del termine che viola la restrizione con quello consolidato dall'uso. 3. TIPI DI COMBINAZIONI TRA PAROLE Per distinguere tipi differenti di combinazioní tra parole si possono uti-lizzare diversi criteri. La classificazione che presentiamo qui ě fondata su tre criteri principáli: 1. la presenza di una restrizione semantica sulla combinazione; 2. la possibilitä di calcolare il significato della combinazione; 3. la sostituibilitä paradigmatica e ľautonomia sintattica dei membri della combinazione. Per quanto riguarda il primo criterio, va tenuta presente la distinzione che abbiamo tracciato tra restrizione concettuale o ontologica, restrizione 188 Capitoloö Strutture sintagmatiche nel lessico 189 lessicale basata su una solidarietá semantica, e restrizione lessicale consoli-data dall'uso. Per quanto riguarda il secondo criterío, vanno valutati due aspetti diversi, che sono pero correlati: la calcolabilitá del significato e la disponibilita del referente delle parole nel discorso. Per quanto riguarda la calcolabilitá del significato, essa va intesa come la proprieta per cui il significato di una combinazione di parole ě desumibile dai significati dei membri. Per quanto riguarda la disponibilita del referente nel discorso, un referente va inteso come disponibile quando ě individuato con precisione, come nel caso di denuncia nelTespressione 'ho ritirato la denuncia', ma non nelTespressione 'ho sporto denuncia' dove denuncia ě generico e indica un 'qualsiasi atto di denuncia'; oppure nel caso di vino, referenziale nelTespressione 'bicchiere di vino' ma non nelTespressione 'bicchiere da vino': si confronti infatti 'ho bevuto un bicchiere di vino e mi ě piaciuto moko' con *ho bevuto un bicchiere da vino e mi ě piaciuto moko (il concetto di referenzialitá sará chia-rito ulteriormente piú avanti). Per quanto riguarda il terzo criterio, sono tenuti in considerazione due aspetti: la possibiktá di sostituire uno dei membri della combinazione (ad esempio 'guardare un film/Marco/la montagna'; 'stendere i panni/il bucato' ecc.) e la possibiktá di modificare la combinazione dal punto di vista sintat-tico (ad esempio 'ho guardato un lungo film', 'il film che ho guardato', 'il film ě stato guardato' ecc.). Questi due aspetti consentono di valutare rispet-tivamente la variabilita distribuzionale di una combinazione (per questa nozione, si veda D'Agostino e Eka [1998]) e la físsitá o coesione sintattica dei membri di una combinazione (per la nozione di fissitá - nek'originále fi-gement, si veda Gross [1996a]). Per quanto riguarda le combinazioni verbo-nominaU, suke quali si concentrerá la nostra attenzione, le modifiche sin-tattiche piú sakenti per distinguere tra tipi diversi di combinazioni sono: a) la modifica deka determinazione del nome, b) la relativizzazione del nome, c) la dislocazione del nome, d) la passivizzazione deka combinazione e é) Tinserzione di parole tra i membri deka combinazione (si trovano di seguito svariati esempi di queste mockfiche). Questi tre criteri insieme consentono di individuare tipi diversi di combinazioni, che presentiamo okre (come riferimento generále per la discus-sione che segue, si puó consultare Zgusta [1971, cap. 3]). 3.1. Combinazioni Ubere Per combinazione libera si intende la combinazione di due o piú parole, che non ě sottoposta a restrizioni (per esempio lavare/macchina, cercare/ chiavi, ordinäre/libro, buttarelpane; per le combinazioni nome-aggettivo, macchina/rosso). Va osservato che le combinazioni totalmente kbere neka lingua sono in realtá inesistenti: infatti, qualsiasi combinazione presenta al-meno qualche restrizione di tipo concettuale, legata ake proprieta inerenti dei referenti deke parole, i quali in base aka loro natura possiedono attri-buti e impieghi tipici e meno tipici o impossMi: ad esempio la parola pane, come abbiamo osservato nel cap. 2, § 2, .ammette attributi piú o meno tipici {fresco, croccantejragrante, bianco, integrale, raffermo ecc), operazioni piú o meno tipiche {cuocere, tostare, mangiare, affettare, comperare, vendere, but-tare, ordinäre ecc), ma non ammette akre cose: ad esempio il pane non si puö fondere, non si puö strappare, non puö essere giovane e cosi via. Ako stesso modo, le ckiavi possono essere trovate o smarrite, ma tipicamente non cucinate o mangiate; una macchina puö essere veloce ma non breve o interna; lavare si applica a oggetti fisici ma non a queki astratti (se non in espressioni figurate come lavarsi la coscienxa); cercare ammette persone, luoghi, cibi, oggetti, stati (cercare un amico, un albergo, una foto; cercare riparo), ma non fenomeni naturak {un temporale); possíamo ordinäre un libro ma non lapa-zienza, buttare un oggetto ma non, almeno letteralmente, un pensiero, e cosi via. Chiarito dunque il fatto che tutte le combinazioni di parole hanno almeno qualche restrizione di tipo concettuale, una combinazione puö essere classificata come kbera quando ha le seguenti caratteristiche: 1. ě creata ex novo da un parlante nek'atto comunicativo. Si noti che questo singolo criterio escude in blocco le espressioni idiomatiche, le frasi fatte, le locuzioni fissate dak'uso ecc; 2. i suoi membri possono essere combinati con akre parole, quindi sostituiti, mantenendo lo stesso significato ('lavare/costruire/vendere la macchina') o, nel caso di termini poksemici, mantenendo uno dei significati tipici ('lavare la macchina' {macchina = automobke), 'azionare la macchina' {macchina = macchinario)); 190 Capitolo6 Strutture sintagmatiche nel lessico 191 3. i referenti denotati dalle parole sono generalmente disponibili nel discorso, e per questo ci si puô riferire ad essi per es. anche tramite un pronome: 'ho cercato le chiavi e le ho trovate'; 4. i membri sono autonomi dal punto di vista sintattico, e rispondono positivamente alle modifiche tipiche di un elemento libero. Per es.: 'ho ordinate il/un/molti/dei libri', 'il libro che ho ordinate', 'il libro, lo ho ordinate ieri', 'il libro ě stato ordinate', 'ho ordinato un nuovo libro'; 5. il significato della combinazione ě composizionale, puô cioě es-sere calcolato a partire dal significato delle singole parole (fatte salve le modulazioni di cui abbiamo parlato nel cap. 3, § 4). 3.2. Combinazioni ristrette Un secondo tipo di combinazioni tra parole ě quello delle combinazioni ristrette. Come abbiamo giä chiarito, in realtä tutte le combinazioni di parole sono in linea di principio soggette ad (almeno) una restrizione di tipo concettuale. Inoltre, esistono tipi diversi di combinazioni ristrette, a seconda che la restrizione sia legata alia presenza di un'implicazione sin-tagmatica di contenuto (ě il caso della combinazione allattare ilfiglio, dove allattare contiene l'informazione che si tratta di un'azione diretta a un essere appena nato), oppure sia dovuta principalmente a una consuetudine d'uso (ě il caso della combinazione mantenere un segreto il cui significato puô essere espresso anche dalla combinazione conservare un segreto, ma tipica-mente non lo ě - in quest'ultimo caso si park spesso di combinazioni prefe-renziali o usuali anziehe di combinazioni ristrette). Discutiamo qui il primo caso, e rimandiamo il secondo caso, che ě quello tipico delle combinazioni chiamate collocazioni, al prossimo paragrafe (la distinzione tra i due casi, come vedremo, non ě pero semplice). Per quanta riguarda le combinazioni legate a un'implicazione stntagma-tica di contenuto, si possono fare le seguenti osservazioni: 1. le restrizioni si distinguono in quanto alcune sono piú circoscritte di altre e, di conseguenza, piu percepibili. Nelle combinazioni verbo-nominali, se la restrizione ě meno circoscritta, il verbo ammette piu classi di oggetti, come nel caso di comperare, che non ammette in genere oggetti astratti (se non in usi figurati come 'ho comperato il suo silenzio'), ma ammette svariate classi di oggetti fisici (solidi, liquidi ecc). Se la restrizione ě piu circoscritta, il verbo ammette una unica classe di oggetti, come per parch eggiare (veicoli: la macchina, la bicicletta, il motorino ecc), per indossare (capi di vestiario), per faxare (document!: una lettera, una fotocopia ecc.) o addirittura un singolo oggetto, come per pastorizzare (latte, raramente birra). Va osservato che il significato del verbo che ammette meno classi di oggetti ě piu specifico e tende alia monosemia. Analogamente, nelle combinazioni nome-aggettivo, l'aggettivo puo essere detto di piú classi di oggetti ('capello biondo', 'birra bionda'), di una singola classe di oggetti ('triangolo isoscele) o di un singolo oggetto ('latte cagliato'); 2. il significato della combinazione ristretta ě generalmente composizionale, puô cioě essere calcolato a partire dal significato delle singole parole; 3. la sostituibilitä dei membri della combinazione ě ridotta a causa della presenza di una restrizione. Nel caso delle restrizioni molto circoscritte, la sostituzione del termine su cui opera la restrizione ě impossibile, in quanto non sono disponibili altri oggetti che possono per es. essere sottoposti all'azione indicata dal verbo (ciö che viene comunemente pastorizzato ě il latte), o che possono avere la proprieta indicata dalľaggettivo (nulla puô cagliarsi oltre al latte); 4. i membri della combinazione sono autonomi dal punto di vista sintattico, nel senso che consentono le modificazioni tipiche degli elementi liberi, ad esempio: 'parcheggiare la/una/molte/delle macchine', 'la macchina che ho parcheggiato', 'la macchina, ľho parcheggiata sotto casa', 'la macchina ě stata parcheggiata'; 'parcheggiare la nuova macchina'. 3.3. Collocazioni Un tipo particolare di combinazione ristretta di parole ě la collocazione. Si trovano varie definizioni di che cosa sia una collocazione. Proponiamo qui di partire da una definizione 'larga' di collocazione, che comprende qualsiasi combinazione frequente di parole, per passare a una definizione 192 Capitoloó Strutture sintagmatiche nel lessico 193 piú stretta, che comprende tutte le combinazioni di parole soggette a una re-strizione (qualunque sia la nátura di tale restrizione) e giungere infine a una definízione molto 'stretta', per la quale la collocazione ě una combínazione di parole consolidata dall'uso, corrispondente a un modo preferenziale di dire una čerta cosa. Una definizione 'larga' e quindi molto neutra ě la seguente: una collocazione ě una frequente co-occorrenza di due parole in una lingua. Per una definizione di questo tipo, si veda per esempio Sinclair [1991, 170] per il quale una collocazione puó essere definita come «the occurrence of two or more words within a short space of each other in text», suscettibile di essere «frequendy repeated*; in chiave lessicografica, si veda Benson, Benson e II-son [1986], dove il termine impiegato ě recurrent word combination. Questa definizione ě una definizione statistica, basata appunto su un criterio di fre-quenza. Puó essere interessante come base di partenza, ma in sé dice poco sulla struttura della lessico, perché anche ho + mangiato ola + gente costitu-iscono combinazioni frequenti, ma non collocazioni (non almeno come qui le intendiamo). Un'altra definizione ě piů precisa: una collocazione ě una co-occorrenza di parole soggetta a una regola di restrizione (cosi per es. in Mel'cuk e Wanner [1994], dove il termine impiegato ě restricted lexical co-occurrence). Questa definizione ě piú precisa, perché sottolinea il fatto che le parole che co-oc-corrono piú frequentemente di quanto ci aspetteremmo in base al caso, lo fanno generalmente in virtú del fatto che sono legate da una restrizione sulla combínazione: tuttavia, ancora non ě chiarito di che tipo di restrizione si park (abbiamo visto che ce ne sono diversi tipi). Una terza definizione ě piú tecnica, ma piú soddisfacente: una collocazione ě una combinazione di parole soggetta a una restrizione lessicale, per cui la scelta di una specifica parola (il collocato) per esprimere un determinate significato, ě condizionata da una seconda parola (la base) alia quale questo significato ě riferito. Un esempio in italiano ě pioggia battente: per esprimere il concetto di 'intensita', pioggia (la base) si abbina di preferenza a un aggettivo specifico, battente (il collocato), anziché ad altri aggettivi che da un punto di vista semantico sono ugualmente compatibili (ad es. interno o impetuoso). Un altro esempio ě quello di stendere un documento, dove per esprimere l'atto della 'creazione', documento (la base) si abbina di preferenza a un verbo specifico, stendere (il collocato), anziche ad altri verbi ugualmente compatibili (ad es. scrivere). La definizione data, ancora una volta, non e pero pienamente soddisfacente: ad esempio lascia intendere che la solidarieta semantica lessicale da un lato (come ad esempio quella esistente tra indossare e vestito) e la collocazione propriamente detta dall'altro (come ad esempio quella tra stendere e documento) siano un fenomeno analogo, mentre per alcuni aspetti si possono tracciare delle distinzioni. Una di queste distinzioni emerge se applichiamo il test seguente. Solidarieta semantiche lessicali: anche da solo parcheggiare implica macchina indossare implica indumento aquilino implica naso biondo implica capello Collocazioni propriamente dette: "anche da solo stendere lanciare battente fisso implica documento implica messaggio implica pioggia implica disco Tutti gli esempi citati presentano una restrizione lessicale. Go nono-stante, la natura della restrizione nei due casi é diversa. Mentre nel caso delle solidarieta semantiche e'e sempre tra i due termini una evidente implica-zione di contenuto, che é preservata, per il collocato, anche quando questo é preso singolarmente (se preso da solo indossare implica necessariamente indumento), nel caso delle collocazioni propriamente dette ľimplicazione sintagmatica di contenuto é presente nella combinazione, ma non emerge se i collocati sono presi singolarmente (se preso da solo stendere non implica necessariamente documento). Ciô é legato al fatto che i termini stendere, lanciare, battente, fisso ecc. (cioé i collocati) sono polisemici, laddove indossare, aquilino ecc. tendono invece alia monosemia e hanno un significato piú spe- 194 Capitoloö Strutture sintagmatiche nel lessico 195 cifico. In italiano stendere, lanciare, battentejisso sono selezionati dalle basi {documento, messaggio, pioggia, disco), tra una gamma di termini potenzial-mente possibili, per esprimere un significato che non hanno quando sono combinati con altre parole, ma che acquisiscono nella combinazione speci-fica: é questo quello che nella letteratura é chiamato «meaning by colloca-tion» (per questa terminológia, si veda Firth [1957,194]; si ricordino inoltre le osservazioni nel cap. 2, § 1). Questi termini instaurano cioé una solidarietä con la base soltanto nell'uso specifico: per questo motivo si puö parlare di solidarietä consolidate dall'uso. Per quanto riguarda la restrizione, é di cru-ciale importanza osservare che mentre nel caso delle solidarietä semantiche la restrizione é imposta dá verbo (o dall'aggettivo) al nome e ha carattere di obbligatorietä, nel caso delle collocazioni propriamente dette la restrizione ha carattere generalmente preferenziale e ha una direzione inversa, nel senso ehe é imposta dal nome al verbo o alľaggettivo (una riflessione approfondita sulla direzione della restrizione nella combinatoria lessicale si trova nell'in-troduzione al progetto Redes - dizionario combinatorio per lo spagnolo -diretto da I. Bosque [2004]). Il fenomeno della collocazione é interessante dal punto di vista inter-linguistico, poiché le lingue presentano numerose differenze nella scelta dei termini collocati: ad esempio ľit. lavarsi i denti é in ted. sich die Zähne putzen (= pulirsi) e in ingl. {to) brush one's teeth {= spazzolarsi); disco fisso é in ingl. hard disc {= duro); Y it. fetta diformaggio/pane/torta/ananas é in ol. plakje kaas {= lett. piecok f etta di formaggio), sneetje broot (= lett. piccolo taglio di pane), taartpunt {= lett. punta di torta) e schijfje ananas (lett. di-schetto d'ananas). Queste differenze non devono stupirci, specialmente nel caso delle collocazioni che danno luogo a usi figurati (per es. stendere un documento, lanciare un messaggio ecc). Come sappiamo, infatti, ľuso figurato é frutto dell'applicazione di una metafora che puö poggiare su similitudini diverse. Al di la delle scelte lessicali, tali similitudini sono perö interpretabili 'cognitivamente': un parlante straniero che conosca la parola it. battere nel suo significato letterale, sarä in grado di interpretare ľespressione it. pioggia battente, anche se nella sua lingua lo stesso concetto é espresso in modo les-sicalmente diverso, cioé con un'altra metafora (ad esempio in inglese heavy rain). Si possono distinguere tipi diversi di collocazioni lessicali: Benson, Benson e Ilson [1986] ne distinguono sette tipi principáli: 1) verbo di creazione o attivazione + nome: stipulare un contratto, accendere un mutuo; 2) verbo di annullamento + nome: revocare una licenza; 3) nome + aggettivo: saluto caloroso; 4) nome + verbo che esprime un'azione caratteristica del nome: I'allarme scatta; 5) unita di quantificazione + nome al quale ľunitä ě rife-rita: dovizia di particolari; lasso di tempo; 6) awerbio + aggettivo: intima-mente connesso;!) verbo + awerbio: odiare visceralmente, pagareprofumata-mente. Dal punto di vista sintattico, i membri di una collocazione non sono li-beramente sostituibili per via della presenza di una restrizione, ma sono nella maggior parte dei casi sintatticamente autonomi ('stendere il/un/molti/dei documenti', 'il documento che ho steso', il documento, ľho steso ieri sera', 'il documento ě stato steso', 'ho steso un secondo documento'). In casi piú rari, i membri sono autonomi solo parzialmente, come per es. nel caso giä citato di sporgere denuncia, che si presenta naturalmente senza l'articolo. Si tratta di usi parzialmente lessicalizzati, e quindi piu vicini alio statuto di parola complessa, dei quali diremo meglio nel § 4. 3.4. Costruzioni a verbo supporto Un tipo particolare di collocazione ě la costruzione a verbo supporto {light verb secondo una terminológia suggeríta per 1'inglese da O. Jesper-sen), formata nel caso piú tipico da un verbo e da un nome, quesťultimo spesso preceduto da un articolo e/o, in pochi casi, da una preposizione. Alcuni esempi di costruzioni a verbo supporto per ľit. sono i seguenti: pren-dere una decisione,prendere sonno, dare spiegazionijare una telefonatajare rumore, essere in dubbio, averepaura, avere una speranza. Le costruzioni a verbo supporto condividono con le collocazioni le seguenti caratteristiche: 1. la presenza di una restrizione lessicale attivata dal nome: si confronti 'prendere/*fare una decisione' con '*prendere/fare una scelta'; 196 Capitolo 6 Strutture sintagmatiche nel lessico 197 2. il fatto che questa restrizione sia condizionata dall'uso, e come tale sia soggetta a variabilita interlinguistica: si confront! ľit. 'fare una fotografia' con l'ingl. 'to take (*to make) a picture'; 3. il fatto che la base (il nome) determina il significato del collocate (il verbo): si confronti 'fare un sospiro' (dove fare = emettere) con 'fare una pressione' (dove fare = esercitare); 4. il fatto che il nome mantiene nella costruzione a verbo supporte il significato che ha in altre combinazioni: si confronti 'prendere una decisione' con 'annullare una decisione'; 5. il fatto che i membri della costruzione sono generalmente autonomi dal punto di vista sintattico, come mostrano i seguenti test: 'prendere la/una/ molte/delle decisioni', 'la decisione che ha preso Luca', la decisione, l'ha presa Luca', la decisione ě stata presa da Luca', 'Luca ha preso una nuova decisione' (si veda pero ancora oltre su questo punto). Go che distingue le costruzioni a verbo supporte dalle regolari colloca-zioni, invece, ě innanzitutto il fatto seguente: nelle costruzioni a verbo supporte il verbo ha sempre un significato generico, come in it. fare, dare, prendere, mettere e pochi altri, e il contributo semantico di questi verbi alla costruzione ě spesso limitato al tempo, al modo e aľľAktionsart che un verbo, in quanta tale, non puô non esprimere: fare ad esempio indica ľattivitä {fare una telefonata), essere lo state (essere in dubbio), prendere l'incoativita, cioě l'entrata in uno stato [prendere sonno) ecc. Per questa loro caratteristica, le costruzioni a verbo supporto possono essere definite come delle collo-cazioni in cui il significato della costruzione ě espresso quasi interamente dal nome. Inoltre, il nome ě sempre un nome eventivo; si confronti fare una telefonata (costruzione a verbo supporto) con fare una torta (combinazione regolare), oppure prendere una decisione (costruzione a verbo supporto) con prendere iltreno (combinazione regolare). Questo fatto ha condotto alcuni studiosi a ritenere che le costruzioni a verbo supporto si distinguano dalle regolari collocazioni anche per un'altra caratteristica, e cioě per la sede della predicazione. Secondo questi studiosi (ad esempio Gross [1996b]), nelle costruzioni a verbo supporto il predicate ě costituito dal nome, e il verbo funge da supporto per costruire la frase, in quanto il nome pur nella funzione di predicato non ě in grado, da solo, di esprimere alcune delle categorie che sono necessarie per esprimere compiutamente una predicazione, come ad esempio il tempo o il modo. Secondo questa posizione, nel caso delle costruzioni a verbo supporto, la struttura sottostante ě la seguente (come si puó notare, la struttura propo-sta ě simile a quella delle costruzioni copulative che abbiamo presentato nel cap. 4): 1. costruzione con verbo che coincide con il predicato: PREDICATOv ARGOMENTON 2. costruzione con verbo supporto: COPULAv PRED. NOMINALEN Il fatto che la struttura sottostante alia costruzione a verbo supporto assomigli a quella della costruzione copulativa non deve far concludere che si tratti dello stesso fenomeno: nonostante le superficiali somiglianze, 1 a differenza delle costruzioni copulative, nelle costruzioni a verbo supporto il nome ě di norma un nome 'insaturo' (cioě un nome che regge '] uno o piú argomenti: la decisione di Luca, il consiglio di Luca a Gianni, la passeggiata di Luca) e non un nome classificatore, come nel caso di ingegnere in 'Luca fa 1' ingegnere' (Prandi [2004,309]; per approfondire i questoaspettosivedaLaFaucieMirto[2003,capp.2e3]). ] Inoltre, va notato che mentre per quanto riguarda le regolari collocazioni i membri della combinazione sono generalmente autonomi dal punto di vista sintattico (e se non lo sono, non lo sono soltanto parzialmente), nel caso delle costruzioni a verbo supporto ě opportuno tracciare una distin-zione tra due sottotipi principali, dei quali l'uno ě rappresentato da espres-sioni quali 'prendere una decisione', 'fare una telefonata' e cosi via, i cui membri sono in genere autonomi dal punto di vista sintattico, l'altro ě rappresentato da espressioni quali 'prendere sonno', 'fare festa', i cui membri non sono del tutto autonomi dal punto di vista sintattico, come ě mostrato dai seguenti testi: *prendere il/un/molto/del sonno, *il sonno che ha preso Luca, *il sonno, l'ha preso Luca, *il sonno ě stato preso da Luca, *Luca ha preso un nuovo sonno. Questa distinzione puó essere chiarita alla luce del criterio della referenzialitá del nome: infatti, le costruzioni i cui membri non 06 198 Capitoloö Strutture sintagmatiche nel lessico 199 sono totalmente autonomi dal punto di vista sintattico sono quelle che in cui il nome non é referenziale (cfr. a questo proposito Heid [1994]). Infine, lo statute lessicologico delle costruzioni a verbo supporto rispetto alle regolari collocazioni é diverso. Questo punto puô essere chiarito awalen-dosi della distinzione tra lessicalizzazione analitica e lessicalizzazione sintetica che abbiamo introdotto nel cap. 1. Alia luce di questa distinzione, le costruzioni a verbo supporto si presentano come dei tipici casi di predicati analitici, e quindi di costruzioni assimilabili alle parole complesse. Questa analógia e supportata dalla frequente presenza, accanto alle costruzioni a verbo supporto, di un corrispondente verbo sintetico ('fare una telefonata'= telefonare; 'dare consiglľ = conúgliare e cost via). Ciô non vale per il caso delle regolari collocazioni né delle combinazioni regolari del verbo ('fare una torta' = *tor-tare). 3.5> Locuzioni Le locuzioni o espressioni idiomatiche, come ad esempio l'it. allargare le braccia {- rassegnarsi) alzare il gomito (- bere troppo), tagliare la corda (= andarsene di nascosto), vuotare il sacco (= confessare), mosca bianca (= persona con qualita rare) ecc, costituiscono un fenomeno profonda-mente diverso da quelli discussi in questo capitolo. Cio che principalmente contraddistingue le locuzioni idiomatiche dalle piu o meno regolari combinazioni di parole e il diverso modo in cui viene costruito il significato. Il significato delle locuzioni idiomatiche non e infatti propriamente costruito, ma si costituisce in blocco a partire da procedimenti come ad es. quello della similkudine (vuotare il sacco -> 'rendere evidente cio che contiene' -> 'svelare'); quello delle regolari combinazioni, ma anche come abbiamo visto quello delle combinazioni ristrette, e invece costruito sintagmaticamente attraverso un calcolo tipicamente composizionale. II risultato dell'applica-zione di una similitudine e un significato traslato da un contesto originario e fissato su un'espressione linguistica che di conseguenza risulta bloccata, sia per quanto riguarda la sostituibilita dei membri (*ho vuotato la borsa), sia per quanto riguarda la possibilita di modificarli (*ho vuotato uno/molti/dei sacchi, *il sacco che ho vuotato, ?il sacco, l'ho vuotato io, *e stato vuotato il sacco, *ho vuotato un secondo sacco). Questa espressione linguistica, insomnia, che ě composta da piu parole, finisce per comportarsi, dal punto di vista semantico e sintattico, come una parola sola: 'vuotare il sacco' nell'uso idiomatico ě un verbo monovalente (che richiede cioě il solo soggetto) e significa 'confessare'. Nonostante il procedimento di costruzione del significato delle locuzioni sia diverso da quello delle regolari combinazioni di parole, esse sono suscettibili di entrare in testi piu ampi e contribuire, in quelli, al calcolo complessivo del significato, in modo analogo alle parole semplici. 4. RICADUTE SUL LESSICO DEI FENOMENI COMBINATORI Per chiudere questa sezione dedicata all'analisi dei fenomeni combi-natori tra parole, ě opportuno riprendere la nozione di parola complessa cosi come la abbiamo presentata nel cap. 1 (vale a dire come sinonimo di espressione multiparola o parola sintagmatica), e metterla a confronto con i vari tipi di combinazione di parole che abbiamo qui descritto. Ció che accomuňa le parole complesse e le distingue dalle combinazioni di parole ě il fatto che le prime sono delle sequenze in cui gli elementi non sono sostituibili né modificabili dal punto di vista sintattico, se non in misura molto lieve. Ricordiamo a questo proposito gli esempi discussi nel cap. 1, § 4.2: * camera d'attesa, *carta nuova di credito, *buttare le immondi-zie via ecc. Questo non ě normalmente il caso delle combinazioni di parole, specialmente di quelle che abbiamo chiamate combinazioni libere, dove i membri possono essere sostituiti e modificati a piacere, fatte salve le restrizioni di tipo concettuale, che sono da considerarsi sempre presenti. Inoltre, le parole complesse possono presentare un significato non calcolabile o cal-colabile solo parzialmente (come nel caso di 'carta di credito', in cui carta non ha il significato usuale di 'materiále per scrivere'). Anche questo non ě il caso delle regolari combinazioni di parole, il cui significato puó essere dedotto dai significati delle singole parole. Come abbiamo giá osservato (cap. 1, § 2.1 e § 4.3), si possono tuttavia ipotizzare passaggi dall'una categoria (quella delle combinazioni di parole) all'altra (quella delle parole complesse) attraverso il fenomeno della lessica- 200 Capitoloď lizzazione. Lasciando da parte per il momento le espressioni propriamente idiomatiche (it. 'vuotare il sacco', 'tagliare la corda' ecc.), che come abbiamo visto presentano delle caratteristiche del tutto peculiari per quanto riguarda il modo in cui si costituisce il loro significato, osserviamo che il fenomeno della lessicalizzazione inteso come univerbazione (cfr. cap. 1, § 2.1) trova origine nella tendenza delle parole che frequentemente co-occorrono nella catena sintagmatica a formare delle sortě di 'aggregazioni' lessicali. La ra-gione principále di queste aggregazioni ě che queste parole esprimono, in-sieme, un concetto saliente nella sua globalitá, e quindi unitario. A seguito di questo fatto, non tutte le parole che compongono una sequenza lessicale sono ugualmente distanti l'una dall'altra da un punto di vista semantico e sintattico: alcune tra loro sono piú vicine di altre. La nozione di distanza sintagmatica ě stata studiata soprattutto a ! partire dalla prospettiva opposta, cioě quella della vicinanza sintagmatica o coesione lessicale (per un approfondimento terminologico si veda Prandi [2004,463, nota 313]). In ogni caso, ě una nozione che va sempře interpretata come duplice. Infatti, essa riguarda sia il piano semantico, che possiamo considerare il 'motore' della lessicalizzazione, in quanto ě il piano al quale ha origine 1'attrazione tra le parole che esprimono as-sieme un concetto unitario, sia il piano sintattico, dove si manifestano le ripercussioni di questo fenomeno, ad esempio attraverso la diminuzione delTautonomia sintattica delle parole che entrano nella combinazione. E interessante al proposito 1'osservazione di Tesniěre: «On constate qu'au cours de l'histoire des langues la profondeur des coupures qui séparent les mots va toujours en diminuant, jamais en augmentant» [Tesniěre i -: 1959,271. Quando la distanza tra due o piú parole che si trovano in sequenza ě bassa, puó aver luogo una lessicalizzazione. La lessicalizzazione va intesa qui come una rianalisi funzionale che altera i confini di parola interni a una sequenza e ripropone tale sequenza come una parola singola. La lessicalizzazione cosi intesa porta alia creazione di una nuova parola, nel senso che quando il processo di rianalisi ě concluso, entra nel lessico una nuova unita. Ció puó essere schematizzato nel modo seguente: Strutture sintagmatiche nel lessico 201 combinazione di parole -> lessicalizzazione -> parola complessa II processo di lessicalizzazione e spesso associato alia perdita, da parte della sequenza di parole, della proprieta di avere un significato calcolabile: e il caso della sequenza it. tirare fuori, che vale per 'estrarre' in (la), e per 'dire, pronunciare' in (lb), dove e lessicalizzata: (1) a. 'ha tirato fuori i soldi' b. 'ha tirato fuori una bella scusa' II fatto che la sequenza tirare fuori in b sia lessicalizzata, e costituisca quindi una parola complessa, e mostrato dalPimpossibilita di separarne i costituenti: (2) *ha tirato una bella scusa fuori Tuttavia, bisogna riconoscere che il fenomeno della lessicalizzazione coinvolge ad un primo livello anche sequenze di parole il cui significato conserva la proprieta di essere, almeno in parte, calcolabile. Si tratta di sequenze di parole che esprimono, insieme, un concetto unitario e per questa ragione sono dotate di una certa coesione interna, tant'e che appare inusuale separarne i membri, se non in condizioni particolari di intonazione: e il caso delle combinazioni tirare avanti o lavare via nelle espressioni che seguono: (3) Tavete tirato rorologio avantiT vs. 'avete tirato avantiY oto\o^.oT (4) Thai lavato la macchia via?' vs. 'hai lavato via la macchia?' La stessa espressione tirare fuori, nel senso letterale, e a ben vedere do-tata di una certa coesione, poiche se non e seguita da un sintagma preposi-zionale, come in a) non pud essere facilmente interrotta, come in b): (5) a) 'avete tirato i soldi fuori dalle tasche?' b) P'avete tirato i soldi fuori?' 202 Capitolo 6 Alia luce di cio, la lessicalizzazione va intesa come un fenomeno di ri-analisi dei confini di parola, che puo, ma non deve, avere come esito una parola complessa il cui significato non e composizionale. La presenza di un significato non composizionale puo costituire una fase avanzata del processo di lessicalizzazione, oppure una modalita attraverso il quale questo processo si manifesta, ma non una condizione indispensabile perche awenga. Va inol-tre notato che quando e raggiunta una fase avanzata di lessicalizzazione, gli elementi della sequenza tendono a unirsi anche graficamente. Questo non awiene in italiano con i verbi discussi, i quali pero hanno la particolarita di perdere, non solo nel parlato, ma anche nello scritto, la vocale finale: tirar avanti, tirarfuori (si veda al proposito Simone [1997]). Uno dei modi classic! per verificare se vi e lessicaHzzazione, e, eventual-mente, a quale stadio di lessicalizzazione si trovi una sequenza di parole, e quello di verificare la sostituibilita paradigmatica e l'autonomia sintattica dei membri che compongono la sequenza sotto esame. Per quest'ultima, si possono utilizzare i test che abbiamo proposto nel cap. 1 (quadro 1.1), quelli cioe della separabilita, dello scambio di ordine dei costituenti e della sostituibilita paradigmatica, oppure altri test, specifici per il tipo di combi-nazione sotto esame, come quelli per le combinazioni verbo-nominali che abbiamo utilizzato in questo capitolo. Un elenco piu completo dei test utili per individuare la presenza di lessicalizzazione in diversi tipi di combinazioni di parole, si trova in Gross [1996a]. In generale, una ridotta autonomia sintattica dei membri di una combinazione, cosi come viene evidenziata dai test, e interpretata come il riflesso di una minore distanza sintagmatica e, conseguentemente, di un maggiore stadio di lessicalizzazione. Accanto ai test, che evidenziano delle proprieta non direttamente per-cepibili, ci sono dei segnali superficiali, che sono indicativi del fatto che tra una sequenza di parole e in atto una lessicalizzazione. Ad es. nel caso delle combinazioni verbo-nominali, uno di questi segnali e la perdita dell'articolo o il suo irrigidimento a una sola forma possibile: in it. sporgere denuncia, chiedere scusa, prendere fuoco, prendere I'avvio sono sequenze piu o meno lessicalizzate (infatti, non possiamo dire *'la casa ha preso il fuoco', *'le iniziative hanno preso gli awii' ecc). La perdita o l'irrigidimento dell'articolo e a sua volta sintomo della perdita, da parte del nome che costituisce l'oggetto del verbo, del suo carattere referenziale, cioe della sua proprieta Strutture sintagmatiche nel lessico 203 di identificare con precisione ciô a cui si riferisce: come abbiamo giä osser-vato, sporgere denuncia non significa 'sporgere una denuncia specifica' ma in generale denunciare; lo stesso é vero per chiedere scusa che indica generi-camente ľatto dello scusarsi. Ricordiamo che il referente di un nome é piú identificabile quando il nome é definito, numerabile e alla forma singolare, e tende ad essere meno identificabile quando é indefinito o non definito dei tutto (cioé nei casi in cui si presenta senza articolo), quando é massa o alla forma plurale. La perdita di referenzialitä dei nome attiva a sua volta una ca-tena di fenoméni: il nome perde la sua funzione di argomento (acquistandp al contempo quella di modificatore dei predicato), si crea un legame piú stretto con il verbo, diminuisce ľ autonomia sintattica tra le due parole e, nel caso piú estremo (quello della totale lessicalizzazione) il verbo e il nome; finiscono per costituire insieme un unico verbo intransitivo (sporgere dénu-cia - denunciare; chiedere scusa = scusarsi). Per chiarire questo punto, si puo adottare la schematizzazione che segue, dove A descrive ľassenza di lessicalizzazione, e B descrive la presenza, anche parziale, di lessicalizzazione: A. [verbo] , + + pred [nome] + arg inventáre una scusa [- lessicalizzazione] B. [[verbo] , + [nome] 1 , chiedere scusa 1 +pred -argJ +pred [+ lessicalizzazione] La fig. 6.1 costituisce una rappresentazione dei rapporti sintagmatici tra le parole che compongono queste due diverse sequenze verbo-nominali. Questa rappresentazione ha ľintento di mettere in evidenza la diversa distanza che si puô supporre sia presente nei due casi tra le parole. Per in-terpretare questa rappresentazione, dobbiamo immaginare di osservare la catena sintagmatica con uno strumento che sia in grado di evidenziare lo spazio presente tra le parole. inventáre una scusa chiedere 0 scusa lessicalizzazione fig. 6.1. Rapporti sintagmatici in due diverse sequenze verbo-nominali. 204 Capitolo6 Strutture sintagmatiche nel lessico 205 Nel caso di inventáre una scusa, la combinazione é libera. Ciô é mo-strato dal fatto che il nome puô essere sostituito ('inventáre una scusa/una storia/una notizia/una bugia' ecc.) e soprattutto modificato ('la scusa che Luca ha inventato non tiene', 'Luca ha inventato una nuova scusa/delle scuse inverosimili' ecc). Nel caso di chiedere scusa, la combinazione é un po' meno libera. Infatti, pur mostrando una čerta sostituibilita ('chiedere scusa, aiuto, perdono') il nome si presenta naturalmente senza articolo, e ľinserimento dell'articolo, cost come di un modificatore aggettivale risulta innaturale: P'Luca ha chiesto una scusa'. Anche la modificazione sintattica é limitata: 'la scusa che ha chiesto Luca' non é una modificazione di 'Luca ha chiesto scusa'. Queste limitazioni sono legate al fatto che nella combinazione 'chiedere scusa' il nome scusa non é del tutto referenziale come lo é in 'inventáre una scusa'. A seguito di ciô, nell'espressione chiedere scusa, rispetto a inventáre una scusa, si puô supporre che il nome occupi una posi-zione piu vicina al verbo, con il quale tende a formare una unitä lessicale di livello superiore. Alia luce di quanto affermato, é evidente che le combinazioni di parole soggette a una regola di restrizione sono in genere candidati preferenziali per fenoméni di lessicalizzazione, proprio perché sono parole 'tenute in-sieme' da una qualche restrizione, quale che sia la sua natura. Per concludere, vanno tenuti presenti i punti seguenti: 1. la combinazione delle parole é un fenomeno complesso, nel quale in-tervengono e si incrociano criteri di natura diversa, che fanno si che si renda necessario distinguere tra tipi di combinazioni diverse; 2. la presenza di una restrizione sulla combinazione delle parole non é di per sé indice di una minore calcolabilitä di significato: infliggere una pu-nizione é una sequenza ristretta, sia dal punto di vista del verbo (non molte cose possono essere inflitte) sia dal punto di vista del nome (non molte azioni possono essere fatte con una punizione), ma é del tutto composizionale; 3. la riduzione di autonómia sintattica dei membri di una combinazione di parole si accompagna spesso a una riduzione della calcolabilitä del significato. Tuttavia, questa corrispondenza non é necessaria: combinazioni quali prendere sonno, chiedere scusa, buttare via sono sequenze i cui membri non sono totalmente autonomi dal punto di vista sintattico (a vario grado), ma il significato e composizionale. Ne consegue che i tre criteri che abbiamo qui considerato per distinguere tipi diversi di combinazioni di parole, vale a dire a) la presenza di una restrizione, b) la calcolabilita del significato e c) la sostituibilita e l'autonomia sintattica dei membri della combinazione sono correlati, ma non in modo unidimensionale. Per questo motivo, le combinazioni di parole non possono essere distribuite lungo un unico continuum che va dalle combinazioni li-bere, alle combinazioni ristrette, alle espressioni idiomatiche, L'idiomaticita non e il risultato di un aumento delle restrizioni sulla combinazione, ma di meccanismi di natura diversa. Nonostante essa si manifesti attraverso un blocco della sostituibilita dei membri che compongono la sequenza, come nel caso di vuotare il sacco che abbiamo discusso, il passaggio da un significato letterale a un significato metaforico, che caratterizza le espressioni idiomatiche, ha luogo a partire dall'intera espressione e non riguarda, se non in modo molto parziale, la combinazione delle parole.