Finito il secondo libro di Flavio Vegetio homo illustre. Comincia il terso. Et prima li capituli. .j^o. Quanto numero (e) quantità dè essere di uno exercito. .ij^o. A che modo si dè tenere sano lo exercito. .iij^o. Con quanta [cura] si dè provedere (e) servare li paschi (e) lo grano. .iiij^o. A che modo si dè provedere che non sia discordia tra ’ soldati. .v^o. Quante specie sono di segni militari. .vj^o. Quanta cautela bisogna avere q(ua)n(do) si move lo exercito essendo il inimico vicino. [.vij^o.] In che modo si passano li grandi fiumi. [.viij^o.] In che modo si denno ordinare li alogiamenti. [.viiij^o.] Quante cose si denno considerare per intendere quale è meglo, o combatere sopravenuti o di insidie o in batagla publica. [.x^o.] Che bisogna fare avendo lo exercito disuzato e novo. [.xj^o.] Quello che si dè curare (e) fare lo dì proprio che si dà la batagla. [.xij^o.] Che si debia investigare che animo ànno li toi soldati ch(e) de(n)no (com)bat(er)e. [.xiij^o.] [Come si dè elegiere lo luogo de la pugna.] [.xiiij^o.] A che modo si dè ordinare la batagla perché non sia vi(n)cta da li inimici. [.xv^o.] La ragione specialmente quanto spacio in longo dè essere tra l’uno homo (e) l’altro, (e) quanto in largo tra l’uno ordine (e) l’altro. [.xvj^o.] Come si denno ordinare li cavalli. [.xvij^o.] De li subsidii che si meteno dirieto a la schiera. [.xviij^o.] In quale logo dè stare lo p(r)imo duce, overo capitano, in quale dè stare lo secondo, in quale lo terso. [.xviiij^o.] Com che rimedii si contasta a la virtù o inganni de li inimici. [.xx^o.] In quante mainere si dà pugna o batagla publica, (e) a che modo lo meno forte pò vincere. [.xxj^o.] Che si debia dare la via di fugire a li inimici [...] [.xxij^o.] [...] se no(n) ti pare di stare. [.xxiij^o.] De li camelli (e) de’ cavalli armati. [.xxiiij^o.] De le carrete falzate, cioè piegate a modo di falci. [.xxv^o.] Che si debia fare se una parte o tuto il campo fuge. [.xxvj^o.] Le regole de la guerra generale. [prologo] Finiti li capituli. Comincia il tractato. ^1Le croniche vechie diceno che li Atheniesi (e) li Lacedemonii furono grandi signori in prima ch(e) li Macedonii. Ma li Atheniesi ebeno non solamente lo studio (e) la industria de la republica, ma ancora de le altre diverse arti. A li Lacedemonii fu una singulare cura la arte de le guerre, ^2et dìcessi che furono eglino li p(r)imi che, coglendo di qua (e) di là li experime(n)ti de le bataglie passate, [cominciòno] a fare (e) a scrivere l’arte della guerra, in tanto che fenno parere che la cosa militare, la quale si credeva che fusse solamente (e) si contenesse in la virtù (e) in la felicità, non era pure in questo, ma era ancora in li studii (e) in la disciplina, et ordinòno alcuni maestri de lo facto de le arme, li quali mostraseno a la sua gioventude lo uzo, overo pratica, (e) la varietà del combatere. ^3(e) bene sono homini notabili (e) da essere laudati con somma admiratione, che volseno imparare specialme(n)te quella a(r)te sensa la quale le altri arti non possano essere! Ora, dopo questi, li Romani, seguendo li exempli loro, ritenneno in pratica li comandamenti del magisterio di Marthe, (e) anco lo misseno in scripto. ^4Li quali comandamenti, perché erano dispersi in diversi auctori (e) libri, tu ài volsuto, o imperadore victorioso, che io li debia abreviare (e) metere insieme in tal forma che io non lassi cosa degna da toglere per volere scrivere pocho, anco no(n) facia fastidio scrivendo tropo. ^5Ma quanto sia valuda la disciplina de li Lacedemonii si pò vedere manifestame(n)ti, lassando tuti li altri, per uno exemplo solo di Xantipo lacedemonio, ^6lo quale non portando altro subsidio a li Cartaginesi se non de la arte sola, vincéno (e) preseno Attilio Regolo (e) lo exercito Romano, che molte fiate innanti era stato vincitore, (e) in una batagla sola vinsen la guerra. ^7Et così Anibale venendo in Italia cerchò uno doctore di arme lacedemonio, con lo consiglo del quale [uccise] tanti consoli (e) tante legioni, essendo lui asai meno forte. ^8Adunqua chi desidera la pace si aparechi (e) fornisca di fare guerra; colui che desidera victoria, amaestri diligenteme(n)ti li soldati; colui ch(e) desidera ch(e) vegna b(e)n(e) facta, combata con arti (e) no(n) s(e)c(on)do il [caso]. Nessuno inviti né ardisca di offendere uno altro q(ua)n(do) elli cognoscen che combatendo lo compagno sarè migliore ch(e) lui. [i] Quanto numero (e) quantità dè essere uno exercito. Capitulo primo. ^1Lo primo libro àe scripto le cernede de li novi soldati, lo secondo contiene la instituctione (e) la disciplina de la legione, questo terso sona a l’arme. ^2Et però abiamo ma(n)date inanti quelle altre cose, acciò che queste in le quali sta(n)no le cautele del combatere et la somma de la victoria, guarda(n)do bene la disciplina, si intendesseno meglo [et aiutaseno] più lo exercito. ^3Dìcessi g(e)n(er)alme(n)ti una moltitudine ricolta per far guerra, così di legioni come di subsidii (e) di homini da cavalo, fa uno exercito. Ma ora si domanda da li maestri di guerra qua(n)ti debiano essere questi homini in somma. ^4[Se] si legie li exe(m)pli di Xerses (e) di Dario o di Mitridate, li quali armonno già exerciti innumerabili, apare evidenteme(n)ti che li tropo copiosi [exerciti] sono più disfacti per cagione de la sua moltitudi(n)e che per virtù de li inimici; ^5ché una grande moltitudine [è] subiecta a molti caxi: a camino è sempre più tarda per la gravessa sua, (e), avendo la fila longa, spesse fiate porta damno p(er) sopravenime(n)ti facti di pogha gente; et essendo in loghi asperi o in pasare fiumi spese volte si inganna per la dimora de li soi carriagi; oltra questo, co(n) grande faticha si trovano li paschi a tanti animali (e) a tanti cavalli. ^6Ancora la fame, che è una cosa da guardarsene molto b(e)n(e), dà inpacio piutosto a li exerciti grandi, ché non si pò a tanta gente fare provisione che vasti; ^7l’acqua ancora, a pena vasta a ta(n)ta moltitudine. Et, se per caxo le batagle voltano una volta le spale, è necessario che, di molti, [molti] ne perischino, (e) li altri che fugeno sono sì stremiti che temeno di combatere. ^8Ma li homini antiqui, li quali aveano aparato per experimenti li rimedii de le cose dificili, [cerchòno] sempre di avere piutosto exerciti bene amaestradi che grandi, overo numerosi. ^9(e) però in le batagle più lieve o minori credevano che potesse vastare una legione con li subsidii, cioè diecimilia pedoni (e) du’milia cavalli, (e) questa tale co(m)pagnia conducéno spesse volte li pretori (e) ancora capitani minori. ^10Ma se fusseno stata grande gente li inimici, alora vi andava il consule con vintimilia pedoni (e) quatromilia cavali, così come uno compagno magiore. ^11Ma se una infinita moltitudine di gente ferocissime avesse ribellato, allora, constringendo tropo la necessità, vi erano mandati due capitani (e) due exerciti con questo coma(n)damento, che due insieme o l’uno o l’altro consule provedesseno che la republica non avesse damno. ^12Et p(er)ò, benché si guerregiase quasi sempre in diverse regioni (e) contra diversi inimici, nondimeno bastava la copia de li soldati, perché iudicavano esser più utile avere inanti pochi exerciti che averli grandi, (e) semp(re) si servava questa ragione (e) uzansa, che mai non fusse in li alogiamenti magiore moltitudine di subsidii (e) di collegati che di citadini Romani. [II] Come si dè governare sano lo exercito. Capitulo .ij^o. ^1Ora è da provedere grandeme(n)ti (e) da mostrare a che m(od)o si guarda la sanità de lo exercito, cioè con loghi, co(n) aque, con lo tempo, con la medicina (e) con lo exercitio. ^2Che tu non ti fermi in regione pestilente né apresso a palude morbose, né ancora in loghi sechi, o campi o monti, sensa ombra nesuna di arbori; che li soldati no(n) stiano la state sensa tende; ^3et che non vadano fuori tardi, sì che per lo calore del sole (e) per la fatica del camino no(n) possino amalare, ma vadano a tale hora che siano iuncti innanti il caldo; ^4et che al tempo del verno aspero non siano menati di nocte per nieve o per pruine; che non abino minore copia di veste che bisogna, ché lo soldato no(n) è b(e)n(e) apto né a sanitate né a batagla q(ua)n(do) à sempre fredo. ^5Che lo exercito non usi aque mortifere (e) palustre, però che la beva(n)da de la aqua mala è simile a li veneni, (e) g(e)n(er)a pestilentia a quelli chi la bevano. ^6Ancora è da vedere che quelli che per cazo fuseno malati siano adiutati di cibi convenevoli (e) siano curati per li medici, et questa cura (e) diligentia dè essere de li principali tribuni (e) del conte che à magiore possansa, ché la cosa va tropo male ^7q(ua)n(do) sono amalati (e) bizognano combatere. ^8Ma li ho(min)i savii del facto di arme ànno sempre pensato che a la sanità de li soldati giova più lo exercitio che li medici. ^9Et adunqua ànno volsuto che sensa intermissione li pedoni per piova o per nieve fusseno exercitati a coverto, in altri dì fusseno exercitati in li campi. ^10Li hom(in)i da cavallo, non pure in li piani, ma in le rotte (e) in le bo(c)che de le fosse (e) in li sentieri asp(er)i sì se exercitasseno loro (e) li loro cavalli, acciò che no(n) li potesse venire alcuna cosa in la necessità de la bataglia che non avesseno prima provato. ^11Et pertanto si pò intendere quanto più studiosamenti si dè sempre mostrare l’arte de le arme a lo [exercito], ché la uzansa de la faticha dà sanità in ne li alogiame(n)ti (e) così poi vitoria in bataglia. ^12Se una grande moltitudine dimora assai in uno medesimo logo nel tempo di auto(n)no o di state, per la contagione de le aq(ue) (e) per lo malo [odore] essendo ancora viciati li inimici (e) [lo] aere corroto, nasce subito uno mortalissimo morbo, lo quale altrame(n)te non si pò vietare se non mutando spesso alogiam(en)to. [iii] Con quanta cura si dè provedere ch(e) non manchino biade a’ cav(al)li né grano. C(apitul)o .iij^o. ^1Lo ordine domanda che si dica de le victuarie per li cavalli (e) del frume(n)to, ché spesse volte la fame consuma più lo exercito che la pugna, ov(er)o bataglia. ^2Et poi in altri cazi si pò meglo sovenire dopo uno pocho di tempo; lo pasculo, overo biada, in la necessitade non ànno alcuno remedio se tu non lo ài innanti aparechiato. ^3Et però in ogni guerra questo è uno grandissimo consiglo, che tu abi da vivere a sufficie(n)tia (e) li toi inimici portino fame. Adunqua, innanti che la guerra si mova, si dè considerare molto bene li homini che tu ài (e) de le spese bisognano, che lo strame, il frumento (e) le altre victuarie si aparechino, (e) ripongansi in logi fortissimi (e) aconci a fare la guerra, et sempre se ne dè aparechiare maiore so(m)ma che quella che ti pare vastare. ^4Et se manchano li tributi (e) le biade co(m)mandate, ti bisogna comprare ogni cosa a denari; che non si pò tenere la roba securamenti se non la diffendi co(n) le armi, sì che è meglo spenderla in diffesa. ^5Et aviene spesso che indopia la necessità (e) che la obsidione è più longa che tu non avei pensato, che li adversarii, benché abino disagio (e) fame, no(n) si parteno però da lo obsedio quando sperano di vincere per la fame q(ue)lli dentro. ^6Et oltra questo, lo bestiame, la vituaria (e) ogni cosa che potesse piglare lo inimico, venendo a cominciare la guerra, tuto si dè fare ridurre a le fortesse (e) a le b(e)n(e) forti castelle, ov(er)o citadi, non solamente comandando questo a li homini, ma metendovi sopra executori electi a fare che il facino, et sono da essere constrecti questi provinciali che si riduchino, (e) sé (e) le soi cose, a le forteze innanti che si rompa pace. ^7Et è da curare inna(n)ti la guerra la reparatione de le mura (e) de tuti li instrumenti di difeza (e) da offeza, ché se lo inimico ti trova una volta no(n) provisto, ogni cosa si turba per paura, et non si pò avere quello che bisogna da le altre terre essendo rotti li camini (e) serrati. ^8Ma la fedele provisione di denari (e) lo spenderli moderatame(n)ti sole vastare in logo de la abundantia, maximame(n)ti se tu ài la cura di queste cose dal principio, ché la scharsitade viene a essere tarda se tu cominci a conservare quando ti mancha. ^9In le guerre dure si divideno le vituarie a tanto per testa, dando più s(e)c(on)do la dignità de le persone, ma dopo la necessità si rendeva poi de la republica quello che era mancato a li homini principali. Lo verno si dè guardare specialme(n)ti da la necessità de le biade (e) pasture (e) de le legne, et la estate da la necessità (e) disagio de l’aqua. ^10Ma da ogni tempo si dè guardare da la necessità del frumento, del vino (e) de lo aceto (e) del sale; et fare sì che le citadi (e) le castele ^11siano defese con li armi, con saete, con cazafrusti, con frombe, co(n) sassi, con trabuchi, con balestre da quelli soldati li quali si trovano meno utili (e) meno prompti in le batagle. (e) specialmente è da provedere che la simplicità credula de li homini provinciali, cioè de li terrieri, non siano inganati con le inganose promesse (e) falsi sacramenti de li adversarii, ^12ché spesse volte le pratiche (e) la similitudine de la pace ànno facto pegio che la forsa de le armi a li homini creduli. Et con queste vie (e) ragioni, cioè provedendo bene a le cose sopradite, bisognerà che li inimici sostegnino fame essendo insieme, overo essendo dispersi siano vinti legiermente con spessi sopravenimenti de’ toi. [iiii] Come bizogna provedere che non si conturbi lo exercito p(er) discordia. C(apitul)o .iiij^o. ^1Tal hora move tumulto lo exercito racolto de diversi logi, (e), non volendo combatere, mostra di corruciarsi aciò che non sia menato a la guerra; et questo fanno più quelli ch(e) sono usi di viversi a casa occiosamenti (e) dilicatame(n)ti; ^2ché, essendo loro non uzi, pare loro grave la asp(er)ità de la fatica la quale bisogna sostenere in le guerre, et oltra questo, teme(n)do la pugna perché ànno sempre schifato lo exercitio de le arme, si meteno a ogni cosa per non venirvi. ^3Ora, a questo si remedia con molti modi, che infine che sono a le stancie siano tenuti – seperati da li altri – da li tribuni vicarii (e) principali con una strectissima severità a tuta la disciplina militare, né guardino ad altro se non a la devotione de le arme (e) a la moderansa; (e) [exercitinsi] spesse fiate in le armi (e) non abiano mai licentia di andare in alcuno logo, ma sempre stiano a posta de le bandiere. ^4Ancora sono da essere tenuti uno gran pesso del dì, infine che sudino b(e)n(e), a trare saete (e) dardi [et] pietre, o con mano o con le frombe; ancora a lo exercitio de le armature si denno operare con le masse in mano in logo di spade, (e) ferire di punta (e) di taglo; sono da usare al corso, al salto, a pasare fose. ^5(e), se è vicino lo mare o li fiumi, farli notare al te(m)po de la stade; oltra questo, si denno fare taglare selve, andare per vie spinose (e) rote, dolare legname, far fosse, occupare qualche logho (e) diffenderlo da li compagni proprii (e) pontarsi con li schudi l’uno contra l’altro per no(n) essere scaciati. ^6Et cossì essendo amaestrati (e) exercitati in le stansie li soldati, o legionarii o subsidii o da cavallo che siano, q(ua)n(do) saranno poi posti insieme desidereranno più la batagla che lo octio, p(er) vogla di avere honore l’uno più ch(e) l’altro: et nesuno pensa mai de la discordia q(ua)n(do) si fida bene de l’arte (e) de le forse suoi. ^7Et lo capitano dè essere atento a informarsi, da li tribuni (e) da li altri principali homini, se vi sono alcuni homini turbulenti (e) discordiosi, (e) saviamente tôrli fuori del campo, avendo sempre q(ue)sta advertentia, che questi tali non siano incolpati più per invidia de li maldicenti che per verità, et ancora guardando a fare per forma che non segua scandalo, come sarè mandarli a guardare una citade, a fornire castella o a fare altro che li sia di piac(er)e, (e) farlo con tanta sotiglessa che non parano s[c]aciati ma electi. ^8Et certo la moltitudine non viene mai a contumatia, overo rebellione, se sono tolti via questi pochi li quali sperano di fugire la pena de li loro deffecti, benché molti altri siano in medesimo peccato. ^9Et se la necessità extrema ti conforta a punire, è meglo, s(e)c(on)do la usansa de li maiori n(ost)ri, a punire solamenti quelli chi sono stati cagione del male, aciò che la pena vegna a poca gente (e) la paura vegna a ogni homo. ^10Ma sono più laudabili li capitani che ànno amaestrato il suo exercito a la modestia con discrectione, con la fatica (e) con la pratica, che quelli li q(u)ali sono obediti da lo exercito per paura di tormenti. [v] Quante mainere sono di segni militari. Capitulo quinto. ^1Molte cose sono da essere [aparate] (e) observate da quelli ch(e) denno combatere, però che no(n) v’è p(er)donansa di negligentia quando si combate per salute. Ma intra l’altre cose non è alcuna ch(e) tanto giovi a la victoria come ad ubidire a li comandamenti de li segni. ^2Et perché con la voce sola non si pò regere la moltitudine in lo stormo de la batagla, (e) pure è di bisogno comandare molte cose in quello tempo, la antiqua pratica à trovato a che modo tuto lo exercito potesse cognoscere per segni (e) seguire la voluntà (e) consiglo del capitano. ^3Adunqua sono tre mainere di segni: vocali, semivocali (e) muti. Li vocali (e) semivocali si comprehendeno per le orechie, li muti si riferisceno a li ochi. ^4Li vocali sono q(ue)lli ch(e) si fanno con voce humana, come in le guardie (e) in le bataglie si dice per segno victoria, palma, virtù, Dio sia con esso noi, lo triumpho de lo imperadore, san Paulo, san Georgio (e) c(etera) ^5(e) altre cose come pare a lo capitaneo. Et è da sapere che questi vocabuli si denno variare ogni dì, ché li inimici non li possino cognoscere usandosi sempre a uno modo, (e) [non possino] venire seguramenti tra li n(ost)ri a spiare (e) ascoltar(e). ^6Li semivocali segni sono quelli che si danno col corno, co(n) la tromba, con la bucina. La tromba è quella che è distessa (e) diricta; la bucina è come la trombeta la quale si piegha in sé stesse con lo circulo del ramo; lo corno è de’ [bovi] o salvaticine (e) ligato con argento. ^7(e) per questi tali segni indubitati cognosce tuto lo exercito se ello dè stare o andare innanti o tornare indiriecto o perseguire quelli ch(e) fugeno, overamenti ritrarsi. ^8Li segni muti sono aquile, draconi, stendardi, flamule, [f]ruste; et in ciascuno logo ch(e) lo capitano comanda ch(e) si porti lo tal segno, è di bisogno ch(e) quelli chi sono uzi di acompagnarlo lo seguino. ^9Et sono ancora altri segni muti, come le croci ch(e) fanno fare li capitani sop(r)a cavalli o sopra vestimenti o sopra le armi perché si cognoscano li inimici; anco si significa qualche cosa con le mani o con la frusta a modo barbaresco, overo mutando la veste che sole portare. ^10Et tute queste cose, (e) a le stantie (e) in camino (e) in ogni exercitatione, si denno uzare li soldati a intendere (e) a seguire, però che pare necessario avere per tempo di pace continua pratica di quelle cose le quali sono da servare in la confusione de la batagla. ^11Ancora è segno muto (e) co(m)mune che q(ua)n(do) si move uno exercito si leva la polvere a modo di una nuvila (e) manifesta lo advenime(n)to de li inimici; et similementi se tu ài divise le tuoi gente, tu significhi la nocte con le fiame (e) lo dì con lo fumo quello ch(e) non si pò nunciare altramenti. ^12Et tal hora in le torri de le terre si meteno travi con li quali, o essendo bassi o essendo alti, si significa q(ue)llo si fa. [vi] Qua(n)ta cautella si dè oservare q(ua)n(do) il campo si move e(ss)endo vicino lo ini(mi)co. C(apitul)o .vj^o. ^1Quelli ch(e) ànno aparato studiosame(n)ti l’arte militare diceno essere usansa advenire più periculi in camino che in la batagla propria, ^2perché in la batagla ogni homo è armato (e) vedeno da presso lo inimico, (e) [vegnano] con l’animo aparechiato a combatere; a camino lo soldato è meno armato et manco atento, (e) subito si conturba per lo asalto del sopravenime(n)to o per lo inganno de lo aguato. ^3Et però dè provedere lo capitano con ogni cura (e) diligentia che non sia asaltato per camino, overo lieveme(n)ti sensa dano da lo suo inimico possa essere caciato indirieto. ^4In p(r)ima dè avere per scripto pienamente tute le vie da caminare di quello paese dove si fa la guerra, in tal forma che non solamente sapia li intervali de li logi, cioè quanto spatio sia da l’uno a l’altro, ma ancora la qualità de le vie, se sono bone o male; impari li compendii, cioè le vie (e) traversi di andare più presto; ^4dè ancora considerare le rivolte, li monti, li fiumi, (e) tuti dè avere descripti fidelme(n)te, ché questa è tanta cosa che alcuni capitani più cauti ànno volsuto avere tute queste cose non solamente scripte, ma ancora dipinte, acciò che non solamente con lo consiglo de la mente, ma anco co(n) lo aspecto de li ochi, potesse elegere per qual via dovesse andare. ^5Et questo dè cerchare (e) informarsi seperatame(n)ti da homini prudenti (e) honorati (e) pratichi de li logi, et poi considerando lui lo dicto di questo (e) di quello altro potrà trovare la verità; poi dè toglere guide apte (e) sapute che elegino le vie a sua richiesta, (e) meterli in bona guardia, promentendoli pena se fanno male (e) premio se fanno bene. ^6Et alora saranno utili ché cognoscera(n)no non potere fugire, (e) che li è aparechiato lo premio de la sua fidelità, (e) così il tromento se fusseno infideli. ^7Ancora è da provedere che si cerchi a queste cose homini savi (e) pratichi, aciò che lo fallo di due o di tre non facesseno pericolare lo avanso, ché tal hora questi vilani mal pratichi prometeno asai (e) pensano sapere quello che non sanno. ^8Ma questo è utile, che lo exercito non sapia per qual via dè andare; (e) certo si crede che in le guerre sia cosa segurissima che non si sapia quello si dè fare. ^9Et però li antiqui ebeno in le legioni lo segno del minotauro, acciò che, come si dice lui essere as[c]osto in lo secretissimo laberinto, così lo consiglo del capitano fuse sempre occulto. ^10Lo camino si fa securamente q(ua)n(do) li inimici non [sanno] qual si debia fare. Ma perché le spie, overo ascolti, che ma(n)da lo inimico comprehendeno lo camino p[er] suspitione, ov(er)o con li ochi, (e) tal hora li fugitivi (e) li traditori non mancano, diremo a che modo si dè obviare a li pericoli. ^11Lo capitano, q(ua)n(do) è per moversi con le brigate, mandi sempre innansi homini fidelissimi, li quali cerchino bene li loghi per li quali si dè andare guardando bene da man drita (e) da mano sinistra, dinansi (e) dirieto, che non vi posa stare aguato di inimici. ^12Et è da sapere che queste spie (e) ascolte pono adoperarsi meglo la nocte che lo giorno, ché se li ascholti toi sono presi da li inimici, tu ti scopri tu stess[o] che elli scusano le spie loro. ^13Ora, questo è lo ordine di andare: in p(r)ima se avemo li cavalli, dirieto li pedoni, poi generalmente tuti li carriagi (e) le carrete si metano in mezo, in tal forma che una parte de li pedoni (e) una de li cavalli b(e)n(e) in punto, cioè uno retroguardio, vegna dirieto. [...] dinanti [...] ^14Ancora da li lati si denno guardare, ché spesso si fa(n)no le insidie da traverso. ^15Ma quello è da servare specialme(n)ti, che quella parte donde si crede che debia venire lo inimico si fornischa molto bene di homini da cavallo electissimi (e) di b(e)n(e) armati pedoni (e) balestreri. ^16Et se li inimici fuseno da ogni parte, da ogni parte denno essere aparechiati li subsidii. ^17Et, aciò che questi presti asalti nocino mancho, si dè admonire li soldati (e) confortarli che siano aparechiati (e) di franco animo, (e) che tegnino [le] arme in mano, ché in ne la necessità le cose sùbite smarrisceno molto, ma se sono previste non soglano fare paura. ^18Li antiqui guardavano diligentissimame(n)te che li soldati combatenti no(n) fusseno turbati da li loro proprii carriagi o perché fusseno feriti o perché temesseno, et che li dicti carriagi non andaseno o più sparsi o più streti come bisognava, acciò che non facesseno [inpacio] a li soi (e) giovaseno a li inimici. ^19Et però a simiglansa de li soldati ordinonno ancora questi carriagi soto alcuni stendardi. (e) piglavano alcuni homini de li loro da carriagio, li quali chiamavano galearii, più apti (e) più pratichi, (e) questi metevano sopra a guidare li altri in tal forma che nesuno era mai sopra più che duge(n)to gharzoni (e) dugento bestie da soma. ^20Et a questi davano stendardi, acciò che sapeseno coglere (e) disegnare li carriagi a loro co(m)missi. Ma la scorta stava divisa da li carriagi, aciò che streti insieme non fuseno inpacio l’uno a l’altro. Ora, andando lo exercito in bataglia, si variava lo ordine (e) la ragione de la difeza s(e)c(on)do la varietà de li loghi dove si trovavano, ^21ché in li campi larghi li homini da cavalo soleno far più, ma in ne le selve, ov(er)o boschi, o loghi montuosi, o in paduli, sono più da essere temuti li pedoni. ^22Ancora è da schivare che, andando l’uno in presa, l’altro più tardo, non si rompa o si togli la schiera, overo la fila, per negligentia, ché subito li inimici pono pasare per quelli interlassi. ^23Et però si denno interpon(er)e dentro per le schiere alcuni officiali, tribuni o vicarii, li quali ritardino li più presti (e) facino andare tosto li più pigri. ^24Et certo quelli ch(e) molto sono innanti, se sopravenime(n)to fusse facto, no(n) desidererenno tanto di tornare indirieto quanto di fugire. Quelli di dirieto, e per la forsa de li inimici (e) per propria desp(er)atione, vede(n)dosi abandonati vegnano a essere vinti. ^25Et è da sapere che li adversarii fanno lo loro sforso in quelli loghi li quali vedeno essere aconci a loro (e) potere combatere con lor vantagio; et fanno p(er) due vie: o che meteno secretame(n)te homini in insidie, overo aguaito, o che piglano batagla paleseme(n)ti. ^26Ma la industria de lo capitano, al qual conviene explorare in p(r)ima ogni cosa, dè provedere che le insidie no(n) li possino nocere; et se pò [savere] per spia lo aguato de li inimici; ché circundandolo utilementi (e) cautamenti, quello tale aguato arà più [pericolo] (e) più male che ello non volea fare ad altri. ^27Et, se lo inimico vorrà asaltare palesementi, tu dovrai mandare innanti a piglare li loghi più alti, ché vene(n)do lui si trovi più basso (e) no(n) ardisca venire contra vedendo sopra sé li toi armati. ^28Et se vi fusseno altre vie segure, benché fusseno strecte, sarà meglo durare faticha ad aprirle con le securi (e) con le zape che andare p(er) altra via più aconcia (e) più bella (e) sostenere pericolo. ^29Oltra questo debiamo cognoscere la usansa de li inimici, se sono usi asaltare, overo [fare] sopravenimenti, la nocte o in nel fare del giorno, overame(n)ti de la hora del ma(n)giare, (e) guardisi da quelle cose ch(e) ànno usansa di fare. ^30Poi si dè sapere di che gente sono più forti, o di pedoni o di cavalli, di hom(in)i che adoperano lance o di sagitarii; et anco conviene sapere di ch(e) sono più excelenti, o di numero di homini o di munitione, overo guarnime(n)to, di arme; ^31et così ordinare quello ch(e) sia n(ost)ro utile (e) che si vegha essere suo damno; et così si dè dibatere da che ora sia meglo a cominciare a caminare, di dì o di nocte, quanto sia intervallo di logho dove tu stai infine a quello dove tu vòi andare; ^32et proved(er)e che la state non manchi aqua per la via a quelli che caminono, et che il verno non ti vegna innansi padule dificile (e) sensa via bona, overo torrenti, cioè fiumi che cresceno presto, et così, essendo inpaciato il tuo camino, sarè circundato lo exercito innansi che vegna a·logho dove voleva. ^33Et così come è n(ost)ro utile a schivare saviamente queste cosi, se la simplicità de li inimici li lassiase correre a questi disordini, alora non bisogna passare il tempo di fare bene co(n)tra li inimici; et abi per usansa di mandare le scolte (e) spie (e) cerchare di sapere lo vero de’ facti de li inimici, (e) invitare (e) solicitare li homini fugitivi, ^34ché p(er) questi si sa asai de le cose de lo inimico, (e) quello che fa (e) che pensa che debia fare; et poi dèi avere aparechiato, quando sia il tempo, li cavalli (e) la lieve armatura, (e) fare de li sopravenime(n)ti spaventando li inimici quando vanno a sacomano o per vituarie. [vii] In che modo si pasano li grandi fiumi. Capitulo .vij^o. ^1In nel pasare de li fiumi viene spesse volte grave molestia a li homini negligenti, ché se lo fiume è un pocho più corrente o che abia lo lecto più largo, sole talora annegare li carriagi (e) de’ garzoni (e) anco de’ soldati più tristi. ^2Adunqua, essendo cercato lo guado miglore, si ordina due batagle di cavalli electi, sep(er)ate l’una da l’altra con co(n)venevoli intervalli, aciò che per lo mezo di questi passino li pedoni (e) li carriagi, ^3ché la schiera di sopra ro(m)pe la forsa de la aqua, et quella di sotto racogle quelli ch(e) fusseno vinti (e) transportati da la aqua, (e) li porta oltra. ^4Ma, se lo fiume è più alto (e) non si pò pasare a cavallo né a piede, alora, se il fiume corre per loghi piani, si pò spargere in molti rami facia(n)do fosse (e) così diviso si pasa legierme(n)ti. ^5Ora, li fiumi che portano navi si pasano ficando li paloni (e) metendo sopra de le asse. ^6Et per fare più presto si liga insieme vasi vacui (e) con li travi si pasa via, ma li homini da cavallo che pasano presto soglano fare alcuni fasci di canne seche o di lisca o di carrigia, sopra li quali fasci meteno le pansiere (e) le altre armi, aciò che non si bagnino, poi le legino (e) tirino a sé notando con li cavalli oltra l’aqua. ^7Et anco si trova di fare più aconciamenti, cioè che il campo porta co(n) seco su le carre alcune schafe, le quali sono poco più larghe cavate, (e) facte di travi (e) sotiglate molto bene, tanto che sono legierissi(m)e d(a) portare; ^8(e) poi, cu(n) li chiovi di ferro (e) con li tavolati che sono aparechiati a questo fare, subito si fa uno ponte lo quale, legato co(n) corde che [anco] si denno avere, da fare ti scuza uno ponte (e) fa così come uno ponte facto in volta. Ma li adversarii ch(e) contrastano sono usi di metere aguati o fare sopravenime(n)ti in pasare de li fiumi. ^9P(er) la quale necessità bizogna fornire l’una ripa (e) l’altra di homini armati, acciò che non siano disfacte le genti essendo divise o intramezando lo lecto del fiume. Et p(er)ò è più cauta cosa ficare pali aguzi da l’una (e) da l’altra parte del fiume, per potere sostenere sensa detrime(n)to ciaschuna forsa che ti volesse essere facta. ^10Et se lo ponte ti fusse necessario non solamente ad uno transito, ma ancora a tornare, (e) a vitualie (e) a simili cose, alora vi dovrai fare da l’uno (e) dall’altro capo del ponte li terragli con le fose longe, (e) fornirli di difensori, (e) poi tenerlo tanto quanto ti farà bisogno. [viii] In che modo si debia ordinare li alogiamenti. Capitulo octavo. ^1Questo mi pare consequente, che essendo descripta la observatione (e) mainera di caminare, debiàno venire a la ragione de li alogiamenti in li quali si dè stare; ché a tempo di guerra non abiamo sempre p(er) stansa una cità murà, et [è] cosa incauta (e) piena di pericolo a stare sensa alcuna munitione, overo forteza, ché, essendo li soldati o a mangiare o dispersi a fare qualche cosa, legiermente li ponno metere insidie li inimici; (e) poi la scuressa de la nocte, la necessità del sompno, lo spargime(n)to de li cavalli ch(e) vanno pascendo, danno oportunità (e) tempo a li sop(r)avenimenti. ^2Ora, in elegere lo logo de li alogiamenti no(n) vasta elegere uno bono logo se non è tale che non se ne posa trovare uno miglore, acciò che, lasando tu il miglore (e) pigliandolo lo inimico, non ti facia damno. ^3Et è da guardarsi che la state tu non abi logo morboso (e) che sia longi da le bone aque, et lo verno che non ti manchi strame o legna, et che in nel tempo de la grande piobia non noti lo campo dove si dè stare, (e) che no(n) sia bruto (e) fangoso a uscire fora se li inimici ti premeno o stanno da torno, et che non ti fermi in parte dove ti possa ess(er)e trato da più alto logo in lo alogiame(n)to. ^4Et avendo provedute queste cose cautamente, potrai poi fare lo alogiamento, o vòi q(u)adro o vòi rotondo o vòi triangulare overamente longo, et q(ue)sto s(e)c(on)do la qualità del logho dove tu alogerai, ché la forma de li alogiamenti non guasta la utilitade, ma si crede che siano più belli quelli ch(e) ànno un poco di largessa. ^5Et è di bizogno che quelli che misurano piglino lo spatio del campo s(e)c(on)do che sarà la quantità de lo exercito che tu ài, ^6ché se lo alogiamento è tropo strecto si amo(n)tano tropo li combatenti, et se è tropo largo si spargeno più che non si convene. ^7Ora, in tre modi si difinisce potersi guarnire li alogiame(n)ti, overo fortificare. Lo p(r)imo modo, qua(n)do si fa per una nocte sola (e) caminando (e) fassi più lieveme(n)te, ché si ordinano le piote, overo cespiti, a solo a suolo, (e) fanno uno terraglo sopra lo quale si fica pali aguzi di legno o triboli per ordine. ^8Ora, queste piote si taglano con ferramenti a torno a torno, ché [le] radice de le erbe tegnino insieme la terra; et sono taglate i(n) questa forma, cioè alte uno mezo piede, larghe (e) longe uno piede et mezo. ^9Et, se la terra non si tene insieme, perché non si possino fare le piote in forma di quadrelli, alora, a modo di una op(er)a da p(re)sa, se fa una fosa larga cinq(ue) piedi (e) alta tre, (e) poi, gittando sù la terra, crescie il terraglo, (e) questi si facia acciò che si riposi securam(en)te lo exercito. ^10Ma li alogiamenti dove si dè stare più tempo si fermano con più cura essendo vicino lo inimico. ^11Ché ciaschuna centuria tolle la rata sua da li proveditori del campo (e) divisori, et poi, facendo uno circuito con li schudi (e) con le soi some, ov(er)o carichi, atorno a li soi proprii stendardi, elino con la spada ci(n)ta fanno la fosa larga nove, undici o tredeci piedi; et se temeseno una grande forsa di inimici la fanno larga dicesete piedi – (e) è di usansa di guardare sempre a farla in numero dispare –; ^12poi fanno sopra il terraglo: perché non fugia la terra lieveme(n)te vi meteno dentro de le fascine, tronchi (e) rami di albori; et sopra questo terraglo, a simiglansa de muro, vi fanno sù beltresche (e) difese. ^13Et li centurio(n)i misurano l’opra con una misura di dieci piedi, come sono passi o misure di ingegneri, et li tribuni vanno atorno vedendo che qualche uno non abia fallato o manco cavato, et no(n) si parteno mai quelli ch(e) sono valenti infine che tuta l’opra no(n) è compiuta. ^14Et no(n)dimeno, acciò che non sia facto alcuno sopravenimento a quelli chi lavorano, tuti li cavalli (e) una parte di pedoni, la q(u)ale non lavora per privilegio di dignità, stanno armati innanti a la fossa (e) sostegnano lo asalto de li inimici.^ ^15Ora adunqua, li primi segni, cioè le bandiere, si metano a lo suo logo in lo alogiamento, però che no v’è altra cosa più venerabile a li soldati che la maest[à] di queste; poi si aparechia il pretorio, cioè la caza de lo capitano (e) de li soi compagni, poi si fanno le abitanse a li tribuni, et per coloro ch(e) sono deputati a questo è loro portata aqua (e) strame (e) legna. ^16Poi si deputa a la legione (e) a li subsidii, cioè a ciascuno in suo grado, li logi dove tendano li pavigloni, et di ciascuna centuria quatro cavalli fanno la guardia tuta la nocte. ^17Et p(er)ché pareva inpossibile che uno potesse fare guardia tuta la nocte, erano partite le vigilie in quatro parti con la clipsedra, cioè uno fascello forato donde distilla aqua in m(od)o che si cognoscevano le hore, acciò che di tre hore in tre hore si partiseno le vigilie. ^18Lo trombeta sonava a le guardie ch(e) venisseno, (e) lo cornatore sonava che si partisseno quando finiva la sua hora a qualche squadra. Et nondimeno li tribuni elegeano homini experti (e) probatissimi, li quali circundavano le guardie (e) nu(n)ciavano se erano in colpa o difecto alcuno; questi si chiamavano alora circundatori. ^19Et è da sapere che li cavalli denno fare le vigilie loro fuora de la forteza. Ora, per lo giorno, q(ua)n(do) sono fermati li alogiame(n)ti, alcuni vanno a sacomanno la matina, alcuni da sera abasso per schivare la faticha così de li homini come de li cavalli. ^20Intra le altre cose conviene provedere specialmente il capitano che li paschi de li animali, lo portare del frumento (e) de le altre vituarie, lo abeverare, lo andare per legne, il fare lo strame (e) così f(a)c(t)e cose, siano secure da la corrarìa de li inimici. ^21Et se questo non si pò fare altramente se non metendo presidii o schorte per li logi oportuni donde si pasa con le victuarie (e) altre cose, lo deverà fare. ^22Et se non vi fusse fortessa in quello logo che tu vorresti, vi dèi fare qualche bastita con fosse (e) con betresche, a simiglansa de li alogiamenti, ^23entro la quale stiano alq(uan)ti fanti che guardino il camino. Et certo lo inimico va mal volentera a li logi dove sa vi siano adversarii dinanti (e) diriecto. [viiii] Che cose (e) quante si debino considerare per intendere quale è meglo, o combatere con sopravenime(n)ti [et] con insidie o palesemente. Capitulo .viiij^o. ^1Ciascuno ch(e) si degnerà di legere questo libro, lo quale è tracto (e) abreviato da autori probatissimi, desidera de udire p(re)sto la ragione de la batagla (e) li comandamenti di co(m)batere. ^2Ma la batagla publica si finisce in lo combatere di due o di tre [hore], (e), finita questa, cade tuta la sp(er)ansa de la parte chi perde. Et p(er)ò, i(n)nansi che si vegna a questa ultima prova, si dè pensare (e) temptare (e) fare ogni cosa. ^3Et certo li boni capitani non cerchano la batagla aperta, in la quale è lo pericolo comune, ma sempre temptano ocultamente qualche modo che †offendoni† salvi li soi, et che posino disfare overamente [smarrire] li inimici; et circa questa parte descriverò quelle cose ch(e) sono trovate da li antiqui molto necessarie. ^4La utilità (e) l’arte speciale del capitano si è che, piglando lui li homini savi (e) pratichi di guerra di tuto il suo exercito, dibata spese fiate de le soi forse (e) di quelle de lo inimico, non inganandosi (e) tollendo via tute le lusinghe, le quali nuoceno molto: dibata adunqua ch(i) è maiore numero di homini, o lui o lo inimico; quali sono meglo armati, li suoi o quelli de li inimici; quali sono più exercitati o più forti in le necessitadi. ^5Et è da cerchare qual parte abia miglori homini da cavallo (e) [quale] miglori pedoni, et è da sapere che in li pedoni a questo n(ost)ro tempo sta maximame(n)te la fortessa de lo exercito; ^6et è da dibatere, de li hom(in)i da cavallo proprii, chi àe più homini con lanze, chi àe più sagitarii, chi àe più homini armati di pansiere, chi àe ancora miglori cavalli (e) più utili; poi si denno considerare li logi dove si dè co(m)batere, se sono a n(ost)ro vantagio o a quello de lo inimico – ché, se noi saremo miglori di homini da cavallo, devemo desiderare li campi, se siamo più forti di pedoni, devemo elegere li loghi strecti inpaciati di fose, di paludi (e) di arbori –; ^8et è da vedere ancora q(u)ale abonda più di vitualia o a chi manchi, ché la fame combate di dentro (e) vince sensa ferro più spesso. ^9Et è da considerare grandementi qual cosa ti meta meglo, o combatere presto o indugiare, ché tal hora lo adversario spera che si debia combatere presto (e) finire la guerra, et se tu lo tieni in dimora longamenti, o ello si frusterà per disagio o che li viene vogla di tornare a casa o che non facendo alcuna cosa grande è constrecto andarsene per desperatione. ^10Et alora anco alcuni, rotti da la faticha et dal tedio, abandonano, alcuni tradisceno, alcuni si danno a li inimici, però che essendo le cose contrarie si trova pochi fideli, et così comincia [a denudarsi] colui ch(e) era venuto copioso. ^11Et monta anco asai al facto cognoscere che homo sia lo adversario (e) li soi compagni, se sono cauti o temerarii, arditi o timidi, se sanno la arte de la guerra, se ànno la pratica di combatere o se combateno matamente; ^12che gente forte sia con loro, che gente trista; et così considerare da la n(ost)ra parte di quanta fede et di quante forse siano li n(ost)ri subsidii, che animo abino le n(ost)re genti (e) che animo le suoi; qual parte si crede più di vincere. Et per le considerationi così facte cresce lo animo a li toi o che si rompe a lo adversario ^13desperando lui vincere, et per la adhortatione del capitano cresce lo ardimento (e) lo animo a li altri se lui pare non temere, (e) cresce ancora se lui averà facto qualche cosa forteme(n)ti, o p(er) insidie o piglando uno bono partito a te(m)po, o se le cose cominciano a venire contrarie a li inimici, et se tu arai vinte qualche gente de le suoi, se fuseno bene le più triste. ^14Et è da guardarsi grandeme(n)ti che non menassi a batagla publica lo exercito quando elo dubitasse o avesse paura. Et però che monta asai, [considera] se tu ài novi soldati o vechi, (e) se sono stati novame(n)ti in guerra o siano stati alcuni ani in pace, ché è da reputare per nòi soldati quelli che longamenti non ànno combatuto. ^15Ma q(ua)n(do) le legioni o li subsidii son venuti insieme da diversi loghi, lo capitano optimo li dè fare exercitare ciascuno numero separatamente per li tribuni electissimi, ^16ad ogni prova di arme, come se volesse combatere publicamente; anco lo duce proprio dè vedere (e) temptare quello che vaglano, (e) di forse (e) di arte, a che modo si intendeno tra loro (e) se obedisceno diligentemente a li comandame(n)ti de le tro(m)bete, (e) a li iudicii de li stendardi (e) a lo suo comandamento o segno. ^17Et se fallano, amaestrarli tanto che siano perfecti. ^18Et benché fusseno pienamenti amaestrati correre per lo [campo], sagitare, trare dardi, ordinare la schiera, o batagla, non sono però da essere menati temerariamente a la pugna, overo batagla, publica, ma usarli in p(r)ima a le minori batagle. ^19Et lo duce sia vigilante (e) sobrio, (e), come che dovesse iudicare tra due p(ar)ti in una questione civile, così, avendo il consiglo de li suoi, dè iudicare de le suoi forse (e) di quelle de lo adversario. Et se ello si trova essere miglore in molte cose, non dè indugiare a combatere. ^20Et se trova lo adversario essere miglore, che schifi alora la pugna; ché spesse volte li manco a numero (e) manco forti, essendo soto boni capitani, ànno reportato victoria faciendo sop(r)avenimenti (e) insidie. [x] Che bizogna se uno àe soldati disusati (e) novi. Capitulo .x^o. ^1Tute le arti, tute le opere meglorano per lo uzo quottidiano (e) continuo exercitio. Et se questo è vero in le cose picole, q(uan)to più si dè servare (e) guardare in le cose grandissime. ^2Et chi è quello ch(e) dubita che la arte de la republica è innanci a tute le altre? Per questa si ritiene la libertade, per questa si difende da le cose indegne, le provincie si conservano. ^3Questa una sola ebeno già in cura (e) in honore li Lacedemonii, poi la [honoròno] li Romani; ogi ancora, li barbari pensano che questa sola debia essere servata; et che ogni cosa sia in questa arte (e) [confidanosi] di potere conseguire per q(ue)sta arte le altre cose; questa è necessaria a quelli che denno combatere, per la quale ritegnano la vita (e) la victoria. ^4Ora adunqua, lo capitano, a cui si dà lo orname(n)ti di tanta posansa, a la cui fede (e) virtù si co(m)mete la roba, li possessori, la tutella de [le citadi], la salute de li soldati, (e) ancora, si crede, à in le mani la gloria de la republica, dè essere solicito, non solamente per tuto lo exercito, ma per ciascuno soldato; ^5ché ogni cosa contraria che li avegna in guerra pare sua colpa (e) iniuria de la republica. Adunqua, se si abate avere lo exercito novo overo disuzato longamenti da le armi, dè spirare (e) cercare diligentemente di cognoscere le forse, lo animo, la uzansa, la pratica di ciascuna legione, de li subsidii, de le minori compagnie (e) brigate. ^6Et sapia per nome, se si pò fare, qual conte, qual tribuno, qual compagno, qual brigante possa o vagla asai o pocho in batagla; (e) dè piglare una grande auctoritade: punisca con le legi ogni colpa militare, et non creda che sia da perdonare ad alcuno di quelli che fallano; in diversi loghi (e) in diversi tempi facia la prova di ogni homo. ^7Poi, avendo bene curato tute queste cose, quando si abbate li inimici andare più seguramenti (e) disparsi a dovere rubare, alora togla de li homini da cavallo (e) pedoni experti, (e) mandili insieme con li novi soldati (e) meno pratichi, (e) cerchi da fare qualche bel facto di arme a tempo (e) caciare li inimici, ché in questo modo a quelli crescerà il sapere, (e) lo ardimento a lo avanso. ^8Et così ancora, al pasare de’ fiumi o al malo andare de’ monti, a le st(r)etesse de li boschi (e) de le p[al]udi, a tali male vie facia qualche sopravenime(n)to a li inimici, non lo sapendo alcuni, et temperi lui in tal forma lo suo caminare che li vegna ad asaltare di i(m)proviso, o mangiando loro o dormiendo, essendo securi sensa arme, scalsi (e) non pensando alcuna cosa tale; et in questi tali combatimenti li soi homini pigleranno fiducia di sé (e) si segureranno. ^9Quelli che longamenti o non mai ànno veduto ferire homini o amazare, come lo vedeno prima fare, subito li viene uno horrore, (e) essendo confusi di paura cominciano a pensare più de la fuga che del combatere. ^10Oltra questo, se avesseno corso li inimici (e) essendo faticati per lo longho camino, li doverà asaltare a l’ultimo (e) q(ua)n(do) non lo pensaseno; anco cerchi di piglare, con li corridori presti (e) homini ellecti, quelli che fuseno longi da li soi per fare sacomano o per rubare; ^11ché certo è da temptare innanci quelle cose le quali se vegnano mal facte noceno mancho o se vengano bene giovano asai. Et [è] ancora cosa di bono capitano a seminare discordia tra li soi inimici, ^12ché non è nessuna sì picola natione che si posa disfare da li inimici se in p(r)ima non si guasta da sé con proprie soi discordie, ^13ché lo odio civile è alegressa de li inimici, (e) fa li homini incauti a la utilità (e) difesa sua. Una cosa è da predire in questa mia opera, che nessuno disperi potersi fare quello che è già facto. Dirà subito qualche uno: ^14«Egl’è molti anni che non si fa fosa, né si circonda lo exercito di palancato quando si ferma». A questo si risponderà: «Se questa cautella di farla fusse ma(n)tenuta, el non averenno nociuto li sopravenim(e)nti de li inimici de dì né di nocte». ^15Quelli di Persia, avendo piglato exemplo da li Romani, fanno loro allogiamenti forti, et perché in quelle parti ogni cosa è arenosa, portano con seco alcuni sachi li quali empieno di terra, overo di polvere, che si cava, (e) metendo questi l’uno sop(r)a l’altro, fanno uno terraglo. ^16Tuti li barbari, a simiglansa de li fortificati alogiamenti, iungeno insieme le loro carra in circuito, (e) in questa mainera stanno securi la nocte da li sopravenimenti. Abiamo noi adunqua paura che non possiamo aparare quello ch(e) altri ànno imparato da noi? ^17Queste cose si servano già per pratica [et] per libri, ma poiché sono lassiate già è gran tempo, nesuno le àe cerchate, ché essendo in fiore li officii de la pace, era lungi la necessità de la guerra. ^18Ma acciò che non paia impossibile riparare la disciplina militare, la cui pratica è cessata, mo(n)strerolo per exempli. La arte militare venne spese volte in oblivione nel tempo de li antiqui, ma essendo lei radomandata in p(r)ima da li libri, è stata fermata poi per autorità de’ capitani. ^19Scipione Minore Affricano, essendo mandato con imperio contra Numantia, tolse li exerciti chi erano in Spagna, li quali erano stati vinti spesse volte soto altri capitani; ^20ora, costui exercitò sì bene questa brigata (e) emendòla guardando la regola de la disciplina, (e) faciandoli fare fosse (e) ogni altra opera, et dicendo loro spese volte, girando lo loro odio, ch(e) erano degni di bene [infangarsi] (e) lotarsi nel fango, che no(n) aveano volsuto bagnarsi nel sangue de li inimici. ^21Et finalme(n)ti con questi proprii vincé, (e) prese la terra, (e) arse li Numa(n)tini che non ne scampò alcuno. ^22Metello, anco lui, tolse in Affrica lo exercito, lo quale era subiugato da Iugurta, essendo capitano Albino, et emendòlo sì bene colli antiqui amaestramenti che vi(n)cé quelli medesimi che li aveano [missi] sotto il giugo. ^23Li Ombri aveano disfacte le legioni di Scipione (e) di Manlio tra le due Gallie, et come Ghaio Mario prese quelli ch(e) erano avansati, eli li amaestrò sì di scientia (e) di ogni arte di combatere che disfece in batagla publica una innumerabile multitudine, non solamenti de’ Cimbri, ma de’ Tedeschi, (e) anco de’ Vimbri. ^24Et è più lieve cosa amaestrare li novi che revocare li smariti. [xi] Quello ch(e) si dè curare il dì proprio che si dà la batagla. Capitulo .xj^o. ^1Ora, avendo mandate innanci le arti più lievi de la guerra (e) de la batagla publica, adesso la ratione de la disciplina militare invita a venire al dì proprio de la batagla, fatale a le nationi (e) a li populi, cioè dove lo facto iudica de la guerra, ché in lo advenimento de la batagla publica sta la plenitudine de la vitoria. ^2Adunqua questo è quel tempo ch(e) li capitani denno essere tanto più soliciti quanto sperano magiore gloria essendo diligenti, et anco li seguita magiore pericolo essendo tristi, et in questo mome(n)to à asai signoressa la pratica del sapere, la doctrina del combatere (e) lo consiglo. ^3Nelli antiqui tempi fu costume di condurre a la batagla li soldati avendo loro mangiato temperatame(n)te, aciò che lo cibo li confortasse (e) facesse più presti, et se durasse più longamente la scaramucia o il combatere, non mancasseno per tropo disagio. ^4Et è da guardarsi che, usciendo fuori di citade o di alogiamento, se andaseno a parte a parte per vie strecte, non fuseno guasti da li inimici che [veniseno] insieme. ^5Et poi è da guardare che li soldati vadino fuora (e) ordinino le schiere innanti che lo inimico vegna, ^6et se lui fusse venuto inna(n)ti che tu eschi, o tu non escire o certo che tu mostri di non volere uscire, acciò che, q(ua)n(do) li adversarii cominciaranno di alogiarsi (e) segurarsi, staranno in disordine pensando che tu non escha, (e) meteransi a rubare; alora, in [n]el suo ritornare, escha fora una grossa brigata di hom(in)i electissimi, (e), stando insieme, asaltino li adversarii dispersi. ^7Observasi ancora che tu no(n) metta li soldati a la batagla publica esse(n)do loro affaticati per longo andare, (e) cossì li cavalli dopo longo corso, ché il combatente perde asai de le forse per la fatica del camino. ^8Che potrà fare colui ch(e) viene a la batagla ansiando? Questo schivòno li antiqui, (e) uno pocho dinanti overo al tempo n(ost)ro, no(n) ave(n)dosene guardato per non sapere li capitani Romani, acciò che io non dica altro più, perdenno li exerciti. ^9Et certo non è conditione equale ad entrare a combatere uno afaticato con uno reposato, o che già sudi con uno frescho, o uno che abbia corso co(n) uno ch(e) sia stato fermo. [xii] Che è da investigare quale opinione abino quelli che denno combatere. Capitulo .xij^o. ^1Ancora, in quel dì che denno combatere li toi, conviene investigare diligentemente qual sia la loro opinione; p(er)ché la fidutia (e) la paura si vede asai in nel volto, ne le parole, in ne lo andare, in ne li movimenti. ^2Et non ti doverai p(er)ò fidare asai se lo soldato novo desidera la batagla, ché a lo homo che non àe provato li è dolce la pugna; et sapi che, se tu cognosi li homini exercitati temeno di combatere, alora ti bizogna indugiare. ^3Nondimeno, per lo mostrare (e) per lo confortare del capitano cresce virtù (e) animo a lo exercito, specialmenti se elli rende tale ragione che sperino venire a vitoria. ^4Et alora si dè mostrare la tristicia (e) li falli de li inimici, (e) se inna(n)ti li aveseno già altra volta vinti. Et è da racordare (e) da dire ancora quelle cosse per le quali si moveno le menti de li soldati ad odio, a ira, ad indignatione de li adversarii. ^5Ora, questo adviene quasi a li animi di ogni homini, che si smarrischano q(ua)n(do) vegnano a la p(rese)ntia de li inimici. ^6Et sensa dubio colui [è] più instabile la cui mente confunde lo aspecto de li inimici, ma con questo rimedio si adolcisce questa paura, se tu ordini il tuo exercito spese volte, innanti che combati, in loghi securi donde possino vedere li ordini, o batagle, de li inimici, (e) inparano a cognoscere. ^7(e) tal hora facia qualche cosa a tempo: o caciare inimici o ama(s)sare; et cognosceno li modi de li inimici, le armi, li cavalli, però ch(e) quelle cose si ànno per uzansa si temeno mancho. [xiii] Come si dè elegiere lo luogo de la pugna. Capitulo .xiij^o. ^1Lo bono capitano conviene sapere che è una grande parte de la victoria a possedere lo logho dove si dè combatere. Adunqua, dovendo essere a le mani, pigli il p(r)imo subsidio dal logo, lo quale si iudica essere tanto miglore quanto più alto tu lo arai piglato, ^2ché li dardi vegnano cum maiore forsa da alto contra li più bassi et la parte più alta spinge più forte quelli che si sforsano di montare. Colui ch(e) monta àe dopio contrasto: con logho (e) col nimico. ^3Ma qui è una differentia, ch(é) se speri in ne li tuoi pedoni contra li cavalli, tu dèi elegere luoghi inequali, asperi, montuosi; et se tu cerchi victoria de li toi cavalli contra li pedoni de lo adversario, tu doverai seguire li luoghi un pocho levati, ma piani (e) larghi, (e) non impaciati di selve o di paludi. [xiiii] Come si dè ordinare le schiere acciò che rimanghano non vinte. Capitulo .xiiij^o. ^1Ancora à da guardare, colui il quale dè ordinare le batagle, da qual parte viene il sole, la polvere (e) il vento. Ché il sole quando viene innanti a la facia tolle la vista; lo vento quando è contrario impacia lo andare a li tuoi dardi (e) aiuta quelli de li inimici; la polvere anco essendoti inna(n)ti ti guasta (e) serra li ochi. ^2Ora, queste cose quasi ogni homo le sa schivare in quello mome(n)to che si ordinano le batagle, ma lo saputo capitano dè guardare a quello che àe a venire, ché dopo un pogho di tempo, mutandosi, il sole non li vegna a fare nocimento, (e) che non solesse nascere in quello luogho da qualche ora del dì vento contrario, lo quale li nocesse poi combatendo. ^3Et così adunq(ue) si dè ordinare che queste cose ti siano dopo le spalle (e) [a] lo adversario contra il volto, se si pò fare. ^4Li exerciti, q(ua)ndo sono ordinati, dirizino le batagle in tal forma che ciaschuna fronte guardi la fronte de li inimici. Et questa batagla, o pugna publica, se è ordinata saviame(n)ti giova asai, et se è male ordinata, benché siano bone genti, la mala ordinatione li guasta. ^5Questa è la lege de lo ordinare, che i(n) prima si meta li soldati vechi in l’arte (e) exercitati, li quali erano già chiamati in questo primo ordine principi, in lo secondo ordine erano li sagitarii armati di coraze (e) li soldati bonissimi con li dardi o con le lance, li quali chiamano hastati. ^6Ciaschuno homo armato occupa per longho trei piedi di terreno, zioè che in mille passi si ordina per lo longo de la schiera milleseicentosexantacinq(ue) pedoni, acciò che non straluza la schiera (e) anco abino spacio di manegiare l’arme; ^7tra l’uno ordine (e) l’altro – che si dice lo largo de la batagla – volse li antiqui che vi fusseno sei piedi di spacio, acciò che li combatenti avesseno di andare un pocho inna(n)ci (e) ritornarsi, ch(é) con un pocho di scorsa (e) collo salto si mandano più forte li dardi. ^8Ora, in questi due ordini erano li homini maturi di età, pratichi (e) bene guarnì di arme più grave. Et questi, come se fusseno uno muro, non denno mai fare che cacino né si ritirino indirieto, acciò che non guastino li ordini, et se li adversarii vegnano, li denno sostenere combatendo (e) spingerli indirieto. ^9In lo terso ordine si mete de li armati dextri, de li sagitari giovani, di quelli che trânno bene dardi, li quali chiamano anteferentarii. ^10Lo quarto ordine anco vole de’ pavesali dextrissimi (e) legieri, de li sagitarii giovani, di quelli che combateno bene con li dardi minori (e) colle palote del piombio, (e) q(ue)sti erano chiamati lieve armatura. ^11Et adunqua è da sapere ch(e), stando fermi li due ordini p(r)imi, lo terso ordine (e) lo quarto uscivano fuori ad invitare li adversarii con le saete (e) con li dardi. ^12Et se li potevano rompere elli con quelli da cavallo li [ca]cciavano; et se fusseno caciati da li inimici, ritornavano a la prima (e) a la seconda batagla, (e) pasando per quelle tornavano a li loghi soi. ^13Et come è dicto di sopra, quando li inimici si aproximavano, la prima (e) la seconda schiera sosteneva tuta la pugna. In la quinta schiera si meteva tal hora le balestre da carreta, [li balestreri], li frombolatori [et li frombatori. ^14Li frombolatori sono] quelli che traghano pietre con caciafusti. Lo fusto è longo quatro piedi, a lo quale si lega la fromba di cuoio, (e) con due mani trae pietre a m(od)o di ma(n)gano o di trabucho. ^15Li frombatori ànn[o] le frombe di lino o di seta – che si diceno anco miglori – (e) rotando il bracio atorno al capo trânno saxi. ^16Quelli ch(e) non aveano schudi, che trahéno pietre con mano o dardi, combatevano in questo qui(n)to ordine (e) erano chiamati accensi, come dire giovani agiu(n)ti da poi. Lo ordine sexto, il quale ultimo era, [era] fornito di homini exercitatissimi (e) boni combatenti (e) ben guarniti di ogni mainera di arme. ^17Questi, integri (e) riposati, sedevano dopo tute le schiere per potere asaltare più francame(n)te. Et se fusse venuta disgratia a li primi ordini, tuta la speransa de la reparatione era posta in le forse di questi. [xv] La ragione qua(n)to spacio dè essere in lo(n)go tra l’uno h(om)o (e) l’altro, (e) in largo tra l’uno ordine (e) l’altro. Capitulo .xv^o. ^1Avendo explanato come si debia ordinare le schiere, exporrò adesso lo spacio (e) la misura de li p(re)dicti ordini. In mille passi di campo, overo terreno, una schiera t(er)rà in sé millesecentosexantasei pedoni, però che ogni combate(n)te occupa tre piedi di terreno. ^2Et pertanto, se tu vorrai ordinare sei schiere in mille passi per longo, ti bizognerà avere novemilianovecentonovantasei pedoni. Et se tu volessi metere questo numero di homini in tre ordini, overo in tre schiere, ti bizognerà piglare dumilia passi di terreno in longo; ma è meglo fare innanti tante più schiere che spandere tanto li soldati. ^3Ora, noi avemo dicto che tra l’uno ordine (e) l’altro dè essere sei piedi in largo del campo, (e) ciaschuno homo occupa due piedi con lo corpo proprio. ^4Adunqua, se tu ordinerai sei schiere, viene ad occupare uno exercito di diecimilia homini mille passi in longo (e) quarantadue piedi in largo. ^5Et se vòi ordinare questa ge(n)te in tre schiere, uno exercito di seimilia homini occupa, come è dicto di sopra, dumilia passi in longo (e) vintiuno piedi in largo. ^6Et a questa ragione così facta potrai ordinare sensa faticha o vòi ventimilia o vòi trentamilia pedoni che tu abia secondo lo ordine de la misura, et non si inganna lo capitano, perché sa quanti homini armati può tenere quello luogho, sia qual si vogla. ^7Et se lo luogho fusse strecto o che tu avessi abunda(n)tia di gente, serà meglo ordinare questa gente anco innanti in nove batagle, ^8acciò che combatino innanti più strecti insieme che seperati essendo molto in longho; et certo, se la schiera sarà tropo sotiglata, ella si rompe presto se arà sforso, (e) non vi è poi nessuno remedio. ^9Ora, quali homini si debia metere in lo corno dirito, et quali in ne lo sinistro, (e) qual[i] in mezo, si dè ordinare secondo la dignità de li homini (e) secondo la usansa; et anco si de(n)no mandare le cose secondo la qualità de li inimici. [xvi] Come si denno ordinare li homini da cavallo. Capitulo .xvj^o. ^1Essendo ordinata la schiera de’ pedoni, li cavalli si meteno da le corne, overo ale, in tal forma che quelli che à(n)no lance (e) sono armati di pansiere sono coniuncti con li pedoni; li sagittarii da cavallo (e) ’ non armati di pansiere va(n)no più longi. ^2Ché da li cavalli meglo armati si dè diffendere lo lato de li pedoni, et così da li legieri pedoni si dè offendere (e) turbare le corne de li inimici. ^3Et doverà sapere il capitano quali cavali de li soi elli vorrà mandare contra li drunchi de li inimici – (e) questi drunchi sono alcune squadre che vanno sole, cioè divise da le schiere, per disordinare (e) fare danno a lo adversario –. ^4Et certo, io non so per quale occulta ragione, spesse volte quelli che à(n)no vinti li adversarii più forti sono poi vinti loro da li meno forti. ^5Et se tu fossi meno forte di cavalli, tu dèi meschiare con loro de li pedoni prestissimi con li schudi legieri (e) homini exercitati a questo officio, et questi chiamano li antiqui veliti. ^6Et a questo modo li cavali de li inimici, se fusseno bene più forti, no(n) ponno però essere pari contra questi cavalli (e) pedoni meschiati. ^7Et questo uno solo remedio lo ànno trovato tuti li capitani vechi, cioè ch(e) uzano a questa opera de li giovani che fusseno boni corridori, (e) di questi metesseno tra due cavalli uno pedone con li schudi legieri (e) con le spade (e) con li dardi. [xvii] De li subsidii che si denno alocare dopo le schiere. Capitulo .xvij^o. ^1Ma è una bonissima ragione, (e) fa assai a la victoria, che lo capitano abia aparechiate alcune squadre di pedoni electissimi, con li soi vicarii, o cunti, o tribuni, li quali stiano fermi sensa fare altro, alcuni dopo le schiere, alcuni circa le corne, alcuni circa lo mezo; et questo acciò se li inimici sforsaseno li n(ost)ri in qualche parte, costoro debiano correre subito (e) cop(r)ire li loghi abandonati, ché la schiera non si rompa, (e) facendo animo a li soi rompano lo ardimento de li inimici. ^2Questa cautella trovorono in p(r)ima li Laconii, overo li Lacedemonii, poi seguitòno li Cartaginesi, et poi li Romani lo observorono in tute le parti. ^3Et non si trova alcuno miglore advisamento di questo, ché la schiera distesa dè fare (e) pòi fare solamenti questo, che cacia indirieto o rompe lo inimico. ^4Ma se ti abizognerà fare cugno, cioè che abia punta (e) vada ingrossando, o che bisogna fare forfice, cioè una forma di gente che abia una boca a m(od)o di forfice, tu dèi fare queste di questi homini che tu arai superflui dopo le schiere. ^5Se bizogna movere terra, tu lo farai di questi homini; anco, se tu cominci a movere da lo suo logho lo soldato ordinato in batagla, tu turberai ogni cosa. ^6Se una di queste squadre de li inimici [seperate] da le schiere ti sforsase da qualche parte, (e) che tu non abi di questi superflui da mandarli contra, se tu moverai de la schiera li soldati ordinati, volendo diffendere una parte tu scopêrrai la altra più pericolosamente. ^7Et se tu non averai abundantia di gente, sarà meglo fare le schiere minori per potere tenere ho(min)i asai in nelli subsidii. ^8Ché circa la meza parte del campo si dè tenere de li pedoni electissimi (e) bene armati, de li quali tu faci cugno (e) pòsi rompere subito le schiere de li inimici; ^9circa le corne doverai tenere de li homini da cavallo bene armati (e) riservati a questo, et de la lieve armatura [di] pedoni, (e) con loro ti conviene circundare le ale de li inimici. [xviii] In che luogho dè stare lo primo duce, i(n) q(u)ale lo secondo et in quale lo terso. Capitulo [.xviij^o.] ^1Lo capitano lo quale hae principale posansa in ne lo exercito suole stare in la parte diricta tra li pedoni (e) li cavalli, ^2ché questo è lo logo in lo quale si governa tuta la batagla (e) dal quale è diricto (e) libero transcorso. ^3Et però sta tra l’uno (e) l’altro, perché possa regere (e) confortare a la pugna così li pedoni come li cavalli. ^4Ora, questo tale capitano dè cerchare di circondare lo corno sinistro de li inimici, lo quale sta contra lui, con li soi cavali supernumerarii et pedoni mescolati insieme, (e) combatere semp(re) da le loro spalli. ^5Lo secondo capitano si mete in nel mezo de la batagla, perché ello la sostenga (e) fermi. ^6Costui anco dè avere co(n) seco de li pedoni fortissimi et bene armati di quelli sup(er)flui, acciò ch(e) facia lo cugno (e) rompa la schiera de li adversarii, ^7et si li inimici avesseno facto loro lo cugno, ello possa fare la forfici (e) contrastar(e) a lo cugno de li inimici. In la sinist(r)a parte de lo exercito dè ess(er)e lo terso capitano, ch(e) sia uno homo batagloso (e) provido, ché la sinistra parte si sostene più dificilementi, perché ella è come mancha. ^8Et costui dè avere con seco de li cavalli sup(er)numerarii (e) pedoni velocissimi, (e) con quelli extenda sempre lo corno sinistro, acciò che non sia circundato da li inimici. ^9Et è da sapere che quello clamore il quale si chiama barbarico non si dè mai levare infine che non si coniunge l’una batagla con l’altra; ^10ché gridare da longi è cosa da passi o di tristi, ma li inimici si smarrisceno più se con lo trare de’ dardi vi sopraviene anco in uno puncto medesimo lo horrore del gridare. ^11Et sempre dovrai sforsarti che tu sii lo p(r)imo ad ordinare le schiere, però che tu pòi fare alora [quello] che ti pare utile qua(n)do nessuno ti contrasta; ^12et anco, facendo questo, cresce animo a li tuoi (e) manca a li inimici; [...] paiono più forti [...] ^13et li inimici comi(n)ciano ad avere paura vedendosi ordinare le schiere contra. Et i(n) questo ài ancora uno grande aconcio, che tu, instructo (e) ordinato, potrai asaltare lo tuo adversario smarrito non avendo ancora ordinato. ^14Ché certo egl’è una gran parte de la victoria turbare lo adversario innanci che tu combati. [xviiii] Con che rimedii si co(n)trasta in ne la batagla a la virtù o a li ingegni de li inimici. Cap(itul)o .xviiij^o. ^1Oltra le corse sùbite (e) li sopravenime(n)ti, ancora si combate q(ua)n(do) tel dà il tempo (e) la oportunità, le quali cose no(n) le lasano mai pasare li boni capitani, come sarè caminando lo inimico faticato, in lo pasare di qualche fiume esse(n)do loro divisi, o essendo occupati in palude, o stentando in le cime de li monti, o essendo sparsi in le campagne, o stando sicuri, o dormiendo; ché sempre è bene per te (e) oportuna la batagla q(ua)n(do) lo inimico è occupato in altre facende, acciò che sia disfacto inna(n)ci che si possa aparechiare a diffesa. Ma se li adversarii sono cauti et non vi sia alcuna copia di insidie, alora [si] combate con conditione equale contra lo inimico lo quale vede [et] è avizato. (e) nondimeno l’arte di combatere non aiuta manco li hom(in)i docti in quest[a] bataglia palese come in ne le insidie. ^2Ora adunqua è da guardarsi grandementi che di verso il tuo corno sinistro tu non sii circondato da la moltitudine de li inimici overo da li drunchi, la qual cosa occorre spesse volte, o che tu non sei moderato o circu(n)dato di verso lo corno dirito, benché avegna di raro. ^3Et se questo avenisse, di essere circundato, v’è uno rimedio, cioè che tu ripieghi la ala (e) lo corno tuo, (e) fa(r)lo rotondo, acciò che voltati in quella forma possino difendere le spalle de li compagni; ^4ma in lo angulo di questa volta bisogna metere homini fortissimi, ché in quello logo fì sempre facto magiore asalto. Ancora, contra il cugno de li inimici si contrasta co(n) certi modi, ^5ché, come si comincia a dirizare una moltitudine di pedoni giunta insieme con la batagla – e vene in p(r)ima strecta in cima, poi vae alargandosi a modo di uno cugno (e) rompe la schiera de li adversarii, però che da molti homini (e) da molte mani si manda dardi contra uno logo solo –, ^6allora, contra questa tale ordinatione, la quale chiamano anco li soldati capo di porcione, si fa una altra ordinatione che si chiama forfice. ^7Et fassi in questa mainera, che si compone uno ordi(n)e di homini electissimi in forma di questa figura: K, et riceve questo cugno (e) serralo da l’una parte (e) da la altra, (e) f(a)c(t)o questo non può rompere la schiera. ^8Ancora, si dice la risega quella che si fa da valenti homini (e) oppuonsi innanti a la fronte de li adversarii, aciò che dirieto a loro si posa rep(er)are la schiera q(ua)n(do) è turbata. ^9Globo, overo druncho, si chiama q(ue)llo il quale essendo seperato da la schiera va asaltando li inimici di qua (e) di là (e) correndo con sopravenimenti; et co(n)tra questi ti bisogna ancora tu mandare uno altro globo, cioè una altra brigata, più forte. ^10Et è da guardarsi che in quello tempo che si comincia già la batagla tu non vogli cambiare ordini (e) movere brigate da uno logo ad uno altro, ^11ch(é) subito nascerà tumulto (e) confusione, ché lo inimico vince più tosto li non aparechiati di animo. [xx] In quante mainere si dà batagla publica (e) in [che modo quello] che è meno forte può vincere. Capitulo .xx^o. ^1Septe mainere, overo septe modi, sono da combatere quando combateno le bandiere contrarie da l’una parte (e) da la altra. Una mainera di combatere è con la fronte longa (e) lo exercito quadro, come si combate adesso (e) quasi sempre [e’] è usansa. ^2Ma questa mainera non è molto laudata da li homini savi di facti di arme, però che bisogna difendere la schiera in spacio longo, (e) no(n) pòi trovare sempre le campagne equali o piane; et se per questo la schiera facesse alcuna piegatura, ella si rompe spesse volte i(n) quello logo. ^3Et se lo tuo adversario arà più gente, ello ti circunderà da qualche parte; (e) in questo è grande pericolo se tu non ài de li sup(er)numerarii che corrino subito (e) sostegnano lo inimico. ^4Sì che a questa mainera [dè] combatere solame(n)ti colui lo quale à più gente (e) miglori combatenti, acciò che possa circundare da l’una parte (e) da l’altra lo adversario, (e) quasi meterlo in lo seno de lo exercito (e) serrarlo. ^5La seconda mainera di combatere è torta (e) piegata (e) pare miglore a molti, ché se a questo modo tu ordinerai alquanti homini valenti in logo aconcio tu porrà’ riportare victoria benché siano pochi contra gente asai (e) valente. ^6Lo modo di questa è così facto. Quando le schiere ordinate vegnano per trovarsi l’una con l’altra, tu doverai alora lassiare longi quanto tu pòi, in tant[o] che le saete non giungino lo tuo corno, overo la tua sinistra, de lo corno diricto de lo adversario; ^7et giungere p(re)sto con la tua ala diricta a la sua sinistra che li sta contra, (e) comincia lì la batagla, così che con li toi cavali (e) pedoni electi tu asalti (e) circundi la sopradicta ala sua sinistra, (e) spessando (e) transcorrendo tu li meni a ferire da le loro spalli. ^8Ché se tu comi(n)cerai a piegarli (e) moverli de·logo tu vincerai sensa fallo, et quella parte de lo exercito che tu arai seperata de li adversarii rimarrà segura, ^9ché sta composta a simiglansa di questa letera: A, o di uno archipendolo di maestro di legname, overo livello. ^10Ma se lo adversario avesse facta in p(r)ima questa mainera propria contra te, alora tu doverai fare forte al tuo corno sinistro con quelli cavalli (e) pedoni sup(er)numerarii li quali si denno tenere di avanso (e) contrastare che tu non si’ spuntato da quelli [per arte]. ^11La tersa mainera di combatere è quasi simile a la seconda, ma è pigiore in questo, che tu cominci a combatere dal tuo corno sinistro contra lo suo diricto. (e) è quasi manco lo asalto de li toi, però che vanno aperti (e) con gravessa, come a la mano contraria, quelli che combateno in lo corno sinistro. ^12Et [dirò] più largamente come si fa questo terso modo. Quando tu ài miglori homini in la tua ala sinistra, giùngevi ancora de li cavalli (e) pedoni fortissimi, (e) asalta la ala diricta de li inimici (e) cerca di circundarla presto. ^13Et l’altra parte de lo exercito, cioè la ala tua dirita, dove tu ài pigiori combate(n)ti, tirala longi da la sinistra de lo adversario tanto che non sia asaltata con le spade (e) anco non li possa giungere li dardi. ^14Et combatendo in questa forma è da guardarsi molto da li cugni de li inimici che non rompino la schiera a traverso. Et se p(er) cazo adviene che come tu ài bono lo corno sinistro così lo adversario abia lo suo dirito tristo, questo è il meglo (e) lo più utile che possa avere questa tersa mainera. ^15La quarta mainera è tale. Quando tu arai ordinate le schiere (e) sarai giunto apresso lo inimico a quatrocento o cinquecento passi, alora ti bizogna mandare via presto ambedue le corne non pensandolo lo inimico, acciò che, giungendo di improviso da l’una parte (e) da l’altra, lo possi metere in fuga (e) avere vitoria prestamenti. ^16Ma questa mainera di combatere, benché vincha tosto se tu mandi innanti de’ valenti homini, pur ella [è] pericolosa, però che combatendo a questo modo è di bizogno nudare la batagla di mezo (e) partire lo exercito in due parti. ^17Et se lo adversario non è vinto a lo p(r)imo asalto ello arà poi oportunità di asaltare le corne che sono divise (e) la batagla di mezo, la quale è abandonata. ^18La quinta mainera è simile a la quarta – ma questa [à] una cosa più [che la quarta], che mete la lieve armatura (e) li sagittarii dinanti a la prima schiera, acciò che contrastando loro ella no(n) posa essere rotta –, ^19ché combatendo in questo modo lo tuo corno sinistro asalta il suo corno diricto (e) lo tuo diricto asalta il [suo] sinistro. Et se li po(n)no metere in fuga si vince presto; et se no(n), la schiera tua di mezo non sta a pericolo, però che ella è difesa da la lieve armatura (e) da i sagitarii. ^20La sexta mainera di combatere è molto bona (e) quasi simile a la seconda, (e) di questa mainera uzano quelli che ànno manchi homini (e) meno boni. Et se li sanno bene ordinare, benché siano pochi, spesse volte vinceno. ^21Ora, questa mainera è così facta. Quando le batagle ordinate si aproximano a li inimici, manda alora la tua ala diricta contra la ala sinistra de li adversarii, (e) lì comincia la batagla con li tuoi cavalli electi (e) pedoni legierissimi. ^22L’altra parte del tuo exercito muovela longi da la schiera de li inimici, cioè da·loro corno diricto, che sia quasi come uno spiedo; ché, come tu comincerai a darli da costa (e) da le spalli a la sua sinistra, ella si meterà in fuga. ^23Lo adversario non potrà socorrere a li suoi né con la parte diricta né con la schiera di mezo, (e) non ti può fare damno, però che la tua schiera si distende (e) corregie a simiglansa di questa l(itte)ra: L, (e) partesi lungi da li inimici. Et a q(ue)sta mainera si combate spesse volte per camino. ^24La septima mainera è quella che aiuta lo combatente per aconcio o per beneficio di qualche logo. ^25Et anco a questo modo potrai sostenere la moltitudi(n)e de li inimici benché tu sii con pochi homini (e) meno forti. Ora, q(ue)sta mainera è così: se tu ài da una parte qualche monte o mare o fiume o laco o cità o padule donde lo tuo inimico no(n) posa venire, alora dèi ordinare il tuo exercito in squadra diricta, ma in quella parte dove tu non ài la fortessa del luogo tu vi doverai metere tuti li cavalli (e) li ferentarii. ^26(e) alora potrai fare la tua vogla (e) combatere seguramente con lo inimico, ché da l’una parte ti difende la natura del logo (e) l’altra tu fornisci molto bene. ^27Ora, q(ue)st[o] è sempre da servare, però che non è alcuno miglore consiglo di questo, cioè che in quella parte donde tu arai animo da combatere – o da·corno diricto o dal sinistro o da la meza schera, volendo fare cugni per rompere le batagle de li inimici – che in quella parte tu ordini homini exercitati (e) bonissimi combatenti. ^28Ché certo la victoria si acquista per la virtù di pochi homini electi da lo savissimo capitano (e) per lui ordinati in quelli logi dove dimanda (e) vole la ragione (e) la utilità. [xxi] Che si debia dare la via di fugire a li inimici, acciò ch(e) siano disfacti più legierme(n)ti. C(apitul)o .xxj^o. ^1Alquanti homini pocho sapiuti in le cose militari si credevano di avere più pèna victoria se ellino possano o per strecteze di logi o per multitudine di gente serrare li suoi adversarii in tal modo che non abino via da andarsene. ^2Ma quando li homini sono serrati, alora cresce loro lo ardime(n)to per desperatione, (e) quando non v’è speransa, per la paura p(ro)pria piglano animo (e) arme. Et colui il quale sa che sensa dubio dè morire desidera volentiera morire insieme col compagno. ^3Et pertanto è molto laudata la sententia di Scipione lo quale disce: «Non voglamo mai serrare a li inimici la via donde denno fugire». Ché, quando è libera la via di andarsene (e) che le menti di tuti consenteno a voltare le spalli, si possano taglare in la ultima parte per pessi come bestie. ^4(e) quelli che caciano non à(n)no alcuno pericolo perché ànno rivolte le armi con le quali si potevano diffendere. Et a questo, quanto la multitudine è magiore, tanto più lievemente si abate. ^5(e) quine no(n) bizogna cercare quanti siano a numero: q(ua)n(do) lo animo è smarrito una volta, non cerca tanto di schifare li dardi de li inimici quanto il volto. ^6Ma quelli ch(e) sono serrati, benché siano manco a numero (e) ho(min)i più tristi, pur vegnano ad essere pari (e) equali a li adversarii p(er) questo, ché desperando loro ogni cosa, vedeno non potere fare altramente che difendersi. [xxii] In ch(e) modo tu ti possi partire da li inimici se non piace lo consiglo di stare. Capitulo .xxij^o. ^1Avendo mostrato tute le cose le quali dè servare la ragione de la cosa militare p(er) experimenti (e) per arte, una cosa resta di mostrare: a che modo tu ti doverai partire da li inimici se non ti pare da stare. Li homini che ànno molto veduti de li exempli del facto di arme diceno che questo è uno de li grandi pericoli che si facia, ^2che colui che si parte innanti ch(e) combata fa mancare la fidutia a li soi (e) acresce ardime(n)to a li inimici. ^3Ma perché è di bisogno che tal hora questa cosa avegna, diremo a che modo si pò fare questa partita securamente. In prima fa’ che li toi non sapiano che tu ti parti per questo, che tu vogli schifare la batagla, anco credino che tu lo faci con qualche arte per tirare lo inimico in qualche logo che ti sia più aconcio (e) dove tu lo possi meglo vincere, o che tu lo faci per meterli qualche aguaito se ellino ti vegna [dirieto]. ^4Ché, se non [s]i facesse così, sarenno li toi tropo aparechiati a fugire vedendo lo suo capitano già desperare di vincere. Et ancora questo è da schifare, che li inimici non ti sentano partire (e) per quello ti venisseno subito ad asaltare. ^5Et però alcuni meteno innanti a li pedoni li soi cavalli, li quali correndo di za (e) di là non lassino vedere partire li pedoni. ^6Et così cominciando da li p(r)imi tiravano indirieto le schiere ad una ad una stando ferme le altre, et così si ritrahevano a pocho a pocho conciandosi sempre in ordine. ^7Altri, avendo bene proveduti li camini, si partivano la nocte con lo exercito, acciò che quando lo sapesseno li adversarii non lo potesseno giungere. ^8Oltra questo si mandava innansi la lieve armatura a piglare qualche monte dove si potesse ridurre segurame(n)te lo exercito, et se li inimici avesseno volsuto seguitare, elli erano urtati da la lieve armatura (e) da li cavalli. ^9Ché non è cosa più pericolosa come quando quelli ch(e) perseguitano lo adversario disordinatamente si abateno in ne lo aguaito o si trovano con gente bene aparechiati. ^10Et questo è il tempo il quale è molto apto (e) oportuno a insidie, però che contra quelli che fugeno, li adversarii à(n)no più audacia (e) negligentia; (e) è necessario che dove è magiore segureza vi sia maiore pericolo. ^11Et ancora si sole fare insidie o sopravenime(n)ti a li inimici no(n) aparechiati, o q(ua)n(do) dormeno o qua(n)do mangiano, o afaticati per camino (e) non pensando alcuna tal cosa. ^12Et questo debiamo noi schifare, (e) cercare a tempo di disfare lo inimico per così facte cose, ché in tali cazi non pò giovare né moltitudine né virtù. ^13Et certo colui il quale è vinto per batagla publica, benché quine vagla asai l’arte, pur no(n)dimeno per sua diffesa pò accusare la fortuna; ma colui che àe portato il damno per sopravenime(n)ti o insidie o aguaiti non pò schuzare la colpa soa, però che stano in sua posansa di schifare queste cose (e) di esserne avizato per bone guardie (e) spie. ^14Ora a questo modo si suole fare lo inganno. In nel partire, uno riguardo di pochi cavalli rimane adirieto in su la via diricta, una altra bona squadra si mandi per altri loghi; come li inimici giungeno, questi cavalli fanno uno pocho di difesa; ^15poi sì fanno li inimici: [e’] pensano avere passate tute le insidie (e) vanno sensa cura (e) con negligentia; allora quelli ch(e) erano mandati per altre vie li asaltano (e) li fanno gran damno. ^16Molti ancora, q(ua)n(do) sono p(er) partirsi da lo inimico, se denno andare per boschi mandino innansi gente che piglino li loghi pericolosi, acciò che non abino insidie; (e) poi dirieto da sé fanno una taglata di arbori (e) serrano le vie, acciò ch(e) li adversarii non abino oportunità di perseguitare. ^17Et quasi, per camino, è co(m)mune oportunità a l’una parte (e) a l’altra di fare insidie: ché colui ch(e) va innansi lassa aguati dirieto da sé in qualche boschi, in qualche monti oportuni, et se lo inimico li cascha dentro, ello ritorna (e) aiuta li soi; ^18ora, colui che segue lo compagno, manda innansi per qualche traverse alquanti homini p(re)sti (e) pigla qualche logo dove veta il passo a lo adversario, et ave(n)do così ingannato lo serra dinanti (e) di dirieto. ^19Et così ancora, dormiendo la nocte li adversarii, colui ch(e) va innansi pò ritornare indirieto per qualche inganno, (e) quello che segue pò andare innansi (e) giungerlo, benché sia lungi, per inganare lui anco il compagno. ^20In lo pasare de’ fiumi colui ch(e) va innansi ritornerà (e) cercherà di disfare la p(r)ima squadra de li inimici che passano dirieto a lui infine che lo avanso è di là dal fiume; et colui ch(e) segue anderà presto per disfare quella gente del primo che no(n) ànno ancora passato (e) sono rimasi di verso lui. [xxiii] De li camelli (e) de li cavalli armati. Capitulo .xxiij^o. ^1Alquante nationi nel tempo de li antiqui menorono camelli in batagla, (e) li Urciliani (e) li Erunatici entro di Affrica ogi ne menano. ^2Et questi son una mainera di animali apti a le arene (e) da durare [la] sete, et ricordansi molto bene de le vie benché siano guaste (e) confuse in la polvere. Ma in batagla non sono boni se non per la novità quando non fusseno ancora stati veduti. ^3Li cavalli armati per le armi sono legieri da prenderli (e) sono ancora subiecti ad altre cose. ^4Ora, questi sono miglori contra pedoni sparsi che contra altri cavalli, et denno essere posti innanti a la legione o meschiolati con li cavalli legionarii q(ua)n(do) si viene a la batagla a combatere da presso, cioè a mano a mano. [xxiiii] De le quadrige falciate, cioè piegate a modo di falci, et de li elephanti. Capitulo .xxiiij. ^1Quadrige, overo carrete, falchate, cioè piegate a similitudine di falci, ebeno già in batagla lo re Antiocho (e) anco lo re Mitridates. ^2(e) così come misseno grande paura ad alt(r)i, così poi ne fu facto beffe; ché lo carro, overo carreta falcata, no(n) trova sempre il campo piano (e) da ogni pocho inpacio è ritenuta, (e) come è guasto o ferito uno cavallo non si pò operare. ^3Et oltra questo furono già guaste p(er) arte specialme(n)ti de li Romani, li q(u)ali come venneno a la batagla gitonno subito per tuto il campo triboli, (e) come le carrete correndo si abatevano in questi erano disfacte. ^4Ora, questi triboli sono facti di quatro pali in tal forma che, gittalo come tu vòi, li tre razi, overo le tre bracie, stanno in terra (e) l’altro sta dirito per offendere. ^5Li elefanti in batagla per la grandeza del corpo, per lo orrore del grido suo (e) ancora per la novità de la forma sua che non fusse stata più vista, conturba molto li hom(in)i (e) li cavalli. ^6Questi menò primame(n)te contra lo exercito romano lo re Pirro in Lucania, et poi Anibal in Affrica, lo re Antiocho in oriente, Iugurta in Numidia. Ora, contra questi furono pensate molte mainere di contrastarli. ^7Ché in Luchania uno centurione con la spada taglò la zampa de lo elefante la quale si chiama p(ro)muscide; et anco meténo due cavali armati ad una carreta sopra la quale erano homini con lance lunghe, (e) trahevano a li elefanti, ^8(e) essendo a(r)mati loro (e) li cavalli, erano securi da li sagittarii che stanno sopra queste bestie, (e) schifavano lo impeto de la bestia con la prestessa de li cavalli. ^9Altri mandòno contra li elephanti homini bene armati con questo, che li braciali (e) li spalaci (e) le barbute fusseno pieni di spuntoni di ferro aguci, acciò che lo elephante non potesse piglare con la sua zampa lo co(m)batente che li veniva contra. ^10Et più, ordinonno li antiqui ma(n)dare contra queste bestie specialmente li veliti, cioè giovani dextri armati legieri, li quali essendo sopra boni cavalli li trahesseno dardi contra. ^11Ma poi, crescendo lo ardire, alquanti homini racolti insieme tuti a uno tempo li trahesseno dardi contra (e) guastava(n)li di ferite. ^12Poi è agiunto ancora che li frombatori con le frombe (e) caciafusti trahendo de le pietre rotonde guastaseno li Indii, overo Mori, che regevano li elephanti (e) a(n)cora le suoi torri, overo beltresche, (e) niente si trova meglo che questo. ^13Oltra questo, venendo queste bestie, li soldati li davano logo come se avesseno rotta la schiera; et poi, come erano pasate, circondandole le prendevano vive con li soi maestri insieme. ^14Et, ancora, facevano ordinare, dopo la schiera, de le balestre da carreta magiore (e) che trahevano più forte, et tirando le carrete con cavalli o con muli facevano trare a queste bestie come si aproxi(m)avano. ^15Et è da sapere che li dardi facti a questo uzo aveano il ferro più largo (e) più fermo, ché in grandi corpi bizogna grande piaghe. ^16Noi abiamo dicto [(e) trovati molti exempli] antiqui contra li elephanti, acciò che bizognando si sapia contrastare a così smizurate bestie. [xxv] Che si debia fare fugendo una parte o tuto lo exercito. Capitulo [.xxv^o.] ^1Ora è da sapere che, se una parte del tuo exercito vi(n)ce (e) l’altra fuge, non è però da disperare, ché in tali cazi la constantia del capitano pò tirare asai a sé tuta la victoria. ^2Questo è occorso in molte guerre, (e) sono tenuti miglori quelli ch(e) non ànno desperato, ché in simile condictione colui ch(e) non perde lo animo è reputato più forte. ^3Adunqua doverà prima lui, essendo partiti li inimici, coglere le soi spogle, (e) gridare (e) sonare trombete come se avesse vincto interamente. ^4Et con q(ue)sta fiducia farà adopiare lo ardire a li soi (e) smarrirà li inimici. ^5Ma se per qualche cazo fusse roto tuto lo exercito in batagla, no(n)dimeno la fortuna molte volte non àe mancato a la reparatione di questo damno, lo quale certamenti è mortale. ^6Adunqua il provido capitano, q(ua)n(do) viene a la batagla publica, dè sempre havere quella cautella che, se la fortuna li sia contraria, ello possa sensa gran danno servare genti asai. ^7Ché, se li sarà qualche mo(n)te vicino o qualche forteza dopo le spalli, o che qualche valenti homini si fermino, partendosi lo avanso, elli serveranno sé e·lli altri. ^8Ché spesse volte, essendo rotte le genti, ancora reparano tal hora le soi forse in qualche logo (e) meteno in grande pericolo lo adversario che disordinatamenti li perseguiva, ^9però che alora la subita ferocia sua si convertisce in paura. ^10Ma, sia come vogla, e’ sono da ricolgere quelli che sono avansati, (e) confortarli (e) farli di bono animo (e) ristaurarli di arme, ^11poi fare de le cerne di novo (e) cerchare de li subsidii, et anco ti gioverà più, pigliando il tempo, (e) fare qualche insidie (e) asaltare lo inimico, (e) cossì reparare lo ardimento. ^12Et a fare queste cose non ti mancherà la oportunità, però che le menti humane si existimano (e) sono più superbe (e) più incaute per la felicità. ^13Et se alcuno credesse che questo fusse lo ultimo cazo inreparabile, ello doverà considerà’ che li advenime(n)ti di tute le batagle sono stati nel principio de la guerra più contra coloro che finalmenti doveano vincere. [xxvi] Regule generali de le guerre. Capitulo [.xxvj^o.] ^1In tute le batagle (e) guerre è tale conditione, et dèi pensarlo, che tuto quello che ti giova sia nocevole a lo adversario, et quello che giova a lui sia nocevole a te. Adunqua no(n) debiamo mai fare o non fare alcuna cosa a sua posta, ma fare solamente quello che sia utile a noi. Ché tu cominceresti a essere contra te se tu fai anco simileme(n)ti quello che lui àe fàeto per sé; et così tuto quello che farai per la parte tua sarà contra lui se ello farà il simile. ^2In la guerra colui che arà più vigilato in ne li facti del campo, et che arà più exercitati li soi soldati, arà manco periculo. ^3Non è mai da menare in batagla publica quelli soldati de li quali tu non ài mai facta la experientia, o le prove, ^4o di disagio o di sopravenime(n)ti o con paure. Egli è meglo domare lo adversario forte per fame che per batagla, in ne la quale sole havere più posansa la fortuna che la virtù. ^5Nesuni consigli sono miglori come quelli che lo adversario no(n) avrà saputo innanti che tu li faci. ^6Il tempo (e) la oportunità sòle giovare in guerra più che la virtù. ^7In solicitare (e) ricev(er)e li inimici fugitivi è grande fidutia (e) utilità, però che fanno più perdere lo animo a lo adversario quelli che fugeno ch(e) quelli ch(e) sono amazati. ^8È meglo servare molti presidii dopo la schiera ch(e) spargere li soldati facendo la schiera magiore o più lungha o largha. ^9Ché si vince molto difficilementi colui ch(e) pò iudicare netamente de le soi genti (e) di quelle de lo adversario. ^10Più giova (e) vale la virtù che la moltitudine. ^11Et spesse volte te giova più·logo che la virtù. ^12La natura crea pochi homini forti, la bona institutione (e) disciplina ne fa asai. ^13Lo exercito miglora per fatica (e) invilische per otio. ^14Non menare mai a batagla publica lo soldato se tu non lo vedi sperare di vinc(er)e. ^15Le cose sùbite smarisceno li inimici, le cose usitate si reputano vili. ^16Colui che persegue li inimici disordinatame(n)te, vole darli la victoria che lui avea avuta. ^17Colui ch(e) non aparechia in p(r)ima il frumento (e) le altre cose necessarie sarà vincto sensa ferro. ^18Colui ch(e) avansa lo adversario di moltitudine di gente (e) di virtù di homini, doverà combatere con la batagla (e) fronte quadrata, [la qual] è il p(r)imo modo di combatere, come è dicto di sopra. ^19Colui ch(e) no(n) è pari a lo inimico asalti con lo corno suo diricto lo sinistro contrario, che è lo modo secondo di combatere. ^20[...] ^21[...] con tute (e) due le suoi ale, ch’è il quarto modo di combatere. ^22[...] ^23Colui ch(e) non à tanto numero né tanta virtù di soldati come lo inimico, dovrà asaltare con la sua dirita ala la sinistra del compagno, et l’altra parte dè tirare lunghi da lo inimico, a simiglansa de lo spedo, come si vede in nel modo sexto di combatere dicto di sopra. ^24Colui ancora ch(e) à manco possansa di ogni cosa combata al modo septimo, ch(e) dè havere da uno lato qualche monte o cità o mare o altra cosa. ^25Colui che si confida in nelli soi cavalli doverà cerchare loghi apti alli cavalli (e) con quelli facia. ^26Colui che si confida in ne li pedoni cerchi simelmente loghi apti a’ pedoni (e) con loro facia li facti soi. ^27Quando tu ài suspecto che non sia la spia de li inimici in nel tuo exercito comanda che tuti li toi vadino a li soi alogiame(n)ti ad una hora medesima, et in quella forma si scopîrrà la spia, non avendo dove andare. ^28Come tu cognoscerai che il tuo consiglo sia manifesto a li inimici, subito ti convene mutarlo in altra forma. ^29Di q(ue)lle cose ch(e) sono da fare dovrai dibatere co·mmolti, ma quello ch(e) tu vorrai fare delibera con poghissimi (e) fidatissimi o più tosto da te solo. ^30La paura (e) la pena corregie li soldati essendo loro a le stantie, ma in la guera la speransa (e) lo p(re)mio li fanno miglori. ^31Li boni capitani non combateno mai a batagla publica se non è per necessità o piglando a tempo qualche bono partito. ^32È uno grande consiglio stringere più tosto il suo inimico con fame che con ferro. ^34Del facto di arme da cavallo vi sono molti amaestrame(n)ti; ma però [che] per questa parte al tempo di adesso à molto meglorato – in homini, in pratica, in exercitio, in mainere di armi (e) in bontà di cavalli – non m’è parsuto dovere racoglere alcuni amaestrame(n)ti da li libri, perché la p(rese)nte doctrina vasta. ^33Fa che li inimici non sapiano a che modo tu vogla combatere, aciò che non cerchasseno di contrastare con alcuni remedii. ^35Ora, o victorioso imperadore, tu ài havute quelle cose le quali exp(er)imentate ànno misse in memoria in diversi tempi molti auctori nobilissimi, ^36acciò che a la tua scientia di sagittare in ne la quale tu avansi li homini di Persia, a la scientia del cavalcare in la quale tu avansi li Alani, ^37a la velocità del correre in ne la quali tu avansi il Saraceno o Indo, overo Moro, a la exercitatione de la armatura de la quale tu ài date molte prove (e) molti exempli, ^38che a tute queste cose si aiunga ancora la regula del combatere (e) lo artificio del vincere; a questo modo essendo tu mirabile di virtù (e) di consiglo, tu opererai a la republica lo officio del bono soldato (e) del bono capitano.