Grossmann, M. - Rainer, F. (a cura di), La formazione delle parole in italiano, Tübingen, Niemezer, 2004, pp. 105 - 108. I prefissi sono affisi (elementi che non possono esistere da soli) che si mettono alla parte iniziale di una parola base con l’intenzione di modificarne il significato. Sono alcuni prefissi usati in funzione appositiva[1] che si mettono in posizione postnominale (pizzeria mega, gonne micro, auto mini, iniziativa maxi, sconto super) con lo stesso significato che hanno nella loro posizione canonica (microgonna, supersconto, ecc.)[2] I prefissi si collocano alla parte iniziale di una parola ma possono essere adatti anche alla parola già prefissata. Sono anche certi esempi che la parola prefissata si usa in funzione del costituente finale di un composto. Posssono determinare «[...] un rapporto di subordinazione con la base lessicale, rispetto alla qualle svolgono la funzione di determinante, a differenza dei composti non possono avere rapporti di tipo coordinativo con la parola cui si premettono [...]».[3] Sono i prefissi che si premettono sia a nomi, sia ad aggettivi e sia a verbi «[...] mentre la percentuale dei prefissi che si premettono a basi appartenenti a una sola categoria sintattica è al di sotto di un quinto del totale dei prefissi, un ruolo importante nella selezione delle base è svolto da criteri semantici e, nel caso di basi predicative, da caratteristiche azionali e argomentali [...]».[4] Formano di solito le parole da struttura endocentrica dunque il genere e la categoria sono stessi con la parola di base. I prefissi sono affissi derivazionali e tra le sue importanti caratteristiche si considera l’incapacità di essere flessi e derivati, sono fissi all’interno della parola complessa, il loro rapporto con la base è di tipo determinante e si tratta di elementi che sono più brevi della parola. «[...] Pur partecipando a pieno titolo alla derivazione affissale, la prefissazione è considerata un processo meno tipicamente derivazionale della suffissazione. Tale affermazione si fonda sia su motivi morfosintattici sia motivi fonologici[...]».[5] Dall’aspetto morfosintattico i prefissi non possono stabilire la categoria sintattica della parola derivata e per quel che riguarda l’aspetto fonologico, i prefissi dispongono con minor grado di coesione. Monografia Štichauer, P., Tvoření slov v současné italštině, Praha, Karolinum 2007. Miscellanea Renzi L., Salvi G., Cardinaletti A. (a cura di), Tipi di frase, deissi, formazione delle parole, Grande grammatica italiana di consultazione, vol. III, Il Mulino, Bologna 2001. Atto di convegno Iacobini, Claudio, I prefissi dell’italiano, in Fonologia e morfologia dell’italiano e dei dialetti d’Italia. Atti del XXXI congresso della Società di Linguistica Italiana (Padova, 25-27 settembre 1997), a cura di P. Benincà, A. Mioni & L. Vanelli, Roma, Bulzoni, pp. 369-399. Articolo di rivista Mantovani L., Morfologia derivazionale: risvolti applicativi per l’insegnamento dell’italiano L2/L3, in Italiano LinguaDue, VI, 2014, 1, pp. 97 - 116. ________________________________ [1] Grossmann M. - Rainer, F. (a cura di), La formazione delle parole in italiano, Tübingen, Niemezer, 2004, p. 105 [2] Ibidem p. 105 [3] Ibidem p. 105 [4] Ibidem p. 105 [5] Ibidem p. 107