j La Urica volgare 1.3.1. La nascita della Urica volgare: tradizio storici. u ne e problemi taleconcezione ě stata recentemente mel in V ema)del seco]o XII,: < che ha pubblicato una canz^d W n ZzTo'/f^ StUS~ cov^e di Ravenna e nsalente, secondo accertamenti paJeografici, ad mZ cora d, qua]che decennio)> Non ě peró fadle individuare a ]uogoFďori. gineai questo componimento, la cui lingua mostra un intreccio tra ele-. llnguisticj diversi, settentrionali e toscani; nel suo insieme esso appa-piuttosto rozzo, e comunque non ancora in grado di documentare 1'esi-enza "l una vera e propria scuola poetica precedente a quella siciliana. A . questo caso, che richiede ancora accertamenti e studi che verranno "e| prossimi anni, la lirica volgare del Duecento, da cui ha origine il mo-e|loletterario di piú lunga vita e diffusione di tutta la letteratura italiana, 8'unta fino a noi (come giá si ě accennato in 1.1.4) artraverso canzonieri ot-£í2catí semPre a una čerta distanza dal momento della composizione dej * <• Soltanto tre dei canzonieri che ci sono rimasti risalgonc. alla hne del 7ecento, e sono tutti di area toscana: il Vaticano latino 379;l (manasem o ;eca il túoloLibro de VaneKomanze Volgare)- Paauno °« Sso0^ 2I7 deJia Biblioteca Nazionale C^^^^mL Í MÍUStrat0 con miniature); e il Laurenziano Rediano 9 redlceo-Laurenziana di Firenze. j;cnnqizione pone notevoli Proti>ne tQscana dei manoseritti a nostra disposizio f ^ . p., 3ntiofmi di interpretazione linguistica: tutti 1 re . izzazj0ne, ricon-testi siciliani, hanno subíto una fortissimo tosca ^ ^ ^ W n°n soI° alI'area linguisí1Ca .no cominciava ^el{5tteraria dominante che il toscano com iiia>~-- ., : ma antut ento,disting <*a2lone alia storia della Urica del Duec tt ,17) a dare una prima ^i^ndolaintremo- Toscanizza-zionc dclla prima Urica volgare La stona della line* MO KALE FlNo ccNtin ( TKNKMC UV. 36 al \ VOIOARF. ,. Creazione di una lingua letterana illustres distinta dal dialett„ rente, da parte dei poeti sicihan. delia corte dt Federico II (nia "0 ^ n che la loro lingua non coinddesse con .1 dialetto siciliano, prcL"^ ché leggeva i loro testi in lorme adattate a! toscano letterario). i*r COMPONIMENTI E FORME STROFICHE ITALIANS La maggior parte delle forme strofiche e dei componimenti poetici ita ranee íitá. sia per lo svolgimento di tradiaonHocali sia per le diverse interpretazbntoe| sviluppa nel corso del secolo XIII, in seguito aH'influenza della poesia franc provenzale; ma in una tase iniziale si da una grande varieta di schemi e di po^' le forme ďoltralpe (come nel caso del Contrasto di Cielo ďAlcamo, cfr. •3-3). Mol- teplici sono i modi di organizzazione delle forme strofiche, molteplici le comb' nazioni di versi uguali o dissimili: in linea di massima la denominazione delle stn> fe ě ricavata dal numero dei versi che le compongono; la scelta di una o di un'al tra struttura strofica ě motivata dal tipo di componimento. Si hanno cosi terzine, quartine, šestině, ottave, che in linea di principio sono semplicemente strofě di tře, quattro, sei, Otto versi (mentre per strofě piú Iunghe si evitano denominazioni cosi circostanziate); termini come terzina, šestina, ottava si sogliono pero usare per forme piú particolari (solo quartina resta termine gene-rico, valido per ogni successione strofica di quattro versi). Con terzina si intende cosi la struttura di base dei componimenti in terza rima, per i quali ě stato decisi-vo 1'intervento di Dante: si tratta di strofě di tre endecasillabi, ma intrecciate gra-zie a una particolare collocazione delle rime, poiché il verso iniziale e quello finale di ciascuna strofa rimino tra loro e quello centrále dmi con i versi iniziale e finale della successiva, e cosi via, secondo lo schema ABA BCB CDC... (rima rin-tenata o incatenata, cfr. anche 2.1.12 e vol. 5, GENERIE TECNICHE, tav. 70). II termine šestina indica vari tipi di strofě di sei versi; in senso piú corrente si intende con esso la strofa e la forma intera del complicato componimento su cui cfr. GENERI E TECNICHE, tav. 18. II termine ottava definisce la stanza in ottava rima, che a partire dal secolo XIV, col Boccaccio (cfr. 2.5.3) e con i cantari (cfr. vol. 2. GENERI E TECNICHE, tav. 46), divenne il metro essenziale della poesia narratíva italia-na: e costituíto da otto endecasillabi ABABABCC. Le forme liriche essenziali della letteratura italiana sono la canzone e il sonetto. La canzone e modelka sulla canso provenzale e si articola in una série di stanze. II termine stanza, legato alia dimensione musicale, indica le strofě della canzone, della ballata e dei componimenti in ottava rima e sottolinea il fatto che la singola strofa rappresenta uno svolgimento chiuso in se stesso, che «sta» su un certo tono recita-tivo o musicale. Le stanze della canzone italiana hanno in genere una struttura co-«ante, latta di endecasillabi e/o settenari, che si ripete in tutte le stanze del singolo c^ponimento, e sono quasi sempře seguite da un congedo finale. Una stanza di ÚU^^Tme á prima Parte>chiara^ fronte, divisa in genere in due/W-oZ Van° tlp°tra 1 versi di un Piede e quelli dell'altro); e di una seconda ™ in' ° SÍTÍm 0 che Pu° «sere divisa in due volte (anche qui, s^na ZČJI^ ^ ricorrenze dl ™ da una volta aJTaltra); tra la fronte e U rZ^T VeR°* detto chiave, infine il congedo che n Eu?a J™?n ftmttUra ddJa sirma 0 di P^e di essa. Sulla base di ociia udla liri.« italiana La parola Krina r ]c nuovc türme tuet riebe Federieo II e la noora lirica conese Una mum forma di comuni-cazione il vtim c I'immaginc Mo0 cipali. nella poesia del bolognese Guinizzelli e del gruppo fiorentino ď Dante e dei suoi amid. , „ ,. . A differenza di quanto accade nella linea cortese in lingua d V „_,, lirica italiana il těsto seritto aequista stibito un assoluta preminenza- „ merosi sono i casi di lettura orale, ma i testi vengono composti in primU" luogo per essere afťidati alla serittura, per essere recepiti anche da Uľ° lontani. I trovatori provenzali sono insieme poeti e musicisti c la |oro " sia ě strettamente intrecciata alla nuisica. Nella nuova lirica italiana che pure da quella provenzale riprende těmi, schemi, strutture metriche, si h : invece un vero «divorzio» tra musica e poesia: quesťultima ě dovuta alľi. I niziativa di letterati, che concentrano tutta la loro eura nella parola seritta e creano soprattutto per farsi leggerc (anche se spesso dei musicisti com, pongono musica su quegli stessi testi). La preminenza attribuita alla serittura comporta una piú sistematica elaborazione delle forme metriche: alte numerose ed eterogenee forme provenzali (che si definiscono in stretta relazione con quelle musicali) si sostituiscono strutture piú articolate e razionalizzate, mentre il loro numero si riducc; nasce intanto una forma breve di rigorosa architettura. il sonetto (cfr. GENER1E TECNICHE, tav. 36). Prende inizio allora una tenden-za fondamentale destinata ad affermarsi in tutta la letteratura europea: la ricezione della poesia, la sua stessa nozione si sarebbero sempře piú riřeri-te alla pagina seritta. 1.3.2. La scuola siciliana. La nuova lirica cortese che si sviluppa intorno agli anni Trenta del se-colo xill nel vivacissimo ambiente della corte di Federico II ě opera soprattutto di funzionari del governo imperiále o di personaggi comunque legáti alla struttura gmridica e amministrativa. Essi decidono di trapianta-re nel volgare di Sicília i modelli della lirica cortese provenzale; secondo alcun, questo «trapianto» ě voluto dallo stesso imperatore, che ě autore anche di un componimento giunto fino a noi. Dalle piccole corti di Pro-\enza la poesia amorosa passa cosi a una corte di piú vaste dimensioni e nľrsTlí!' V qUeSt° Passag8io vengono eliminati i riferimenti alla cm-ľicľan^rnV COrtl:8lana' 3 persone e vicende ben identificabili; la tema- mu~ naobdTveatiU U" PÍan° PÍÚ aStratt° 6 51 nSOlVe Ín m0we, giudice messinese. uno STEFANO PrOTONO-taro di Messina, Rinaldo D'Aqľino e Glacomino Pľgliese. 1.3.3. U Contrasto di Cielo d'Alcamo: paródia delľamore cortese. Conservato soltanto nel codice Vaticano latino 3-9?- m-1 n0!0 dnche a Dante, é il Contrasto di ClELO D'ALCAMO (Rosafresca mkntissma). databüe agli anni Trenta o Quaranta, che vede ü contrapporsi di forme auliche e illu-stri della appena nata poesia siciliana a una ambientazione e situazione di ge-nere comico. Esso é costruito come un dialogo tra un giullare e una tanciulla. che prima reagisce duramente al corteggiamento deU uomo. ma poi cede ua «a alle sue insistenze; il ťondo linguistico é siciliano. con qualche singolar, demento di derivazione campana. Secondo aleuni studiosi, ú testo era desti-nato a una recitazione cantata. , , .. . -l,. A Ľautore rivela un eccez.onale dominio deUe formule luiguisuche e remn ^conesi; e non sappiamo se egli sia un P^^lZĽlta e k ľrtpcrioiií poetKa comc c&pcncnia imSi.il.. me (.u.ioniu il- Lrntini Akri pocti siciliani cm ŕonne rinn cooiico l ni paródia cortese h; La lirica volgare La scuola siciliana ra Giacomo da Lentini Meraviglioumiente Bpnmo ^ di questa canzonetta coincide con un awerbio che semb ^umcare 1 efferto straordinario. lo stupore generate dalľaffermarsi di «TO poesia. dalla deasione di tradurre il linguaggio della lirica cor-««a volgare sioliano. II componimento si basa su un terna giä ampia-■mtepresente nella poesia provenzale, quello ááfenhedor, cioe dell'in-™o«lo preso da rimidezza. che di fronte alia donna non riesce a mani-^reisuoi sentimenti e resta in predá a turbamento e angoscia: tema ^^>chesara variamente ripreso dagli stilnovisti, c in modo paiticolare Uante nella Vita nova (cřr. T2.1). II turbamento delľinnamorato e la sua r"*®wpacitä di reggere alia presenza della donna si legano qui al mo-*U unmagine dipinta, che avrii anch esse molta diffusione nella poe-^*ccessiva: esso risale alľidea, allora corrente, che ľamore si svilup-Jjr* attraverso una contemplazione delľimmagine della donna, ripro-^ta> per una serie di processi psicologici. entro ľanima stessa delľinna-jjf*10- Nelle prime tre strofe si insiste in modi diversi su questo motivo ^^itrura»: e se le prime due rimarcano il fatto che il poeta porta nel figura della donna, nella terza si fa riferimento ad un ritratto ve-y^oprio che ejjli. fattosi pittore. avrebbe dipinto. In assenza della don-■1 aniante, che non aveva osato guardarla se non di nascosto, fissa msi-^^nente quella immadne-sostituto: ma ciô accresce il fuoco d'amore * a poi. quancjo egli passa accanto alia donna, il turbamento lo co- Una nuova poesia La fragilita cíl turbamento delľinnamorato Contem-pteione delľamata 111)3 seco° contr°le sette toscane: ť in luogo deUe e ed o ľhh ľí™* C°" SUOno aDert0 ^ngiaménti, côrň, men.re. suoni i e «v (p,r, awar," d tOSCano'le «>rrispondenti basi latine produssero' tro'in P^^SlťSff"0, SOn° *ol° tre (a- «). contro le cinque (o le quJf chiuse (anch esse pero vZS^'ŕ* 1,1 Posizione at°na ha solamentC n J-d"nque, in siciliano si avľľ " S»'hano)' e "> Posizione finale rinuncia alla ; turniria ("tomerei")... ^ >P« "rallegrare"), Come si noterä fan'1 J^PJ* senza grandS qUCSte forme * wlito potevano essere toscaní^ --i^Prabfcn«, ma non cosí in posizione di rimaj^ella^. ^ lirica volgare. la soj0la sioliana con 5 so- Ä forma siciliana originaria .„ [u ^.vedriie (nella forma s.c.hana originaria tutIe i„ ,ti). ££££ * ^inidas {ú ftnale della ,, « nfra lo core meo / porto la tua figúra,, v ene npetu "„ all^nizio della 2, «In cor par ch eo v, pom», e cosí aceade tra fl finále ddk 4^ľL nizio delia 5>- In cor par ch'eo vi porti, pinta como parete, e non pare di fore. O Deo, co' mi par forte. Non so se lo sapete, con' v'amo di bon core: ch'eo son si vergognoso ca pur vi guardo ascoso e non vi mostro amore. w. 10-12. «sembra che io vi porti in cuore. ritratta come apparite (come siete real-mente), e non si vede dall'esterno»: notáre la ripetizione del verbo parere. in quat-tro versi successivi con significatí diversi. v. 13. co'... forte: «come mi sembra cru- dele»; la forma co. e quella con al verso 15. sono gallicismi per come. v. 17. che vi guardo soltanto (pur) di na- scosto. zone di Stefano Protonotaro e infatti pienamente legittima la rima taciril diri (w. 7-%),displaciri I adiveniri {m. 43-44), in casi simili i copisti toscani, inserendo le forme a loro piu familiari, introducevano nella tradizione letteraria rime apparentemente imperfette come tacere I dire, dispiacere I adivenire (oppure. ad esempio. uso I amoroso da un originario usu I amurustf, porti I forte da porti Iforti, ecc.). Talvolta, per converse, per mantenere la rima essi conservavano forme tipicamente siciliane, co-nje nut, o vui. Infine, la diversita delle due lingue pote\a introdurre improprieta an-cbe senza alcun intervento sul testo. laddove intenenisse la differente pronuncia *»Pena e chiusa) delle vocali e ed 0; basti pensare alia rima piu abituale della nostra **aficaaone, cubre I amore: una rima perfetta per un poeta siciliano (che avesse *aso di usare la forma latineggiante e provenzaleggiante amort al posto deUa lo-amuri), per il quale la o tonica aveva sempre suono aperto (am I man); ma "■Mrima perfetta solo per I'occhiote non per ludito) nella penisola. n prestigio raggiunto dalla lirica siciliana era tale, che agl. oechi de, poet, to-^can. due-trecenteschi queste rime imperfette apparvero come de He forme:tw> e legittime. Accadde ccsf che non solo le nwperlocchto u ono no ^«0«) considerate perfette lungo l'in.era storia del a nostra trad z.one lett ra "f."»achei nostri pin rJri due-trecen.esch, (e. ^ ^ccessivi) finirono ... - - tP- Hi Hui, in Uante, ic • - — ««.tcssivii tinirono 1 on in Dante le rime/«'/ (Do. PKsero quindi il nome di rime siciliane: di qu > , jn petrarca, altruil v I'P'etosa, 27-28), lume I nome I come {If™*- ^ oni, in cui ancora trov.a-{C°»zoniere, CXXXIV, 11-14); fmo al 5 A^'° dl W" _ EPOCAI LA CIVILTA COMUNALE FINO Al. >3o0 Avendo gran disio, 20 dipinsi una pintura, bella, voi simigliante, e quando voi non vio, guardo 'n quella figura, e par ch'eo v'aggia avante: 25 come quello che crede salvarsi per sua fede, ancor non veggia inante. Al cor m'arde una doglia, com'om che ten lo foco 30 a lo suo seno ascoso, e quando piú lo 'nvoglia, allora arde piú loco e non pô stare incluso: similemente eo ardo 35 quando pass'e non guardo a voi, vis'amoroso. S eo guardo, quando passo, inver' voi. no mi giro, bella, per risguardare. 40 Andando, ad ogni passo getto uno gran sospiro che facemi ancosciare; e ceno bene ancoscio, c'a pena mi conoscio, 45 tanto bella mi pare. v. u. vio: vedo (forma siciliana); quello ehe nejla prima strofa (w. 4-6) era il termíne di una similitudine, qui viene pre-sentato come un'esperienza reale (U poeta ha diptnto un'immagine delia donna) w. 25-27. «come quello che crede di salvám per la sua fede, anche se non veda davantr a se 1 oggetto delia sua fede»- ľe-spenenza delľamame, che si concentra ^"^^Pinta e non reálen del fuoco, e quanto piú lo copre uVntw di sé ('nvoglia: "awolge", "copre '. unto piú lí (loco, forma meridionale 01. «• verbio di luogo) esso arde e non pi» manere chiuso. , „. w. 37-39. «Se quando passo S"*1*^. so di voi non mi giro, bella. Per ^'pj. vi una seconda volta (risguar^''- *■ ^ versi gli atteggiamenti di tr0,"-: .... sguardo: al v. 17 ľamante guarcU ^ scosto, al v. 35 passa senza guar passa e guarda, ma poi si girJ f" guardare di nuovo (Contini v. 42. ancosciare: singhiozzare-w- 43-45- e dawero con buo singhiozzo, perché a stento rm . (conoscio, forma parziataente delia prima persona del p«se í^oO? j tivo di conoscere: in Sicilian0 rn TI.3 5° 60 LA LIRICA VOLGARE. LA SCU0LA SICILIANA Assai v'aggio laudato, madonna, in tutte parti di bellezze ch'avete. Non so se v e contato ch'eo lo faccia per arti, che voi pur v'ascondete. Sacciatelo per singa, zo ch'eo no dico a linga, quando voi mi vedrite. Canzonetta novella, va' canta nova cosa; levati da maitino davanti a la piu bella, fiore d'ogni amorosa, bionda piu c'auro fino: «Lo vostro amor, ch e caro, donatelo al Notaro ch' e nato da Lentino.» misciu), tanto mi appari bella (con un passaggio dal voi al tu: pare e second.! persona singolare). v. 47. in tutte parti: dappertutto. v. 48. per la vostra bellezza (believe e qui singolare, dal siciliano billizzi). ™- 49-54. Non so se vi e stato raccontato die io lo faccia ad arte (arti e forma sici- liana singolare), e per questo continuate anascondervi; sappiatelo dai segni (.<«>• ™neutroplurale latino signa) quello (zo e lorma meridionale per rid) che io non nesco a dire con la lingua, quan Jo voi mi V'5S- n°vella: nuova, appena composta. v. 56. «va a cantare (forma sintattica siciliana con doppio imperativo) una cosa nuova»: il congedo della canzonetta ě animato da un senso di novita, di fre-schezza. di scoperta. sottolineato nel v. 57 dall'invito alia poesia a levarsi di buon mattino per presentarsi alia donna, v. 60. auro: torma siciliana per oro (dal latino aumm. con conservazione del dit-tongo au). v. 61. caro: prezioso. v. 63. da Lentino: per alcuni ě un sempli-ce cognome «si chiama da Lentini», per altri indica il luogo di nascita dell'autore. Lentini, nella Sicilia orientale. Dolce coninzamento r?"esta canzonetta (riportata dal solo codice Vaticano larinc,3793) con-gia „el verso ^ a richiam0 a qualcosa che commaa. J «dd ^ di una poesia e di un'esperienza amorosa ch S°HCre *™ D°P°tam' fot i* a so p endente fre- scrl! deUa nostra letteratura oggi poss>*m° ^" ' e4,re\ii prenderne * ^est0 coninmmento: e non poss.an«^ P '»«*>« come emblema dell'inizio delk poes.a Italian*