RIME, LI 321 nnett0 sulla jgajáM^la .quale_comgarirá , . ' ^rl^diJnf^ 136, é la Mg]ior ICtlZ U" ■ ^^^dLDante a Bc^ del qualí" discorre il Bo ^0íí^r^ [Firenze], « come a luogo piu fertlle ( .•„ndaJr—"1 r,'5indó a Boloena» (ed. r,i,-rri - -n ~ c del ccac- di tal e. ►Sii 'andó a Bologna» (ed. Guerri, p. 9). Naturalment avvenisse davvero per studio o per altro, ě cosa che ggiorno ^ terminus ad quern ě fornito dal fatto che la interessa• —^ acjeSpota (e ció tece sorgere dubbi illegi í ftj^J^Í-j^g^T^^Qnemoriale del notaio bolognese .„u ftú^* rÍpK?28'žPun terminus a quo, valido nella sola ipo il so. non lirica stra ^^}m^me aVeSSe lu0g° fra le due torri Pendenti," edunque t^3^oiinvalido, fu indicato nell'isolamento di esse e nella forma-fnedi piazza Ravegnana, lavori compiuti nel novembre 1286. II senso cornplessivp del spnetto non ě evidente, perché quella del v. 5 non puó essereÍGarisenda stessa: la quale, non che esser la maggiore, ě la metá, deflroncamento trecentesco era piu breve, della torre degli ,.-,;ii che le sta a fianco (secondo il Parodi, che s'awicina a Oddone itti, il poeta contempló la Garisenda, e domandó distratto che torre fosse quella). X§Jlto_meno_ragionevole ě che quella indichi invece l'Asinella, perun errore visivo di Dante (Ricci, Torraca, Pellegrini, Filippini). Resta lapossibilitá che quella, la maggior, sia una donna: giá accennata dal Car-duccij_accolta e sviluppata da Emilio Lovarini e da Guido Mazzoni, nella dichiarazione piu organica che sia stata data del sonetto. Secondo questa spiegazione, il poeta, mentre contemplava la torre, non poté riconoscere u"a segnalata signora che passava; e se questa fosse una donna di nome Garisenda 0 una dei Garisendi (in mezzo alia sua solita interpretazione cr'Ptografica il Valli ricordó almeno che un Garisendi, Gherarduccio, fu '"corrispondenza poetica con Cino da Pistoia), la coupe del v. 4 (&* Gan-íenda I torre), facendo riferire a Garisenda anche quella, riuscirebbe piu jgncent* Tutto ě comunque una divertita ip^bgle ,di, scuola, un Jglett0 d'album, come elegantemente pare al Mazzoni. 322 rime, li Non mi poriano giá mai fare ammenda del lor gran fallo gli occhi miei, sed elli non s'accecasser, poi la Garisenda torre miraro co' risguardi belli, e non conobber quella (mal lor prenda) ch'e la maggior de la qual si favelli: pero ciascun di lor voi' che m'intenda che giá mai pace non faro con elli; poi tanto furo, che ció che sentire doveano a ragion senza veduta, non conobber vedendo; onde dolenti son li miei spirti per lo lor fallire, e dico ben, se '1 voler non mi muta, ch'eo stesso li uccidro, que' scanoscenti. 2. sed: cfr. La dispietata mente, v. 64. 3- poi (anche del v 9): «poiche-4 co' risguardi belli (ma il Memoriále 69 ha «cum h sguardi-): cheque-sťespressione sia un complemento di qualitá da rifenre a 11a torre,;gia »w inteso in particolare il Parodi, che nei risguardi vedeva le hnestreleocm simile (ma nella realtá si tratta, ahimě, di anguste fentoie). ťer 11l« sono antichi corridori o ballatoi intorno alia torre. Pienamente con ^ rinterpretazione del Mazzoni, appoggiata su esemm *ran^1,(:he penw bello sguardo, da cui si gode un'ampia vista. 6. II Mass"0'inammissi-pure a una donna, vorrebbe leggere ch'e, la, maggior, costru nduzj0ne bile. 7. voi' (da cui anche vo'), piu che un lombardismo, fl caJ0 toscana di voglio iniziatasi davanti a vocale. 8. elh anc ^ ^ obliquo ě normále in Dante (Inf. in 42, Pwrg. x^n x.3 oarola-rima del Qui ripete (almeno nella lezione del Chigiano e affini) la P .fl ^wor. v. 2. IIJVIemoriale ha «sonelli». (Per elle basti rimandare a Q tanV> v. uSfper ello, zŤre pmsTď aggio, v. 8, se ě dell^[txxola hgj furo: «Iuron^apacij>_(ťfa tanto sarebbe piu ordinano, di q ,prcsen*^ «feron» del Veroneiě}, e perció «giunsero a tanto »>; sent • ^ ^ (c|r J 10. oration:«a norma di ragionevolezza». 14- &': non g ti \ -L _gh occfflcon cui pure il /or del v. 12); i/cciV/ró: si no n ^0 %normle), come in un verbo di seconda coniugazioi -n antico 6). richiMránno presso Schiaffini, Testi fiorentini cit., P- 0 > manca neppure nei futuri della prima (cfr. nota a 5o««»f • . 0 tfiSff3^ "^owCTíí^MgnotBntí»(il senso del provenzale ito^'J-^ ISSiiicfr. ŤalooliRíio-nla: «ahi cavaliere villano, come voi » . della scente, quando vedete che io sono tanto stanco, e richied 8 Per la fonetica cfr. Non canoscendo, v. i. DANTE ALIGHIERI OPERE MINORI VOLUME I • TOMO I VITA NUOVA RIME A CURA DI DOMENICO DE ROBERTIS E GlANFRANCO CONTINI RJCCARDO RICCIARDI EDITORE MILANO • NAPOLI