ELEMENTI DRAMMATICI NELLE "LAUDE" DI IACOPONE DA TODI Author(s): Niccolò Scaffai Source: Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Classe di Lettere e Filosofia , 1999, Serie IV, Vol. 4, No. 2 (1999), pp. 451-471 Published by: Scuola Normale Superiore Stable URL: https://www.jstor.org/stable/24308335 REFERENCES Linked references are available on JSTOR for this article: https://www.jstor.org/stable/24308335?seq=1&cid=pdf- reference#references_tab_contents You may need to log in to JSTOR to access the linked references. JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact support@jstor.org. Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at https://about.jstor.org/terms is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Classe di Lettere e Filosofia This content downloaded from 151.25.141.167 on Mon, 19 Oct 2020 12:13:32 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms 451 ELEMENTI DRAMMATICI NELLE LAUDE DI IACOPONE DA TODI Questioni di metodo 1. Il termine 'lauda drammatica' definisce propriamente una form di poesia religiosa destinata alla rappresentazione, sviluppatasi a partir dai primi decenni del XIV secolo1. In quel periodo l'esperienza letterar di Iacopone da Todi era già conclusa (la morte dell'autore è colloc intorno al 1306): di qui la difficoltà di considerare senz'altro i compon menti del tudertino come laude drammatiche (forse con la sola eccezio della lauda 70, Donna de Paradiso)2. Più antica, invece, l'origine di un genere difficilmente circoscrivibile quale il dramma sacro, da far risalire, secondo molti, al X secolo, duran il quale si afferma e si diffonde in diverse aree europee il Quem quaeritis, brano pasquale a struttura dialogica generalmente ritenuto 'incunabol delle vere e proprie sacre rappresentazioni3. Le prime forme di attu lizzazione drammatica del rito liturgico sono avvenute per farcitura, c Per le citazioni e la numerazione delle laude si utilizza l'edizione a cura di Franco Mancini (Bari, Laterza 1974). 1 Cfr. F. MANCINI, Lauda, in Dizionario critico della letteratura italiana, diretto da V. Branca, Torino, UTET 1986, s.v. 2 Cfr. G. CONTINI, Poeti del Duecento, Milano-Napoli, Ricciardi 1960, tomo II, 5: «La fenomenologia della lauda, esattamente come quella della ballata, giunge a includere monologhi e dialoghi e scene di più personaggi, senza e con messa in scena. All'ultimo tipo, con due altre che, incluse come la jacoponica nel laudario di Urbino, mise in rilievo il De Bartholomaeis, appartiene la lauda Donna de Paradiso di Jacopone: forse la prima che meriti la denominazione di lauda drammatica. Ma l'evoluzione teatrale vera e propria è un fatto più tardo, iniziato, per quanto è documentabile, da testi perugini del Trecento». 3 Cfr. J. Drumbl, 'Quem quaeritis. Teatro sacro dell'alto medioevo, Roma, Bulzoni 1981. Per un quadro esauriente sulle origini della drammaturgia medievale si veda S. Carandini, Teatro e spettacolo nel medioevo, in Letteratura italiana, diretta da A. Asor Rosa, VI. Teatro, musica, tradizione dei classici, Torino, Einaudi 1986, 15-67, da con sultare anche per la ricca bibliografia sull'argomento. This content downloaded from 151.25.141.167 on Mon, 19 Oct 2020 12:13:32 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms 452 Ν. SCAFFAI tramite l'inserzione di brani r consentendogli di partecipare premesse altomedievali si inne di Ranieri Fasani4: le declamazio eseguite dai Disciplinati nelle rirono lo sviluppo di forme dr religioso, non erano più vinco In un secondo tempo il mov in coincidenza con la nascita d sero le prime confraternite la le laude)5: fu forse in questa f decenni del XIV secolo, che i manifestazioni teatrali6 (poche anteriori, contemporanee, per L'opera di Iacopone è collega quella dei Disciplinati; tuttavi iacoponico (in particolare i con Flagellanti, le differenze tra non sono di poco conto: innan accompagnate musicalmente, 4 AA. W., Il movimento dei Disciplin 1260). Convegno internazionale, Pe Petrelli 1962. 5 Cfr. L. Leonardi, F. Santi, La Le italiana, diretta da E. Malato, I, Da (in part. 362-363). Sui laudesi si ve avverso alla cultura della penitenza, e III, 4. 6 Cfr. A.M. ΤERRUGGIA, In quale momento i Disciplinati hanno dato origine al loro teatro1, in II movimento dei Disciplinati cit., 434-459. Queste le conclusioni cui giunge la studiosa: «Certo è che nel suo primo sorgere il teatro dei Disciplinati non imita il teatro sacro latino. Essendosi svolto dalla lauda lirico-narrativa a questa rimane legato per lungo tempo. L'imitazione avviene in una seconda fase quando si vuol raggiungere una maggiore spettacolarità e drammaticità. Vagliando i dati esposti mi pare di poter fissare il periodo evolutivo del teatro umbro così: nei primi decenni del '300 la lauda narrativa viene utilizzata per le prime rappresentazioni; nel quarto decennio si creano le laude con forma decisamente drammatica e teatrale.» (458-459). 7 In Angela da Foligno (nata forse nel 1248 e morta nel 1309) è ricordata l'ese cuzione di una Passione drammatica: «Per questa ragione, quando fu rappresentata la passione di Cristo sulla piazza di santa Maria (sarebbe stato un motivo da indurre al pianto), mi assalì tale contento e mi rapì con tal piacere che persi la parola e, sotto il peso di quella gioia inenarrabile, caddi per terra.» (A. Da Foligno, Il libro dell'esperienza, a cura di G. Pozzi, Milano, Adelphi 1992, 136). This content downloaded from 151.25.141.167 on Mon, 19 Oct 2020 12:13:32 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms ELEMENTI DRAMMATICI NELLE LAUDE DI JACOPONE DA TODI 453 lette ο recitate8; inoltre le esecuzioni dei Disciplinati avvenivano certo, agli inizi della loro attività, in presenza di comunità vaste (laiche e urba ne), quelle delle laude iacoponiche erano probabilmente riservate, alme no in origine, a un pubblico più ristretto di confratelli (ad esempio con la funzione di educare i novizi)9: forse a questo scopo, «vivente Iacopone, le laude circolarono in pergamene isolate ο a piccoli gruppi nelle miscella nee dei frati Minori»10. Componimenti particolari, quali i contrasti tra l'anima e il corpo, venivano tradizionalmente recitati per le esequie di un confratello: è legittimo pensare che anche i contrasti iacoponici avessero questa funzione celebrativa11. In seguito, com'è noto, alcune laude co nobbero notevole fortuna teatrale (è il caso di Donna de Paradiso, rappre sentata dal Medioevo ai giorni nostri), mentre altre entrarono nel reper torio dei predicatori, godendo per questa via di un'ampia divulgazione. Effetto della diffusione conosciuta dal laudario iacoponico e dell'impiego di brani delle laude da parte dei predicatori è l'adattamento linguistico, specie al modello toscano, di cui risente notevolmente laprinceps del 1490 (così come le successive edizioni, almeno fino al restauro compiuto dalla Ageno e proseguito da Mancini in tempi assai recenti). Testimonianze indirette quali la conoscenza dei modi rappresentativi adottati per testi laudistici in epoche successive ο per le ballate profane lasciano supporre che la maggior parte delle laude iacoponiche (o almeno quelle rifatte sullo schema della ballata) venissero eseguite in modo che alla voce (o alle voci) recitanti si alternasse quella di un coro preposto a ripetere il refrain, secondo un uso antichissimo mutuato dalla lettura dei salmi12. 8 «[...] La tradizione d'autore è [...] sempre manchevole di notazione, tanto che si può dubitare che le laude iacoponiche fossero in origine musicate (anche se in Ο novo canto si allude ad un'esecuzione, e si dimostra una certa competenza teorica)» (Leonardi, Santi, op. cit., 372). 5 LEONARDI, Santi, op. cit., ricordano che «i più antichi codici dicono le laude iacoponiche composte "pro consolatione et profectu novitiorum studentium"» (372); sulla destinazione delle laude vedi anche M. PERICOLI, Lauda drammatica e dramma sacro a Todi, in AA.W., Iacopone e il suo tempo. Convegno del Centro di Studi sulla Spiritualità medievale, 13-15ottobre 1957, Todi, Accademia tudertina 1959,133-141. G. Pozzi (Jacoponepoetai, in Id., Alternatim, Milano, Adelphi 1996, 87) ipotizza che all'origine della scelta di Iacopone di scrivere in forma metrica vi sia la necessità di facilitare l'apprendimento dei propri testi da parte dei fruitori di ambiente monastico. 101. DA Todi, Laude, ed. cit. a cura di F. Mancini, Note, 440. 11 Cfr. F. Mancini, Per una collocazione storiografica del laudario urbinate, in AA.W., Letteratura e critica. Studi in onore di N. Sapegno, II, Roma, Bulzoni 1975, 49 92 e C. Delcorno, Contrasti iacoponici, in AA.W., Iacopone da Todi. Un francescano scomodo, ma attuale, «Quaderni della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna», I, 1997, 63-79. 12 Cfr. G. Ropa, I testi liturgici, in Lo spazio letterario del Medioevo, a cura di G. Cavallo, C. Leonardi, E. Menestò, 1. Il Medioevo latino, I. La produzione del testo, Tomo This content downloaded from 151.25.141.167 on Mon, 19 Oct 2020 12:13:32 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms 454 Ν. SCAFFAl Ciò stabilito, restano aperte 1) La forma drammatica d teatrale? 2) Se elementi strutturali quali la forma dialogica autorizzano a de finire drammatici i testi di Iacopone, la stessa definizione non può essere estesa ad altri componimenti medievali quali il Contrasto di Cielo d'Alcamo ο il De anima cum corpore di Bonvesin de la Riva (con il rischio conse guente di un ampliamento della categoria drammatica a testi tanto dissi mili da rendere, di fatto, inutilizzabile la categoria stessa)? 3) Le laude di Iacopone, al di là della fruizione da esse in seguito conosciuta, sono state concepite dall'autore come testi drammatici? 2. «La ricerca storica muove all'esplorazione del passato partendo da una consapevolezza di ciò che è contemporaneo: né in altro modo la storia potrebbe essere, come deve essere, attuale. Perciò nel giuoco dell'in telligenza del teatro sacro entra anche il post factum delle forme teatriche italiane che più ο meno risultano attinenti a quei modi della lauda dram matica»13. L'avvertenza di Mario Apollonio è di grande valore sul piano metodologico: sebbene le forme drammatiche medievali possano essere messe in relazione con quelle teatrali moderne, è sempre presente il ri schio di un'indebita estensione alle prime di modi e funzioni validi solo per le seconde. Le voci bibliografiche più recenti sulla storia del teatro14 contemplano il dramma medievale nelle sue varie forme, da quella giullaresca a quella laudistica, come un fenomeno marginale e sostanzial mente estraneo all'evoluzione teatrale vera e propria, che ha portato in epoca moderna al recupero di forme codificate nell'antichità classica. Ancora troppe zone d'ombra ostacolano la cognizione chiara della drammaticità medievale: difficile stabilire, ad esempio, se chi componeva ο recitava drammi e laude avesse coscienza di agire entro una dimensione II, Roma, Salerno 1992, 388: «Esiste nella Chiesa [...] una lunga tradizione di canto alternato, che risale in qualche misura al modo stesso di salmodiare della comunità ebraica. Almeno dal IV secolo l'Occidente conosce, accanto alla salmodia diretta affi data al salmista [...], la salmodia responsoriale, in cui l'assemblea "risponde" al salmista con un ritornello, e la salmodia antifonica, eseguita coro contro coro». Sulla relazione tra il genere della lauda e i salmi vd. E SuiTNER, Alle origini della lauda, in «Giornale storico della letteratura italiana», CLXXIII, 1996, 563, 321-347. 13 M. APOLLONIO, Lauda drammatica umbra e metodi per l'indagine critica delle forme drammaturgiche, in II movimento dei Disciplinati cit., poi in AA.VV., Il teatro medievale, a cura di J. Drumbl, Bologna, il Mulino 1989, 250, da cui si cita. 14 Si veda, ad esempio, L. ALLEGRI, Teatro e spettacolo nel medioevo, Roma-Bari, Laterza 1988. This content downloaded from 151.25.141.167 on Mon, 19 Oct 2020 12:13:32 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms ELEMENTI DRAMMATICI NELLE LAUDE DI JACOPONE DA TODI 455 oggi definibile 'teatrale'. Più probabile che il dramma di contenuto reli gioso venisse ricondotto, al di là della questione del genere, alla dimensio ne liturgica ο paraliturgica. Dal punto di vista terminologico, dunque, 'dramma' andrà distinto da 'teatro' (così come, più in generale, sarà me glio parlare di 'spettacolarità' piuttosto che di 'spettacolo', sottintenden do il primo termine una qualità per così dire spontanea della lauda e di altre forme letterarie medievali). Il secondo quesito proposto riguarda la specificità drammatica della lauda (in particolare di quella iacoponica) rispetto ad altre forme coeve. La lauda adotta, in molti casi, la forma metrica della ballata15 (impiegata anche dai rimatori profani di ascendenza giullaresca) che, per l'alternanza di strofe e ripresa, favorisce l'attuazione delle potenzialità drammatiche del testo, sia esso di contenuto religioso ο laico16. I componimenti giullareschi hanno spesso dignità drammatica pari alle laude iacoponiche; talvolta, invece, testi assimilabili a quelli drammatici (specie per la pre senza della forma dialogica) sono funzionalmente distinti da essi. E il caso, ad esempio, del già ricordato contrasto De anima cum corpore di Bonvesin de la Riva; della differenza tra questo e il contrasto iacoponico ha scritto Giovanni Getto: «Diremo solo che mentre in Bonvesin assistia mo a un susseguirsi di discorsi spesso prolissi (con l'intervento del Crea tore; con un capitolo generale delle diverse membra, che prendono la parola; con la convocazione del cuore, che si difende accusando l'occhio, che a sua volta ribatte), in Jacopone tutto si riduce ad una serrata alter nanza drammatica fra i due protagonisti. Qui il contrasto assurge vera mente a simbolo di una condizione intima, di una dilacerazione fra ani ma e corpo»17. La specificità delle laude iacoponiche è dunque valutabile attraverso l'esame dettagliato dell'andamento strutturale dei testi: a questo scopo, ritengo che un utile strumento possa essere rappresentato dalla tipologia approntata nella seconda parte di questa ricerca. 15 Sulla metrica delle laude si vedano almeno di A. RONCAGLIA, Nella preistoria della lauda: ballata e strofa zagialesca (in II movimento dei Disciplinati cit.), DaAvicebron a Iacopone (in Le laude drammatiche umbre cit., 81-103). 16 Cfr. SuiTNER, art. cit., 339-340: «Anche per quanto riguarda il problema del l'assunzione da parte della lauda della forma della ballata profana, la forza della tradi zione del canto liturgico va ovviamente messa in primissimo piano. Era proprio quel canto ad avere un carattere largamente responsoriale, a fare grande spazio all'alternarsi del canto fra i celebranti e il pubblico, fra un solista e un coro. Qualcosa di simile quindi a quel che accade nella lauda e nella canzone a ballo profana.». 17 G. Getto, Il realismo diJacoponeda Todi, in «Lettere italiane», Vili, 1956,236. This content downloaded from 151.25.141.167 on Mon, 19 Oct 2020 12:13:32 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms 456 Ν. SCAFFAI 3. Dal saggio di D'Ancona, fin Canettieri19 e Leonardi, Santi20 considerato tra i fondamenta esempio, ha posto l'accento sul ' Giorgio Petrocchi ha notato n struttura drammatica ο quant Un quadro esauriente della q religiosa delle Origini e in Iaco buti segnalati in quel saggio n Vincent Moleta24, pur par condivisibili25, giunge a delle specie riguardo ai presunti ca componimento del quale gli s tosto, i caratteri innovativi risp 18 Art. cit. 19 P. CANETTIERl, Laude di Iacopone da Todi, in Letteratura italiana, diretta da A. Asor Rosa, Opere, I.Torino, Einaudi 1992, 121-152. 20 Op. cit. 21 L. Russo, Iacopone mistico poeta, in «Leonardo», 20 settembre 1926, 233-243 (poi in Problemi di metodo critico, Bari, Laterza 1922,7-38 e, infine, in Ritratti e disegni storici, Bari, Laterza 1951, 36-68). 22 G. PETROCCHI, La letteratura religiosa, in Storia della letteratura italiana, a cura di E. Cecchi e N. Sapegno, I. Le origini e il Duecento, Milano, Garzanti 1965,666-681. 23 Lauda drammatica umbra cit. Tra le voci ricordate da Apollonio vale la pena di citare qui: E. Monaci, Uffizi drammatici dei Disciplinati dell'Umbria, in «Rivista di Lilologia Romanza», I, 1872; A. D'Ancona, Origini del teatro in Italia. Studi sulle sacre rappresentazioni, seguiti da un'appendice sulle rappresentazioni di contado toscano, Lirenze, Successori Le Monnier 1877; V. De Bartholomaeis, Origini della poesia drammatica in Italia, II edizione accresciuta e illustrata, Torino, Società editrice intemazionale 1952 e Laude drammatiche e rappresentazioni sacre, voli. 3, Lirenze, Le Monnier 1943; P. TOSCHI, Le origini del teatro italiano, Torino, Einaudi 1955 24 V. Moleta, Dialogues and dramatic poems in the Laudario iacoponico, in «Italian Studies», XXX, 1975, 7-29. 25 Ibid., 7: «The poignant beauty of'Donna de Paradiso', xciii, oveshadows Iacopone's other dramatic laude. It also obscures the fact that throughout the Laudario he gives vent to a dramatic impulse, even in poems not cast in dramatic form». 26 Ibid., 29: «That celebrated liturgical drama ['Donna de Paradiso'] remains faithful to the Passion narrative and excites a sympathetic emotional response to the graphically rendered anguisch of Christ's mother. It may be superior in quality to the many Passion planctus in other early laudari, but it does not differ from them in kind. In that sense it is one of the most conservative of all Iacopone's poems, and the least representative of his dramatised 'meditatio pauperis in solitudine'». 27Cfr. P. MANCINI, Tradizione e innovazione in 'Donna de Paradiso', in AA.W., Atti del Convegno Storico iacoponico, Todi, 29-30 novembre 1980, a cura di E. Menestò, Firenze, La Nuova Italia 1981, 155-176 (ora anche Spoleto, Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo 1992). This content downloaded from 151.25.141.167 on Mon, 19 Oct 2020 12:13:32 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms ELEMENTI DRAMMATICI NELLE LAUDE DI J ACOPONE DA TODI 457 Il secondo contributo, di rilievo maggiore rispetto al primo, è rap presentato dagli Atti del V Convegno organizzato dal Centro di Studi sul Teatro Medioevale e Rinascimentale (Viterbo 1981), dedicato alle Laudi drammatiche umbre delle origini. Tra i vari interventi, il più vicino all'ar gomento qui affrontato è quello di Enrico Menestò: lo studioso analizza «le fonti [...] delle laude drammatiche di Iacopone da Todi e la loro con seguente struttura tematica»28, fornendo preziosi chiarimenti sulla coscien za drammatica dell'autore e sullo statuto dei suoi componimenti: «[...] Malgrado l'onnipresenza ο quasi di una struttura drammatica ο quanto meno dialogica nel Laudario, il francescano tuderte non si può definire uomo di teatro. [...] Che poi un gruppo, anche ben nutrito, di laude, acquisti carattere di rappresentazione sia pure sommariamente ma essen zialmente teatrale, dipende dal loro andamento deciso, drammatico, ignaro di sfumature; così che persino l'idea morale, la concezione mistica, pur assumendo talvolta l'indeterminatezza astratta del simbolo, vengono ad acquisire la fisionomia specifica delle dramatis personae. Ma questa coin cidenza non è in Iacopone voluta»29. Menestò nega, in sostanza, la consapevolezza drammatica di Iacopone. Si è detto, del resto, come lo sviluppo teatrale della lauda a opera dei Disciplinati sia avvenuto probabilmente in epoca successiva, sia pure di poco, agli anni in cui Iacopone scriveva: questi avrà semmai favo rito, con le sue particolari scelte stilistiche, l'attuazione di potenzialità drammatiche connaturate al genere. Sebbene alla composizione di alcune laude iacoponiche possa soggiacere un intento rappresentativo30, ardua sarebbe come si è visto, la loro attribuzione al genere drammatico. In altre parole la fruizione drammatica delle laude iacoponiche, la loro vera e propria recitazione, è probabilmente un fatto successivo alla loro compo 28 Menestò, Le laude drammatiche cit., 105. 25Ibid., 112-113. 30 Concepiti per l'esecuzione drammatica sembrano essere i contrasti, specie quelli de anima cum corpore, dei quali è documentata, come si è accennato, l'esecuzione in occasione della morte di un confratello. D'altra parte, sussistono dubbi anche sull'ori ginario intento rappresentativo di Donna de Paradiso (sebbene se ne possa garantire l'effettiva fruizione drammatica già in epoca antica): «Indubbiamente, l'esigenze d'una rappresentazione scenica spiegherebbero l'andamento e la particolarità della "Donna de Paradiso" rispetto all'altre laude dell'opera jacoponica, ma se leviamo lo sguardo dal testo alla situazione circostante dovremo necessariamente ammettere che il teatro, ap parentemente implicito nei dialoghi, negli interventi corali e nei personaggi approntati dal tuderte, è del tutto assente o, perlomeno, non documentato» (G. Guccini, Le quattrofiglie di Dio nel laudariojacoponico: dramatis personae' ο strutturazione liturgical, in AA. VV., Ilfrancescanesimo e il teatro medievale. Atti del Convegno nazionale di Studi, San Miniato, 8-10 settembre 1982, Castelfiorentino, Società storica della Valdelsa 1984, 150). This content downloaded from 151.25.141.167 on Mon, 19 Oct 2020 12:13:32 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms 458 Ν. SCAFFAI sizione, dovuto all'iniziativa de dall'autore31. Meglio, pertanto, focalizzare menti drammatici nelle laude matiche tout court. Canone e tipologia 1. Elemento drammatico fon pur non garantendo l'intento essere infatti ricondotto alla t drammatizzazione di entità as stingue da molta della produz 31 Almeno in un paio di casi Iaco del testo (secondo un uso che diver interpretabili come prove indirette pubblico chiamato a vedere e ad asco sì è Ί letto / co l'ordenato affetto, / e 84, w. 9-12 «O tu, om, che stai en te t'ensegna; / or non dormir, briga letteratura religiosa, in Storia della civ I, Dalle Origini al Trecento, Tomo 32 «La lauda, nelle forme più aper sermocinatio, quella simulazione di d predicazione cristiana, in ciò debitr art. cit., 67). Su questo punto si ve saggio di E. AUERBACH, Sermo hum antichità latina e nel Medioevo, trad. allegorica cfr. almeno C.S. Lewis, L 1969 e A. Fletcher, Allegoria: teor Lerici 1968. Lewis, in particolare, so sermoni e nei trattati e la frequente letteratura e nelle arti figurative. Le non presupponevano la trasposizion di Vizi, Virtù, Passioni, Sensi nelle l court, come indizio di rappresentabi prio sulla base di quelle disputation mentali del contrasto (entrambi se l'uno drammatico e incentrato su per e animato da personificazioni allego zioni medievali attingeranno dal rep in seguito, ad esempio fuori d'Italia anche dispute tra soggetti allegorici English Drama. Essays Critical and This content downloaded from 151.25.141.167 on Mon, 19 Oct 2020 12:13:32 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms ELEMENTI DRAMMATICI NELLE LAUDE DI JACOPONE DA TODI 459 mento. La presenza del dialogo, ad esempio, individua lo stile del laudario iacoponico rispetto ad altri cronologicamente non distanti quali il Cortonese e il Magliabechiano: in essi non hanno luogo laude intera mente dialogate, la stessa presenza del dialogo risulta per lo più minoritaria rispetto alla componente lirica e a quella didascalica e, infine, il contenu to dei dialoghi e i personaggi sono ispirati esclusivamente al racconto biblico ed evangelico (sono privi, cioè, dei tratti di realismo quotidiano ravvisabili nei dialoghi e nei personaggi di Iacopone). Distinguo in due categorie le laude in cui è presente l'elemento dialogico: 1) laude con struttura drammatica (nei casi in cui il testo è interamente ο prevalentemente dialogico); 2) laude con tratti drammati ci. Tra le prime includo: 1, 2, 3, 7, 8, 13, 15, 16, 18, 19, 24, 25, 27, 29, 31, 34, 35, 37, 38,42, 49, 50, 52, 56, 57, 61, 63, 70,71, 78, 79, 85, 86, 89; tra le seconde: 4, 6, 10, 11, 12, 20,21,28, 30, 32, 40, 45,53, 54,55, 59, 64, 65, 69, 74, 83, 84, 88. Non in tutte le laude del primo gruppo, nonostante la comune for ma dialogica, è ravvisabile lo stesso grado di drammaticità. Ad esempio, nelle laude 79 («O Amor, che mmeami...») e 86 (All'Amor; ch'e vinato...) la lunghezza delle battute penalizza l'effetto dialogico, a vantaggio di un andamento didascalico riscontrabile anche in 26 e 78. In quest'ultima la forma dialogica è un pretesto stilistico per lo svolgimento di un tema mistico-teologico. Nella lauda 3 il dialogo segue una parte narrativo didascalica assai estesa; in laude come la 18, poi, l'effusione lirica prevale sul dialogo (peraltro attuato solo a partire dal v. 66): «Amor, diletto Amore, perché m'ài lassato, Amore? Amor, di' la casone de lo to partemento, che m'ài lassata afflitta en gran dubetamento; se da schifezza èi vento, vogliolten' satisfare; s'e' me 'n voglio tornare, non te ne tome, Amore? [...]» (w. 1-5) «Omo che te laminti, breve mente responno; tollenno lo to abbergo, crìsice far soiorno; abbergastic'el mondo e me 'n caciasti via; donqua fai villania, se tu murmuri de amore [...]» (w. 66-69). Le laude incentrate sulla personificazione di sentimenti, virtù ο altre entità astratte difficilmente generano un effetto drammatico paragonabile alle laude con personaggi reali; come nota Menestò, infatti, «/'artificio This content downloaded from 151.25.141.167 on Mon, 19 Oct 2020 12:13:32 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms 460 tecnico della simbolizzazione ο allegorizzazione [...], pur favorendo na turalmente la trasformazione di concetti ο di pensieri a personaggi e quindi a scena teatrale, dà tuttavia alle composizioni un carattere intellettualistico e astratto tipicamente medievale»33. In generale, poi, le laude interamente dialogate raggiungono un'im mediatezza drammatica sconosciuta alle laude parzialmente dialogate, nelle quali gli inserti didascalici interrompono la continuità del dialogo34. I tratti drammatici nelle laude della seconda categoria sono ricon ducibili a due tipi fondamentali: 1) apostrofi, invocazioni ο domande (specie in sede incipitaria) che, pur rimanendo irrelate, testimoniano del la disposizione dialogica onnipresente nel laudario (anche nei componi menti nei quali, di fatto, il dialogo non si realizza); 2) inserti di discorso diretto, generalmente poco estesi, in laude di andamento prevalentemen te lirico, narrativo ο didascalico. 2. Gli elementi drammatici possono essere ricondotti alla dimensio ne del testo ο a quella del gioco scenico. Mutuo le due categorie da Zumthor, il quale intende per gioco scenico «i personaggi nella loro presenza fisica, la loro azione e lo scenario». «Personaggi e azioni» - prosegue Zumthor «sono diversi da quelli che sono nel discorso narrativo, poiché sono visualmente determinati, e poiché la finzione alla quale si riferiscono è essa stessa visuale (anche se, al livello memoriale, essa assume delle forme linguistiche). Quanto allo scenario, si distingue dalla descrizione per la sua simultaneità e per il suo carattere sensoriale (visuale e uditivo). I due insiemi significanti sono in rapporto di inclusione, in modo tale che il secondo fonda la coerenza del primo»35. Utilizzo la categoria zumthoriana di gioco scenico limitandone la por tata al contenuto testuale, trovandone ancora incerta, come s'è detto, l'ap plicazione in campo rappresentativo. Per testo intendo l'insieme entro cui far rientrare gli elementi strutturali; pur riconoscendo, con Zumthor, il rapporto di inclusione tra testo e gioco scenico (e dunque, in linea teorica, la loro inscindibilità), trovo utile, in questa esposizione, distinguere gli elementi della prima classe da quelli della seconda. 3. Primo elemento 'scenico' può esser considerato il sistema di perso naggi. Il termine allude alla presenza, in certe laude, di una pluralità di 33 Le lattde drammatiche cit., 134. 34 Rimando alla tipologia per la classificazione delle laude interamente ο parzial mente dialogate. 35 R ZuMTHOR, Semiologia e poetica medievale (cap. IX: Dialogo e spettacolo), trad, ital. Milano, Feltrinelli 1973, 413-414. This content downloaded from 151.25.141.167 on Mon, 19 Oct 2020 12:13:32 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms ELEMENTI DRAMMATICI NELLE LAUDE DI JACOPONE DA TODI 461 voci ognuna riconoscibile nella sua individualità, come nel caso dei per sonaggi di un vero e proprio dramma. Pluralità e individualità garanti scono della differenza qualitativa tra laude in cui è presente un sistema di personaggi e laude in cui il dialogo rappresenta il semplice portato di un uso retorico. Il sistema di personaggi più evoluto è ravvisabile in Donna de Paradiso·, costituisce la marca caratteristica della lauda in rapporto alla tradizione da cui prende le mosse36. Nel componimento prendono parte al dialogo il personaggio collettivo della folla37, «Donna de Paradiso lo tuo figliolo è preso Iesù Cristo beato. [...]» (w. 1-3) quello di Maria, «Como essere porria, che non fece follia, Cristo la spene mia, om l'avesse pigliato?» (w. 8-11) e quello di Cristo, «O mamma, o' n'èi venuta? Mortai me dà' feruta, cà Ί tuo piagner me stuta, ch'el veio sì afferato» (w. 84-87). Inoltre, nel corso della lauda ci si rivolge ad altri tre personaggi senza che essi, tuttavia, partecipino attivamente al dialogo: 36 «Certo, la grande novità (ancora una volta in chiave popolare, cioè giullaresca) - quella costituita dal discorso diretto (prerogativa riconosciuta dal pseudo-Anselmo e dal pseudo-Bernardo soltanto a Maria e ora estesa ad altri personaggi del dramma) e, addirittura, dagli interventi in prima persona dello stesso Cristo e dal conseguente dialogo con la Madre [...]- rappresenta una svolta notevolissima rispetto alla fissità dei modelli precedenti» (Mancini, Tradizione e innovazione in 'Donna de Paradisocit., 160). 37 Seguo l'interpretazione di Franca Ageno (I. da Todi, Laudi, trattato e detti, Firenze, Le Monnier 1953, 398); si è ritenuto anche, sulla scorta di un passo delle Meditationes Vitae Christi, (ed. ital. a cura di F. Sarri, Milano, Vita e Pensiero 1933,313) che la battuta iniziale fosse di Giovanni, ma l'ipotesi appare meno probabile. This content downloaded from 151.25.141.167 on Mon, 19 Oct 2020 12:13:32 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms 462 «Soccurri, Madalena, ionia m'è adosso piena! Cristo figlio se mena corno è annunziato» (w. 16-19); «O Pilato, non fare el figlio meo tormentare, ch'eo te pózzo mustrare corno a ttorto è accusato» (w. 24-27); «Ioanni, èsto mea mate: rollila en caritate, àginne pietate, cà Ί core sì à furato» (w. 108-111). Secondo elemento scenico è quello della gestualità. In alcune laude l'insistenza sugli atti compiuti dai personaggi ne rincara l'effetto scenico, tanto da far parlare di finzione rappresentativa. Celebri i versi che descri vono la crocifissione di Cristo in Donna de Paradiso; «Donna, la man li è presa, ennella croc'è stesa; con un bollon l'ò fesa, tanto lo 'n cci ò ficcato. L'altra mano se prende, ennella croce se stende e lo dolor s'accende, ch'è più multiplicato. Donna, li pè se prènno e clavellanse al lenno; onne iontur'aprenno, tutto l'ò sdenodato» (w. 64-75). This content downloaded from 151.25.141.167 on Mon, 19 Oct 2020 12:13:32 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms ELEMENTI DRAMMATICI NELLE LAUDE DI JACOPONE DA TODI 463 " L'uso dei deittici collabora spesso all'evidenza del gesto e alla resa drammatica di una situazione38; ben lo si nota nella lauda 7, Audite una 'ntenzone, ch'è 'nfra l'anema e Ί corpo (notevole dal punto di vista tematico, in quanto in essa si allude alla pratica della flagellazione diffusa dai Disci plinati che, come s'è visto, hanno giocato un ruolo di primo piano nella storia del dramma sacro): «Sozzo, malvascio corpo, lussurioso e 'ngordo, ad onne mea salute sempre te trovo sordo; sostene lo fragello d'est ο nodoso cordo, emprendWo descordo, cà 'n t'è ci òpo danzare!» «Succurrite, vicine, cà ll'anema m'à morto; allis'e 'nsanguenato, disciplinato a torto! Ο impia crudele, et a que me ài redutto? Starò sempr'en corrotto, non me porrò alegrare» (w. 11-18) La camiscia espògliate e veste està celizzo (v. 27) per guigliardone donote questo nobel pannizzo (v. 29) De l'onferno aricastela està vesta penosa (v. 31) Ecco lo letto, posate, iac'enn esto graticcio (v. 35)39 Al v. 14 della lauda 7 si allude alla forma metrica del 'discordo'40; nelle laude ricorre talvolta una terminologia metaletteraria, interpretabile in certi casi come allusione a una pratica esecutiva: 38 II ricorso ai deittici può anche essere interpretato come emblema grammaticale dell'interazione tra dimensione verbale e figurativa nell'esecuzione di una lauda (o di un testo giullaresco). È noto infatti che «gli affreschi nelle chiese (soprattutto di Domenicani e Francescani) illustrano episodi evangelici ed agiografici che poi le prediche e le sacre rappresentazioni espongono, mettono in scena.» (CARANDINI, art. cit., 63). La destina zione delle laude, inoltre, spiega la frequenza dei casi di scritture esposte' relative a quel genere: su questo punto cfr. C. ClOClOLA, «Visibile parlare»: agenda, in «Rivista di letteratura italiana», VII, 1989, 9-77 (poi anche Cassino, Università degli Studi 1992), specialmente i paragrafi 4, 8, 9, 25 nei quali si parla di testi laudistici e in particolare iacoponici, e Id. (a cura di), «Visibileparlare». Le scritture esposte nei volgari italiani dal Medioevo al Rinascimento. Atti del Convegno Internazionale di Studi, Cassino Montecassino, 26-28 ottobre 1992, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane 1997. 39 Miei i corsivi nelle citazioni. 40 «In metrica provenzale, un testo strofico nel quale le strofe sono diverse una dall'altra, per numero di versi, disposizione dei tipi di verso, rime (o per uno ο due di This content downloaded from 151.25.141.167 on Mon, 19 Oct 2020 12:13:32 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms 464 Ν. SCAFFAI Audite una 'ntenzone, ch'è 'nf Et eo comenzo el corrotto41 ( E la laude de deo Ί te dico (7 Ο novo canto, c'ài morto el p de l'omo enfermato! Sopr'el 'fa' acuto me pare en p tal canto se pona e nel 'fa' grave descenda suave che el verbo resòna. Audito un canto: 'Gloria enn a a l'altissimo Deo! (w. 1-6, 15 Connesso con gli elementi di un sistema di personaggi, è il procedimento di concretiz fronti di figure e motivi sacr di virtù astratte) ne determ reductio viene così ad avere considerarsi all'origine della te nella lauda 3 ο nella laud Lo Patre onnipotente, en chi è al so figliol fa dolce parlamen «O figliolo meo, summo saper (cà en te 'n se ià' lo sutil'iamen d'araquistare l'omo n'è 'n piac a tutto quanto lo nostro conv tutta la corte farà' resbaldire se tu vorrà' sonare esto strome questi aspetti), pur presentando a distici). Questo tipo metrico è ri La metrica italiana, Bologna, il M 41 II termine allude alla tradizio zione e innovazione cit.); la form This content downloaded from 151.25.141.167 on Mon, 19 Oct 2020 12:13:32 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms ELEMENTI DRAMMATICI NELLE LAUDE DI JACOPONE DA TODI 465 «O dolce Patre meo de reverenza, ne lo to petto sempre so' morato e 'n la vertute de l'obedienza per mene sirà bene essercitato. [...]» (w. 105-116). 4. In quest'ultimo paragrafo si procederà alla classificazione tipologica degli elementi drammatici riconducibili alla categoria del testo. Si individueranno una tipologia formale, nella quale sarà considerato l'assetto strutturale delle laude, e una tipologia funzionale, volta a illustra re il genere cui le laude possono essere ascritte e l'andamento del loro contenuto. Si proporranno, infine, una tipologia incipitaria e una esplicitarla·, esordio e chiusura sono infatti luoghi priv l'addensamento di segnali stilistico-tematici che avvertano d le statuto drammatico della lauda42. Tipologia formale I. Laude interamente dialogate: 2, 13, 15, 18, 24, 25, 27, 31, 37, 38, 42, 49, 50, 52, 70, 79, 85; II. Laude parzialmente dialogate: 1, 3, 7, 8, 16, 19, 34, 56, 57, 61, 63,71,78,86; III. Laude con accenni di dialogo e discorso diretto: 21, 28, 30, 32, 40, 41,54,60,64,77,84. Nelle laude 7 e 78, contemplate nella seconda categoria, il dialogo si estende per l'intero testo, a eccezione dei due versi iniziali e delle brevi didascalie che introducono le prime battute dei personaggi: Audite un 'ntenzone, ch'è 'nfra l'anema e Ί corpo; bataglia dura troppo fine a lo consumare! L'anema dice al corpo: «Facciamo penetenza, che pozzamo fugire quella grave sentenza e guadagnim la gloria, ch'è de tanta piacenza; portimo onne gravenza con delettoso amare». 42 Suggestivo quanto nota, sugli /««/v'tiacoponici, A. Monteverdi (Iacoponepoeta, in AA.W., Iacopone e il suo tempo. Convegno del Centro di Studi sulla Spiritualità medievale, Todi 13-15 ottobre 1957, Todi, Accademia Tudertina 1959,48): «Quest'im peto stesso, fiume che travolge ogni argine, è altamente poetico. È notevole la bellezza degli inizi delle laude iacoponiche. Bello è in quasi ogni lauda il movimento iniziale, spesso esclamativo, ο invocativo, ο interrogativo». This content downloaded from 151.25.141.167 on Mon, 19 Oct 2020 12:13:32 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms 466 Lo corpo dice: «Tùrbone d'esto che t'odo dire; nutrito so' en delicti, non lo porria patere; lo celebr'aio debele, porria tosto 'mpazzire; fugi cotal penseri, mai non me ne parlare» (7, w. 1-10). Un arbore è da Deo piantato, lo quale Amore è nomenato. «Oi tu, omo, che cc'èi salito, dimme en que forma c'è tu gito, perché lo viaio a mme sia aprito, cà eo sto en terra ottenebrato» (78, w. 1-6). Nella maggior parte dei casi, i brevi inserti di discorso diretto in un contesto lirico ο narrativo (ricordati al punto III) hanno la semplice fun zione di vivacizzare il dettato. Un esempio è offerto dalla lauda 41; i w. 13-14 riportano una battuta («Amor, devino Amore, Amor pieno de bra ma/ Amor priso m'ài all'ama per voler en me rennare») avulsa dalla di mensione dialogica e non riconducibile alla presenza scenica di un perso naggio. A parte vanno considerate le laude 49 e 57, nelle quali un discorso diretto di secondo grado è riportato nell'ambito di una battuta più am pia, di primo grado. Nella lauda 49, ai w. 23-26, 48-50 e 59-62, il pecca tore cita le parole del 'Nimico'; nella 57, ai w. 21-24, le parole del figlio sono citate all'interno della battuta del padre. In numerose laude si riscontrano accenni minimi di discorso diret to, anche di secondo grado (all'interno, cioè, di un discorso diretto più ampio); definisco 'microbattute' gli inserti di questo genere: IV. 16 (v. 42 «Non fare!»), 18 (v. 56 «Eo voi' vender mercato»), 24 (v. 6 «Matto!»43, v. 26 «Èlli figliol' de quel sprezzato», v. 38 «Ecco l'orn mal aguidato»), 36 (v. 97 «Matto!»), 55 (v. 14 «Absolveto»), 63 (v. 54 «Pènsate de lo finire!»), 67 (v. 17 «Absolveto», v. 37 «Vecchio, surge!», v. 41 «Veni fora!»), 74 (v. 28 «Voglio»), 84 (v. 63 «Tu fai niente»), 92 (v. 68 «Tutto è meo»). L'esiguità delle parti dialogate e il fatto che si tratta spesso di battute raccontate da una voce esterna e non recitate direttamente fa sì che alcune delle laude classificate ai punti III e IV rientrino anche, e forse più pro 43 Qui, e al v. 97 della lauda 36, l'esclamazione è ripresa dal gioco degli scacchi. L'inserimento di battute simili ο identiche nel testo ha un'ascendenza provenzale. This content downloaded from 151.25.141.167 on Mon, 19 Oct 2020 12:13:32 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms ELEMENTI DRAMMATICI NELLE LWDEDIJACOPONE DA TODI 467 priamente, tra i drammi raccontati; per essi, nonostante la presenza di azioni, gesti, personaggi (e, a volte, di battute) non è possibile parlare di rappresentazione. Fanno parte di questa categoria: V. 6, 10,21,40, 59, 65, 84. Tra queste, la lauda 84 è l'unica ad accogliere ampi brani di discorso diretto (43 versi su 284); ciononostante le battute, oltre a essere quantitativamente minoritarie rispetto alla narrazione, si inseriscono in un contesto didascalico. Una categoria a parte è quella dei monologhi. Nelle laude che vi rien trano, pur non realizzandosi un vero e proprio dialogo, è tuttavia presen te il discorso diretto di un personaggio che si rivolge a un uditorio: VI. 29, 33, 35, 52. Si osservi che le laude 35 e 52, a dispetto dello svolgimento monologico, si aprono entrambe con battute di un personaggio diverso dal soggetto del monologo (35, 3-6; 52, 1-6); accade l'inverso per la lauda 33, nella quale la seconda voce interviene in chiusura. Tipologia funzionale A. Laude con dialogo tra più personaggi: 1, 3, 8, 16, 19, 34, 50, 63, 70. In particolare, l'andamento delle laude 1,3,19,34 segue il paradigma: introduzione narrativo-didascalica > dialogo > didascalia conclusiva. Le laude 8 e 16 seguono invece il paradigma: introduzione narrati vo-didascalica > dialogo. Tra le categorie funzionali particolare attenzione richiede quella del contrasto. Distinzione di fondo sarà quella tra laude in cui il dialogo tra due personaggi è, a livello tematico-funzionale, un vero contrasto e laude in cui il dialogo non comporta l'opposizione radicale tra due caratteri tipica, del contrasto. Si osservi anche che la forma del contrasto implica spesso la coincidenza tra l'unità strofica (o multipli di essa) e unità logica della battuta. Tra i contrasti propriamente detti includo: B. 2, 7, 24,31,38, 49, 56,61,71,78. In particolare, la lauda 71 segue il paradigma: invocazione e prologo esterno44 > dramma raccontato > contrasto > finale esterno; la lauda 78: prologo > contrasto > monologo; le laude 7 e 57: prologo esterno > contrasto. 44 Definisco 'prologo' (termine anacronistico ma immediatamente comprensibile dal punto di vista strutturale) il brano introduttivo della lauda, spesso coincidente con la ripresa, in cui vengono introdotti il tema e i personaggi del componimento. Consi dero 'interno' il prologo che rientra già nell'articolazione del dialogo, 'esterno' quello che precede l'inizio del vero e proprio dialogo, attribuibile a una voce diversa da quella dei personaggi che prendono la parola nella lauda. Si noti, a questo proposito, che la This content downloaded from 151.25.141.167 on Mon, 19 Oct 2020 12:13:32 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms 468 Ν. SCAPPAI Sono invece costituite d questo si generi un vero c C. 18,27,85. Più ambigua la definizione di laude come 37 e 57. Nella prima il tema e la presenza di caratteri personificati (le anime) rimanda al conte nuto della lauda 7, funzionalmente ascrivibile tra i contrasti veri e propri; comune è anche il termine tecnico usato da Iacopone per le due laude: 'entenzone'. Nella lauda 57, tuttavia, l'opposizione tra i caratteri e il con fronto verbale sono meno serrati che nel contrasto tra l'anima e il corpo. Alcune laude sono assimilabili, almeno in zona incipitaria, ali 'inno. In certi casi, all'invocazione ο all'apostrofe iniziale fanno eco le risposte di un personaggio; si genera in questo modo il dialogo: D. 13, 18, 63, 79, 85. In altri casi a\\'incipit non seguono risposte (non si verifica, di con seguenza, il dialogo): E. 12, 32, 45, 54, 55, 64, 76, 83, 88. Un numero limitato di laude presenta la struttura singolo > coro: E 15,25,42, 50. In particolare l'andamento della lauda 50 segue il paradigma: coro > 1° solista > coro > 2° solista. ΤIPOLOGIA ESORDIALE Esordi con prologo esterno·. 7, 19, 29, 35, 56, 57, 61, 78, 85; Esordi con prologo interno·. 2, 13, 15, 18, 25, 31, 37, 38, 42, 49, 50, 52,63,79. In particolare, gli incipit delle laude 7, 56, 57 recano un segnale di oralità (7: «Audite una 'ntenzone»; 56: «Or odirite bataglia»; 57: «Audite una entenzone»)45 e i rispettivi prologhi introducono i personaggi (carat teristica condivisa anche della lauda 19). Esordi con apostrofi ο invocazioni·. 4, 11, 12, 13, 18, 20, 24, 31, 32, 34, 38, 40, 45, 54, 55, 61, 63, 64, 71, 76, 79, 83, 85; Esordi con interrogative·. 6, 37, 49, 50, 53, 74, 88, 89. In particolare, gli esordi delle laude 53, 74, 88 contengono il nome proprio di colui a cui è rivolta la domanda. funzione dei prologhi e delle didascalie nelle laude iacoponiche non sembra dissimile da quella delle rubriche nei più antichi testi liturgici e paraliturgici del Quem quaeritis e della Visitatio sepulchri (Carandini, art. cit., 30). 45 Tali segnali, generalmente consistenti in appelli a un pubblico, sono presenti anche non in sede incipitaria (es. lauda 59, w. 31-32: «Venite, gente, adodire/ eostopite del vedere!»). This content downloaded from 151.25.141.167 on Mon, 19 Oct 2020 12:13:32 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms ELEMENTI DRAMMATICI NELLE LAUDE DI JACOPONE DA TODI 469 Esordi didascalico-narrativi·. 1, 3, 8, 10, 16, 21, 34, 59, 65, 84; Esordi con la forma del 'planh'·. 1, 8, 29, 35, 52. Tipologia esplicitarla Finali con discorso diretto ο dialogo·. 2, 13, 15, 16, 18, 24, 25, 31, 37, 38, 49, 56, 57, 63, 70, 76, 79, 80, 85, 89. Le laude 29, 35, 52, essendo costituite da monologhi, si chiudono col discorso diretto. Finali con apostrofi ο invocazioni·. 6, 19, 20, 21, 28, 40, 59, 69; Finali con interrogative·. 4, 12, 54. Finali didascalico-narrativi·. 1, 3, 10, 11, 71; Particolari i casi delle laude 7 e 55, per così dire, metapoeticv. in essi la conclusione della lauda è annunciata da una voce esterna (da identifi care in quella del poeta). Identica, in entrambi i casi, la formula esplicitarla: Finesco esto trattato en questo loco lassare. (7, 90) Finesco lo trattato en questo loco lassato. (55, 53-54) Conclusioni Vista la difficoltà di riportare l'esperienza iacoponica alla pratica rap presentativa si è preferito considerare l'elemento drammatico dal punto di vista stilistico. È vero, tuttavia, che proprio considerazioni stilistiche rivelano quanto meno la contiguità tra la scrittura iacoponica e l'espres sione orale46; del resto, Zumthor ha affermato che «la poesia orale [...] si distingue per l'intensità dei suoi caratteri: più rigorosamente formalizzata, fornita di indizi più evidenti di strutturazione»47 (indizi che non manca no nella poesia iacoponica, costellata, come in parte s'è visto, di apostrofi, anafore, figure etimologiche). L'ipotesi che si può avanzare è la seguente: le laude iacoponiche rac colgono l'eredità di quel genere di composizioni paraliturgiche sviluppa 46 L. Tomasin (Aspetti della sintassi iacoponica, in «Italianistica», XXIX [2000], 1, 93-112) ha mostrato come numerosi siano i contatti della lingua e della sintassi iacoponica col parlato. 47 E Zumthor, La presenza della voce. Introduzione alla poesia orale, trad, ital., Bologna, il Mulino 1984, 52. This content downloaded from 151.25.141.167 on Mon, 19 Oct 2020 12:13:32 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms 470 Ν. SCAPPAI tosi come complemento oral tura48. In questo senso le la matica, possono essere comu dell'oralità49 cui va riconosciu medievale, segnatamente su forme cultuali elaborate per tuttavia, gli elementi prove no passivamente50, ma ven iacoponico, il maggior merit mettere in luce la cultura le 48 Cfr. Ropa, art. cit., 383-84: «La current) si spezzò in brani mirati morativi del ciclo annuale, mentre via via un rilievo quasi architetton con funzione locale di interludio rale si allargò alle forme dinamic [...]. Contemporaneamente la co preghiere-letture-formule indipen 49 Cfr. G.R. CARDONA, Culture italiana, diretta da A. Asor Rosa, I «La scrittura vive di continui rapp temi, motivi, moduli, a questa tend sue rappresentazioni può consider di Cardona possono essere affianca nell'età romanica, trad. ital. Bolog ratura» medievale, trad. ital. Bolog Le tecnologie della parola, trad. specifico della letteratura medie letteratura scritta è stata costituita orale; per il secondo la cultura reto in seguito a un'affermazione oral rizzazione della parola parlata è c profonde preoccupazioni dell'esis parlata ha una funzione essenzial 50 Del resto, per M. MANCINI (O della Lingua italiana, a cura di L. Einaudi 1994, 5-40) emergerebbe Origini volgari sviluppatasi sen sedimentazione di forme "letterari mondo dell'oralità» (39). 51 La prima decisa revisione de giullare di Dio del sec. XIII, in «N deve a G. PARODI, Il giullare di Di 1923 e nel 1957). In seguito hann This content downloaded from 151.25.141.167 on Mon, 19 Oct 2020 12:13:32 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms ELEMENTI DRAMMATICI NELLE LAUDE DI JACOPONE DA TODI 471 tardoromantica del rozzo 'giullare di Dio' e promuovendone una nuova, di poeta cosciente della propria scrittura. Si è qui cercata conferma, so prattutto attraverso l'esame strutturale dei testi, della duttilità e della pa dronanza di Iacopone rispetto alla propria materia, individuandone la cifra stilistica nell'elemento drammatico. I testi iacoponici si rivelano più vari e articolati, anche solo dal punto di vista formale, rispetto alla produ zione duecentesca, per lo più anonima, e si pongono come modello nel l'evoluzione drammatica che il genere conoscerà a partire dal Trecento. Niccolò Scaffai Monteverdi {art. cit.) e L. Russo (art. cit.). Le ricerche sullo stile, in gran parte dovute a Franca Ageno e poi confluite nel suo commento, e quelle sulle fonti e specialmente sui contatti con la lirica profana hanno corroborato la nuova percezione critica dell'ope ra e della figura di Iacopone: si ricorderanno qui P. CuDINI, Contributo ad uno studio di fonti siciliane nelle laude di Jacopone da Todi, in «Giornale Storico della Letteratura Italiana», CLXV, 1968, 561-572; C.F. Tappa, Contatti fra la poesia di Iacopone da Todi e la lirica siciliana e provenzale, in «Testo», II, 1981, 52-72; A. Cacciotti, Amor sacro e amor profano in Iacopone da Todi, Roma, Antonianum 1989; E. LANDONI, Il 'libro e la 'sentenza'. Scrittura e significato nella poesia medievale: Iacopone da Todi, Dante, Cecco Angiolieri, Milano, Vita e Pensiero 1990; P. CANETTIERI, Intertesti ideologici e rimici. Tasselli per Iacopone e Dante, in AA.VV., Prassi intertestuale, a cura di S. Bianchini, Roma, Bagatto Libri 1996,55-80. Lo status ài Iacopone è stato recentemente esaminato da Pozzi, Iacopone poeta? cit. This content downloaded from 151.25.141.167 on Mon, 19 Oct 2020 12:13:32 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms