rhiederci la parola. Lacollocazione ad apertura della sezione conferisce a que-stocomponimento (datato 10 luglio 1923) la responsabilita di una dichiarazione di poetica. A nome di una generazione dinuovi artisti (di qui la prima persona plurále), smarriti e senza certezze positive, Montale conřida al lettore (cui si ri-volge qui il "tu") di non avere piü messaggi risolutivi da offrire. C'ě una nuova cpjadiziQne: quella dell'ianimo infor-me»te deH'individuo ^foppiato1, e per essa la sicurezza e-spressiva c ideologica dei vecchi pocti (Carducci, Pascoli, DAnnunzio) suona stonata come un fiore in mezzo al deserte Piů adatte risultano una poesia franta e secca e una veritá negativa. Negativa é anche la rappresentazione sche-letrita del dato naturale, dal prato polveroso alla canicola al ramo storto e secco: una natura, si direbbe, perduta e as-sente-in mezzo alla quäle il tocco vitale del croco suona St0nato e »nopportuno. La prima e la terza strofě si rilan-J0, anche per l'identitä degli incipit, la responsabilita ^rS°mentazione, lasciando alla strofě centrale la fun-con? ÍxemPlu™ ambiguamente negatiyo, in contrasto COn ,.a.SC0Perta da parte del poeta della specifická della nai2»one moderna. * 3RdCg Tre hanině di vario metro: endecasillabi sono i dri*ii wV1 6 12 (cioě 1 conclusivi delle strofě), alessan-ea'tern!*f 6 10, Rime inerociate nelle prime due quartine EFEf Late nella terza, secondo lo schéma ABBA, CDDC rima «amico : canicola» (D) ě ipermetra. 57 Non chiederci la parola ehe squadri da ogn-ľanimo nostro informe, e a lettere di fuocV l° lo dichiari e risplenda come un croco perduto in mezzo a un polveroso prato. Ah ľuomo ehe se ne va sieuro, agli altri ed a se stesso amico, e ľombra sua non eura ehe la canicola stampa sopra uno scalcinato muro! 1-4. squadri... informe: se ľanimo ě informe, diviene ■■"P^'J squadrarlo da ogni lato: la rivoluzione del linguaggio e delle me dipende da quella delle cose, a lettere di fuoco: con pw«| incancellabili, quasi tatuate con il fuoco e luminose. ""^ un fiore variamente colorato. un polveroso prato: quas ■serto- r, imenw 5-8. Ah: e, insieme alľesclamativo finale, ľunico rite riodo,s unto di vista del poeta rispetto a questo Pers°n^,g ,', Huale e difficile dire, stante la struttura nominalc ce egli provi piuttosto invidia O disprezzo, ma dal qua anuco-[<[ si differenzia e distacca. se ne va: procede. Off* « ua|jta, <#* pace con se stesso e con il mondo esterno; le due qI 0 • . . . . •• ____™»ntíraZ'"' I'nO- da " perdute dal poeta e dai piíi attenti delia sua gen eura: non vede, c mo» del v. 5 e ha lusione al terna d piamento (ľombra ě ľaltro ehe ě in sé) eura: non vede, o almeno non dä importanza; e ■• quale complemento oggetto «>" tftofSZ usione al terna delľinterioritä (ľombra é 1 an«SS ^yu'"! ehe h ccm«L cne 'ijäole diJnézzo^hŕqiggHir' *cfl^'^^qttigí tipicaménte montaliano, di costrizione e. qui. 0 „serlZá l\ ehe non possa eseludersi che «sca1cinato» valg* domandarci la formula che mondi possa aprirti, M°n ,che storta sillaba e secea come un ramo. 10 S,qíľsto solo oggi possiamo dirti, up non siamo, ciô che non vogliamo. 9-12. Non domandarci la formula: variazione del v. 1; la «formula» Wäquella magica o quella scientifica da cui attendersi lo spalan-«m di miracolose possibilitä. skbensi^pioě: domandaci invece Pure, owero aspettati da noi. qualche... ramo: ľallitterazione del Ipjďipŕrbaio (eon nome a separare i due aggettivi) raddopptano " sentimento di diťficoltä espressiva e di riduzione a un linguag-J|°minimo, capace di dire la disarmonia nel rapporto tra 10 e m°nd«. Gli aggettivi «storta» e «secca» saranno ben rifenbih al "J"1^ delia simUitudine solo che si accetti la presenza dl unl-r'86' Codesu>- * sottolineare come il messaggio si troví orma JJJ Jjni del sue destinatario. o<>gi: a limitare la portata del a 5J*J» dichiaxata, che non eselude come Je parole de, poeti. gio2g't00" so™ Parole di fede», possano -tornare a esse, o un vall UnStik e trarlhin., l975V ciô che... voglmmo- P'' ^t!^^^SS'd^re fu loro attribute dag an-o d 'f' fUC Verei &i non vanno neppure letti ff'*^™ ľJ^* Wttica: piuttosto limitano le lacolta deľl all 'ia del )rel piuttosto ...... ivr (abttolineata anche dai auejajtfi^ Sto), alia forza del rifiutoaUa^ongSff Meriggiare pallido e assorto Questo componimento, forse il piu antico del libro, pare da collocare al 1916, secondo la dichiarazione stessadel poeta, che sottolinea anche l'importanza del tema paesag-gistico: «nel '16 avevo giá composto il primo frammento tout entier á sa proie attache: Meriggiare pallido e assorto (che modificai piú tardi nella strofě finale). La preda era, s'intende, il mio paesaggio» (Intenzioni. Intervista imittagi" nana, 1946). La correzione di cui si dice qui dovrebbees-sere intervenuta nel 1922. anno al quale risalgono le prime stesure manoscritte, ora con il titolo Tra gli orti ora con quello, immaginato per 1'intera serie, Rottami. 1! paesaggio ě quello ligure del meriggio esůvo, negli or-ii in vista del máre (veicolato da numerose suggestioni les-sicali e tematiche °da Boine); e la percezione ě tutta ass* bita dai particolari concreti e minuti: i versi degli animal'; il lavoriodellc formichc, le onde lontane, il muro con ^cocci di bottiglia. Particolari che stentano a costly quale insieme, a dare un significato universale; e Ce 1'intensificazione delle percezioni sensorial^ -'endena a raffigurare il disagio dell'io oggettivand0i . Panico ari natural! e realistic!: due procedimenti car St,C1 del Prjmo libro montaliano. METRICA Quattro strofě, di quattro versi le P ^tifl^ cinque l'ultima, composte di otto endecasilla^ [q ^ casillabi e cinque novenari, con rime secon 60 CDCD, EEFF, GHGGH. C b ipermetra («veccia ■ in t;cciano»). G e imperfetta (.abbaglia : travaglio : mura. Z G ed H sono consonant, Attentissimo, e teso fino al \alore fonosimbohco, il gioco delle allitterazioni, con ri-■erca in particolare dei suoni aspri. \)eriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d'orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi. Velle crepe del suolo o su la veccia spiarle file di rosse formiche ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano asommo di minuscole biche. Osservare tra frondi il palpitare lontano di scaglie di mare mentre si levano tremuli scricchi d'cicale dai calvi picchi. 10 jJ^Bgiare: trascorrere il meriggio (infinito acronico nfcnto ^gyo; come i successivi „aseoharc.. --spiarv «c,ssenau. che iu* ? •seguitare»). schiocchi: con allusione al verso secco 5* „„ erl° alterna al fischiare. ... ..u. H. J£:rl°sterna al fischiare. ,. , „. al di V)Pra di Q: ^gavegetazione selvatica. a sommo... wne. m '4heP,CC,)lissimi mucchi di „ano; il cibo amnu.cch.at« Jalk -* 7* guardando fra i rami degli alberi e de. cap* , :,r ■■ S»»*.8movlmento vitale deWe ondccfr. nel. t, io p Unzio questa accezione. sca& ^ s} dibattt b ***** questo preC0den,e-. -un mare ^ „„ ' ^ e tréma e splende in tuttc le *.ae» muli scricchi: i.vers senza vegetazione. No Precedente: «un marc che si dibatte su- ■ = I Í (P. ' Splende in tuttc le ScagliC W *t£ '3)- řremM/i series: i versi vibrant, delle cicá*. trnitá: E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com e tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglja Hon rifugiarti nell'ombra. W'ľurl ľm°Wni^ío2ľ,0ne attonit° de/ vend precede** »*%Ĺ***** e °ne- guitar*- camming H ľ'^ľe t ľM"U"" da mur a/,a »"P"^* ^ P''&oniu esisiémiak. 62 Risalente al 1922, é questa una delle rare composizioni delia serie «Ossi di seppia» nclla quale venga chiamata in causa la^cpsenza di un mterlocutri.ee; e dunque poesia fa-lalmente anticipatrice delia cospicua vena ďamore succes-siva: ricca'di spunti e di temi fertili ancora pero non ben caratterizzati e fusi. Ľora é quella topica degli Ossi, il meriggio; con le sue minačee di accecamento, di precarietä, di ariditä, qui definite con la parola «disagio». La natura e popolata di ani-mali (il falchetto delta prima strofe), di vegeiali (dalla ver-zura al canneto) e di paesaggi calcinati (dal mare a uno sfondo roccioso, con tipica caratterizzazione ligure) dai Quali il poeta tenta di divinare, leggendo il mondo in chiave v'mbolica, ÍI proprio destino e quello di una tenue vicenda Janiore. Benché l'attacco sia segnato dall'imperativo rivol-t0alla interlocutrice perché scelga di vivere nonostante i *8«» paralizzanti della stagione, l'io e il tu risultano poi ^'P'ti da eguale invsoluta passione: «le nostre vite randa-fnV" n°stri animviarel^u^uifiirusione brucia». Cos. che 2f la conclusiva «certezza: la luce» vale piuttosto a '.:;Jeľsi" nelľaccecamcnto meridiano che non a consc-0 sPerare la realizzazione dell'incontro felice- 1 ivCOľren2e) d qUartine con prevaJenza di ottonari (sedier »vÍ',7)- due H 6 Seltenari 0 w. 12 e 18). due novenari (i % 13 e IS) ri SÍI,abi if vv- 5 e 14) e due dodecasillabi (i iconic V' 20 puö 'eggersi tanto come settenario ottonario. Tipicamente montaliano é il law- 63 ro sullc rime, che valorizza le coincidenze imD k , tc quasi-rime («ombi-a : strapiomba»; «s'add ette:N. nie"»; «onde : londo»; «disagio : randagc»- « .°,nia : for. «brucia : luce»), una rima ipermetra («cannctoUP' Rime regolari legano invece i w. 2-4, 10-12 18 2ogrC,0'a') Non rifugiarti nell'ombra di quel f6lto di verzura come il falchetto che strapiomba fulmineo nella caldura. £ ora di lasciare il canneto stento che pare s'addorma e di guardare le forme della vita che si sgretola. 1-4. verzura: vegetazione. falchetto: ha qualcosa del «falco altole-vato» di «Spesso il male di vivere...», ma fuso, per il moto veßoü basso impresso dal successivo «strapiomba», con il «cavallo so* mazzato». strapiomba: scende in picchiata, con scelta lessicakdi t'po,espressionistico. caldura: l'influssodi vari luoghi dannunzia-m. ncordati soprattutto da Mengaldo, si fonde forse qui co"12 cäsaccia°)ne ^ 'igUre "CadÜa" ("stagione ° temp° in CU' 5-8. canneto: liiogo topico dell'universo montaliano, rBRPDjj ^ P'u H ccrehio regressive, dell'infanzia e la P'°f Si-. una natura intesa com. rif.,«r.-« ««„„„,;a|„ c, nensi al natura intesa come rifugio esistenziale. Si pensi " Sl "asconde in un canneto per tirare qualche tm inno^ Ciottol«"« rT*VUU-C ln un canneto per tirare qua.--"-Sz ot ^0nna Ju3nita» (Farfalb di Dinard) e alla urd» * nas"lf7 ""^ndi.li (in Ato ^ «II canneto do*JjJ o crc,ambito da. mare.). Segni. fbrse..C^j poeia ,es! nella seconda strofe riguarda JJ, ASadJürma- si addormenti. cioe invit. a ^ PerlarsuratfUnqUe ad a»eggiamenti regressiv.. * IWm^ L' Indiana e per la fragil»« es""'" 64 ffluoviamo in un pulviscolo ^dreperlaceochevibra í un barbagho che invischia gliocchi e un poco ci sfibra. Pure, lo senti, nel gioco d'aride onde che impigra in quest'ora di disagio non buttiamo giä in u n gorgo senza rondo le nostre vite randage. Comequella chiostra di rupi che sembra sfilaccicarsi inragnatele di nubi; tali i nostri animi arsi 10 15 20 •■2. Si accumulano qui i tratti di una percezione visionaria della altá naturale, con la valoiizzazione del dato materiále minuto (il >» atmosferico fatto risaltare dai raggi solari, e diinque' madreperla) unita al caricamento emotivo di one espressionistica («vibra», «ci sfibra»). mediato qui so-'ai liguri Sbarbaro e Boine. barbaglio: luminositä in- Pulvi.scol, indescente come ■ lÚi/ Pnttutto di ,ensa al, I3.]6 Dunto di abbagliare. invischia: rende legáti e piu lenti. annun • nscn'o della dispersione entropica sembra evitabile, e si siüne 'a.qui la soluzione parziale ma significativa della conclu-Mla s^>s>',lva- Puw tuttavia, npnostante le difľicoltä segnabte SUccessiv Preccdcnt"' (con un'articola/ione logica raftor/aia dal aride onde: ľossimoro vale a sottolinearc il ca-del mare: il movimen- ^ttere -i-, nun "«PigrlS ? andlVs*> un segno di ini.tilitä e di tedio. mipiffv l^-oJll"!,"s;,lvi,ic' g,iata Cecí' ľ vaľian,ť "-ára e pre/.iosa ě aia nel liguiv Roccaia-. "leta o un fi°mo senza fondo: in una dispersione sen- '24- Le h, í' nndage: P'ive ancora di identita e di certezze. vici "e ultime strofe sono oceupale da una similitudine: co-P'cchi mon.uosi escono faticosamente dalle nub. che I. >x5 'nnalzandosi verso il cielo luminoso. cosl accadc ag **: £äf della Slia interlocutricc. 5/iJac««"*: sfi1^ 'U"'ldi'i come ,1 paew, meridian..: n.a II in cui J'ilJusione brucia un fuoco pieno di cenere si perdono nel sereno di una certezza: la luce. Rfoenso il tuo sorriso. Sli"** un Co nima dr bruci*r* * dclh passion* u I tó ^maton^ í146010 " 5E fan* c/c.//, P**£ ^o^r^^rmto di .Meditemmeo: <<<> Alta poesia d'occasione (composta nel 1923), impreziosita da una htta trama di riferimenti colti e dal metro nobil-mente disteso. L'incontro fuggevole con il destinatario di-viene I'occasione per una verifica delle facoltä e delia fun-zione dei ricordi: il frammento di vitalita proveniente e^njcamente,,dal ^jassato (il «sorriso» del primo verso, richlarrtátd^ďal «volto» del sesto nonché dalľ«effigie» e dalľ«aspetto» delľultima strofe) erompe dalla «memoria gngia» misurandosi con ľidentitä presente del poeta e con 'Uuo bisogno di dare un senso alia vita. Quel senso sareb-j* trovato ove il sorriso sereno del destinatario costituisse uavver0( come pare e come il poeta decide infine di credo re> ľincarnazione di quel superiore distacco, o impassibi-'"ä. formulato in vari luoghi del libro ed esemplarmente ncl|a 'divina Indifferenza» di *Spesso tí male di vten-£ Ju«ta possibility ě tuttavia turbata (non imped.ta) 08 r,Ubbio ehe invece sotto quel sorriso covino la soiferenza , al e ^nuncia. ^w&l r?* Strofe mostra piú di un contatto con YEpi-*C'Mal„ barbaro e, per il nesso ricoľdo-acqua, con ■ntrale riprende qual "nnuj ,uaro e, per»»1 - ^delľW cKé precede P5"1^^). J*» ed «estenua» corrisponde a «c , „^anto ai molti rimandi coUi sufcfc■ ,() J 6^iungere la/.ione pmio.u a * «. in, p,, j P *>Wnte fáro a Montan, so llo ^ che il tono funebre del componimento e il legamec0ni precedenti Sarcofaghi. METRICA Tre quartine di versi lunghi vagamente esame. trici (del tipo 7+8, 8+7, 8+8, 9+8), con rime alternate nelle strofe estreme e incrociate nella centrale. Come di fre. quente, alcune rime sono imperfette: «limpida : corimbi. (dove c'e anche ipermetria) ed «effigie : grigia». rtaquesto posso dirti, che la tua pensata effigie emerge i crucci estrosi in un'ondata di calma 10 eCheü tuo aspetto s insinua nella mia memoria grigia schiettocome la cima duna giovinettapalma... Ripenso il tuo sorriso, ed é per me un'acqua limpida scorta perawentura tra le petraie dun greto, esiguo specchio in cui guardi un'ellera i suoi corimbi; esu tutto l'abbraccio dun bianco cielo quieto. Codesto é il mio ricordo; non saprei dire, o lontano, s se dal tuo volto s'esprime libera un'anima ingenua, o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo [estenua e recano il loro soffrire con sé come un talismano. a K-: Boris Kniaseff f« n • «>nosc/uto da Montai ° n,sso aítívo in i,a,ia in <9>e&m scorta: intravkt» & °aSa de,,'a,™'co Francesco Messina. con'»>b,: piccol 7a- «Ventura: per caso. esiguo speech ,pian,a di edera rSľ , e speccb''ante di acqua nelk quale *J l^£^annJnJiT etSUe inil'orescenze. Mengaldo soiw^ 5:*^S^a (dr P-es- « "Podulo corimbo d**-re>- e su tutto...: soitimeso "sla". , i. i. ilal'ijte"^n Ca- °'le ^ 130613 sce8ne' indipendentemente da quale Joňaršia'l)retaZÍO"e g'USta fra Ie due sopra ProsPettate' di abban' oE^T^"-0 di serenitä che il ricordo del destinatario gli comu- UaJ^.nsalu eflig'e'- il tuo volto cosl come lo immagino; il ^lanti c o r , " kc,ca t su lutto...: son 'tratLo f T"0 eSDresso nei ve™ Precedenti; I'uso loT S,m,,e ndľu,tima ««>fe di «Nort chieder* la g*V ľľ ÍT^ativ<> "volto al dedicatario. se dal tuO_ ^ w vero- ^.uvu nvoito al dedicatario. seaai é la prima délle dllé possibili'iňtélpretazion • pido del destinatario («libera» vale "liberamenu))• é un Jtmano: é la seconda interpretazione: il def!" Jndo ^^ peregrinante (un ramingo) sfinito dai mali del n ^ di trasformare la propria sofferenza in un talism tuirla quasi in un oggetto magico e protettivo. 68 ^le al7'II81e* contribuisce a dare un'inclinazione quasi se-ÍScarsa l'nguaď Possibile ''influenza di un luogo sbarbariano fc^,0/asnetf teira' Rimanen^)- *mi trapassô di gioia il tuo IIl0nialiano) s ^ "^f*"0* s'incontra due versi dopo nel testo 1 Itlarina poi S°mnierSe: sopravanza, e dunque vince; con metafo-n 'c^cc;riPreSa nel',<,ondata di calma» (sensazione piena di qatyk: temaeí-r05': leamarezze improwisedelľumore. mm-j** strofe dirŕPreS° p' es- P01' da,la «memoria stancata» nella J Priamente f delľ'»tanzia. schietto: con franchezza; ma «o i ■ giovil ° a una frasca. vale innanzitutto "diritto, sen-^šia~o^íta ')('h,la: m,),ti 1 rilcrimeiiti colli che sinc.ocia-%^0lOdiSs:,P^Siôňe~coHcTu7iva, dal fondamentale modcllo \ P'an,a di nö| ' 163"67: ulisse paragona Nausicaa a una gio-f°nte h a)' a Dante> Petrarca, Carducci; senza dimenti-Si? Verdiaľn ľdna alla »ormazione culturale montaliana. U ,/va* co°' °Ve 11 ba*™ Zaccaria canta «Va'( h palma del n<íuista, o giovinetta»(atto IV, scéna m) 69 Mia vita, a te non chiedo. Datato 11 dicembre 1923, questo "osso" definisce perenio-riamente la condizione di precarietä esistenziale e di spensione emotiva giä dichiarata in altri componimenn annuncia, anche nella struttura epigrammaticamente rata, il «male di vivere» che due testi piú avanti verräde-nunciato esplicitamente. Indifferente al bene e al male.i! cuore del poeta dispera di ottenere dalla vita certezze «possessi»; e vive tutto nelle improwise accensioni, siii a una fucilata che rompa il silenzio della campagna. Bonora ha suggerito il legame con A se stesso di Leopardi, e Arvigo ha circostanziato il leopardismo diffusodiquf sto testo. Né andrä trascurata la mediazione di Sbarbaro Altrettanto significativo, tuttavia, che qui si vedaj** ne precoce di quella poetica delia discontinue e «* casioni (o, appunto, dei trasalimenti) che carattenztf due successivi libri montaliani. METRICA Due quartine di sette endecasiltoh JJJJ^jf no (a chiudere la prima strofe), con original'-' s me, a intrecciare le due strofe: ABBC, DACD i- fo„ perfetta). Importanti anche le raffinate "j^fcljj interne (si segnalano almeno «chiedo : inqu*'■a,ttbe<>>^l "giro : sapore : cuore : raro») e i tre enei che bilanciano e arricchiscono il tagh" Pg^l* quattro periodi di due versi ciascuno («lir»ei\ [^'jo:c^ P ^ ha sapore : Pmducono in me un med^im" elletu amaro). . ,. .nreZza ogni Pr°- ^■•lcuor,.. trasalimenti: il mio^ched^. uforzade ^mozione é sconvolto raramente da travh ^ ^ rl*> .«,Uassal(), e del sostantivo -trasal nun ^^ce 2 e come raddoppiati. dal rinvio al colpo* ivlaliu//a I** ^eccezionalUa epifanica deUe ^^e^^Ol S;0l^retesaindifiereL, ^••^^mUiHK^Sf ft * mio cuore le rare emorioni. EH^^. dell *■ cofcí dell^-an.pagna esprinie ^' '*a\ki ua^^' P,)d'lualcraU,,ulalunp.ovvi-^k''ulK enti- 71 70 Portami ilgirasole... Composto probabilmente nel giugno del 1923, quesť'osso' costituisce uno dei casi estremi delľadesione montaliana alla ooetica del simbolismo. Lequivalenza sinestetica tra vi sta e udilo, proclamata con nettezza nella strofe centrale, reinterpreta le corrispondenze baudelairiane. Del simbolismo (non senza l'inevitabile suggestione di D'Annunzio) Montale riprende anche la costituzione misteriosa e gene-ralizzante dei dati naturali, per una volta qui non radicatiin una geografia pragmatica e personale. Personale ě pero la tematizzazione del contrasto Ira vitalita e ariditá, centrato_ montalianamente su pochi oggetti caricati di senso- La struttura ě la stessa gia incontrata in «Non chtedera la parola...»: la terza strofe riprende e conclude la ques'1^ ne posta dalla prima, mentre la strofe centrale costituisc di k& ^^dclgir^0.1,1 žvasto tra la vitalita ani ^ *Upcrato malľ ndnä deJ suoJo (prima stroMP* ta e hndcndo fj fí!™?^ giungendo al cuore delto * natUra,'edelsi^-PPermuíabilitá( o reversibilitä, Smhcato delie esperienze (scconda MARICA T e^^U^/ne dÍ Vario mel™ AntonelloteP u (^ l- l ^ 6' ^'9- 10, 11), quattro **** t br C4u.^ ^andrini (w. 3. 4, 12). y^illabi qúií a/°trebbe su^nYe una lcttUjí ormata da trisi/Iabo ♦ en*** Rinie alternate nella prima quartina, incrociate nelle al Nldiie. secondo lo schema ABAB, CDDC, EFFE (C assuo I!ťcon E; Fě rima imperfetta). Significativa la rima interní ľansietä! chiarita» e gl i ertjambements ai w. 3-4 e 6-7. Portami il girasolc ch'io lo trapianti nel mio terreno bruciato dal šalino, emostri tutto il giorno agli azzurri specchianti del cielo 1'ansictá dcl suo volto giallino. Tendono alla chiaritá le cose oscure, siesauriscono i corpi in un fluire di tinte: queste in musiche. Svanire edunque la ventura delle venture. ■4-Portami: misteriosa resta ľidentitä delľinterlocutore, coeren Jwieute al registra evocativo del componimento. girasole: la po Sll'v'tá del hore si ricava giä dalla conclusione delľultimo dei Sar Cohni, mentre " J~' ■ ■volto, Lani - &,M UUIIU W« ---------- - .umanizzazione, qui segnalata dal rimando al fefín nella piü antica Riviere («sguardi di girasoli», v. 13). ■v°di Cl' '"7 *"V" *"""Ľa n,v'ere i"^1"""1 e-------- ^casioni 1213 mito Uasformata appunto in girasole), nelle *"/,ů/- s^0nipor,erä "na valorizzazione del terna in chiave di G,VDl)i e in 'ck.: sa'sed'ne; quale sostantivo il termine é anche in H'unainte °aro. NjLPJJq terreno bruciajodal salino» delini-^inosi r nsa. COnd'zione di ariditá esistenziale. specchianti: \w> ^■Jans'e'á.. condizione di anditä esistenziaie. sy<-<- ^ .■-'»*»:.; giallino: il giallo del suo aspctto answs . s Cj 0113 Vale a Portare sullemotivita del fiore antropomorhz 5.S 'c^trodellattenzione. . rmando |e Serif« 'ende chiaro anche dö che e buio, f^ Ha H PUr,° «*"« di colon, e mutando i color, Wmu C* Due quartine di endecasillabi. a eccezione del-, t-řn?°.Verso (un alessandrino). Rime ABBA del v. 8: «meng- gio») Lrta úalla quasi rima al P'riinc,P,° nS*^n^ Í montaliano: /ü/co alfo leva/o: minim" m ^ m ^, conclusivo (con ľapparizione di un rapa • dclle >1 . ,^ ' ľ"evasione" dalla gabbia metrica e dal sis ^ {fli ,n cTelLTCóncéntráta aHtttcrarztone deí g'^'P^ ,u,„, tre a toniche di seguito e di triplice orno e Ciô che di me sapeste. Incerta la datazione (ma non si esce dalla forbice 1922-24), eincerto molto altro di questo componimento, fra i piíi bi-strattati del libro ma anche il primo che raccolga gli spunti sparsi altrove per tentare un disegno diretto delia propria ŕi-sionomia individuale. Incerta, innanzitutto, la destinazione, diese non altro ľuso del "voi" e la parola chiave «ignoran-a> spingono tuttavia a riconoscere nella medesima donna di «Tentava la vostra mano la tastiera...», e cioé in Paola Ni-coli (per la quäle, cŕr. In limine), destinatariajxii anche di ^lide, a sua volta segnata dalľuso delia seconda persona ^ e ďäl bisogno, qui e 11 ben inciso neWexplicit, del ge-s,0^truistico, di dono o addirittura di sacrifício etico. novecenteschi (e montaliani) sono il tema delľiden-^'ncma e quello dello seambio fra ombra e corp... P^ . ; np'°Piü voltepresente in Pirandello. II motivodel!'«igno-te^di sé e delľincertezza circa la sostanza delia propna -i,,i ,• fi a I al- cWiľ'°recentrale'ntn . *!ľ «ca H ata da un comune passante. Qui il motivo si com-^ dl l'n Paradox tiniro deeli Ossi: ťombra, cioe 1 appa- ;^UaliIv'1ddJ,nL"0,tezza circa ta sua "^stro-fe .eg'a m "N°" udeřena parola...*, dove'fŕa ľal-ř WatTd ^ intr»duce ü tema ádl'«omh-a», in quel rICa di un n ,Un corni|ne passante. Qui il motivo si r c(en^'delJV sso tipico de£Ji 0ssi: r°mbm- cioé,appa" <2^^eJu»o ciô Ľ}10 si puô sapcrnt.( ecoincide dunque ^S^nŕl' n°S' Cik'11 '™>ndo delia verila pmlonda. a un P^'^ocJo ,a,,CaPParenze, forse in ivalta nonesisteonon, ! e?sere raggiumo. Per questo donare la pro-/ r-- - - ««.c ...ggiunto. Per que!: 1 a vuol dire donare se stesso. HilfeT. Cinque quartine di vari metrl' nuinario (v. 8). illabi e im- - Mue quartme ui »«• »• _ jnaI dal quinario al novenario. un m 77