Gianfranco Contini Una lunga fedeltá
Scritti su Eugenio Montale
01974 • 200? duho Einaudi «ditw« *.&».. Torino «mw.tinMdi.it
i»»i88fl6 16192 X
Piccola Biblioteca Einaudi Saggistica letteraria e linguistica
Indice
p. vii Avvertenza
x Poscrillo 1982
Una lunga fedelta
3 IntroduzioncaOjj/r/r seppia
17 Dagli Ossi alle Occasion!
47 DiGargiulosu Montalc
59 Pour presenter Eugcnio Montalc
77 Montalc eLMbufera
9j Sul Diario del 'jie del 'j2
Nola bibliogrjfica
Awertcnz*
OurMo volumctti mi i.tixrnioMunialr, potů c puhhhcail.
II piU .liliu.. /•:,
míIIu . Kivitta Rotní nato condoitu tuliu ciano, Cara boa, 19) iiul^|K-n\j|>ilinciuc azl Ji Icttura topra dke mi testi non coi -( ullc/ioncdi I <■!•<•
tra - Saggi c M
•a [\my
. iiiiiui
j i.lťf-
. i>M<>. tli nit
etct una N*
rj/wrtf'; TOI II tagKioi ■ /;/, Dí lo 8 di «h
tttolo
collcttiva (c
D- - /.; Vo
ancora J>«
Uld nrII'..lt.
icimonc iii .ilinriio .Íj |
In rivbtacr vcntitetie li potthliaaloi
Koticrtu, 01 j t»c ?i» *»»o dt Irtle
Itc Ic (lliltr
1/. <l//c
mi puntu d
.1 dcKli
tur ICO' mpltce
.lili U j
ropru)
liin.jiir iiuiuli.
imt řemenic, iligato.
Je ediiioni. lclcnco drile 1 ťindtca/iooc del luogo di • Ncllc not tře dianom ab-
biatno potutu djir la Ic/ior* definitiva, .Ic^lituta *1U tu
VIII
AVVKK'ľl NZA
tura edizione [delia quale il poeta non aveva ancora deciso il titolo], per cortesia dell'autore».
II saggio, che in qualche modo integra il precedente, Di Gargiulo su Montale, uscl su «Corrente» del 30 apríle 1940 e f u ripreso in Un anno di letteratura (Firenze, Le Monnier, 1942, «Quaderni di Letteratura e d'Arte» raccolti da Giuseppe De Robertis; ristampa 1946; ora nella ricordata edizione Einaudi degli Esercizt). Lo scrit-to fu provocato dalla recensione fortemente limitativa delle Occasion! pubblicata dal Gargiulo sulla « Nuova Antológia » del i° aprile 1940 (attualmente si puö leggere nella nuova, postuma edizione delia fundamentale Letteratura italiana del Novecento, Firenze, Le Monnier, 1958); recensione ehe verte fondamentalmente sul terna delľ«o-scuritä», concordando, se pur con altro ragionamento, col di norma antipodo Pietro Pancrazi (elzeviro del 5 dicem-bre 1939 nel «Corriere delia Sera»), del resto avvolto nella sdegnosa preterizione generale (dalla quale si salva solo Salvátore Rosati). La sorprendente palinodia rispet-to a Ossi di seppia, alla cui seconda (e poi terza) edizione egli aveva concesso l'onore allora prelibatissimo d'una prefazione, indusse a una precisazione polemica verso un critico autorevole quanto amato (da cht scrive, perlome-no). La riflessione (anticrociana) sui «generi», a cui la polemica fa insistito riferimento, ě notoriamente il mo-tivo piü ricorrente nelle pagine teoriche del Gargiulo, quelle che dovevano poi essere postumamente adunate (con parecchi inediti) negli Scritti di estetica (a cura di Manlio Castiglioni, Firenze, Le Monnier, 1952).
Lo scritto francese Pour presenter Eugenia Montale, attualmente nella raecolta Altri esercizt (Torino, Einaudi, 1972), dopo essere stato ristampato in «Paragone», fasci-colo 48 (dicembre 1953), fu composto per servire di in-troduzione a uno Choix de poémes tradotti, con těsto a fronte, da D. S. Avalle e S. Hotelier (Geneve, Editions du Continent, 1946). Questa scelta, dovuta al futuro critico di Montale in collabotazione con l'attuale signora Avalle, ha fra gli altri, un po' dimenticati, meriti quello di essere la prima raccolta di Montale in volume, nonché in fran-ccsc, in una qualsiasi lingua straniera.
AWERTEN2A _
II capitolo Montale e «La bufera», ora anch'esso in Altri esercizt, fu pubblicato sul fascicolo 24 (novembre-dicembre x9$6) di «Letteratura», serie romana (editore De Luca).
Iníine lo scritto Sul «Diario del '71 e del '72» fu re-datto, a nchiesta delľeditore Mondadori, che cortesemen-te ne consente la riproduzione, per servire di «risvolto» alia raccolta cosl intitolata (marzo 1973).
La nota bibliografica che chiude il libro, non aspirando ad alcuna del resto ormai superflua, completezza tecnica e puntando comunque piuttosto sugli scritti di Montale che su quelli attorno a lui, ha fondato la sua strettissima scelta sull esclusivo criterio dell'utilitä per il lettore, e per-cio non nfiuta di essere tenuemente ragionata.
G. C.
Depo I '*üc*t imento, In cnlhhof ukw* coo Kol—j lWi i*mu. clcllc nprfr in vrrM (n «lutunc critics, r topf* t tut to ifctf» ,řw Muoulr Im UtCUtO tl moodt> tlrllr prcM-n/r, ufi
****** iiMMo dl qutMO libretto, «nchc i>cr 66 che coo*
<ewe U »»jwlti> til-.ifitťfi!jir   tdfrtMir i r lulrlmrnir
••»•{••.xt.u., Kuum|ut» n>il iimirij |»u.i ibrr un'hirn
o.e.
Introduzione a Ossi di seppia
Ceit det objeti tlum kt JčuiU iont k >iii<! cichéi pír l'*ir quc notu noui iou-noru ivcc 1« plui dc chirme: ili ont prii ni noirc pciuec unc leinie celnic.
(s n nui i a i., HiUoire Je tu Peinture en Itálie, ch. xxvm). [E inverumentr).
In linea generale, sembra che una sorta ďequivo-co abbia gravato sulla eritica che prese in esame la poesia di Eugenio Montalc: la eura, cioě, di dare un risalto preliminare, e puo dirsi esclusivo, al senti-mento, da quella attestato, ďuna vita e ďuna natura «petrose»; e ďinsisterc sulla logica e la filosofia svi-luppate da una simile vita. E ció non rimane, benin-teso, soltanto ncllo schema c nel metodo di quei sag-gi; ma investe i giudizí valutativi, le tacitc o espresse «antologie». Ecco, ad esempio, il piü acuto di quei lettori, il Gargiulo, asserire: «la piü bclla seric: Aíť-diterraneo»; che ě la série, puö darsi, documentaria-mente piů interessante, non la piú feconda in risul-tati poetici. Non giä, ci s'intenda, che in quella specie ďequivoco non abbia avuto il poeta stesso la sua parte di responsabilitá. Vogliamo anzi dclinearla. É supcrfluo rilevare il peso, la sottolineatura di determinate liriche nel corpo della raccolta; il titolo stesso di questa; 1'impegno di certi miti c cicli. Přeme piut-tosto considerare questo bráno di Mediterraneo ap-punto, un'invocazione all'«Antico»:
Potcssi almeno costringerc
in questo mio ritmo stento
qualchc poco del tuo vaneggiamento;
dato mi fosse accordarc
alle tue voci il mio balbo parlare: -
Mmhivmmw fimftwKgMtfM j| d
tNTtODCZIONE A «OS 11 DI «EPP1A. io Ac tt*ru v* rtptni in cui natura «1 «rtc si coofonJuoo.
Interno e «i»
^i'ionc che un txxo richiamano quelli, MRo espreaei u eepbee c impegnauvi, della Nordsee hemtana (• tbr Ueder' ihr meine guten Lieder! / Auf, auf und wappnet euch! / Lasst die trompeten kltu-trm'm ecc • aopraituito il motto goethiano: •uneigennützig :* tetn tn allem»). Montale vuolc, invecc, riplaunant lul Mcditcrraneo: riccheggiarnc il um in r nivtcrnc la »truliura. non potcndoM, ovviamcn ic xintlcrc qucl «poiosi» da questo riconoaeimen-toďuna Legge «Tu m'hai detto primo / che il picci-na fermentu / dcl mio cuore non cra che im momen-del tuo. ila- im cra in londo , la tua legge iim.1iu>
m: eaaer vasn» c diveno / c inMcmc fiato»; né da que-u'aluo: «Co*!, padre, dal tuo dUfrcnamcnto / si af-(eima ihi Ii guardi, una lrg>;c "»e\ <. t.i 1 »1 č \ ano sfug girla». Voce c ipinto. titmo cd ctica appaion gia cor-
di dna, quanto dire: quest u «zona» della poesia ontaliana per un lato é un contcnuio che preme e, I icde Urica, VÍ1C, ma ncgativamcntc (in qu.mii> m nun, per esempio, a porrc un'atmosfcra perento-ai. per un ahm rientru ncl dominio di quella pecca interpretJliva» di cui avremo a dtscorrcre.
Sara mcuio teneni ad akunc prime constat aziom. tJKieata, ad evmpti • ahhaManzs ovvia; chc il discor-mi <li Mnntale r un di«tor«o .1» mno c timhrn «fami lute* (•AteolUmt, i poeti laurcati / si muovono •olianio fra le pianie / dai nomi poco usati: bossi lifnisirioacantl. / to, per m<\amolc strode chc ricsco-no agh erboti/ font...•); il quale si presupponc per
mami a«oaaiai nmaa 7
lo piů. ben vurino. un interiucutorc: «tvedi*. «hat ben ragionc tu«, «pure, lo tcnti..», «tentava k voava maoo...». E if linguaggio preterite ricone a parole dctcrrrunaiutimc, «dtalettalt* addirittura, dt* remmo; un'upupa «topft 1'aereo stoilo del poUaio.. dei bambini «ton mouoli c lampturu«, una barca chc • Kiaborda tra le sécehc* In una »lmilc íuu/imic
c -reitquiario», o «atro», »imnzio«. «aligem.. «tut geva», «deaaa»; con un valorc. pertanio, prcw'a poco oppoato a qucllo che 1 estetiatno o il purumo po> tevano rispciiivatnentc aaaegnait. Un ba»umenii> m r.i in Montalc, a prcícrcrua, un «treallx-rt». un «n iiu.rthiatorc», 0 uraimo «Hiahcivlu.. Kl, ucelit, volta per volta, un «laichetto», un «tdtionc». un «martin Potatore-, -due ghtandaie.   Scne null vtdue, epiaodi, aneddoti: eecodove ünira per fionre, mevttabilmcntc, ognt Urica dcgli Ossi. «Vigila »teao al »uolo un magro cane». «FUera ncll'arta / o acende ri tun palet to / quakhc gallctto dt marzo». Ccrti mizl, indtmcnticabtlt; «Arremba tu la »tnnata Pröda...». «Aggötit.elabarcagiat'inclina. .»[dal 1941. «gia... siaoTlancia»]. «Sc r.f.tta Ucalma/ nellaria. tra gli acogli parlous la marettu». «Ktvierc, / baaie-
tui ihkIu stiH.1 Iii d'rii).i\|».ida
CO
de r Ii
tri
>ni iar
IN .1
i
Ott
« «fti wMiHMI  U IM,.
bmi i
tVTtODfZloSi: A «(JNSl I>t SI'.PI'IA»
aforma Si veda gii ncllc prune lirichc dclla r.iuul
cello »t ripicmJano / hrrtofti, un volo pasw> per acqui-»urc una dcMj»na/ioi.c oircina di i|ucM'amtuihnc
riímíca:
Mcglui *c la onnt dcfli ucceQi li tpmfuoo UJghkutitr iLl.'azxurro:
lf*S MOOfel I MM
,io i*mi *mki ncll *ru chc c|u*»i non u rouovc,
c l trnti »ti quolmlocc
chc mm %é uaccarti dt tem
r {mne in pctlo un* tlolCfZZ* inquict*. (.Kii tWllc ihvrrfiir jwmtofu
1*1 m«r*.olo t*x U guerí*,
cm c I txlofc ilci
ti 1j iMnif« pártc tlt riccticM
Si ha djvvrro mu dialrtnca di sentimenti. la trept-daioor. chc *cj»njj íl vartarc dclla linea melodie* (•piu chtaro ti aacolta il mimiko... »), e luttl i valori ptn vhicttamcntc totmali ri&pondono punto per pun
tnve umo pnmim.1 č la ; ; del pocta. I.'imcrr%«r roctrico c prevalenie in chi lcpga un hru-n»i di Mnnulcí* Non ci ťinganna dunquc: cjucl tnu-
in. c to «te%%o Mnntalc, il lirico. Irripctihilita: « Ani-nič. mm mai duc volte coniigura / il tempo in cgual modo i gr*ni!»; ímmohilitá: «ťč no)u innnita (al fu-tettío teto dél muro] la volta / chc ttacca da te una tmaifita / ícfnh • « umic tli lunm c ^tava con Tin-hnita / aut cupola mai di*»olta»; una figura, Arsenu i •giunco tu chc Ic radiči / con sé trascina*; ma: -11 pa^jfitr vrnttva comc un Mipplfado / il suo di-
• . iara una contraddi
,1.11,
mgc alla radiče di t una cont inzttutto una c
I.VTBOOL'ZMMI'. A «OftSt DI StPPlA*
di tempo, un allonunAmcnio dd ml ptani it»t4Uc Ic lingolc lincc, una «nmtalgia* ic «AK che gta wide / U ruoca, ti ridona ah" mc una dimnM d divide., npi
rl pozzo; c il tempo, L» mcmorta rij del non ntorno, con Paltfo dcIPe
9
kUftdo
do,/v tccchiu
U nod
ilrll'im •■' iljll c
li: «Vot mm pentate d6 i , .tll«»ij, ll tacifo ininpu^n
dopo g u-nui a icnlxr < nuclco co (un ligura c nnnovt K'n dai
in Vt
14(0  Ul II
• ill vein
kw> quel
UIU
ii ili fcata
M ■
Juc poli (il ricord
Ull ,.l  . >t 1^'IU.llll.l %
(he nel « iiuhIu! iltuano volta j>cr V ra, c un facto «cai di uiu ctiltura put
«U mondo cat' ituvolta Ira quci rgiato), chc in in-
! I \C lll.lt 4
o di Leopardi («Torna Pi diffuse / voci, i consucii it li pur non oaa / ia mcmori zio (« Pimento viao chc ai •quale d'uno acemato di
o <h I) Annun irucra I)iatu» ► )'. Tanto var
to
a «0»»l Dl SfclM'lA»
ttkbe rittovtf aut Verlan* - vtcuva U limpido cicia; «ulu un w*ilk>». U. magari, ilCaiuucci mcno clct-to • .. che poenmno rubat mi anchc dumaní / gli nu-.knit oMMfbt iD *OÚ vcri». PhmoitO>tb .cafuali. ii« di 1*1« ecru »i munducc alNoccaitunaliia» dci in mi, m« qui ti loco un puntu fundamentale: U mini
uiru / the non defuu/ioiie \t
I ''ic Q per-
A «0»»l M »tWA»
Ma fi badt Am.he uuclia twite meno
it
MCtM
14 ! j-.c - vir
tule • tuhu. un
•vente. • norma nun v'etl»), I utanlc dcďwimcnic
purtieo:   _ ..       ., ,
Si tutu inveve lanaiuta I'amn ed cuo iliumnu uocita vuik1u»m>
under aí toni ameiaiUnlic* Mil J»ielt4. che |>tc»entono il in.uc, »ell'»interpicia/i*>ne» logica in
.<t\ <|ur>u |»
•pita
M dato» mUotio «11* »pi«w*
U »(WIM titOHtflU
m « Cam (Mi »•'<«< *<«■> Malta» (Umím.
*""»•■ •    '• lili
mí mm* Mr iméhm. mtAimat» j> m
t 't fHolmtime im
mihiranno a Mot tcuro. L'aamoiei ttdiano prt nul, i í tunc i|uell'amo4
pill VlMfMO cd CX
poril
una n •.c Im
rte Ten
uni nar
ntu da»
ISTtODl ZIONI  A «OSSI IH SI.I'I'IA »
dono a una vcl
luoghi singolari quanto da intcro il libro, corrispon-' "k di cscrcitarc la conosccnza dcl noa di rw»^SJ1 duloraiuc, pcrcio .ni I pericoli di qucsta [hh-siu si spccilicano tndi in un «desaittivo» ingiustiítcato (dcsignazio. ni »ui>criluc, di co»c «non amate»), per un verso; c, per 1 auru, 111 ■ interpreta/loni» ingnisinicuic vriccrca dcl signiluuto csplicito il un oggctto linguisiicamctitc mtecondoi Pcricoli.' Mu li dircinino piuttosto: črtu il I. pot: quclla parte dclla |x>csia di Montalc clic co st i misce uno sfondo ancor disorganico, un impasto, per cosi dirc. prosasiico, c prosrutka, semmai, perché vi nascono, c nou si dcťidono, troppi runu; pcrclič v i abitano troppe cosc. La sua stessa negativita ha un va-lorc: non Krve sólo per risalto di quclla «zona dcter-minati%Mma» di genuinu, c t.ilor.i aha, linea, m.i se ne ctprimc un sento complcssivo, di poesia in fteri. Non é né oratoria né sillogistica. £ lostesso tormento, la iicim erisi teoretici in atto. Insomma: la non-poesia di Montalc ha una faccia hen piú positiva. significun-
1
• Tend
i lorpl
nite / <
»cte».
stroc inh* ato i
i im mpw u Uli u-upui.
fasc «Mwrtiva». Mcro documento: hiaritä lc cosc oscure, / si esauriscono rc / di tintc: queste in musiche. Sva-la Ventura dcllc venture». Ora, dav-Montalc rappresenta una risoluzionc i musica; ma, anziehe svanirc, vi tro-iticacfficacia.Certo, vi perdono l'«cs-i dire 1'euerc di tutti i giorni, qucllo rgna loro. Piü si carica d'attributi; c poglia dt peso. C'c un mito in Monta-•prio centrale alia sua poesia: hen piü : Tora del tncriggio. Ct sono manicre ?. si puö sospcliarc, sulIc lince d'una ata: in Fra Galgario, quel cranio lu-t barbiere, che trasmigra in tutti i con-
■eta; ti nostro monoo / si regge ap* •nni, all'aria / bigia t reman cor rotil vtioio non ringhiottc». Altrove: orno un'ora fallita... / venia e va« i bracciata di amara / tua iconta,
ivraoouztONe a «ossi ot strm* 13
ti In igaHHtflii e Ic dame; la dcformaxione ovale dt Mademoiselle Matisse, in Matisse. E coaj qui c'c un tempo rivclatore, un'ora toptca -Non ntugtarti ncl I'umbra / di quel folio di veňuřa / come il iakhcito chc strapiomba / iulmineo nella caUlura. // É ora di la-sciare if canneto / stento che pare s'addorma / c di guardare Ic forme/dclla viiachcsisgrctola* [Otá ik seppta). Scrnprc ncl ciclo degh Out, a . inc dun sisiro di cicala ncl torpore: «Dirama dal profondo / in noi la vena / se pena. // Se tu l'ac tc/le vestigia/ch «si svincola / d'a nisce bruciata / u istante* {Egloga).
I.a distru/ione nicridiana c il segno cstcrno piii in dicaiivo di quesia figura chc Č: fSgllerti della vita Reata che si veda disiintamenie come gli oggctii cor nino ad aftacciarsi per virtu poetka nei versi di Montalc. Anzituito: scolpita net meiallo, e perd «fubnl* nata», la natura offrc un montlo ftsso, definitivo, ma fermato in leggiadria [Sarcofaghi). «c in fondo uno slsocco di vallc / invano attende Ic belle / cut adombra una pergola di vigna / e 1 grippoli ne pendono oscil-lando». Oggetto fuor di durata, luce d'eterno; ma con qu.ikosa d'inquictante, quel fuoco clligiato ncl bron to, quel 11 more chc tut to abbia a ridestarti... Incanto. ma incanto «rcalistico»; chc inline tende al desidcrio d'un frcgio primordialc, e qucsio sara «un nulla, un girasole che si schiude / cd into h'i ■>.G»l,qualcc4adicsornai doto d'un giorno d'ect c/ionc it: ro.i.: «un ircalbcricarico/dici / il bordo a uno spiro. e via • una roridita di mcmoria in Vd forsc, dove pud aflcrmarsi una
torn ancd-ú tnu r«. lina
,^ tNftOm ZlONE A «OSSI 01 SKPPIA»
• Sbocciava un nua» tu lo stélo, fioco / lacrimava ncl-1'arta. // Le noiti chiare erano tulte un'alba / c porta-vanu vulpi alla mia grotta*. Piu di írequente, c'incon-itumo in altre duc risoluzioni i ruvidi, calcinati par-itcolin vcngono a porre un suggcrimcnto generále di tíi.ikli., trolla pictramc dal ciclo allc prtxlc iCV/i o i:
Nclla kt« dUtesa appena. ťodc un tjlulo Ji comi. uno wacclo;
oaddllltiurj m -.qu.in.iu il velo clic coprc 1c terrestn
• bcllczzc funeranc*. c alľimprovviso n escono čiarne ďacqua scoprcmtM u.i varchi / di labili ramurc; hkvc hunu- u.i qnimcggi; liccu.uc di rondom , \.i gabondi...» iRnierc). Pei una porta malchius.ii, din-vemo, > 11 i! nioMtaiiu i ^uilli dci limoni»; c ľodorc oVi hmoru, il rillcttctr šopu una scnvi/.ionc o>si vi tik: «in queiti tilcn/i... lc cose / s'abbandonano c tcmbraiM* vicinc / a tradirc il lorouhimo scgrcu>». Si m>n. m quella citazionc da Riviére, una luciditů quasi di viltooírio; ďaltrundc, fin dai Sarcojagbi, s'č av-vertita quelľaria arcana e trasognata, arnbigua comc un perieok). In Qtuu una fantasta cssa si fa esplicita:
• PcnsoaU ungiornoďincantcsimo.../Trabocuum la (om / chc mi MHMVa, incoscicntc mago, / da grande tempo. On mamicceró, / subísscró alte case, spogli viali*.
Cxmicmpliamolo adunquc questo mondo magico, ricompuslo ex novo:
Avro di coniro un p*cv ďintanc nevi ma lirvi cim* vuic in un aruezo. V ivt*lrta iUl«icto btofťoto un tardo r«)$io. t tfrmttc tľmvuihilr hxc *clvc c collinc
ívraoouzioMC a - osu di set-ru.
15
f un motuio cite rule
t.i
il n
ne emema: per cui quella deiim/ionc dctcrrnin.iiissi-
ma enuncia un inopdo mmcnosOj imidiatu da fonte
occulte:
Arrcmba m U mmiii prodá
k navi di cartone, c dormi.
iu i ntaJevou ipujn ehe vekgguno a iicmru.
Ncl ihiUMí dctiVttino ivoUtchia il g\äo c i íumatchi dci tetu mnu pni.
S'aggtunga, in Delta, quclľoacurt «memoria» ehe af-ftura dagli ingorghi del tempo («NuIla di te nel vactl-lar delľore / bigic o squarciatc da un vampo di aolfu / fuori chc il fischio del rimurchiatorc / chc datle bru-mc ;ipproda al golío»); nno ai Alortt, ilic trjy^oiio al la Irrrign* costa «tradirl dalla tenebra*. e d síiorano con i loro voli; o at «minuto violcmo* chc separa la ^ixrtczza* dclľiniaiucia da!ľ«ora chc indaga»: • nclla finta calma / sopra ťacquc tcavatc / dové mcitcrai un vcnto». (Queito mito delia íanuulle//a. oltre chc im i sttťddl'itittiuua,icrpexgta per tuttoTT volume, da ( /;/«»/ a Cafié q Rapallo: non senza un poco dcljľy- I mamcntaiin ucpuKOwe, caro per esempio al X&J
In un pocta qual é Montalc, capacc di altiuimi mo> menti, ma per la nátura ^tc^^J del »uo movimento iní žiak non in tutto riiolto, é neceasario •cegliere. Con ľultima disamina ai aon gia indirettamente denuncia-te certe prcícrcnzc; ma piú in generále, nclľamhtto dci «cicli»: alla serie Medilerrénto é da anteporre srnuM.il quella ehe dä il titolo al volume Y. m c*»a vo
tcnarl; lc quali, rispetto alla compleaaiva andatura d 'cndccasillabo, rapprocntano un po' qucllo chc i vcrii «brevi» per ii Mallarmé dci sonetti minori o per il Valíry di Charmes. In Portovtncrc, quella diapoai-
16
zionc rcccttiva. tonnolcnza dcl
d.KlO.
1MTIOOU'ZIOS'E A «OSSI Dl SEPPIA*
cnore a ogni decisione, che nclla ..iggio il pocta ha chiamata «il prolij >divina liuliticrcrua*: «Lá non é chi si »iia di ti in ascolio. / Quivi sci allc origini / c
ch< di mc sapfsie...: «Kc*to cosi qucstVscorza / la ve-ra mia toatanza; / il fuoco che non si smorza / per me ti chiainó: 1'ignoranza. // Se unombra scorgctc, nun c / un'ombrá - ma quclla io sono. / Potcssi spiccarla ila tne, I otlrirvcla in donu». In questa figura dcl donátore, corroso con tutto il conosciuto, che senza nep-purc una parvenza ďironica amarezza oíírc la sua om-bra (e che antlic altrove ritorna), par che s'inccntri, • Miualmcntc* parlundo, il signilicato dcl libro tli
Dagli Om allc Occéíioiii
Conrir lo. nu a
(•VKVO)
F.c ^»'">Mia»il iult cti mm de moi,
Ml (j(Hlf)lc (JC 1 AVCflif ™ ttlMti fMťVti u[*4ttt
J un Avrnír pMiqulI ctttil im»i trurtttin autu