'uiuo GOZZANO GUIDO GOZZANO Le liriche scelte G°zzano, Orv>r„ SOn° I'm, A »nun,, 63. L'amica di nonna Sp eranza [da I COLLOQUI, 1911] di fa. lirica di passato, per una « stampa amicaVnrfi. ňPP'esentazione * ™ mondo descrizione di partial »W„^^X ^5'° mento), ma la rievocazione di conversion' "S^Su cronologicamente si collocno verso la metá delVOnZl*^ ■ II ritorno al passato che puó essere svolto nelle piu varie diteziom — polemica col presente, rimpianto del buon tempo antico, nostalgia dell eroico, ecc. ecc. — qui pero ě tutto giocato sui toni d'una garbau. artettuosa, ma divertita ironia. Un'adesione piena al mondo del passato al poeta non ě possibile e tale mondo ě infatti rappresentato coi suoi bet conversari su tenori e soprani, con le collegiali che sfogliano mat-gherite per sortilegio, sui teneri versi del Pratt: ě cioě ricostruito at traverso un gioco letterario che si manifesta anche nel compiarimento con cui il poeta assapora — ma sempre in controluce, con un contro-canto di fondo! — espressioni (v. 10 dagherottipi, v. 14 chérmisi, v. 78 trilustri) e atteggiamenti sentimentali del tempo (w. 81-83, 93-100). ■ Ě certo, con la signorina felicita, la piú celebre lirica di Gozw no (e lo fu, come testimonia il Calcaterra, sin dalla Pubb!'c^1°necome il confronto fra queste due liriche puó mettere megho in u« ^ in questa, che ora segue, l'atteggiamento del poeta sia i P j cantato divertimento e come il maggior distacco ironico ann^ la dialettica fra ironia e affetto da cui derivano il fascino e » dile de la signorina FELiciTA dove, malgrado tutto, il m°n ě rievocato non senza nostalgia. • di d°P" ■ Metrica e stile. Distici — nella maggior parte del casi^. d _ pi novenari con rima interna, ma parecchie sono le emistichio "<«"' i„C» »» P°' "is, 5dc «mp«ne d. v«co, 10 1 i frutti qi — ,„ nualche raro balocco, gli scrigni tnu 5 gToggetti col monito, salve, ricordo, le noci di cocco, Venezia ritratta a musaici, gli acquarelli un po' scialbi, le stampc, i coiani, gli albi dipinti d'anemoni arcaici, le tele di Massimo d'Azegho, le miniature, i dagherottipi: figure sognanti in perplessita, il gran lampadario vetusto che pende a mezzo il salone e immilla nel quarzo le buone cose di pessimo gusto, il ciicu dell'ore che canta, le sedie parate a damasco chermisi... rinasco, rinasco del mille ottocento cinquanta! II " I fratellini alia sala quest'oggi non possono accedere cne cauti (hanno tolte le federe ai mobili. £ giorno di gala). e sorella Speranza con la compagna Carlotta! 1. Loreto: e il tipico nome del pappagallo. quanto 2. buone... gusto: respressione é diventata giustamente «™°*a do che ofcacemente definisce la disposizione gozzaniana verso . nei 'o «tiae e lo respinge: ne sente 1'ingenuo e sprovveduto un contempo, con la sua complicazione intellettualistica che gli impcu* P'eno abbandono, i limiti, la mediocritá di gusto. 5. volve: gusci di conchiglia «• "wiei: i fiori (gli anemoni> in questo caso) sono dipinti con un gus . «no stile superato che al poeta sembra addirittura arcaico. Mewiipi: dal francese j. M. Daguerre (17B9-W51) sidwMM.cosi rudimemali fotografie La grafia esatta sarebbe ^h"!°''P^Z a^co H Pteferisce ^esta perché - come ci inform.il Calcaterra che ru M\ktX PMU ~ « »'«veva trovata in riviste pubbl.cate verso la meta coWUdTm° e cos* Pronunziava la parola dandole 'ílianni ,U" mo™™° Marico... Quella grafia ai suoi occhi dava * rievoc«"-»- Ě q««t» um spi. - sul p.»no £bU. ^oTc' e8g,amen,° d< divertito e assaporato gioco letterano cul M» 12 r° nel "PP6"0 introduttivo. .._«, stgno di"3' "»l Han fatto 1'esame piú egregio di tutta la classe. Che affanno passato terribile! Hanno lasciato per sempře il collegio. Silenzio, bambini! Le amicbe — bambini, fate pian piano! -le amiche prováno al piano un fascio di musiche anúche. Motivi un poco artefatti nel secentismo fronzuto so di Arcangelo del Leíito e d'Alessandro Scarlatti. Innamorati dispersi, gementi il core e 1'augello, languori del Giordanello in dolci bruttissimi versi: ...caro mio ben credimi almen, J5 senza di te languisce il cor! II tuo fedel sospira ognor cessa crudel tanto rigor! Carlotta canta. Speranza suona. Dolce e fiorita si schiude alia breve romanza di mille promesse la vita. 19. dtaassett'anni... Nonna: contrapporre i due termini equivale y mearc the un completo abbandono alia rievocazione del P*s . ° „eni« xxta non c possibile: la consapevolezza del poeta che la ?1C .'^jsce del 1850 ě una nonna quando egli rievoca questo mondo, W 1 17 0 25. pit, egregio: sará forse il termine usato con sussiegoso comply baroc- Arcangelo... Scarlatti: citati come autori esemplari della ™,"!^jv» r'-di cui — con un ciudizio a«ai oencrirn — si mette in luce IB*- da genitori e parenti? 30. Arcangelo... Scarlat. ca di cui — con un giudizio assai generico — si mette in cercatezza (fronzuto). g|0r-32. Giordanello: soprannome del compositore del Scttecento G'^E^essiH0 dani le cui romanze sono anch'esse da inserire fra le buone cose r gusto. O^^delosposoP- lo'Ppf/lsortilegio III r- «,* lo Zio signore virtuoso, di moho riguardo, SSpaiato al lUardo-Veneto, all'Imperatore; oiungeva la Zia, ben degna consorte molto dabbene, , ligia al passato, sebbene amante del Re di Sardegna... «Baciate la mano alii Zii! » — dicevano il Babbo e la Mamma, e alzavano il volto di fiamma ai piccolini restii. «E questa e 1'amica in vacanza: madamigella Carlotta Capenna: l'alunna piu dotta, 1'amica piu cara a Speranza ». s «Ma bene... ma bene... ma bene... » — diceva gesuitico e tardo lo Zio di molto riguardo — « ...ma bene... ma bene... ma bene... Capenna? Conobbi un Arturo Capenna... Capenna... Capenna... Wo! Alia Corte di Vienna! Sicuro... sicuro... sicuro... ». • ZGcofZ°n0 P°' di moscato? »• «Si«nora Sordla magari...*. * con un sorriso pacato sedevano in bei conversari. ...ma la Brambilla non seppe... ». — £ pingue gia per [YEm quel Ve [Giuseppe ». [VErnani... «La Scala non ha piu soprani... ». — « Che vena quel Verdi... « -nei Marzo avremo un lavoro alia Fenice, m'han detto, nuovissimo: il Rigoletto. Si parla d'un capolavoro ». 65 « -Azzurri si portano o grigi? ». — « E questi orecchini? [Che bei tubini! E questi cammei... » — « la gran novitá di Parigi... »■ di 46 p PWttchic MnUi!".16 coi,suoi ve"> — assai diffusi — languorosi sogni -pt^ntata r„0m- Nei vv- 29-47 il controcanto ironico alia realta rap- 48-50 i;„ Tamo mai ev'dente. 49-52, 57-58 48-so Uti , mal ev'den... ^''olinelno'a,'?"; qjC5U e le alt« ripetizioni present! nei w. 49-52, 57-58 d'VC[>tate suorXv!-, sterco»'Pato e'e in queste figure che finiscono per 3c* -a- £ atredo- Pm dl tifare il <<£.°X\-10' Ma in seguito (v. 74) quando non si n° di una conversazione, il poeta usera tli. trattera ^ Y « ...Radetzky? Ma che? L'armistizio 1 <« ^ue, bovine Re di S„degM , uomo d, « £ ceno uno spirito insonne, e forte e vi i '0l" « Ě hello? ». - « Non hello': 5^ e «j*L.. • ~~ « Ui pi o i / i • tm0lt0 le donn, « Speranza! >> (chinavansi piano, in tono un pfy *M « Carlotta! Beendete in giardino: andate . gi0£e J^, ( Mora le amiche serene lasciavano con un perfetto inchino di molto rispetto gli Zii molto dabbene. IV 75 Oimě! che, giocando, un volano, troppo respinto all'assalto, non piü ridiscese dall'alto dei rami d'un ippocastano! S'inchinano sui balaustri le amiche e guardano il lago sognando l'amore presago nei loro bei sogni trilustti. « Ah! se tu vedessi che bei denti! ». — « Quant'anni?...». - [« Ventotto». so « Poeta? ». — « Frequenta il salotto della Contessa Mafia!». Non vuole morire, non langue il giorno. S'accende piü ancora di porpora: come un'aurora stigmatizzata di sangue; si Spenge infine, ma lento. I monti s'abbrunano in coro: il Sole si sveste dell'oro, la Luna si vestě d argento. 8s Romantica Luna fra un nimbo leggero, che bac.» j= chl0,ne dei pioppi, areata siecome un sopraccigho dl Dim , il sogno di tutto un passato nella tua curva s'f^f0? non sorta sc. da una stampa del Novelliere Ittustf* Vedesti le case deserte di Parisina la bella\ Werther? 90 Non forse non forse sei quella amata dal giov l'unica cosa che interessa alio zio di molto erviv» 67. la pace... regno ligio al passato. 72. volano: una palla di sughero munita di penne che specie di rudimentale gioco di tennis. 78. trilustri: cfr. nota 10. 80. salotto... Maffei: famoso luogo d'incontro fra letterati Milano del tempo. g6 85-90. Romantica... Werther dichiarata derivazione.^jl.J^ (J nunzio (cfr. Lungo l'Affrko per (lit* er» r: dichiarata derivazione,» ^ ,co, n. 39); l.i storm di P*r'amante) _e> r* Nicolô III d'Este fatta decapitarc col f.gliastro *a diJ» eK, * varic volte trattata dagli artisti romantici (un ceiem ^vane weh 1816, un'opera di Donizetti nel 1833); I dolori del oi 159/11 Ii mah! Sogni di la da venire! ». — « U lago s'é íatto piů [denso di stelle» — « -cne Pens'' » — « ...Non penso ». — « ...Ti [piacerebbe morire? ». «■ - — « Pare che il cielo riveli piu stelle nelľacqua e piů , . . [lustri, ti sui balaustn: sognamo cosi, tra due cieli... ». - « Conosc IncWnat llť, sui _ ( Conosce ,.S0„„„=so^M.libronCnaUo... . l----- _ « E l'ami?... ». — « Che versi divini! ». — « Fu lui a do- [narmi quel libro, ricordi? che narra siccome, amando senza fortuna, un tale si uccida per una, per una che aveva il mio nome ». Carlotta! nome fine, ma dolce che come ľessenze in resusciti le diligenze, lo scialle, la crinoline... Amica di Nonna conosco le aiole per ove leggesti i casi di Jacopo mesti nel tenero libro dei Foscolo. Ti fisso nelľalbo con tanta tristezza, ov'é di tuo pugno la data: ventotto di giugno dei mille ottocentocinquanta. 105 Stai come rapita in un cantico: lo sguardo al cielo profondo e ľindice al labbro, secondo ľatteggiamento romantico. Quel giorno — malinconia — vestivi un abito rosa, per farti — novissima cosa! — ritrarre in fotografia... '» cfs ľ T "Vedo nel fiore' amica di Nonna! °ve sei che, forse, potrei amare, amare ďamore? ticismo. I liíerim^ri- C<*"*, poi era stato un « tetto Wrari sono qui troppo ostenuu ma appunro v- lina ,lus• } <*"i, gjoce su\ lema della romantica luna ° UERE Iu-^ u6 »mune di tomantiche storie (la citazione dei ^he "° tica \un... nome: Mtferther nel romanzo P^^^pstiva, per la *° «liziare il suo amore per Carlotta. W*™» *— disin-"»»egiale Carlotta, questa omonimia'.... . > di abband«1 . ^ o sola... d-amore: cosciente della su. c ^tica C-ffc la «wato e Wido ironizzatore delle mgenuitk deua j^wore-- ^f' UghegB1*-*•} ben consapevole che non potra ™" C\oc\ sia 'n que* SP» de«» consapevolezza di quanto dt ve\\eit»"° "«Mo d'amore. 64. La signorina Felicita ower, Felicia ■ Come una řotografia di un vecchio album fa ^ ' del poeta — ne l'amica di nonna speranza — nella h* tano, cosi - (ancora secondo 1'esempio di una lffi * im°n*> W fogho di calendano, una ricorrenza richiamano il ricorH JJ"nm«) 1 ra femminile, la signorina Felicita appunto, e del rnonH m fiM screno e monotono abitudinario e pettegolo, che la cir ?rovinci>lt mondo al poeta ě parso di toccare una diiríensione ofol, In "M vivere, e la signorina Felicita con la sua dimessa faccial1dtl salinga gli ě parsa — almeno per un momento — 1'unico m"'' !fi riscattarsi dalla complicazione estetizzante e dalla consee*0 **' elita sentimentale. Ma 1'abbandono a questa semplice vita r pre a mezza strada: da un lato, deserivendo e vagheggiando on LU? femminile come la signorina Felicita, Gozzano ribalta tutte k gestioni di femminilitá bramosa e perversa che esalavano dai t«j dannunziani o il tipo deWintellettuale gemebonda; dall'altro, la con sapevolezza del cattivo gusto di quelle buone cose e di quel buon mondo provinciale, la vigile disposizione ironica, impediscono la cot-diale adesione a questa nuova realtá. ■ A differenza che ne l'amica di nonna speranza, il cui tono tra dato dalla componente ironizzante che generava un divertito gioco letterario — qui c e complessitá di atteggiamenti; senza mai definiti vamente prevalere 1'uno sull'altro, sincero desiderio di abbandono c consapevolezza ormai ineliminabile degli ostacoli che impediscono tile abbandono qui si fronteggiano in un sapiente equilibrio, si compent-trano Deriva da questa piu complessa disposizione verso la natu" deseritta 1'articolata varieta del componimento che assume un ■* mento narrativo nel quale c'ě posto per la distesa rappresentaz.one u paesaggi c di ambienti, di figuře umane e dl stati d animo. ■ Metrica. Šestině di endccasillabi con rima ABBAAB «» «2* pero rispettata. Per la civetteria di čerte rime \ttkt ( conia, camicie con Nietzscbe, sofista con farmaasta), cit. stile della lirica precedente. I Signorina Felicita, a quesťora scende la sera nel giardino antico della tua casa. Nel mio cuore amico scende il ricordo. E ti rivedo ancora, e Ivrea rivedo e la cerulea Dora e quel dolce paese che non dico. definit* uriuenic uci f~> . DaIte e la ripresa di tale terminológia, a* v 5. cerulea Dora. la Dora Baltea, affluente del Po, cosi '^"j^^di ducci (in PlEMONTE non ě priva di sorridente civetteria letteraria. ^ p0Cjj 6. quel... dico: molto probabilmente Agliě, nel Canavese, da Ivrea, dove Gozzano villeggiö spesso. c- nnrina Felicita, ě il tuo giomol Sora che fai? Josü il cafřě i\buon aroma si diňonde mtorno? Ct otci i IM e canú e pensi a me, " S'avvocato che non fa ritorno? E 1'avvocato é qui: che pensa a te. Pensa i bei giorni ďun autunno addietro. Vill'Amarcna a sommo dell'ascesa „ coi suoi ciliegi e con la sua Marchesa dannata, e 1'orto dal profumo tetto di husso e i cocci innumeri di vetro snila cinta vetusta, alla diíesa... ViWAmarenal Dolce la tua casa » in quella grande pace settembňnal La tua casa che vestě una corťma di granoturco fino alla cimasa: come una dama secentista, invasa da! Tempo, che vestl da comadina. 25 BelVediňcio triste inabitatol Grate panciute, logore, contortel Siknziol Fuga delle stanze mořte' Odore ďombra! Odore di passato! Odore ďabbandono desolato' » Fiabe deíunte delle sovrapporte! Ercole (uribondo ed il Centauro, 'e gesta delleroe navigátore dSnne iP°' ,0 SVentUra'to ™™ Ananna, Mmosse, il Minotanto, U-Uvvocato: il poeta si era laureato in giurisprudenza e 3""'° * P Q bJmente il ti,0lo con cui la signorina Felicita lo ch.amava. B»sognaP«" Nardarsi dal caricare di troppo precisi riferimenti autobiografie! la poesia. ^■Marchesa dannata: piu oltre (w. 115-120) si parla della ™rch«a-len" della villa, che in ceni noviluni ritorna da fantasma e ti 11 suo passo lungo i corridoi 21-22 (««, 23-24 cht UM 11, facciata fino a" orloJc0rtina. amasa: la casa i ricooerta *«""chTf^ni«» 1uaSl Ů vula '.'a filé di pannoechic di granoturco che to GaBgDly. • >«W.. co„ud,na: « anche questo.e [(^C ^'Piace ptrché gli s,-mbra una dama ant.ca che. do f un ^„ «u v««> da contadma. un misto anche qui di toni dw cont^m*.J*^ ä compiacimento di ritrovare sotto le..v«" agna li vdU »«D deUa dama, cioě dietro ľattuile císí dl camp ^ * volta » (Petronio). jalla rovina, dal P»~ "'fizio... passato: questo fascino che emana ■norto ě di tipico gusto decadentc. "'lunte, ormai inattuali, fuori moda. *">>Utore: Ulisse. "da ai '900 45 35 Dafne rincorsa, trasmutata in lauro tra le braccia del Nume ghermitore.. Penso l'arredo — che malinconia! penso l'arredo squallido e severo antico e nuovo: la pirografia 40 sui divani corinzi dell'Impero, la cartolina della Bella Otero alle specchiere... Che malinconia! Antica suppellettile forbita! Armadi immensi pieni di lenzuola che tu rammendi paz'iente... Avita semplicitá che l'anima consola, semplicitá dove tu vivi sola con tuo padre la tua semplice vita! [i III Sei quasi brutta, priva di lusinga nelle tue vesti quasi campagnole, ma la tua faccia buona e casalinga, ma i bei capelli di color di sole, attorti in minutissime trecciuole, ti fanno un tipo di beltá fiamminga. 55 E rivedo la tua bocca vermiglia cosi larga nel ridere e nel bere, 50 11 /162 T 163/11 punta 36. Nume: Apollo. • una 39. pirografia: decorazione eseguita sul legno o cuo 40. divani... Jclllmpcro: lo « stile impcro » — q" . j, un0 del napoleonico — si rifaceva a moduli neoclassici (con dini Mchitettonid greci). famosa l"10 81 41. MU Otero: Carolina Otero (1868-1^ », ^'Uerina del Novceento. di tre or- prim' Novecento , jq cosl JH?" ,"'T<''.'M... vita: prima (vv. 30-42) nella descrwione deltf^ ,H.||, 1 • '".«me ,u!l, su, ,oll,,,i,K. (lo stile impcro c la ™«fn'*0 pr**" 1 i lmKVO"J".i»Me.„c!) da ispi.are nulnu.nw ic.k-iv//. . « J Ujtonu;, supor.orita o i! distaivo del Cio/^no come en. ' S,M K V"' 1 AMU A i" •■ pessimo t*uo del lakitto da i ^ • > • • „ottoi"1 el mondo il P<*" « | i. . ..i, MMvlie 11 . .: nonna Si - sottoun itCP > r;S^^l,,.rel,v:;,';r ,;:,;„;r" ot^ssbí ^ e iJ voito quadro, senza sopraccigJia, tutto sparso d'efelidi leggiere e gJi occfoi fermi, 1'iridi sincere azzurre d'un azzurro di stoviglia. tu 65 e mi \r >Um amato. Nei begli occhi fermi Td "1 una blandizie femminina. íf iveuavi con sottili schermi, volevi piacermi, Signonna: piii d'ogni conquista cittadina Ini lusingó quel tuo voler piacermi! Ogni giorno salivo alia tua volta pel soleggiato ripido sentiero. II farmacista non penso davvero to un'amicizia cosi bene accolta, quando ti presentó la prima volta l'ignoto villeggiante forestiero. Talora — giá la mensa era imbandita -mi trattenevi a cena. Era una cena 75 d'altri tempi, col gatto e la falena e la stoviglia semplice e fiorita e il commento dei cibi a Maddalena decrepita, e la siesta e la partita... Per la partita, verso ventun'ore 80 giungeva tutto l'inclito collegio politico locale: il molto Regio Notaio, il signor Sindaco, il Dottore; ma .— Poiché trasognato giocatore — quet signoři m'avevano in dispregio... 85 Mera piu dolce starmene in cucina tra le stoviglie a vividi colori: M tacevi, tacevo, Signorina: godevo quel silenzio e quegli odori ante tamo pcr me consolatori, dl bas.hco d'aglio di cedrina... Maddalena con sordo brontolio .^l^tu-va oli :,r.vdi hen dete.si, "'■"^•'■"lava lenta.nc.ite cd io 1^"U:Sl'Í,i' \'"iv!» ->Hl«- dal ta.to ehe essa inearna quad V** liP° * 30 IS tu che avesti per amico ľorgano di Barberia che dona al cuore mendico un soldo di nostalgia; tu che dimeni la coda alle mie lorde calcagna quasi ch'io fossi una cagna, una cagnetta alla moda; tu che ccrchi d'annusare le mie scarpe tratto tratto perché vuoi lor dimandare 40 quanti chilometri han fatto. 1/ 0l* 62. A Cesena e alla fine di iná. L'ug mo-grigia [da Poesie scritte col upis, 1910] ■ Cirigm ix. 4) c griyastra (v. 51) ricorrono alľinizio e al qucsta lineu c iH cklmisa-.no il clima, l'atmosfera che la dom jiioso ambiente piccolo-borghcse dclla cittä di provincia con la sua mô desta e monotona routine č visto dal poeta come attraverso una grig nchhia che lo ovatta c lo distanzia. Questo mondo piecolo-borghese e provincialc che nella poesia crepuscolare o e idoleggiato come rirogio screno o ě ironizzato nella sua monotona medioeritä ě qui rappresen-tato con un atteggiamento di estraneitä che rende la lirica forse piü complessa di quanto a prima vista non sembri: forse non si tratta solo di estraneitä a quella vita, ma alla vita. ■ Mutrica ľ stu.i:. Terzine di endecasillabi con rima ABA CBC1' primo verso e esemplare: spezzato dallc due cesure riduce ľenoecasil-labo a livcllo di parlalo; tutta la lirica si manterrá su questo tono di; scorsivo e prosastico mediante le frequenti cesure (v. 7, 19 ecc.J enjambenients (4-5, 7-8, ecc). Piove. £ mercoledi. Sono a Cesena ospite della mia sorella sposa, sposa da sei, da sette mesi appena. Batte la pioggia il grigio borgo, lava 5 la faccia delle case senza posa, schiuma a pie delle gronde come bava. Tu mi sorridi e io sono triste. Forse triste e per te la pioggia cittadina, il nuovo amore che non ti soecorse, io il sogno che non t'avvizzl, sorella, che guardi me con occhio che si ostina a dirmi bella la tua vita; bella, bella! Oh bambina, sorellina, o nuora, o sposa, io vedo tuo marito, sento a chi dici ora mamma, a una signora; so che queWuomo é il suocero dabbene che dopo il lauto pasto ě sonnoJento, il babbo che ti vuole un po' di bene. tu chiami e le sorridi e vuoi .i mai » tu chiami e Je sornu. t » \TsTvít le. vuoi ch'io le sorr.da, ct'S lc parli de' miei viagg., e poi, ouando poi siamo soli (oh come piove!) ľi dici rauca di non soche sfida Torsa ieri tra voi, e diet dove, B quando, come, perché, ripeti ancora quando, come, perché, chiedi consigho con un sorriso non piú tuo, di nuora. Parli duna cognata quasi avara che viene spesso per casa col figlio m e non sai se temcrla o averla cara; parli del nonno ch'ě quasi al tramonto, il nonno ricco del tuo Dino, e dici: « Vedrai, vedrai se lo terro da conto »; parli della cittä, delle signore 35 che giá conosci, di giorni felici, di liberta, ďamor proprio, ďamore... Piove. É mercoledi. Sono a Cesena sono a Cesena e mia sorella ě qui tutta di un uomo ch'io conosco appena, 40 tra nuova gente, nuove cure, nuove tristezze, e a me cosi parla, cosi parla, senza dolcezza, mentre piove: « Mamma nostra ťavrä giá detto che... t poi si vede, ora si vede, e come! 45 í>i, sono incinta: troppo presto, ahimě! Sai che non voglio balia, che ho speranza a allattarlo da me? Cerchiamo un nome. 0 fortuna: ě una buona gravidanza... ». 5q ^ncora Patli, ancora parli, e guardi f cose intorno. Piove. S'avvicina ombra grigiastra. Suona ľora. É tardi. E 1 anno scorso eri cosi bambina!