La terza sezione del libro ě da considerarsi, diversamente dalle altre, quale testo unitario piu che come serie. Si ě op-portunamente parlato di poemetto, definendo «movimen-ti» le nove porzioni testuali che lo compongono, proprio come se si trattasse di una sinfonia. In effetti unitä e varieta convivono nei duecentoventicinque versi sia per quanto ri-guarda il registro formale sia per i tem i e per lo sviluppo narrativo e filosofico. La composizione risale al 1924, anno decisivo della stoná di Montale; e la prima spia della intensa stratificazione culturale che agisce nella composizione si trova giá nella Jedica «a Bobi B.» nella prima edizione degli Ossi (solo «a B°bi» nelle due successive), cioě a Roberto Bazlen, ľamico šestino che esercitava in quegli anni per Montale un'im-50rtante funzione mediatrice rispetto alla cultura europea avanguardia. Le dense premesse filosofico-culturah del toHmfUo Sono sta* indagate da vari studiosi, e soprattut-Ja Luperini, che ha messo in risalto il convergere di mo-StichP!1CAol°gico-esiStenziali e di tematiche cultural! e arti-it f "^verso il confronto con il mare (il Mediterraneo W Monta^ raffigura il passaggio dalťinf**a ato Htk*> cioě la rottura di un rapporto armomosc£. naturale e la scoperta della P*°^ ^ 'o) i unanÍdUale: aSSUmere un'ÍdentÍtá SS risľhio di tro-S eslnfCeSSÍtá etica che imPHca ^ u caratterizza 'ViľclsÍ dalla felicitä originaria che .ca« ^ Hre ,a- Sono temi párallelamente d*^~Lmsid*+ 'e Per esemplo in ( * i • . ... ""i Finn . crisi sualmente, segue «Mediterraneo» nelľordine del ijb ' ne delľinfanzia. Daltra parte la fine delľintesa con \\'h ě anche ľallegoria di una svolta culturale e artistica- U definitiva del modello simbolistico (e dannunziano) d correspondances e ľadozione di una poetica del framm e dello scarto. Ě un processo che si nutre di numerosesu'0 gestioni culturali, dalľesistenzialismo di Schopenhaue/ di Šestov e dal contingentismo di Boutroux al versante piú risentito della poesia francese postbaudelairiana (Lautréa-mont), con influssi dalla poetica modernamente classici-stica di Valéry e perfino da Svevo. Accanto a questa chiave di lettura ne sono state piú di recente proposte altre, volte per esempio a sottolineare la dimensione intrinsecamente religiosa del poemetto (Fra-re), che costituirebbe un dialogo e un confronto con il Dio biblico. In ogni caso, gli estimatori del poemetto (Mariáni, Ferrata, Gioanola, Luperini) hanno ben visto come in questa sezione si trovi la piú consapevole e problematica defi-nizione del mondo montaliano in questa prima fase. Basu pensare alle due modalita in cui il terna del frammento (che il titolo stesso del libro evoca) ě qui raffigurato:partí di un tutto (il mare) che ne redime la finitezza, opPu* espressione di una sofferenza priva di identita, partico sottratto a ogni universale. -eV0. Dopo il preambolo del movimento I, s'incontra la ^ cazione della felice unione con il mare (m°virTier^enlo III), fino alla crisi e alla rottura (presagita nel mOV^sag2io IV ed esplosa nel V, il centrále). Awenuto questo_P» ^. cntico, la seconda parte del poemetto (forse artis; . te meno convincente) insiste sulla possibilitä di r ^ re, sia pure nella perdita, qualcosa dalla Iezioner oi^, rasportandone il significato nella propria artťtW VI-VHI) e accettando infine umilmente la h"i (ino-Propno destino e la relativita del proprio sigm" vimento IX). 122 portice s'abbatte. I. Il primo movimento presenta i protagonisti della vicen-da raffigurata nel poemetto: il soggetto e il mare. II mare ě inserito alľinterno di un paesaggio estivo giä noto al letto-re degli "ossi brevi". L'io ě qui ritratto in una posizione ini-ziale pensosa e raccolta: con il capo basso; e quindi nel gesto di alzare lo sguardo, come dando inizio al confronto che deve svolgersi nei movimenti successivi. Due ghian-daie dapprincipio scherniscono il poeta quasi a segnalare la sua estraneitä rispetto alľarmonia naturale e a deridere la sua introversione individualistica; ma poi, nel finale, vo-lando veloci verso il mare spumeggiante portano un segno dinamico di vitalita nel mondo bloccato del paesaggio roontaliano, e in qualche modo indicano alio sguardo del s°ggetto un obiettivo e un interlocutore. Sulla natura espressionistica di questo movimento si ě Pronunciato Mengaldo, sottolineando in particolare la P/esenza «di semantemi cinetici e istantanei» collocati «in zione forte alľestremo del verso»». eMETRicA Diciassette versi di vario metro: prevalgono gli chpeCaľUabi (cin(íue casi) e i settenari (quattro casi), an-8n J!, d°Ppiati nelľalessandrino (i w. 7 e 9), accompa-6)e ,da satiro ottonari (w. 2, 4, 5, 16), un novenano (v. 8nala quaternario sdrucciolo (v. 10). Alle rare rime (si se-C«ftUelIa facile ai w. 14-15) fa riscontro un'elaboraz.o-CľS* del tess"to fonico. con ricerca di consonant, P,e-d' gruppi con r + conSonante, di vocaboh sdrucc.o- 123 inea con la tessitura aspra, espressionistica, del com. in line jnimento , vortice s'abbatte ul mio capo reclinato in suono d'agri lazzi, >cotta la teira percorsa la sghembe ombre di pinastri, s i al mare lá in fondo fa velo piú che i rami, alio sguardo, l'afa che a tratti erompe dal suolo che si awena. Quando piú sordo o meno il ribollio dell'acque che s'ingorgano 10 accanto a lunghe secche mi raggiunge: o ě un bombo talvolta ed un ripiovere I'f"0"'** s'abbatte-see*H ael «vonice» suBeerkr COn PreciP'tosa violenza. Ummapne Verso il basso: bntoZ movimento di tipo rotatoria dalW wggetto. 2. reclin«,„ "C ghiandaie sopra la testa china del lazzi: as-,! J?"-pie»«° ™ avanti, con il mento sul p*» !' "*» delle .due P|" . !' CIoé str'"denti versi come di derisione. B a 8hiandaia e in e£ " COme dich,'ara il finale (il verso *>• a' .S- Vhmb, 'Z ,stndui°). 4. pwtwso; segnata, attrava*" ,,mi- T>-atto schism °mbre obliq"e e deformi di p«ni n»£ ■ ttament0 espressionistico. La voce «pln»**' tratta a we' ....... "«"J scnieuamente espressionisncu. La v°c^. ine spesS? usata da Pascoli. da Govoni e da Sbarbaro, mostra 1 on* * picCol' multipla e stratificata del lessico montaliano; si tratw pjil ď che s, fende (.si awena.; verbo letterario suggerito anc ^ 'gure • 9. a rtWta il rumore della risacca manna- dj ^ nC1 Pressi de»a costa. 12. un bombo: un rumore cup° djschiume sullerocce. Come rialzo il viso, ecco cessare , ragli sul mio capo; e via scoccare verso le strepeanti acque, frecciate biancazzurre, due ghiandaie. 15 124 [r°V(*ato d-, ®^«an0< d °ncjate piú forti. 14. ecco cessare: improwisamen-ijae'a deforma •' ragli: variatio di «agri lazzi» (v. 3), con la con-ie|'|- l6«reneZl0ne esPressionistica. via scoccare: sfrecciare Pos 8Ure RoCr7'\f,agorose- L'aggettivo, raro e letterario, ě giá f>iedZl0ne del s3 g ta Ceccardi. 17. frecciate biancazzurre: ap-iel 'ate2za denCCeSsivo «ghiandaie». La prolessi esprime I'im-dej 0 0 e j] Co. P/rcezione: dapprima é percepita la rapidita olatjjj °re del piumaggio; quindi ě riconosciuta la specie 125 Antico, sono ubriacato dalla voce. II. Dopo il presente del prologo, in questo secondo movi-mento si awia un confronto fra due situazioni temporali diverse: un presente le cui difficoltä esistenziali sono per ora soltanto suggerite, e un passato di serena intesa con la natura. II rapporto con il mare, postulato nella sua centralitä dal movimento di awio, e lo specchio e la ftgu-ra di questa condizione dell'io. Nel passato, qui rievocato con il tempo imperfetto, la legge del mare agiva sul sog-getto coinvolgendolo in una dimensione che si potrebbe definire panica; nel presente e intervenuta una rottura che fa sentire l'io indegno di quella legge (cfr. i w. 10-12) E con questa crisi, coincidente con la «fine dell'infanzia». che i movimenti successivi dovranno fare i conti. 6 questo un movimento stilisticamente piü sostenuw del precedente: alle punte espressionistiche di quell0*1 sostituisce qui un periodare ampio e calmo, solo«* punto dalla forza dantesca del decisivo verbo «imPietr al v. 9. METRICA Ventuno versi nei quali prevale l'alternanza d' endecasillabi (undici occorrenze) e settenari (sei Due calmi dodecasillabi scandiscono il lento anda" ^ teüincipü, mentre un alessandrino seguito da un 4 ^ Z sottüli^a il passaggio dei vv. 16-17. AlcuDC^ (, espos.e (p. es. ai vv. 1-7 e 11-13-14) che ^^J^ Z"tmr : macerie» ai vv. 20-21); piü frequent'. d(,: "jure foniche dissimulate: dalla rima imperfetto l J, sPonde. ai w. 15-19), all'assonanza (p. es. ai * 126 c0nsonanza (p. es^ai vv. 18-20), all'identitä ritmico-ac-centativa (tre vocaboh sdruccioh chiudono i w 2-4) Fre quenti gli enjambements, e particolarmente estremo il ca" so dei w. 14-15. Antico, sono ubriacato dalla voce ch'esce dalle tue bocche quando si schiudono come verdi campane e si ributtano indietro e si disciolgono. La casa delle mie estati lontane tera accanto, lo sai, lä nel paese dove il sole cuoce eannuvolano l'aria le zanzare. K II suono del mare e raffigurato attraverso un processo di uma-mzzazione (cfr. «bocche») e di spostamento metaforico (cc~ .y. «ooccne»; e ai sposiamemo meniurau vcon im-magini visive e sonore al tempo stesso): quando le innumerevoli •wehe del mare si aprono, e cioe quando la voce marina si fa udi-k. e come se ogni onda fosse una verde campana che oscilla: col-Pendo la costa e come se le campane si muovessero in avanti, indie-'reggiando nella risacca e come se si ritirassero indietro; 1 insieme dl questo movimento corrisponde al "disciogliersi" delle campane ** a' loro passare dall'immobilitä silenziosa al movimento e ai *?*>■ Questo suono iniziale del mare, che aecoglie armonizzan-ola la rappresentazione dei w. 9-13 del movimento precedente 6 «spunto e Tinvito per la rievoeazione memoriale seguente. Ann-£1 epiteto del vocativo iniziale, rivolto al mare carattenzzandolo Clin ^"ore biblico, e uno dei segnali del contatt con S a"1X1:3110 "ei Canti di Maldoror di Lautreamont, m cui si sc , P,u v°hela formula «vieil ocean» (vecchiooceano). * 13 Casa nella quäle il poeta trascorreva 1 estate nell ,n Cn^^onel^^ 7-cS" Laggettivo «lontane!U una spia della rottura Jjj Co^°tta. Z.eannuvolano... ^elezan^j^J ,e"C "Umerose da Quasi delle """Ml, rtSazio- nza a'l iperbole s«m»l« il ,nnn mitizzante della nevocaz 127 Come allora oggi in tua presenza impietro mare, ma non piü degno mi credo del solenne ammonimento del tuo respirojTu m'hai detto primo che il piccino fermento del mio cuore non era che un momento del tuo; che mi era in fondo la tua legge rischiosa: esser vasto e diverso e insieme fisso: eSVUOtannicosiďognilordura me tu fai che sbatti sulle sponde ^sugherialgheasterie leinutili macerie del tuo abisso. 20 ne. 9. Come... impietro: cosl come accadeva allora, da bambino, an-che oggi davanti a te divento di pietra, cioe vengo colto da sgomen-to. Eguale e la reazione del soggetto, ma cambiate ne sono le ragio-ni, come si vedra in seguito e come qui suggerisce giä ildel verso seguente. II verbo "impietrare" (anziehe il piü comune "imp";-tnre ), nell uso intransitivo, e di chiara derivazione dantesca (■» non pmngea, si dentro impetrai»: Inf. XXXIII, v. 49). 10. nanp** gno: perche divenuto incapace di aderire alla legge del mare, che* Jrttoalhdentitäindividuale. U. mi credo: mi senio. 12.*"J respuo: che promana dal tuo movimento ritmico, qui 1- -j^nza al m00 w ia non casuale aderenza^ ./piCf). no... ďel tuo: ě questa la legge del mare, o almeno la sa*J!^iöm'* delia poetica simbolistica. primo: per primo. cisiva metá: sciogliere la piccola identita del s°SSett° juella immensa del mare (e delia nátura). -Fermen . ea^ emozionr. «Cuopeir^k.."inferiorita" maanche "idí" , - * quella del mare). \5.nueratn C10éerailmiodeStinoautentico subľ,ľnCÍala, n0n é che una conseguenza di »ub.to precedent!: se 0gni esistenza Individuale. ^ 128 T^conta solo in quanto parte delľimmensa esistenzadé mare. 1T:]nonnealte|anó'astabilita(cfr. «fisso»);e cioěogmesisten^ Íd,VÍduale P"° enirare a far parte del tutto che ,1 maj* rap ££e puô esseme poi espulsa senza che il mare s.mut. mnuto. J Ív?HardÍana legge della natura, che vive e trionfa 4 í'e,la "on, sorte. Ě una legge .rischiosa« .per ^STsson°- come * řramment. elencat * * * lor. 1 sta a 1 lmmensitä dd cosi ]a vjta de, so^etto * ,£ 1 "•^lai-----satnucati alia sua logica, «°-CJ „,,-ilpan- cl* c^!8f del ma«-e. cui ľio é soggetto come indmdua va il mare si ea'izz-», ,, m°dello: come il mare espene gn ~—" NeTu. armonia delľinsieme, cosl deve fare »1 sogget 'V^'J0rdu'O del proprio vissuto. 19. come M /«'•1 morint1. u<:radHQi'"v"Jlc J ael proprio vissuto. ■ ... Msso: SCani- 20-stelle marine. 2Lb^ re. Clla agioni e 1'inesorabile trascorrere lento gocciare») del tempo, ""e le interpretazioni possibili: quando un tempo scendevo. grep-^cheora non scendo piu perché lautunnoecc; oppure: quando n tempo. in autunno, scendevo ecc. Il sistema complwivodell ar ^entazione rende forse preferibile la prima P°^*\Jf£ 2Sabl 1 ca* * implicita la fine delles^rienza ^ Bn50ra alla "Pavoncella. del finále. -Qualche volta- Lupenn *ÍÍ& Ů 1Cgame Ua qUeStÍ "'""^IvTsTggť'.alvolta. e «> (nell incipit dei due movimenti success vi si legfce Ce llle ^ «imai in Pianissimo di Sbarbaro, con con r?nt1ambuh tra ^uesto camminante montaliano e quello, piů n^ttivn ° ma egualmente smarrito e ricercante, de modello. 3 skgion n,Or0so* vale "ricco di P''°S8e"- maiuscola aPP° cl'quida" d" , "e c°mporta la personificazione. La rappresentaaone ^•"elleo mpo ě una costante della poesia montahana sto-Occasioni, nel «temPo fa.to acqua»: NotitiedaliAmutío, 131 ma bene il presentimento di te m'empiva ľanima, sorpreso nelľansimare delľaria, príma immota, sulle rocce ehe orlavano il cammino. Or, m'awisavo, la pietra voleva strapparsi, protesá a un invisibile abbraccio; la dura materia sentiva il prossimo gorgo, e pulsava; e i ciuffi delle avide canne dicevano alľacque nascoste, scrollando, un assentimento. Tu vastitä riscattavi II, v. 26). 8-12. ma bene... cammino: ma invece mi riempivaľanima (dimentica del tempo e delia necessitä) il presentimento delia ma pre-senza, mare, colto («sorpreso», quasi "scoperto") nel respiro («nellan-simare») delľaria - un presentimento, cioé, ricavato dal ritmico pulsa-re delia risacca, nuovamente umanizzata -, ehe era poco pn^ silenziosa («immota», cioé "senza vibrazioni sonore"). sopra le * ehe hancheggiavano («orlavano>») il sentiero («il cammino ,,eve Percezione delia „P * di esso. basľavľr23 dd mare' camminandockU^tr^ me"endo a tacere il tedin " passato a ^empire ľanima del soggM ^"mento: mi a^L° Vizione tempomle. 13-20. Or-Porale quan(o ^gevo («Or. pUO avere qui tanto vak*** lhUVa Staccarsi dairr0r2ativo e argomentxtivo) ehe la pi*? ***** (del maré 3°fferta («Pro«esa») verso ľin^ ciuffi vic''na del £ T 'a dura tenestre p**P>* dľsf1 de"e ca"ne desil ("g°rg0>>)' e Pa,Pitara ("P^ÍÍ 2'°;al!e acque nt eVano>>) ,a ]°™ adesione («un maľenJ0' ,raseesoTn ľ3653***. non P™ tu.tavia di un < S ifáda,,a sua vnZZ^ del,a toíaí'a naturale reclam< del mov - *** il mľ^' da"a vegetazione alle ste^ 'asoffe,niemo: ''immľn ľm° ^cet.ualmen.e piú ^,fí> *>*I*rla mobile armonia («triple* anche il patire dei sassi: pel tuo tripudio era giusta ľimmobilitá dei finiti. Chinavo tra le petraie, giungevano buffi salmastri al cuore; era la tesa del mare un giuoco di anella. Con questa gioia precipita dal chiuso vallotto alla spiaggia laspersa pavoncella. 25 30 re si giustifica ľimmobilitá delle cose limitate (come la pietra e le anne). É la legge espressa ai w. 12-17 del secondo movimento, ^incidente sul piano esistenziale con la non-distinzione infantile delľio, e sul piano culturale con la poetica del simbolismo quale ri-*attodei particolari in nome delia loro redenzione nel significato universale ehe li trascende e contiene. 25-28. Chinavo- anella: *endevo («chinavo», con influsso anche del dialetto ligure) in mezzo * P'etraie, arrivavano al mio cuore ventate («buffi», cioé "sbufn ) ^ (segni delia presenza marina); la distesa del mare appanva co-"un 8»*» di anelli (i circoli disegnati dal vento sulľacqua). II yerbo n'navo, riprende lo «scendendo» iniziale, e anticipa il «precipita» Sľ(riferito Pero al volatile): ľapparizione del mare, come va-Pimľ ^azioni circolari (le onde, le correnti, ecc), porta a com-Ä Catabasi- ° dis«sa di awicinamento al mare, rappresen-WUeSt0 movimento. É il culmine delia felicitä paroca:.quel Cu„ redime la finitezza delle condizioni individual, pare add.nt- l0ProVl '8'uoco.. 29-31. Con... pavoncella: con la stessa gioia ehe > la sľ- 0ra Vola rapidamente («precipita») da una piecola valle 6lici'ä chľl8'3 la Pavoncella ehe si era smarrita. La condiaone di >ose^ederiVa dall'adesione alľarmonia rappresentata da ma- SuuSf °^ Per gli esseri rimasti fedeli alla logica dell ,nd*un-ľ°ro SurľJ* qUÍndi'come la pavoncella, riconoseono nel mare fW^d,.°rientamento. La, .pavoncella.. una delle nM#* SvenJe 0rn,t°logiche de»a poesia montaliana, é un p.ccotovo- 132 '^M^7^ pe»o crestaK, e qm So « PÍ m nZÍOne n°n dissimile dalle due ghianda.e ehe eone.u ^ ,rr|o movi----- mento. 133 Ho sostato talvolta nelle grotte. W. Dopo la definizione di un'intesa profonda tra soggetto lirico e mare, nei due movimenti precedenti, in questo quarto si tenta una collocazione di quella armonia naturale anche all'interno delle coordinate sociali e civili: il mare diviene qui l'emblema di una «cittä» utopica e delia «pa-tria sognata» (w. 10 e 13). Sulľetica ehe la legge del mare fonda per la natura puö reggersi anche la prospettiva della civiltä. Tuttavia, i segni della rottura poi intervenutifalio e quella legge si ritrovano anche qui, come giä nei movimenti precedenti, e appaiono anzi intensificati: ilmare ■ viene qui un «padre» severo (cfr. w. 16 e 17), il cui namento» travolge le esistenze individuali costnngen alia sofferenza e alia mancanza di identita. E ^"'V,, nunciano, soprattutto, l'«impietrato soffrire senzan» (v. 21) di un «ciottolo» e ľ«informe rottame» (v. 22) so dalla «fiumara del vivere» (w. 23-24). Ii poeta oraP^ de anzi a riconoscersi proprio in questi framrnen ^ redenzione. Si annuncia cosi la crisi che esplode vimento successivo, dove la distanza e ľinconciW Ho e il mare guadagnera il primo piano. . jen* METRICA Componimento di grande varieta ^ > ventinove versi sono divisi tra alessandrini (sei ^ casillabi (sette casi), novenari (tre casi), ottonar ^ j ftenari (otto casi), con un dodecasillabo <* 1 decasillabo (v. 29 e ultimo). Sono qui frequent' I ^» Mji w. 7-10), anche interne (p. es. «azzuii«u ■ )0-12 e «fiotto : incorrotto» ai w. 13-15). Ca2lone ^ finale (w. 22-24, 23-25, 26-28, 27-2* 134 Ho sostato talvolta nelle grotte che t'assecondano, vaste oanguste, ombrose e amare. Guardati dal fondo gli sbocchi segnavano architetture possenti campite di cielo. Sorgevano dal tuo petto rombante aerei templi, guglie scoccanti luci: una cittä di vetro dentro l'azzurro netto via via si discopriva da ogni cadueo velo e il suo rombo non era che un susurro. Nasceva dal fiotto la patria sognata. Dal subbuglio emergeva ľevidenza. L'esiliato rientrava nel paese incorrotto. 10 15 2- t'assecondano: aecolgono il tuo distenderti; rivolto, come sem-Pre. al mare. 3. amare: salate, cioe rieche di salsedine. 4-6. Guar- cielo: le uscite delle grotte («gli sbocchi») guardate dal fondo de"e grotte Stesse raffiguravano, quasi incorniciavano, maestose architetture sullo sfondo del cielo. «Campite» e il partieipio passa-™«"campire", verbo di uso teenico che indica lo stendere d colo-rl un.forme di fondo negli affreschi. 7-9. Soriano... luct: dalle Jj PTOfonditä («petto») rimbombanti si innalzavano tempi. _eleva-nTT1*). Pinnacoli da cui emanano lampi di luce. Secondo Bo-iM?male avrebbe qui considerato la leggenda bretone , ddb Ä° in8hiottita, magari attraverso la mediaz.one d. un pre-Ä* Debussy « lui ben noto. secondo cui una chiesa sprofond^ emergerebbe nei giorni di tempesta e ap^nrebbe ne>arenza nelle bonacce. 10 12. una cittä... susurro mmersa liCVaUrr0 limP'do del mare una cittä trasparentexome ihetro e ?Z; p?co a p°c° da copertr Ä <^Tb° appariva ^ un SUSSUm)- La f0rl one^rfe«-la ^ fcl '?Cant0 la leggerezza di una illusona ^l^^(.sü->S Ci,,la> caPace di ^sformane in una voce d }. 3- l5 2 < liscia del mare senza vento : cos che. ^atori di SCOn° gli estremi delle condizioni marine, entram-^edesimo messaggio. 137 dunged volte, repente.. V. II quinto movimento occupa il centro del poemetto. Qui esplode la crisi presagita nei passaggi precedenti, e soprat-tutto nel quarto. Il cuore «disumano» del mare «si divide (w. 2-3) da quello degli esseri finiti, si rompe l'armoniatra l'io e il tutto, il soggetto non si riconosce piu nel mare ma in fragili esistenze esposte alia sua furia distruttiva: il «pendio» (v. 13) che frana verso le acque, le piante chefati-cosamente resistono alia forza degli elementi. E contro il mare nasce un rancore simile a quello che il figlio ha verso il padre. Viene dunque qui rovesciata l'opzione inizialedel poemetto: alia scelta del mare si sostituisce quella delta terra. Ci6 comporta la coscienza dei limiti esistenziali del-la condizione umana: la vita non e piu un fine ma un mezzo (cfr. v. 14), e cioe priva di ogni garanzia di significato-Ma solo in questa sfida - e cioe differenziandosi -pu6 rivendicare, come awiene per la ginestra leopard'3"3, la propria dignita. METR1CA Prevalenza di endecasillabi (undid casi su^j totto versi), accompagnati a misure varie, dal settena^ dodecasillabo (ma un metro libera lungo e il v. 2ih nme (p. es. w. 5-6, 21-23, 25-27), assonanze (*>P'a ,5. nlevame la serie ai w. 9-12) e consonanze (come aj ^ , • Alcuni energici enjambements acuiscono la el det,at0 (soprattutto ai w. 6-7 e 14-15). Giunge a volte, repente, unbra che il tuo cuore disumano ci spaura e dal nostro si divide. Dalla mia la tua musica sconcorda, allora, ed e nemico ogni tuo moto. In me ripiego, vuoto di forze, la tua voce pare sorda. M'affisso nel pietrisco che verso te digrada fino alia ripa acclive che ti sovrasta, franosa, gialla, solcata da strosce d'acqua piovana. Mia vita e questo secco pendio, 10 1-3. Giunge... divide: a volte arriva improwisamente («repente») un momento in cui il tuo cuore disumano ci spaventa e si separa d»l nostro. II poeta si rivolge al mare, assumendo in questi versi miziali il punto di vista degli esseri finiti (di qui il plurale). "Disumano. vale qui tanto "non umano" quanto "spietato" (e si yeda. ^nlconfronto tra il cuore dell'uomo e quello metafonco del ma-anche U, w. 13-15). 4. Dalla mia: sottinteso "musica . scon-discorda, smette di andare daccordo; e la rottura dellar-precedentemente raffigurata. 5. e nemico ogm tuo mo/o. Jf'.tuo movimento, e comportamento. mi risulta ostile. b. m Z?'eS°: mi chiu"° in me stesso. Si delinea, qui e ne. vers suc-quel^U,na ^uazione che ricorda. anche per la postura •2 dd 'avvio ^1 poemetto. nel primo movimento (s. ncord .1 i'dTlinat0»)- -o'o-Privo. 7.50^:senzasuonoc^.n W.T,,d'..susc'tare reazinni in me (cfr.. viceversa, II, w. i. =* «Pid0 ( rP'etrisc° che scende ver*o te fino alio scoscend.men o daPoz^Pa acc"ve») che sta sopra di te. franoso g.allo, stavato ,acqua piovana. Afflora il ,ema del conflittoEra maa •cttaT- qUale cfr- anche Clivo). .Stroscia- (P^t%™ ^^sem^-8^"010) e raro e d'uso soprattutto mp,°inPea). 13. Mia vita e: toscano (si legg<-' la mia Vita si identifica .n. 139 mezzo non fine, strada aperta a sbocchi di rigagnoli, lento franamento. £ dessa, ancora, questa pianta che nasce dalla devastazione e in faccia ha i colpi del mare ed e sospesa fra erratiche forze dai venti. Questo pezzo di suolo non erbato s'e spaccato perche nascesse una margherita In lei titubo al mare che mi offende, manca ancora il silenzio nella mia vita. Guardo la terra che scintilla, l'aria e tanto serena che s'oscura. ,a m'a vita, é anche SCnSa ,6' Édessa- ancora: essa, cioe sene di Lagave su in *T P'a"'ai Pr°babilmente 1'agave (cfr. la riesce a nascere anr h ^ 1?' che nasce- • • devastazione: che facia: addosso- m-> ?Ci"6220ai franamenti eallariditä. I&* "ella pianta 19 * Pf,a anche cosi I'identificazione delluomo 'erzo pronome dei,r /'r' vagab°nde, mutevoli. 20. Questo: i 'I te*za dei rifcrimemii r ^ 13 e 16). a sottolineare la conctf coperto d'erba dm, 6 .forza de"'esperienza. «0« n°n margherita- ha h«."qUe desert'co e franoso. 21. s'e spaccato-8"° gentile di sfiH, n "aSCere- fendendosi, una maigheri»;* d,SCe- 23. m" m ,ei" esito davanti al mare che mi - feny, vol dire che la presenza del J I*, con la sua musica tanto invadente e ora non piü con- _ cond1210ne de, o si)enzio nel < n, trebbe trovare se stesso, affermare la propria ident" a. *J e g unidentlta minacciata e instabile come quelle dellf^eg marghenta. 24.scintilla; brilla al sole. 25.Varia... '"^J* -=>tarnente w Paesaggio di tipo espressionistico, concret 140 pauestache in me cresce forselarancura -he ogni figliuol°' mare' ha Per 11 Padre- 'jjeJffetto dell'abbacinamento subito dal soggetto per l'eccesso ^'atoper'6 polari7zazione dell'azzurro del cielo. Lupenmha luale di '^»uirif*,^*10 Passaggio uno dei numerosi rimandi al Umi-f*«n^J.?uI Val^: «La scintillation sereines^meZ-r lal-altez5 C 7dain s°uverain» («Lo scintillio sereno dissem.na / nel-^enr'Ldel° "n disdegno superiore.: IV, w. 5-6) 26■ ^da n"uu- 27- fa rancwra: l'ostilitä. Ě parola ant.ca e rara, onéfoa Dante nel senso di "displaced. 28. figHuob- ..pa** ?i!retto, m?^e!Sa!:.io ricorrere a una spiegazione^edipica 1*0 ^e cht» „ Cert0 'awersione verso 11 paurc a. ----, ... H>«ti rappresenta e al bisogno di alfermaz.onc della ""^onalitä. 141 Noi non sappiamo quale sortirerno. VI. Dopo la lunga serie di imperfetti dei movimenti dal secondo al quarto e dopo il presente dirompente che sot-tolinea lo strappo del quinto, ecco nel sesto aprirsi lo spazio del future Awenuto il distacco dal mare e dalla sua legge, il soggetto immagina il futuro come un ri-schioso passaggio dalla «favola» alla «storia» (w. 13-15), cioe dalla dimensione mitica dell'indifferenziato naturale alla dimensione dell'identita individuale e delle sue diffi-colta. Resta tuttavia la speranza che l'«esilio» dal mare non implichi un distacco completo dalla sua «voce» eche invece sia possibile serbarne un'«eco» (w. 20-21): le-parole senza rumore» (v. 24) cresciute grazie alia lezione del mare potranno risarcire la perdita nell'intesa fraterna con un possibile lettore. Ancora una volta il terreno. est- stenziale e psicologico e associato a una precisa poetica. scelta di METRICA Nei ventotto versi, segnati da grandissin* * neta metrica, prevalgono gli endecasillabi (undici oc n tridecasillabo (v. 24), un ^^Sm0 CndeCa! c^«abo (v. 8) fat' da un tridecasillabo (v. 24), un dode-T"nod°PpioTv menari (vv- 13 e 25), setteottonan ' J2'I3, 24-27\ Vane "me (n es w. 1-7, 3-& ''. 4'6 C Lln:he Sterne (corner addurra : s*» " g eco» a' w. 25-28). 0 non sappiamo quale sortiremo Jomani, oscuro o lieto; forse il nostro cammino anon t6cche radure ci addurra dove mormori eterna l'acqua di giovinezza-osara forse un discendere fino al vallo estremo, nel buio, perso il ricordo del mattino. Ancora terre straniere forse ci accoglieranno: smarriremo lamemoria del sole, dalla mente cicadra il tintinnare delle rime. Oh la favola onde s'esprime la nostra vita, repente sicangera nella cupa storia che non si racconta! to 15 '"2- Wale... domani: quale futuro («domani») avremo («sorti-KTn<»). 4. a non tocche... addurra: ci condurra a radure inconta-"""ate. cioe a condizioni di serenita incorrotta. 5. mormon eter- a: e'ernamente risuoni. cioe sia sempre ben viva, aequo di f**W: il nutrimento che mantiene giovani. 6. sard: soggetto '1 nostro cammino. del v. 3. un discendere: secondo lai caratte-g2Caa'dea montaliana della discesa come equivalente della de-S i '0ne e deU'insensatezza. Qui 1'immagine e daymene *iarri. ,mmag'ne di invecchiamento e di morte; °a ^oga C£ ^ d™enticato. Tuttavia in '^ontro.soUo^ „^one dantesca. la voce vale "nero-rossastro . S ,,°nd0 imagine dell'esilio impostoach. s. f™™?™ li C C' Cadra- rime: perderemo il risuonare delle nn ^. > CjT ,3-»5. Oh la favola... racconta!: oh, la cond.- 'iJ} « trasformera nella buia e triste («cupa.) stona Puo raccontare! Smarrito cioe il legame con il mare, 143 Pur di una cosa ci affidi, padre, e questa ě: che un poco del tuo dono sia passato per sempre nelle sillabe che rechiamo con noi, api ronzanti. Lontani andremo e serberemo un'eco della tua voce, come si ricorda del sole l'erba grigia nelle corti scurite, tra le case. E un giorno queste parole senza rumore che teco educammo nutrite vita perderá la sua primitiva condizione mitica, e perdera di con-seguenza la possibilitá di rappresentare se stessa: entrerá nella tri-ta storia senza poesia. Ě un grande tema giá romantico. 16. Pur. tuttavia. ci affidi: ci dai certezza. 19. api ronzanti: secondo Men-galdo (sulla base anche di riscontri dannunziani) ě apposizionedi «noi», e riferito al carattere dei poeti, pur sempre memori di quel-la lezione (naturale) dalla quale si distaccano. Secondo Bonora, Marchi e de Rogatis, invece, «api ronzanti» va riferito a «sillabe». Un luogo da Eupalinos di Valéry addotto da de Rogatis raíforza questa lettura, suggerendo anche «il valore antiretorico e la netta smorzatura dell'eloquenza» impliciti nel prestito: «11 est deparo; les qui sont abeilles pour l'esprit» («ci sono parole che sonoap Per lo spirito..). 20. serberemo: conserveremo. cioě mant««J'. 22. lerba grigia: 1'erba cioě scolorita perché senza sole, cui imP tamente il poeta si paragona, con unimmagine che richiama qu le, pure vegetali, del movimento precedente. 23. nelle corti> te: nei cortilj ombrosi. tra le case: viene evocata "^ "JJJJř imo"'- ***** cittadina contrastante con la condizione marina e natu name, secondo un movimento che richiama quello a ^fev0ft 24. parole senza rumore: esplicita attestazione di P°ftlC elta ve"* di una poesia non fragorosa e spiegata; piu avanti la s> g „e| meglio circostanziata (soprattutto nell'ottavo moving ^ conclusione del nono). 25-26. che teco... silenzi- cm 144 , stanched edi silenzi, Znno a un fraterno cuore Jde di sale greco. SS tU° ese^Pio Cteco. = con te) nutrendole di wnctej. ** «n>ile lavoro non superomistico, e di silenz.ose nflessio. -wfr"0- cuore: appaňranno a un ammo, amco * W SOggeU° P°eta" 28- Sapide- greC°: Tnecon la" radi-.»Wient, greci; cioě avemi quaicosa in comunr con^ _ a™ica della lirica occidentale. quella gre<-fra T; • ni. >Pla, aventi quaicosa in commit -^PlarerT.3 della lirica occidentale, quella greca clasMca. >Cor laltr° Per 1'essenzialita: forse quella che Montae ?nCOn "ossi brevi", poteva contrapporre al modello 145 Avrei voluto sentirmi scabro ed essenZiale VII. II settimo movimento segna un momento di introspe-zione e di regressione nostalgica. Da una parte il soggetto rimpiange di aver educato la propria sensibilita alia lezio-ne del mare, cosi da imparare piuttosto la logica inclusiva si direbbe, che la capacita di scegliere; rimpiange cioe di non saper vivere la responsabilita della scelta che l'idemita individuale comporta. Dall'altra desidera ancora affidarsi al potere ricompositivo del mare stesso, al cui cospetto non e necessario compiere scelte perch£ tutte le contraddi-zioni si unificano. Viene cosi a delinearsi un carattere se-gnato dall'irresolutezza e dai rimpianti. E intanto si assiste al prowisorio abbandono che ancora puo caratterizzare il rapporto con il mare. Numerosi segnali, tuttavia, indicano che il distacco e awenuto in modo ormai irreparabile. METRICA Tolti i primi tre (un verso lungo di quattordici sillabe, un decasillabo e un ottonario), nei ventiquattro versi di questo movimento domina 1'alternanza di endeca-sillabi (quindici casi) e settenari (cinque casi), con un'ecce-zione al v. 11 (un dodecasillabo). Alcune rime, soP1"3'"^. interne (significative «male : universale* ai w. 10-13 e« cide : decide- ai w. 18-19), e altre figure foniche (si ve ■ es. la serie di o e poi di a negli ultimi tre versi: «sci -ancOra i grOppi [...] SAle Agli Astri ormAi»). 146 ei voluto sentirmi scabro ed essenziale 0me i ciottoli che tu volvi, ^ngiati dalla salsedine; thegg'3 f"0™ del temP°' testimone jjunavolontä fredda che non passa. Altro rui: uomo intento che riguarda insé, in altrui, il bollore jella vita fugace - uomo che tarda all'atto, che nessuno, poi, distrugge. Volli cercare il male che tarla il mondo, la piccola stortura duna leva che arresta l'ordegno universale; e tutti vidi glieventi del minuto come pronti a disgiungersi in un crollo. 10 15 1. scabro ed essenziale: sobrio e semplice (ma «scabro» puô anche valere "ruvido"). L'immagine indica comunque la condizione della naturalezza. 2. siccome: cosi come, tu: il mare, volvi: rigiri, fai "^lare. 3. mangiati: corrosi. 4. scheggia: frammento. tuori del <<™Po: quindi nella «favola» anziché nella «storia» (cfr. VI, vv. 13-'5>- 5. volontä... passa: una legge impassibile e impersonale che iuraetemamente; quella owiamente del mare e della nature. 6. Al- ma sono stato una cosa diverea da quelle desiderate secon-Olelenco che precede, intento: attento. cioe in cerca di qualcosa. ^uarda... fugace: scruta in sé e negli altri le passioni della v.ta fiE . 8_9-,arda- distrugge: che esita a compiere un gesto de-Í !;Che nessuno P«*a P* distmggere; force con nfenmento I ^S,oneesis,enľale(cfr.ancheivv. 17-19). 11 • 'aria: corro-Cľ^1*' »3- l'ordegno universale: il meccanismodeUumwr «*5K*i ľinimagine, di engine illuministica, del mondo come Cniľ0'08'0' ch< sarebbe "'occato (cfr. «arresta») da undrfet ., ,n,mo. una leva storta. 14. del minuto: di ogn. attuno, pwen ^eía TU- cr^o- sul punto di sgretolarsi e croHare. E il sen ^ÍPnreCarÍeta delľesistente che caratterizza la pe«; 'ana-* che si esprime anche in alcuni "oss. brevi (come 147 Seguito il solco dun sentiero m'ebbi l'opposto in cuore, col suo invito; e forse m'occorreva il coltello che recide, la mente che decide e si determina. Altri libri occorrevano a me, non la tua pagina rombante. Ma nulla so rimpiangere: tu sciogli ancora i groppi interni col tuo canto. Il tuo delirio sale agli astri ormai. «Debole sistro al vento...»). 16-17. Seguito... invito: ogni volta che ho seguito la traccia di un sentiero, cioe che ho fatto una scelta, ho avuto («m'ebbi») in cuore l'opposto, con le sue lusinghe, cioe ho in cuor mio rimpianto di non aver fatto la scelta contraria, che mi appariva a quel punto preferibile. Sono i segni dell'irresolutez-za esistenziale che lascia numerose tracce nell'opera montaliana 18. m occorreva: mi sarebbe stato necessario. il coltello che readr. 1 coraggio. cioe, di fare scelte nette, a costo di dover tagliarecon 'I coltello i nodi non altrimenti scioglibili. 20-21. Altri... romba» *: a me sarebbero stati utiii modelli diversi («altri Ubri»).«"" quello de tuo aspetto fragoroso. La metafora de! libro e de Ha £ g'na e >n linea con la rappresentazione del mare anche quafc* 0 art,stico e quäle figura di scelte culturali. 22. f«*^ consoh; ma limmagine si oppone implicitamente all'al«*» de tagho considenua ai w. 22 23. 23 i groppi interni- le menon. canto: la musica delle onde, qui nuovamente con»J „ «. "i modo perö nostalgico, quäle strumento di artnonia- ,„ stelle TlaK 13 tUa musica co'ma di emozioni sale «mal nn & Koro m?menta"eo trionfo della legge del mare: >f^e* ita* armoniz °nal? (' deUa infatti «delirio») ma forte per la c*Pa> 'a rea,ta fino al ^ coinvolgendo il ^CS^TeroSi fegnali' sol° Prowisoriamen.e. •egrtssivoe nostalgico. 148 potessi almeno costringere... VIII. Nell'ottavo movimento viene in primo piano la rifles-sione sulla propria arte, con la ripresa di temi giä trattati nel movimento precedente e soprattutto nel sestq. Tutta-via, il sogno di formare una poesia capace di ereditare e ri-lanciare le dotidermat e, e capace quindi innanzitutto di lohdere simbolisticamente natura e arte (secondo la dan-nunziana esplicitazione del v. 8), nonsí"é potuto realizza-«^Nella prima parte di questo movimento esso vieně ripercorso (w. 1-10); ma s^fbTfč>dopo, e sotto lo stacco op-positivo di un risoluto «Iqveceysi legge la denuncia dei Pmpri |imitij nspctto almeno a quel modello. e dunque la ^uncia di un tallimento (\v. 1 1-20). Altrove Montale de-"nira ia>aheDiativa con le parole chiave ^irmo/imanca-'Jed (elegia,JpOSsibile). Qui il conflitto tra aspirazione 'llaP'eneŽÍadel canto e integrazione panica. da un lato, e jjfi di miseria esistenziale e disintegrazione sociale, da -, "f0- viene prowisoriamente risolto nei quattro versi del-;oJhlusa (w. 21-24), che ancora una volta affidano la n-£'0ne alla forza del mare e allo scioglimento in es» ÄMa la conquista piü stanificativa resta quel \»de liÄ-^nto.. del «balbo parlare», delle .leite« finus«* *«e «frasi staneate» (v, 2. 5. 11-12. 18V «nm pC' dl Una P°e^a che affonda le radiči in modeüi cre ^ * espressionistici, traendone i tratt. della p.o Pcif,c'tä artistica "Ue occ, Prev*'enza di endecasillabi e ottonari (nove COrrenze rispettivamente sui ventiquattro ver 149 e ersi complessivi), con la conseguente alternanza, tipiCa d metto, di parisillabi e imparisillabi. Ci sono poj du " doppi di seguito (al v. 10 settenario + ottonario, al v u** alessandrino), un dodecasillabo (v. 9), due decasillabV" 13 e 18), un novenario (v. 16), due settenari (w. 7 e 22! 1? verse rime esposte (w. 2-3,4-5-10, 12-14, 16-18, 20-23) Potessi almeno costringere in questo mio ritmo stento qualche poco del tuo vaneggiamento; dato mi fosse accordare alle tue voci il mio balbo parlare: - 5 io che sognava rapirti le salmastre parole in cui natura ed arte si confondono, 1. costringere: immettere. 2. questo mio ritmo stento: il ritmo sten-tato della propria poesia, in inevitabile opposizione al canto spie-gatod! altri modelli (D'Annunzio per esempio). 3. qualche paff ancne solo una piccoTa quan[i(ä~ vaTtegguimmo: é il «delirio» d> cui parla la conclusione del movimento precedente; é la voce« ma,e che non ha bisogno di costringersi a significati del'ini"^ c.frab.1, dato che esprime il significato pleno del tutto. 4.4J concesso. accordare: armonizzare; cfr. «dalla mia la tua concorda» (V, v. 4), dichiarazione del distacco fra soggetto .Lr» hÍh"p"rlareL^Pňrn^si balbettante, É la poet"*' ' ?SÚldha"-^^^nche in »A/„„ chlederci la P^0 mi L C°nneMcre sinlaiticamcnte all'ini/.iale «Potessi» c a ľuaľ.T Ť V- 4- s°gnavo. 7. k salmastrepo*£* „ Safiľal3'0 S* Parde «^Se di sale greco»: VI, v. 281 f .. co"SltPnrlaľe 13 1ÍngUa S'"sa ddla natU'"a- • 8,ll > dannunľi ™merosi 1 rimandi * ^sto passaggKJ "UnZlana- P*r esempio: «Natura ed Arte sono un dio b>*> 150 ergridar meglio la mia malinconia S fapdnHaÔnvecchiato che non doveva pensan ^vjj^fepdn ho ehe le lettere fruste jeiäiz^a". e ľoseura voce che amore detta s'affioca, si fa lamentosa letteratura. Non ho ehe queste parole ehe come donne pubblicate /offrono a chi le richiede; non ho ehe queste frasi stancate dhe potranno rubarmi anche domani Wfanciullo, in Alcyone, VI, str. 2», v. 1). 9. gridar: espnmere. Wfanciullo... pensare: autoritratto di gusto erepuscolare. II pen-slefo é raffigurato quale evento negative e minaccioso in quanto ^adellallontanamento dal mare e del eruccio esistenzm e. Jnimmagine in parte simile é in Riviere: -fanciul c, ant.ee.» v. t11!^logore, abusate. 12-13. ľoseura... J'Mencsa číelľispirazione detta.a internamente dali amore d. Ven» . Ľ" 'spirazione aenaia micm«»»-'-----, __ Cľ,U debole: la Poesia perde cioé la sua autenticita creat.va AÍarente « rimando dantesco: «ľ mi son un ehe, quande/ Spira' noto' e a quel modo / ch'e ditta dentro vo gn.n »OV. - 52q54). .4. si fa: diviene. 15 aueXe ;nifi-pa- Ca">em!l!ľ.usate 9ui. 16-17. come... t íľvľí^ibiíi. cioé come prostitute, sono a d.spos.z.one d. 14. Sl ja: uivi>-"- -- ■ ... e... richiede: come donne pubbl. * « ^ • 11 tema avanguardistico e novecentesco delí ajaj*,a "SdU Ia,Prostit«tag e qui sfiora.o da Monta e J Ql yan lettori - non del tutto persuasivi. 18. irasi modi - a stanca- 151 gli studenti canaglie in versi verí. Ed il tuo rombo cresce, e si dilata azzurra ľombra nuova. M'abbandonano a prova i miei pensieri. Sensi non ho; né senso. Non ho limite. tu se lo vuoi. te: frasi abusate, incapaci di originalita. 20. canaglie: e sarcastico e iperbolico: cosi che il senso proprio ("malvagi") andra intesocome staccendati, senza scrupoli". Immagine e tono di cui giä Con-tini ha additato ľorigine nel Carducci meno eletto. in versi veri: per senvere poesie scolasticamente corrette, anziché stente («bal-be») come le sue. 21. tuo: del mare, come sempre. rombo: cfr. •petto rombante., «rombo» e «pagina rombante. (IV, 7-8 e 12 e VII, v. 26). cresce: aumenta. 21-22. si dilata... nuova: si allarga'a recente ombra azzurra. Immagine del procedere del giomo e del mutare conseguente della luce: al meriggio sfavillante dei mo"" menti precedent! sembra sostituirsi qui un colore pomeridiano-Ma anche immagine di una novita sorta nella consapevolezza a rapporto con il mare. 23-24. M'abbandonano... limite: la cone sione nconsegna il soggetto al mare, con la prowisoria nnun a; .pensieri., cioě al ragionamento individualizzante. alle ^ aom (.sensi.). doe alia specifická soggettiva, infine al «sen , Ancora una volta, trovare accoglienza nel grembo toializzam (j mare cioe sciogliersi nella sua dimensione illimitata i'^Zp mite.), vuol dire perdere il significato della propria esp^ individuale Ě una conclusione prowisoria, da mettere in re» ^ ne con qudla del movimento successivo e ultimo, in pa|« ,si-anche nella terminológia (qui, p. es., e'e «senso., la « ltgg gnincato.). «A prova, vale "a gara". [X. La conclusione del poemetto, affidata a questo nono movimento, riprende e congiunge i due aspetti del rappor-io con il mare quäle si ě venuto configurando nelle parti che precedono: da una parte il mare ě il mito originario perduto, l'indifferenziato naturale dal quäle l'individuo si ě dovuto distaccare; dall'altra ě la memoria profonda dell'io, ilmodello di una possibilitä di armonia. «L'uomo si separa si dal mare, ma continuerä a portarne dentro di sé l'eco e l'insegnamento» (Luperini). Da tale duplicita discende daltra parte l'umiltä remissiva che agisce in questo ultimo movimento: il soggetto si ě distaccato dal mare, ma sa che potrebbe comunque esserne annullato, cosi come sa che solo dal confronto con il mare, e dall'appartenenza, nono-siante tutto, al suo «circolo», puö derivare un «significa-'o»_ In questo senso la vita dell'individuo non ha senso al ^ori del suo consumarsi all'interno del tutto che il mare |-°ntinua a rappresentare. Inline viene qui ribadita, sia pu-^"»tono intimo anziehe spavaldo e vittimistico come nel .0Vlmento precedente, una opzione di poetica di tipo ele-S n°n la 88,oria aPerta» del mare ha costituito la «le-io,Z 11 P°eta, ma il suono fioco del «meriggio desola- 16-20); ciö che ben si puö verificare, se non altro, SCelle tematiche e formali degli "ossi brevi . '^dici 1 * Nei ventitré versi prevalgono gli nZe piü , i oecorrenze)'eVseňenari (sei due 5** in penultima posizione).V! ^/ottonaň ^ (w. 5 e 15), un novenario (v. 1^ parte * * 'nerose rime, piü intense nfa ^ l3-l5. °n bonanza alv. 7 e ripresa ai w. l53 152 19 21 20-23) e altre figure foniche (come ľassonan, raŕforzata dalľallitterazione ai w. 9-12). Partícolana^ ňlevante ľimpiego di vocaboli, sdrucciol,i nella prima p (otto occorrenze ai w. 1-10: «dissipa, debole. effimer0, cir colo ordine, giurano, impossibile, ignorano»; e poi nessu. na o'ccorrenza nei tredici versi seguenti). Dissipa tu se lo vuoi questa debole vita che si lagna, come la spugna il frego effimero di una lavagna. M'attendo di ritornare nel tuo circolo, s'adempia lo sbandato mio passare. La mia venuta era testimonianza di un ordine che in viaggio mi scordai, giurano fede queste mie parole a un evento impossibile, e lo ignorano. I. Dissipa... vuoi: disperdi, annulla tu, o mare, se lo desideri. La totalita indistinta delia natura che il mare fra ľaltro rappresenta puó a suo piacimento annullare ľindividuo singolo; questo dato, vissuto tragicamente soprattutto nel movimento centrale (il quinto), équ> elaborátu in nome delia umile relativita del soggetto. 2. C0i° che Potrebbe dare senso kila vita delľio sottraend^ 154 15 20 asempreche traudii f tua dolce risacca su le prode sbigottimento mi prese auale d'uno scemato di memoria quando si risowiene del suo paese. preša la mia lezione piü che dalla tua gloria aperta, dalľansare che quasi non dä suono di qualche tuo meriggio desolato, a te mi rendo in umiltä. Non sono che favilla ďun tirso. Bene lo so: bruciare, questo, non altro, ě il mio significato. catena delle necessitä. 11. sempře che: ogni volta che. traudii: udii indistintamente; o anche: mi parve di udire. 12. dolce... pro-de: il gradevole suono delle onde sulle coste. 13-15. sbigottimento... paese: fui preso da uno stupore simile a quello di uno che, avendo perso la memoria, a un certo punto si ricordi del suo paese (anche nel senso di "patria"). 16. Presa: avendo ricevuto. II verbo regge la sintassi fino al v. 20. lezione: modello, per lo stile e i temi. 17-18. gloria aperta: splendore pieno; quello delle tem-Peste, per es. 18. ansare: respirare; in riferimento al leggero suono che anche il mare calmo provoca, muovendosi appena, sulla nva- 19. dá: produce. 20. desolato: solitario. 21. a te... umiltä: mi nconsegno a te, mare, in atteggiamento umile. Si ricompone, ^ique, la rottura inaugurata dal quinto movimento; ma senza ^me revocare le conseguenze. 22. favilla dun tirso: scintilla, ** minima e passeggera pane, di un «tirso.. II significato pro-™ * questo vocaboío rimanda a un bastone sormontato di ve-cl'°?e fiorita portato in onore di Dioniso nelle celebnuw™ le £Che: e ú nmando ě qui fuori luogo e di fatto incompren ,b -Comini si trauerebbe di uno dei «vcKaboldess.cal JP^Pri, semplici approssimative onom^^gf^ ^ fon . Monu'le, in questo caso forse sotto 1 in (40.n.el'carnente affine e semanticamente opportuna uzzo Čet""3 fiac^'a. o di un tizzone arden.e). ,f4iaV'131 ma 1 "immagine resta entro ľarea metafor.ca tlrso [iizzo]». 155