536 RIME DUBBIE, VIII 74 (D. VIII) Nulla mi parve mai piú crudel cosa di lei per cui servir la vita lago, ché '1 suo desio nel congelato lago, ed in foco ďamore il mio si posa. A Di cosi dispietata e disdegnosa la gran bellezza di veder nťappago; e tanto son del mio tormento vago ch'altro piacere a li occhi miei non osa. 8 Né quella ch'a veder lo sol si gira e '1 non mutato amor mutata serba, ebbe quanťio giá mai fortuna acerba. u Dunque, Giannin, quando questa superba convegno amar fin che la vita spira, alquanto per pieta con me sospira. 14 2. lago, «abbandono» ícfr. Volgete li occhi, v. 6), per rima equivoca col lago seguente (certo del cuore, Inf. 1 20). Ě lezione dei manoscritti, dal Barbi corretta in «smago», "indebolisco" (cfr. Doglia mi reca, v. 124): con scarsa probabilita, perché questa parola (col medesimo oggetto vita) ě in rima anche nella risposta del Quirini, contro 1'uso chiaramente intenzionale degli altri versi. 7. vago: «desideroso >>, cfr. Se vedi gli occhi, v. i. 8. Costruire: altro non osatuaeer-e. Per osa, «puó», cfr. La dispietata mentě, v. 46. 9-10. quella ecc. fjClizia, Iňglia deH'Oceano ed amante del Sok-, che, avendo per la sua gelösrä^provocato la~morte di Leucotoe, tu dal Sole abbandonata e si trasformó in eliotropio o gjrasole, come narrarib quelle M^tamorfgsi (iv 234-70) che tanto materiále mitico suggerirono a Dante, da Glauco a Piramo e Tisbe, dalle Piche ad Atamante e Learcq.$ (Un lettore intelligente, Pfcliot, scrive che Dante «dgyp piň a Oviriin che a Virgilio»). L'espressione ricalca l'ultimo esametro dell'episodio ovi-diano: «vertitur ad Sólem mutataque servat amorem». Ě importante no-tare, col Torraca, che un passo adiacente delle Metamorfosi (iv 192) é ricordato nell'epistola danťesca a Cino, § 7. 11. fortuna acerba: «sortě cFudele ». 12. quando: «poiche». 13. convegno: «devo per forza» (Mag-gini), secondo una costruzione personale frequente nell'antica lingua (cosi Decameron, vil 7: «Per certo io il convengo vedere»); spira: «ha un soffio ». Eugenia Montale: Mottetti 25} 21. Eugenio Montale: Mottetti Lettura di Emilio Pasquini La scelta dei Mottetti, a dare un'idea essenziale della poe-sia di Montale, deriva da almeno due ordini di ragioni. In primo luogo, questa breve serie di venu componimenti -prescindiamo dalla "preistoria", che aiuta a riconoscere nel testo iniziale delle Occasioni, intitolato 11 balcone, i ventunesimo "mottetto", delegato a fungere da incipit grazie alia sua formula riassuntiva: "La vita che dabarlumi / e quella che sola tu scorgi..." - e Tunica in tutta l'opera poetica di Montale che abbia avuto la Ventura di un corn-men to puntuale, nel 1980 (a cura di Dante Isella). In se-condo luogo, i Mottetti si collocano proprio al centro delle tre prime raccolte e consentono di guardare da un osser-vatorio privilegiato sia al prima sia al dopo, illuminando 'retrospettivamente il percorso degli UssidiTeppia e prean-nunciando insieme gli sviluppi della Bufera. Diamo subito le coordinate spa7Jci-tempr>rnli_flella Serie. Essa fu composta fra il 1934 e il 1940 a Firenze per una qui innominata Clizia/Iride (pseudonimi di Irma Brandeis, la donna amata sopra ogni altra da Montale, insomnia la sua Beatrice), ad eccezione dei primi tre numeri, ispirati da una donna di origine peruviana conosciuta a Firenze nel '29-,30, e del componimento proemiale delle Occasioni (appunto, 11 balcone), scritto per una fanciulla morta prematuramente, l'Annetta o Arietta di altre poesie di Ossi e Occasioni, tra cui la celebre Casa dei dogameri. Quanto al titolo, esso e certo allusivo al genere omonimo, che ebbe maggiore sviluppo in campo mxtsicale ifino ai ■ vertici di Johann Sebastian Bach), ma precedenti anche [ piu antichi sul versante letterario (Francesco da Barberi-no, Graziolo de" Bambaglioli ecc.V, e alia sua struttura bi-\ partita in due tempi brevi, con timbri o ritmi specifici e di-J versi. Quanto ai giudizi della critica, la definizione di Gianfranco Contini ("interiezionT, "istantanee^o^elM^^-N^w^eJ^^^va ime^&con il riclijarno di tsella a una "cc^n^i$^m^ ma gja Contini faveva nlevato la prevalenža delľ aUusione" sulT'impres sione", anche per gli scorci naturalistici, e di uhallusione c ^pesso culturale'. _^ V-1 & f^la bc9 .di uuj^tiu^u^^are^e i Mottetti si deb- \ VJjjSý I ^^r^^ř^^lďstonďofanfiosTnttnmpntaVian". Tor- V ' 'Corriere della Sera" del 28 í ft I nate neíla strada, uscito sul maggio 1949, poi ripubblicato in Autodafe Ipp. 134-138), dove, partendo dal cosiddetto "divorzio fra V arte odiema e il pubblico", lo si giustifica con la distruzione della for-ma e dunque con il venir meno della "seconda vita deľar-te^"del suo penetrare nella coscienza collettiva o anche neüa memoria individuale. Non é dunque strano che r Montale, nel pieno di questa dichiarazione di^peúca^anu-" informale, si offra come primo esempio di simue conver->g/eŕ\zYfraarte e vita, confessando le proprie memorie cultural! piu radicali e cogentLveri diafrarnmi ftaľio profon do e la realta ienomenica; lo non posso vedere un codazzo ďindifferenti a un funerale né posso sentir soffiare la bora senza ricordarmi dello Zeno di Italo Svevo; non posso guardare alcune tnerveilleuses ďoggi senza pensare a Modigliani e a Matisse; non posso contem-plare čerti fígli di portinaia o di mendicante senza che mi tor-ni dinanzi il bambino ebreo di Medardo Rosso; non posso pensare a qualche strano animale - zebra o zebu - senza che si apra in me lo Zoo di Paul Klee; non posso incontrare chi so io - Clizia o Angela oppure... omissis omissis - senza ňvedere ^arcani volti di Piero e del Mantegna e senza che un verso C nianžomanrjt" eraiolgore V aspetto^') mi awampi la memona; 'quáche gradino - índividua- e neppure postře alcuni episodi delVetemalotta fra il diavolo el acqua santa senza sentirmi in cuore (con la voce di Rosina Storchio) 1 av-volgente, felino miagolio delTaria di San Sulpmo . La citazione, di straordinario interesse per tutta la poe S1a montaliana l anche per quelsuomettere sullostessopia-^2Jgtteratura. arti figurative e musica, anzi ramatissima Qperalirica, uui lall anoná Massenet), diventa chiave i Seúca di perentüriavalcnza diWeal^//(;//oX,chc ora e temnn di ^mdemare davanú agli ixOTei nostnlettoix : tempo disquademarei Eugenia \lontale Mottem 255 i) Povbe táni- Nd pino lo scounolo bane la coda atoraa sulla scvrza La roexzahma scendc col no pkco nel sele che La smoiza. Ě giomo fano. A un sořfio il pigro ťumo nasalisce. si chtende nel punto che ti chiuJe. Nulla hnisce. o tuno. se tu tólgore lascilanube- Evidente. nel paesaggio evoeato, il clima d'attesa per rapparizione imminente di lei. che sembra indugiare v"tardi~ e seconda persona del presepu^rivolta alia donna, e tutta la poesia e dominata dal 6u*jPSta nascendo il giorno; e lo annuncia lo scoiattolo. batten do il suo suono di diana sulla scorza del pino con la coda fulva. quasi tor-cia di luce. Va tramontando la luna, con il suo corno che via via si spegne e svanisce nel fulgore del sole. Le nebbie della notte sembrano vibrare con il vento del mattino e in qualche modo resistere nel momento che ancora nascon-de l'inimagine di Clizia. Tutto si conclude (o nulla, data Vassenza reale di lei), se Tamata come una folgore scen-dera dalTalto delle nubi. 11 senso e pieno, soddisfacente, a dispetto della formidable concentrazione sintattica e di certe ambiguita semantic-he; eppyre, senza la nvelazione della prosa sopraci-tata, nessun esegeta di Montale avrebbe mai potuto indo-vinare che dietro l'epjtetp di "fol-----" ' i Í . i WjS^SL^ÍSSL^ nasconde, accan- to al tasono enigmatico čB^^lemminili di Piero deUa hrancesca e di Mantegna, IaTuIrmrIea~ 2 UuUatakaTigi! i smtesi manzoniaua_ del VangelTsinottici) deU'appariaone c\e\-^ rgTgelo alle clonne sul sepolcrn vuoto di Cnsto. Al icin^e stesso, da questo primo campione, emergono gia con chiarezza i tratti caratteristici della ritmica montaliana Ua sua predilezione per pljsdnirc.ioli. "scoiattolo", ' iolgo-yX re"), del suo magisterb^metficfc - rime dissimulate ("scoiatto(lo)" : "tatto" o ^SSV" SS ' "trasalU^" »f • »x interne ( scorza : Vuťf"/« f^e") e assonant chiude / "nube") infme den su sSiPerUttesa deUa rivelazione torcia smorza I scorza su la niezza/wna... soly ne notturna al tij trXwliícr... si... fini quell -ancel scc./oigore... )■ Tutto insomnia cos nuovo^hurtasnrasa A;..." * e per la resistcnza della .-.dipi-in-ic^uuc di Clizia-1 ride i ".vottio... se... Muei..."), da cui poi erompe aaa-lTso^/o... ^mo... di/iTide... ßni- repitania di ira a sugfienrc nuovu 10IUCWI..M---íco. cielo metafisico delTamore e della salvezza, lassente-pre sente per eccellenza: cioe la giovane intellettuale ebrea Irma Brandeis costretta a rirugiarsi negli Stati Uniti per sot-trarsi alle perse<4^zioni naziste. Spicca soprattutto 1'im- ^_ portanza del ne^o^i^uhura e vita anche in rapporto alla genesi del mito ch (iixia PrhháfciŤrnente il primo stimolo venne, per dichiarazione di Montale stesso (.in varie circo-stanze, ma persino nella Primavera hitleriana entro la Bw-fera), dal sonetto, forse di Dante a Giovanni Quirini^NzJ-j la miparve mai piu crudel cosa. che inerocia il mitema sola-l re del girasole o eliotropio (in cui, secondo il racconto ovi-diano delle SActamorfosiTTV 237-?7ni QÍ trasfor"''^ CWri* fajlia dell Oceano ejin-\^te Hel Sr>M mn quello glaciale (^congelato lago") di tin'impietosa donna-pietra. Ma \ň si aggiunscro la connessione con le donne dei duo pittori ri nascimentali e con 1'angelo della Kesurrezione manzonia-na, nonché la forte allusivita simbolica dell'epigrafe posta in occbiello ai Mottet ti. Essa suona semplicemente "sob re el volcán la flor", ed ě citazione esatta da un notevole poeta romantico spagnolo vissuto fra il 1836 e il 1870, Gusta-vo Adolfo Bécquer. II verso appartiene a una quartina di LasKimas (p. 27): iComo vive esa rosa que has prendido junto a tu corazón nunca hasta ahora contemplé en la tierra sobre el volcán la flor? Ě vero che il passo di Bécquer si risolve in uriagudeza, che é insieme un complimento galante alla donna amata (come ě possibile che resti incolume una rosa posta sul tuo Petto a contatto del tuo cuore impetuoso, se non allo stesso modo del fiore che soprav\ave sulle pendici di un n^ulca- 2% bwijrto Je: cUssia italiam no?); ma per la memoria di Mortale come per quella di ogni europeo di qualche cultura sulTimmagine del poeta spagnolo si sovrappone e sormonta la figura drammatica della Ginestni leopardiana^il liore che ha resistito alla vio lenza emttiva deJia lavaTSembra dunque prevalere, qui. un'icona solare, ignea, passionale: che pero nella simbolo gia di Cüzia - alla luce anche dei possibili modelü letterari -convive con il suo opposto. Non a caso Montale indul-geva, al modo di Petrarca, a scompojTCejJetimolopiz/Arf-emblematieamente il cognomTdeDa donna amata: Bwul iradice germanica per "uzzone", che x&cmbennen, "ar-dere") + eis ("ghiaccio"); C lavorava pure sul nome, Irma, traendone l'altro senbal Csegnale", nel provenzale antico) o pseudonimo Iride: dunque, la messaggera degü dei. la portatrice del divino in terra. Ne viene dunque una complessa icona simbolica^che associa Videa di una divinitä in terra a quella di un'energi-ca compresenza di opposti. di un vitale ossimoro "tuoca"-" ghiaccio', passionalita e treddezza. Í1 che giustifica la eonvivenza di epiteü di segno opposto (fra "barbaglio nel Mottetto Vi e - nel Xll - "Ii libero la fronte dai ghiac-doli / che raccogliesti traversando Take / nebulose...") per c: la protagonista dei Motte///, che ě poi anche la destinataria delle Occasioni, Tunica raccolta di Montale prowista di una dedica (A1. ß.), che per molti anni rimase indeciirabi-le. Cosj soprartuno nella hufera, dove Clizia diventerä la ď) "trasmigratrice Anemide ed illesa, / tra le guerre dei nati- £ mora" {Ufrangia deiaipclli...), anzi la Cristofora portatri-ce di luce e di coraggio nel buio sanguigno di quell'inremo ^ terreno: "Lora della toraira e dei lamenti / che s'abbatte sul mondo, / l'ora che tu leggevi chiara come in un libro / hggendo il duro sguardo di cristallo / bene in fondo..." Non si tratu di ricondurre i A lottctti a una genesi mera- ,c ~»lul iiLunuurre i Motten. ie o in ocn .j- . i , U1 '»emonc Ietterane e artisti Eugenio Montale: Mottetti 257 sa una dichiarazione di poetica, intitolata Dne sciacalli al guinzaglio (ora in Sulla poesia, pp. 84-87). Montale vi co-niuga la tesi di un'apparente dscuiíií della poesia moderna (dovuta iilľeliminazione di anelli logici e passaggi inter-^edi]_con la rivelazione ehe quel giorno a Modena, del tutto casualmente, mentre egli pensava iřYtensamenfé a Clizia lontana, gli apparvero "quei due riluttanti cuccioli color sciampagna": ehe egli non poté non associare magi-camente a lei, quasi fossero un messaggio arcano ehe gli veniva ďoltreoceano. - Di lá da ogni dichiarazione esplicita, tuttavia, altri se-i gnali guidano inequivocabilmente a confermare questa tesi, di una vita filtrata attraverso le ossessionkje^^ . culturak. Si legga ľattacco del MottéttoX, ehe rievoca la {5artenza di Clizia in třeno, o meglio la rinnova come pre-sente nelľassillo del ricordo: Addio, fischi nel buio, cenni, tosse e sportelli abbassati. Ě ľora. Forse gli automi hanno ragione... e non si poträ non rilevare come in queste secehe nervatu-re dialogiche rifiorisca ľesordio della "barbara" Alla sta-zione in una mattina ďautunno ("Flebile, acuta, stridula fi-schia / la vaporiera da presso [...] E gli sponelli sbatturi al chiudere / paion oltraggi [...] *: anche se in Montale "spor-telli" sta per "tinestrini"). E un caso unico, questo, di ri-presajforse inconsape\-ole, nel suo primo germinareTďT un poeta, come il Cardiicci, poco amato da Montale, ma ehe gli uomini della"suagenerazione non potevano non avere assorbito nelle vene fin dai banchi di scuola. E tuttavia a questa memoria ancestrale si sposa nel secondo seg-mento del Mottetto una tipica movenza montaliana, quale lassociazione dijiggettivi divaricati e contrastanti í"orri-. . Vuesto rgocolato di memorie letterarie articolate con U j^^™.-**^ para , J^ggt^ljjjV* cm deve sommarsi 1 analogo c ^omplemaftare yentagUo di conncssioni interne al sistenu ~™ irmninn di Mnnr ilcila comJ Jctta Watestua- le JUü'J- Né d fenomeno ě ristretto al piano letterario, se nei Tttottef/i esplodono, in vere e proprie inter/nil fences du cccur (Proust), me^^riem^ scontate neppure per un poeta chealfä líulsic^te^aUa cultura tecnicamente conncssa) era cosi legato: basti sfogliare quel libro affasci-nante (Prime alia Scab), che raccoglie molti suoi interventi giomalistici sulle rappresentazioni liriche del grande teatro milanese. Ed ccco nei Mottvtti riemergere la canzone di Dappertutto, dai Racconti di Hofpnaňn di Offenbach (La gondola che scivola, XIII); o, nel XIV (Injuria sale o grandine?), la Cathédrale engloutie di Debussy e Lakmé di Deli-bes (Clizia era solita intonare l'"aria delle Campanelle"). ( Chála simbiosi fra vita e arte sia totaje (ma ben diversa daffi'dea dannunziana di una vita da costruiiv come un"o-pera d'arte), nel senso che quest'ultima "sala il sangue" al-luomo-poeta e riaffiora neijlhailijrm'' dcriavi Qal'esi-steňza, e comprovato da] Mottet to XVII, piü vicino (1938) alio scoppio della secondä guerra mondiale, in una vigilia livida e cupa che nella memoria montaliana aggrega l'immagine archetipica dei cay^erujeirv^ Con un softio Tora si estingue: un cielo di lavagna si prepara a un irrompere di scami cavalli, alle scintille degli zoccoli. Una reminiscenza che era ancor piü scoperta nella le-,zionc precedertte.jimasta sempře invariata tino all'ottava e^oněTIěněrřviiJicw/ (1956): un cielo di lavagna si prepara all'irrompere dei tre eavalieri. Salutah ^nw.^^^^^ * ^fc&bc&m S—*--^ '—" £401X5. J*i* ,<>T«C£- \oadudaidcvc dunque legittimo ribadire che i Mot-tetti danno.il oolso dell'intero libro, ne nipprosentano il centre> teinatico ö 11 registro dLba^c. Non ě tin caso, fv ■QOunX che il XXI. llhaUtviť, sia stato sottratto alia sene P^r dislocarsi nella posizione di inapit programmatico, di präliminare djchiar-a/ione di poctiea. Ed ě strano che la critica abbia un po' lasciato nelVombra quella matrice 262 brevumo áex cUisia italunt prousuana (di "ricerca del segno perduto'' discorreva Contini per i numeri 1 e Vlil, segnalartctol ínsidia perpetua del vuoto, dell'oblio, o dell'"inferno certo"), ma so-prattutto jovciana: in Joyce, infam, ě il richiamo alia chari-jas-quidditasai san l'ommaso per quella sua radiance, da cut appunto si dirama la montaliana ^a^cjje^dabarlu mf. Non si tratta, per le Occasioni nel loro msierne^TdTsalv cirne soltanto la natura di fase intermedia tra Ossi e Bufe-ra, anche per ciö che riguarda lo spostamento d'interesse dalľasse D'Annunzio-Pascoli alľasse Leopardi-Foscolo per non dire delľonnipresente (fin dalle zone piu antichel polo dantesco1con il conseguimento dei risultati supremi nel terzo libroľVero ě che esiste una čerta evoluzione nella prassi intertestuale montaliana: ai mocli aüusivi degli Ossi succede gradualmente una fenomenologia di memoria in-volontaria, con modelu che "salano li sangue (secondo la locuzione di Emilio Cecchi divulgata da Contini), assu-mendo quasi la valenza di ossessioni ritmico-tinibriche prima che lessicali e tematiche. Tale tensione memoriále, / che culmina nella Bufera Jia forse il su^gangíocfecTsVo ' proprio nei Mo«e///^mentre con il quarto tempo - cioe ľ ultimo Montale á{Satura ě successive appendici - i modi memoriali ridiventahrrvoíontan, prevalentemente "cita-zionali" oaddiritturaparodiri Altra cosaera 1'epigrafečiěi Mottetti, se non altro come anello decisivo nella formazio-ne del mito di Clizia. Testi di riferimento E Montale,Mottetti*c.diD.Isella,ilSaggiatore,Milano 1980. d Sulla poesia, a c. di G. Zampa, A. Mondadori, Milano 1976. Id. Lopera in versi, ed. critica a c. di R. Bettarini e G. Contini, tinaudi, Torino 1980. ld"l%6° * fé' CmmChe due tem^ ü Saggiatore, Milano H,Mi alia Scala, a c. di G. Lavezzi, A. Mondadori, Milano Eugemo Montale Mottetti 263 ßonora, wr- ^^V^ungafedeltä. Scritti su Eugenia Montale, Einau- " dľTorino 1974. XX-benedeUi, 1/ E. Montale. Garzanu, c pt^^ri'1— ^poiinafi^ iiTSat, E- iTTscrittura e societa. Studí m onore di Gaetano Marianu Herder, Roma 1985, pp. 269-288. uX^rJonipirandellianenelbpoesia dt Montale,^ Anel .1. 3 (sett.-dic. 1986), pp. 52-58. , Id., U memoria adturale nella poesia dt E. Montale, Mucchi. Modena 1991. Breviario dei classici italiani Cuida aUinterpretazione di testi esemplari da Dante a Montalc A cura di Gian Mario Ariselmi, Alfredo (loitignoli, Emilio Pasquini Bruno Mondadori 4 ľ 11 i.l V N ONV'IIW Hl n I I' I I M I *l VI I MU n't »IV / I\H m INU NO i n >NVN4ftVI'» I Mill HMMl I'J '/ llHtfrlfl Iff f N VAU IN V IIA I OhIO I. I II. ju, I >I()N IIAI \<\ \,\< ) IMHIHOľlV H Ik vi