Guida alla lettura di Montale Ossi di seppia di Tiziana Arvigo I Icrtori che desiderano informazioni sni volumi pubblicati dalla casa editrice possono rivolgersi direttamente a: Carocci editore via Sardegna 50, 00187 Roma telefone 06 42 81 84 17 fax 06 42 74 79 31 Visitateei sul nostro sito Internet http://www. carocci.it Carocci ediíore Tavola delle abbreviazioni per il Biu Autograft Diario postumo_ Dolcezza inquieta Ein Eusebio e Trabucco Fogh GDLI Immagini ) Lettere Barile Lettere Bazlen Lettere Ceccbi AutograftdiMou tale, Fondo dell 'Universita di Pavia, a eura di M. Corti, M. A. Grignani, Einaudi, Torino 1976. Ľ. iMontale, Diario postumo. 66poesie e al-! tre, a eura di A. Cima^preřazione di A. Mar-"vdiese, těsto e apparato eritico di R. Bettari-ni, Mondadori, Miláno 1996. Una dolcezza inquieta. Ľ universa poetico di Eugen 10 Montale, a eura di G. Marcenaro, P. Boragina, Electa, Miláno 1996. E. Montale, Ossi di seppia, con una Nota dell'autore, Einaudi, Torino 1942. Eusebio e Trabucco. Carteggio diEugenio Montale e Cian/ranco Contini. a cura di D. Isella, Adelphi, Milano 1997. I fogh di una vita, he carte, ilibri, le immagi-nidi Eugenio Montale, a cura di L. Barile, F. Contorbia, M. A. Grignani, Scheiwiller, Milano 1996. Grande dizionario delta letteratura italiana, rondato da S. Battaglia, diretto da G. Barberi Squarotti, UTET, Torino 1961 ss., 19 voll. Eugenio Montale. bnmagini di una vita, a cura di F. Contorbia. introduzione di G. Contini, Mondadori, Milano 1996 (prima ed. Librex, Milano 1983^; E. Montale, Ad Angelo Barile con fedele ami-cizia, a cura di G. Farris, Sabatelli, Savona 1982. R. Bazlen, Lettere a Montale, in Id.. Scritti, a cura di R. Calasso, Adelphi, Milano 1984, pp. 357-89. Lettere di Montale a Cecchi, in A. Casadei, Prospettive montaliane. Dagli "Ossi" alle ul- 9 Giardini, Pisa 1992, pp. LPM Mantova pet Montale \fl nostra tempo ov PR QG ■ Roncoroni SM' Tonnnaseo-Belhm ti/ne raccolte, ll7-37- Ľ Montale, Lettere e poesie a Bianca e Fran-cesco Messťtta, a cura di L. Barile, Scheiwil-ler, Miláno 1995. Mantova per Montale. bnmagini e documen-a, a eura di V. Scheiwiller, Scheiwiller, Miláno 1983. G. Nascimbeni. Montale. Biografia diun poeta, Longanesi, Miláno 1969, ed. accresciuta ivi, 1975. E. Montale, Nel nostro tempo, a cura di R. Campa, Rizzoli, Miláno 1972. Ľ. Montale, Ľ opera in versi, edizione critica a cura di R. Bettarini, G. Contini, Einaudi, Torino 1980. E. Montale, Prose e racconti, a cura e con in-troduzione di M. Fořti, note ai testi e va-rianti di L. Previtera, Mondadori, Miláno 1995- E. Montale, Quaderno genovese, a cura di L. Barile. Mondadori, Miláno 1983 (poi, senza apparati, in Id.. II secondo mestiere - Arte muška societa, a cura di G. Zampa, Mondadori, Miláno 1996,1), E. Montale, Grazieperla recensione dei miei "Ossr", a cura di F. Roncoroni, in "Corriere delia Sera", 19 giugno 1986. E. Montale, H secondo mestiere - Prose 1920-19-9. a cura di G. Zampa, Mondadori, Miláno 1996, 2 voll. E. Montale, U secondo mestiere -Arte musica societa, a cura di G. Zampa, Mondadori, Miláno 1996, 2 voll. (uno óilndia). N. Tommaseo - B. Bellini. Ľizionario delia lingua italiana. UTET, Torino 1924- 7 voll. Introduzione Un ragazzo col ciuŕfo si chiedeva se ľuomo fosse un caso o un'intenzione Quaderno di quattro anni, Ľeducazione mtellettuale Un libro ehe si proponga come commento dei "singoli testi" di Ossi di seppia, condotto in assenza dei medesmi, ě una scommessa rischiosa, ehe apre una strada alternativa a quelle giä battute e al contempo segna un percorso sperimentale e problematico, nel momento in cui decide di tenersi stretto al dettato della parola "verso per verso" e di includere, nella sua offerta, un lavoro di schedatura di tipo anche lessicale, sintattico e metrico. Creato per super are una difficoltä di or-dine pratico - il divieto, sancito dalla legge sul diritto d'autore, di riprodurre le liriche dell' Opera in versi al di fuori della loro sede "naturale", e quindi ľimpossibilitá di usare un apparato di "note a piě di pagina" - Xescamotage ě dive-nuto stimolo a uno studio ehe non avesse piu il carattere tra-sversale di tante, pur acuminate analisi della raccolta, ma af-frontasse ogni poesia nella sua specificitä, riversando in una corolla di micro-saggi le proposte interpretative e le scoperte intertestuali che a quel testo si attagliano, pur cercando di "incollanare", come forse direbbe il poeta, i singoli "lapilli" in un continuum che abbia la circolaritä di una proposta critica il piú possibile conchiusa e coerente al suo interno. La lettura che qui viene proposta si pone in qualche mo-do «in limine» rispetto a quelle, fondamentali, che sono state offerte al poeta tout court: alľarchitetto fisico e metafisico che costruisce i suoi testi su rocce e barbagli, alľadolescente ligustico compagno di Sbarbaro, alľanti-dannunziano che 11 10 In liminc Di datazionc incerta, risalc probabilmcntc M nji-i.^comc sem hra suggerirc una Icitcra a Paola Nicoli tlel 2.4 agosio cli quelI'anno, in cni Montalcacccnna alla pocsia: «F. un po' dít ticile eh'Ío nesca a lavorare per ora; il mm gcnerc ě tulia utiiiUcsa delmiracolo. c di miracoli in qucsti templ senza religione se ne vedono pochini, Finito il libro - c tnuto puó quasi dirsi - o spostero la visualc. mutando genere, o sílen tium. Non ho nessuna voglia di autovivisczionarmi di ptú, Ma si, "nodi se il vento" csiste - c la "vclta ďalbero" č stala vista con Gommozione» [Aufografi 17). 11 těsto ci č conserva to da un manoseritto dedicato a Bianca Mcssina, conienente anche Ienlevů la vostrá mano la tasttera, Ártetttbú ut la sin nata pnula e // canneto rispunta t suoi amcllt. c dalla totoco-pia di un identito manoseritto per Francesco Mcssina. ora in possesso degli eredi di Vanni Sehciwillcr. In una missiva a Ciiacinto Spagnolclti datata i"* agosto 1960 (ctr. Spagnoletti 1966. pp. 121-1) si ha la conferma ehe il těsto non appartiene al «protomontale», ma a una tase di la-voropiů avanzata. II poeta diehiara ehe In limttte«doveva cs" sere Ta summa o il congedo di tutto il resto»; c la si puo ben accogliere come summa e. in luoao di congedo. comc mapu su cui si modelleranno poi qucili dclle Óccaswni {ll~Balc(jr.(~ edi Sajura (//tu), ai quali il těsto ě legato in un caso dalla ri dužTone dcll'«ondata della vita» alla «vita chc da baglion». nellahro dallimmagine della rete-paretaio (Romano 1995, PP 469-70), oltre che per essere. come gli altri duc. stampato 23 in corsivo. Dalla fotocopia dcl mano* rin donato da Fran-cesco Messina a Schciwillcr sappunio . e in particolaie, come ha messo in rUievc(iflBíMOiQ8o, pp. 4) ssj .,1 [t-m., Ljt-1 muro_ sviluppato nelle MenuTříe Jel sottosttolo di Dostoevslrij', ri- 1. Dove nell'uso di «rimena« («Codi se Ü vento chcni n ncl pomano_/ vi rimenal'ondata della viu»). ce (ow il ricordo pcirar« hesc dj K v r. CXCX. 1.«Zcph.rototni.e Ibei tempo nmena«. in cui si urus< 1 mm> U mouvo del vento c la presenza dcl verbo fortemente connotaio Rica' l.pntisso itcrauvosottolinea il Icgame cön Uli indrt'unu» innrer^v"" lhr tu uls dito le «spore» della vita e puo farle apnrc ncl presente e un pi imo, quasi impercettibilc bagliore mctat'iM\ ilupp.it 1 neji Ow: quello che porta 1! SUggello della donna-crisalide e appartie- venuta alia luce. i;r.i/;i.- a Laura Bank*, la reccnsionc a una faccolla di sigtu di ..Miguel de L'nanuüic ^ntta via Montalc nc! uks lefr A.VÍ. pp 16-7), nclla quale c é uii'aUusione csplicita a qucsti» (msso quclla di l'namunoc «da con Qnuazione dclla sua vecchia polcmica contro la ration rjiumnjnic. coniro quel "due piu due. quattro". chc un originale tilosoto rus<.o. Leon ( hestov, ha dkhiarato altrwtanto vero quanto "mostruoso"» 'corsivo del testo1 L iinmagine de] :::u:.' ficorrc itiMsicntcnientc anchc nei hrjntwm di Boinc «Cos é che pare un muro di pngionc- C intorno all anim.l •• fC B«ilnř " V- Fnuttumi, in kl . lipecci \: c hotte l:rj>:::i":; A.tn \crittl. ra dl S iSS WTía ■"-] SiCapisce AeiononlosfondcriSll muro 1 ,csu lone del entico si é dünostrata ancora piü acuta quando c D. Puccini. (íarzanti. MilarlO I98J. p i 41 V V. Allien. \ :U. a eura di G Dosscna. Linaudi. Torino pp 78-9. 14 ne alia domanda metahsica řormulata dal pocta sulľorlo delľabisso, condividendo con lei il destino di prigionia. In questo senso risultano pregnanti i moiivi della «sete» c delia «ruggine»; «la sete mi sank lieve» ě una formula c he riecheg-gia, credo non inconsapevolmcntc, il !<>pn\ tradizionale dell'iscrizione ŕunebre greca e latina, «Kouipa out /BČov enavwöe rceaoi», «stt tibi terra levis». Per chi resta m prefi-gura la condizionc di "morte in vita" di ein Moniale parlerä con accento drammatico in Anewo e tiei \1 • . ..: sete si preciserä meglio come «sete dei morenti» nel componimen-to della Bufera intitolato(L'or/c)?l(Ľon ogni probabilita č una clausola "etica* che vieneSüTrantumt di Boine: «Modem la mia sete sulla misura della mia borraccia. Ľ com non avrô rubato alia sete degli altri e sarö un uomo morale» (p. 2611, cosi come la «ruggine», che per Contini (1938, p. 29) corrisponde al «rancore» nei contronti della rigida causalita ehe «ei st ringe», ha un'indubitabilc affinitä con Yaeeidta, e su^gerisce an-che l'idea di una vera e propria reiticazionc di chi rimane pri-gioniero della rete e non riesce a superare l'opaca 11 «nsisten-za di ciö che ě res, o muro; si veda non a caso la valenza "esi-stenziale" della parola che emerge, con un discreto ventaglio di sfumature, giä nella Bibbia (dove la «robigo» indica pre-valentemente un guasto morale) e nei classici latini lillumi-nante il passo diTK'idio, Tristia v, 12, 21, sull'«ingcnium longa robigine laesum», che potrebbe a buon diritto essere as sunto a esergo di In limine). Ci interessa il suo utili/.zo in questa chiave anche da parte di un romanziere come ( arlo Linati, di cui Montale era in questi anni lettore e recensore, in un brano dawero emblematico di Natura: «Tale, a dir d'alcuni, ľavevan ridotto la ruggine che s'ingrommava sulla sua vita sola e senz'amore c il suo ingegno che miseramente vanneggiava nella meschinitä provinciale»\ Del resto, tutto montaliano ě ľimpianto di certi passaggi di Stone di ; rtie e fantasmi, di cui il poeta paria sulle colonne del" Lavoro" il 18 marzo 1925: «l'ultimo lembo di terra siciliana» citato da uno 4- C^^aturaedaltreproseselvatkheedtteetned,te. Facchi, Mi-lano 1919, p. 90. dei racconti, e la lone impressione suscitata da «quelle due anime umane protese a qualcosa di inařferrabile [...] m un piano di vita ch e, pur sotto lo splendore delle tinte, desolata e necessaria»' nella Giornata dello stagno; cd ě ancora Linati a descrivere una «pittoresca lingua di terra tutta irta di rupi e di rovine» in Portovenere1'. Come si vede, l'impegno strutturale di In limine ě cospi-cuo e iscrive questa poesia tra le prove piii partecipate della raccolta; senza contare che in essa ha giä statuto definitivo quel «tu>>Mnterlocutorio dietro il quale il poeta occulteia. svelandole, compagne é beatrici, angeli e creature carnali. La "musa" di Godise ilventu ě torse quella cui si e dedicata minore attenzione: Paola Nicoli, creätura bella e fragile, in cui Montale sente un «cuore gonrio» singolarmente vicino al suo IMarezzo $7), e un'attrice di origine peruviana conoscitita tra Genová e Monterosso intorno al 1924, e presto scomparsa drtila vita del poeta («Era sposata con un uomo debole, indi-feso: andarono in Sud America. Da allora non ho piu saputo nulla di lci», ricorda Montale; cir. Nascimbeni. p. 74). Delia sua «ospitalitä cortese» si ta cenno in una lettera a Bianca Messina del 12 settembre 1924 \LPM 70); proprio in questo periodo nascono //; limine, C'risalide, Ycntava la inslra mano la tastiera, le poesie dedicate a «Donna Paola», cui seguiran-no MarezZO, C.asa sul mare, i primi tre Mottetti delle Occasio-nie qualche altra lirica. Sono testi in cui si tratteggia. con su premo gioco elusivo. il ritratto sfumato di una donna che condivide con l'io lirico il dramma adl'bicet mine inesorabi-le, e suscita in esso uno slancio che vorrebbe otfrire alia com-pagnasalvezza e fuga, facendosi «umile stratéga delle evasio-ni altrui», come osserva Villoresi (199", p. 127); Paola, al contrario dell"altra ispiratrice degli Ossi di seppia. Arietta (che nella prima raccolta gioca con lei un ruolo paritario), ě přesolte anche tisicamente vicino al poeta, dividendo con lui. in pertetta equitä, la consapevolezza di essere invischiati nella 5. Cfr. Snie letterarie Gli antmali parLnii, in SM i-?u 6. C. Linati, Portovenere Imaginiefantaue martlii'ne. Librcna lúlitn-ce Omarini, Como hjio. p 16. 26 27 rete Mcnirc |»cf Monulc Ani * ' Tti c « moru giova- ne»Tcfr.. tnfra. Ytnt» r ' v Irequeitta tl privilegiato KftilOfio dcllc apparmoni e dci rn mtasmatici.ja An» runcntalukcben viva.cihiu»*»i ■/< -nu- di contingen- zac Ji fallimento dl qui I* »oUcciludmc che percoreeconti-miamente tl leato pocitct>. c ľamw sa< ritu ale m cuí si con-denM il rapporto dialogico ( .omc piu olirc s.ir.i U locc del hunu- anchc il lembo di terra c luogo di pottibili apparuioni Montalccnira subito« m^áiů\jr\ auaurando alia Lompagna ľiwontro con quefla che nellc pooic dispcr*e giovamll sarchbc suti »na «va-gheggiata fantaaima» un «scre depuiato a raccogBote u viandantc per via c ad ftiut*r!o ncllo sgu* tare luori datla «re-\\ faigsjgg c imi--iuaciuj' Ju- m nuniťc*w comevi-sione c contrasta con la 'parvenza ingannevolc del reale: piíí olire si comprenderu come xia podílnic dargll anche tl nomc di «forma»Oiiiraiu cornunque di parola che in Mon-talc apparticnc al cam po semanttco del iracob^e ehe ndla sua indctermtnatezza patisec un'tdcntilicazione trop-po rigida. come quclla con ľantorc prop -m da Valentini (1971, pp. 29-jo); anche perche se di rroi si vuok parte« in questo contesto, sarä da rícondurre piuttosto alte correntt di accorata aífctiivitá espressa nei confronti di questo «tu» evanescente ma carnale - che il corpo č propt io la condan-na di chi deve passarc il varco e non ci rics< e in accordo con le parole di Montalc nella lettera a < arlo Linati del 26 settembre 1915, dovc si ricordano proprio c solo le lirche perlaNicoli: «QuantoaEros voglia vedernc la presenza, as-sai velata, in Crisalide, In limine, e Casa sul raare» 1 cfr. Ron-coroni). U fantasma ha dunque un senso piü profondo c sotterraneo, ehe con azzardo abbastanza caK 1 .r..> vorrem-môlnterpretäre come "ineursione" delľaltro iimvkIo de^li Ossi, quello epifanico-arleuiano, nel <<>!<' di 1 'ii».i!idc: nel 19*4 tenozione numinosalegáta alia tanciulla • - •■• >.\->. ehe si perfezionerä nei testi di due anni dopo (Vento e kandiere, Delta, Incontro), ě giä operante in una lirica corňe // canneto rhpunta i suoi cimelli, e potrebbe a buon diritto fi- gurare in questa che rappresenta il vestibolo di tutta la rac- colta". Da un punto di vista metrico, si tratta di componimento di discreta complessita: quattro strofe di quartine e terzine alternate, a prevalenza endecasillabica (solo tre settenari: w. 3, 4 e 11; il verso finale, endecasillabo, e sdrucciolo), con rima costante tra primo e ultimo verso nelle prime tre strofe (1:5; 6 : 9; 10 : 14) e rima alternata (con una rima ipermetra) nella quarta (15: 17; 16 :18). Particolarmente significative sonole rime interne morto : orto (3:5)6 reliquiario : solitario (5: 9), come pure i fonemi "vitali" present! in vENTo, ENTra, rim-ENa, in opposizione a quelli di MORto e meMORie. Inte-ressante e forse non casuale l'effetto fonosimbolico ai w. 2-3 tra ONDAta e affONDA, che appartengono anch'essi a op-posti ordini di significato. Poche le assonanze, tra le quali si segnala quella tra rovello e eno al v. 10. 7. Troppo remota. anche se seducente, ě ľintenestualitä autoriaie con un těsto Jel tardo Quademo Ji quattro anni, che suggestiona una possibile lettura "allegonca" delia donna come «Idea» delia poesia. nel senso che dá alla parola Agamben (19?$), e delia presenza numinosa come sua salvezza: «Forse la poesia sará ancora salvata / da qualche raro fantasma peregrinante muto / e invisibile ignaro di se stesso» (Un tempo 16-18). Comunque mi pare probabile che Monrale, serivendo questi versi, abbia voluto ortrire unin-terpretazione a posteriori di In limine. 28 19 rete. Mentre per Montale Anna degli Uberti e «mona giova-ne»~Tcfr., infra, Vento e bandiere) e frequenta il privilegiato territorio delle apparizioni e dei ritorni t'antasmatici, la dun na-crisalide é ben viva, e chiusa in un orizzonte di contingen za e di fallimento: di qui la sollecitudine che pcrcorrc conti-nuamente il testo poetico, e l'ansia sacrificale in cui si densa il rapporto dialogico. Come piü oltre sarä la foce del fiume, anchc il lembo di terraeluogodipossibiliapparizioni: Montaleentra subito medias res ajjgurando alla compagna l'incontro con quella che nelle poesie disperse giovanili sarebbe stata una «va gheggiata fantasima»: un essere deputato a raccoglicre i viandante per via e ad aiutarlo nello sgusciare fuori dalla «re tp» TI fnnt/i^fia f nna "parvenza" che si manifesta COmc sione e contrasta con la "parvenza" ingannevole del reale piu oltre si comprenderä come sia possibile dargli anchc il nome di «forma». Si tratta comunque di parola che in Mop. tale appartiene al campo semantico del «miracolo», e che nella sua indeterminatezza patisce un'identificazione trop po rigida, come quella con l'amore proposta da Valentini (1971, pp. 29-30); anche perché se di eros si vuole parlare in questo contesto, sarä da ricondurre piutlosto alla corrent«. di aecorata affettivirá espressa nei confronti di questo «tu>-evanescente ma carnale - che il corpo é proprio la condan na di chi deve passare il varco e non ci riesce -, in aecordo con le parole di Montale nella lettera a Carlo Linati del 16 settembre 1925, dove si ricordano proprio - e solo - le lirchc perla Nicoli: «Quanto a Eros voglia vederne la presenza. a-sai velata, in Crisalide, In limine, e Casa sulmare» (etr. Ron coroni). II fantasma ha dunque un senso piü profondo c sotterraneo, che con azzardo abbastanza calcolato vorn n mo interpretare come "ineursione" dcll'altro mondo degli Ossi, quelJo epifanico-axletüano, nel côié di < Irisalitie 1924 k nozione numinosa legata alla fanciulla «sommersa», che si perfezionerä nei testi di due anni dopo {Vento < diere, Delta, Incontro), é giä operante in una Urica come U canneto rispunta isuoicimelli, e potrebbe a buon diritto fi- gurata m questa che rappresenta il vestibolo di tutta la rac- colta . Da un punto di vista metrico, si tratta di componimento di discreta complessita: quattro strofe di quartine e terzine alternate, a prevalenza endecasillabica (solo tre settenari: w. 3. 4 e 11; il verso finale, endecasillabo, e sdrucciolol, con rima costante tra prima e ultimo verso nelle prime tre strote (1 : 5; 6 : 9; 10 : 14) e rima alternata (con una rima ipermctra) nella quarta(i5 17; KS: 18). Particolarmente significative sonole rime interne morto; orto (3:5) e reliquiario: solitariois: 9), come pure 1 fonemi "vitali" present! in vENTo, ENTra, rim-ENa. in opposi/ione a quelli di MORto e meMORie. Inte-ressante e forse non casuale 1'effetto fonosimbolico at w. 2-3 tra ()\DAta e atf( ).\'DA, the appartengono anch'essi a op-posti ordini di significant Poche le assonanze, tra le quah si segnala quella tra rovello e erto al v. 10. i roppo remota. anche sc seducente. ě lintcrtcstiulitá auroriale con un tósto de) tardo Quademo dt quatt™ anm, che sug^esíiona una possibilc leitura aDegorica" dclla donna come «ldea» dclla pocsia. ncl sensn chc da alla parola Ajiamben 1198*», 1- della presenza numinosa come sua salvczza •tFofse la f* icsia -ara ancora salvata da qoakhe raro fantasma peresnnantc muto e invjsiblle ignaro di se stcsso» 1 Ln tempo 16-18) Comunque mi pare probabile chc MontaJe. serivendo qucsti versi, abbia voluto ořtnrc un in terpretazione a posterton di ln iti/uat 28 Movement i I limoni La data di composizione riponala in trr tin cinque las< icoli autograft che contcngonoiltcsto (di cui uno deposttato prcs-so il Fondo manoscritti di autori contcmjanranci > id! I nivej-^sitá di Pávia', c gli aJtri quattro in |H».scssodcgli rrcdi diGia-como Debencdctti. Angelo Barilc. Bum .1 c ľr.i.u esco Messina) colJoca la pocsia aJ novembre del w;: m.i I'acccnno contenuto nella Icttcra a (iiacomo Debencdctti inviata il 19 dicembr^i92fc («Le mando alcuni vcrsi pci Pnt»a Tempo; "neiges d afitan" la piu pane, tranne / Umom v he c relativa-mentc reccnte>»; cit. 01*8641 scmbrcrebbe suggcrire lcsi-slovu, di una prima stcsura amcriotc di qu.u» u-mpo alia data della miisiva. lo stcsso Montalc conŕcrma ijucMa 1 potest nella Nota acdusa all cdizionc ( arabba dcgli < Uu Ji teppiac riportata in tuttc 1c tUCCCSSh e «Fra lc pocsic pui antichc so-no Riviere (1920) f / hmont rt.it.i Mil mar:<>\» rilto pavese nd marzodcl 192}. pero. la pocsia era st.ua -oftena» anchea BariJe «con rcdclc amicizia* c alio sculiorc Messina «con molta gratitudinc per la sua bcllissiuia c v ara ami* i/ia». Con questa linca si aprc la pnm.i sczionc dcgli Oss\ di sepp'ta, quclla dci Mnvimenii. die include ncll cdi/ione defi- «. Si trait* del UmcoJo I. di 1« t«*b. umtrnmtr « .'■■■■ mr, lc á- nitiva, / limoni, Corno inglese, Falsetto, Minstrels (i Movt-menti vcri e propri), le due poesie per Camillo Sbarbaro, Quasi una fantasia, la suite dei Sarcofaghi e i due componi-menti di Altri versi. Al contrario di quanto awiene per le se-zioni degli «ossi» brevi, di Mediteiraneo c in parte di Meriggi e ombre, qui non si registra una particolare omogeneita te-matica: il motivo roiisicajf - deducibile dal titolo complessi-vo oltre che da alcuni singoli, e giustiticato dai suggerimenti dello stesso poeta: - accomuna solo alcuni dei testi, composti in tempi anche molto lontani, e ncollocatl in questa zona come ideale reservoir. ('erto e che / limoni non potrebbe avert* altro posto senza perdere la sua vis definitoria e programmatica. La costruzio ne deUa linca. apparcntemente semplice e colloquiale, ri-sponde in realta ad un disegno abbastanza complesso: alia prima strofe. in cui la descrizione esatta del paesaggio crcsce nel gioco iniziale di fri/ambet^e/its, che si appiana nel susse-guirsi di tre coordinate esattamente iscritte nell'arco di cia-scun verso (w. 8-10), segue un gruppo di vcrsi dedicate* alia localizzazionc dello spazio e del tempo Javorevoli all'intui-zionc del «miracolo», nella cui resa tenomenica si impegna la terza strole:"Ben quindici versi (hitto unico in tutti gli Ossfi consacrati al tentativo di dire l'attesa deU'evento. la sua con-sistenza. la tebbrile attivita dell'intelletto. Inline, l'ultimo passaggio si regge sul contrappunto tra lo staldarsi della per-cezione "altra" e la rapida impennata tinale. Neile due STrofe Iiminari si sviluppa un movimento estrinseco, verso vdalmi-racolo (discesa lungo le strade impervie e ritorno nelle citta rumorose); nella zona di centro si iscrive il nucleo di sospen-sione costituito dalla fasc nodalc, in cui il movimento e in-trinseco e appartiene solo alia mentc. / limoni sono, come e noto, una_dichiarazionc di poetica: la prevalenza del verso lungo (trcntuno tra decasillahi, ende-casillabi, alessandrini e ipermetri) accentua il loro caratterc 1 In Inlenztoni-lntervtstú immaginariú [SM' Í477)i il pocta ricorda «Quando cominciai a scrivere le prime pc>esic dcpli Our Ji seppu avevo cerH to nn'ide.i della musica nuova e della nuova pittura». —J 31 Movimenti I limoni La data di composizionc riportata in trc dei cinquc las< icoli autograti checontengono il testo (dl Clli UTK) deposiiato pres-so ilFondo manoscritti di autori contcrnjoraiui dcll I nivcr-'sitä di Pavia',egli altri quattro in possesso dcgli eredi ^> como Debenedetti, Angelo Barilc, Bianca e Francesco Messias) colloca la poesia al novembre del 1921, ms 1 ft< cenno contenuto nella lettera a Giacomo Debenedctti invi.ita il 19 dicembr$ 1921 («Le mando alcuni versi per rrinm 1 "neiges d'antan" la piü parte, tranne / limoni che c relativa-mente recente»; cfr. OV 864) sembrerebbe suggerire 1 esi stenza di una prima stesura anteriore di qualche tempo alla data della missiva; lo stesso Montale conterma questa ipotesi nella Nota acclusa all edizione Carabba degli dl teppiii riportata in tutte le successive: «Fra le poesie piü antiche so no Kiviere (1920) e I limoni (1921)». Come per In Imune an che qui la dedicataria e^^a^aj^is^h^alla quäle il componi mento viene consegnato «con un augurio traterno» 1 'S mag gio 1924, secondo la dedica riportata sul manoscritto pavese; nel marzo del 1923, perö, la poesia era stata «oiterta» anche .1 Barile «con fedele amieizia» e allo scultore Messina «con molta gratitudine per la sua bellissima e cara amieizia». Con questa Urica si apre la prima sezione degli Ossi dt seppia, quella dei bAovimenti, che include. nell'edizione defi- 1. Si tratta del fascicolo I. di 18 fogli. contenente. oltre ai Limo»:. Ic di sperse Munal silenziosa e A galla. e 1 seguenti testi di Osä dt seppia: Eg.loga, Cn saltde, Tentava la vostra mann, Flusst e Arremba su la Unnata pmda. nitiva. / limoni, Como inglese. Falsetto, Minstrels (i Movi-menti veri e propri». le due poesie per Camillo Sbarbaro, Quasi unci fantasia, la suite dei Sarcofaghi e i due componi-menti di Altri verst. AI contrario di quanto awiene per le se-zioni degli «ossi» brevi, di Mediterraneo e in parte di Meriggi e n»ihre, qui non si registra una particolarc omogeneitä tc-matica: il morivo rnusjc,^ - dcducibile dal titolo complessi-vo oltre che da alcuni singoli. e giustificato dai suggerimenti dcllo stesso poet a - accomm 1.1 solo .ik uni dei lesii. composti in tempi anche molto lontani, e ricollocati fn questa zona come ideale reservoir. Certo e che / limoni non potrebbe avere altro posto senza perdere la sua vis definitoria e programmatica. La costruzio-ne della urica, apparentementc semplice e colloquiale, ri-sponde in realtä ad un disegno abbastanza complesso: alla prima strofe, in cui la descrizione esatta del paesaggio cresce nel gioco iniziale di eniawbewents, che si appiana nel susse-guirsi di tre coordinate esattamente iscritte nell'arco di cia-scun verso (w. 8-10), segue un gruppo di versi dedicate alla localizzazione dello spazio e del tempo lavorevoli all'intui-zione del «miracolo», nella cui resa lenomenica si impegna la terza stro~tc:"Een quindici versi (fatto unico in tutti gli Ossi) consacrati al tentativo di dire l'attesa deü'evento, la sua con-sisten/a. la tebbrile attivitä dell'intelletto. Inline, l'ultimo passaggio si regge sul contrappunto tra lo staldarsi della per-cezione "altra" e la rapida impennatä finale. Neue due Strofe liminari si sviluppa un movimento estrinseco. verso e dal miracolo (discesa lungo le strade impervic e ntorno neue cittä rumorose); nella zona di centro si iscrive il nucleo di sospen-sione costituito daüa fase nodale, in cui il movimento e in-trinseco e appartiene solo alla mente. / limoni sono, come e noto, una_dichiarazione di poetica: la prcvalenza del \'erso lungo Urentuno tra decasillabi, ende-' casillabi, alessandrini e ipermetrit accentua il loro carattere 1. In Intettzioni-ltiteTTista i>n>'iaf.inaTta < VAf- 14—il poeta ncorda: «Quando cominciai a scrivere le prime poesie degli Ossi dt seppia avevo cer"| to un idea della musica nuova e della nuova pittura» _J JO 31 di manitcsto. sostcnuto da un topot chc. comc h.i nlcvato Lombardo (1981, pp. 408 ss.). cdcbitorc delia iradizionc clas-sicac in particolarc delia pocsia ctUimachca, au nsalc la tor-tunata metafora dcl bivio a indicare la stráda ardua c disa^c: vnl^rj^lla vCTa ppr*ia r quclla tacilc c >pa/i. v, a:te iiuu-tentica(sivcdanoiver$ii$-2Udcl sctorulo pn . Attta diCallimaco:«7tpócocotI HOD tófi avoryo. tu pi) .-(inou otv ôtpa^ai / to. oteÍ(Jciv, ŕtcptuv í/viu uii kmB óuú / Ôítppov eXJäv un,Ô otuov ávä nXarúv, uaau m /j ÚOuú; aTpínxoJu^ a icai aiFivotŕpriv eXáati^ Sc č ŕacúe ľaccostamcnto con il celebre inapti delia qua: ,,. ť; dj Vir^ilio USicelidcs Musac, paulo maiora i.iuai is non omnes arbusta iuvam hunulcsque iiiyncac. m animus síl* vas, silvae sint consule dignac...»). ehe ci porta immcdiata-mente alle ^^/tUj^a^^anc^c, J' 'l,|U'-"lll'l:!l- • pocti-co del serino>r"uínuts,, meno agevole risulta ruuracciarc lc molteplici suggestioni chc vi si accompagnano da Boinc ad Angiolo Silvio Novaro4. U rifiuto dit>na p**-^" uuhejdi npo dannunziano passa attraverso un rcpcrtono oggcttualc giä praticato da piú pani, chc puma alľassoluu ■ »:ent eaichiara anche ľestrancitá rispctto alla gamma tuita sen-suale dei verši soDrattutto di AL^,,,-.,- alla quale rispt >iule la poeuca delia nuova asciuttczza c delia contenuta emozione'. !|póľänchequestotiordono di pcrcorrcrc lestradct:h. notauri / sullcstesseotme degh altn / di non ipmgerc 1 stráda larga, ma su semien / non battuti. jikIic vc 1»' »pingci piú stretta.w . 4. Cfr. Boine. frantumt »09 UAllora U stráda chc imb. « mia; queta, tra i muri degli oni. un auHo di canne »leH scosto, La musa mia 1-9. suggeňto da Laveru c nprc<> da 1979. P- 37 («La musa mia schiva le stradc / rettilincc c polvere '°" la variopinta invade. / ma ricerca i viottoli foresi / bordati di r rose / di tutti i mesi /eherampicano in collina / dovr tra rámu c r. na / il fresco tremolar delia martna»l. La dichurazionc di poctH .1 si ptcg* quindi a un uso esistenziale; e si noti ehe «ricscono» i-Iihim"'"1 • ■"' sboccare»: cfr. Dante, Purg. II lyi, «com'om ehe va. né sa dcw e 1 me un altro verbo dei Limoni, mettert, ha una valenza "mctaíislta si veda anche Fine dell'infaniia 51). 5. Quelladei«poetilaureati»éespresstoncťorscdcsuntaii cita - con venerazione. tuttavia - i «laureľd peers» nelľOi/f loAf* Anche Sbarbaro. naturalmente, ě della partita, anzi si trova proprio al centro dell ispirazione di Montale, che nel mano-seritto pavese annota il suo nome: si legga, a riscontro, la pa-giha dei Truciolim cui compare la tigura del «poeta povero» che si ta incantare dalla vita umile ma per lui straordinaria dclla sua via e del «giardinetto inselvatichito», tale che «ogni volta, me ne allontano rintrescato» (Trucioli VII, Strada dt ca-vu'; e ctr. Lavezzi 19^9, p. 2.77). Cospicua, su questo registro, anche 1'influenza dei ťrancesi: il motivo del giardino «metä ono e metä verziere» [mi-potager et mi-verger] che rappre-senia l'«umile ricchezza» [humble richesse] del poeta compare nella Ballade a propOi de deux ormeaux di Verlaine, da Amour, e tutta l'atmoslera dei Limoni mostra una particolare affinitä con quella di Doute di Fernand Ciregh, uno dei tanti autoři dimenticati dei Počteš ďaujourďhui: «Au ciel pále oil le sun tumbe /[...] II sort un profond et doux charme I de tou-tes ces chases, sans lin; / tout est joyeux, apaisé, calme: I e'est la vie, ou tout est divin. // Les bruits de la vtlle lointaine I par bout tee arrivent vers moi... / Pourquoi soudain mon áme est-eile / prise d'un indicible email II Mon Dieu! comme de-van t les cboses / on est ebloui du des tin! / Cum me on est pare i I á des paiures / devant un splendide festin!» (cfr. w. 5-20; cor-sivi miei i . Ma il testo montaliano si attiva in molteplici dire- To my brother George («Many the wonders...») \. ma qui si COglie soprattut-to un ironico cchcpgiamcnto di Alcyone, L'olcunJro 408: «Sol d olcandro voglio laurearmi» II ptnrta parta senza mezzi termini del «farnetico di catoni laurcati» nella lettera inviata j Emilio C.ecchi il 1 gennaio W14 crraglio di pecorc laureatc» (cfr. SM-. l.'uomo nel rntcrosolco, p. 2x41 L.i polemici arriverá tino a quel discusso lacerto poetko che ě il Diano post umo, ncl testo che si intitol j Honoru cuusj. (v Per altri escmpi di containinazioni con la pc>esia trancese si veda il motivo delle <-cin.i rumorosc» in Verlaine. Sjg,e«jyojhi delí 411c majj-tentica (si vedanoi verši 25-28 del secondo prologi - dcgli Aitia di CaJlímaco; «npóc5é otl Kxti u>Ô avorpo, tu \xr\ hutéov> env 6tu.aqai / to ottíliciv, ŕuptov \ jy\u m/u >uá ôítppov EÄläv un,Ô" o tpov uvu JtÄurúv, «>./.(« ta áj úBoú^/ äTpíjiTolu^ et Kal attivoTťprjv 'ťhácsv\^» < v > t.ieile ľaccostamento con il celebre inapit delia quartj / .. dj VjpiĽo USicelides Musac, paulo niaiora eananius non omnes arbusta iuvani humilcsquc niyii^ae^.. si camnius sil-vas, silvae sint consule dignae...*), ehe ci pocta immcdiata-mente allejy^ricae^pascojiane^^ al ŕondamenule nodo pocti-co del sermo rnónuis,meno agevolc risulia rintracciarc le molteplici suggestioni ehe vi si accompagnano, da Bom ad Angiolo Silvio Novarov II rifiuto di UM pocSU ftixlii a di tipo dannunziano passa attraverso un repcrtorio oggetluale giä praticato da piu parti, ehe puma alľassolutoTWc-n/.;:. • nt c dicTiíara anchc ľestraneitä rispetto alla gainnu tulta sen-suale dei verši sopratiutto dí Alrynnr qUale rispo::dc la poeuca delia nuova asciuttezza e delia contenuta emozi I poi anche questo ti ordino: di percorrcrc le made die W mbatto no 1 earn / sulk stesse orme degli altn / di non spingcre il oocchio, nr miIIj strada larga, ma su sentieri / non battuti, anche se lo spingcrai per una via piú střena.» 4. Cfr. Boine, Frantumi 109 <«Allora la strada che imbocco. lento, c l.i mia; queta, tra i muri degli orti, un ciuťto dl cannc...») e Novaro. // more scosto, La musa >ma 1-9, suggerito da Lavezzi e ripreso da Angclcu-Lrba 1979, P- 37 («La musa mia schiva le stradě / rettilinec e polverose / che la iol la variopinta invade, / ma ricerca i viottoli foresi / bordati di ramcrim c di rose / di tutti i mesi / che rampicano in collina I dove tra rama c rama inii, n na / il fresco tremolar della marina»). La dichiarazione di poetica si picga quindi a un uso esistenziale; e si noti che «riescono» ufiniscono, vanno a sboccare»: cfr. Dante, Purg. II iji, «com'om che va. né sa dove riesca»i. co me un altro verbo dei Ltmoni. mettere, ha una valenza " metat iMca" 1 per 01: si veda anche Fine dell'tnfanzia $1). 5. Quella dei «poeti laureati» ě espressione forse desunta da Keats, che cita - con venerazione. tuttavia - i «laurel'd peers» nell Ode to Apollo 10 e in Anche Sbarbaro, naturalmente, ě della partita, anzi si trova proprio al centro dell'ispirazione di Montale, che nel mano-scritto pavese annota il suo nome: si legga, a riscontro, la pa-gina dei Truaoli in cui compare la ligura del «poeta povero» che si fa incantare dalla vita umile ma per lui straordinaria della sua via e del «giardinetto inselvatichito», tale che «ogni volta, me ne allontano rinlrescato» (Trucioli vii, Strada di času; e ctr. Lavezzi 1979, p. 27-7). Cospicua, su questo registro, anche lintluenza dei francesi: il motivo del giardino «meta orto e meta verziere» [mi-potager et mi-verger] che rappre-senta l'«umile ricchezza» [humble richesse] del poeta compare nella Ballade á prOpOS de deux or/neaux di Verlaine, da Amour, e tutta l'atmostera dei Limo/ti mostra una particolarc allínita con quella di Doute di Fernand Ciregh, uno dei tanti autoři dimenticati dei Poe tes ďau/ourďbui: «Au ciel pále oii le \oirtombel [...] II sort un profondet doux charme Ide tou-tes ces choses, sans tin; / tout est joyeux, apaisé, calme: I e'est la vie, oil tout est divin. // Les bruits de la vtlle hnntatne I par bouítce arrivent vers moi... Pourquoi soudain mon Arne est-elle / prise ďun indicible emoi? II Mon Dieu! COmme de-van t les i buses / on est cblout du desttn! / Cotnme un est pareil j des pauvres ■ devant un splendide festin!» (cfr. w. 5-20; cor-sivi miei1 . Ma il testo montaliano si attiva in molteplici dire- T11 •:: mother (ieorge i«Many the wonders »i \. ma qui si COglic lOprattUt-to un trofiico c-cheggiamcnto di Alcyone. L'oleaitdn 408: «Sol d'oleandro voglki laurcarini* II porta parla senza mczzi termini del «tarnctico di catoni laure.if- :.<.-!l.i lettcra invuu a Kmilio ( ecchi il 1 gcnnaio 1914 U'tr. Lettere ('nckl, p 110 c. ancora nel 1962, tra le pagine di Auto dafe. si rcgistra il fasti-J.n> ;<.•! il «serraglio di pecore laureate* 'ctr \.\f-. L'uortto nel mtcrosolco, p :S41 La polcmica arrivera tino a quel discusso laccrto portko che e il Dturio postumo, nci testo che si intitola //rw;m cjttfj <>. Per altn oempi di contaminazioni con la poesia trancesc si veda il motivo delle <-citta rumorosc" in Vcrlainc. Sagetse I. VITI. s-8 r«N'cntendre. n'ecouter aux bruits des grandes villes que lappel. 6 mon Dieu. des cloches dans la tour. / et taire un de ces bruits soi-meme. cela pour / l'ac-complisscmcni vil de t.iches paenks»), e quello del tedio invemalc in Baudelaire, Let Flmn du vud. Chant d'outomnt 8. «Tout Pniver va rentrer dans mon etre. [ 1 Mon cn-tir ne sera plus qu'un bloc rouge et glacc». Nella stess.i poesia 1 v 181 rroviamo anche un eloqucnte «tout aujourd'hui m'csl enter*, riferito alia malinconia invemalc del poeta Del resto Romano it99<. 32 tt entica (si vedano i versi zs-iH dd sccondo prolog d v.i .v.tta HTaliímaco: «nooc Sé at1 Kai yo6'uvta-fit, ui uh. rtutéou-nv áua^at / ta oTEtjktv. étépoav l^vtu M-'l «*8 óuá )iv Ôva JiXatviv. aXAa m /u iBoú; di manifesto, sostcnuto da un topos che, come ha rilcvato Lombardo (1981, pp. 408 ss.). e debitore delia tradi >ne clas-sica e in particolarc dclla poesia calhmachca, 1 ui 1 isalc la tor-tunata metafora del bivk> a indicarc la strada axdua c iisage-vole della "era poc^ r JbIi lactic c spa/iosi ddl arte nuu-t entica (si vedano i versi i<,i& del tecondo prolog legli Aitia dTSflir env ôícppc dxpÍ7tTo]u^ a Kai OT£ivoxi"pr|v ť/.áciii;-l'accostamento con ll eclebre tmipil della quaii^ / . uj Virgilio («Sicelides Musac, paulo maiora canamus non omnes arbusta iuvant tuimUesyuc, myncac. si canintus sil-vas, silvae sint consule dignac...*), che ci porta immcdiata-mente alle ^r/cv< I Angiolo Silvio Novaro4. II rifiutojjj im* p«w-sia aulu .i di tipo dannunziano passa attravcrso un repcrtorio oggctuulc giä praticato da piú parti, che punta alľassoluto under . e dichiara anche l'estraneita rispctto alia gamma tuna sen suale dei versi soprattutto di Alym,- .illn qn ih- n^, poetica della nuova asciuttezza e della contenuta emo/ione E poi anche questo ti ordino di pcrcorrcrc 1« stradc <\\<: W HI bait' no ičarri / sulle stesse ořme degU altn / di non spingcrc d cocchio. nc >u1!j strada larga, ma su sentieri / non banuti. anche sc lo spmgcrai pel una 1 piu stretta.» 4. Cfr. Boine, Frantům j09 («Allora la strada che tmbocco. lento, e la mia; queta, tra i muri degli orti, un ciufto di canne...») e Novaro. // euort scosto. La must mia 1-9. suggerito da Lavezzi e nprc&o da Angclcn l.rh.. •979. P- 37 '«La musa mia schiva le stradě / rettilinec e polverose / che la folia variopinta invade, / ma ricerca i viottoli foresi / bordati di ramenni e di rose/di tuttiimesi / che rampicano in collina/ dove tra ramac rama indovi na / il fresco tremolar della marina»i. La dichiarazione di poetica si piega quiridi a un uso esistenziale; e si noti che «riescono» i«finiscono, v anno a g sboccare»: cfr. Dante, Purg II132, «com'om che va, ně sa dove riesca»i. co-!»S me un altro verbo dei Limom, mettere, ha una valenza "metalisica".* per cui Bf si veda anche Fine dell mfanzia 52). ^ 5. Quella dei «poeti laureati» ě espressione forse desunta da Keats, che cita - con venerazione, tuttavia -1 «laurel'd peers» neU'Ode to Apollo 10 e in Anche Sharbaro, naturalmente, ě della partita, anzi si trova proprio al centro dell'ispirazione di Montale, che nel mano-scritto pavese annota il suo nome: si legga, a riscontro, la pa-gina dei Truaolt in cui compare la figura del «poeta povero» che si ta incantare dalla vita umile ma per lui straordinaria della sua via e del «giardinetto inselvatichito», tale che «ogni volta, me ne allontano rinlrescato» {Truaolt VII, Strada dica-sa\ e ctr. Lavezzi 1979, p. 277). Cospicua, su questo registro, anche I'influenza dei trancesi: il motivo del giardino «metá orto e meta verziere» [mi-potager et mi-věrger] che rappre-~" sent.i l''cta Del resto Romano (199^. di manifesto, sostcnuio da un lupus che. come ha rilcvato Lombardu (1981, pp. 408 ssJ. e debitore dclla tradizioneclas-sica e in particolarc dclJa pocsia callimachca, cuj nsalc la for-tunata metafora del bivio a indicate l.i strada .11 diu c disagc; vohjjieüa^vjj^jsojeii^Lc qudla lactic c >pa/iosd dcH'arJiLÍMU-tentica (si vedano i versi 25-28 del sccondo prologo degh Aitia dTTaTíimaco; «7toóc5é at) Kui too ávorya, rá un, nateov-oiv aparát / ia atcißeiv, étřpcov í/viu un Kuoóuá I 5i(ppov eXjav ui,o oipov cxvix kXutuv. u/./.ix w/arúOoú^/ atpircToJuc, a Kai OT£ivoxÉpT)v iÁííoiu- I. Se é faeüc l'accostamento con il eclebre ineipit dcila uuarta, fifloea di Virgilio («Sicchdcs Musae, pauli> m.uoi.t uiimmtlK / non omnes arbusta iuvant hurnilcsquc ins 11. ac. m canimus Silvas, silvae sint consule dignae...»), che ci porta ímmcdiata-mente alle rnyricae pascoliane e al iondamentale nodo pocti-co del sermo numtlts, meno agcvolc nsulia nntracciare le molteplici suggestioni che vi si aecompagnano, da Boine ad Angiolo Silvio Novaro-1.11 rifiuto_^ÍLuxia.put.sia .iulii_j di tipo dannunziano passa attraverso un rcpcrtono oggettualc giä praticato da piii parti, che punta all'asst»Iuto u nJťňtatement e dichiara anche Tcstraneita nspetto all.i gamma tutt.i sen suale dei versi soprattutto di Alry„n,- alia quale rispondclä poetica della nuova asciuttezza e della contenuta emozionev ^ ! ě espressione ťorse desunta da Keats che cita - con venerazione. tuttavia - i «laurďd peers» neilí W, ( | •, ... :0"c m Anche Sbarbaro, naturalmente, ě della partita, anzi si trova proprio al centro dell'ispirazione di Montale, che nel mano seritto pavese annota il suo nome: si legga, a nscontro, la patina dei Trucioli in cui compare la figura del «poeta povero» che si ia incantare dalla vita umile ma per lui straordinana della sua via e del «giardinetto inselvatichito», tale che «ogni volta, me ne allontano rintrescato» (Truauli vil, Strada dica-sa; eefr. Lavezzi 1979. P- 177>- Cospicua, su questo registro. anche 1'inlluenza dei trancesi: il motivo del giardino «metä otto e metä verziere» [mi-potager et tni-veřger] che rappre-senta l'«umile ricchezza» [humble richesse] del poeta compare nclla Ballade a propos de deux ortneaux di Verlaine, da Amour, e tutta ['atmosféra dei L/wcw/mostra una particolarc a! finita con quella di Duute di Fernand Gregh, uno dei tanti autoři dimenticati dei Poétes d'aujourd'huv. «Au ciel pále oil U> siiirtombel [...] II sort un profondet doux channel detou-tc\ ces chases, sans fin; / tout est joyeux, apaisé, calme: I c est la vie, on tout est divin. // Les bruits de la ville Unntame I par Soul tec arriveni vers moi... ' Pourquoi soudain mon ámc est -eile prise dun indiablc emotl I! Mon Dieu! comme de-van t les chases / on est ehlout du destin! / Comme on est pareil a des patwres t devant un splendide festin!» (dr. w. 5-20; cor-sivi miei1 . Ma il tesio montaliano si attiva in molteplici dire- Torn) m„//'',T George I«Manv the wonders »1 1. ma qui si coglicsoprattut-ti> un ifonico cchrggiamento di Alcyone, L'oleanJro 408: «Sol d'olcandro woglio !.u:!carmi» II pvH.-ia p.irla sen/a mc/-Zi termini del «tarneticodi catoni laureati» nell.i lettcra invi.it.« .1 I'milio ( ccchi il 1 gcnnaio 1924 ictr Lettere 1 • p 1101 e .incora ncl i'>6i. tr.i Ic p.igmc di Auto da fe, si rcgistra illasti-dio pet li <>-.err.iglu> di pecore laureates ictr .V\f-. Uuomo nelmtcrnsolco, p. 1x4' L.i polcmica arriveri fino a quel discusso lacerto poetico che c il Diano postumo. ni! testo che si inthola Honoris cama b Per altn esempi di cont.uninaziont con la poesia franccsc si veda il motivo Jellv •oit.i nimorosco inTertaTnc, Sagesse I, VITI. 5-R r«N'entendre, n'ecouter aux hnms des grandes villcs ' que lappcl. ci mon Dieu. des cli>-che> il.in-. 1.« tour, et [aire un de ces bruits soi-meme. tela p- riferito alia malinconia invcrnalc ilel pocia Del resto Romano (199^. 12 zioni: non solo verso il gioco intertcstuale di marca poetica, ma anche verso quello di natura latamcnte tilosofica. Una consonanza di grande interesse, suggcrita da Pasquini (1986, pp. 57-8), risulta fra questi versi c un pa^so dd saggio piran-delliano SU 1 ju»nriuno^chf: il pocta ha probabilmente letto intorno aLt9iOj)dn certlmömcnti di silenzio intcriore, in cul Tanlma nostrasTspoglia di tutte le tinzioni abituali, e gli oc-chi nostri diventano piü acuti c pcnctranii. ihm vcdiamo noi stessi nella vita, e in se stessa la vita. I... ] comc sc, in un bale-no, ci si chiarisse una realtä divcrsa da quclla che normal-mente percepiamo, una realtä vivente ohrc la tinzione colo-rata dei nostri sensi, oltre la vista unuiu luori delle forme dell'umana ragione. [...] 11 vuoto mterno m allarg«, varca i li-mitidel nostro corpo, diventa vuoto intorno a noi, un vuoto strano, come un arresto del tempo c dclls \ tu» ()sscrva Pa-squini: «E la consonanza perentoria dellawio, "In certi mo-menti disilenzio interiore, in cut l'anima nosti a si spoglia...", cheriemerge nelparalleloattaccodella ter/a strou dci Limo-ni, "Vedi^ questi silenzi in cm lc com- s'abbandooano...*; e l'indugio apparentementc plconastic« > m i < realtä diver-sadaqueüa chenormalmente percepiamo .-, ... n•.;//.; vivente oltre la tinzione colorata dei nostri scnsi [ I", poi contratto neVarresto del tempo e della vita", che m st^illa ncl "punto morto del mondo [...] che tinalmentc 11 metta nel mezzo di una veritä"; sono "gli occht nostri" divenuti "piü acuti e piü p. 486) sottolinea come il motivu Jel ciclo coro« t »pp*. 1 hc comparc nci Li-wow per la prima volta e avTä lungo corso nclla p it 11. «il tuo viaggio, andlod'una /catena, immoto andarc... qui risulta suggestw© il raffronto con le parole chc Adrianu l .rande pone a epigra- ' fc dclgruppodci Rottamt, pubbluaii mi "l.e ()pcrcc iGioiw . ni" neD'aprilc 1915 il mito del varco, non vicne meno la fiducia nclla possibilna di indtviduarc un "dj^dj. iberatorio ncl succcdctM dcgli evenu Anche dal punto ' visía Jclla crcazlnnc tmerari.t I'imcnompeiw dclla catena corrispondc a un nnnovamcnto dclla tcconyita. come scrive negii stcssi anni di Satura. «quando tutu gli anelli ten-gono, quando 1'incascllamcnto c completo allora si hannoi secoli vuoti, senza pooia. Sono 1 iccoli migltoti per Ic arti deU'occhio» {Sel nostra tempo sa» Ě uno dei componimcnti piu-sorvcgluti dclla raccolta, im-pemiato su una base di versi a prcvalt-n/.t cndccasillabica, cui si aggiungono un cospicuo numcic di ycrsiJunjjhi. suddi-visibili per lo piu in cmistichi del tipo B+7 8+8, alcuni decasillabi e dodecasillabi. un tridecasillabo c due alcssan-drini. Non mancano le misurc piu brcvi. usalc per ncccssana variatio, intercalate con una ccrta rcgolarua a^li altri versi. Sc il Pn"™9ffl6f*MiiinglriCft impliffl 1'idr.i di un voluto c pro-grammatico "disordine" versolibcrista. ^-mplcsso c rigoro-so apparelTj^rxo di rmie. quaa>i rime, u.s«.onanzc e consonan-zemove sono le nmc pcrterte<8 : 10; 12 1;. 16: 19; 25:18; 29: 36; 31:33; 39 :41; 45:48; 46 :49). numerose le rim* interne e Ic quasi rime U usati in rima interna con 1 LunatT. 2 ptanJFm quasi rima con 2 soltanto e 3 acantt, 3 bossi in rima con 5/0«'. ifew, traduzione di P. Savj-Lop«. Lat:<.,, :i ;: «i] tuoviaggio anellod'una/catena,immotoanJare-. qui risulta suggestive il raffrontocon )cparole chc Adrianu i >r.mdc;>. »nc a epigra-fe del gruppo del Rottamt, pubblicati mi "let »:>crc c i Gior-ni" nell'aprile 1915 lc poi contluiti in At ntu r .. d conforto di quanii amano [...] lc ioglic sccchc, gli anclli di c atcna rotti i conti che non tornano c tutto quelle <. Ik- di sbagliato seguiu per buona sone ad csistcrc ncl mondo» 1:: termini piu seech i, di gnomica limpidczza. Montalc ritorncra mi qucsta im-maginc in Saturn, La stona 1, \-s i«La tioria n< m snoda/co-me una catena / di anclli imntcrrotta In ogni 1 aao f molti anelli non tengono»): crollato il mno del varco, non viene meno la tiducia nclla possibility di individual- in "di^ord^-Ut*",liberatoiio nel succcdcrsi degh cvenu. he dal punto dm'sia della ei'e.lTlnncleTTer.in.i rimrrro.-r.; - della catena corrispondc a un rinnovamcnto dclla !i. : dita, come scrive negli stcssi anni di Satura ttquando tutu gli anclli ten* gono, quando 1'incascllamcnto c complcto .ill. :.i si hanno i secoli vuoti, sen/a poesia. Sono 1 scioli migliori per lc arti dell'occhio» (Nel noUro tempo si). £ uno dei componimenti pi» anrvcgliau Jt-H.i raccolta, im-perniato su una base di vcrsi a~prcvalcn/a cndccasillabica, cuisiaggiungono un cospicuo numcro d_i_\ eim i iM^hi. suddi-visibili per lo piu in cmistichi del 1: • • - s • 8. alcuni decasillabi e dodecasillabi, un 1ndec.1sill.1bo c due alcssan-drini. Non mancano lc misurc piu brcvi, usatc ; nccesMOl vanatio, intercalate con una ccrta regolanta agh .iltn vcrsi. Sc il polimuriismo rnqtri^o implica 1'idca di un voluto c pro-grammatico "disordinc" versolib so appare il di rime, quasi rime, a 2£_novesono le rime pertette <8 :10; 12 : ly. 16 19:25 18:29: 36'. 3i: 33; 39 :4''. 45: 48; 46: 49), numcrose lc nine ; :tcrnc c lc quasi rime^ usatt in rima interna con 1 laun :.;>:fc m quasi nma con 2 soltanto c 3 acantt, 3 boss, m run., con 5 fast, ririen:"adUZT Í R Sa^P^- L-'erra. Ban ^-,„6. nsi chc si nuene concordemente cssere lediaone Ictta da Montalc nplcsso e ngoro-lanzc e i onsunan- a sua volta assonanzato con 4 erbosi, 31 indaga in rima interna con Jl diiäga fee l.£rt^quejTtissinie le a^"""""'mnsnnanzr (11 ga^arre consonante con 12 aczurro - con in piu identita di una vocale; 6 ragacci consonante con 8 vituze; 8 ciglion/ asso-nante con 10 orti; 22 con gli assonanti vedi-qufSt/-súenzř, 37 illusion*? assonante con 38 rumorasť ecc.). Di insospettata ric-chezza anche. l'aup^ajgu^dcllc nKure rctoriche: allitterazioni I30, IO sGUARDO tRUGA D'intORnO). omotelcuti TJŠTu-mana - allonu;woiulo»> In t< : ptusec-chi, cU gnomica limpidczza. Montale rilomera sia im. maginc in Satura, La Uoru 1.1-5 («cLa me una catena / cu anclli intntcrroita In 0« so moiti anelli non tengono*): crollato il mito del -..1: non viene meno la fiducia nclla possibility di individuarr -'^Wtk' ljbcraiorio ncl stuccdctM degh cvcllu Ai i.tl punto vista della t re.i7lnnp fmeraria. I'tmrnompi •. della catena corrispondc a un nnnovainento della fciouditj, come scrive ncgli stcssi anni di Satura «quandu tutti h-'.: anclli tcn-gono, quando I'incascllamcnto c completo allot.1 si hanno 1 secoli vuoti. senza pocsia. Sono 1 iccoii miglioi kti Ic arti dell'occhio* {Nelnottro tempo <2>. £ uno dei componimcnu piusorvcgUau dclla lu, im perniato su una base di versi a prcvaJcnza cndei jsulabica, cui si aggiungono un cospicuo numero divcn«t lunghj suddi-visibili per lo piu in emistichi del tipni > ■ ■ • ■ ■ • H ak uni decasillabi c dodecasillabi. un iridccasilUbo c drini. Non mancano lc misure piti breví, usát c ; varidttu, intěrcalate con una čerta rcgolariláagJj a grammatico "disordinc" vcrsolibensta, complcs* so apparěH gioco"di riřne, quasi ritne. HMKJUanzc e -1 -onan- zejjiove sono le nme pertettetS : to; 12 : 1 i. 1'' •' y l9' 36'. 31 • 33'. 39 '• 4»; 45:48; 46 :49). numerose le rtu k quasi rime (3 usati in rima interna con 1 law quasi rima con 2 soltanto e 3 acantt, j bossi in runa c ^„aduzionediP. Savj-Lopez. Laterza. Bar, „u w,„ rul ntaene concordcmentc Mert ľedizion. letta da Monulc a sua volta assonanzato con 4 erbosi, 31 indiga in rima interna Con 32 dilaga ecc). Irequentissime, \\- asson.m/i- r ionson.my.i-(ti gac^arre consonante con 12 aceurro - con in piů identita di una vocale; 6 ragazci consonante con 8 viuzzc; 8 ciglion/ asso-nante con to <>rtt\ 22 con gli assonanti ved; - quest/ - silenz/; 3-illusioriŕ assonante con 38 rumorí/se ecc. 1. Di insospettata ric-chezza anchfi, ľapp^rato^dellc hnurc rctorichc: allitterazioni 130. K ) sGĽAKIX ) [RUGA D'inti >Rn( )it onijjtelě^TJirú-mana - allonLiwi, paronomasie o figure analoghc (14, tanula-mkx, 42, avara awaral, chiasmi <42. la luce si fa avara - amara I'animai, anarore (18-20, Qui...qui) ecc. Secondo Cě (1992, p, 1311 ľuso di versi con ritmo ternario, di piedi datulici e dattili co-trocaici e di irequenti lessemi sdruccioli contnbuisce a ere are i'andamcnto tipico del «valse». che stabilisce un ideale 1 collegamento fra questo testo e il Debussy del quarto Prelude. \ Corno inglesc Apparsa insieme a Riviere nel secondo rascicolo di "Primo Tempo' . datato is giugno 1922, la poesia, di cui non riinan gono manosctitti, faceva parte di una serie di testi omogenei, tutti di ispirazione musicale (Violini, Violoncelli, Contrath basso, Flauti-Fagoiti, Oboe, 0/ioni), destinati a non confluirc negli Ossi Ji seppia. La vicinanza con Mertggiare e piuttoslo evidente, anche per analoghe sceltc fonico-lessicali: ě proba bile che lintero gruppo degli AccorJt risalga dunque al 101--1X. periodo in cui sono state compostc anche le attini Musk silei iziosa e Suonatina di pianoforte. Sono 1 testi in cui Montale tenta una ppssjbilc rielaborazione della musica di Debussy: m questa poesia (Biasin 1985. p. 27) vede perfino «precisi nterimenti tematici» ai due preludi [>er piano /.< re:.' tur la platne e Ce qua vu le vent de l'Ouest e alia terza parte del poema sintonico Lj mer. Le dialogue du vent et de la mer. L espcrimento musicale poggia sn uii'architetiura sintat-tica. quella del periodo unico. cIk- Montale sperimenter.'t poi pi it volte nelle raccolte della maturita (ma si veda anche l'«osso» breve L'pupa. dare uccello calunniaio): ě il segnt* di 36 3"" 10 da una divenu angolatura mAnenio xi :: *il tuo viagggl andlod'una rcatena,inunoto «ndarc» qui tlu suggcstivo 11 raffronto con 1c parole cbc Adriano Cirai >nc a cpigra-řc del gruppo del Rotumi. pubblic an »u "Le < •;. «erc c 1 Gjor-ni" ncll'apnlc 192s noda/come una catena ' di anclli ininterrofta I: aso niolti anelli nun tengono»»: croUato il nuto dc! .1: • non vicne meno la fiducia nclla pottibilhi di individual un "dupjd^.-DftTJibcratono ncl succcdcrM degh < dal punto •dTvitia della cfeWlnnc" fcttprana. I'tmrTn'i lella catena cornspor.de a un rtnnovaincnto della lei ndita. come scrive ncgli stcssi anni di Saluru «quand<> 1 1 anclli ten* gono, quando l'incascllamcnto e complcto all 1 &i Hanno 1 secoli vuoii, senza poesia. Sono 1 sc«, oh s pni Ic arti dell'occhio» (NW nostra tempu $2). J Ě uno dci componimcnti pjjii_aorvcjjkau_dc!! * olta, im-perniato su una base di venu a převalen/a c :v .isillabica, cui si aggiungono un cospicuo numero dl_ycrM lunjjhj. suddi-visibili per lo piü in emistithi del lipo s • - ■ • * aleuni decasillabi c dodccasillabi. un tndccasillal* > c ic alcssan-drini.Non mancanolcmisurcpiubtcvi, usatc ; ccessafta variatio, intercalate con una v črtu rcguluiiia ufd1 l't!1 VťIsl k'>c iTrJOumorfismo wy-pico impln ■ hdea .ii un • grammadco "disordine" versoliberisia. compl rigoro-so appare H j^pco di rime, quasi rime, awoiunzc -onun-ze^novesonolenmeperfette<8 :10; 12 u. tť 18 36; 31 33". 39 41; 45! 48; 46 : 49*. numerose Ir rum .. ne e lc quasi rime U usatt in rima interna con 1 laure.:::. : :"mJf in quasi rima con 2 soltanto e 3 acanti, 3 bossi in runa t zione, traduzione di P Savil™« l _ d ritiene mnmr i " 3av>-w>p«. Latent*. Ban 1914 i»ií rul - ntiene concordemente essere ťediáone letta da Montalc v hc si a sua volta assonanzato con 4 erbosi, 31 mdaga in rima interna con 32 dilaga ecc). ircqucnussim,í; \e assonant- ■ ■ 1 -niiMinanyc (11 gjtzzurrc consonante con 12 iizzurro - con in piii identita di una vocale; 6 raga;ci consonante con 8 viucce; 8 ciglion/ asso-nante con 10 or//; 22 con gli assonanti vedl- quťst;- silcnz/; 37 illusion* assonante con 38 rumoroscecc.). Di insospettata ric-chezza anche lapparato delle iiKure retonche: allitterazioni (30. K ) sGUARDí) ťRUGA D'intí )RnO), omotclčuti (3s, u-mana - allonw«í/J. paronomasie o figure analoghe (14, xamila-w/Ci; 42. arara awara), chiasmi (42. la luce si la avara - amara 1'anima), anafore (18-20, Qui...qui) ecc. Secondo Cě (1992, p. 131) 1'uso di versi con ritmo ternario, di piedi dattilici e dattili co-trocaici e di frequenti lessemi sdruccioli contribuisce a cre are landamenio tipico del «valse», che stahilisce un ideále 1 collegamento Ira questo těsto e il Debussy del quarto Prelude. \ Corno inglese Apparsa insieme a Riviere ncl secondo lascicolo di "Primo Tempo", datato 15 giugno 1^22, la poesia, di cui non rnnan gono manoscritti, faceva parte di una serie di testi omogenei, tutu di ispirazione musicale [Violini, Vtoloncelli, Contrah-basso, Vlauti-Fagotti, Oboe, Ottoru), destinati a non confluire ncgli Oust d: seppia. La vicinanza con Xlertggiare ě piuttosto evidente, anche per analoghe scelte tonico-lessicali: e proba liilc ehe ľintero gruppo degli Accord: risalga dunque al ' 11--1X. [icriodo in cui sono state composie anche le affini sica iilenziosa e Suonatina di pianoforte. Sono i testi in cui Montaic- tenta una possibile rielaborazione della musica di Debussy: in questa poesia (Biasin 1985, p. 2^1 vede perlino «precisi nlerimenti tematici» ai due preludi per pianc> Le vent stir la plame e Ce qua vu le vent de l'Ouest e alia terza parte del poema sintonico La mer, Le dialogue du vent et dc la mer. L'esperimento musicale poggia su un'architettura sintat-tica. queila del periodo unico. che Montaic sperimenterä poi piii volte nelle raccolte della maturita (ma si veda anche l'«c>sso» breve Upupa, ilare uccello calunniato): ě il segno di una conutpevidc/zj strutturalc maggiorc m petto alle altrc poesic dclla untc. die cojucnlc aJ JKKM dj ' - hcMrarc il gio-co do timbri c dcllc di\*>nan/c all mtcrno di uno spanne-rutu dt ummctric /jj 7 cbtan - 11 hvido tec > 11 coUcgarncnto t>-: 11 \i-nt<> corno suggento dal Molo ha almcno tie precedent! illuxin noti a Montalc, uno in Verlaine U^rnr i\ 1 ^ -1 r son du cor s'aifligc vers les lx>t» ' dune doulcui on vent i roue orphcli-nc / qui vicnt mount au ba» dc la collinc parmi la bise errant en courts abois»>. un aliro in lulrs 1 .1! >tguc, Poesies, L'hiver qui vtent w-6o l«Lo cow, Irs curs lo 1 on! S*en sont alles au vent du Nord»», e un tcr/o 1:: K< LatagliataCec-cardi, Sanettt e poemt, Ojt v, u '«c rupjx-i mrm in venio sciogliendo il cor che motto*)' France*- r au c la ccJeblC immaginc deH'«orttzontc di rainr» >. he rappi rnta ancora un apporto da Verlaine1 Rorrwu ei utm ' ■• ■ ties <>u-bliees vtli, 5: «Lc cicl est dc cuivre»i. nienirc il motivo dclla nuvola ha consistenza tutta baudelairiana s: : . • : di il noto Spleen dcH'&ranjjrr, «"Eh' qu'timc« iu Jon« extraordinaire etranger?" II "J'aimc les nuagcv les n qui pas-sent. ..lä-bas...lä-bas les mcrvcillcux nuagcV ■■ Indubbiamcntc 1c suggestion! dclla pool a d'oltralpe danno al testo una patina speciale che si sovrapi 1 >nc alia pur intensa tinta dannunziana (gli «strumcnti del tun albcn» vengono naturalmente dagli alln-ri «stromenti diversi sot- 9. Almansi(197).P*PJ> »otiolincaleautema di un k*«n " ' ^ / vento anche in Apollinaire. Akooli. Con de tb*tu 11 1 . dont meurt le bruit parmi lc VCtt»), cui aggiunuiamo. n Lf vent nocturne 4, «Les elfes tire au vent ou comet aux 1 al j!< !"j 1 ^ nuto ptesente il fatto che, a pudicare da una Icttcia di Bobi B »*'< febbraio 1916 (cfr. LeiteteBtzlen )67i. Mont ale conoblf qt* dopol'uscita degliOj«e traNxntoc suono di uno strutnenl in Dickinson, [The storm] 1 UThcte came a wind like a V-uctc fhc il poet* aessotradurramoldannidope.mte^a]^«"«^a"n ~n"suono d.comc / u """»---1-* t vento arrivö»). to innumerevoli dita» di D'Annunzio. Im ptoggtd nel pttte/o 49-51; d'altra parte ljgotesio dellintera pooia e datuiunzi*-_no, come ha dunosiraui Mcngaldo I97>. pp- >i-i^iii» d -*lira pärtei la caratteristica piü notevolc 1I1 ( orno mgleie hon n siede nelle contarnmazioni linguistiche, rna nel tatti» che la struttura inetrico-siiuattica, l'unpianlo tonico e le >icllc di lessieo non rappreseniano seinplicemente una situa/ione "ambientale e un disagio. psicologico che si contronta 11 >r. es sa, ma tentano di tiltrare la descn/.ione della nattita sii , 111 in combe il temporale attraverso rimmobilita del peisonaggiu narrante ; la lempesta vienc vista e restituita da una lontana landa di accidia e, come lale. eonsei\a il caratlere ili tappre senta/ione distaecata e reinota. graste allaecumulo relativo u^uasi iaticoso {che suona...che spazza. i/v rintiMunba che nuita.„che nasce), alla runzione di pausa rappresentata vlallr lineette del v. 2 e dalle parentesi dei VA'. 7 >). al rallentamento indotto da 1 attento (che, ritento a un elcmento mcontrollato e instabile come 1! vento, e gia un'ahile eontiaddi/ioiie m tei mini 1, 10 Siiiglu j Mjgliii, is lenla. La hiria dcgli elenunti m >n si disfrena liberamente, ma apparc sempre medtata ilall'o» ^servazionc di uno sguardo immoto, oppresso dalla tui esistenziale di In limine (lo strumento scordalo c atu he ai rugfliriito"). che nella sapiente restitu/ione degli echi k»nt» 1 esterni riesce a mlrodtine 1 segnali del suo straniamento questa particolare natura della poesia etnerge loh i hiarezza dal rattrontocon un testi> che ottre. im parc. noteA-uli aliimta lessicali con quello montaliano e un analogo impianto lema tico, ma una diversa resa emozionale dclla dcscrizionc 38 10 F. sintomatico il latto che Montalc ur mi, ad alt.i frequenza ik-IIj prima raecolta. »|\v,, L'upupa. Crisalide, Arsemo). come Kia '! •'. ■ " ■ dell mtanyä. .-\nchc la parentesi sospc-i^na «i '.tn< I 1 u. «imeravigliiiso udivo)» -. di aseendenza pctrari f.i-s,,, delle liquide; sul poeta avra ajiito sen/'altro il ruottto .'. I'jv. L'ässmolo Ii-Ii. «tinissimi sistn d'attt-: •• • Iii — 1 tivitibili j» torse non s'aprono ph"i> '•>. [x-r !.i presenza ilclla • -mi 1..... maticaportc iPasquini p wvrl 93 V .; ■; C ľ. : d.y.y. ; Vcn^oPi1 r.aí!::. co ip.p.li:i no. cciv.c parle, la ' sici!c ::c.. strull'.'.iv. s.l. ľ-V.i t--:' coir.K- :1 n.in\t:'.l;-LTiTlIa Ji a sen;.1./;' qu.iM !.'•'.'■ mula.. .■ ' lincťiic í'. e.t^a1^, mini), i ■ si d:>tu-".. servaly :i estsu-tv:. ru;;;:in:a. l'stcnii ľ Ljiicsia p l1.i1 r.Hln IcssicLili -ticiv r.v.i venw .iikV.c í:; K- ' : ' dom niwr. lv '.•:<: ' 'ť-1'" Lŕtť.:( •:• -:. -\ ■ ■ " VM\o r>Yi>i_--,iU' '.1 :.!"" i1.; .1 , : : ' ' icbbwta> wafr c! i ' 1 dopol'usdu iU-<»>•:-. i-•:.)-,• : • in Dickin>wi, í I -a >:• > •».-* t H ■. ..-stessotr.idiirT'.i iiio'.i. .'.n:.; v :■• ■ -/ il vento arrivô-a. Á V una consapcvolczza strulturalc maggiorc nspctto alle altre pocsic dclla Uiilr. the cuiucnic al p< via d: •, hcMrarc il gio-CO del timbn c dcllc div*>fun/c all'inicrno di uno spanito nctodiummciric 'adesotnpio. il grup;v. i t staiera-iuotU'ri-atrda-Urummh chc rttoma m 16 i • xutmawc itjn-rj uorda-to-strumrnlo, 6 al ttelo c i: J trrrj, i ui agguingiarao 5 umce dt luce - 151 annrra, \ ittti alhrrt -7-81 '•.•jr.- rt j 'ttl J, Ijuu, 7 r/>/«in - 11 hvtdo ccc 1 II coUcgarncnit' Immu vento coroo suggento dal tilolo ha almeno trr prrv cd, tin aht<< in lulr-> I .1! :cuc. PotHies, L'htver qui vienl 19-60 l«I.o cor*, \c\ * <, c un irr/«> in Ri x» atagliataCcc-cardi, Sonetti e poemi, OJi \. :i '-c ruppci orni in vento sciogliendo il cor the mori»»i* Frances* c anthe la cclcbre immagine dcH'-onz/onic di rainc-. ihc rap;•:.-m-nta ancora un appono da Vcrlamc Rotnam rt \an\ /•.. •■ Artrttes <>tt-bliees viii, 5: «Lc cicl est dc cuivrc-i. mcnirc il nu»tivo ddla nuvola ha consistenza tutta baudclairiana m :«. ■ uli il noto Spleen dc\Y stranger, «"Eh! qu'aimeviu doiu extraordinai-re etranger?" II "Jaime les nuagca les miagcs qui pas-sent. ..la-bas...la-bas...lcs mcrvcillcux images' Indubbiamcnte lc Mi^gcslioni ilella pocsu d'oltralpe dannoal testo una patina speciale chc si sovrappotic alia pur intensa tinta dannunziana (gli «strumcnti dei tun alheri» vengono naturalmcntc dagli all>eri «stromcnii divcrsi SOt- to innumerevoli dita» di D'Annunzio, Im pfjüi'^ nel ptneto 49-51; d'ahra parte 1'ipotcslo dell'intera pocaia e dannunzia no, come ha diniusirato Mcngaldu 1973, pp- j~i;ALL d altra tjärte, Ii caratterislica piti notevole di Conto inglese neu ri siede nelle contaminazioni linguisticlie. ina nel tatto che la struttura metrico-sintattica, l'impianto tonicu c le »ccltc di lessico nun rappresentano sempliccmente una situazionc ambientalc e un disagio psicologico che si conlronta ton es sa, ma tentano di tiltrare la destrizione ilella natura mjj^u^ht combe il temporale attraverso liminobililä de! pcr^oiuggio narranu- ; la tempesta viene vista e restituita da una lontana Tanda di accidia e, come tale. conserva il caratitrc di lappre sentazione disiaccata e reinota, grazie all aceumulo relativo quasi faticoso {che suona...c/v spazza...c/v rimbomba che muta...t/'c nasce), alla funzione di pausa rappresentatu dallc lineette del v. 2 e dallc parentesi dci w. 7-9, al rallentamciiio indotto da 1 attento (che, riferito a un clemento incontrollato e instabile comeTI vento, e gia un'abilc contraddizionc in ter mini), 10 scagUu a scaglia, 15 lenta. La turia ilegli elemenii nun si disIrena liberamente. ma apparc sempre mediala dall'os ^servazione di uno sguardo immoto, oppresso dalla '•//...' esistenziale di /// limine (lo strumento scordato c anchc ' ai ruggimty."). che nella sapiente resiittizione degli echi tonici esterni riesce a introdurre i segnali del suo straniamentu questa particolare natura della poesia emerge von chiarezza dal rarrrontocon un testo cheoffre, mi pare. nou-voli aitinita lessicali con quello montaliano e un analogo impianto tema tico, ma una diversa resa emozionale della destri/ione ^1 9. Almansi U97J. P- ¥>V »otioUnc« l'oiwctu* dl ufl leg«"« ^' ^ vento anche in Apollinaire. ^Wi. Con dt chiur 11 11 - ■r v . dont meun le bruit parmi le vcni»). cui aMWmgiaino. ncju stev* ^ ^ Le vent nocturne 4, «Les elf« rire au \-cnt o« comer aux rata.« nutopresenteilfanoche.agiudicarcdaunalcitcrj tii Bobi ftazl ' ^, febbraio 1926 (cfr. heitere Baden j67l. Montale con«l>lx- ^ic<<- V* **»e dopol'uscita degli Osn-,c tra\-cnto c suono dl uno »tnimc:-.: in Dickinson, [The storm] 1 («Thcre came a wind Eke a hiif.\c- 1 be «1 P'*'-1 stesso tradunä molti anni dopo. intenztonalmcnte «Con un suono di co / il vento arrivö»). 10. E sintomatico il t.iito che Montalc u^l un vcnSo »,-irr •: • i na, ad alt.i frequen/a nella primj raecolta. *|tCÄ»u >-'>n \ .ilt-n.-.i rtu.i L'upupa. Crisultdc. Anento), come giä il ••:>:: ■ de " nt c 1i1 i'■;»<■ deliinfiin-i| JtJuiu pone un r.iücntamenti« nel ritin tes« dci \er>i prctTilenti i'«»n il ilif^iij:« delle liquide; $.ul pwta avr.i aglt» SCn>'aJfro il ru.-r,i, I'jv, Ii V . ■ TTassiuolo 21-22. «finissimi sistri il'arpcnto 'tintinni j invmbili js-ttr »hc forse non s'aprono piü?.. per Li presenza dctla '■ «ml......1 ilc ;«••'••• maticap';r/e (Pasquini p : 38 una co«uapcvolc/z.a unitlurwc maggion rispctto alle altre jxktsic della suite, che Vifi|fiöifi«lli>^ : ' ' ' sirarc ll gi<> co del timbn c dcllc dissonanzc all li uno spaniio Iliiodi ummnrtr adcsompio Ugnip|k»i U\era-tuon4'fi-it/rJtt•stn&ttnh ehe nfoffM in i* i" tasera-seordt-to-itrumenlo, 6 al nein c ll 4 terra >■ ui a&giungiamo s i/mrr (i; luce- 15 1 annera, \ ftttt alhrr: 'id tan •■ ami Ji laaü. 7 cbian - 11 hviJo ccc > II ccdlcgamctito loni vento/corno suggentn dal titolo ha ikncno ire pici cdenu illustn noti a Monialc. unt» in Verlaine S-i,;rjir : 4 -1 x son du cor saiTligc vers lo U>i\ d'uncdoulcui ihi rotrc orphcli-nc / qui vicnt mourn au ha» dr la collmc parmi Li hisc errant en courts aU>is»i tin altro in lulrs I.alorguc, Poesies, L'htvcr qui vtent i«> 60 i-l.o ior\ lo «.<•(«, lo Sen sont allesauveni du Nord-', c un tn/<> in K . atagliataCec- cardi, Sonet 11 r poemt. (kit \. 2» <«c ruppri .....11 m vento scioghendo il cor che moria-'' Fnwccsc c am he la cclebrc immagmc dcH'-orizzonic di ramr». dir rap present* ancon un appono da Verlaine (RowMM ri iat«ri .' J' Arteltei OH-bltees vm, 5: «Lc del est dc cuivtc»». mciii-tr il motivo dclla nuvola ha consistent tutia baudclairia::a rdi il nolo Spleen deWEtranger. «"Eh' qu'aimo tu doli« extraordinaire et ranger?" II 'J'aimc les nuages lo images qui pas-sent...la-bas...lä-bas...lcs mervcillcuv nuages "» Indubbiamcntc 1c suggestion) ilclla pooia d'oltndpe danno al tcsto una patina speciale che si s.<\ rapj* mc alia pur intensa tinta dannunziana (gli «stnuncnti vie luii albcri» vengono naturalmcntc dagli all>cri «sirotnenti to innumerevolj dita» di D'Annunzio, 1^ ptog&ia nelptneto 49-ci; d'altra parte Upoteslo dcH'intcra pocsia e daniiunzu no, come ha dimosirato Mcaigaidu i«>7>. pp. fcUgiJi; d altra parte, la caratteristica piü notevole di ( <>r>:<> tngjeie non n siede nelle contaminazioni linguistiche, 111a nel latto che la struttura mctrico-siniattica, limpiauto tonicu c le seeltc da Iessicu 11011 rappresentanü seinplieerneiite una situa/ione amhientalc e .1; disagio psicologico che si conlronta con es sa, ma tentano di liltrare la ilesenzione della natura mi v ui in combe il temporale atlraverso liininobihta viel peisoiiag£iu narrante' : la tempesta viene vista e restituita da una lontana landa di aecidia e. come lale. coiiscrva il carallore di lappre „ sentazione distaccata e remola. grazic aH'aeeiimulo relativ'o quasi taticoso (che suona..a he spa/za.. .»/v rimbomba ehe muta...i/'i nasce). alla tunzione di pausa rapprescntaia dallc lineette del v. 1 e dalle parentesi dei vv 7 •). al 1 alleutaineiilo indotto da 1 atiento (che, rilento a un elemcnto incontrollato einstabile come il vento, e gia unabile contiavkh/ione in tei mini). 10 scag/ia j scugtia. is lenta. La luna degli elenieiiti non si disfrena liberamente, ma apparc sempre mediata dall'os jservazionc di uno sguardo immoto. oppresso dalla 'u. .:• esistenziale di In limine ilo strumento scordato e an«, he .11 rugginito"). che nella sapiente restituzione degli echi lonici esterni nesce a mtrodurie 1 segnali viel suti stramamentu questa particolare natura della poesia emerge ci>n chiarczza dal raffronto con un tcsto che ottre. mi p.ue. notevoll athmta lessicali con quello montaliano e un analogo impianto le a tico. ma una diversa resa cmozionale della descri/itMU' s: vento anchc in Apollinaire, Akooli. O" ), cui ifjiiiniunx) XJ ^ L*renrnot^nie4,«l^e!farireau\Tntouo>rTict mt rata. . . ,ti r nutopresenteufanoche.tgiudicarcdaunjlcttrtadi IV-> J . febbraioi9i<(cfr.L 11 ...... dell infanztj Anchc la patented wspenuva m veda anchc (-■" - -tj, «imera\'igliosv> udivoi» -. vh ascendenza pcfran he»i ■ >■ | r.' u . dcllc liquide, sul poeta avra ague -cn/'altro il ru. -,i .i: Vis.. Liisstualo 21-12. «finissimi sistri d ai^ei:;.. tinltnn .1 invwh torse non s'aprono piu' h». per la ptescn/a dclla I - .■ ■ m . . matica porte iPasquim iqq». p • una consapevolezza strutturale maggiore rispetto alle altre poesie della suite, che consente al poeta di orchestrare il gio-co dei timbri e delJe dissonanze all'interno di uno spartito ricco di simmetrie (ad esempio, il gruppo 1-3 stascra-siiona-ri-corda-strumenti che ritorna in 16-17 suonasse-stasera-scorda-to-stmmento, 6 al cielo e 12 a terra, cui aggiungiamo 5 strisce di luce -15 sannera, 3 fitti alberi - 7-8 cbiari/reami di lassü, 7 chiari- n livido ecc.i. II collegamento fonico vento/corno suggerito dal titolo ha almeno tre precedenti illustri noti a Montale, uno in Verlaine, Sagesse III, ix 1-4 («Lc son du cor s'afflige vers les bois / d'une douleur on veut croire orpheli-ne / qui vient mourir au bas de la colline / parmi la bise errant en courts abois»), un altro in Jules Laforgue, Poesies, L'biver qui vient 59-60 («Les cors, les cors, les cors! S en sont alles au vent du Nord»), e un terzo in Roccatagliata Lec-cardi, Sonetti e poemi, Odi v, 23 («e rupper corni in vento sciogliendo il cor che moria»)'1. Francese e anche la celebre immagine deH'«orizzonte di rame», che rappresenta ancora un apporto da Verlaine {Romances sans paroles, Arieltcs ou-bliees vm, 5: «Le ciel est de cuivre»), mentre il motive della nuvola ha consistenza tutta baudelairiana: si ricordi il noto Spleen deü'Etranger, «"Eh! qu'aimes-tu done, extraordinaire etranger?" II "J'aime les nuages...les nuages qui pas-sent...lä-bas...lä-bas...les merveilleux nuages!"». Lndubbiamente le suggestioni della poesia d'oltralpe danno al testo una patina speciale che si sovrappone alia pur intensa tinta dannunziana (gli «strumenti dei fitti alberi» vengono naturalmente dagli alberi «stromenti / diversi / sot- 9. Almansi (1973, p. 403) sottolinea l'esistenza di un legame tra corni e vento anche in Apollinaire, Alcools, Con de chasse 11-12 («cors de chasse / dont meurt le bruit parmi le vent»), cui aggiungiamo, nella stessa raccolta, Le vent nocturne 4, «Les elfes rire au vent ou corner aux rafales» - ma va tenure, presente il fatto che, a giudicare da una lettera di Bobi Bazlen datata 17 febbraio 1926 (cfr. LettereBazlen 367), Montale conobbe queste poesie solo dopo 1 uscita degli Ossi-, e trayento e suono di uno strumento (la tromba 1 in Dickinson, IThe storm] t («TherFcImFa wind like a bügle», che U poeta Stesse tradurrä mold anni dopo, intenzionalmente: «Con un suono di corno I li vento arnvo»). to innumerevoli dita» di D'Annunzio, La ptoggia nel pineto 49-51; d'altra parte 1'ipotesto delTintera poesia e dannunzia-no, come ha dimostrato Mengaldo 1^7% pp. d'altra p'arte, la caratteristica piCi notevole di Corno TngTese non ri-siede neile contaminazioni linguistiche, ma nel fatto che la struttura metrico-sintattica, l'impianto fonico e le scelte di lessico non rappresentano semplicemente una situazione ambientale e un disagio psicologico che si confronta con es-sa, ma tentano di filtrare la descrizionc della natura su cui in-combe il temporale attraverso rimrnobilita del personaggio narrante""': la tempesta viene vista e restituita da una lontana Iända di accidia e, come tale, conserva il carattere di rappre-sentazione distaccata e remota, grazie alTaccumulo relativo quasi faticoso (che suona...che spazza...che rimbomba...che mma...che nasce), alia funzione di pausa rappresentata dalle lineette del v. 2 e dalle parentesi dei w. 7-9, al rallentamento indotto da 1 attento (che, riferito a un elemento incontrollato e instabile come il vento, e giä un'abile contraddizione in termini), 10 scaglia a scaglia, 15 lenta. La furia degli elementi non si disfrena liberamente, ma appare sempre mediata dall'os-servazione djjjno sguardo immoto, oppresso dalla ruggine esistenziale di In limine (lo strumento scordato e anche "ar-rugginito"), the riella sapienterestituzione degli echi fonici esterni riesce a introdurre i segnali del suo straniamento: questa particolare natura della poesia emerge con chiarezza dal raffronto con un testo che offre, mi pare, notevoli aftinitä lessicali con quello montaliano e un analogo impianto tema-tico, ma una diversa resa emozionale della descrizione. Si 10. E sintomatico il fatto che Montale usi un verbo come si.protendo-no, ad alta frequenza nella prima raccolta, sp^s^ßron valenza "ericaf (cfr. L'upupa, Cmalide, Arsenio). come giä il meiterejdei Limoni e di Fine del('i>l£