40 OSSI DI SEPPIA 4\ /\ A Forse un mattino andando in un'aria di vetro, arida, rivolgendomi, vedrö compirsi il miracolo: il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro di me, con un terrore di ubriaco. Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto alberi case colli per l'inganno consueto. Ma sarä troppo tardi; ed io me n'andrö zitto tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto. ^Lonařdi 1988). Al di lä dei notevoli rapporti di quest ietrato epigramma con la cinWarussa di marca sestry imPľforse anche con le inguietudinnffun Weininger cheně fcni Dieci iniziava a circolare in Italia42, non va dimentica Er affascinato come dallo sct^^ff^^e ad un certo momento mi portô ad uno stato vicino alia follia. immaginavo che fuori di me nessuno e nulla esi-stesse in tutto il mondo, che gli oggetti non Fossero oggetti, ma immagini, fe quälTmiapparivano solo quando vfFíssavo ľattenzione, e che appena cessa-vo di peimrVqu^Ile immagini subito svanissero. In una parola mi trovavo ďaccordo con Schlegel nel ritenere che esisjonoj^rigli oggetti ma il nostro rapportocon essj, Cerano momenti, quando sotto ľinfluenza di questa idea fissa arrivavo a rasentare la follia, al punto che rapidamente mi voltavo dalla parte opposta, sperando di sorprendere il vuoto (le néant) lá dov'io non ero» (cap. XIX, p. 232). Pasquini (1986, p. 57), sviluppando un'intuizione di ^iobbi, sottolinea anche le affinitä di questi versi con una pagina ^^^m^g^ix^d^^i^ rivelatrice di alcuni elementi intertestuali <^ interessanti per/j^a/ž/', e che ě opportuno trascrivere quasi per intero, se-gnalando in corsivo i punti di contatto con Forse un mattino andando: «noi7 yediamo noi stessi nella vita, e in sé stessa la vita, quasi in una nudita artda, inquietante: [...] la compagine delľesistenza quotidiana, quasi sospesa nel vuoto di quel nostro silenzio interiore, ci appare priva di senso, [...] poi-ché tutte le nostre fittizie relazioni consuete di sentimenti e d'immagini si sono scisse e disgregate in essa. II vuoto interno si allarga, varca i limiti del nostro corpo, diventa vuoto intorno a noi, un vuoto strano, come un arre-sto del tempo e delia vita [...]. Con uno sforzo supremo cerchiamo aUora [•••] di riallacciar con esse [le cose] le consuete relazioni. [..JE stato un attimo; ma dura a lungo in noi ľimpressione di esso, come di vertigme [-I La vita, allora, che s'aggira piccola, solita, fra queste appa«nze ci membra quasi ehe non sia piů per dawero, che sia come una fajitasmaß^ meCC"n}T;^ i_______iL - ^ cnolinea. nur rieonoscendone l'aJte-