DA «RACCONTI ROMANI» MARIO _Si sottolinei 1'intrisionc di elemcnti linguistici XQjxaa&ssbiiJttttava «t* d a via... ; manco «nemmeno»; scucchiona da scucchia «bazza»; mo' «adessoj^ CVa*. « macellaio di carne suina »; capare «mondare (verdure)»; chi in interr retoriche; con tutto che « quantunque », ecc. ^^onj Fu cosi. Di mattina presto, mi alzai che Filomena ancora dormiva presj ^ borsa dei ferri, uscii di soppiatto di casa e andai a Monte Parioli, in via Grams dove c'era uno scaldabagno che buttava. Quanto tempo ci avró messo per fare^ riparazione? Certo un paio ďore perché dovetti smontare e rimontare il tubo Finito il lavoro, con Tautobus e con il tram tornai a via dei Coronari\ dove ho casa e bottega. Notate il tempo: due ore a Monte Parioli, mezz'ora per andarci mezz'ora per tornare: tre ore in tutto. Che sono tre ore? molto e poco, dico io secondo i casi. Io ci avevo messo tre ore per rimettere a posto un tubo di piombo-qualcun altro, in vece ... Ma andiamo per ordine. Alla imboccatura di via dei Coronari, mentre cam-minavo svelto lungo i muri, mi sentii chiamare per nome. Mi voltai: era Fede, la vecchia affittacamere che sta di casa di fronte a noi. Questa Fede, poveretta, ha due gambe cosi grosse, per via della po^agra, che manco un elefante. Mi disse, tutta arTannosa: « Che scirocco, oggi... vai in su? mi dai una mano per la sporta?». Risposi che Tavrei fatto volentieri. Mi passai la borsa dei ferri suH'altra spalla c aíFerrai la sporta. Lei prese a carnminarmi accanto, trascinando quelle due co-lonne di gambe sotto la palandrana. Dopo un poco, domandó: «E Filomena dov' ě? ». Risposi: « Dov* ha da essere? A casa ». « Giá, a casa » disse lei a těsta china « si capisce ». Domandai, tanto per parlare: « Perché si capisce? ». E lei: « Si capisce... eh, pověro figlio mio ». Insospettito, lasciai passare un momento e poi insistetti: «Perché pověr figlio mio ? ». 1 Chc_io-^omaoe»co vale anche *stupid© ». 1 NeJia-wedjHh Reau (pxesso piazza Navona). LEaiioii sono oci cosiddetti.%SS*"»- ALBERTO MORAVIA i fai compassione », dissc quella befana senza guardarmi. *perCht?t ^ C1°ě non sono piü i tempi di una volta ... lc donnc oggi non sono piů J^cmpo *io». ^Perche?». . .„ i tempo mio, uno Poteva lasciare la sposa a casa, tranquillo ... corae la *A rosl la ritrovava ... oggi invece ... ». «Invece? »• 0 gi non c cosi... basta ... ndammi la sporta: grazic tanto ». Onnai tutta la gioia di quella bella mattinata mi era andata in veleno. Dissi, jjfjndo indietro la sporta: «Non ve la do se non vi spiegate ... che c'entra Fi-lomcna in tutto questo? »• «Io non so nulla », disse lei « ma, uomo awisato mezzo salvato ». «Ma insomma » gridai « che ha fatto Filomena ? ». «Domandalo ad Adalgisa », rispose lei; e questa volta acchiappó la sporta e si allontanö con un'agilita che non le conoscevo, quasi correndo nella sua pa- landrana lunga. Pensai che non era piü il caso di andare a bottega, e feci dietro-front per cer-care Adalgisa. Per fortuna stava anche lei in via dei Coronari. Adalgisa ed io era-vamo stati fidanzati prima che incontrassi Filomena. Era rimasta zitella e sospet-tavo che quella storia su Filomena Tavesse inventata proprio lei. Salii quattro piani, bussai forte col pugno, per poco non la presi in faccia poiché lei aprl la porta di botto. Aveva le maniche rimboccate, teneva in mano una scopa. Disse secca secca: « Gino, che vuoi? ». Adalgisa ě una ragazza non tanto grande, piacente, ma con la testa un po' grossa c il mento in fuori. Per via del mento, la chiamano scucchiona. Ma non ísogna dirgliclo. Io, inviperito, invece glielo dissi: « Sei stata tu, scucchiona, ccontare in giro che Filomena, mentre sto a bottega, fa non so che in casa? ». C1 mi fissö con due occhi arrabbiati: « L/hai voluta, Filomena... mo' te * üeni ». guardo^ * ^'acc^aPPa^ Pcr 1111 braccio. Ma glielo lasciai subito perché lei mi quasi con speranza. Dissi: « Dunque sei stata tu? ». * o non sono stata ... come V ho avuta, cosi V ho data ». te l'ha data?», ^lannina ». domi Q ^ nulla « feci per uscire. Ma lei mi trattenne e soggiunse guardan- «pr(^0cante« E non chiamarmi piů scucchiona ». a toropicQjj' CC ^ scuccbia? » risposi liberandomi e scendendo la scala 0^Cglio ^ scucchia che le corna », gndó lei affacciandosi alia ringhiera. tr»disSe COminciavo a sentirmi male. Non mi pareva possibile che Filomena mi > visto che in tre anni che eravamo sposati lei non aveva fatto che rico- 999 4ť NEOREALISTI » pármi di tenerezze. Ma guarda che cos* é la gelosia. Proprio queste tenerezze alla luce dei discorsi di Fede e di Adalgisa, mi sembravano una prova del tradi! mento. Bašta, Giarinina era cassiera in un bar ii accanto, sempre in via Coronari. Giznnina. é una bionda linfatica, coi capelli lisci e gli ocehi di porcellana azzurra. Calma, lenta, rinessiva. Andai alla cassa e le sussurrai: « Di' un po', ^ stata tu a inventáre ehe Filomena, quando non ci sono, riceve gente in casa?», Lei Stáva dando retta ad un cliente. Batté con le dita sui tzsú delia rnacchina contabile, st&ccö il biglietto, annunziô, senza alzar la voce: « Due espressi...». quindi domandô, tranquilla: «Che mi dici, Gino?». Ripetei la domanda. Lei porse il resto al cliente e poi rispose: «Per caritá Gino, ti pare ehe io inventi una cosa simile su Filomena ... la mia migliore amica? ». « Aliora Adalgisa. se ľ é sognato ». « No » corresse lei « no ... non se ľ é sogna.to ... ma io non ľ ho inventato... ľ ho ripetuto ». « Che buon' amica », non potei fare a meno di esclamare. «Ma ho anche detto ehe non ci eredevo... questo, certo, Adalgisa non tc V ha detto ». « E a te, chi te ľaveva raccontato ? ». « Vincenzina... é venuta apposta dalla stireria per farmelo sapere ». Uscii senza. salutarla e andai dkimpetto, alla stireria. Dalla stráda potei subito vedere Vincenzina, ňtta. in piedi davanti al t2.volo, ehe pesava con le due braccia sul ferro, stira.ndo. Vincenzina. é una ragazza minuscola, con un viso schiacriato, come di gatto, bruna bruna, vivace. Sapevo che aveva un debole per me e, infatti, a un cenno che le feci col dito, hsciö subito il ferro e venne fuori. Disse, speran-zosa: «Gino, beato chi ti vede ». Risposi: « Strega, é vero che vai dicendo in giro ehe Filomena, mentre sto a bottega, riceve gli uomini in casa? ». E lei, un po' delusa, dondohndosi, le mani nelle tasche del grembiale: «Ti dispiacerebbe? ». «Rispondi» insistetti: «sei stata tu a inventaxe quesť infamia? ». « Uh, quanto sei geloso» disse lei alzando le Spelle «che sará? una donna ora non potrá far quattro chiacehiere con un amico... ». « Dunque sei stata tu ». «Sentiy mi fai compassione » disse ad un tratto quella vipera; «che vuoi ehe me ne importi di tua moglie... io non ho inventato niente... me ľ ha detto Agnese... lei sa anche il nome di lui ». « Come si chiama? ». « F^ttelo dire da lei». Ormai ero sieuro ehe Filomena mi tradiva. Si sapeva anche il nome. Pensai invoiontariamente: « Per fortuna nella borsa non ho alcun ferro grosso, altn-menü pottei perder la testa e ammazzarla ». Non riušcivo a capacitarmi: Filomena, iooo ALBERTO MORAVIA líc con un altro. Entrai nella tabaccheria dove Agnese vendeva le si-^ 0°Lt conto del padre. Gettai il denaro sul banco, dicendo: « Due nazionali ». nese ě una ragazzetta di diciassette anni, con una foresta di capelli crespi chi fifta sulla teSta' La faCCÍa *' ha Sonfia, infarinata di cipria rosa, pallida, ř seCCc0lori, con due occhi neri come due bacche di lauro. La conoscevo come SeilZonoscono tutti, in via dei Coronari. E come lo sapevano tutti, cosl sapevo la in ^3 DüI^e, non soltanto Mario esisteva, ma adesso stava a, IOOI « NEOREA LISTÍ » da un'ora. Mi gettai per le scale, salii di corsa tre piani, buss ' venne ad aprirmi: e subito notai che lei, sempre cosl placida Filomctu , spaventata. Dissi: « Brava ... quando non ci sono, ricevi Mario^*^' «Ma quando mai?...» incominciö lei. ^o». « So tutto », gridai; e feci per entrare. Allora lei mi sbarrö U « Lascia perdere ... che te ne importa? Torna niiN «-o«.j: .. c importa? Torna piü tardi » ^ » al «Corriere della Sera» (su quest'ultimo Ik sua presenza e stata obstante dagli anni Cinquanta fino alia morte, ^° fitta serie di reportages, riflessioni, racconti). II successo del romanzo • Nuovi So una Htta ser.cu,,w.......... Z romána (i947 > a,t'de un nuovo I*fs0 aUa sua Pr«enza nel mondo intellett u che é continuata ininterrotta negli anni, con un originale intreccio di «im J0» e mondanitä, di soffcrta pi < .blcmaticitä e di gusto deH'attualita e delia partecipazione agl 1 eventi; le sue opere divenivano anche spunto per numerosi soggettieinematografici (cfr. daii, tav. 25y 1, venivano tradottenelleprincipáli togue e diffuse in moltissimi paesi. Nel 1953 fondô con Alberto Carocci (cfr. 10.6.10) la rivista « Nik>• :<■ \r t:> unenti», che ha diretto fino all'ultimo; nel Argomcmi 1957 cominciö la sua collaborazionc all'«Espresso», proseguita ancora negli oltimianni con una rubrica di critica cincmatografica. Oltre alia costante pro-duzione narrativa (a cui egli ha semprc dedicato ogni giorno, sistematicamcn-te, alcune ore della mattinata), nel corso degli anni Cinquanta Moravia si é ac-costato anche alia scrittura teat rale, ha continuato a svolgere molteplici inter-venti saggistici, ha effettuato numerosi viaggi, legáti soprattutto all'attivitá giornalistica. II successo de La noia nel 1960 (che ottenne tra l'altro il premio Viareggio) Vnt figúra amplified il rilievo mondano dello scrittore: sempre piu egli si é venuto circon- Pubblia dando di una certa aria di scandalo, con la fama di sottile e morboso indagatore della vita sessuale, bersaglio delle aggressioni di conservatori e reazionari, em-blema di intellettuale «impegnato» a sinistra, curioso dei piu svariati aspetti deH'attualita culturale, vero leader del mondo letterario romano, capofila di un gruppo intellettuale a cui era strettamente legato anche Pier Paolo Pasolini (cfr. 11.5.5). Nel 1962, dopo un viaggio in India con Elsa Morante e con Paso 1-ni, egli si separa dalla Morante e va a vivere in Lungotevere della Vittona con la giovane scrittrice Dacia Maraini (cfr. 12.3.7). rimasta sua compagnaperalcuni anni. Impossibile accennare ai suoi viaggi (tra cui qudli nunieros.ssimi com-Piuti in Africa a partire dal '75) e alia sua molteplice e inesauribile attivita degli anni successive ha sempre mantenuto la sua «presenza», la sua cur.ositi1 per ^eventi, per le realtä confuse e molteplici del nostro tempo Le vicendedei 68 (dopo una infelice visita nell'universitä di Roma occupata) hanno comun qne ndotto le sue ambizioni di intellettuale «impegnato» legato all umdoue ^ergenti deUa storia, e lo hanno condotto sempre piú a divenire| un «J» * Jjura ufficiale, di« mostro sacro », di maitre ä penser, con un g.udiz.o s.curo ,Slasi evento culturale, politico, sociale. . DreSsoché d re^nl Suer°Pere narrative hanno continuato a usc.re con un mm v mondare;,flno ^ ^ a"ni ha viaWiato ^^"Z^blň^ S°,La sua vita pubbhea e privata ha susatato msistcntcmcntctt corner Tra Ü ^4 e il 1989 e stato deputato al Ptflamw» euro p ^ fl Í"¥ndente nelle liste del Pci. Nel 1986 ha festegg.au conľr*tTT0nio con la sPagnola Carmen Llera; nel 1987 »™^s casa di Ro-°n grande risonanza i suoi ottanta anni. Moravia e morto nella u 26 settembre 1990. 4%2 Epoca n Ricostruzione e sviluppo nel dopoguerra (1945-196x1 Ii.3.3. Moravia: metodo narrativo e modello intellettuale La vocazionc a narrate Moravia e stato certamente un «narratore nato», dotato di una s„ ,ntan e immediata vocazione a narrare, a trasformare ogni dato dell'ospi 1 i, , in ^ tuazione narrativa: la sua e un'invadente energia fabulatoria, che precede Ia sua stessa coscienza di scrittore e di intellettuale, e prescinde da una ..a ricer calinguisticaestilistica. Eglinon euno di quegli scrittori che si ran erano sulla pagina, che lottano con le parole e con Ie cose: ogni testo si esauriscc ; >ei lui nel momento in cui viene concluso e pubblicato. Egli non concepiscx n rczioni variazioni, riscritture; non torna mai su quello che ha gia scritto, accumula con-tinuamente nuovi testi e nuove opere, e raramente opera discriminazioni tra le cose serine. Si cura pochissimo dello «stile»: la parola vale per lui per quello che dice, nel momento in cui egli la crea; e una specie di compito quotidiano che egli si e assunto e a cui mantiene ininterrottamente fede. Lontanissimo dal-la macerazione ascetica dei grandi scrittori del Novecento, Moravia e, prima di tutto, un artigiano del raccontare, che fa un uso metodico delle si ie paz,onc contra con la piu svariata problematica della cultura contemporanea, con le forme del dibattito culturale, con i temi decisivi proposti dall'attualita: come a voler sfuggire ossessivamente a quel sotterraneo rancore verso la realta, egli si immerge in tutto cio con desiderio di partecipazione che lo porta spesso a ge-nerahzzare in modi fin troppo disinvolti. In ogni suo gesto egli assorbe e sem- „.3. Da Morava a Saascia: una grande nebulosa narratrv, HfiO, qualche volta banalizza, le formě della realta e della cultura contempo da questa semphficazione, che pure ha radice i- 433 he ha avuto grande risonanza presso d pubblico italiano u,teu«t"ale, ^FindaJl'inizio aleun. critic, hanno riconosciuto, nel sordo rancore di Mora y , ^ve^olecose.ilsegnod.unavo^^ 0^ ě convinto d. questa defin.z.one, costruendo sempre piú la sua narratS su schemi etici, quasi facendo d. personaggi e situazioni ľincarnazione di cateeo dB morali (da qui deriva la frequenza, nei titoli delle sue opere, di sostanfivi astratti,come«disubbidierua », «disprezzo», «noia», «attenzione»,ecc ) Al «moralista», che ha fatto sue alcune delle essenziali tendenze critiche della cultura contemporanea (in primo luogo quelle del marxismo e delia psicoana- liáfreudiana), si ě intrecciato ľ intellettuale «impegnato», sempre pronto a dare il suo giudizio sulla realta politica e sociale, sempre presente sulla scéna del mondo, con una indipendenza politica che gli ha permesso di oscillare tra atteggiamenti antiborghesi e momenti di condiscendenza ai piú collaudati schemi borghesi. Mettendo insieme tutte queste cose, Moravia ha fornito la Un mtdlanuic sintesi piú esemplare delle ideologie e dei comportamenti della borghesia intel- borghese lettuale italiana nel lungo areo che conduce dal fascismo ai nostri anni. D'altra pane egli ha ridotto aleuni grandi temi della cultura europea a moneta corrente, di facile consumazione; ha creato una letteratura capace di inse-rirsi nelľuniverso della comunicazione di massa, pur mantenendo atteggiamenti eritici e problematici; presentandosi come «moralista» e insistendo sul terna del sesso, ha contribuito a una specie di desaeralizzazione, ma anche alla banalizzazione, dell'esperienza erotica. Ma il valore della ininterrotta presenza di Moravia nella letteratura con- Mo«™ temporanea va fatto risalire prima di tutto alle sue doti di grande artigiano del- ""S"»"0 la narrativa: esso risiede nella sua capacitä veramente unica e inesauribile di inventáre personaggi e situazioni partendo da categorie morali e astratte, di tra-durre le piú varie tematiche in gesti e movimenti, in complicazioni psicologiche, in comportamenti. Questa dimensione «artigianale» si appoggia a una fondamentale riserva verso le cose, gli oggetti, le persone: ed ě facile accorgersi che, quanto piú sembra voler approfondire ľanalisi morale e psicologica, tanto Piú Moravia guarda la realta dallesterno e in superficie, la concentra nel pro-Pno sguardo personale, evita di interrogans i significat. piu nascosti c danem, a sua scrittura rifiuta ogni slancio, ogni vibrazione, ě ur> flusso contmuo e rc^ in cui si prolunga il tempo di un mondo che per lu. non puo essere altro che c°me gli appare, «impuro» e «indifferente» . Ľorizzonte dell'attualitä, che domina tuna la narrativ. ~ P'ú esplicito nel dopoguerra, trova espressionor piu diretta nce duzione giornalistica, raccolta in una quant.ta di voluml;°^n7anche le realta da piano, che sa trasferire ^.Moravia^fasempre Oj*- uzione giornaiistica, raccolta in una quantita c . -- idj anche ie rcan» — sul piano della piú i97^"<* «sapiúlontane (come nei librisull'Afnca,Aq^lemw w mmnumeros, M Sahara, 1981). Una varia riflessione cntica e teor.ca f 434 L'uomo cone fine Epoca n Ricostruzione e sviluppo nel dopoguerra (1945-19681 saggi sia di tipo letterario che di piú ampie prospettive filosofico-politi, l,c 1 ponanti sono raccolti nel volume L uomo come fine e altri saggi (1,,(,,, r, P'U !m sultáno piú intcressanti quellj in cui Moravia definisce la propria con, i^one**!"" lc piú -r------- " i- ■ i '"^ntalitá sofica e teorica, e troppo disinvolti appaiono i saggi in cm i-oj, ,. , i ., • i• • ____:______„..„tl—l__ji :i *:-_i„ i i ranorarc tiva, basata sui grandi modclli del realismo ottocentesco ma curi< ,s.i, 1, u".'"0 narra sperimentazioni contemporanee; fo scrittore non ha comunquc una iiiimili^f10 ipotesi di ampio respiro, come qucllo che dä il titolo al volum, diato dopoguerra e rívolto a definire un nuovo umanesimo husu, . m,, «con,me' plazione». Di ridotto interesse, dominati da troppo esplicite pioU, m.uiche inM lettuali e prividitensionedrammatica, appaiono anche i nmiKi..n t.itivi teatraľ" raccolti nei volumi Tŕíí/ro (1976)-tra i singoli testi si ricordi//m . quellt, ch \ (1966) - e L 'angelo delľinformazione e altri testi teatrali (1986). A p.m,., H correreb be considerare il vario lavoro svolto da Moravia per il cinema mni Qua- ranta - (ma cfr. dati, tav. 259) e la sua lunga attivitä di eritico cineuiatografico n.3.4. Da Gli indifferenti ad Agostino. Rřgolarc La produzione narrativa di Moravia si svolge con regolare continuity per anfault) tutto ľ areo della sua vita, in una serie di romanzi piú ampi, in un gruppo di ro-manzibrevi, e in un fittissimo numero di racconti, di misura piú ampia nei pri mi tempi, e poi per lo piú di misura breve, secondo le esigenze della terza pagi-na dei quotidiani. Va notáto preliminarmente che le raccolte dei racconti si sono Muwdutcvaru i racconti meme, con scelte, distribuzioni, riprese diverse: esse hanno assunto Lina forma finale nel dopoguerra, con i seguenti volumi: / racconti 1927-1951119521. Racconti románi (1954), Vepidemia, raccontisurrealistiá e satirici(1956), Sunn racconti rovu-ni(1959), Ľautoma (1962), Una cosa é una Cosa (1967), c altre. ma meno intcressami. raccolte successive. Cti Aljarn, Un capolavoro di Moravia resta il primo romanzo Gli indifferent!, pubbli-cato nel 1929 a soli ventidue anni, una delle espressioni di maggiore rilievo del-la nuova narrativa negli anni del fascismo (cfr. 10.6.23): un romanzo nato pri ma di ogni riflessione teorica, di ogni esplicito proposito critico, da un innato 'mpulso a narrare e dalla scoperta di una realtä assolutamente vuota, íattt1 di gesti pnvi di ogni valore, di personaggi ehe agiscono ľuno sulľaltro solo in bann cupo egoismo, ad appetiti e interessi volgari. Come ha piú volte dichu taltadeUalettera- vaa«scrive naÍJa tr^cdiarcome äüa forma piú i... * '"T20'3d2^ m forma di romanzo>>: per questoľaz.o- ľu,fPYelJe vice"de di ľT -'v Con,centrata in u™ spazioe in un tempo n-^tedue^ornat i una famigila ^ buom ^ ^ vengonose-S T^r^sí ÄT f61 Chius0 °f dei salotti románi, con stipes ,egati tra loro da raPP°™ e intrecCÍ Sn feSsy*sono pas0 vammeme nej cors°de,ia namziont Qz « í'ÍriVera '"sed flferemi » ai val™ e alle forze necessarie al m n-^ '1 carattere „'„ , °manzo * «tragedia impossibik», una str"" 1 »«gl«), impuro e volgare del mondo borghe*. 11.3. Da Moravia a Sciascia: una grande nebulosa narrativa 435 IJ vicoxjl U vi,a dellafam.gl.a Ardengo e dormnata dalla stanca relazione tra la madre Mariagrazia, vedova, e un cert, I coMcmmec,volgarearrivistachenericavavan taggi economic! danneggiando 1 figli della donna, Carla e Michele. Mentre Mart graziaěgelosa di Lisa, una vpccIim amantedi Leo, questi circuisceinvecelagiovane Carla, piena di nsemimento verso la madre, fino a sedurla; Michele, maltrartato da Leo, non sopporta a situazione e aspira a nbelJarsi a quel disgustoso rapporto ma ogni suo tentativo di azione n.si ;lta vano, fino alla scena in cui tenta di uccidere Leo con una pistola che ha dimeimcato di caricarc. Fallita la rivolta di Michele, la situazione si assesia: Leo sposera Carla, Mariagrazia e Michele si adatteranno; anzi, il giovane diverrä indifferente arnante di Lisa. Tutti e cinque i personaggi sono legáti tra loro da una serie dirapporti reci- Grottoa prod, incastrati in un perfetti > meccanismo, in un continuo ruotare e spostarsi nxcemkni discambi e di condizionamenti. L un congegno ehe si riflette sulla stessa consi-stenza deUa realtä rappresentata: il narratore pane da una volontä di diretta rappresentazione del mondo borghese, ma lo sospende in un orizzonte mecca-nico e grottesco che fa sentire vicino il modello di Bontempelli e di «900» (cfr. 10.6.8). Le vicende si svolgono in interni pieni di oggetti allucinati e privi di spessore: lo spazio appare astratto e squadrato, paragonabile a quello della pit-tura cubista; le figure umane non sono che manichini, mossi da una forza as-surda a cui restano estranei e appunto «indifferenti». Questo mondo appare ľunico possibile: dai suoi aspetti iniqui, torbidi e volgari, che awelenano ogni gesto e ogni rapporto, ě impossibile uscire; la vita si svolge con un effetto di ddisfazioni sordide I'n.. volgwti xro» pr«p«iivr morte, in una prigione in cui ciascuno si ostina a cercare so e cupe, a seguire appetiti e desideri che sempře si rivelano meschini, ottusi, cie-chi (ľamore e il sesso rientrano pienamente in questa prospettiva). Si tratta di un'immagine critica risentita e violenta della corruzione della Dorghesia italiana sotto il fascismo. E molto presto, subito dopo ľuscita del romanzo, ne fu awertita la carica polemica antiborghese, ehe non risaliva pero a w esplicita intenzione dellautore, ma alia sua capacitä di osservare e di segui [e con assoluta evidenza narrativa i caratteri piú tipici di comportamenti am borghesia romana di allora (che in realtä hanno a lungo resist.to, anche dopo u fscismo). D'altra parte Moravia si accaniva a portare fino m fonde.tvucKoe ' «»ndrfferenza» di quel mondo, per chiuderlo all'estremo nella^aj^r.g.onc, egando ogru alternativa, ogni altra possibUita Corruzione c «indiffeirna» borshc« . ľ»r,rnnrioľmcapacitadidarcor ehele, con fe sue velleitä di rivolta, rappresenta proprio u Po a valori diversi, ľimpotenza di fronte al dom n o accettaz.one estre un'impotenza ehe coincide con ľ«ind1fferenza>>;^compiacimentoper ma e totale di quella realtä negativa, quasi conj» f«to che tuľto sia cosí e non possa esseref*"?^ ia meSso m*»• g Contemporaneamente agli Indifferent, ^^to**S$Z»-raccomi:econtinuö negli anniTrenta connotevouj^nidtlp'fW^ I racconu Jc^ anni Trenú i racconti si me raccolte (La bella vila, 1935; Ľ imbroglio, iyí/>"-£ _y di quesu l-flu>te in queUe definitive a cui si ě accainato.sop«. fi»o ^uinM»* «P»me, in nuove situazionl, un senso d. avvdimento e d. volený °»"so e falso, in cui i rapport i umani s, risolvono « -m1 d P anCow P'« "^entimento, umiliazione e in cui ľunica r.belhone consis Epocan Ricostruzione e sviluppo nel dopoguerra (1945-19(1X1 a fondo la rassegnazione (ě il caso di lnverno di malato, 1950, incms,,no n anche elementi autobiografici). In altn racconti lo sguardo au,; 1 "j'scnti cmdele sembra trovare una sua gioia e vitalita grazie al gusto ,k i: ,t(ci beffa, del caso curioso (ricordiamo La provmciale e Ľimbrogji,,. , „ sl dcl|a coltadel'37). , Altre piwe Gli anni successivi agli Indlfíerenti turono dominati. comunqu, ,| ,„„ , rniptffloÁúmm&moLeambmomsbagliale, apparso nel 1955, ass v, .Llu.Ient 1 suo proposito di cteare un fitto dibattito morale, sul modello di I) Vs). ■ ^ nd schemida romanzoďappendice. Ľinsuccesso del romanzo si intiv,. . , j.( j3,?1 cile situazione dediultimi anni del fascismo (cfr. 11.3.2): ma Moravu tu Cons' '' vole di alludere, almcno indirettamente, ai caratteri dclľltalia las, .v| i„man7c breveLamascherala (1941), dalle esasperate forme grottcsche (duu 1n«.-l dopoeuw ra diede anche una versione teatrale). Elementi satirici si affaccian,nu ,iltri raccon-ti, tra quelli pubblicati nel '40 sotto il titolo I sognidelpigro. molti dei quali svolgo-no anche modidiun'invenzionesurrealistica, cheresta piuttosin, i, ,-mccca nica (ma Moravia continuerä a percorrere questa vena «surrealisti. .1» ancora in numerosi racconti successivi). Agosnm Un nuovo risultato di grande rilievo ě costituito dal romanzo breve Agostino (1943): la narrazione in terza persona segue qui i turbamenti c 1c difficoltá di un tredicenne borghese, che, in vacanza al mare con la madre, scopre il mondo del sesso, assistendo al flirt della madre con un giovane aitante e f requentando una banda di ragazzi del posto, rotti a tutte le esperienze. Uscendo dalla sua in-genuitä infantile, Agostino si sente attratto dalla vita reále, dai comportamenti torbidi e impuri che scopre dappertutto intorno a sé; ma ě come prigioniero della sua impotenza di adolescente, della sua condizione di bravo ragazzo borghese, che gli nega le esperienze che sono invece possibili ai ragazzi del popo-ío. Chiuso nella sua condizione, egli aspetta soltanto di crescere e di uscirne. Comro il mito Moravia sembra qui aggredire polemicamente, con cupo risentimento, quel deUadolcsccnza mjt0 delľadolescenza diffuso nella letteratura degli anni Trenta (cfr. 10.6.11): si accanisce a mostrare al suo adolescente e a ogni adolescente che la realtä non ě un aperto orizzonte in cui riconoscersi, che non c'ě una esaltante vitalita da conquistare, ma solo un intreccio di forme e atti estranei, sordidi, violenti e crudeli. C e come una nascosta gioia nel modo in cui egli svela che il sesso e qualcosa di impuro e che l'«impuro» ě ľunica forma in cui esso ě concepibue: e proprio a proposito di Agostino, Umberto Saba noto che in Moravia gu amanti appaiono piuttosto «odianti» e i gesti amorosi sono «gesti di astio e reciproco disprezzo». Un n.3-5- Moravia al tempo del neorealismo. ziaW,nT° CĽľa Che Si crea ^ deUa guerra, Moravia si accost. PJJ; u mm"» hS, ľ tCnden2e ne°«alistiche, cercando di rivolgere lo sguardo ad am suaľre? ľ"220"" diversi da quelJi del chiuso mondo borghese al centro dej blicato Her"'6 ""Ť* Ľ r°man2° U SCrltt° m U '43 ' 4 Z »: abľandolt7, -dl P°rsi dal Punto di vista di un personaggio << P°Pf^, abbandona la narraz.one in terza persona, e si affida alia voce della Protag°n Adriana, una donna del pnpolo che raccoglie in sé „„'„,• f JfflS. física e corporea, che si mantiene viva e ľan" nd" ^fatta iS^rrotto, in una serie di esperienze erotiche ScĹ'íT™ con un Trsi che la conducono alla prostitueione. Itop^^t™™™"™*-Adriana mann,, se.p, saldo i, ^^^^ iteľaridita e la volganta cl, tun, colore che si incentranc con ™2S jjjónguono un poliziotto la.sos.a. un delinquente assassino e un an i asi ľ che,nel 6nale, restano tutti c . re .iccis.. II personaggio popolare, nella suľóm rompente sessualita, sembra mantenere una «purezza» che le permette di guardare dali alto un mondo latu, di valori e di comportamenti degradati- ma é facileaccorgersí quanto artiíu taic e fittizia sia ľimmaginedellapopolanadicui bícrittore pretende di assumere in proprio la voce. ■fananzo ebbe cormmque un grande successo e consacrô un Moravia «neo- ^ realista», teso a estendere la sua tematica consueta sul piano di un disegno globale della vita popolare: ad esso si a >IIcgarono in panicolare i Racconti romam, seritti negii anni Cinquanta. con una rappresentazione insieme drammatica e burlesca deDa vita quotidiana di Roma, che utilizzava parziali elementi dialettali, risalendo in parte (ma con disinvolta superficiality) lino al Belli. E lo serittore si trovo a con-tribuire in modo notevole a quella immagine convenzionale del mondo romano e romanesco che negli anni Cinquanta si impose soprattutto nel cinema. Di maggior rilievo appaiono altri racconti legáti alla rappresentazione del con- Altre opm sueto ambiente borghese, come L'ufficiale inglese (1946), storia di un rapporto amoroso che si risolve in squallida estraneitä. Notevoli poi i romanzi brevi Lidisiib-bidienza, apparso nel 1948, ma seritto in anni precedent]', e L amore conmgale, serit-to nel '41 e apparso nel '49 nel volume L amore conmgale e altri racconti: il primo si awicina in parte ad Agostino, con la vicenda della ribellione di un quindicenne bor- —: -U« „Ii «nno imnostc dalla ___ enda della nDewoiicu, u..^.—------ ghese, Luca, al suo mondo familiäre e a tutte le «parti» che gli sono impostc dalla sua condizione; il secondo segue le complicazioni che nascono dallo scontro tra i progetti intellettuali di uno scrittore e la prorompente sessualita della moglie. Agli anni Cinquanta appartengono ancora tre romanzi di diversa ambientazio-ne. //conformista (1951), di nuovo in terza persona, segue un'intricata vicenda che si svolge negli anni del fascismo, incentrata su un personaggio che va in vtaggio di nozze a Parigi e nel contempo vi organizza un attentato per conto del semzi segrcti tescisti: la stravolta anormalita del personaggio si iscrive sotto il segno del piu osses-sivo conformismo, di una volontä di confondersi con i valori dominant., con carat-ten che il romanziere definisce in termini fin troppo espliciti. L'onzzonte moralist -co e ancora piü esplicito in lldisprezzo (1954). in cui si presenta in pruna persona 1 «memoriale» con cui una sorta di intellettuale fallito, che senve««Wture £ nematografiche, analizza i suoi rapporti con il lavoro e con la mog ic, ano u su°ito U «disprezzo» per essersi piegato ai meccanismi econom.ci chedominanola societa borghese «1 rso U cioctara, progettato giä nel 46, concluso e pubblica.o f**££& M^avill ■ .-----'--""ma persona, edeil romanzo" j„i „wreabsmo (era u bw t bottegaii sira n "1—"--------- soprawiv< in«i. ,, Sua odissea tra 43 e il '44. in una ami^--■ ; di truppe fc* figli. Rosetta, fra trafficanti, sfoUat. sbanda. P»Qd ; t^e li ***** della Ciociaria; l'.ncontro con lo studente M.chele (presentat J/ conformiM UJuprtao U aocwra naggb Ac paila in primárna ^^o^ che piú tenia di awic.narsi alle P««P«IW *cä0m"»Í5n,o) ,L±^S» memo in cui egli si sentiva particolarmente vicuw a k sopra^ s ra „arM l„ „j:___;] •,, <■ i 'xi, in una ditneue dl twPPc 4}8 Epocaii Ricostruzione e sviluppo nel dopoguerra (1945-1968) gura positiva di intellcttuale impegnato contro l'ingiustiziai e ! danno alia donna una nuova coscienza di sé e della propria aui !e SUr>ite nosce prima di tutto nel senso del «dolore». Troppo evidente c n . "'•Co-munque l'intenzione ideologica, che traspare sotto una rapprcs. 1 "llca * tomata, hrulicante di presenze e di event i. u "Mi am il.3.6. L'ossessione dell'attualitä: dalla Noia alia fine "lecento. I j nma 11 successivo romanzo, La noia (1960), cheě certamcnte, dopo•(,/,waii, renti, quello piú significative* di Moravia, ritorna alTambientc borghese ai frontando una tematica di grande attualitä nella cultura alia fine dcgli anni Čin quanta: Dino, un intellettuale di ricca iamiglia romana (che hi .tperto uno studio di pittore in via Margutta), svolge in prima persona una msistente analisi morale e psicologica, basata appunto sul motivo della « noia »> (;ne deguatezza o scarsitä della realtä», che non riesce a persuaderlo della sua «et fettiva esistenza»: ě in definitiva «incomunicabilitä e incapacitä di uscirne». Nell'analizzarla Moravia combina, con la sua consueta capacitä di semplifka-re, motivi ricavati dall'esistenzialismo, dal marxismo e dalla psicoanalisi: 1 as surdita della realtä (terna centrale del'esistenzialismo, cfr. parou:, tav. 2511 intreccia infatti con quella della condizione borghese, con l'ossessione della proprieta e del possesso, con il dominio esercitato dal denaro (qui si da la sug-gestione del marxismo); il solo modo di contatto autentico con la realtä. possible via d'uscita dalla noia, ma che ricade dentro di essa per l'ansia del P0^ so, appare quello dell'esperienza erotica (qui si dä la suggestione, ancorap semplificata, della psicoanalisi). Un termine che in quegli anni tu di 8ran . 0. tualitä e che riassume il senso di queste varie suggestioni, sotto la cui sir a se agevolmente questo romanzo, ě quello di alienazione (cfr. parole, ta\ • ^ 11 narratore-protagonista, che awerte tutto il peso del legame conJa Li borgheiia intellettuale negli anni Cinquanta dre, ha perduto, per eff« un uscita dalJ sua cond^° ^ogni capacita di iavoro e di creazione ^cCecilia, con cui eg it °ffcrta da"'incontro con la modella dicto-;T,"a d«che vorreht: £*! "n'mensa relazione erotica: ma essa si sottraeaU* delJ-amante u^™f *J" sua stessa persona un oggetto e mantiene nei IW^arr'Va,a comP^endcTe £,,bJe auton°™a- Attraverso vicende di van.; qS?fia,e ^ese/none „ ' f™\P°™one (che poi e l\mca possibler« Mdibf* «COn<™P^ZiqU?a dd P°SSesso delle persone e delle cose to* man I * qUK,a <«*> cheChe e|ulVaJe ad ^ettarc Cecilia per quella che SflWt?WSaP«'arap^Pare a"che troppo trasparente e scmpl.asnca. .1 * Z h?"' ^*nta, peTj m^ma21one ch* da del mondo borghese e inteUett^ th">ve di compr^ITj?°Ssess,vo ^ cui l'espcrienza erotica vic - '"tera realta, tra personagg, che conunuano sc* 11.3. Da Moravia a Sciascia: una grande nebulosa nartativa PAROLE tav. 258____ 4» Alienazione Termine che puó indicate gencricamente il «divenire altro», il .passare ad altro* (dal latino alius, "altro 1, e puó essere usato con diverse accezioni nel linguaggio culturale, sociologies e psieologico. Esso ě usato per definite la po-sizione dcll'uomo nella societa industriale e capitalistica, in cui ogni esperienza appare straniata al soggctto, in cui «li individui sono come sottratti a se stessi. privati della coscienza. immersi in un mondo dominato dagli oggetti, in rap-porti in cui compaiono nc in come persone. ma come cose; un termine scambia-to di frequente con quello di ulienazione č retficaztone, che indica piú esplicita-mente la riduzione a «cosa» iin latino res). Dietro questo uso generico della parola c e pero una lunga elaborazione teorica, che risale al pensiero tli Hegel 'dr. 8.no), che si sem dei due termini tedeschi Entausserung, "alienazione ". e Entfremdung, "estraniazione, divenire estraneo", traducendo l'inglese alienation (usato nell'economia politica del Settecento), per indicate una fase essenziale della conoscenza, quella in cui il soggctto esce da sé, diventa oggetto a se stesso, si estrinseca nella nátura e nella storia: a questa perdita della soggettivitá segue, nella dialettica hegeliana, una ----- t ■ ■ 1 ai r,;,'i nrntnnda ritrovarsi dello spirito in sé, con una sintesi pmpwfog riappropnazione, un tra soggettivitá e oggettivita. 1 icB- di questa alienazione nella storia dello spirito, tn fast diverse, la civiltä: e il dominio dello spirito dello sviluppo del- minio dello sp.nto =SÍSA partva come un dato caratterizzante d,^^Xmi^*'e * II concetto hegeliano fu ripreso da Luf^j^ mateTialistico Per Feuet-Karl Marx (cfr. 9.1.7). che lo rovesciaronc.in sensc. ^ ^ ^ bach l'alienazione e un carattere negattyo deuareug ^ ^ ^ da sé i suoi predicati essenziaü e [1 trastenS^ - che «astrae dalla na-' 0 de P^^ÄbUÖ deU'economia pobti- iaüe&riscealladivinitU nazione un carattere costitutivo 1.« v"~~ neirambito tura e daUuomo reale», e usa po. il concettcin capitalistico. ca, per definire i caratteri del lavoro salanato od« ^ ^ da^„ lavoratore ě estraniato dal prodotto «^j"^^ aUa reificazioit in cui il no ma solo in funzione del 1« una societa, si pone cosi come un «feticcio » che regu stessi, che sono , dal prodotto della sua attivita, e quindi da se stesso, n- ™>«o a cosa. L'alienazione dei soggctti si coUega alia retficazione (il tedesco Winglichung) di ogni rapporto umano e sociale; gli uomini, alienati da se ------li-l.ri win in quanto possessor dimera, non per quello bio di cui dispongono: la merce societa perpetuamente a parole, tav. 148) 5>ulla scia del pensiero di Hegel e di Marx, il concetto di f"<:'°"'e*T vanamente dab(£ p ofondit0, criticato in questo seco b («0"J»cmJ; '«1 al.ro, Tuso che ne hanno fatto Lukacs, e poi i teonc, della «fo«e,cfr. ,ai.9e,,.,.9;concenodi^rsoe^W^^BTK Niche, tav. Un peso essenziale per la cultura ital.ana hanno « J -'UPP< che esso ha assunto in ambito esistenzialistico, specialm^n e pet ope a^a Sa"fe (cfr. parole, tav 25. e 11...9). D concettoe cos. servnto s.a a mdic 440 Epoca n Ricostruzione e sviluppo nel dopoguerra (1945-196K1 Apertura »U'artualitä cultural; Lltcnzione L'uliima produziont caratteri del lavoro operaio nelľazienda capitalistica, sia le forme dcll'intera esistenza nella societa industriale, dominata dalla mercificazionc . d.il consu mo, da rapporti umani che si danno come rapporti tra cose (in una tot ale im possibilitä di comunicazione), dall'assoluta invadenza dcgli oggctn nella vita sociale(oggettisempreestraneieindecifrabili,comeločľuoni(i.i m mi>so). La tematica dell'alienazione, spesso ridotta a formula esteriore, ha crcato una mo da culturale tra gli anni Cinquanta e Sessanta, grazie ai film di Antouioni (dr. 11.2.2), rivolti a scavare nel vuoto e nelľincomunicabilitä dclla vit .< botghese, e a numerose opere narrative (in primo luogo La nota di Moravia, d in v6i. II rifiuto del mondo alienato e dell'alienazione del lavoro capitalistic. > 1 stato poi al centre delle esperienze del Sessantotto e di numerosi orientament 1 della nuo-va sinistra che hanno messo in primo piano il ruolo della soggettivita nella lotta di classe; ma negli anni Settanta e Ottanta il termine ě stato spesso umih come una specie di formula meccanica, a cui non si ě legáta nessuna cone 1 ei .1 analisi dei reali meccanismi sociali. Esso comunque resta essenziale per detinirc molti aapetti dell'organizzazione sociále, della comunicazione collettiva, dclla vita di relazione, degli stessi rapporti dell'uomo con la natura. pre a guardarsi come estranei e nemici, che si scambiano le pani con astio reciproce., che, mentre recitano il dramma del loro rapporto col mondo, nou fanno altro che nbadire il piú chiuso egoismo, la piú fredda indifferenza alla realtä. ■ V"IfJBP0lJ1bilita di Moravia a catturare entro la propria prospettiva i piú van tc mi dell attualitá culturale raggiunge il parossismo negli anni Sessanta, sotto la spin ta dell espansione economica e del piú intenso sviluppo dell'industria culturale. mentre la neoavanguardia sembra mettere in dubbio il rilievo della sua figura di m-teilcttuale e della sua opera. Egli mostra attenzione alle nuove tematiche proposte. a. modelu dclle nuove scienze umane e della piú moderna cultura e letteratura eu-ropee; si pone sempře piú come vero e proprio maitre á penser, divulgatore d. tor mule intellettuah, elaboratore di sentenze su ogni oggetto della realtä. In modo as-sai tempesuvo, con 1'ambizioso romanzo Uatlenjcme (1965) egli prova a r.assor-wre. entro ů proprio metodo narrativo, forme e temi delle nuove mode sp^mť" ä «disam nS" e' struttu,ralisticne- II narratore ě qui un giornalista m.nacc.ato dato verso f°ne>> T*° fc COse: la ricerca & ™* realtä piú autentica s, svolge attra tratta nZ. KnWK Un »«"«»zo-diario basato invece sull'«a.tenZ.one» tZm^ZT ""i r0man2° nel romanzo <<^llo che di solito viene ch.ama o SSll" 51 SVdUPpa COme storia del ^tinuo 'ntrecciarsi e contradd.r*, d SfidttS T°?e,deUa SuascHttura> co"sovrapposizioni di pian., conso« Sse He H 'Kalv0ha íroPP° m<*canici ed esteriori. tinuatoa drivere MoZŤ™™ dei succes*vi racconti e nei romanzi che ha conun£ al ritorno de suoií3 Pr°SegUit°la Sua °ssessiva ricerca delTattualitä, ^f^U Piú stanchi rom temi,costanti- Basterä ricordare rapidamente i »tob degl u> '«»• MÖrtia „on ní!1 °I sesso una «aT^ m nessun m°d° " senso del comico), tende «J "e.: 8 d usclta Poctiva alle contraddizioni della societa content si rne-lella II.3. Da Moravia a Sciascia: una grande nebul. osa narrativa 44' :or- Sicííianitá e umorismo U vita intertore (1978), in cm si tocca il terna del terrorismo, farto risalire alle dist, sioni della psicologia borghese; r934 (1982), gjOCato sul motive del L (cfr. GENERI E TECN1CHE, tav. 231}; Ľuomo che guarda (1985); U v,aWo a Roma (1988), con qualche piu misurato npiegamento autobiografico. L'apertura verso ľautobiografia trova un'tiltima manifestazione nel libro-intervista dovuto alla col laborazione con il giovane Ai ain Elkann (nato nel 1950), Vila diAlberto Moravia apparso quasi contemporaneamcnte alla morte dello scrittore. n.3.7. Vitaliano Brancati: vita e figura intellettuale. Coetaneo di Vittorini e di Moravia, Vitaliano Brancati ě lontano sia dal vitalismo del primo che dalla onnivora problematická del secondo. Dalla tradi-zione narrativa siciliana egli ricava una lucidissima curiositá per la realtä contemporanea, a cui guarda con gli strumenti di una comicitá e di un umorismo assai singolari e di non facile definizione. Le sue opere piú important registra-no la follia di un'intera societa: in una rappresentazione carica di spunti autobiografia e di risentimenti personali, la vita della borghesia cittadina della Sicília orientale negli anni del fascismo si pone come uno specchio amplificato del-l'intera vita nazionale; la Sicília e il fascismo sono la base di un'autobiografia individual che si trasforma in ritratto della societa italiana contemporanea. Sullo sfondo di un piccolo mondo provinciale, in cui si mischiano passivitä, fa- Gli «inetti talismo, dolcezza, aggressivitä, erotismo, egli fa vivere alcune figure maschili d'Blina" dalle caratteristiche inconfondibili, nuove originaL incarnazioni dell'*inerto», personaggio che da Svevo a Tozzi al siciliano Rubě di Borgese (cfr. 10.3.16) ha assunto un peso essenziale nella narrativa contemporanea. A differenza dei loro predecessorCgliinetti siciliani di Brancati sembrano blahdamente unmersi nella loro passivitä: vivono in un loro tempo morto, evitano deliberaramente °gni iniziativa; non tentano nessun confronto con le cose, non si sottopongono a vere prove, prolungano semplicemente un esistere vuoto, scand.to dai mm. m'cidiali e fascinosi della vita meridionale, caratterizzato da gest. man.acal. m-nnitamente ripetuti, da discorsi e programmi privi di ogn. nscontro, da stan-che conversazioni ai tavolini dei bar, da interminabili riposi pomendiani. La v.- ^ta di questi personaggi si esercita per Jo piu in un , ^üiani: ^o», in CU1 siPpuô vecfe8re ľembIema ddlVcrowmo «donna c"e st puö dire, approssimativamente, consista nel pensa.re * done jj de. c°n tale assiduitä e intensita, e talmente assott.gl.ando*. e sot b> d ü„ jderio, da non reggere poi aUa presenza di lei, da esserne umitati ,. Erotismo «istcnziale» ' Quest' ntermijiauiu iij^-— personaggi si esercita per Jo piú in un singokre «dongiovanni I. (L- Sciascia). ----1 icfr- 9 4 f fifUt°í' ^e^a tn>dizione narrativa siciliana, certamente ě De Roberto Minimi rico una dimensione illuministica e razionalistica. t.gi> g razionaljtä - le „a' ch,e s' confronta insistentemente con un modeuoa _^^puöma, t, »to alla grande tradizione illuministica e liberale eurc-p q aJ ess0 tenersi dal denunciare atteggiamenti e rapporti umani cne pk