In un viaggio infernale non poteva mancare l'incontro con Lucifero.' Ne, data la progressione di male in peggio, poteva awenire altrimenti che alla fine. Proprio per tale ineluttabilitä incombeva il rischio di banalizzare Tepisodio che invece avrebbe dovuto segnare il culmine del percorso di cognizione del male e la fine della prima cantica: proprio la posizione liminare che necessita di eure particolari in quanto di grande evidenza per il lettore. Ad aumentare tale rischio concorre anche la figura stessa di Lucifero, i cui tratti foldorici erano nel Medioevo, e sono anche oggi, largamente vincenti neH'immagi-nano comune, per la loro maggior concretezza, rispetto a quelli piü propriamentc teologici. Ecco dunque come appare: Lo 'mperador del doloroso regno da mezzo '1 petto uscia fuor de la ghiaccia; e piü con un gigante io mi convegno, che i giganti non tan con le sue braccia: vedi oggimai quant' esser dee quel tutto ch'a cosi fatta parte si confaccia. Sei fu si bei com' elli e ora brutto, e contra '1 suo fattore alzö le ciglia, IT°rin°: Ein!"? mi mi'"»i narticoLiri. c rinvio al mi«. receme common... all In ■fe^ione t ?13)- °- uon,rihi,«i sian« utau «>n ,1 solo nome dctl autorc sen. baute ft, ' rimcnt0 si Utende al rispetlivo commento, secondo lc edi/ioni preseciu ^ °Jec> (http://dantc.dartmouth.cdu). '10 bell dcť li.l lili pioi.iliH OgTM lutto. (id quanta para .1 m gun maraviglhi i|ujiiď io vidi tu Lun .1 i.i mm tsra] I una diiian/i, C quclla era vcrmigha; r.ilu' rran dur, clu sagghlgnleOQ a qucsta sovrcsso 1 uic/zo Ji i i.isi una sp.ill.i, c sé giugnicno jl ktOO Qt la trestá: c la distra parca na bianca e gialla: la sinistra a vedete Cti ial. quali vegnon 1I1 lä onde I Nilu s avvalla. Suito tiastuna ustivan due grand' ali, quanto si CDUVUlil a tamo ucccllo: vele di nur non vid' io mai cotali. Non avean penne, ma di vispistrello era lor modo; e quelle svolazzava, si che trc venti si niovean da cllo: quindi CodtO tutio s aggclava. Can sei ottlii piangca, e per trc ment i gocciava 'I pianto c sanguinosa bava. (Inf. XXXIV. 28-54) I il ecco mmc č deseritto nclla Visione di Tugdalo, che qui riferisco nel volgarizza-mento tostano non per indicait un rapporto di intertcsttialita, bensi di mcra inter-distorsivita, tomc ťsempio di deserizione di Satana secondo le prevalenti credenze popolari. F. lanima appressimandosi viddc il fondo dello 'nferno, e vidde taňte e si diverse penc, c di tanu tnodi c di taňte manierc che s'ella avesse tento capi, e ogni capo avesse cento linguc, e parlassono continovamente, non si potrcbbcro narrare ... vidde adunquc qucl principe delle tenebrc. inimito deHumana generazione, il diavolo, il quale era il maggiorc c il piti terribile che tutte le altre bestie che di prima avea vedutě; la gran-dezza del cui corpo. Tugdalo, che Io viddc, nol potea contare ... Era dunquc questa bestia nera come corbo; avea forma ďuomo da gli piedi insino al capo c aveva bene milic mani. c ciastuna era lunga bene cento palmi e grosse bene dicci, e 1'unghie lun-ghe tomc una lancia, cd erano di ferro, c cosi avea agli piedi. E aveva i bbecco molto lungo c grosso, e la coda aveva molto aspra e lunga ... Giaceva dunque quello terribile dimonio rovescio sopra una gratitola di ferro, c sotto si erano carboni ardenti... Era legato questo nimico dclla u bra mana generazione con catene di ferro per tutte le memb ... disttndeva lc man suc c pigliava tutte qucllc animc che verano ďintorno... E si tomc .1 villano quando ha gran sete přeme il grappolo ďuva, cosi quello demonio stnngcva qucllc animc ... c poi sospirava e soffiava molto fortemente ... E poi ruttava, • "sctvagl, J, boča una fiamma di fuoco, putente peggio che zolfo." di áíSK řÍT** «üa rierrea MalAilä prima d, 0~*1 ,3rd,ola-*«■«» u Um« 1993, P. 200. Save no "'"Homo , intt.rťss...H< notáre tomc il ,en,a chiami |a mcdfMm ^„cfTabilici. per c„i anche ,1 .„.o poP„|arc ritorrc ^W. J*^ rfCfl ili MUJ] . '■' ^«ti dd (t^^^Kfe dantcK« intona/«walf <'«"«• ' cUn&l» I'k ., ),renze;Ccsari.2001.rr. In H". , 0m* Honomvn^ )/(<)Mc i(l ,„,,,„itri„iu ,ht .. qual< I Inferno stesao * «.« * pill W,.* D«« liValJo ' CO,loC^°"e dl L-cifeo al tcn,ro im r (. ini;(.|llsj nmlI t,im [Saunám] « ab^urn. (Ap 20,3 c vd. inoltre 9,1 „ , „li., profi di b* , in 11.. disfrtta d< I R di Babilonu, che věrny* hferita dagli ;n ,11., cadun di SmM dope, la ma ribcJJione a D10, poteva deduci* che Satana feM aduta d astro di un lago, come ě Cock,: .Quomodo cecidisti dc coclo I udfa j... j vmimt.inicn .id infirnum detrahens. 111 profundum laci» (Is 14,12-15)' ( lu bw 1..u<> >!■ poi ghJacdaw c un paro'colarc chc. secondo un'owia simbo|ogia alhidc atl'odio chc ointteriszi il male, in opposizionc al iuoco dell'amore. Tuttavia ,1 pom pmrebbc ascrc rintracciato uno spunto per laic particolare in un passo dei ,lWw. mi. .1 eommenra di GwMr 38,29-30 («Dc cuius utero cgrcssa est glacies? I 1 aehl dc cích quis genuit? In similifudmcm lapidis aquae durantur, et superficies abvssi OOMtrtagumuP J s.in Gregorio strive: «Etiam Satan in gelu « glacie nil obstát IMIťUcgi'." \ruojj .ill.i teologia bisogna guardare per 1'originc delle tre paia di ali, in quanto I m ifero .ipp.irtcncva al supremo online di quei fiiochi pii /che di sei ali factn la co-oMi (Par. IX, 77-78) cioc dei Serafini, come insegna tra gli altri san Tommaso/' Ma ora, do|K> la caduta, le ali sono conic quelle del vispistrello, animale che «sumpsit dc vesperc nomcn-, secondo una (onte trivialc come il Liber Esopi citato dall'Anonimo Fiorcntino. .Sc Ij figura del diavolo con i connotati attribuitigli dalla fantasia popolare era Kflzalno adeguata ai bizzarri compagni di Barbariccia nella quinta bolgia, perché nspoiidcva alia banalita e pochczza del peccato dei barattieri, non poteva adeguarsi altrettanto bene alia rapprcscnta/ione dcU'incarnazionc del male stesso. Ecco allora '■>£•> addnriii da ZfgmuiU (,. Barariski. I ,egni della creazione: ,1misten, delta .Quoth*«"« JľaÍaS' Smfffmmmm tmeliertuale di Dante Al.gh.eri, Napol'': LiPuori> 2< ' Tommaso. Summa ,/,,„/ j q. 63, a. 7. Savi alducamio.ehénonl,fraaltr Ijdovclombiciuiiteran coper,,-' etrasparien comc festuca j„ vctro' Altresonoagiaccrc;a|,rCí,annocnc" T,n'\ľl"T cTř!la con lr *m pH rinverte eri" Bell, "mo altra, com' areo, il voltoa Quando noi fummo fatn tantoavantc chal mio macwropiacquedi mostrarmi la creatura cďcbbc il bel sembiante, ďinnanzi mi si tolse e fé restarmi, •Ecco Dite., dicendo, -ed ecco ,1 loco ove convien chc di foriczza ťarmi.. ""/XXXIV, |-2|) M.rabili erTetti di suspense, uniti a un gusto che si potrebbe definirc teatrale precedo-no |*appamionc di Lucifcro. Dante ricorre a espedienti gia messi, trutI0 nc, umo dci gigami: la nebbia che non consente di vedere chiaramente (imrodotta per di p,ú dalla medesima coppia awerbiale come quandir. cfr. Inf. XXXI. 34), lo scambio con un grande OggCttO inanimato (la torri, qui un mulino a vento); ma qui la comparsa c aHimprowiso, grazie allo spostamento di Virgilio chc libera la visuale. c annunciata in tono da banditore: v. 20 Ecco Dite. Compaiono inoltrc lc similitudini, tipichc figuře dello srile elevato, a cominciare da quella ricordata del mulino, per poi con-tinuare con quella della festuca in vetro riferita ai dannati nel ghiaccio, imprigionati come inclusioni ncllambra.8 La parte di filosofu entro la quale va ascritta la Commedia, comeafferma in modo illuniinantc V Epištola a Cangraride, che a mio awiso vanamente alcuni eritici cerano di sottrarre alla paternita dantesca,'1 ě il morule negotium sivéethica, perchécssaě volta non alla speculazionc. ma ad opus, cioě allazione, a indurre cioě dei comportamenn corretti ncgli uomini. Tale opera di convincimento, in quanto talc squisitamente retorica, uiilizza i mezzi di quesťarte, che sono U logica e soprattutto. tnittandosi di poesia, il coinvolgimento emotivo del lettorc al fine di ottenerne il consenso. Icr far ció il poeta affida, pitittosto chc alla trattazione teorica e didascalw della nátura dei vizi da evitare e delle viní. da seguire, alla conereu rappresentaaone d, «■ compito di convincere. Tale rappresentazione avTÍcne con due BtoL attraverso personaggi esemplari, mediando dalla predicazione. come a na Troppo (fabele dirci la Uimini ďun scmpl P" rieunoscerc in queste parole 1'csangclico -Ecce homo- ntDmidtfét Word, .Lacnna Dantis-. III. il>8«- PP malm bbc un cnnesimo mét***** 111,1 'ww* rr* '" , ^\ *««o di paródia cristologica nella linea indicata da ll>nO**** 1V^ ^ ' Aloart řWllliwiHMUll (Sapcgno. Mattalia) sugpriscono 1 ^ ^ "M* transluce. aquis. u, eburnea si quis I sign. -T ^^r^ s"Ha questione vd. Saverio Bcll.smo. ĽfftsteU a Gmmn un di'piacere.. .LAlighieri-. in c. s. 'Ii . , „ le,..... —I- emodvnienrc „dl, espenen» peccant „ , „; «de gfi tag««« ddk tt nta»on< e r krve «,molo aIIV„Ull( l>. ntateao rinnenm dal V))r hmni »da yU n,,:.....,. ddb N iiudoiN e rfeeve s,,,,,,,!,, ..II V,,,,,, j, ,......., In «endo bago, <;"'■•' (demonic „ j. )i( , 0 „,„„.,,,. (1, (fa W rierc. Ic «gne nere). h « ul natura dc„,,„,cntt. ^"j* ........, „J.unu ipta» wnprr) un concetto morale gener.de. |Vr ;'c '•' t'""r" l, |u. ,,,k o.....tiír.i da alberi rovesciati, i cui rami di colon /"••<" "Jt! t (11M, iotenule, il poeta doveva rappresenure il Ina|c , ,,,„.„,. ,1 , lim i i l nuni,t.sM/iolli m.,ssimc. A .ale scopo IV.vrm^ i 'I «W11 ,H'1 ■' . 0(1, oompito í quelk) di Ugolino. che i anchc | ul,ini0 cul afrkb prim ta j^,, ,,„,„., cantica. Nesfun'altra vicenda poieva mo$(rarc (k-rsoiuppi" •'° jorc „Bo||, ,,M.,ncn,c,alivessiliincJ/a ,.-(",„„ nre P*J v.s.e. ci„e |a ' ' ino nonnecesaariamenteieaii , ,dls,"i(af,„ '""fotir ( ./.. Vcmnzw Forturiato, die dicc ,v , l,0ri'ionfP """^.on < ,,,, itl pro-noss, clalla Chie«.u dd'S ^«e*TV > f|f„,en.o - -on.al. sarebbe■ „«,iflliřo ^ J Luci(cro ' AJ reatlrute ->"<-' -n.mag.ne di un mos,rUOs„ í r ., "-'vij ^ue al ' Cf0Cf. -I * „cl Satana o nd Ww ^^^^0.^^^ :;:cer.,. quella di una ctoce." 0'*«o^^^j£^« Lbo Í qtjdla di un mulino a vento. Né si „„a P ma """^ginr A , 'm Bl^c „ „„„ .Ju..,««™ ,„ tu „ ltso i. ^.^r Naturalmente al termine "parodist" si deve atrrjb . " °* "( non lo fl deve c.nfondere con qucllo odicrno dJl Y* " s'gni"cat0 ctjmn, ibuisce a preservare la hgura di Ludfeo daj cadere „ "C dcl trjgico con If deriva dalla sua in^agine folclorica e Uloh^T*0, Jfa, riAferazKjnc parodica. che anzi serve a„a nohiln™^ « ^ „0„ . con ' Mj»^«nche assume nWoh, connotazi0l U Paura *l poe- norislichc), qui e coca molto piú seria: Sro«escl,c ((]U(.,|c ^ ^ CO tri che d* ch con i Malebrancne assume taivo Tmoristichc), qui é cosa molto piú seria: Com' io divenni allor gelato e fioco, nol dimandar, lettot, ch'i non lo scrivo, pero ch'ognc parlat sarebbe poco. Io non mori' e non rimasi vivo; a Oppottunamcnte Bosco arferma: -le ali sono esse stesse Lucifcto. parte dcl suoiorpo. non unin-trgna di lui-. " Cřr. Adriano Lama. 1'tmperator de/ dolomiv rrpio íCatito XXX1M, in Id. lUnu dfíýřm> I mtíten eretici della Commedia, Koma: Tre FaJitori. 1999. pp. 186-202. " Lopinionc č larganiente diffusa: si veda ad es Chiavacci Lconaidi 11 Chi vuolc puo rintracciarr con facilitá la riptodu/Jonc dei duc quadn in rete " Singlcton, La poena ... cit., p. 60; lopinione ha tromo íavotc, íoprattutio nelij iiiikj ameria- na. per cs. in John Frecccro, Dante I*poettea della eonirrsuine. Bologna: II Mulino. IW. pp. 230-231. la mancan/a ncl těsto di ogm esplicito riferimemo Koňko alla croccfiwionc sembri inolirc indcboliir It teši che su tale terna si (ondáno. cmm quella di Stcfano Ptandi, 1'alhen Jel mMt InfcmoXWV' /-**. in Id.. // .diítno legno- hunu e fiontura mislica nelU Commedia. Fircn/c Dkhli. 1994, pp 13-&6 " Ě quanto fa Chimenz. che chiosa: .poco probahile unintcrwionc parodiincj. chf non utrohc, ceno. fuori del gusto medievale, ma non convcrrebbe alla coítantc dignita r eraviii d. Uf&» Riconoscono invece il gronesco Matulia e Chiavjtci Lconardi. Of) Savp ,/n/ XXX,V- 22.27) tali is"'"- pirola dovwbbe spcndcrc sullc aan^J"0* M* ~ s,„,, lOI, ca.aucn d Coline» c i„len41|. ^ I0 di de probabÜme«idab rwTJ "'thc««ma \.................1 »A>Z dclint ftbili... dedinato „II i„«mo di u„ aPpcllo - ' * non Lg^abnl p«cj ESSí , .„ ** ^ 'k'; £ I'.....nag.».......« • — dd P-ia. KPpurc, n,,;,..,n - invetc l'«nfturb«e.S ddllT' 2£ " 2* I......« I" """ •',;' mostta.o. tale «pencn» ,. configur, ton|f , ,J) I * ^ ^ 62) lo dice pallido , mjmT ™ "'^ <.«"■ ""«' " . I, i., «mriamentc mosiuio. «Ic cspcnenai si conhgUra <.....tTi^c^«,.......Ufc.....onedclla diWni*^^ ',,,„, .,ir,/..s... di ,1" la prova, Ic suc sensazioni di debolcz« ' , men° t« la e la morte, ma non la impossibilita di dcfinirla f/""":' "7 JDm« * '/;"/"'/' ";)"""/: "C qUC"J divi"a * conccPibi|c w- „, «„temica «perienxa, questa e ben raeiimente immaginabil, l.iim-MU' da t/ii "v ^ * ' ^ illim. s(.n,pri- a un ideale d. cs.ct.ca non csornaüva, ma sempre « (^ , )jnl, , rnezz. esp^v. c ad.buce a vari ^ . , u ifao I e al. «nuevono lar... gh.acc.ando Coc.to, .1 pelo, come vedre- 3"c per aggnppani e conscn.ire la disce* c la risalita. Ic ica dirampa co' dcnti un pcccatorc. a guisa di maciulla, si che irr nc facca cosi doicn.i. A qucl dinanzi il mordere cra nuila verw I graffiar. chc talvolta la schiena rimanca do la pelle (utta brulla. -Quell' anima la sü c'ha maggior pena«. dissc I maestro, «c Giuda Scari'otto, che I capo ha denrro e fuor Ic gaml>c mena. De Ii aliri duc c'hanno il capo di sotto, quel che- pendc dal Dero ceffo e Bruto: vedi come si siorcc, e non fa mono.'; c l'altro c Cassio, che par si membruto. Ma la norrc risurge, c oramar c da partir, che tutto avem vedu.o». 1 (Inf. XXXIV, 55-69) Sono punid nel peggiore dei modi Bruto e Cassio. traditori dclFImpero nella persona di Cesare, fondatorc dc/lo stesso secondo la convinzionc mcdicvale, t OiUCH /scariota. traditore della Chiesa nclla figura di Cristo. Anchc in questo caso .1 discor-so di caratierc moraie non c compiuto per via di exempk, ma in chiavc s.mrjol.ca » Giujcppe Lcdda. La gurrra della Imgua. lneffabilitä. rrmnea t namttiva ntüa Commcdu Uante. ItllMM Longo. 2002. pp. 159-173. ^ond" '" sl"ri'" di ,ut,° ^''«to canto e ri (uj („pero c (J.icsa sono i rurori. .Sju(lf *'Jrda > jífíIuzjoni sono anche i «p,,,^^ Jche co„ *nfI''c dl pu «)„d< bc ,urola s, dovrebbe ^ WJS^ oico atrcggiamento nc| S„PD„„ "^"^i.chf to P°«*tt , ^cndc probabdnun, Sa d^ ^ <* CTÍ ^ -,„.,,„.„„„,., «Al non magnanimi P^T^^-»«^^«* 235). Pocfl »P'cgab«« mvccc latrnbu^,. '. °ra Br"ti / (error . wl * un (Vo„nxa da pane di Oantc di qwH, L.e ^'^0? 2* da Angel» Mai per cui il poeta si sarebbe conf»^' "* C°nvin^ '-Pot«, ""^ t~-----r artribuisce lobesi.a (Cat//. Ill 7, J6 .^0«';,. ZZZT?^**.** Pa0la Mann., che ncordo pit per curiosi.a e in omjReio " 'P««i ■«« Z & per conrinvonc I aggcivo ^ grjfia ^ » /clla proponcmc bctiale del comp^no cbe s. agita frene.icamente " Ri j "meno alia duplice carar.crizzazione di ambedue i ccsancidi „ VP^ummc Historic mmanae 11 72, 2: «fi.it au.em dux Cay«Ui m Honooienm c puosc nie in mi I'orlo .i scderc; ■Mill HI IT porse a me I jicdiio passo. |o levai li ixchi c credctti vedere luciferu com' i<> I'avca lasciaro, c vidili k gamin- ifi sü tencre; c s'k> «livcnni allora travagliato, l.i genie grossa il pMUL the non vide l)ll.ll i qu« I punm l did .IK'J p.lSSatO. xxxiv 70-9.,, 0u(s,., c la ten, voha che Viipbo rrasporta Dante, dope la d.scesa „cíla b,,. . dmonúdí k pwdpitos« fuga dalJa bolgta de baratuer. .nseguiti dai diaVo|i „ IU ,u|(,|„ Millanca (Jr. Inf XIX. 43). ora tcnc.amen.e in braccio (/„/ XX|I, Jí** e nu, tCMCew» d »IIa A salvaguardia di mi minimo di veroSimiR|ianza h- ^ ■ che si imnugini che il maesero abbia una dimensione molto superiora amrnctierc quell., dd diWpolo, in omoggio dd resto alle norme- iconografiche del tcmp„ p/ qual. la dimensione dclle figure Č in ragione della posizionc gerarchica del pe^ rsonag. tcrca- ciochc rapprcseniano. ..... . , Questi versi si iserivono nella catcgor.a degh msert. viatori che vengono in lati tra gli episodi e spesso manifestano la difficoltá e la fatica del procedere e me,a. foricamente anche la difficoltá del comporre. Ma si registra una impareggiata „oviti invrntiva nella deserizione di una discesa vcrticalc che diventa. senza cambiare la dirc/ionc, una saltta. Si inaugura cosi lultimo terna del canto e anche dclla cantica, fondamentalc per chiarire la struttura dell'oltrctomba e loricntamento spazialc e sinibolico del mondo e del viaggio: il terna della collocazione di Lucifere a seguito della sua caduta. •Lěvati sii«, disse 'I maestro, «in piede: la via ě lunga c 'I cammino č malvagio, e giä il sole a mezza terza riede». Non era camminata di palagio la V eravam, ma natural burclla ch'avea mal suolo c di lume disagio. «Prima ch'io de labisso mi divella, maestro mio», diss' io quando fui dritto, «a trarmi d'crro un poco mi favclla: ov' ě la ghiaccia? e questi com' ě fitto si sottosopra? e come, in si poc' ora, da scra a mane ha fatto il sol tragirto?». Ed elli a me: «Tu imagini ancora d'esser di lä dal centro. ov' io mi presi al pel del vermo reo che 'I mondo fóra. Di lä fosti cotanto quant" io seesi; quand' io mi volsi, tu passasti 'I punto al quäl si traggon d'ogne parte i pesi. Saver K se or sotto l'cmispeno giunto ch'e coiuraposto a quel che U gtan secca coverchia. c sotto 'I cui colmo consume |u l'uom che nacque c vissc san/a pecca; tu hai i piedi in su picciola spera che l'altra taccia fa de la C.iudecca. Qui ě d-< man. quando di la č sera; e questi, che ne fé scala col pelo, fitto ě ancota si come prim' era. '<> Bell !. I j převru/.) dei vrrlH) Mm* n<(n ix t rfcoaMCCfC |in rappOflO dl irilcitruij.i/it.i tc non prove n Use da ,, * ,U""l'Cntr irmente inřlii individuate il valore e il disvalore. La sua caduta sjgnifitato morale die delľuniverso, prendendo a fondamento HIVC „ei |»cn,a a md.care I alio e d ba*o fosse un corpo umano iscritto ľidea aris.o.clica ehe il mondo s,a onen. t com h, .......- *« ii|() Ji monosillabi in un sussultorio altalcnare degli acte °" COnsc8Ucntf ,r^nlf' .......i/irine dei due piani hsico e all«,«,;----n •cl mondo d M Ii sovrappo-'/ione dei due p,3ni hsico f ^ — ^g., acent, J< Ja dkem di l >an,e alj'/nferno. paradossalmTn,? ^ V,Sion' «W „ oi.t-< con,imU »,,n'crro«-'mentc fino aJ/t C' s' «"figur, n,udiaa area polum mundi, ur superius dictum mjnifc;u" «, quod virtus elevans est illis stell.s que sunt in regione celi Mi duobus c,rcul.< contenta. sivc elevet per modům attracuonis. ui magnes attrah.t ferrum sive Z modům pulsionis, generando vapores pellcntes. ut in particularibus monruosi.atibm. (Quaestio75) Lungi daJI'essere una contraddizione, e tanto piú un motivo di non atrribuzionc del trattato tome ritiene Bruno Nardi,'" ě semplicementc un cambio di prospettiva ncll'a/Frontare il problcma: la scientifíca, qui squisitamente poetica. Né la Quaestw, a mio giudizio, h.i alcun intento di sostegno teorico rispetto a questo tanto infernale. come ritiene Zvgmunt Barartski sulla scia di aleune afTermazioni di (iiorgio Padoan.: AJ piú vi si potrebbe storgerc lintenzionc dellAJighieri di dimostrare ton un trattaro sciendfico the le sue invenzioni fantastithe non significano mantanza di dominio della fílosofía naiurale. Dietro aJle interpretazioni di Nardi, Padoan e Baraňski tontinuaa operare un equivoto di fondo: che la Commedia vada imerpreiata leticralmenrc. senza il filtro della metafora, e che Dante si sentisse autentico seriba Dei. A riprova si conti-nua ad arfermare the come tale fu recepito dai suoi primi lettori susciiando per questo grande diffidenza da pane della Chiesa. Ma cio non risponde al vero. poithé nessuno "NdÚMMOl v 12), si afferma ehe si persero dcgli ordini «gelici *m ■ numero della deci-n« parte: alia quale rc.\taurare řuc lumana nátura poi creata-. iiowlinld » Bruno Nardi. La caduta d, Luafero e lautcntwu della -O-* * ,„s •Lecturae. e altri srudi danteschi. a tura di Rudy Abardo, fireníe: Lc ' rr ~* Baraňski. / segni.. , cit. it(, commentator, jm iiic hy avul0 modo di nutate m Piu ««JoftL« 2 „„„nu j ruordaie " Jivieto ^ dell'avvcrsione dclla Chic« nei confront! ^ MIkhuu. MusM.o « ""cioS..nu.u, nuc.annchclacucostan^chctraU r-'- * ',,HM'*" Č „«« « enorme ««mo. Qu«« ^ -cu.vc d, c Je font, non r .....»«. am 1 I lonu non i uoo KCfik c-cu/io blologuo, ma rappresema un lon-r_ľ 1 „ , ootnorcnoere i fondo .1 complesso lignificato the la parola *—ru -r;1 X ■1.....lllorj chc riĽonostcre la filigKlna *mmU*ľMt 1 ^.ian^ils.pninca.o. Unverboci ha messo sulk „.,,„;, i .nllv.,. m- - « W >);ť, dove Ovidio traccia la sua cosmogonia poc — ; " 'V": 'ľ a o........m- pmprio nc, versi .úni«o6 ehe qui riferisco. , S"',' U, ma.c.i. JK.toM..u1s,clospuntopcrlafantasuca.nvcrs.onc d.dľ.dca dd P-0 ***** • u corpo di Ludfcro per contrasto rispetto di marcia dc, dul P-" c caratter « ^ inle,,ipenM separata. II Chaosěcosl alia sua originaria nátura angelica , detinito rudis indigcstaquc moles. MC qufcquam nni pondu. mers congcs.aque. ^ ( ^ . lo delia separazione degli dementi per opera di Dio, n.)mcaclo terras c. terrisabscidit undas enlKUÍ.summalluclocun,s1b,fec,..naree, • ~, icr illi levitate locoquc; \'d. Sawrio Bcllnmo. Dizwnano tiei commtntaton danteschi. Eiegeii Mil Commcdia da lacopo Ahglum a Nidobtato. Firenzc: Obchlci. 2004, pp. 22-2} c 37-42 e bibl. ivi cir. IWaiiski. /ifpii ...cil., pp. 201-202. forsf Ji«Jř non ■ un C in pasto ultima possedu solidumque coercuit orbem. Sn. ubi dispositam quisquis luu il|c dcorum congeriem »ecuil scctamquc in membra rcdegit, principio tcrram. nc non acqualis ab omni partt loret. magni specicm glomeravit in orlm. nun fieta diffundi rapidisquc tumcsccrc vcniis iussit ct ambitac circumdarc litora icrrae. {Met. 1 22-37) (O sc piu oltre Ovidio paragona il sacrilcgo crimine di Licaone the jo Arcade a Giovc per provare la natura divina di qucst'ultimo : da parte di Bruto c Cassio." tapofitto ha inolirc un archetipo ovidiano nella favola re il carro del Sole. i»rtnnn«.;» —i— jsionc di Ccsarc '''ľľcaduta d' lucifcro a " ' - „dl., i, j, , Fetontc incapace di reggcre .1 carro del Sole, personaggio molro caro a üantc che f icorda in "tol.i luoghi non solo del poema." Anchc ncllc Htmmfali infa.ti si 10 . nreciniiosa taduia: d;uf^preciPi,osa' Ar Phacihon rutilos flamma populantc capillos volvitur in pracccps longoquc per aera tractu f'crtur, ut interdum dc taclo Stella sercno etsi non tecidit, potuit cccidissc vidcri. Wet. 11319-322) E talc caduta. come quella di Lucifcro, sconvolgc la Terra personificata che trema impaurita c sprof'onda: AI ma tarnen Tellus. ut erat circumdata ponto, inter aquas pclagi contractosquc undique tomes, qui se condideranr in opacac viscera matris, sustulit opprcssos collo tenus arida vultus opposuirquc manum fronti magnoque tremore omnia concutiens paulum subscdit et infra, quam solcr esse [...) Dixcrar hacc Tcllus: ncquc enim tolerarc vaporcm ultcrius p.iinit ncc diccre plura suumque rcttulit os in sc propioraquc manibus antra. (Met. II 272-279 e 301-303) Dante risponde, come scmprc in rapporto cmulaiivo c non supinamente imitativo, con la sua cosmogonia cristiana e, si badi bene, altrcttanto poetica. Da pocta teologo ■ Inoltrc ai w. 144-145 parlando drlla mrru/k.ne drllumannj mllni del rcrwimi mcn/ioiu jl iradimcmo degli ospiii, dci fratclli e del gencro nei confronii del suocero. the rtoirdano "adiiori the popolano Cociro. " Vd. lorrima "voce" di C.iorgio Padoan. in Enculoptdu lUmntt. 104 Lectura Dantis Bononiensis t rUtiano. con il sincretismo che gli é proprio, ha espresso le cognizioni dottrin gli venivano dalla Genesi nei modi di una favola antica, dando cosi risposta sul 'ií* poctico, a un quesito di quelli che Aristotele, sul piano scientifico, considerav ^an° 0 presuntuosi, perché al di sopra del nostro intelletto: «Quare potius elevatio^*0'*' eniisperialis fuir ab ista parte quam ab alia?» {Questio 75).3~ Con il che non si Z?^ di ambire presuntuosamente a comprendere le cause inattingibili delle r«c- Xa , ■ b COse' ma di suggmme un mterpretazione morale. Questa c* la veritä dei poeti, che in quanto tale, per un cristiano come Dante puö che venire dalla somma Veritä. Di qui quel legame privilegiato di tutti i con Dio che Ii fa assomigliare cosi tanto ai profeti. Questa stessa veritä invocav Ovidio proprio alia fine delle Metamorfosi e grazie ad essa contava di meritare lim mortalita e, dopo morto, una sede oltre le stelle: parte tarnen nieliore mei super alta perennis astra ferar, nomenque erit indelebile nostrum, quaque patet domitis Romana potentia terris, oře legar populi. perque omnia saecula fama, siquid habenr veri vatum praesagia, vivam. (Met. XIV 875-79) Dante avrebbe potuto far sua tale invocazione, e forse proprio per questo termina le tre canriche chiamando in causa anche lui, come Ovidio alia fine delle Metamorfosi, le stelle.33 Luogo ě lä giü da Belzebü remoto tanto quanto la tomba si distende, che non per vista, ma per suono ě noto dun ruscelletto che quivi discende per la buca dun sasso, ch'elli ha roso, col corso ch'elli awolge, e poco pende. Lo duca c io per quel cammino ascoso intrammo a ritornar nel chiaro mondo; e sanza cura aver d'alcun riposo, salimmo sü, el primo e io secondo, tanto chY vidi de le cose belle che porta I ciel, per un pertugio tondo. E quindi useimmo a riveder le stelle. (/»/XXXIV, 127-139) Mazzoni ritiene si riferisca alia forma irregolare a semiluna della terra emersa: vd. I edizione a. cura, in Dante Alighieri, Opere minori, Milano-Napoli: Ricciardi, 1979-1984, torno II, adloc. 9 Ě un suggcrimento che mi viene da una vecchia conversazione con I'amico Rudy Abardo.