P; te e l<* figure del vero Da Dante e !e figure del vera sia pure trasŕormati in senso eristic , ■ -to a Minosse, da Medusa X An * Car°nte Lucano), dal Minotauro ai Com P'C ^ 000 Tebaide), da Flegias a Gerbne (un spadům stgnorum membra duorum. hune puerut nigr, madidum sudore věnem vulnera curvata minitantem cuspide vidu, mentis inops gelida formidine lora remisit. "Vi i un luogo dove curva le branche con duplice areo lo Scorpione; e abbraccia, piegando la coda e le membra, da una parte e dall'altra due spazi di costellazioni. Come il fanciullo lo vide grondante di nero veleno, chc minacciava di colpirlo con 1'estremitá della coda ricurva. fuori di senno e raggelato per lo spavento, lasció cadere le briglie." Alla vista di questa costellazione, il cedimento di Fetonte ě tot ale- (W1 TT°[h dd ^ Sola" e PredP',ta rovinosamente'. Q"«to modello puo tutťal Piú spiegare perché Dante abbi Aiamatoin caiK9 nr«^ i n r'~ "I"~er"" tr**.m uame aDDia — tllZZZur Fet0ntVC-nt0 a Kar« per dare una nwitäfolgorantede,r T* ^ ^ ™**°> D'altraoar^ SCmtUrfdantesCa- non certo la memr„ i t dunuiie íin,-U,. :l r ,í---H-™ t^,-.-neo^YvtTThť 11 voio:;,, Ěl Plani Divini, e un ^^eSÄfiSE^SSuMu- Xmentre, bene hÍ ^ * C&:°^-> -endo & enone sia c- 78 IX 'ante e ur<-'dclVero "compariranno in m fermando la loro lľľ^ti "udali de] r, alle radiči d&f^.si«fe qui puö esser m™ H FÍglÍl,oi mio- sovresso^^tiguidaisalvo cne raro ora presso piü a Dio? XitÄt,a,tro- nar -......-* delí-imorr T 1 , Un amore che ™*c ..IL, prova delia morte, che .1 semphee nome delľamato sembra riporire i„ vita intatto, come nella leggenda dei due giovinetti babilonesi (w. 34 ss.): Quando mi vide star pur fermo e duro, turbato un poco. disse: «Or vedi, figlio: tra Beatrice e te ě questo muro». Come al nome di Tisbe aperse il ciglio Piramo in su la morte, e riguardolla, allor che Jjjelso diventô vermiglio; SsrotO -&tO* MO n %t3xsu cosi. la mia durezza tatta solla [...] rrna ^^f0 A sua volta, Fetopte verrä chiamato in causa - per il d-^^ la paura con^Ji si rivolse alla madre per conoscere ia ^ intorno al proprio passato, su chi fosse realmente f"° P* u momento in cui Dante di fronte a C^cciagpia e dorn timore e, insieme, dall'ansia di congeere fa^n». ^0- ., tut uro, per i dolorosi a^cenn viaggio (Par. xvii 1 ss.): Qual venne a Climeně, per accertarsi di ciô ch'avea incontro a sé udito. quei ch'ancor fa Ii padri ai figli scars.; tal era io. 80 // mito delle«ALteľioľ le fluid" T^^Wori^o e perfino ojji- L'n tlusso di m ŕ dlmensi°™ del sogno. ^^„ratirrre' Ínfa"Vtuita la raffigura c acqu dc ľoro^ľnUOtat0rC' —-amen e te nel'a tradbiľ Ustľatta ^PUcita rtól.fi Preda- řřecOa tandoJ2£n Ô^I' S1 SemP'ifica in unaviv fUra ľ. dí !>"e si mi.,,... : mt^hra. Al temp„ stcs f*" U1 Uante si mi 'nembr; ................. Lti conferisc 81 Dante e U-figure del ve U mit" delle«A«neCt lesti quella dl una zoológia da ineubo, fra la sorni™ grosso castoro ehe punta la predá e il vibrart S di me e insidioso artropode. Dietro quesťincarnaj delia vitalita organica ai confini örarecaudalcdiuncnnr della vitaUta organica ai confini con l'inorganico. neiri.urcccio d, tonne animali fra loro irriducibili (mammilcri, pesci. uadh M tili, araenidi) e di oggetti materiali (burchi. tappeti. navidln, non si puo non sospettare che - postosi di fronte ill'univan della Frode - Dante abbia sognato il male nella sua quintessenza demoniaca; e quest'immagine egli l'abbia proprio trascritta th m Imme il Mc Hci^rt^ medium quintal tcome n mmmuc >■■( i"»1»""" . . x autore. Con questo^emiurgo della ľrode sianto. 06* ..-í4 ä -j a. -S tt-2 us el á, ancora, akr, daa«»J j; un lato, si hVuna sovrana -n«^^^^» ,i isolate, o a sistemi compb>1 un law, »i -----. . ckremi di cua^V""- ' „u,i- nuovo testo di un energia Je jel modello «UP vo del contesto originmo^. ^KSCi dl t^^. da D'altio canto si cogl. 1capac (magari da m.mn, « a 0 solo P--alrľe"ľuľenľ -tologip) 3 ^^P^ o staub Strumen ^ u.inon^ 1$0„o © excerpta o stan" «ru.nen -- ^y nommaf.; son0 in rievoca la distr epl [ ..] temperet 55» u*««"»'**"m M."hí"un; E queüa a me: «Nessun maggior dolore chericordarsi del tempo fehee nelamlseria;eciösa'ltuodottore. Ma s'a conoscer la pnma radíce delnostroamoituhaicotantoaifeUo, . diröcomecoluiehepiangeedice». —> lř°r Evidenti i riflessi di «dolorem», «meminisse» e «cognoscere» in «dolore», «ricordarsi» e «conoscer», di «tantus amor» e «casus [...] nostros» in «cotanto affetto» e «nostro amor», cui s'aggiun-geil ricupero del nesso «a prima [....] origine» (Acn. l 753) in