CANTO XXVI 88- 106 Qr sai nos tri atti e di $e forse a norne vUo' s^^o rej, icmpo npii e di dire, e n0rj Sc*>o, '* parotti ben di me volere a^rei. son Guido GuinizzeU, e 0 son , ' ^ fJd nu pur ' ben dotemi prima ch'a Jo stremo » »nir'w _ parotti ben di me voiere . 'a r P Quaii ne la trivia di Li^°r "fCm° * si fer due Rgli a riveder /a madre tpmnd-ioodo nomar se stesso if^ de Ii aitrj miei migiior che mai nme d'amor usar dolci e ieggiadre • e san^a udire e dir pensoso andai \unga Rata rimirando lui, io2 ne, per lo foco, in la pin m'appressai Poi che di riguardar pasciuto fui tutto m'offersi pronto al suo servigio is con Vaffermar che fa credere altrui Ed elli a me: « Tu lasci tal vestigio, ~ a: per. - semo: _siamo. 91 iHttgvja (ben) spddisferó il tup Tfiaprrr if min no«» m/mente: «ti faro venir me- íslý^ quamo a m=>"- tito "'a vita). PcvoIeTi aver abbando 15 de^ re di Nemea, fu con-uamorte; ma i figH avuti da 0ne la Uberarono sul patibolo, 431 sfldando le guardie di Licurgo. 96 insurgc: mi spingo a un si I mile punto d'audacia (per paura deíle fiamme: cfr. v. 102). 97-98 nomar: nominare. - //... migiior: i J m^esrro mio'e degli altri (colleghi d'arte) migliori di me. 99 dolci e leggiadre: soavLfpcr mu-sJralíílLed eleganti (per forma e contenuto). É un'ulteriore defini-zione delia poesia d'amore stilno-vistica £rispetto a xxiv 49-62). 101 lunga fiata: per molto tempo. 102 ně: e tutt^vja non. 103 di... fuh^\ fu\ sfemattp sa- 105 con quell'affrrjaaao"^ <~hf» induce gli aJtri tfjifer^&i ™nfer-mando (quelle parole) con un fflUr ramen to. ÍÓd vertigio ^traccT^t impronta. CANTO XXVI 107 -124 per quel ch'i' odo, in me, e tanto chiar0 108 che Lete nol puó torre né far bigio. Ma se le tue parole or ver giuraro dimmi che ě cagion per che dimostri 111 nel dire e nel guar dar ď aver mi car o ». E io a lui: « Li dolci dztX\ vostri, che, quanto durera 1 uso moderno, 114 faranno cari ancora i loro incostri ». « O frate », disse, « questi ch'io ti cerno col dito », e additó un spirt o innanzi, « fu miglior fabbro del parlar materno. Versi d'amoreej>£ose di romanzi soverchió tutďfelascia dir li stolti che quel di Lemosi credon ch'avanzi. A voce piú ch'al ver drizzan li volti, e cosi ferman sua oppinione 123 prima ch'arte o ragion per lor s'ascolti. Cosi fer molti antichi di Guittone, 117 120 107 in ffle:jaella mia mcmoria. 108 Lete: i\ Lete l\[ mitirf/Tmrne che di ľoblio). - far bizio: rendere grigio, ^ladTgeV^ __ 109 ver giuraro \ giurarono \^yc- nello stile « oscuro_e difficiJL^ «trobar clusj>)~ 118-119 SiSgffWiiilU ^rUinguejomar in quella che... che: cjuale^ ^Ja^jragjone pet; $vf\. 112 detti 113 quanta* onimenti, poesie. so mu der no : la letteratura ift~4Maaaa^ml£ařC (e nella fattispecie i'italiana). 114 /... incostri: gli inchiostri con cui sono vcrgati, i