É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š© ^ ^ > > <5> 4 55% HD. QABC-esteso Mar 12:17 Q, O ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf ■ Libreria 1. Storia di un'anima e storia delleanime 2. Recanati: erudizione e filológia í. Poesia sentimentale e poesia patriottica: Leopardi romantico? J. Un annus tettibilis (1819) e un anno filosofico (1820) 5. Estetica e poetica: tra vago e pellegrino 1820-1321 6. «Pauraesperanza» nel viaggio a Roma e partenza da Recanati 7. Ľironia a sistema: le (prime) Operené motali 8. Leopardi redattore: Miláno e Bologna 9. Ii «risorgimento» delia poesia: Pisa, Recanati e Firenze 10. «Sterminator Vesevo» Napáli 1833-1837 Bruto cesaridda alterego di Leopardi Capitol o 3 Giacomo Leopardi 1. Storia di un'anima e storia delle anime La strepitosa figura poetica del Bruto cesaricida delia canzone Bruto minor e, costruita da Leopardi nel dicenibrc 1821 in venti giorni di lavo-ro, inserita subito dopo la metá del primo libro di poesie, le Canzoni, pubblicato nel 1824. riassuine in sé alcuni tratti ehe possono far da guida alia sua opera, in una produzione cronologicamente non amplissima (la parle ereativa si circoserive nel venlennio ehe va dal 1817 al 1837. anno di morte del poeta alle soglie dei quaranľanni) ma densa e diversificat; Bruto, il combatlente sconfitto a Filippi, rappresentato nel tragico monologo pronunciato prima di un leatrale suicidio, ě ľalter ego con cu: Leopardi si ě voluto affidare ai posleri. ehe. dopo l'Unilä. hanno prefe rito travestirlo dei panni lacrimevoli e malinconici di un pessimista esi stenziale, di una «vita strozzata» dalla crisi del razionalismo illuminista. non rischiarato. ma attratto dagli ideali del primo Romanticismo. Eppu re. come avrebbc ricordato Carducci. tutto il Risorgimento aveva dceli nalo un altro credo, ehe voleva gli ilaliani «con Manzoni in chiesa» con «Leopardi in guerra». Ed ě questo Leopardi «progressivo» (ma sen za piú ideologie progressiste) ehe e piú vicino alla grandezza delia pro pria opera: il poeta ehe usa ľinesistita giovinezza come innesco di una poesia costruita sul potere immaginativo delia memoria. la malattia co me formidabile strumento conoscitivo e ľisolamcnto geografico c politi co di un retrivo borgo dello Stalo delia Chiesa come punto di vista privi legiato per riflettere su di sé e sul mondo. A Gian Pietro Vieusseux. ehe nel 1824 gli proponeva una collaborazione continuativa con il primo giornale moderno fondato dopo il «Caffe». ľ«Antologia». Leopardi rap-presentava quel suo isolamento in vive forme narrative: I 505 I /721 ••©Aw/ ľP®(30i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š« W ©Č ^ t ^4 55% Q abc - esteso Mar 12:17 Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 1 Giacomo Leopardí 491 Io vivo qui segregato dal coin mereio, non solo dci letierati, ma degli uomini. in una cilia dove chi sa leggere é un uomo raro, in un verissimo sepolcro, dovc non cnlra un raggio di luce da niuna parle, c donde non ho speranza di uscire. Ella ben vede che chi si trova fuori del mondo. non é in istalo di dar notizia di qucllo che vi sucecde. Infatti io non so e non veggo mai nulla di nuovo. e fo conto di vivere in un deserto: Ella é molto meglio informata delle novitä che aceadono nella China, ehe io delle noti-zie letterarie o scientifiche di questo Stato. [Epistotario, 2 febbraio 1824) Sorprendente paradosso. ehe affiancava alľe-straneitá al mondo una sperimentafa conoscenza delľanimo umano. su cui aveva esercitato un'in-cessante osservazione sin dalla pití tenera infan-zia. educata alla letlura dei classici come un ser-batoio inesauribile di temi, motivi. generi lettera-ri e forme espressive, e di risposte alle grandi do-mande delľesistenza. L'eccezionalitä delia sua produzione, ehe tocca vette allora ancora inesplorate anche sot-to ľaspetto speculativo, non solo estetico e let-terario. sta nel paradosso di avere spaziato, da quel punto di osservazione (gran parte delle pa-gine dello Zibaldonc - il suo quaderno filosofico - vengono composte a Recanali, mentre ľincontro con il mondo inaridisce progressiva-mente la sua riflessione speculativa). in tutti i campi dello scibile, dal-la filológia alla linguistica. dalľantropologia alle seienze sociali. sen- Figura 1 Luigi Lolli, ffifrafto di Giaco Recanati, Casa Leopardi. 506 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# W ©Č ^ t ^4 55% Q abc - esteso Mar 12:17 Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Modernita e resistenza al «male di vivere» 492 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento za per questo costruire un «mctodo» filosofico. ma elaborando un si-stema di pensiero creativo - non a caso definilo «pensiero poelante» (Prete) - in grado di cogliere alia radiče le ragioni profonde dei com-portamcnti umani e di rappresentarc le storie delle loro anime in forme classiche, poeticamente ineguagliate. Nonostante sia al riparo dalle mode delle nuove correnti romantiche e abbia scmprc dichiarato una (allora) anacronistica fedcltä ai classici. Leopardi consegna alľOttocento un modello di poesia patrioltica e civile ehe animerä il Risorgimento. da Carducci al Pascoli politico, e affran-ca il Noveccnto da una lingua sclcrotizzata nci modelli eruscanti, nei ge-neri letterari. negli schemi metrici, rinnovando. nel segno di un petrar-chismo esistenziale, la grammatica lirica delia tradizione itíiliana. Con un libro di poesie insiemc sentimentali e filosofiche (i Cantt). e uno di prosa metafisica vertiginosamente antinarrativa (le Operette morali), Leopardi porta dritto nel cuore del XX secolo temi e forme di continua e sorprendente modernita, e un'espericnza letteraria animata da un'ine-sausta e a tratti euforica resistenza al «male di vivere». un luogo spirituále di inesauribile riechezza in cui ogni lettore puô, con coraggio e irónia, rispecehiare sé stesso. guardare in faccia il «vero» e prendere consa-pevolezza delia propria esistenza. 2. Recanati: erudizione e filológia Lafamiglia La situazione familiäre segna profondamente la formazione di Giaco-mo Leopardi, nato Íl 29 giugno del 1798. primogenito in una fainiglia di nobili condizioni (tutte le sue pubblicazioni recheranno il titolo di «con-te»). Al padre Monaldo. per improvvidi investimenti. era siata interdetta ľamministrazione delia casa. trasformando la madre. Adelaide Antici. in Figura 3 La biblíotecadí Casa Leopardi a Recanati .1 Ořiii rc- ~ P « □ ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (§# W ^ % ^4 55% IB' □ abc - esteso Mar 12:17 © ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Giacomo Leopardi 493 un involontario capofamiglia e la bibliotcca di casa in una zona franca in cui esercitare Tunica giurisdizione possibile, quella letteraria, imposta, oltre che al precocissimo Giacomo. ai due fratelli Carlo e Paolina. La bibliotcca di Rccanaii, costituita da Monaldo anchc con ambizio-ni istiluzionali per l'accullurazione di un paese chiuso e retrivo. arricchi-tasi via via nel tempo senza particolari crileri grazie alle aste dei con-vcnti sopprcssi (nonostante lc rigide parsimonic di Adelaide), sarä il ter-reno di coltura di un enfant prodige dalla erudizione sconfinata. trofeo delle ambizioni paterne e suo riscatto di fronte alia famiglia e al mondo esterno. Una bibliotcca come un «secondo e diverso venfre materno Offerte a un flglio da un padre» (Damiani), che divenlerä anche il campo di battaglia di uno scontro durissimo. con cui Giacomo cercherä di af-francarsi da un affctto prepotcntc cd csclusivo. fatto di ricatti psicologi-ci e invidie. di controlli «polizieschi» e sotterfugi. confessioni. fughe. umiliazioni e pentimenti. Uno psicodramma cui la lontananza offre solo nuovc forme di rappresentazione. Hanno del leggendario (ma sono invece storicamenle documentabi-li) le solenni adunanze desame tenute dai tre figli davanti alia famiglia e ai maggiorenti recanatesi. invitati per Poccasione. in cui Giacomo. Carlo e Paolina dissertano (in latino) e rispondono alle domande dei precettori (don Giuseppe Torres e don Sanchini. da cui Giacomo si af-franca nel 1812, proprio quando la biblioteca viene aperta alla - rara -consultazione pubblica). Interiorizzare i precetti educativi palerni vuol dire garantirsi in famiglia rispetto. affctto c riconoscenza e Giacomo adempie al compilo con spaventosa solerzia. documcnlata, in questi an-ni giovanili. da scrilti eruditi come le Dissertazioni filosofiche (scritte dai dodici ai quattordici anni). che inaugurano i sette anni di «studio mat to e disperatissimo», che ne fanno rintellettuale piü colto della sua generazione (oltre alla stretta familiarila con il greco e il latino Leopardi conosee ebraico. francese. inglesc. spagnolo) e rovinano definitiva-mente la sua fragile salute (non solo nella postura. irrimediabilmenie compromessa. ma nella cronieizzata malattia agli occhi). come scriverä al Giordani nel marzo del 1818: in somnia io mi sono rovinato con sette anni di studio matto e disperatissimo in quel tempo che mi s'andava formando c mi si doveva assodare la complessione. E mi sono rovinato infelicemente e senza rimedio per tut-ta la vita, e rendiitomi l'aspetto miserabile. e dispregevolissima tutta quella gran parte dell'uomo. che e la sola a cui guardino i piü. {Epistolario, 2 marzo 1818) Impressionantc la scrie di operc erudite scritte dagli undici ai di-ciotto anni: una Storia dett'astronomia del 1813. in cui - sulla base de-gli studi del celebre scienziato francese Bailly. tradotto nel 1791 dal Milizia - ripercorre lc scoperte astronomichc dalle origini a Taletc, da Tolomeo a Copernico. fino alla scoperta dei satelliti Cerere, Pallade e Giunone e all'apparizione della cometa del 1811; oppure il Sag-gio sopra gli errori popolari degli antichi del 1815 (affrontato con spi-rito da cattolico illuminista, ma che alimenterä la sua viva immagina- La biblioteca e l'educazione Lo «studio matto e disperatissimo» Composizione di opere erudite etraduzioni I a ^ T ei <§> □ É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# W ©Č ^ t ^4 55% Q abc - esteso Mar 12:17 Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 494 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento lldibattito tra classici e romantici zionc negli anni a venire), in cui passa in rasscgna lc convinzioni e su-perstizioni diffuse nell'antichita. gia analizzale da Bacone, ma diffuse ancora presso i «moderni» («11 mondo ě pieno di errori. e prima cura dell'uomo deve esscrc quella di conoscerc il vero»): dalle poesie puc-rili di gusto arcadico (ma il primo sonetto ě dedicalo alia Mořte di Et-lore) alle traduzioni - in particolare. nel 1815. la Batracomiomachia pseudomerica c gli tdilli di Mosco, capostipiti di due generi. comico e idillico. poi coltivati in parallelo - che lo avvicinano a questioni filolo-giche in cui presto la sua fenomenale abilita stilistica gli dará fama. procurando le prime pubblicazioni a stampa, uscite tra il 1816 c il 1817 sullo «Spettatore italiano». Fra le traduzioni del 1816 spiccano quella, in ottave. delVArtepociica di Orazio. il primo e parte del secondo libro ácWOdissea. la pseudovir-giliana Torla, e il secondo libro dell'£>ie/íYe, con cui il nome di Giacomo Leopardi viene fatto conoscere fuori Recanati e oltre. fino a giungere a Monti e a Giordani. E dalle traduzioni alle (eruditissime) false traduzioni (ovvero contraffazioni d'autore) il passo ě breve: Vinno a Nettano (se-guito dalle Ode adespoiae, tutti pubblicati nel 1817 sullo «Spettatore ita-liano») reca una profetica epigrafe teocritea: «ě il canto il piu bello dei doni spettanti agli Dei». II «Canto» sará infatti il segno distintivo di una nuova poesia. ancora tutta da costruire. 3. Poesia sentimentale e poesia patriottica: Leopardi romantico? 3.1 Discorso di un italiano intorno alia poesia romantica Non b invece un esercizio solo letterario la cantica Appressamento delia morte, composta in soli undici giorni alia fine del 1816, che. sc pure con una forte modellizzazione letleraria (si tratta di un poemetto allegorico in terzine dantesche sullo stile delle visioni rese celebri nel Settecento da Alfonso Varano), anticipa i temi della fama. dclla gloria, e dell'ingiustizia di una fine precoce. drammatizzati dalla presenza incombente della morte. Condizione che. se diventa poi costante nella riflessione esistenziale del poeta, era anchc dovuta ai malanni di una salute malferma. minata ormai. pur in cosi giovane elä. in modo irreparabile. Qualche mese prima, appe-na compiuti i diciotto anni. Giacomo aveva dato sfogo ai medesimi toni sentimentali con l'idillio (poi disconosciuto) Le rimembranze. sulla morte delľalterego Filino. compianlo dal padre e dal fratello minore. Nel dibattito tra classici e romantici, acceso nel gennaio del 1816 dalľarticolo di M.mc de Stael sul primo numero dell'organo culturalc austriaco a Milano. la «Bibliuteca Italiana». che denunciava ľarretra-tezza della cultura italiana, in impressionante ritardo rispetto alle nuove correnti artistiche europee per un eccesso di classicismo. Leopardi non avrebbe potuto prendere diversa posizione da quella in effetti presa. Prima, con la reazione a caldo della Lettera ai Sigg. compilatori della Bi-blioteca italiana, scritta nel 1816 e perduta dal direttore Acerbi, poi con la risposta all'intervenlo. caulamente vicino alle posizioni staeliane, del 5091 /721 ••©Aw/ ľP®(30i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# W ©Č ^ t ^4 55% Q abc - esteso Mar 12:17 Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria I Giacomo Leopardí 495 cav. di Bremc sullo «Spettatorc italiano», nel Discorso di tin italiano in-torno aliapoesia romániku, composlo tra il gennaio e ľagosto del 1818: nessuno dei due contributi viene dato alle stampe. Nel Discorso Leopar- Ragioni e possibility di mette a fuoco alcuni capisaldi del suo pensiero. a partire dalle ragioni delia poesia e dalle possibility di esistenza delia poesia in un'etá sommamente im-poetica come quella settecentesca. dominata da un orient a mento razio-nalistico ehe mina alia base il sistema di poesia immaginativa. attivo, come aveva sostenuto Vico (vd. Epoca 7. Capilolo 3, §3). dalla nascita delia poesia stessa. Leopardi parte dalla constatazione ehe i romantici si sforzano di sviare il piú ehe possono la poesia dal commer-cio coi sensi. per li quali č nata c vivrä finattantochc sarä poesia. e di far-la praticare colľintellctto, c strascinarla dal visibile alľinvisibile c dallc cose alle idee, e trasrriiitarla di materiále e fantastica e corporale ehe era. in metafisica c ragionevole e spirituále. Dice il Cavalierc ehe la srna-nia poetka degli aulichi veniva supraliutlu dalľignoran/a. peľ la quale maravigliandosi balordamente ďogni cosa. e eredendo di vedere a ogni tratto qualcľie miracolo, pigliarono argomento di poesia da qualuiiquc accidente, e immaginarono un'infinitá di forze soprannaturali e di sogni e ili larve: e soggiu nge f he preserilcmeritc. avoiuio gli uomini considerate e imparate. e intendendo e conoscendo e dislingucndo tante cosc. ed es-sendo persuasi e čerti di tanie verila, nelle facoltá loro non sono, dic'egli co' suoi termini ďarte. compatibili insieme e contemporanei questi dne cffelti, ľiiitiiizione logica e ii presíigia favoloso; smagala ě dunque di questa immaginazione ta tneme deii'iiomo. Sono qui giä operative le categoric vichiane sulľorigine delia poesia dalľignoranza delia realtä, sulla sua derivazione dalla «maraviglia» piuttosto ehe dalla visione razionale e scientifica delle cose. sulľimpos-sibilitä, nel XIX secolo. di comportarsi comc sc questa consapevolezza non esistesse, come se la scoperta del «vero» non avesse rappresentato un vero e proprio «attentato» alia poesia: non ě del poeta ma del filosofo il guardare alľutile e al vero: il poeta ha eura del dilettoso. e del dilettoso alia immaginazione. e questo raceoglie cosi dal vero comc dal falso. anzi per lo piú mente c si sludia di fare in-ganno, e ľingannatore non cerca il vero ma la sembianza del vero. {Discorso di un italiano intorno alia poesia rotitantica. in Tittle le opere. ed. Binni-Ghidctti, vol. I. p. 915 e p. 918) Ne discenderä. per la sopravvivenza moderna delia poesia. la neces-sitä di non poterc piú comporre poesia immaginativa (superata dalla co-noscenza), ma solo poesia sentimentale. condizione tutlavia ehe, a questa altezza. Leopardi non pratica direttamente. anzi. condanna come uno dei frutti dcllo spirito romantice Quali sono le possibilitä, per ľuomo moderno, di rimanere con la Funzione delľantichitä poesia vicino alia nátura, seguendo i modi sempliei e oggettivi delle e poesia delia memoria rappresentazioni antiche, pur avendo perso le condizioni di purezza e meraviglia ehe rendevano possibile quella stupefazione? Una prima I 510 /721 ••©Aw/ ľP®(30i ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^# W ^Ä? t ^ * 56% IE' □ abc - esteso Mar 12:17 Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 496 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento strada sarä rapprcscntata dalla finzione dell'antichitä, clalla contraffa-zione di una dimensione originaria irrimediabilmenle perduta. ma ri-portata in vita mediante l'illusione poetica e l'invenzione di figure, personaggi, moduli espressivi che pur non essendo antichi agiscono «come se>» fossero anlichi. La seconda strada parte dalla constatazione che lo slato che piü si avvicina a quella stupefazione dell'antichitä e. per ciascun individuo. il tempo dell'infanzia. Ne discende che solo at-traverso una poesia della memoria, del ricordo di quel tempo antico si poträ ricostituire la fittizia dimensione di una stupefazione antica. ri-creare artificialmente quella condizione: quello che furono gli antichi. siamo stati noi tutti. c qucllo che fu il moii-do per qualchc secolo, siamo stati noi per qualche anno, dico fanciulli e parteeipi di quella ignoranza e di quei timori e di quei diletti e di quelle credenze e di quella sterminata operazione della fantasia: quando il tuo-no e il venlo c il sole e gli astri c gli animali e le piantc c le mura de' no-stri alberghi, ogni cosa ci appariva o amica o nemica nostra, indifferente nessuna. insensata ncssuna; quando ciascun oggetto che vedevamo ci pareva che in certo modo accennando, quasi mostrasse di volerci favella-re; quando in nessun luogo soli, interrogavamo le immagini e le pareti e gli albcri e i fiori e le nuvole, c abbracciavamo sassi e legni. e quasi ingiu-riaii malmenavamo e quasi beneficali carezzavamo cose incapaci d'in-giuria e di benefizio; quando la niaraviglia tanto grata a noi che spessis-simo desideriamo di poter credere per poterei maravigliare. continua-menle ci possedeva; quando i colori delle cose quando la luce quando le stelle quando il fuoco quando il volo degrinsetti quando il canto degli uccclli quando la chiarezza dei fonti tutto ci era nuovo o disusato. ne tra-scuravamo nessun accidenle come ordinario, ne sapevamo il perche di nessuna cosa, e ce lo fingevanio a talento nostro. e a talento nostro l'ab-bellivamo: quando le lagrime crano giornaliere. e le passioni indoniitc e svegliatissime. ne si reprimevano forzatamente e prorompevano ardita-mente. (Discorso di itrt ilaliano intorno alia poesia romaiitica. in Tulle le opere. ed. Binni-Ghidetti, vol. I, p. 919) La prima passione Con questo programma. e con una disposizione d'animo volta a fare amorosa della poesia non un esereizio erudito (a cui bastavano le traduzioni e la fama che ne era derivala). ma uno specchio in cui riflellere se stessi. e quasi inevitabile che la primissima produzione poetica originale sia un'cffusionc sentimentale scaturita, alia fine del 1817, da un incontro sconvolgente. quello con l'«impero della bellezza» incarnato dalla mae-stosa ventiseienne eugina di Monaldo, Geltrude Cassi, ospite a Recana-ti, con il marito e la figlia, dall'l 1 al 14 dicembre, che provoca il primo sconvolgimento della passione amorosa di Giacomo, domatadaH'analisi in prosa di quegli stati d'animo riversati nel Diario del primo amore (scritto a caldo dal 14 al 23 dicembre) e dall'elcgia (in terzine) // primo amore, scritta «volendo pur dare qualche alleggiamento al mio cuore. e non sapendo ne volendo farlo altrimenti che con lo scrivere. ne potendo oggi scrivere altro. tentato il verso» (Diario de!primo amore, 14 dicembre 1817). Prima delle poesie «originali». rimaste. come vedremo anche I 511 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 56% UJ' QABC -esteso Mar 12:17 Q> © := • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Giacomo Leopardí 497 per gli Iditli, nei cassctti di Recanati, // primo amore verrä pubblicata solo parzialmente nel libro dei Verši del 1826 (Elégia /) e poi nei Canti del 1831 (messa significativamente a cerniera tra le Canzoni e gli Idilli). a suggello delľinizio delia propria avventura <'sentimcntale»: Nnhi [íiľiricii: Tur/;i r Test o: Leopardi. //primo lo mi rimembro il di chc la haliaulia Prima ďAmor senlii ncl petlo. e dissi: Ahimě se quesťě amor, comeí travaglia! Clie gli occhi al suol tuttora immoli e fissi. Vaghcggiavačolci cha] město core 5 Primiera il varco ed innocente aprissi1. Ahi comc mal mi govcrnasti. Amore! Ma torniamo aticora alle riflessioni di un «italiano» sopra la poesia ro-manlica: in questo scritto emergono chiaramente 1'originalitá - donde l'i-nutililá di accreditare o měno Leopardi al nuovo movimento - e l'innova-zione del suo itinerario poetice II duplice percorso che seguiremo - poesia aniica («pellegrina») e poesia della memoria («vaga») - ě giá segnato. Per ora bašti considerare che, a quesťaltezza. a Leopardi přeme condan-nare la riduzione della poesia al registro sentimeiitale e paletico che sem-brerebbe rimasto ai moderni ncll'impossibilitá di fare una poesia immagi-nativa, rivendicando invece, potentemente, istanze politiche e civili: comc se il poeta nou fosse piti spiulo a poetare da nessuna cosa. eccetto la sensibilita, o per lo měno senza quesla. come se non vi fosse piíi gioia non ira non passione veruna. non leggiadria né dolcezza né forza né dignilá né sublimita di pensieri [...] senza un colore di malinconico. [...] Dunquc lc cetre dei poeti avranno per 1'avvenire una corda sola? (...) Dunque non ci saranno epopee. non canzoni trionfali. non inni non odi non canli di nessuna sorta sc non paletici? {Discorso di un Ualiano intorno alla poesia ro-manlica. in Ttaie le upere. ed. Binni-Ghidelli, vol. I. p. 939) Istanze chc Giacomo aveva derivato dalla lettura «infiammantc» dci classici, dairaltraversamento della grande tradizione della poesia ilaliana (da Petrarca alPAlfíeri), ma anche da un incontro recente che cambiera la sua vita, quello con 1'erudito, polemisla, classicista, laico (e pericoloso anticattolico) Pietro Giordani. E che Leopardi. nell'infuriare del dibatli-to. avesse gia deciso da che parte staré e chi eleggere a modello di una nuova forma di poesia, lo dicono i Sonelti in persona di SerPecoraflorentine beccaio che serive in questo periodo alla maniera dei Matiaccini-so-netti satirici - che si leggono in coda aWApologia di Annibal Caro. non solo per fare 1 cnnesimo sfoggio di abilita cd erudizione (ulilizzano un les-sico bernesco e burchiellesco senza rivelare la loro diretla fonle), ma per fiancheggiare Monti e Giordani nella polemica contro l'Ígnoranza e i grossolani errori dcirerudito bibliolccario della Barberiniana, Guglielmo Manzi. sbeffeggiato nei sonetti come ranimale/manzo portato al macello. 512i /721 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^# W ^Ä? t ^ * 56% IE' □ abc - esteso Mar 12:17 Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 498 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento La corrispondenza Basterebbe lcggere una sola dclle letterc speditc da Giacomo a con Giordani Giordani tra il 1817 e il 1820-come questa del 21 marzo 1817 - per ca-pire che in ognuna di esse si celava (ed e il caso di dirlo, vista la censu-ra patcrna che verrä istituita d'ora in poi per tutta la corrispondenza di Giacomo) un deposito di emozione e affetto prima ignorato, se non del tutto sepolto: Che io veda e legga i caratleri del Giordani. che egli scriva a me. che io possa sperare d'averlo d'ora innanzi a maestro, son cose che appe-na posso credere. Ne Ella sc ne mcraviglicrebbe sc sapesse per quan-to tempo e con quanto amore io abbia vagheggiata questa idea, per-chc le cose desideratissime paiono impossibili quando sono prcsenti. Voglio che a tutlo quanto 1c scriverö ora c poi Ella prcsli inticra fede, anche alle piccolissime frasi. perche tutte. e le lo prometto. verranno dal ciiorc. (Epistolario. 21 marzo 1817) Maiicano pochi mesi al momento in cui quella disposizione d'animo al dialogo e gli stimoli offerti da un'amicizia vera cercheranno uno spa-zio di espressione piii ampio. una riflcssione piü organica nelle pagine dello Zibaldone, la raccolta di pensieri iniziata. probabilmente (le prime cento pagine non sono datate). tra il luglio e 1'agosto 1817. Dopo un anno di corrispondenza, la breve visita dell'amico a Recanati. dal 16 al 21 set-tembre 1818. ha la forza di un detonatore. Giordani scopre il proprio poeta patriottico. Leopardi si scopre poeta. Le prime due poesie - che manterranno sempre nel libro dei Conti una posizione incipitaria -, Sull'Italia e Sopra il monumento di Dante, nascono infatti subito dopo la partenza dell'amico, preparate dalle sue parole infiammanti: « W ^ t ^ * 56% H3 QABC-esteso Mar 12:18 Q, © ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 7 ^ ^ ' ^ ««t*W, tím* 'frésk. \ w) i/ Mi .T . ■. . lýk Figura 5 Laricordanza.c. 1; Napoli: Bibliotéce Nazionale Vittorio Emanuelelll. Giacomo Leopardi 503 F. lu Máto Skcouc oi I . Mi n.lnjlu.u c Ii.mu]& lIj! piar um ni on »iio , i» -i |. Ed ě proprio per giustificare 1'uso di questi termini, presenti sin dalle prime due canzoni pa-triottiche e subito stigmatizzati da aleuni cru-scanti (tra cui il biscugino Francesco Cassi. che riprovó «alcuni pochissimi nei, che. a suo parere, mai si locavano in mezzo a tanťoro». e tra di essi «que' poco dolci e poco nobili vocaLioli di pro-comberc. di scalpro. di smozzicarc. di evviva evvi-va. e di sollazzo», lettera del 25 marzo 1819). pri-mi termini annotati da Leopardi, che sottopone la lingua delle Canzoni. těsto dopo těsto, variante dopo variante, a una illustrazione dettagliata dei luoghi poetici della tradizione in cui quei termini apparentemente «fuori dall'uso» erano invece re-sponsabili delle maggiori eleganze del těsto (termini non attestati dal Vocabolario della Crusca. in cui 1'ironia leopardiana trova un facile bersa-glio. soprattutto dopo la lettura, nel 1821. della Propásla di aleune correzioni ed aggiunte al Vocabolario della Crusca di Monti). ■ . Figura 7 LeAnnotaziorit, c. 1 (Biblíoteca Nazíonale Vittorio Emanuele III, Napoli). 523 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 56% BD1 QABC-esteso Mar 12:18 Q, © ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-ddO6ff850bef.pdf Libreria H != 1. ■■■■ ■ Giacomo Leopardí 509 Tavola 1. Cronologia delle «forme» delle Canzoni. 1 forma II forma III forma •CANZONI» R 18 «Recanati 1820» B20 «Recanati 1822» «Roma 1822» «Bdlogna, 1824» dicembre febbraio 182C eiuglio 1820 ante novembre dicembre 1823 1818 maggio 1822 1822-aprile 1823 1. Aíľllalia lAlľltalia lAlľltalia lAII'ltalia \AII'ltalia 1 . iCf!:'j V.Soprail II. Soprail II. Soprail II Sopra il monumento di monumento monumento di monumento di monumento di Dante Dante che si preparava in diDanteches Dantechesi Dante ehe si Firenze preparava in preparava in preparava in Firenze Firenze Firenze III. Neíla morte di una donna... V. Per ma donna infermo V. Ad Angelo Ad Angelo Mai, III. AdAngelo Mal, III. Ad Angelo Mai, III Ad Angelo Mai, Mai, quand'ebbe quand'ebbe quand'ebbe quand'ebbe trovato I quand'ebbe trovato i libri trovato i iibri di trovato i Iibri di trovato i Iibri di libri di Cicerone della di ÜCCün,: Cicerone delia Cicerone delia Cicerone delia Repubblica della Repubblica Repubblica Repubblica Repubblica VJ.Nelle nozze IV. Weite nozze della V Nelle nozze delia sorella sorella Paolina della sorella Paolina Paolina V.Aunvincitore V. A un vincitore nel V A un vincitore nelpallone pallone nelpallone VI. Bruto minore VI. ßrufo minore VI Bruto minore VW.AIIaPrimavera, VII. Alta Primavera, VII MlaPrimaveia, o delle favole o delle favole antiche o delle favole antiche íTriTi';-'-? VIII. Ultimo canto VIII Ultimo conto diSafh diSafh IX Inno ai Patriarch!, o IX lr.no ai Patriarch!, de'prineipii dei genere o de'prineipii dei genere umano umano X Aila sua donna Annotazioni Annotazioni Annotazioni fino a c. 74 fino a c. 34 fino a c. 62 I Le piú di settanta pasme delle Annotazioni (seritte nella prima metá dei 1822, e pubblicate insieme alle dieci Canzoni dei 1824) coslituiscono una dichiarazione di poetica ehe rimarrä inalterata nel tempo, nonostante alla lingua «pellegrina» si affianchi. soprattutlo con ľesperienza degli Idilli, un'altra forma di nobilitazione della lingua letleraria. non piú sotto 6 a fs« T P <§> □ É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ^ t ^ * 56% H3 QABC-esteso Mar 12:18 C\ © ;= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 510 Le TreCorone e Is cultura del I'O t točen to Figura 8 Neile nozze della sorella Paoiina, c (ottobre-novembre182l). Secondo e terzo tempo degli Idilli: la sera delgiorno festivo, Ii íogno e La vita soiitaria forma di rcinvcnzione scmantica nella tradizio-ne, ma di dissolvimento dei contorni della poesia stessa. che acquisisce tanta maggiore elegan-za quanto piü ricsce a sfumarc, cvocarc. alludc-re: una lingua «vaga». Ě Leopardi stesso. in una celebre pagina dello Zibaldone, a distinguere -sulla base delle osservazioni giä svolte da Césare Beccaria sulla «natura dello stile» (1770) - i termini, voci della scienza. che «ci destano un'idea quanto piü si possa scompagnata, soiitaria e cir-coscritta». dalle parole, che ci permeltono di "fare errare la nostra mentě nella moltitudine dclle concezioni, c nel loro vago. confuso. indeterminate, incircoscritto». ed «esprimono un'idea composta di molte parti e legata con molte idee concomitanti» (Zibaldone, 28 giugno 1821). Sono queste ultime a costituire la lingua «vaga» della poesia: una lingua capace non tanto di rap-presentare la realtä. ma di esprimere la sua fin-zione, alternativa alla realtä e indefinita. sia spa-ziale («Le parole notte notturno ec. le descrizio-ni della notte ec. sono poeticissime. perché la notte confondendo gli oggetti. 1'animo non ne concepisce che un'immagine vaga. indistinta. incompleta, si di essa, che quanto ella contiene. Cosi oscuritá, profondo», Zibaldone, 28 settem-bre 1821) che temporale («Le parole irrevocable, irremeabile e altre tali, produrranno sempre una sensazione piacevole (se I'uomo non vi si avvezza troppo). perche destano un'idea senza limiti, e non possibile a concepirsi interamente. E pero saranno sempre poeticissime: e di queste tali parole sa far uso. e giovar-si con grandissimo effetto il vero poeta». Zibaldone, 20 agosto 1821). Sul quadcrnetto napoletano Leopardi torna a scrivere (non mancan-do di apporre ogni volta alcune correzioni sui testi scritti in preceden-za), prima nel 1820, con La sera del giorno festivo (titolo precedente a quello definitivo La sera del di di festa, idillio in cui il scntimcnto dolo-roso ma personale di una passione non ricambiala si fonde con il dolore universale nella solitudine della notte). poi. nel 1821, con // sogno (la messa in scena di un sogno vero c proprio, in cui la passione amorosa viene dissolta nella dolcezza del ricordo), e La vita soiitaria, un'ampia escursione in endecasillabi sciolti nelle varie parti della giornata. che ri-badisce la condanna/necessitä per il poeta di isolarsi «in soiitaria parte», per potersi obliare del mondo «Sedendo immoto», oppure «Errí/«í/o pe' boschi e per le verdi rive» (v. 105). Una dinamica che anticipa quella che sarä la cifra stilistica dei Canti, libro costruito per aggregazioni successive, la cui coerenza si deve. come ha colto acutamente De Robertis. alla «sincronizzazione all'ultima stagione delle stagioni precedenti». Stagioni, che. anche all'interno dello stesso libro, assumono forme molto differenti. Come, infatti. le due canzoni cosiddette civili. composte 5251 /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 56% BD1 QABC-esteso Mar 12:18 Q, © ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria .1 Giacomo Leopardí 511 alia fine del forsennato 1821, in cui Leopardi serive ducmila pagine dello Zibaldone, e riesce a comporre due impegnative canzoni dedicate alľedu-cazione della gioventü italiana (come recita ľabbozzo). La prima, masche-rando nel titolo indirizzato alla sorella Paolina e alle sue imminent! (poi sfumate) nozze una canzone civile, immagina una nuova pedagogia basa-ta sulľeducazione alla forza. alla virtü, ai pericoli: «Madri ďimbelle prole / Vincresca csser nomate» (vv. 61-62). e individua in Virginia, la fanciulla romana che prefer) essere uccisa dal padre pur di sottrarsi al decemviro Appio Claudio, un modello di virtu antica di lampante attualitä. La scconda canzone c una nuova esaltazione della forza fisica - il Vincitore nelpallone ě Carlo Didimi, un campione del tempo poi acce-so patriota carbonaro - e di un'educazione che. come gli antichi. privi-legi anchc lo sport, il gioco, il movimento, la «sudata virtude». Tutti anti-principi della propria educazione. Ed ě infatti in una chiave forte-mente polemica che, nella chiusa. Leopardi ribadisce. come giä aveva fatto in Angelo Mai, i capisaldi del suo «sistema», e azzarda che la vita sia addirittura «beata» se ardimentosa («allor che ne' perigli avvolta / Se stessa obblia»), o se «figlia d'affanno» («allor che '1 piede / Spinto al varco leteo, piü grata riede», vv. 61-65). Ma ě con il personaggio di Bruto (minore perché da distinguersi da Giunio Bruto il persecutore di Tarquinio il Superbo, che esiliö per far vendetta di Lucrezia, menlre questo Bruto ě il cesaricida, che pronuncia il suo tragico monologo dopo la sconfitta di Fiüppi) che Leopardi co-struisce una figura realmente antica e di vertiginosa attualitä. titanica e insieme moderna, un aller ego che rimarrä inalterato negli anni, e ali-menterä il proprio sarcíistico dolore al fuoco dell'ironia delle Operelle. Qui l'ironia ě soffocata dalla guerra «mortale, eterna» che il prode Bruto «guerreggia» con il fato, proclamando la sua sfida quando «nell'alto lato / L'amaro ferro intride. / E maligno alle nere ombre sorride» (vv. 43-45). E questo l'amaro sorriso a cui il poeta farä piü volte riferimento. quello che sente piü fraterno, e che geüa sulľironia leopardiana un'om-bra luttuosa. come la piú oltraggiosa sfida che si possa lanciare agli děi. nel non prendere sul serio la loro ostinata. dissennata perseeuzione: Nota metrics: Canzt di quindici versi cias AbCDCEfGhlLHmnl lo strofe Testa: Leopardi. Bruto n i sthenic Spiace agli Dei chi violenlo irrompe Nel Tartaro1. Non fora; Tanto valor nc' molli etcrni petti". Forse i travagli nostri, e forse il cielo I casi acerbi c gl'infelici affetti Giocondo agli ozi suoi spcttacol pose?1 Le riflessioni sul suicidio sono presenti anche nello Zibaldone, e ven-gono affidatc a un lungo testo argomcntativo in cui Leopardí riflette sui concetti di virtú e di gloria, giä riconosciuti come vana illusione dagli Impegno civile: Helle nozze dello iorella Paolina eAun vindtore nel pallone Come gli antichi: Brum minore e Ultimo canto di Saffo v n viotenw... Non fara: 'non ci sn-ebbe\ dok infiacehita dcgli (k'i loU'l'IlLl)'. forse i! cielo... pose? lorso il ťk'U) tJľSlinô comc suo diver tent e p:i-iaii:nifio Ľ mistr.1 " itiche, le nosire sven- irt e la nostra irjfeli- I tcfc ^ T P <§> □ É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ^ t ^ * 56% H3 QABC-esteso Mar 12:18 Q, © ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 512 Le TreCorone e Is cultura del I'Ot točen to antichi comc Tcofrasto (la Comparazione delle sentenze di Bruto minore e di Teofrasto vicini a mořte del marzo 1822): l'amore della gloria ě cosi svantaggioso come che che sia. Vivcte felici. e Lasciate gli sludi, che vogliono grau fatica: □ coltivategli a dovere. che portano gran fama. Se non che la vanitä della vita ě maggiore che l'uti-litä. {Comparazione delle sentenze di Brato minore e di Teofrasto vicini a morte) e come Bruto. piü vicino al sentire dei moderni essendo vissuto ncl-l'«ultima elä deirimmaginazione» («O virtu miserabile. eri una parola nuda. e io ti seguiva come tu fossi una cosa; ma tu sottostavi alia fortu-na»). c rivelano comc nel proprio laboratorio creativo Leopardi fosse giä al lavoro sulle Operette tnorali (tant'e che spesso. nelle edizioni moderne, la Comparazione delle senienze di Bruto minore e di Teofrasto vicini a morte e stata associata alle Operette). Saffo invece - colta nel monologare che avrebbe preceduto il suo immaginato suicidio - ě figura tragica da cui scaturisce una nuova vena poetica e che consegna al libro delle Canzoni il suo testo piü cele-brato (vd. Conti, Brano 2 ). Da un lato canzone filosofica: «Arcano e tutto, / Fuor che il nostro dolor» (vv. 46-47). dall'altro elegia. intreccia alia lingua pellegrina quella vaga, alimentata dell'esperienza lirica de-gli idilli. ma ě anche il primo testo in cui Leopardi utilizza la parola «canto». che segnerä il destino del suo libro di poesie. Un libro II volume che nel maggio del 1822 Leopardi ha composto - seconda «antimontiano» «forma» del libro delle Canzoni (cfr. qui la Tavola 1) - ha molle carat-teristiche per ritagliarsi un posto d'onore nella storia della poesia ita-liana: sette «canzoni» tradizionali solo nella forma, giä avviate verso la dissoluzione del metro classico. costruite con un linguaggio «pellegri-no» che segue la meno ortodossa tradizione cinquecentesca (Annibal Caro e Tasso. piuttosto che il peirarchismo di Bembo). animate da una oraziana poetica degli «ardiri» - eleganze del discorso provocate dalle inversioni, dagli usi rari e ricercati, dalle metafoře «ardite» - che rin-nova modernamenle classici come Orazio e Virgilio. e chiuse da una liquidazione del classicismo montiano come la canzone Alia primave-ra (vd. Conti, Brano 1 ). Canzone consacrata alla Giovinezza dell'uma-nitä. ovvero quello stato di natura in cui «ogni cosa era viva secondo l'immaginazione umana e viva umanamente cioě abitata o formata da esscri uguali a noi, quando nei boschi desertissimi si giudieava veden-doci tutto soliludine pur credevi tutto abitato e cosi de' fonti abitati dalle Naiadi» (Zibaldone. pp. 63-64): stato irripetibile e che provoca la fine del mito, traduzione poetica delle «antiche favolc». ma anche la fine deirillusione di una poesia immaginativa. Un libro quindi antimontiano in quanto anticlassicista. e «spurio». cioc straordinariamente innovatore. anche nel disequilibrio tra poesie c prosa, che aecompagnava le poesie con una «dimostrazione» filosofica come la Comparazione. e una linguistica come le Annotazioni, e che si concludeva (comc avrebbe poi fatto l'cdizionc a stampa del 1824) con una allocuzione al letlore che recuperava l'ironica dialogicitä della Pro- 5271 /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^* M 'Ä1 t ^ * 56% BD1 QABC-esteso Mar 12:18 C\ © ;= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria L Giacomo Leopardí 513 posla del Monti e I'originalita di Ovidio (a cui sarebbe bastato dichiararsi poeta, «inter inhumanos [...] Getas», Ex Ponto, 1, V, 65-66). in una - 4 55% HD' QABC-esteso Mar 12:18 Q, © ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Giacomo Leopardí 523 dri naturali, con personsggi che tanlo piü abilano la seena della poesia (il garzoncello, Nerina), quanto piü sono una rappresentazione figurale del poeta -. fungono in realtä da risposta alle molte domande poste dal Carito notttirno. Nella nuova poetica dei Conti fiorentini. i contenuti filosofici presenti sin daWOde ad Angela Mal vengono infatli presentali in forme popolari (lessico rurale. stilemi di ripelizione. prevalenza di versi brevi, sintassi a dialogo). senza rinunciare alla cantabilitä. alla naturalezza dell'espressione. Nella Quiete. in particolare. Leopardi tenta di presenta-re. nelle forme semplici e cantabili di lasse di diseguale lunghezza. I'esi-stenza del male comc una condizione necessaria per potere vincere la noia. e sperimenlare il sollievo, quando non l'ebbrezza, e comunque il «düetto», delT«uscir di pena». del lavoro operoso, svolto dopo essere scampati allo scaeco in cui. per sua stessa esistenza, ci tiene la natura: «Si dolce. si gradita / Quand'e. com'or la vita?» (vv. 26-27). Un piacere legato a doppio filo con la dolorosa condizione di natura, ma che proprio a causa di essa si rinnova a ogni esperienza di dolore e si rafforza grazie al potere della memoria. Se la Quiete e un prontuario di filosofia morale indi-viduale in cui si dimostra l'esistenza del piacere nel passato. attraverso exempla popolari, il Sabato de! villaggio, il giorno in cui tutla la comuni-tä ferve neH'aspettazione della festa. adempie alla stessa funzione nello spazio collettivo del pagus, e in una dimensione temporale proiettata nel futuro (come Leopardi aveva giä teorizzato nello Zibaldone del 20 gennaio 1821: «II piacere umano si puö dire ch e [...] sempre futuro. non e se non futuro. consiste solamente nel futuro»): «Questo di sette e il piü gra-dito giorno, / Pien di speme e di gioia» (vv. 38-39). Inevitabile l'accorato, affettuoso consiglio a chi. nel pieno della giovinezza. non vede Ibra che il tempo si affretti, senza sapere che quei sabato («Giorno chiaro. sereno», mai nominalo direttamente nella poesia) che presto diventa giorno di festa, e in realtä la piü compiuta felicitä che gli sarä concesso di ricordare: Testo; Leopardi, // Sabatu del vilbi^in. \ 43-51. Nota melrica; Canzone libera di slrofe di diversa lunghezza. :on r riamenle alternate. Garzoncello scherzoso. Cotcsta eta fiorita E come un giorno d'allegrezza pieno. Giorno chiaro. sereno. Che precorrc alla festa di tua vita. Godi, fanciullo mio: stato soave. Stagion lieta e cotesta. Altro dirti non vo": ma la tua festa Ch'anco tardi a venir non ti sia grave. Per sostencre Leopardi nella prcparazione del libro dei Canli. e consentirne la pubblicazione, gli amici fiorentini della cerchia del Vieusseux. dallo svizzero Louis De Sinner a Gino Capponi. a Giovanni Baltista Niccolini e primo fra tutti lo storico e patriota Pietro Col-letta, preoccupati dal tono delle lettere spedite da Recanati («son riso- I 538 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š© W ©Č ^ t ^4 55% HD' QABC-esteso Mar 12:19 Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Amicizia passionale e passicne amorosa 524 Le Tre Corone e la cultura dell'Ottocento lulo, con quei pochi danarí ehe mi avanzarono quando io potca lavora-re. di pórmi in viaggio per cercar salute o morire, e a Recanati non ri-tornare mai piü». 21 marzo 1830 al Vieusseux). gli finanziano - a fon-do perduto - un anno di studio a Firenze, e organizzano una sottoseri-zione. arrívata in poche settimane ad almeno 500 nominativi. per ne-goziare con ľeditore un prezzo di favore. A loro, con accenti piü dolo-rosi delle poesie ehe contiene. e dedicato il libro dei Conti: «Ho perduto tutto: sono un tronco ehe sente e pena. Se non che in questo tempo ho acquistato voi: e la compagnia vostra. ehe m'é in luogo degli studi. e in luogo ďogni diletto e ďogni speranza». Ma quando vengono pubblicati. nelľaprile dei 1831. Leopardí é giä coinvolto nella piü sconvolgente e eruda passione amorosa ehe gli sia toccato provare, quella per Fanny Targioni Tozzctti, vcnticinqucnne moglie dei celebre naturalista e madre di due giovanl, appassionata di autografi. per la cui raccolta il poeta - i cui autografi poi diventeranno un vero c proprio oggetto di culto - sommerge gli amici di richieste di firme di lelterati famosi. Nello stesso anno Leopardí conosce Antonio Ranieri. passionale esule napoletano. e ínizia quel settennato di sodali-zio amicale che renderä ďora in poi esclusivo e mediato ogni altro rap-porto personale. Mal ricambiato da Fanny, disilluso per ľennesimo in-ganno amoroso. Giacomo le dediča le piü aspre e sentimertali poesie II cidodi Aspasia mai composle, scritte dal marzo 1832 al settembre 1833: il ciclo di Aspa-sia (ľetera. ovvero la cortigiana di Pericle). dove la poesia riveste nuclei di puro raziocinio nichilista. in un alternarsi di illusione e disillusione: Consalvo. I!pensiero dominante, Amore e Morte. A se stesso. Aspasia. Nonostante la nuova vena Urica scaturisca da una dimensione bio-grafica (fino ai toni fortemente misogini ehe ricalcano aleuni passi delľepistolario). ciaseuno di questi testi sviluppa una diversa grada-zione delľesperienza amorosa intesa come formidabile strumento di autocoscienza. di cognizione profonda della propria interioritä. Se con Consalvo Leopardí sperimenta ancora i toni sentimentali delľi-dillio H sogno. meltendo in scéna un incontro impedito non piü dalla dimensione onirica, ma dalla condizione delľamantc. dichiaratosi alľamala sul letto di morte (e questa vicinanza agli Iditti sara alla base dello spostamento dei testo in posizione «alta». prima della canzo-ne Alla sua Donna), con //pensiero dominante cambia passo. offren-do ai lettori una discesa nelle profondilä delľessere. riconosciulo ancora capace di palpitare e a cui ľesperienza amorosa dona la capacitä di vedersi, attraverso la poesia. come in uno specehio. La dicotomia tra «amore» e «morte», giä riconosciuta in Consalvo come fondamen-to di ogni esperienza esislenziale {«Due cose belie ha il mondo: / Amore e morte». vv. 99-100), si unifica, nclla poesia onionima. in un'unica entita: la morte, a lungo invocata, si offre al poeta nelle vešti di una bellissima fanciulla «dolce a vedere» e ľamore é visto come disciplína ehe mostra la morte come una liberazione. Con i toni eroici delle prime canzoni patriottiche Leopardí si dichiara pronlo ad acco-gliere, in un ultimo appuntamento amoroso. la «Bella Morte», sieuro che lo troverä valoroso come Simonide e sprezzante come Bruto: «Er-ta la fronte, armato, / E renitente al fato» (vv. 110-111). 539i /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# W ©Č ^ t ^4 55% HD' QABC-esteso Mar 12:19 C\ Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Giacomo Leopardí 525 In A se slesso, rivolgendosi al cuorc. cosi come aveva fatto ncl Risor-gimento, condanna i suoi ultimi inulili palpili. e, come Brulo con la virtu, cost maledice la natura che quell'amore continuava ad alimentäre, solo per potere disprezzare piü vilmentc chi se ne nutriva: Nota mi'trka: Strofu libera d. s casillabi e setlenari allcrnali. Těsto: Leopardi. .1 .si I |...] Omai disprezza Tc. la natura, il brutto Poter che. ascoso. a comun danno Lmpera, 15 E ľinfinita vanitä del tiitto. Tornando con Aspasia, dieci anni dopo. alia poesia amorosa che aveva inaugurato nel 1823 con Alia sua Donna, ma animata ora da una piü cocente disillusione e dalla volontä di raziocinio sentimentale, Leopardi recupera la dimensione platonica che lo aveva portato a rivol-gersi alľidea della «sua Donna», piuttosto che a una figura reale, un «inno» tanto appassionato quanlo «ignoto»: «Se delle eterne idee / L'una sei tu [...]/ O s'altra terra ne' superni giri / Fra' mondi innumera-bili t'aecoglie» (vv. 45-51). L'amore. estremo inganno. ě rivolto solo alľidea amorosa che si ě incarnata in terra e che adesso, caduto «l'in-canto». ľamante puô finalmente rinnegare («contento abbraccio / Sen-no con libertä»). affidaiido alia poesia il compito di rcgistrare, con di-sperala fermezza. la resistenza a questa sconfitta: «Ě notte senza stelle a mezzo il verno. / Giä del fato mortale a me bastante / E conforto e vendetta ě che su I'erba / Qui neghittoso immobile giacendo. / II mar la terra e il ciel miro e sorrido» (vv. 108-112). 10. «Sterminator Vesevo»: Napoli 1833-1837 Prima di lasciarc il mondo fiorentino. Leopardi progetta un settima-nale. lo «Speltatore fiorentino». polemicamente dichiarato di «nessuna utilitä», di cui. con Ranieri, avrebbe curato scrittura e redazione in cam-bio di un modesto stipendio mensile, ma l'opposizione governativa tron-ca il periodico sul nascere. in quel clima di controllo culturale che avrebbe portato alia soppressione. nel marzo 1833. della stessa «Antologia». Sostenuto da un assegno familiäre, in compagnia di Ranieri e della di lui sorella Paolina (con cui nel 1836. col sopraggiungere dell'epide-mia di colera. ripara a Torre del Greco), nel settembre 1833 si trasferi-sce a Napoli, dove vivrä fino alia morte, a 39 anni, per lc complicazioni asmaliche di una condizione di salute che le malattie della giovinezza e i rigori mal sopportati dopo I'abbandono di Recanati avevano com-promesso. Sono questi gli anni di raccolta dei Pensieri, che riprendono e sviluppano temi della Zibaldone. e dei Paralipomeni della Batraco-miomachia di Omero. I'aggiunta (sempre in ottave, ma ě autografo solo il primo canto) alia pscudomerica Guerra dei topi e delle rane. giä tradotta nel 1817 e inserita nel volume dei Versi del 1826. iniziata giä 540 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ L^l ^ <5> 4 55% HD. QABC-esteso Mar 12:19 Q := • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria «•Fi«- ■. 526 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento nel 1831. Tcmi satirici, che prendono di mira le ideologie liberali che avevano animato i moti del 1820-1821, esplicitamente messi alla berlina nel poemetto (i topi/liberali napoletani. in-sorti contro le rane/Borboni, sostenuli dai granchi/austriaci). La disillusione dalle filosofie progressistc, c un inasprirsi del pensiero nichilista espresso da Tristano nelTultima operetta. scritta nel 1832 (vd. Operette mortui, Bráno 2 ), portano all'ine-vitabile isolamenlo dalla cerchia fiorentina del Vieusseux (con la Palinodia al Capponi del 1835. accolta a denti stretti dal fondatorc del-['«Antologia» che protesta col Vieusseux: «Leo-pardi m'ha scaricato addosso čerti suoi sciolti. dove gentilmente mi cogliona come crcdente a' giornali, a* baffi. a* sigari. alla sapienza ed alla beatitudine del secolo. E poi prova al solilo, come quattro e qualtťotto, che la natura ci attena-glia, e chi l'ha fatta e un boja». 12 novembre 1835) e daglí intellettuali napoletani (che Leopardi mette alla berlina con / nuovi credenti, pubblicati postumi). Lisolamento non gli impcdisce tuttavia di progettare con il libraio/stampatore Starita la seconda edizione dei Canti, uscita nel 1835. comc primo volume di un'edizione complcta dellc Opere, in cui, alla «forma» Piatti vengono ag-giunti il ciclo di Aspasia. una contraffazione ďautore come il Passero solitario (privo di autografo, e a lungo creduto invece un idillio giovani-le). che raccorda i temi degli íclilli degli anni Venti alla dimensione ma-tura dei canti pisano-recanalesi e due poesie «sepolcrali». che riallaccia-no i temi foscoliani ispirati dai bassorilicvi dello scultore Tencrani alle riflessioni sulla neutralita della natura («Ma da natura / Altro negli atti suoi / Che nostro male o nostro ben si cura», Sopra un basso rilievo an-tico sepolcrale. vv. 107-109). Nella nuova edizione napoletana. a quella dei Canti viene aggiunta una nuova sezione di Frammenti, che presenta al lettore. cosi come i Versi del 1826 avevano fatto con le Canzoni, il «ro-vescio» della poesia di una vita: l'idillio del 1819 poi escluso dai Canti (XXXV: Odi Melissa), VEIegia II del 1818 (XXXVI: // primo amore), alcuni versi dell'Appressamento della morie del 1816 (XXXVII) e due traduzioni attribuitc a Simonide di Amorgo (VII secolo a.C), compostc tra il 1823 e il 1824. con cui il volume si chiude, cos) come la carriera di Leopardi - prima Iraduttore che poeta - si era aperta. Ma la censura borbonica colpisce il primo volume delle Operette c impcdisce la pubbli-cazione del secondo. costringendo Leopardi a pensare a una nuova edizione integrale delle proprie opere, progettata per l'editore francese Baudry, c interrotta dalla morte (ma sul cui progetto si bascrä Ranieri per confezionare la postuma edizione Le Monnier del 1845). Figura 10 Indice dell'edizione dei Canti, Starita, Napoli, 1835 (esemplare della Biblioteca Nazionae Vittorio Emanuele III di Napoli con le cotrezbni di Leopard L'edizione Starita del 183S: Canti e Frammenti 541 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (g© ^ ©£ L^l ^ <5> 4 55% QABC-esteso Mar 12:19 C\ © ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Giacomo Leopardí 527 Su un escmplure slegaio della Starila. ncgli ultimi, difficili, mesi. Leopardi introduce a mano aleune correzioni importanti e compone due nuovi tesli: la Ginestra e il desolato Tramonto della luna. Ambizioso. impegnativo (e anche polemico), ľimpianto argomentativo della Ginestra, canzonc di sette strofe diseguali. ribadisce - senza perdere musicalilä (ricca com'é di rime e rime al mezzo) - la necessitä della poesia di farsi portatrice di una lucida e disincan-tata eognizione del vero. Una filosofia ehe. comc aveva ribadito giä nello Zibaldone del 2 gennaio 1829. «non solo non e conducente alla misanlropia. co-me puö parere a chi la guarda superficialmcnte. e come molti ľaceusano; ma di sua natura eselude la misantropia». c sullo sfondo di un vuleano minaccio-so («Sterminator Vesevo») e di un paesaggio seabro e desolato («campi co-sparsi / Di ceneri infeconde. e ricoperti / Delľimpietrata lava. / Che sotto i passi al peregrin risona»), proietta ľumile «fiore del deserto». la «lenta ginestra». «flessibile», come nelle Georgiche, ma resistente nello spargere al cielo il suo profumo ehe «il deserto consola». a visibile metafora delle «magnifiche sorti e progressive» delľuomo, costantemente minacciato da una natura func-sta e ostile. ma pervicace nelľilludersi di una sua centralitä. forza. o potenza. e nel chiudere gli ocehi a chi. come il poeta, aveva parlato «apertamente»: ! ( n,' il /,■ pülese: "che ■' it' síliL-iiicihiii Ii di 'li-iri: "Vnk'ndo i n ľ ,i r. n li r ^-se stesso o gli altri. (Felici). * la supra... eslotle: Vigliaccamente rivolgesti al lume1 Che il fe palcse:: e. fugeitivo. appclli Vil chi lui segue, e solo Magnanimo colui Che se schernendo o gli altri3. astuto o folic, In sopra gli astri il mortal grado estolle1. (La ginestra, v Tavola 3. Cronologia dei Cantí. fa Tavola mette a confronto 1'ordine certo o presunto di composizione dei singoli testi con rordinamento volutoda Leopardi nelle edizioni a stampa. R18 820 B24 NR25/26 826 F31 N35 N35C = F45 Recanatí. novembre-dicembre 1816 Frammento ISpenio il divrno loggio] xxxvii xxxix Recanatí. 14-16 dicembre 'hi/ llptimo amore [Efegtof] vii x x x Recanatí. fine 1818 ca. Frommen to [lo q jí vagando] [Efeg/o II] viii xxxvi xxxviii Recanatí. settembre 1818 Atľltalia 1 1 1 Recanatí, set tem b re -ottobre 1818 Sopra il monumente di Dante ehe si preparava in .'".■'.ľ,' /= ii ii II 1 ii Recanatí, 1818? ,v,y c-nc xxxiii xxxv Recanati, 1819 Alla Luna [La 'iccco-izc] iii xii xiv xiv Recanat. 1819 i xi xii xii i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ « 1^1 ^ <3> 4 55% HD' QABC-esteso Mar 12:19 C\ Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-ddO6ff850bef.pdf Libreria .1 528 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento R18 B20 B24 NR25/26 B26 F31 N35 N35C = F45 Recanati, 1819 Framrrento [II sogno/Lospavento [Odl, Melisso] XXXV XXXVII Recanati, Ad Angela Mai. quand'ebbe 1 III III III III gennaic.1820 trovato i libri di Cicerone della Repubblica Recanati, fine 1820 ia sera dei ďi di festa II XII XII XIII (forse ottobre) Recanati, llsogno IV XIV XV XV dicembre 1820 o primi del 1821 Recanati, estate- La vito solitaria VI XV XVI XVI autunno 1821 Recanati, ottobre- Neile nozze della sorella IV rv IV IV novembre 1821 Paolina Recanati, ottobre- A un vincitoienel pallone V v v v novembre 1821 Recanati. Bruto minore VI VI VI VI dicembre 1821 Recanati. Aua Primavera, VII VII VII VII gennaio 1822 o delle favo'e antiche Recanati, Ultimo canto di Saffo VIII IX IX IX maggio 1822 Recanati, Inno aiPatriarchi IX VI 1 VIII VI luglio 1822 Recanati, Alla sua Donna x XVI XVIII XVIII settembre 1823 Recanati, Framrrento XXXVIII XL 1523 S2-- [Ogni mondano eventci [Dal greco di Simonide] Recanati, Framrrento XXXIX XU "E23 "S;.: [Umanc cosa] [Dello stesso] Bologna, marzo AI conte Carlo Pepoli x XVII XIX XIX 1826 :': ;a, 15 febbra o 1828 Schevo XXXIV XXXV Pisa, 7-13 aprile 1828 II risorgimento XVIII XX XX Pisa, 19-20 aprile 1828 XIX XXI XXI Recanati. 26 Le ricordanze XX XXII XXII agosto-i; settembre 1829 i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# W ©Č ^ % ^4 55% H3 QABC-esteso Mar 12:19 O iE • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria I Giacomo Leopardi 529 R18 B20 B24 NR25/26 B26 F31 N35 N35C = F45 Recanati, 17-20 settembre 1829 La quiete áopo la tempesta XXI XXIV XXIV Recanati, on!r? 29 setiembre 1829 II sabaio del villaggio XXII XXV XXV Recanati, 22 ottobre 1829-9 aprile 1830 Canto nottumo dl un pastore maňte deWAťta XXI XXIII XXIII Fircize. 1831-1832 II pensiero dominantě XXV XXVI Recanati, 1332 182: ;:; Il passero solitaiio XI XI Fírenze, 1832 Amore e Moite XXVII XXVII Firenze, 1832-giugno 1833 Consalvo XVII XVII F rerze. '832-1833 Asestesso XXVIII XXV I Napoli, 1834 Aspasia XXIX XXIX Napoli, 1834-1835 Sapra un basso rilievo antico sepolciale XXX XXX Napoli, 1834-1835 Sopra il ritratto di una bella donna.. XXXI XXXI Napoli, 1835 Palinodia al marchese Gino Copponi XXXII XXXII Villa Ferrigni, 1836 La ginestra XXXIV Villa Ferrigni, 1836 Il Iramonto della luna — XXXIII Ma proprio per allonlanare da se le accuse di misantropia Leopardi porta ancora piü avanii la sua riflessione. riconoscendo nella «social ca-tena» una resistenza armata contro l'«empia natura»; Tulti fra se confederal! eslima 130 Gli uomini1. e lutti abbraccia Con vera amor, porgendo Valida e pronla ed aspettando aita: Negli alterni perigli e nelle angosce Deila guerra comune. 135 ' piiy^cndK... aita: «of-netulii k-d ii-ptiLitulo im ;llui:i VLiliJo e pronlri» (Bimii). (La ginestra, vv. 130-135) 9? Un colpo d'ala chc i denigratori del suo sistema (e i delusi dci Canti. tra cui lo stesso Collelta che, in una lellera al Capponi del 1831, dichiarava di non sopportare piu «la medesima eterna [...] malinconia: gli stessi argo-menli: ncssuna idea, nessun concetto nuovo, trislezza affettala e qualche seicentismo») avrebbero letto solo postumo, lasciando alle generazioni future la coraggiosa «storia di un'anima» e un modello di umanesimo civile chc avrebbe resistito al mito. da Leopardi ficramenle rigeltato, del «pessi-mismo» della sua poesia. i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# W ©Č ^ t ^4 55% H3 QABC-esteso Mar 12:19 Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria al- 1 Hc sper ii s: gior ledesco - quallro meri vengono in ii Leopardi dalľai Louis Do Sinner i lepilo ;ilUi letters del 2fi apríle 1832 - in cui si dii una letlura rdi-giosa delia prodhizione leopard iana. 530 Le Tre Corone e Is cultura dell'Ottocento Nclla storia della letlcratura italiana Giacomo Leopardí e infatti forse la figúra ehe piú ha scontato la proiezione. sulla propria opera, di una dimensione autobiografica. pur dominante sin dagli esordi della propria carriera di serittorc. Una dimensione ehe ancor oggi non e facile sottrarre a cliches ehe il poeta per primo riľiutô risolutamente, rivendicando ľestra-neitä della propria condizione fisica ed esistenziale al suo «sistema». II 24 maggio 1832. quando lo Zibaldone e giä terminato e ľopera poetica aveva consegnato ai Canti ľiorenlini un inimilabile modello di moderno canzo-niere. Leopardí, serivendo a Louis De Sinner, ribadisce con fermezza ľin-fondatezza dcgli slereotipi ehe si sarcbbero sclcrotizzati sulle sue varie forme di «pessimismo» e la forza, al conlrario. delle riflessioni sul destino umano consegnate al Bruto minore: Ho ricevuto i logli Hesperus1 dei quali vi ringra/.io carissimamente. Voi dite benissimo ch'egli e assurdo ľattribuirc ai mici scritti una tendenza reli-giosa. Quels que soient mes malhcurs, qu on a jugú ä propos d etaler et que peut-étre on a un peu exagérés dans ce Journal, j'ai eu assez de courage pour ne pas clierclier ä en diminuer le poids ni par de frivoles espérances d'unc prétendue félicilé future et inconnue, ni par une láche resignation. Mes sentiments envers la destinée ont été et sont toujours ceux que j'ai ex-primés dans Bruto minore. C'a été par suite de ce ničme courage, qu etant amené par mes recherches h une philosophic dósespéranic. je n'ai pas hésilé a ľemlirasser toute entiére; tandis que de ľautre côté ce na été que par effet de la láchcté des hommes. qui ont besoin d'etre persuades du mérite de ľc-xistence. que ľon a voulu considérer mes opinions philosophiquescomme le résultat de mes soufľrances particuliéres. et que ľon s'obstine ä attribuer ä mes circonstanccs matéricllcs ce qu'on ne doit qua mon entendement. Avant de mourir. je vais protester conlre celte invention de la faiblesse et de la vulgarité. et prier mes lecleurs de s'attacher ä détruire mes observations et mes raisonnements plutót que ďaceuser mes maladies. |Quali ehe siano i miei mali. ehe si é credulo opportuno esibire e ehe forse sono stati un po' esagerati in quel Giornale. ho avulo ahhasianza coraggio per non cercare di diniiauirnc il peso né con frivole speranze duna pretesa felicitä fulura e sconosciuta, né con una vile rassegnazione. I miei sentimenli verso il destino sono stati e sono sempre quelli ehe ho espresso nel Brulo minore. E stato in conseguenza di questo stesso coraggio ehe. essendo condotto dalle mie ricerche ad una filosofia disperante, io non ho esitato ad abbracciarla tulta intera: nientre ďaltro lato é stato solo per effetto della viltä degli uomini. ehe hanno bisogno dessere persuasi del morilo delľosistonza. ehe si c voluto considerare le mie opinioni filosofiche come il risultato delle mie sofferenze personali, e ehe ci si ostini ad attribuire alle mie circostanze materiali do ehe non si deve ehe al mio intellctto. Prima di morire. voglio protestare con-troquesta invenzione della debolezzaedella volgarilä o pregare i miei letto-ri di impegnarsi a distruggore lo mio osservazioni e i miei ragionamenti piut-tostoche aceusare le mie malatlie.] (Epistolario. 24 maggio 1832) In una Napoli sconvolta dalle rivolte e dal colera, scoppiato nel 1836. assistilo da Ranicri e dalla di lui sorella Paolina, Leopardi muore il 4 giugno 1837. a trentanove anni. senza essere riuscito a vedere ľultima .1 I tcfc ^ T P <§> □ É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ L^l ^ <5> 4 55% QABC-esteso Mar 12:19 Cl, © ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria G ia como Leo pa rd í 531 Figura 11 Cancellaturaautografa del testo con cui Leopardi disconosceva la paternita delle Cansiderazioni sopra ia Storia ultima del Botta scritte dal padre Monaldo. stamps dei Cartti, dove aveva cancellalo (a mano, sulla sua copia di lavo-ro di N35) la nota con cui - ultimo alto di ribellione al «tiranno» - disco-nosceva la paternita di uno dei tanti lesti reazionari del padre Monaldo: «Lautere dichiara che le Cansiderazioni sopra la Storia ultima del Botta ristampate in questa cittä. ed altri scritti di quel genere, che corrono per l'llalia, non sono suoi. Simili dichiarazioni in tal proposito egli ha pub-blicato giä altre volte, per mezzo di giornali. in altre parti d'Italia». BIBLIOGRAFIA Edizioni Tra le edizioni di opere leopardiane si ricordino: Opere, a cura di Rolando Damiani (vol. I Poesie. vol. II Prose). Mondadori. Milano. 2010: Tittle If poesie e tutte le prose, a cura di Lucio Fclici cd Emanucle Trcvi. Newton & Compton. Roma, 2005 [1997]. Per i Cartti si vedano le edizioni: Canti, edizione critica a cura di Francesco Moroncini. Cappelli. Bologna. 1927: Canti. edizione critica a cura di Emilio Peruzzi. con la riproduzione degli autograft Rizzoli. Milano. 1981: Canti di Giacomo Leopardi. edizione critica c autograft, a cura di Domenico De Robcrtis. II Polifilo. Milano. 1984; Cam! e poesie disperse, edizione critica diretta da Franco Gavazzeni [con CD rom], presso 1'Accadcmia della Crusca. Firenze. 2009:; inollre le seguenti edizioni commentate: Canti, a cura di Lucio Felici. Newton Compton, Roma. 1996: Canti. a cura di Franco Gavazzeni e Maria Maddalena Lombardi, Garzan-li. Milano. 1998: Canti. introduzione e commento di Andrea Campana. Carocci. Roma. 2014. Per i carteggi ancora di riferimenlo ľedizione deü'Epislolario. a cura di Franco Brioschi e Palrizia Landi. Bollati Boringhieri. Torino. 1998: Lettere. a cura di Rolando Damiani. Mondadori. Milano. 2006. Per le Operette morali si vedano 1c edizioni: Operette morali. edizione critica a cura di Ottavio Be-somi. Fondazionc Arnoldo e Alberto Mondadori. Milano. 1979; Operette morali. selczionc e commento a cura di Giorgio Panizza. Bruno Mondadori, Milano. 1991: Operette morali, a cura di Marco Antonio Bazzocchi. Mondadori. Milano. 1991: Operette morali. a cura di Laura Melosi. Rizzoli. Milano. 200S. Per lo Zibaldone: Zibaldone di pensieri, edizione critica e annotata a cura di Giuseppe Pacella, Gar-zanti, Milano. 1991; Zibaldone, a cura di Rolando Damiani. Mondadori. Milano. 19*37: Zibaldone di pensieri: edizione tcmaiica stabilita sugli lndici lcopardiani. a cura di Fabiana Cacciapuoti. prefazione di Antonio Prele. Donzelli. Roma. 21)113: Zibaldone di pensieri. in CD-ROM. edizione critica a cura di Fiorenza Ceragioli e Monica Ballerini. Zanichelli. Bologna. 2009. 546 i /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š© ^ ^ > > 4 55% mj' QABC-esteso Mar 12:19 Q, O -Ei • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 532 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento Letture critiche Per un inquadramcnlo della figura di Leopardi si vedano: Rolando Damiani. Alíapparir del vero. Vilu di Giacomo Leopardi. Mondadori, Milanu. 1998; Catalogo della Biblioleea Leopardi in Recanati, a eura di Andrea Campana. Olschki, Firenze. 2011; e le monografie: Gino Tellini. Leopardi. Salerno Editrice. Roma. 2001: Marco Antonio Bazzocchi. Leopardi, il Mulino. Bologna. 2008. Sulle Canzoni si possono ricordarc: Césare Galimberti, Lingitaggio del vero in Leopardi. Olschki. Firenze, 1966; Marco Santagata, Quella Celeste naturalezza. Le canzoni e gli idilii di Leopardi, il Mulino. Bologna. 1994; Lucio Feltci. L'Olimpo abbandonato. Leopardi Ira favole anliche e disperali affetti. Marsilio. Venczia. 2005. Sui Versi: Emilio Pekuzzi, Studi leopardiani I. Olschki. Firenze. 1979: Sittdi leopardiani II, Olschki, Firenze, 1987; Lutea Blasucci, Leopardie isegnalidelťinfínito. il Mulino, Bologna, 1985: Leopardi a Bologna, a eura di Marco Antonio Bazzocchi, Olschki. Firenze. 1999: Versi, a eura di Stefano Giovannuzzi, SEF. Firenze, 2002: Giacomo Leopardi, // libro dei «Versi». Poesie original!, a eura di Paola Italia, in «L'Ellisse», 9,2014, fasc. 2. Sui canti fiorentini e napolelani si ricordino almeno Luioi Blasucci, / litoii dei «Conti» e allri studí leopardiani. Morano, Napoli, 1989: [dem, Lo storndre del venlo Ira le piante. Marsilio. Venezia. 2003: Massimo Natale, llcanlo delle idee. Leopardi fra-Pensiero dominante» e «Aspasia». Marsilio. Venezia, 2009. Sulle Opereue si vedano i seguenli studi: Giuliana Benvenuti, Un cervello fuori moda. Saggio sal comico nelle *Opereile morali». Pendragon. Bologna. 2001: Sulle "Operette morali»: seile studi. a eura di Antonio Přete. Manni. Lecce. 2008: Emilio Russo. Ridere del mondo: la lezionc di Leopardi. il Mulino. Bologna. 2017. Sullo Zibaldone vd. Fabiana Cacciapuoti, Dentro Io Zibaldone. II tempo circolare della serittura di Leopardi. Donzelli. Roma. 2010: Franco D'Intino - Luca Maccioni, Guida allo Zibaldone. Carocci. Roma. 2016. Per le posizioni filosofiche vd. Césare Galimberti, Lingitaggio del vero in Leopardi. Olschki. Firenze, 1966; Mario Andrea Rigoni. La sirage delle illusioni. Adelphi. Milano, 1992: Antonio Přete. // pensiero poelanie, Fellrinelli. Milano. 2006; Franco D'Intino, L'immagine della voce. Leopardi, Platone e il libro tnorale, Marsilio, Venezia, 2009. Su lingua e stile, tra prosa e poesia, si vedano almeno: Luigi Blasucci, Lingua c slile delle canzoni. in Lingua e stile di Giacomo Leopardi. Olschki. Firenze. 1994, pp. 141-172: Domenico De Robertis. Leopardi. La poesia. CLUEB, Bologna, 1998; Pier Vincenzo Mengaldo, Sonavan le quiete stanze, il Mulino. Bologna. 2006; Anna Doi.fi. Leopardi e il Novecento. Sul leopardismo dei poeti. Le Lettere. Firenze. 2009; Lessico Leopardiano 2014. a eura di Novella Bellucci. Franco D'Intino. Stefano Gensini. Sapienza Universita Edilrice. Roma. 2014. http://digilab2.let.uniromal.it/ojs/index.php/Philologiea/ar-licle/view/2....; Paola Italia, //metodo di Leopardi. Carocci, Roma. 2016: Lessico Leopardiano 2015. Sapienza Universita Edilrice. Roma. 2016: http://digilab-epub.uniromal.it/index.php/Philologica/arti-cle/view/416/393. Si ricordino inoltrc i sili istituzionalmente dedicali agli sludi leopardiani: Centro Nazionale di Slu-di Leopardiani: htlp://www.lcopardi.it: Laboratorio Leopardi: https://web.uniromal.it/lablcopardi/. I a ^ T ei <§> □ É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (ŠJ & ©£ ^ > > 4 55% mj' QABC-esteso Mar 12:19 Q, O ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-ddO6ff850bef.pdf Libreria ICLASSICI Canti LA STORIA DEL TESTO E LE EDIZ10NI I Canti di Leopardi sono una tra le opere della letteratura italiana piü studiate filologicamente e quella $u cui si é fondata, con la prima edizione critica, a cura di Francesco Moroncini nel 1927, la filológia ďautore, ovvero la rappresentazione e lo studio delle varianti dei testi attribuibili agli autori e non a la tradizione. Questa particolaritä é dovuta alla storia interna al libro dei Canti, passato attraverso varie tappe [cfr. la Tavola 3 dei Canti], dalle canzoni patriottiche pubblicate a Roma nel 1818 (R18) alľopu-scolo bolognese dei 1820 (B20), dalle Canzoni (B24) ai Versi(B26) - usciti entrambi sempre a Bologna - attraverso la pubblicazione degli Idilli sul mílanese «Nuovo Ricoglitore» (NR25/26), fino alľedizione fiorentina per Piatti (F31) e alla stampa napoletana per Starita dei 1835 (N35), ehe, con correzioni e ag-giunte (N35c), diviene il testo base per ľedizione postuma eurata da Ranieri per Le Monnier (F45), in una progressiva acquisizione di novitä testuali, corrispondenti a una nuova fase poetica delľautore, ma senza abbandonare i testi dei passato (le due Canzoni patriottiche, ad esempio, poco varíate ri-spetto alle prime stampe, conservano la posizione incipitaria fino alla Mne). Ma la fortuna filologica dei Canti é dovuta anche al fatto ehe Leopardí ha conservato, perché Ii ha por-tati con sé fino a Napoli, i manoseritti delle belie copie dei suoi testi, riechissimi di varianti e note lin-guistiche, apportate non solo in funzione delle stampe, ma anche in fasi successive, anche quando i corrispondenti testi erano stati giä pubblicatí. Questi manoseritti, conservati per lo piü alla Biblioteca Nazionale Vittorío Emanuele III di Napoli (altrí manoseritti si trovano invece a Recanati e Visso, questi Ultimi ora depositati presso ľArchiginnasio di Bologna), divenuti presto celebri, sono considerati da Leopardi carte «vive», luoghi di formazione della lingua e dello stíle dei testi nel loro continuo avvici-namento a un'idea di poesia ehe muta nel tempo, pur mantenendo inalterate le caratteristiche origi-narie di «pellegrino» e «vago», in continua contaminazione tra loro. Fondamentale, nella composízione dei testi, il dialogo tra le poesie e le note metatestuali, particolar-mente fitte nei manoseritti delle Canzoni, ehe certificano gli usi della lingua «pellegrinas con citazioni dagli autori della letteratira italiana che costituiscono per Leopardi un modello di grazia ed eleganza, anche se non accoltí nel Vocabolatio delia Crusca. Fondativo di una critica delle varianti ehe avrebbe segnato la storia dei Novecento é anche lo studio delle correzioni dei canti pisano-recanatesi, catene sinonimiche di variazioni ;ul terna, spesso con recuperi a ritroso di lezioni scartate, ehe introducono la poetica dei frammento ehe sarä di Mallarmé e Valéry, della rícerca incessante di un valore poetico rag-giunto nel processo stessD della poesia, nel suo farsi, e non solo nel suo risultato finale. E stato quindi inevitabile, per gli studiosi di Leopardi, partire dallo studio dei manoseritti per com-prendere «quella sudatissíma e minutissima perfezione nello scrivere». dichíarata al Giordani nel 1823, «senza la quale non mi euro di comporre». Dopo Moroncini, ehe sceglie di rappresentare ľultima volonte delľautore, afPdata alla cosiddetta stampa «Starita corretta» (N35c), si sono susseguite altre tre edizioni critiche, a cura di Peruzzi (1984, ultima stampa, con la riproduzione cartacea dei manoseritti, in edizione critica), De Robertis (1984, edizione delle sole stampe, con la prima stampa di ogni com-ponimento e la riproduzione cartacea dei manoseritti), Gavazzeni (2006, due edizioni distinte: delľul-tímo manoseritto a noi g unto, per lo studio delle varianti manoseritte, e delľultima stampa corretta, con riproduzione digitale di tutti i manoseritti e di tutte le stampe). Da quesťultima edizione sono tratti í testi ehe seguono. I 548 I /721 ••©Am/ ľP®(30i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š© ^ ^ > > 4 55% mj' QABC-esteso Mar 12:19 Q, O ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 534 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Braňo 1 Alla Primavera o delle favole antiche Scrítta ín solí dodici giorni, datata sulľalitografa «gennaio 1822», con la consueta antifrasi del titolo (che Leopardi avrebbe rivendicato direttamente come uno stilema del e Canzoni), questa prova di bravura «non descrive né prati, né arboscelli, né ŕiori, né erbe, né foglie», ma la Primavera, intesa come stato di natura irrípetibile, proprio dei primordí delľumanitä, terminate il quale svanísce anche ogni pretesa di creare una poesia immaginativa. Dopo che «vote / Son le stanze d'Olimpo», scomparsi gli dei e la loro viva presenza sulla terra, al poeta non resta che pregare la «Vaga natura», novella divinitä nascosta in cielo, mare e terra («in ciel», nell «aprica / Terra» o «nellequoreo seno», vv. 93-94) di stendere il suo sguardo, se non pietoso, partecipe sulle inaridite sventure degli uomini. AI testochedovevachiudere la seconda forma del libro delle Canzoni(vd.Tavola 1), Leopardi aveva affidato il compito piü impegnativo, quello di marcare la differenza con íl classicismo dal quale egli proveniva e al quale sentiva di appartenere, ma cosi diverso dalla sua idea di poesia. E classicismo, in poesia, voleva dire, prima ancora che Giordani, Vincenzc Monti. Sieche il congedodallefavole antiche, diventa anchequello dal campione del classicismo, pun-to di riferimento indiscusso del mondo letterario, a cui Leopardi, pur liquidandolo, avrebbe dedicato le Canzoni. Teste rivoluzionario anche formalmente, non solo per la presenza massiccia del linguaggio pellegrino (v. 5: *Cr?dano il petto inerme»; v. 9: «induca alle commosse belve»; v. 21: «il dissue-lo orecchio»; v. 37: «della sanguigna caccia», ecc), ma anche per l'adozione di uno schema metrico abnorme, con diciannove versi, quasi tutti endecasillabi irrelati, salvo ľinnovazione della chiusura a distico a rima baciata che avrebbe contrassegnato la canzone leopardiana a partire dall'Ode ad Angeld Mai (Blasucci). Metro: aBCDbEFGHGiKIMNoMPP. Perché Í celesli danni Ristori il sole.e perché l'aure inferme Zefiro avvivi, onde fugata e sparta Delle nubi la grave ombra s'avvalla; Credano il petto inerme Gli augelli al vento, e la dhirna luce Novo d'amor desio. nova speranza Ne' penetrati boschi e fra le scioltc Pruine induca alle commosse belve: Forse alle stanche e nel dolor sepolte Umane menti riede 1- 2. Penile... sole: 'nonostante il solo rípari i danni recali dal cieki (d'invcrno)': Perché regge lulte le concessive seguenli. 2- 3. l'aure inferme Zefiro avvivi: «II vento di Primavera rinvigorisca Paria malata. infetta» (Gavazzeni). 4. s'avvalla: "si disperde nelle valli". 5. Credano: "aflidino'. kiiinismo pellegrino (retto da "nonostante"). 6-9. e la diurna... induca: 'e i raggi del sole su-seilino un nuovo dosidci in amoroso e una nuova speranza nei boschi altraversati (dslla luce) c fra le nevi disciolte". 9. commosse: 'riscosse'. 'risvegliate' (Gava/.zeni). 11. riede: 'ritorna'. I 549 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (g© ^ L^l ^ <5> 4 55% QABC-esteso Mar 12:19 C\ © ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria La bclla etä. cui la sciagura c ľatra Face del ver consunse Innanzi tempo? Ottenebrati e spenti Di febo i raggi al misero non sono In sempiterno? ed anco, Primavera odorata. inspiri e tenti Questo gelido cor. questo ch amara Nel fior degli anni suoi vecchiezza impara? Vivi tu, vivi, o šanta Natura? vivi e il dissueto orecchio Della materna voce Íl suono accoglie? Giá di candidc ninfe i rivi albergo. Placido albergo e specchio Furo i liquidi fonti. Arcane danze D'immortal piedc i ruinosi gioghi Scossero e ľardue selve (oggi romito Nido de" venti): e il pastorel ch'alľombre Meridiane incerte ed al fiorito Margo adducea de' fiumi Le sitibonde agnelle. arguto čarme Sonar ďagresti Pani Udi lungo le ripe; e tremar ľonda Vide, c stúpi, che non palese al guardo La faretrata Diva Scendea ne' caldi flutti. e dalľimmonda Polve tergea della sanguigna caccia II niveo lato e le verginee braccia. Vissero i fiori e ľerbc. Vissero i boschi un di. Conscie le molli Aure. le nubi e la titania lampa Fur dclľumana gcntc. allor che ignuda 12-14. cui... tempo'': 'che le svenlure e «la fune-sta luce della verila" (Felici) consumarono prima del co m pi m c nl o delľetä giovanile?', 15. D i febo i raggi: "i raggi del sole'. 17. i\l<'hihi: "prol'iimata'. J i I ivi|iicnte u-<> nei ' ť mi. 20-21. Vivi... Natitnľ.': alia domanda rispondono i vv. 39-40: «Vissero i fiori c ľerbe. ecc.». 21. dissueto: 'disabituato". 22. Deila... accoglie?: 'accoglie [ľoreccliio] il suono delia voce materna della (šanta) Natura?'. La risposta (positiva) e data dai quadri successive in cui arcane divinitä sono individuate negli element! naturali: le Naiadi abitatriei dei fiumi, le Oreadi dei monti, :l suono del flauto di Pan. e il bagno di Diana agli ocehi stupefalti del pastorello. 25-27. Arcane danze... se íecero tremare i mo 29-30. ed al fiorito... de' fiumi: c conduceva (il gregge) alla sponda fiorita dei fiumi. 32. ďagresti Pani: di dei dei boschi (da Pan. dio dei grcggí e dei boschi ((lavazzeni] 1. 34. non palese ai guardo: "nascondendosi agli • eua [J i'. SS-3S.faretrata... braccia: Diana eacciatriee,che scendeva ai fiumi per delergcrsi il candido franco ínivfoItitu) e Iľ braccia \nemali dalla polu-re della caccia sanguinosa (sanguigna). 40-42. Conscie... geme: Taria dolce, le nuvole e il sole (figlio del titano Iperione) eraiio consupe-voli dei mortalľ. 42. trflor ehe: 'quando, al tempo in cui". I 550 I /721 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & ©£ ^ ^ ^4 55% HD. QABC-esteso Mar 12:19 C\ Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-ddO6ff850bef.pdf Libreria 536 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Tc per le piagge e i colli. Ciprigna luce, alla deserta notte Con gli occhi intenti il viator seguendo. Te compagna alla via, te de' mortali Pensosa immaginö. Che se gl'impuri Cittadini consorzi e le fatali Ire fuggendo c Tonte. Gl'ispidi tronchi al petto allri neH'ime Selve remoto aecolse. Viva fiamma agitar l'esangui vene, Spirar le foglie. e palpitar segreta Nel doloroso amplesso Dafne o la mesta Filii, o di Climcne Pi anger crede la sconsolata prole Quel che sommerse in Eridano il sole. Ne deH'umano affanno, Rigide balze, i luttuosi accenti Voi negletti ferir mentre le vostre Paurose latebre Eco solinga, Non vano error de" venti. Ma di ninfa abitö misero spirto, Cui grave amor, cui duro fato escluse Delle tenere membra. Ella per grotte. Per nudi scogli e desolati alberghi, Le non ignote ambasce e Talle e rotte Nostre querele al curvo Etra insegnava. E te d'umani eventi Disse la fama esperto. 44. Ciprigna luce: 'la pura (come Venere. nata dal mare che bagna l'isola di Cipro) luce della Luna": alla: 'nella'. 47. Pensosa immugiw'v. 'immaginö sollecita' (del suo destino). 47-51. Che... aecolse: "Che sc allri. fuggendo gl'impuri consorzi cittadini e le irc c le onle fa-lali, remoto nelle ime [profonde] selve aecolse [abbracciö] al petto gl'ispidi ironchi» (Slraceali). 52-57. Viva fiamma... il sole: «crede che viva fiamma agitasse l'esangui vene [dei tronehi|. le foglie spirassero [respirassero], e nel doloroso amplesso palpilasse segreta Dafne [mutata in lauro per siuggire Apollo] o la mesta Filii [fi-glia del re di Truua Lktirgu. von no trasformata in mandorlo dopo essersi uccisa perche ereduta oihbandonatii da Demofoonto], o che la sconsolata prole di Climene [le Eliadi. mulale in pioppi. stillano lacrime] pianjesse colui che sommerse il sole nell'Eridano [Fe.onte. caduto nel Po fulmi- nato da Giove dopo avere guidato oer un giorno il carro dei Sole]» (Straccali). 57. Quel... sole: termina. con limmagine di Fe-tonte il calalogo dei miti antichi. ripreso puntual-menle dalle Mctiimorfosi di Ovidio. 58-65. Ne deli'umano... membra: «Ne i luttuosi aecenti delfumano affanno ferirono negletti voi, rigide balze [dure rupi], mentre Eeo solinga [solitaria. perche pura voce, consiinla dal dolore per non essere rieambiata da Narciso|, non [come ora] vano error [seherzo] de' venti, ma misero spirto di ninfa. abitö le vostre latebre paurose" (Straccali). 64-65. Cui firave amor... membra: 'ehe l'infelice amtire c un trudele destino fecero tistirt [lat. excludere] dal giovane corpo". 67-69. Le non ignole... insegnava: »ripeleva e fa-ceva tonoscere al curvo cielo le nostre alle [acute] e interrotte querele [lamenti], suoni di ambasce che anch'essa aveva prnvate» (Straccali). 551 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (g© ^ ©£ L^l ^ <5> 4 55% QABC-esteso Mar 12:19 © ;=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Musico augel che tra chiomalo bosco Or vieni il rinascente anno canlando. E lamentar nelľalto Ozio de' campi. alľaer muto e fosco, Anlichi darmi e scellerato scorno. E ďira e di pieta pallido il giorno. Ma non cognalo al nostro II gener tuo; quelle tue varie note Dolor non forma, c te di colpa ignudo. Men caro assai la bruna valle asconde. Ahi ahi. poscia che vote Son le stanzc d'Olimpo. e cieco il tuono Per ľatre nubi e le montagne errando. Gľiniqui petti e gľinnocenti a paro In freddo orror dissolvc; c poi ch'estrano II suol nativo, e di sua prole ignaro Le meste anime educa; Tu le cure infelici e i fati indegni Tu de' morlali ascolta, Vaga nátura, e la favilla antica Rendi allo spirto mio; se tu pur vivi. E se de' nostri affanni Cosa veru na in cici. se nelľaprica Terra s'alberga o nelľequoreo seno, Pietosa no, ma spettatrice almeno. 71. Musico augel: ľusignolo lil mito ora é quellt» ili Hrou no c J-'ilomda. convoniio in usignolo c rondine. nello sfuggire a Tereo. che. dopo avere viol at o la cognata Filomela, lallala rinchiudcie dopo il taglio delia lingua, non 1c poté impedire di far conoscere íl delitto attravcrso una tela rica-mata alia moglic Progne. che si vendicô ucciden-do íl figlio Iti e facendolo mangiarc al marilo). 72. it rinascente anno: la primavera. annunciata dal canto del ľusignolo. 73-74. alto Ozio: •■ profunda quiete» (Siraccali). 74. alľaer muto e fosco: «per ľaria silenziosa e oscura» (Straccali). 75. Aiuichi ilutiiii e scellerato scorno: -le anlichc sventure soffene o ľinfame Vendetta» (Felici). 76. E ďira... i! giorno: 'e la luce del giorno im-pallidita (il sok oscuraio| pot ira e compassione". 77- 78. Ma non... tuo: 'ma la lua specie non ě simile alia nostra', ora possanc imerpreiare I; 78- 79. quelle... forma: maschera il dolore (non c espressione dei dolore), 82. le slame d'Olimpo: le dimore degli dei. 82-85 e cieco il tuono... dissolve: "e il tuono -vagando per i monti e le nerc nubi - agghiaceia dallo spavento sen/a d ím 111/10110 (<■ non piú.come si eredeva una volia, impugnato da Giove conlro ľiniqui petti>> [Stryccalij \ parimenli i colpevoli e gli iniioccnti". 85-87. e poi ch'estrano... educa: dopo che (in simmelria con «poscia chc». v. 81) la lona nati-va (patria), cstranoa alla víta umana e ignara dei suoi figli. fa cioscoro anime svvnturalc (Felici): non polcndo eonlarc quindi nô sulla parttcipa-zionc dogli dei o della madre lona allc sventure degli uomini. 90. Vaga nátura: bella. ma anche 'vagheggiata': favilla antica: delia siiovinezza (primavera) per- 92-94. E se... seno: "ľ se cosa veruna si alberga in cielo, sulla superfieio della terra, o nel seno dei 552 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (g© ^ ©£ L^l ^ <5> 4 55% QABC-esteso Mar 12:19 C\ © ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 538 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Braňo 2 Ultimo canto diSaffo Subito dopoaverechíuso la seconda «forma» del libro delle Canzoni (cf<. qui la Tavola l), una delle letture svolte a documentazione linguistica, il volgarizzamento delle Heroides di Ovidio di Remigío Nannini (Remigio Fíorentino), fornisce a Leopardi un modello di «personaggio antico», Saffo, poetessa greca di cui si immaginano íl suícidio e il monologo che lo avrebbe preceduto. In un paesaggio dalle tinte preromantiche, Saffo, esplicito alter ego poetico di Leopardi, ě portavoce delle sue meditazioni sul destino e íl tempo, e introduce le nuove te-matiche sulla sovrana indifferenza della natura, cui la gíovane si rivolge con traspDrto, ma da cui viene respinta come «dispregiata amante» (v. 25). Come gíä nella Prínavera, ma con una «stravaganza» in piü, lo schema metrico adottato pre-senta tutti endecaiillabi irrelati, chiusi dal consueto distico a rima baciata, ma settenario ed endecasillabo. Metro: ABCDEFGHILMNOPQRsS. Placida nottc. e verecondo ragcio Delia cadente luna; e tu che spunti Fra la tacita selva in su la rupe. Nunzio del giorno; oh dilettose e care Mentre ignole mi fur ľerinni e il fato. Sembianze agli ocehi miei; giä non arride Spcttacol molie ai disperati affetti. Noi ľinsueto allor gaudio ravviva Quando per ľetra liquido si volve E per li campi trepidanti il flutto Polveroso de" Noti, e quando il carro, Grave carro di Giove a noi sul capo. Tonando. il tenebroso aere dividc. Noi per le balze e le profonde valli Natar giova tra' nembi. e noi la vasta Fúga de" greggi sbigottiti. o ďalto Fiume alla dubbia sponda II suono e la vittrice ira delľonda. 1. verecondo raggio: 'puro. virginale'; come lo aveva aiä definilo Monti nella Bassvilliaria. vv. 199-200 (Felici). 2. cadente luna: la luna al Iramonlo. perché sla per sopraggiungerc ľalba; tu: ľapostrofe c a Lu-cifero. la stclla di Venerc che spunia per anniin-ciarc il iiiLiliino ('Nun/io del giorno-]. 4-6. dilettose e care... Sembianze: gradile e amate apparenze (fhiché ignorai le smanic della passionc amorosa \erinni\ c la erudelta dcl de-slino [/«»]•). 7. molie: "dolce". 8. Noi: con il plurále Saffo estende il suo stato danimo a tulti coloro che si Irovano nella sles-sa condizione di "disporali :ilk'tti»: insueto allor gaudio: 'ľinsolila gioia'. 9-11. Quando... Noti: «Quando per il cielo fluido turbina ľonda polverosa dei venti» (Sanlagata). 12. Grave carro di Giove: il tuono. 15. Natar giova tra' nembi: "ci piace ondeggiare nella tempesta'. 16. ít//o: latinismo -pollearino" per"profondo". 17. dubbia: 'malsicura'. 553 I /721 ••©Am/ ľP®(30i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (§© ^ ©£ L^l ^ <5> 4 55% HD. QABC-esteso Mar 12:19 C\ © ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Bcllo il tuo manto, o divo ciclo. c bella Sei tu. rorida terra. Ahi di cotesla Infinita beltä parte nessuna Alla misera Saffo i numi c Pempia Sorte non fenno. A' luoi superbi regni Vile. o natura, e grave ospite addetta. E dispregiata amantc. alle vczzose Tue forme il core e le pupille invano Supplichevole intendo. A me non ride L'aprico margo, e dall'eterca porta II mattutino albor; me non il canto De' colorati augelli, e non de' faggi II murmure saluta: c dove all'ombra Degl'inchinati salici dispiega Candido rivo il puro seno, al mio Lubrico pie le flessuosc linfc Disdegnando sottragge. E přeme in fuga 1'odorate spiagge. Qual fallo mai, qualsi nefaudo eccesso Macchiommi anzi il natale. onde si torvo II ciel mi fosse e di fortuna il vollo? In che peccai bambina, allor che ignara Di misfatto ě la vita. onde poi scemo Di giovanezza, e disfiorato. al fuso Dell'indomita Parca si volvesse 11 ferrigno mio slame? Incaute voci Spande il tuo labbro: i destinati eventi Move arc ano consiglio. Arcano ě tutto. Fuor che il nostro dolor. Neglelta prolc Nascemmo al pianto, e la ragione in grembo De' celesti si posa. Oh cure, oh spěme De' piü verd'anni! Alle sembianze il Padre. 20. rorida lernt: 'hasniala di ruiiiada' perché. spic-ga una nota di Leopardi. "era sul far del giorno». 22-23. i numi... non fenno: «gli Dei e il destino spiclalo in nulla keen) partie i po la miseru Sli I -fo» (Santagata). 24. addetta: 'sottomessa', 27-29 A me... albor. »i luoghi soleggiati e 1'albo-re dischiuso al maliino dalla porta del eielo non sorridono a me» (Santagata). 28. L'aprico margo: 'la riva (dei ruscelli) assolata". 30-31. de'faggi IImurmure: 'lostormire dei faggi". 32-33. dispiega Candido rivo il puro seno: 'di-stende le acque limpide del letto del fiunie'. 34. Lubrico: 'sdriieciulevole', 'lacile a scivolare'. 35. Disdegnando soliragge: "(il candido rivo] ri-lira sdegnoso". 36. přeme... spinale: ■■fuggo urtando le rivc odo-rosc» (Santagata). 37-38. nefaudo... il natale: e la stessa domanda posla dalTIslandese alla Natura: «Che male ho io commesso prima di vivere?» (Straccali). 41- 42. scemo Di giovanezza. e disfiorato: 'privo della giovenlů e di íloridezza'. 42- 44. al fuso... slame?: « perché poi il filo ruggi-Doso della mia vila si avvolgesse intorno al fuso dell'inflessibile Parca?» (Santagata). 44. Incaute: «inutili e lemerarie» (Felici). 50-52. Alle omene sembianze... genü: -[Giove] I 554 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# W ©Č ^ % ^4 55% H~J. QABC-esteso Mar 12:19 C\ Q ■= • 3 • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 540 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Alle amene scmbianzc eterno regno Die nelle genti: e per virili imprese. Per dotta lira o canto, Virtu non luce in disadorno ammanto. Morremo. II velo indegno a terra sparto. Rifuggira I'iginido animo a Ditc. E il crudo fallo emendera del cieco Dispensator de' casi. E tu cui lungo Amore indarno. e lunga fedc. c vano D'implacato desio furor mi strinse. Vivi felice. se felice in terra Visse nato mortal. Me non asperse Del soave licor del doglio avaro Giove. poi che pcrir gl'inganni e il sogno Della mia fanciullezza. Ogni piu licto Giorno di nostra eta primo s'invola. Sottentra il morbo. e la vecchiezza. e Toinbra Delia gelida mortc. Ecco di tante Sperate palme e dilettosi errori. II Tartaro m'avanza: e il prode ingegno Han la tenaria Diva. E l'atra notte. e la silente riva. diede polerc fra le ecnli alle belle apparenze'. 52-53. e per virili imprese... canlo: «e la virlú. le eecezionali doli dimoslrale in magnanime imprese, in sapienza o in poesia» (Felici). 54. (iistitlorno íiiiiiiuimo: 'corpo delorme'. 55. velo indegno: "corpo" (come sempře in Pelrar-eaj 'delonne'. non dosno Jciranimu. 56. Díle: ncl re ano dei moni (dove si rifugerá l'a-nimu priva Jol corpo [iimud;i' i. 57-58. crudo fallo... ciisi: ■■■c correggerá il erudcle errore del destino» (Felici). 58. ne. Faone. Bráno 3 La sera del di di festa 62-64. Me... Giove: «Giove non mi ha piii bagna- la con il dolce liijiiore gelosameme racchiuso nel vaso della felicita» (Santagata). 65-66. Ogni... s'invola: iraduzionc letterale da Virgilio. Georgiche. III. 66-69: ■Optima quae- que dies [...] / prima fugit» (Felicii. 68-70. di lame... m'avanza: «di tanti onori desi- derati e piacevoli inganni non mi resta che il Tar- laro" (Santagala). 71. tenaria Diva: Proserpina, dea degli inferi a eui si accedova da capo Tenaro. 72. silente rivu: c il fiume inleniale dell'Averno. Uno deglí idilli píCi tradotti in Europa, da Sainte-Beuve a Laforgue, composto probabílmen-te nella primavera del 1820, incastona in una celebre notte di luna, e senza vento, seguita alla festa del giorno, vari rnotivi legati tra loro da un io lirico che fonda qui la sua immagine piů celebrata: la solitudine notturna, l'amore passionale non ricambiato, l'evocazione del proprio dolore stolco sullo sfondo di un dolore universale e metafisico. Tre notturni si sus-seguono: il přímo (poeta alla finestra); il secondo (ritorno dell'artigiano dopo i «sollazzi»); l'ultimo (il ricordo dl un notturno vissuto durante l'infanzia). Ma dopo il v. 23, proprio a meta dei 46 endecasillabi sciolti (con infrazione al genere sperimentato nel 1819), l'idillio rinnova i motiví deWlnfinito (vv. 23-39), con un moto espansivo e centrifugo: il canto dell'artigiano 555 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (g© ^ ©£ L^l ^ <5> 4 55% HD' QABC-esteso Mar 12:19 C\ © ;=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 1 che interrompe le considerazioni dei poeta sulla propria personale infelicitä per muovere verso una riflessione sulla fine di tutte le glorie umane: «il fragorio / Che n'andö per la terra e per l'oceano» (vv. 36-37), e di Alla Luno o La ricordanza (vv. 40-46), con un moto riflessivo e centripeto che nella sersazione uditiva sullo schermo della memoria, con un sottinteso effetto balsamico: «Giä similmente ml stringeva il core». II tema äeW'ubisunt, g\ä deWinfinito, diventa quindi catartico: la disperazione iniziale si tramuta nella contemplazione rassere-nante di un destino conune di annullamento. Un testo quindi vario, ma molto compatto, unificato da alcuni moduli espressivi giä sperimentati nelle Canzoni (come il distico asso-nanzato «altro/pianto», vv, 15-16; «passa/lascia», vv, 29-30; «posa/ragiona», vv, 38-39) e da un tasso altissimo di linguaggio «vago» («lontan», «antica», «lunge», «solitario», «antichi», «silen-zio», «tarda», «lontanando», «a poco a poco»). Metro: endecasillabi sciolti. Dolcc c chiara c la nottc e scnza vento, E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti Posa la luna. e di lontan rivela Serena ogni montagna. O donna mia, Giä tace ogni sentiero.e pei balconi Rara traluce la notturna lampa: Tu dorini, che t'accolse agevol sonno Nelle tue chete stanze; e non ti morde Cura ncssuna; e giä non sai ne pensi Quanta piaga m'apristi in mezzo al petto. Tu dormi: io questo ciel. che si benigno Appare in vista. a salutar m'affaccio. E l'antica natura onnipossente, Che mi fece all'affanno. A te la sperrte Nego. mi disse. anche la speme; e d'altro Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto. Questo di fu solenne: or da' trastulli Prcndi riposo; c forse ti rimembra In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti Piacquero a te: non io. non giä. ch'io speri. Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo Quanlo a viver mi resti, e qui per terra Mi getto. e grido. e fremo. Oh giorni orrendi In cosi verde etatc! Ahi. per la via . IHtHlttiiiltli: ■ 1-4, Dolce e chiara... /ióne leticrale dei r quando graziosi in delo rifulgon gli aslri intor-no alla luna: / e ľaere b sen/a venlo. e si diseopre / ogni cima de'' monii e-d ugni selva / ed ogni torre; allor che su nelľallo / lutlo quanto ľimmenso etrasi schiude./e vedesi ogni Stella, e ne gioisce/ il pastor denlro alľatma» (iraduzione di Leopardi nel Discorso di un italiano). 5. Cit) incľ i sentiero: un'altra tradu/.ione let- terale. da Vírgilio: «t: 525). 14. fece all'affanno: "generó al dolore'. 17. solenne: 'íeslivo' ("di solenne" ě forma poel ea frequente in Tasso e Parini). 21. ti ricorro: torno nei tuoi pensieri. 23-24. Mi netto... etatet: come in una lettera ; Giordani dei 24 aprile 1820: «Io mi getto e n rawolgo per terra, domandanda quanto mi rest s ager» (Aeit. IV. 556 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (§© ^ ©£ L^l ^ <5> 4 55% HD. QABC-esteso Mar 12:19 C! © ;=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 542 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Odo non lunge il solitario canto DelPartigian, che riede a tarda notte. Dopo i sollazzi, al suo pověro ostello; E ficramente mi si stringe il core, A pensar come tulto al mondo passa. E quasi orma non lascia. Ecco ě fuggito II di festivo. ed al festivo il giorno Volgar succede, e se ne porta il tempo Ogni umano accidente. Or dov'e il suono Di que' popoli antichi? or dov'e il grido De' nostri avi famosi, e il grande impero Di quella Roma, e l'armi. e il fragorio Che n'andö per la terra e l'occano? Tulto ě pace e silenzio. e tutto posa ll mondo. e piü di lor non si ragiona. Nella mia prima etä. quando s'aspetta Bramosamente il di festivo. or poscia Ch'egli era spento, io doloroso. in veglia. Premea le piume; ed alla tarda notte Un canto che s'udia per li sentieri Lontanando morire a poco a poco. Giá similmente mi stringeva il core. 2S. ficrainciuc: dolomsamente'. 29-30. come tutto... lascia: come neü'Infirülo, la sensazionc uditiva la scoccaro le riflcssioni «Infinitive»: «E mi sovvien leterno. / E le morle stagioni». 33-37. Or dov'e... oceano: il tcma dcWubi sunt. Icgalo a un notturnc, e di tradizionc europea. dallc Notti dello Youag alla Witte di Ossian tra-doüa dal Ccsarotli. 38-39. posa II mundo, il mondo si riposa". 40. Nella mia prima etä: il lerzo notlurno e la «ricordanza» di im mudesimo paesaggio lunare. Brano4 A Silvia 42. doloroso: 'addolorato. dolorante'. 43. le piume: metonimicamcnte (come spcsso nella poesia classica) per 'il letto": alia tarda twite: una coslruzjone «vaga», ma anche rara e pre-ziosa. «pellegrina». molto frequciitc nei Conti, poi stilema chiavc della poesia ermetiea. 45 Lontanando: un altro stilema cel lingitaggio «vago»: il gerund io duralivo: murin- a poco a poco: un'immagine «piacevole p. il vago dell'idea», come ricorda un tardo appunto dello Zibaldone del 21 settembre 1827. Lo spunto autobiografico prende forma, In questo canto, nella costruzione di un alter ego della gioventü interrotta davanti «all'apparir del vero», e cioě della morte della speranza/Sil-via - forse Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa - che, probabilmente, era solito vedere tessere dalla finestra dl Recanati prima che morissedi tisi (nel 1818, l'anno prima della Vito abbozzata di Lorenzo Samo, nome poi corretto, significativamente, in «Silvio»), Mentre perö la prina parte del těsto ě rivolta alla memoria e quindi alia possibility grazie alla rievoeazione del psssato, della speranza (icotanta speme»), attraverso le immagini di giovlnez-za suscitate dal ricordo e la possibility di un futuro che si apríva a entrambi, la seconda parte -separata dalla cesura della quarta strofa e daH'interrogazione/accusa mossa alla Nafjra, fautríce dell'inganno - dichiara 11 impossibility, anche in forma di ricordo, della speranza stessa. Metro: la canzone ě formata da sei lasse diseguali, da cui I'etichetta di canzone libera. 557 I /721 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (§© ^ ©£ L^l ^ ^ 4 55% HD. QABC-esteso Mar 12:19 C\ © ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Conti 543 Silvia, rimembri ancora Quel lempo della lua vila mortale. Quando beltä splendea Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi. E tu, lieta e pensosa. il limitare 5 Di gioventü salivi? Sonavan le quiete Stanze, e le vie dintorno. Al tuo perpetuo canto. Allor cheallopre femminili intenta 10 Sedevi. assai contenta Di quel vago avvcnir che in mente avevi. Era il maggio odoroso: e lu solevi Cosi menare il giorno. Io gli studi leggiadri 15 Talor lasciando e le sudate carte. Ove il tempo mio primo E di me si spendea la miglior parte, D'in su i veroni del paterno ostello Porgea gli orecchi al suon della tua voce. 20 Ed alia man veloce Che percorrea la faticosa tela. Mirava il ciel sereno. Le vie dorate e gli orti. E quinci il mar da lungi. e quindi il monte 25 Lingua mortal non dice Quel ch'io sentiva in seno. Che pensieri soavi, Che speranze, che cori. o Silvia mia! Quale allor ci apparia 30 La vita umana e il falo! Quando sovviemmi di cotanta sperrte. Un affetto mi preme Acerbo e sconsolato. E tornami a doler di mia sventura. 35 O natura, o natura. Perche non rendi poi Quel che prometti allor? perche di tanto Inganni i figli tuoi? 5-6. limiture Di ginwiitii mlivi: -confine della 15-16. studi leggiadri... le sudate carte: in chia- giewinezza». uno stilema cliissico. costruilo in smo Leopardi presents la »dolcezza degli studi melafora era/ic al vor ho - salivi». unagrainma di c la 1'aLica che cssi cum pul lano», cosi come nella Silvia (Agusti). sirufa successiva. parallelamente dedieata a Sil- 7. Sonavan: "risuonavano'. via, a «rapiditä con eui Silvia lavora e la pesan- 14. tiifiitirc it •jiurim: "lrn>,cor:vi'e la niornala'. le// r della stoffa» (Peruzzi). I 558 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (ŠJ & ©£ ^ ^ ^4 55% H3 QABC-esteso Mar 12:19 C\ Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-ddO6ff850bef.pdf Libreria 544 Le TreCorone e la cultura dell'Ortocento Tu pria ehe l erbe inaridisse il verno. Da chiuso morbo combaltuta e vinta, Perivi. o tenerella. E non vedevi II fior degli anni luoi: Non ti moleeva il core La dolce lode or delle negre chiome, Or degli sguardi innamorati e schivi; Né teco le compagne ai di festivi Ragionavan ďamore. Anche peria fra poco La speranza mia dolce: agli anni miei Anche negaro i fati La giovanezza. Ahi come. Come passata sei. Cara compagna dclľetä mia nova. Mia lacrimata speme! Questo é quel mondo? questi I diletti. ľamor, ľopre, gli eventi Onde cotanto ragionammo Lnsieme? Questa la sorte delľumane genti? Alľapparir dei vero Tu. misera, cadesti: e con la mano La fredda morte ed una tomba ignuda Mostravi di lontano. 40. Tu... verno: in senso generale, 'in poco tem- 58. ragionammo: •■ po", come moslra la variante: "dopo il trapassar, le Rime di Dante, ľaggirar. di poche lune™. ra del testo. 41. eliiuso morbo: -malattia nascosta» (Ga-va/iíeni). Brano 5 La quiete dopo la tempesta Nella Quiete, in tre strofe di diseguale lunghezza (la prima descrittiva, quindi di commen-to, inline gnomica, di tono sentenzioso), Leopardi approfondisce la mutua dipendenza tra i prineipi dei bene e quelli dei male, giä oggetto di una riflessione dello Zibaldone dei 7 ago-sto 1822:«i mali vengono ad essere necessarii alla stessa felicitä, e pigliano vera e reale essen-za di beni nell'ordine generale della natura [...] E cid non solo perch'essi mali danno risalto ai beni, e perche piü si gusta la sanitä dopo la malattia, e la calma dopo la tempesta: ma perche, senza essi mali, i beni non sarebbero neppur beni a poco andare venendo a noia e non essendo gustati ne sentit! come beni e piaceri, e non potendo la sensazione de piacere, in quanto realmente piacevole, durar lungo tempo ec.» (7 agosto 1822). Metro: tre strofe di diversa lunghezza; l'ultimo verso di ciascuna strofa rima con uno dei versi precedenti. I 559 /721 ••©Auw' !P®(30i ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (S^ & ^ $ ^ 50% MJf QABC-esteso Mar 12:19 Q, © • O • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria PI ;= ^^^^ ► Conti 545 Passata c la tempesta: Odo augelli far festa. e la gallina, Tornata in su la via, Che ripete il suo verso. Ecco il sereno Rompe lä da ponenle, alla monlagna; 5 Sgombrasi la campagna. E chiaro nclla vallc il fiumc appare. Ogni cor si rallegra. in ogni lato Risorge il romorio Torna il lavoro usato. 10 L'artigiano a mirar l'umido cielo. Con l'opra in man, cantando. Fassi in su l'uscio; a prova Vien fuor la femminelta a cor dell'acqua Deila novella piova; 15 E l'crbaiuol rinnova Di sentiero in sentiero II grido giornaliero. Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride Per Ii poggi e le ville. Apre i balconi. 20 Apre terrazzi c logge la famiglia: E, dalla via corrente, odi loniano Tintinnio di sonagli: il carro stride Del passegger che il suo cammin ripiglia. Si rallegra ogni core. 25 Si dolce. si gradita Quand'e. com'or. la vita? Quando con tanto amore L'uomo a' suoi studi intende? O torna alPopre? o cosa nova imprende? 30 Quando de' mali suoi men si ricorda? Piacer figlio d'affanno: Gioia vana, cli'e frulto Del passato timore. onde si scosse E paventö la mortc 35 Chi la vita abborria; Onde in lungo tormento. Fredde, tacitc, smorte. Sudär le genti e palpitär. vedendo 1. Passata e la iempcsni: HpiTkilo iiiihiliui sin- 14. a cor dell'acqua: 'a cogliere l'acqua piovana latticamenle la dimensione borghigjana, rurale dal temp irale recente'. (anche sc georgica). come anchc al v, 6; . QABC-esteso Mar 12:19 C\ © ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 546 LeTreCoronee la cultura dell'Ottocento Mossi alle nostre offcsc Folgori. nembi e vento. O natura cortese. Son questi i doni tuoi, Questi i diletti sono Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena Ě diletto fra noi. Pene tu spargi a larga mano; il duolo Spontaneo sorge: e di piacer. quel tanto Che per mostro e miracolo talvolta Nasce ďaffanno. ě gran guadagno. Umana Prole cara agli eterni! assai felice Se respirar ti lice D'alcun dolor: beata Se te ďogni dolor morte risana. wslreoffese: 'ag e miracolo: 'per Brano 6 // tramonto della luna 52-53. 5c respirar ti lice D'alcun dolor: ' avere requíe da qualche dolore'. Aggjunto a mano (ma gli Ultimi sei versi sono di mano di Raníeri) su una copia della stampa Starita, e pubblicato solo nell'edizione postuma del 1845, ě il testo postremodel libro dei Conti, chechiudecon il piü desolato degli idilli.dí cui riprende,cambiandoli pero di segno, tutti i temi chiave. Nel Tramontosi ritrova il paesaggio come sísmografodel passaggio del tempo naturale e, metaforicamente, di quello deH'uomo; e ancora la riflessione sulla perdita delle speranze una volta passata la giovinezza (come in A Silvia), che nel confronto si dilegua cosi come tramon-ta la luna; la rappre;entazíone della vita umana nel cammino del «confuso viatore» (come nel Canto nottumo); I'estraneita dell'uomo alla terra e al mondo (come aveva scritto nei Pensieri, LXI: «uscendo dalla giovinezza I'uomo resta privato della proprieta di comunicare e, per cosi dire, d'inspirare colla presenza se agli altri»); la sarcastica constatazione della condizione in cui I'uomo si trova nella vecchiaia, in cui rimane il desiderio e scompare la speranza (sempre dai Pen-sieri, VI: «La vecchiaa ě male sommo: perché priva I'uomo di tutti i piaceri, lasciandogliene gli appetiti; e porta seco tutti i dolori»). In una notte della natura e dello spirito, la scomparsa della luna sottrae alla vista (e aH'immaginazione) gli «inganni estremi», tenacemente difesi e «finti» dalla poesia e sprofonda il mondo nell'oscuritä, ma anche nella certezza del risorgere del giorno. Come giä avevano cantato gli antichi (a partire da Catullo, V, 4-6: «Soles occidere et redire possunt; nobis cum semel occidit brevis lux, nox est perpetua una dormienda»), cui Leopardi ritorna, con un attc di fedeltä alia grazia originaria della loro poesia, dopo che la giovinezza ě venuta meno, tutta la vita «non si colora / D'altra luce giammai», e I'ombra della notte si stende sulle etä successive, fino alia morte. Metro: quattro lasse diseguali di settenari ed endecasillabi, variamente rimate e assonanzate. I 561 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:19 C\ Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 1 Quale in noltc solinga, Sovra Campagne inargentate ed acque, La've zefiro aleggia. E mille vaghi aspetti E ingannevoli obbietli Fingon l'ombre lontane Infra I'onde tranquille E rami e siepi e collinette e ville; Giunta al confin del cielo, Dictro Apcnnino od Alpe. o del Tirreno Nelľinfinito seno Scende la luna; e si scolora il mondo; Spariscon ľombre. ed una Oscuritä la valle e il monte imbruna; Orba la notte resta. E cantando, con mesta melódia, L'estrenio albor della fuggente luce. Che dianzi gli fu duce, Saluta il carrettier dalla sua via; Tal si dilegua, e tale Lascia ľetä mortale La giovinezza. In fuga Van l'ombre e le sembianze Dei dilettosi inganni; e vengon meno Le lontane speranze. Ove s'appoggia la mortal natura. Abbandonata, oscura Resta la vita. In lei porgendo il guardo. Cerca il confuso viatore invano Del cammin lungo che avanzar si sente Meta o ragione; e vede Che a se ľumana sede. Esso a lei veramenle ě fatlo estrano. 3. Lá 've zefiro alergia: ;i occidcnlc dove soffia il venlo di ponenle". 9. confin del cielo; ě il «Celeste confine*, prima variante delľultimo orizzonte ddi'Inflnlto. 11. Nelľinfinito seno. 'nelľampio golfo' (del mar Tirreno). 15. Orba: "priva di luce". 17. eslretno albor: «ultimo chiarore» (Gavazzeni): 'íŕ.i.'ííí'fiíť luce: il ehiarotv Je Uli Uice della luna. 18. Che dianzi gli fu duce: 'che prima lo conducc-va (il chiarore della luce fuggente)'. 19. carrettier: ě il soggeito di »saluta» e. come gli altri abitanti del boru o nei tailli liorenlini. canta al ritomo dal lavoro. ma. diversamente da loro. con una «mesta melódia*. 20. Tal: il secondo termine di paragone della similitudine. che occupa tulta la prima strofa (-Quäle... dalla suavita»). 21. etä mortale: lavita. 22. giovinezz.a: paragone di tradizione tra il ci-clo dei tempo naturale, marcato dal sorgere e tramontarc degli astri e della luna. e quel.o dei tempo biologico per cui il tramonto della luna comporla il dileguarsi della giovinezza c l'in-gresso delľuomo nelľetä adulta. 24-25. dilettosi inganni... lontane speranze: "inganni» e «speranze» sono i due poli dell'espc- 32-33. Che a se ľumana sede... estrano: che la 562 I /721 ••©Auw' TP®(30« É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:20 Q, © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 548 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Troppo felice c lieta Nostra niisera sorte Parve lassü. se il giovanile stato. Dove ogni ben di mille pene č frutto. Durasse lutto della vita il corso. Troppo mite decreto Quel che sentcnzia ogni animale a morte. S'anco mezza la via Lor non si desse in pria Della terribil morte assai pití dura. D'inlelletti immortali Degno trovato. estremo Di tutti i mali, ritrovär gli etcrni La vecchiezza, ove fosse lncolume Íl desio. la speme estinta, Secchc le fonti del piacer, le pene Maggiori sempře, e non piü dato il bene. Voi. collinctie e piagge, Caduto lo splendor che alľoccidenle Inargentava della notte il velo. Orfane ancor gran tempo Non resterete; che dalľaltra parte Tosto vedretc il cielo Imbiancar novamente. e sorger ľalba: Alia qual poscia seguitando il sole. E folgorando intorno Con sue fiamme possenti, Di lucidi torrenti Inondcrä con voi gli etcrei campi. Ma la vila mortal, poi che la bella 34-36. Troppo felice... lassie, per antifrasi: con il lono sarcaslico giá presents nci canti fiorenlini (come nclla Quiete, vv. 42-43: «O natura cortese. / Son qucslí i doni tuui. Ouesli i dilclti sono / Che In porgi ai morlali') o dilTusamente nelle Operelte. 37. Dove... é frutto: secondo la filosofia espressa sempře nella Quiete. dove ogni piacere «Nasce d'affanno». 41-43. S'anco... dura: «se inoltre (anco). prima del morire (in pria), mezza la via della vila. non .i piti dur;i della lerribil inorie» si desse loro (Straecali). 45. Degnc 'detina apposizione di veechiezza: e desil deľ. 48-50. lncolume i! ilesio... dalo il bene: le cinque caralterisliche delľullima elä delľuomo: con-linuazione del desiderio, morte della speranza, inaridimenio dei sensi, eccesso di dolore, man-canza di bene. 51. collinetle epitigge: e il pae^aggio prcscntalo alľinizio. richiamato da punluali segnali stilisli-ci: le «Campagne inargematc« (v. 2) e .-rami c sie-pi e collinetle e ville» (v. 8). 52. splendor, 'la kiee della kina': iilľoccidente: 'al di n 58. Alla qual poscia: dopo la quale (alba): seguitando: 'venendo dietro'. 5*). folgoranátr. dardeggiaiido'. im allro dei ge-rundi durativi cosi frequenli negli idilli. 62. gli eterei campi: il cielo (come nella Vita so-litaria, v. 102). 63. poi che: "dopo ehe', 'da quando'. 54-55. Orfan della luce (come la vita. svanila la giovi 55. che: 'peľehé': dulľallra punc: 'a oi ú 57. Imbiancar novamente: 'rischiarar I 563 I /721 ••©Am/ ľP®(30i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto cf# W ©Č ^Ä? t ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:20 Q, © ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 550 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Operette moraii LA STORIA DELTESTO E LE EDIZICNI Scritte d'un fiato nel 1824, e riviste l'anno successivo, devono attendere - per inevitabili problemi di censura - il giugno 1827 per la prima pubblicazione integrale (ne vengono anticipate tre in rivista, sul- I «Antologia» e sul «Nuovo Ricoglitore»), presso lo stesso editore milanese Stella che aveva ingaggiato Leopardi per il commento a 3etrarca, nel medesimo anno, mese (e nella stessa cittä di Milano) della prima edizione dei Promessi sposi. Perduto il premio dellÄccademia della Crusca (che viene assegna-to alla poi ignorata Storia d'ltclia del Botta), sono ristampate nel 1834 a Firenze, con il titolo di Prose da Piatti, a pendante tre anni dopo i Conti, con l'aggiunta del Dialogo diunvenditored'almanacchiediun passeggere e del Dialogo di Tristano e di un amico. Nella stampa Starita del 1835 ?sce solo il primo dei due tomi previsti per le Operette (cui avrebbero do-vutoesserededicati il secondoe il terzo dei sei volumi di Opere),con le prime tredici (tranneil Sallustio, escluso per volontä di Leopardi), mentre il secondo, bloccato dalla censura, vede la luce solo con l'e-dizione Le Monnier del 1845 (curata da Ranieri), aumentato del FrammentoapocrifodiStratonediLam-psaco e dei dialoghi il Copernico e Plotino e Porürio, che portano la serie a 24 Operette. Nel 1850, tredici anni dopo lamorte di Leopardi, vengono messe all'lndice dei libri proibiti -ecosi an-che nella biblioteca di Casa Leopardi, scaffale XXI - donec expurgantur, fino a quando non si fossero purgate dalla mancanza delle »veritä religiöse» e dall'addebitare tutta la sventura del creato alla Natura, «sempre perö fraintesa e scambiata coll'increato suo autore». II testo e qui riprodotto secordo l'edizione critica pubblicata nel 1979 a cura di Ottavio Besomi, che ri-produce, con alcune varianti non sostanziali ma con un importante dossier delle varianti manoscritte, l'edizione di Francesco Moroncini (Cappeln, Bologna, 1929). ßrano 1 Dialogo della Natura e di un'Anima Una delle prime e delle piü filosofiche delle Operette, applica, in un dialogo di tipo socratico-platonico (Melosi), la teoria del piacere a un trattato di infelicitä del poeta, condannato ad essere tanto piü ínsoddisfatto, quanto maggiore é (alfierianamente) il suo sentire. II poeta ri-nuncia ad essere - come Giacomo aveva seritto a Monaldo nel 1819 - «piuttosto infelice che piecole», e con la nuova disincantata disposizione raziocinante del 1824 (il dialogo é seritto tra il 9 e il 14 aprilej, accetta l'investitura di scrivere la «storia di un'anima «grande e infelice». Come si rieava da un'annotazione sul manoscritto, poi cancellata, il Dialogo si svolge all'ini-zio della vita di un essere umano, quando l'anima é all'inizio del suo percorso, e la Natura l'ha appena fatta uscire dal suo stampo: «eeco che io spezzo la stampa che io non ho adoperato a formare altra che te». II contrasto diventa allora drammatico, tra un'Anima unica e insosti-tuibile e il destino comune, che vuole tutte le anime infelici, e quelle dei poeti soprattutto, particolarmente infelici perché specialmente grandi. Come in altre Operette di tipo speculativo prevalgono ľargomentazione razionale, i tono lette-rario sostenuto, le dittologie, che servono a distinguere, come nel dialogo filosofico, i poli del ragionamento, in cui ciascuna delle due parti rimane sulle proprie posizioni, non riuscendo a convincere l'altra, ma replicando le sue affermazioni solo mutate di segno (Panizza). 565 I /721 ••©Auw' TP®(30« É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^ t ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:20 Q, © ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Operette motali 551 Natura Va. figliuola mia prcdilctta. che talc sarai tenutá e chiamata per ľungo ordine di secoli. Vivi, e sii grande e infelice1. Anima Che male ho io commesso prima di vivere. che tu mi condanni a cote-sta pena:? Natura Che pena. figliuola mia? Anima Non mi preserivi lu di essere infelice? Natura Ma in quanto che io voglio che tu sii grande. c non si puo questo senza quello. Oltre che' tu sei destinata a vivificare un corpo umano; e tutti gli uomini per necessitä nascono e vivono infelici. Anima Ma in contrario saria di ragione4 che tu provvedcssi in modo, che egli-no fossero felici per necessitä; o non polendo far questo. ti si converrebbe astenere da porli al mondo. Natura Ne ľuna nc ľaltra cosa č in potestä mia, che sono sottoposta al fato; il quale ordina altrimenti. qualunque se ne sia la cagione; che ne tu né io non la pos-siamo Íntendere\ Ora. come tu sei stata ereata e disposta a informare" una persona umana. giä qualsivoglia forza. nč mia ne ďaltri, non e polente a scamparti dalľinľelicitä comune degli uomini. Ma oltre di questa, te ne bisognerä sostenere una propria. e maggiore assai. per ľeccellenza della quale io ťho fornita. Anima Io non ho ancora appreso nulla; cominciando a viverc in questo punto7: e da ciô dee provenire ch'io non ťintendo. Ma dimmi. eccellenza e infelicitä stra-ordinaria sono sostanzialmente una cosa stessa? o quando sieno due cose, non le potresti tu scompagnare ľuna dalľaltra? Natura Nelle anime degli uomini. e proporzionatamente in quelle di tutti i ge-neri di animali. si puö dire che ľuna c ľaltra cosa sieno quasi il medesimo: perche ľeccellenza delle anime importa maggiore intensiones della loro vita; la qual cosa importa maggior senlimento delľinfelicitä propria: che é come se io dicessi maggiore infelicitä. Similmente la maggior vita degli animi inchiudc maggiore effica-cia di amor proprio", dovunque esso s'inclini1". e sotlo qualunque volto si manife-sti: ki qual maggioran/a di amor proprio imporla maggior desideriti di bealiludi-ne, e perô,? maggiore scontento e affanno di esserne privi, c maggior dolore delle avversitä che sopravvengono'\ Tutto questo é contenuto nelľordine primigenio e perpetuo delle cose ereate. il quale io non posso alterare. Oltre di cio. la finezza dcl tuo proprio intclletto. e la vivacitä dclľimmaginazione, ti eseluderanno da una grandissima parte della signoria di te stessa. Gli animali bruti usano agevolmente 1. Secondo il ..detto di D'Alemherl», come Leopardi aveva scrilto nello Zihaktone. il 12 leb bra ú i 1821: «sii grandee infelice [...] dice la natura agli uomini grandi, agli uomini sensibili. passionati» (Melon). 2. E la stessa domanda pošta da Saffo. vv. 37-39: «Oual fallo mai. qual si netardo cecesso / mac-chiommi anzi il natale?», 3. Oltre che: 'e per di piü". 4. saria di ragione: 'sarcbbe piú ragioncvole". 5. Assegnando la responsabilitä a una entita superiore alla Natura, Leopardi. piuttosto che dichiarare la lede (filosnfica) nel Fato. intende eliseolpare la Natura delľmlelieiia del ľuomo. 6. informare: 'dare forma", lessico filosofico (di tradi/ione aristoteliea). a nulla del de- :o. da inlen- 7. Si tralta di un'anima appena stampo. e che quindi non sa ancoi siinoche latlende. 8. intensions, 'intensita'. come si legge nell auto- 9. amor proprio: un sintagma tecnic dere in sensn cdonistico-sensjslico come -:imore del vivente per se stesso» (Melosi), 19.s'inclini: 'sia orientato", 11. maggioranzti. 'maggiore quantita', un termi-ne pellegrino. ricavato dalla Istorie fiorentine di Dino Compagni. 12. perö: 'perciö'. 13. Si tratta di una deelina/ione particolaredella leoria del piacerc. applicata alle animc partico- grandi c sensitiili. 566 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^ t ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:20 Q. © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-ddO6ff850bef.pdf Libreria 552 Le TreCorone e la cultura dell'Ortocento ai fini che cglino si propongono, ogni loro facoltä c forza. Ma gli uomini rarissime volte fanno ogni loro potere: impediti ordinariamenle dalla ragione e dalľimma-ginativa; le quali ereano mille dubbielä nel deliberare. e mille ritegni nelľesegui-re. I meno atti o meno usati a ponderare e considerare seco medesimilJ. sono i piü pronli al risolversi, e nelľoperare i piü efficaci. Ma le tue pari", implicale"1 conti-nuamente in loro Stesse, e come soverchiate dalla grandezza delle proprie facoltä. c quindi impotenti di se'7 medesime, soggiacciono il piü dei tempo alľirresoluzio-ne. čosi deliberando come operando: la quale e ľuno dei maggiori travagli ehe af-fliggano la vita umana. Aggiungi ehe mentre per ľeccellenza delle tue disposizio-ni trapasserai1" facilmentc e in poco tempo, quasi tutte le altre della tuaspecie nel-le conoscenze piü gravi19, e nelle disciplíne anco difficilissime. nondimeno ti riu-scirä sempre o impossibile o sommamente malagevole di apprendere o di porre in pratica moltissime cose menomc in se. ma necessarissime al conversarc cogli altri uomini20; le quali vedrai nello stesso tempo esercitare perfettamente ed apprendere2' senza fatica da mille ingegni. non solo inferiori a te, ma spregevoli in ogni modo. Queste ed altre infinite difficoltä e miserie oceupano e circondano gli animi grandi. Ma eile sono ricompensale abbondanteniente dalla fáma. dalle lodi e dagli onori ehe frutta a questi egregi spiriti la loro grandezza, e dalla durabilitä della ri-cordanza ehe essi lasciano di se ai loro posteri. A nim;) Ma coteste lodi e cotesti onori'2 che tu dici. gli avrô io dal cielo, o da te, o da chi altro? Natura Dagli uomini: perché altri che essi non li puči dare. Anintii Ora vedi. io mi pensava ehe non sapendo fare quello ehe é necessarissi-mo. come tu dici. al commerciü^ cogli altri uomini. c ehe riesce anche facile insi-no ai piü poveri ingegni: io fossi per essere vilipesa e fuggita, non ehe lodata, dai medesimi uomini: o certo fossi per vivere sconosciuta a quasi tutti loro. come inet-ta al consorzio umano. Natura A nie non é dato prevedere il fuluro, ne quindi anche prenunziarti in-fallibilmente quello ehe gli uomini sieno per fare e pensare verso di te mentre Sarai sulla terra. Ben e vero ehe dalľesperienza dei passato io ritraggo per lo piü ve-risimile, ehe essi li debbano perseguitare colľinvidia; la quale e un'altra calamitä solita di farsi incontro alle anime eccelse; ovvero ti sieno per oppritnere col di-spregio e la noneuranza^. Oltrc ehe la stessa fortuna. e il caso medesimo. sogliono essere inimici delle tue simili. Ma subito dopo la morte, come avvenne ad uno chiamato Camoens:\ o al piü di quivi ad aleuni anni, come accadde a un altro rette fiorentine dei 1834) il terna della glória, centrale nella ritlessionc leopardia na. sin dalle canzoni patriottiche. 23. commercio: termine teenico per indieare la ..civile conversazione» (Panizza). 24. Alľanima grande puô aeeadere, se non di essere »vilipesa», di essere »invidiala». oppurc ancora di non essere eonsiderata dol tutlo, come dimostrano gli esempi riportati di seguito: Ca-moese Milton. 25. Camoes: Luiz Vas de Camoes (1524-1580), ľautore dei poéma epico porloghese dei Lustadt, che, per contrasii con la corte. fu costretlo per parecehi anni in esilio, e mori poveramente. o medesimi: 'riflet-tere e valutare tra sé' icon dittologia sinominica). 15. le tue pari: le anime (grandi) come le. 16. implicate: "racehiuse'. "avvolte' (Bazzocchi). 17. impotenti di se: non padrone di sé". un latini-sniü diretto: poiens sni (Futiini). 18. trapasserai: "oltrepasserai'. 19. gravi: alla latina: 'profonde'. 211. : dol c sare. lanto bene conosciuta da Leopardi e čosi male esercitata. 21. esercitare perfettamenie ed apprendere: "essere esercitate e apprcso alla perfezione'. 22. cotesle lodi e cotesti onori: si introduce (con due toscanismi accusati, inlrodotti nelle Ope- 567 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:20 C\ © != • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Operette morali 553 chiamato Milton-\ tu sarai cclcbrata c levata al ciclo, non dirö da tutti. ma. se non altro. dal piccolo numero degli uomini di buon giudizio. E forse le ceneri delia persona nella quale tu sarai dimorata27. riposeranno in sepoltura magnifica; e le sue fattezze. imitate in diverse guise. andranno per le mani degli uomini; e saran-no descritti da molii. e da allri mandali a memoria con grande studio, gli accidenli delia sua vita; e in ultimo tutto il mondo civile sarä pieno del nome suo. Eccetto se dalla malignita delia fortuna, o dalla soprabbondanza medesima dellc tue facoltä. non sarai stata perpetuamente impedita di mostrare agli uomini alcun proporzio-nato segno del tuo valore: di ehe non sono mancati per veritä molti esempi. noti a me sola cd al fato. Aninia Madre mia2S. non ostaňte ľessere ancora priva delle altre cognizioni. 10 sento tultavia che il maggiore, anzi il solo desiderio che tu mi hai dato, é qucllo delia felicitä. E posto che io sia capace di quel delia gloria, certo non al-trimenti posso appetire questo non so se io mi dica bene o male, se non sola-mente come felicitä. o come utile ad acquistarla. Ora. secondo le tue parole, ľccccllenza delia quale tu m'hai dotata. ben poträ essere o di bisogno o di pro-fitto al conseguimento delia gloria; ma non pero mena alla beatitudine. anzi ti-ra violentemente alľinfelicitä. Ne pure alla stessa gloria ě credibile che mi con-duca innanzi alla morte: sopraggiunia la quale, che utile o che diletto mi poträ pervenire dai maggiori beni del mondo2"? E per ultimo, puö facilmente accade-re. come tu dici. che questa si ritrosa gloria, prezzo di tanta infelicitä. non mi venga otlenuta in maniera aleuna, eziandio dopo la morte. Di modo che dalle tue Stesse parole io conchiudo che tu. in luogo di amarmi singolarmente. come affermavi a prineipio. mi abbi piuttosto in Íra e malevolenza maggiore che non mi avranno gli uomini e la fortuna mentre sarö nel mondo: poiche non hai dubi-talo di farmi cosi calamitoso dono!" come ě cotesta eccellenza che tu mi vanti. La quale sarä ľuno dei principáli ostacoli che mi vieteranno di giungere al mio solo intenlo, cioě alla beatitudine. Natura Figliuola mia; tutte le anime degli uomini. come io ti diceva. sono asse-gnatc in predá alľinfelicitä. senza mia colpa. Ma nelľuniversale miseria dclla condi-zione umana, e nell'infinita vanitä5' di ogni suo diletto e vantaggio. la gloria ě giudi-cata dalla miglior parte degli uomini il maggior bene che sia concesso ai mortali, e 11 piü degno oggetto che questi possano proporre alle eure e alle azioni loro. Onde. non per odio. ma per vera e speciale benevolenza che ti avea posta,;. io deliberai di prestarti al conseguimento di questo fine tutti i sussidi che erano in mio potere. \ ii i m ii Dimmi: degli animali bruti, che tu menzionavi. e per avventura alcuno fornito di minore vitalita e sentimento che gli uomini? 26. Milion: John Milton (1608-1674), del Paradise toxi, colpiio da cecit perché sostenitore di Oliver Cromwcll durante la siuei ra civile inalese. 27. nel quale tu sarui dimorala: 'che avrai abita-io\ un allro teenicismo aristotelko. 28. Madre mia: ini/ia la dissci la/ione filosofica rJeU'Anima, che accusa la Natura QABC-esteso Mar 12:20 C\ © ;= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria I Operette moroli 555 Tristano Che v'ho a dire? io aveva fitta in capo questa pazzia, che la vita umana fosse infelice. Amico Infelice si forse. Ma pure alla fine... Tristano No no. anzi felicissima. Ora ho cambiata opinione. Ma quando scris-si cotesto libro, io aveva quella pazzia in capo, come vi dico. E n'era tanto per-suaso. che tutt'altro mi sarei aspettato. fuorche sentirmi volgere in dubbio le os-servazioni ch'io faceva in quei proposito, parendomi che la coscienza d'ogni let-tore dovesse rendere prontissima testimonianza a ciascuna di esse. Solo immagi-nai che nascesse disputa dell'utüita o del danno di tali osservazioni. ma non mai della veritä: anzi mi credetti che le mic voci lamentevoli, per esserc; i mali comu-ni, sarebbero ripetule in cuore da ognuno che le ascoltasse. E sentendo poi ne-garmi. non qualche proposizione particolare. ma il tutto. e dire che la vita non e infelice. e che sc a me pareva talc, doveva cssere effetto d'infermitä, o d'altra mi-seria mia particolare, da prima rimasi attonito, sbalordilo. immobile come un sasso. e per piü giorni credetti di trovarmi in un altro mondo: poi. tornato in nie stesso, mi sdegnai un poco: poi risi. e dissi: gli uomini sono in generale comc i mariti. I mariti, se vogliono viver tranquilli. e necessario che credano le mogli fe-deli. ciascuno la sua; e cosi fanno: anche quando la metä del mondo sa che il vero e tutt'altro. Chi vuole odee vivere in un paese, conviene che lo creda uno dei mi-gliori della terra abitabile; e lo crede tale. Gli uomini universalmente. volendo vivere. conviene che credano la vita bella e pregevole: e tale la credono; e si adi-rano contro chi pensa altrimenti.1 Perche in soslanza il genere umano crede sem-pre. non il vero. ma quello che e. o pare che sia. piü a proposito suo. II genere umano. che ha creduto e crederä tante scempiataggini, non crederä mai ne di non saper nulla, ne di non essere nulla, ne di non aver nulla a sperare. Nessun fi-losofo che insegnasse l'una di queste tre cose. avrebbe fortuna ne farebbe setta. specialmente nel popolo: perche. oltre che tutte tre sono poco a proposito di chi vuol vivere, le due prime offendono la superbia degli uomini, la terza, anzi anco-ra le altre due. vogliono coraggio e fortezza d'animo a essere credute. E gli uomini sono codardi. deboli. d'animo ignobile c angusto: docili sempre a sperar benc. perche sempre dediti a variare le opinioni del bene secondo che la necessitä go-verna la loro vita; prontissimi a render l'arme. come dice il Petrarca, alla loro fortuna. prontissimi e risolutissimi a consolarsi di qualunque sventura. ad aeeet-tare qualunque compenso in cambio di ciö che loro e negato o di ciö che hanno perduto. ad aecomodarsi con qualunque condizione a qualunque sorte piü ini-qua e piü barbara, c quando sieno privati d'ogni cosa desidcrabile. vivere di cre-denze false. cosi gagliarde e ferme. come se fossero le piü vere o le piü fondate del mondo. Io per me. come ['Europa meridionale ride dei mariti innamorati delle mogli infedeli, cosi rido del genere umano innamorato della vita: e giudico as-sai poco virile il voler lasciarsi ingannare e deludere come sciocchi. ed oltre ai mali che si soffrono. essere quasi lo scherno della natura e del destino. Parlo sempre degl'inganni non dcH'immaginazionc4, ma dell'intelletto'. Se questi mici sentimenli nascano da malattia. non so: so che. malato o sano, calpesto la vigliac-cheria degli uomini. rifiuto ogni consolazione e ogn'inganno puerile, ed ho il co- 4. gl'ingnnni... dell'inwiagina;U che alimenlano la poesia, 5. deU'intelletto: le superstmoni, la ragione. 2. per essere: 'essendo'. 3. Tre esempi. a climax asi no per necessitä esislenzi ne plivala), i cittadini (d uomini in generali.' (d di autoingan-hi (din.ensio-! civile) e gli iiopologicn), e; le «favole» li inganni del- I 570 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ^ t ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:20 C\ © ;= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 556 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento raggio di sostenerc la privazionc di ogni speranza. mirare intrepidamente il de-serto della vita, non dissimularmi nessuna parte dell'infelicitä umana, ed accet-tare tutte le conseguenze di una filosofia dolorosa, ma vera. La quale se non ě utile ad altro. procura agli uomini fořti la fiera compiacenza di vedere strappato ogni manto alla coperta e misteriosa crudeltä del destino umano. Io diceva que-ste cose fra me. quasi come se quella filosofia dolorosa fosse ďinvenzione mia. vcdendola cosi rifiutata da tutti. come si rifiutano le cose nuove e non piíi sentite. Ma poi. ripensando, mi ricordai ch'ella era tanto nuova. quanto Salomone e quanto Omero. e i poeti e i filosofi piti antichi che si conoscano; i quali tutti sono pieni pienissimi di figuře, di favole. di sentenze significanti Pcstrcma infelicitä umana; e chi di loro dice che l'uomo e il piü miserabile degli animali; chi dice che il meglio e non nascere, e per chi ě nato. morire in euna; altri. che uno che sia caro agli Dei. muorc in giovanezza, cd altri altre cose infinite su questo andare. E anche mi ricordai che da quei tempi insino a ieri o all'altr'ieri. tutti i poeti e tutti i filosofi e gli serittori grandi e piccoli. in un modo o in un altro, avevano ri-petute o confermatc le Stesse dottrine. Sieche tornai di nuovo a maravigliarmi: c cosi tra la maraviglia e lo sdegno e il riso passai molto tempo: finchě studiando piü profondamente questa materia, conobbi che l'infelicitä dell'uomo era uno degli errori inveterati delPintelletto, e che la falsitä di questa opinione, e la felicitä della vita. era una delle grandi scoperte del secolo decimonono. Allora m'aeque-tai, e confesso ch'io aveva il torto a credere quello clťio credeva. Amico E avete cambiata opinione? Tristano Sicuro. Volete voi ch'io contrasti alle veritä scoperte dal secolo decimonono? Amico E credete voi lutto quello che crede il secolo? Tristano Certamente. Oh che maraviglia? Amico Credete dunquc alla perfettibilitá indefinita delTuomo?" Tristano Senza dubbio. Amico Credele che in fatti la specie umana vada ogni giorno migliorando? Tristano Si certo. Ě ben vero chc aleune volte penso che gli antichi valevano, delle forze del corpo, ciaseuno per quattro di noi. E il corpo ě l'uomo; perchě (la-sciando tutto il resto) la magnanimitä. il coraggio. le passioni, la potenza di fare, la potenza di goderc. tutto ciö chc fa nobile c viva la vita, dipende dal vigore del corpo. e senza quello non ha luogo7. Uno che sia debole di corpo, non ě uomo, ma bambino: anzi peggio: perchě la sua sortě ě di staré a vedere gli altri che vivono. ed esso al piů chiacehierare. ma la vita non ě per lui. E pero anticamente la debolczza del corpo fu ignominiosa, anche nei secoli piü civili. Ma tra noi giä da lunghissimo tempo l'educazione non si degna di pensare al corpo. cosa troppo bassa e abbietta: pensa allo spirito: e appunto volendo coltivare lo spirito, rovina il corpo: senza av-vedersi che rovinando questo. rovina a vicenda anche lo spirito. E dato che si po-tesse rimediare in ciö all'educazione. non si potrebbe mai senza mutíire radical-mente lo stato moderno della societa, trovare rimedio che valesse in ordine alle altre parti della vila při vata e pubblica. che tutte, di proprieta loro. cospirarono anticamente a perfezionare o a conservare il corpo. e oggi cospirano a depravarlo. L'effetto e che a paragonc degli antichi noi siamo poco piü che bambini. e che gli 6. Alle dut: dumuiidť (dle i ieeheiigiano le richie-s\ii ul credenle all altu del haltesimo], la risposta di Tristano é aniifraslica (e blastema). colaredM* l-kllij iklL 571 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ^ t ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:20 Q, © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria I Operette rnorali 557 antichi a confronto nostra si puö dire piü che mai che furono uomini. Parlo cosi degl'individui paragonati agl'individui, come delle masse (per usare questa leggia-drissima parola moderna) paragonate alle masse". Ed aggiungo che gli antichi furono incomparabilmcntc piü virili di noi anchc nc' sistemi di morale e di metafisi-ca. A ogni modo io non mi lascio muovere da tali piecole obbiezioni, credo costan-temente che la specie umana vada sempře acquistando. AmJco Credetc ancora. giä s'intendc, che il sapere. o, come si dice, i rami, cre-scano continuamente. Tristano Certissimo. Sebbene vedo che quanto cresce la volontä ďimparare, tan-to scema quella di studiare. Ed ě cosa che fa maraviglia a contare il numera dei dot-ti, ma veri dotti, che vivevano conlemporaneamente cencinquanťanni addietro, e anche piü tardi. e vedere quanto fosse smisuratamente maggiore di quello dell'etä presenle. Ně mi dicano che i dotti sono pochi perchč in generale le cognizioni non sono piti accumulate in aleuni individui, ma divise fra molti; e che la copia di questi compensa la rarita di quelli. Le cognizioni non sono comc le riechezze, che si divi-dono c si adunano, c sempře fanno la stessa somma. Dove tutti sanno poco. e' si sa poco; perchě la scienza va dietro alla scienza. e non si sparpaglia. L'istruzione superficiale puö essere. non propriamente divisa fra molti. ma comune a molti non dotti. II resto del sapere non appartiene se non a chi sia dotlo. e gran parte di quello a chi sia dotlissimo. E. levati i casi fortuiti. solo chi sia dottissimo. e fornito esso indivi-dualmente di un immenso capitale di cognizioni, ě alto ad acerescere solidamente e condurre innanzi il sapere umano". Ora. eccetto forse in Germania, donde la dottri-na non ě stata ancora poluta snidare. non vi par egli che il veder sorgere di questi uomini dottissimi divenga ogni giorno meno possibile? Io fo queste riflessioni cosi per discorrere, e per filosofare un poco, o forse sofisticare; non cb'io non sia persua-so di ciö che voi dite. Anzi quando anche vedessi il mondo tutto pieno ďignoranti impostori da un lato. e ďignoranti presuntuosi dallaltro, nondimeno crederei. come credo, che il sapere e i lumi crescano di continuo. Amico In conseguenza. credele che questo secolo sia superiore a tutti i passati. Tristano Sicuro. Cosi hanno creduto di se tutti i secoli. anchc i piü barbaři; e cosi crede il mio secolo. ed io con lui. Se poi mi dimandaste in che sia egli superiore agli altri secoli. se in ciö che appartiene al corpo o in ciö che appartiene alio spirito, mi rimetterei alle cose dette dianzi. Amico In somma. per ridurre il tutto in due parole, pensate voi circa la natura e i destini degli uomini e delle cose (poichě ora non parliamo di letteratura ně di politica) quello che ne pensano i giornali? Tristano Appunlo. Credo ed abbraccio la profonda filosofia de' giornali'". i quali uccidendo ogni altra letteratura e ogni altro studio, massimamente grave e spiacevolc, sono maestri c luce dell'etä presentc. Non e vera? Amico Verissimo. Se cotesto che dite, ě delto da veto e non da burla, voi siele diventato de' nostri. Tristano Si certamente. de' vostri. 8. A Fanny Targioni Tozzetii. Leopardi aveva ni, come nell'operelia omonima), la funzione seritto il 5 dicembre 1831: «il mio piccolo cer- dell'intelleituale, riconosciuta edifesa in funzio-vello non concepisce una massa felice. composta ne civile. ďindividui non felici». 10. Unaltra antifrasi. dichiarata dalla definizione 9. Ě. secondo Leopardi (ma gia secondo Pari- dellaletteraturacomestudio<.graveespiacevo|e». I 572 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto cf# W ©Č ^Ä? t ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:20 C\ © ;= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 558 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Aniico Oh dunque, chc farelc dcl vostro libro? Volete che vada ai postcri con quei sentimenti cosi contrari alle opinioni che ora avete? Trístano Ai posteri? Io rido. perché voi scherzate; e se fosse possibile che non ischcrzaste, piú ridcrei. Non dirô a riguardo mio. ma a riguardo ďindividui o di co-se individuali del secolo decimonono. intendete bene che non v'é limore di posteri, i quali ne sapranno tanto, quanto ne seppero gli antenati. Gľindividui sono spariti dinanzi alle masse , dicono elegantemcnte i pensatori moderni. II che vuol dire ch'é inutile che ľindividuo si prenda nessun incomodo. poiché. per qualunque suo meri-to. né anche quel misero premio della glória gli resta piú da sperare né in vigilia né in sogno. Lasci fare alle masse; le quali che cosa sicno per fare senza indivíduí, es-sendo composte ďindividui, desidero e spero che me lo spieghino gľinlendenti d'individui e di masse. che oggi illuminano il mondo. Ma per tornare al proposito dcl libro c de" posteri, i libri spccialmcnte. chc ora per lo piú si scrivono in minor tempo che non ne bisogna a leggerli. vedete bene che. siccome costano quel che va-gliono. cosi durano a proporzione di quel che costano. lo per me credo che Íl secolo venturo fara un bcllissimo frcgo sopra ľimmcnsa bibliografia del secolo decimonono; ovvero dirá; io ho biblioteche intere di libri che sono costati quali venti. quali trenta anni di fatiche. e quali meno. ma tutti grandissimo lavoro. Leggiamo questi prima, perché la verisimiglianza é che da loro si cavi maggior costrutto; e quando di questa sorta non avró piú che leggere. allora melteró mano ai libri improvvisati. Amico mio. questo secolo é un secolo di ragazzi. e i pochissimi uomini che riman-gono, si debbono andare a nascondere per vergogna. come quello che camminava diritto in paese di zoppi. E questi buoni ragazzi vogliono fare in ogni cosa quello che negli altri tempi hanno fatto gli uomini, e farlo appunto da ragazzi, cosi a un tratto, senza altre fatiche preparatorie. Anzi vogliono che il grado al quale é perve-nuta la civiltä. e che ľindole del tempo presente e futuro. assolvano essi e loro suc-cessori in perpetuo da ogni necessitä di sudori e fatiche lunghe per divenire atti alle cose. Mi diceva. pochi giorni sono, un mio amico, uomo di maneggi e di faccen-de. che anche la mediocritä é divenuta rarissima: quasi tutti sono inetti, quasi tutti insufficienti a quegli uffici o a quegli esercizi a cui necessitä o fortuna o dezione gli ha destinati. In ció mi pare che consista in parte la differenza ch'é da questo agli altri secoli. In tutti gli altri. come in questo. il grande é stato rarissimo: ma negli altri la mediocritä ha lenuto il campo. in questo la nullitä. Onde é tale il romorc e la confusione, volendo tutti esser tutto, che non si fa nessuna attenzione ai pochi grandi che pure credo che vi sieno: ai quali. nelľimmensa moltitudine de' concor-renti, non é piú possibile di aprirsi una via. E cosi. mentrc tutti gľinfimi si credono illustri, ľoscuritä e la nullitä delľesito diviene il fato comune e degľinfimi e de' sommi. Ma viva la statistica! vivano le scienze economiche. morali e politiche, le cnciclopcdie portatili, i manuáli, e le taňte belie crcazioni del nostro secolo! e viva sempre il secolo decimonono! forse povero di cose, ma ricchissimo e larghissimo di parole: che sempre fu segno ottimo, come sapete. E consoliamoci. che per altri ses-santasci anni, questo secolo sarä il solo che parli, e dica le suc ragioni. Aniico Voi parlate. a quanto pare. un poco ironico. Ma dovreste almeno alľul-timo ricordarvi che questo é un secolo di transizione". Tristano Oh che conchiudete voi da cotesto? Tutti i secoli, piú o meno. sono stati e saranno di transizione. perché la societä umana non istä mai ferma, né mai olo di transizione: cosi definito nella leo-isofica di Henry de Saint-Simon, che for- ma allenuanle (qui smenlit;. da Tris I 573 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ^ $ ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:20 Q, © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-ddO6ff850bef.pdf Libreria Operette rnoioli 559 vcrrä sccolo ncl quale ella abbia stato che sia per durarc. Sicchč cotesta bellissima parola o non iscusa punto" il secolo decimonono, o tale scusa gli ě comune con tutti i secoli. Resta a cercare, andando la societa per la via che oggi si tiene. a che si dcbba riuscirc. cioč sc la transizione che ora si fa. sia dal bene al meglio o dal male al peggio. Forse volete dirmi che la presente ě transizione per eccellenza. cioě un passaggio rapido da uno stato della civiltä ad un altro diversissimo dal precedente. In tal caso chiedo licenza di ridere di cotesto passaggio rapido. e rispon-do che tulte le transizioni conviene che sieno falte adagio; perchě se si fanno a un tratto. di la a brevissimo tempo si torna indietro. per poi rifarle a grado a grado. Cosi e accaduto sempře. La ragionc ě, che la natura non va a salti, c che forzando la natura, non si fanno effetti che durino. Ovvero. per dir meglio, quelle tali transizioni precipitose sono transizioni apparenti. ma non reali. Amico Vi prego. non fate di cotesti discorsi con troppe persone. perchě vi ac-quisterete molti nemici. Tristano Poco importa. Oramai ně nimici ně amici mi faranno gran male. Amico O piü probabilmcnte sarete disprezzato, come poco intendente della fi-losofia moderna, e poco curante del progresso della civiltä e dei luini. Tristano Mi dispiace molto, ma che s"ha a fare'*'} se mi disprezzeranno. cerche-rö di consolarmene. Amico Ma in fine avete voi mutato opinioni o no? e che s'ha egli a fare14 di que-sto libro? Tristano Bruciarlo ě il meglio. Non lo volendo bruciare, serbarlo come un libro di sogni poetici. d*invenzioni e di capricci malinconici. ovvero come un'espressio-ne deirinfelicitä deH'autorc: perchě in confidenza. mio caro amico. io credo felice voi e felici tutti gli altri; ma io quanto a me, con licenza vostra e del secolo, sono infelicissimo; e tale mi credo; e tutti i giornali de' due mondi non mi persuaderan-no il contrario. Amico Io non conosco le cagioni di cotesta infelicitä che dite. Ma se uno sia felice o infelice individualmente. nessuno ě giudice se non la persona stessa. e il giudizio di questa non puö fallarc. Tristano Verissimo. E di piü vi dico francamente, ch'io non mi soltometlo alla mia infelicitä. ně piego il capo al destino, o vengo seco a patti. come fanno gli altri uomini; e ardisco desiderare la mořte, e desidcrarla sopra ogni cosa. con tanto ar-dore e con tanta sincerila, con quanta credo fermamente che non sia desiderata al mondo se non da pochÍssimÍlf. Ně vi parlerei cosi se non fossi ben certo che. giunta l'ora. il fatto non ismentirä le mic parole: perchě quantunque io non vegga ancora alcun esito alla mia vita. pure ho un sentimenlo dentro, che quasi mi fa sicuro che l'ora ch'io dico non sia lontana. Troppo sono maturo alla mořte, troppo mi pare assurdo e ineredibile di dovere, cosi morto come sono spiritualmente, cosi con-chiusa in me da ogni parte la favola della vita, durare ancora quaranta o cin-quanťanni. quanti mi sono minacciati dalla natura. Al solo pensiero di questa cosa io rabbrividisco. Ma come ci avvicnc di tutti quei mali che vincono. per cosi dire, la forza immaginativa, cosi questo mi pare un sogno e un'illusione, impossibile 12. non iscusa pumo: "nun giuslifica per i (loscanismo). 13. L'n altro toscanismo, riferilo agli »ai progressisti fiorentini a cui. indirettamer rivolla 1'operelta. 14. che slin egli a (are: 'che si deve fare". 15. Con un brusco laglio slilislico, Trist bandona l'ironia e il suo soliloquio assun fermi e tragici di un perMiiiuir.iHO cbssico I 574 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^ t ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:20 Q. © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 560 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento a verificarsi. Anzi sc qualcuno mi paria di un avvenire lontano comc di cosa che mi appartenga, non posso tenermi dal sorridere fra me stesso: tanta confidenza ho che la via che mi resta a compiere non sia lunga. E questo. posso dire. é il solo pensiero che mi sosticnelŕ. Libri e studi. che spesso mi maraviglio ďaver tanto amato. disegni di cose grandi, e speranze di glória e d'immorlalitä, sono cose delle quali é anche passato il tempo di ridere. Dei disegni e delle speranze di questo secolo non rido17: desidcro loro con lulta ľanima ogni miglior succcsso possibile, c lodo. ammiro ed onoro altamente e sincerissimamente il buon volere: ma non invidio pero i posteri, né quelli che hanno ancora a vivere lungamente. In altri tempi ho invidiato gli sciocchi e gli stolti. e quelli chc hanno un gran concctlo di sc mcdcsi-mi; e volenlieri mi sarei cambiato con qualcuno di loro. Oggi non invidio piú né stolti né savi. né grandi né piccoli. né deboli né potenti. Invidio i morti.e solamen-te con loro mi cambicrei. Ogni immaginazione piacevolc, ogni pensiero delľavvc-nire ch'io fo, come aceade. nella mia solitudine, e con cui vo passando il tempo, consiste nella morte, e di lä non sa uscire. Né in questo desiderio la ricordanza dei sogni della prima ctä, e il pensiero ďesser vissuto invano. mi turbano piú, come solevano. Se ottengo la morte morró čosi tranquillo e čosi contento, come se mai nulľaltro avessi sperato né desiderato al mondo. Questo é il solo benefizio che puô riconciliarmi al destino. Se mi fosse proposta da un lato la fortuna e la fama di Ce-sare o di Alessandro netta da ogni macehia, dalľaltro di morir oggi. e che dovessi scegliere. io direi. morir oggi. e non vorrei tempo a risolvermi18. 16. Čomu aveva gij serilUi. due anni prim: naldo. il 3 luglio 1832. dichiarando di av da tempo desiderato la morte (Pani/za). 17. Unapalinodiaandťessa-insimmetrii sura del testo - della «Lzionc» delle Operelle del 1827 incenlrata sul «ridere del mondo» (Russo). 18. non vorrei tempo a risolvermi: 'non aspetle- 575 I /721