Ciao Simone, eccomi qui. Scusa la lunghezza di questo messaggio, ma ti spiego perché avevo parlato di Leopardi al termine del tuo seminario. Sono andata a rivedere uno scambio di mail che avevo avuto con il professor Pasquini nel 2014. Si parlava della parola absent nell’accezione di distratto, concentrato su stesso, nella quale il professore si era imbattuto leggendo una lettera di Leopardi. Mi aveva chiesto di provare a cercare da dove Leopardi l’avesse derivata. Non ho ritrovato tutte le mail che ci eravamo scambiati, però: «Cara Danisha, la lettera di Leopardi a Gian Pietro Vieusseux in Firenze è datata Bologna, 4 marzo 1826. Il testo suona: “per dirlo all'inglese, io sono più absent di quel che sarebbe un cieco e sordo…”. Grazie della ricerca!». Così dopo alcuni tentativi andati a vuoto, avevo trovato alcuni esempi della parola in The Spectator. Al n. 77 («I continued my walk, reflecting on the little absences and distractions of mankind»), e al n. 30 («The whole assembly is made of absent men, of such persons as have lost their locality and whose minds and bodies never keep company with one another»). E infatti mi aveva risposto: «Cara Danisha, quella dello Spectator è sicuramente la pista giusta: grazie!». Sempre nel n. 77 di The Spectator ricorrono altri esempi e definizioni del concetto di absence e dell’uomo absent. Avevamo quindi ipotizzato che la parola absent fosse entrata nel vocabolario leopardiano attraverso la lettura del The Spectator. Nella biblioteca di Monaldo si trovano 2 volumi in inglese della rivista editi nel 1733 e nel 1737 e anche uno tradotto in italiano. Così mi scriveva il professore: «Cara Danisha, il numero in oggetto figura nella Biblioteca Leopardi; quindi proprio da lì Giacomo ha tratto il suo absent-absence. A tuo comodo, me ne scannerizzi il testo e me lo fai avere? Se poi unisci anche la traduzione del passo cruciale, ti bacio le mani.». Poi Simone avevo trovato altro materiale, ma non avevo potuto consultare la bibliografia, né approfondire. Il discorso dunque era caduto lì, tranne per il fatto che il professore si era appropriato della parola absent e aveva iniziato a definirsi così. E a me, Simone, questo aspetto del professore di appropriarsi delle parole altrui piaceva moltissimo. «Questo vizio dell’absence è in me incorreggibile e disperato!». Ecco Simone perché oggi ti parlavo di The Spectator e Leopardi nel tuo seminario sui volgarizzamenti e gli scambi intellettuali nel Settecento. Modernità popolare di Dante le malattie di Dante e nell’opera di Dante Commedia: percorso di recupero della salute percorso di guarigione intersoggettiva: relazione tra Virgilio medico e Dante paziente valore terapeutico della relazione rieducazione alla relazione Dante e Bologna del prof, scritti nell’arco di un quarantennio.