É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š» ^ 5 ä <3> i 100% ü> QABC-esteso Mar 13:39 Q, Q \= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Capitolo 4 Carlo Porta e Giuseppe Gioacchino Belli 1. Antlclassjcismo dialettale 2. Carlo Porta i. Giuseppe Gioacchino Belli 1. Anticlassicismo dialettale Nella prospettiva di una mappatura delia geografia letteraria italiana plurilinguistica e pluricentrica. spintc ccntrifughc rispelto al filonc letterario centrale in lingua italiana sono impresse da autori che. consa-pevolmente. optano per il dialetto. raggiungendo esiti altissimi. Nell'uso del dialetto come arma nci confronti delia Iradizione Icllcraria classicists - inlrinsecamente conservatrice per l'impiego stesso di una lingua solo scritta -ě da rintracciare il trait ďitnion tra Carlo Porta e Giuseppe Gioacchino Belli, altrimcnti separati da un dccalage che distanzia ncllo spazio e nel tempo la ciiltura letteraria lombarda da quella piü asfitlica dello Stato Pontit'icio. II primo attraversa il passaggio di secolo parteeipando attivamente alla polemica Ira classicisti e romantici - che ha proprio in Milano il suo baricenlro -. e coiisegna (romanticameiite) alle stampe una galleria di personaggi, umili e mcmorabili. che possono credibilmente parlare in prima persona nella loro varieta linguistica. II secondo, mantenendosi defilato rispetto a qualsiasi militanza letteraria. costruisce un universo dialettale parodico in cui le certezze teleo-logiche sono rovesciate e illuministicamente schernitc, muovendo da un fondamento ideologico «assai enigmatico e contraddittorio» (Gibellini), risolto poeticamente nel macrocosmo dei suoi sonetti romaneschi. 2. Carlo Porta Forte delle sperimenlazioni del lealro dialettale di Carlo Maria Maggi e del suo parlar «finito» (dialetto italianizzato. involontariamen-tc comico. affettatamente parlato dalle dame borghesi). nonché del poeta Domenico Balestrieri. «eccellente artigiano della poesia mi!anese» 576 /721 fl^Ql*» «HO 35ii' T P® C301 1 QQI U J É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š» ^ 5 l <3> 4 100% ü> QABC-esteso Mar 13:39 Q, © ;=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 562 LeTre Corone e la cullura dell'Oltocento (Isella). Carlo Porta (1755-1821) muove i suoi primi passi poetici redi-gendo il lunario (in realta due, pubblicati anonimi nel 1792 e nel 1793, ma L'altro non ci ě pervenuto) El Lava piatt del Meneghin ch'ě moří in cui. tra le varie notizie relative al meteo e ai consigli domestici, inseri-sce un racconto in šestině al mese c un sonetto di chiusura. scritti nel dialetlo di Milano. E alia cittá meneghina ě legato a filo doppio: ad eccezione degli studí a Monza. di unesperienza di lavoro a Venezia come intendcntc di finanza (1798-1799), di un viaggio di lavoro a Mantova e di un'allra gita a Genová, il poeta non si allontanerá da Milano (nemíněno dalla Milano storica. che studia nelle cronache medievali) se non per andare in villeggiatura in campagna, a casa della moglie Vinccnza. Figlio di Giuseppe Porta, cassiere generále del Monte di Santa Teresa (quindi funzionario asburgico) e poi titolare di una ditta bancaria, in-traprende la carricra amministrativa nel 1804 come sottocassicre deirufficio di liquidazione del debito pubblico (poi Monte Napoleone, di cui diventera cassiere generále nel 1814), dedicandosi alia poesia come attivita collateralc. Tra il 1803 e il 1805 traduce i primi settc canti áeWlnfemo in milanese, movimentando il tessuto lirico dantesco con esprcssioni idiomatiche e gergali. Lesordio pubblico avviene con un Brindes de Meneghin (1810), com-ponimento epitalamico per le nozze di Napoleone con Maria Luisa ďAustria. aniinato dal sincero auspicio che Pevento preluda a una pace duratura tra le due opposte fazioni. Tra il 1812 e il 1814 Porta mette a segno una série di poemetti in cui si precisa la sua vena drammatizzante (dal 1800 ě socio del teatro Patriottico e anche altore). Tra gli allri. On miracol, m cui si melte in scéna il giudizio divino di un «giovenott lussu-rios» che, teoricamente destinalo alla condanna eterna per non essersi confessato. viene rimandato sulla terra (per intercessione di una complice Vergine Maria): una satira delle superstizioni e dci dog mi ecclesiasti-ci che Iradisce gia «posizioni tipicamente romantiche in quanto roman-tica si voglia chiamare questa esigenza di una nuova religiositá delle co-scienze e il senso di solidaricta che ne scalurisce» (Isella). Notevoli anche le Desgrazzi e le Olter desgrazzi de Giovannin Bongee, monologhi (il přímo in šestině, il secondo in ottave) in cui un operaio lamenta la propria condizione di subalternita e i soprusi subiti. Proseguono su questa stessa scia di denuncia politico-sociále altri politko-sociale due monologhi in ottave narrative, il Lament del Marchionn di gamb avert e la Ninelta del Verz.ee. Nel primo (che inizialmente doveva intito-larsi La confession?), un popolano si lancia in una giaculatoria espres-sionistica conlro sua moglie, la disinibita e fedifraga Tetton, che dopo un veglione carnevalesco rende chiaro al pověro "marchese' che gli ren-dera la vita impossibile a furia di Iradimenti: Brindes de Meneghin e i poemetti Monologhi di denuncia otu metrica: Slrofe di t a ABBA CDDC. u sehe- Teslo: Poesie, pp. 361-362. Tant'e. fioeuj: intramm dent Ice in dc Puss, vegnimm lec in ca. e vedenim a scappa via quell pocch rest de legria T'^QlBäfll »HO 5771 /721 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ 5 l <3> 4 100% ü> QABC-esteso Mar 13:39 Q, © ;=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Carlo Porta e Giuseppe Gioacchin I e dc pas di di indrce. 1 e slala on esuss. 828 Dc slo ponl desgraziaa no gh e slaa pu che guerr. che cattabuj. Irappol. paslizz. garbu;. gir e regir e corna stermenaa. 832 Lec cagna. Ice cioccliera. Ice bosarda, lenguasciona. leccarda, dcsgarbada: lee imbroiona, sfacciada, starlattona. lunatcga. teslarda: 836 Ice zavaj. lee slandrosa, lee sguanguana. lee cappa di baltrocch. vardee. fioj. in pocch che bocconde bclee levastasposa? |Tant'e. ragazzi: entrarmi lei denlro 1'uscio, venirmi lei in casa e vedermi scappar via quel poco che restava di allcgria c di pace dci giorni addie-tro, e stalo un attimo. Da questo punto disgraziato non c e stato piii allro che guerre, che putit'eri. Irappole. pasticci, imbrogli. giri e raggiri e corna sterminate. | Lei cagna. lei bcona. lei bugiarda. linguacciuta. golosa, sgarbata; lei imbroglioria. sfacciata. spendacciona. lunatica, testarda; lei sciamannata, lei svergognata. lei puttana. lei caporiona di baldracche: guardalc. gentc. in poco che po' po' di gioiello era questa sposa?!] Specularmente a quelli del Marchionn, i lament! della Ninetta si ap-puntano sulla pessima scclta del coniugc, lo sciocco Baldisser. per la quale biasima se stessa altingendo alio stesso serbaloio espressivo del suo omologo maschile: INota mcirica: Otta ABCC. ). schema ABAB Tcsto: Poesie, p. 131. Ma ml ciocca. imbriagji. incarouiiada de sto razza de can d'on tajapioeucc, tanl e quant she n'e slaa che m'han ccrcada olter tanl n'hoo casciaa foeura di oeucc; e si che giamöon pezzmen seva dada ch'el mc lava scusä de sloppaboeucc. ma giä nun vaceh dc donn scnim tucc insci. se al mond gh e on crist el vemm proppi a sciarni! 216 [Ma io sbronza. ubriaca. inearognita di questo razza di canc d'un iaglia-pidocchi, tanti quanli ee ne sono statt che mi hanno chiesta, allrellanti ne ho cacciali dagli occhi: c si che giä da un pezzo mi ero accorla che mi faceva servire da tappabuchi. ma noi vacchc di donne. giä. siamo tutte cosi, se al mondo c e un crislo lo andiamo proprio a scegliere!] La restituzione della parola e dclla dignilä agli strati sociali senza Un punto voce passa atlraverso la scelta del punto di vista (la narrazione in prima di vista dal basso 578 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š» ^ 5 ä <3> i 100% ü> QABC-esteso Mar 13:39 Q, Q \= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Gli intellettuali delia «Cameretta» ei Dodes sonitt all'Abaa Don Giavan I11817 e la'coiwersione' 564 Le Tre Corone e Is cullura dell'Oltocento persona) calato nellc forme delia tradizione narrativa in versi (la šestina e ľottava), un punlo di vista veramente «dal basso». ottenuto pescando nella ricchissima messe di proverbi. filastrocche, modi di dire e epiteti ingiuriosi (spesso sciorinati in lunghe serie enumerative) in dote al dia-letto. Scelta di campo, quella del dialetto. ehe consente a Porta di rivol-gersi a una omogenea «comunitä etico-economico-culturale [...] di par-lanti. strutturata verticalmente in tutti i suoi livelli sociolinguistici. con perfettíi circolaritä dal basso verso ľalto e viceversa» (Isella). Nel 1816 la «Cameretta» di Porta si riempie (con cadenza seltimana-le, poi. dal 1817. bisettimanale) di un gruppo di intellettuali e funzionari amministrativi (tra cui gli uomini di lettere Gaetano Cattaneo. Giovanni Torti. Tommaso Grossi. Luigi Rossari, Ermes Visconti. Giuseppe Bernardom. Vincenzo Lancetti) ehe ancora ricorda ľesperienza euro-pca e progressista del «Caffe» e che di li a poco si associerä, direttamen-te o indireltamente, alle istaiue liberáli e romantiche del «Concilialo-re». Ě un luogo in cui ragionare insieme di letteratura ma anche dei rias-sestamenti politici in corso (dal 1814 gli austriaci si sono nuovamente in-stallati a Milano). Di questa consueludine rimane un nutrito manipolo di lettere che permettono di ridisegnare una ristretta ma significativa rete culturale. Sempře nel 1816, dalle pagine dclla rivista filogovernati-va «La Biblioteca Italiana» il classicista Pietro Giordani (vd. Epoca 8, Capitolo 3. §2) si scaglia contro la letteratura vernacola. e Porta, punto sul vivo, risponde per le rime con una corona di Dodes sonitt all'Abaa Don Giavan. Ě il primo episoclio di parlecipazione attiva di Porta alia polemica anticlassicista. «Variante [...] delia polemica morale [...] contro le forme delia conservazione sociale» (Isella). Finalmente, nel 1817. esce la silloge delle Poesie, ordinata - a partire da tre quaderni su cui Porta ha preventivamente ricopiato i propri coin-ponimenti - su richiesta del lessicografo Francesco Cherubini. che la pub-blica come dodicesimo e ultimo dei volumi della sua «Collezione delle niigliori opere seritte in dialetto milanese»: cinquanta liriche in tutto di-sposte secondo un eriterio metrico. eiö che resta dopo una potatura deci-sa delľinsieme (grandi assenti per esempio On miracol e la Ninetta) per poter passare al vaglio della censura. insieme ad inlerventi soslitulivi del curatore {cui il poeta ha dato carta bianca) di singole espressioni, volti ad attenuarnc la carica eversiva sul piano espressivo e politico. II 1817 e ľanno della 'conversione' ufľiciale al Romanticismo - in seguito alla composizione di un «sonetto romantico» -, evidenziata entusiasticamente in una lettera di Giovanni Berchct del 2 luglio: «So che ti sei convertito al romanticismo. Evviva, Evviva! Coi fatti eri giä romantico antiromantico». Ma ě anche ľanno dei problemi connessi alľindagine governativa a proposito della Prineide, satira antiasburgi-ca anonima - ma in realtä di mano di Grossi - pronunciata da Giuseppe Prina. ministro delle finanze ucciso a furor di popolo tre anni prima, per cui Porta viene iscritto nella lista dei sospettati autori. Dopo essere stato scagionato. Porta giura solennemente di non fare piii poe-sia. e in effetti rispetta questo proposito fino a parte delľanno seguen-te. quaado interrompe il silenzio firmando un Sonettin cot covon in funzione anticlassicista e antimitugrafica. In «Ditla» con Grossi, nel 579 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š» ^ 5 ä <3> i 100% ü> QABC-esteso Mar 13:39 Q, Q \= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Carlo Porta e Giuseppe Gioacchíno Belli 1818 scrive per Íl teatro delia Canobbiana una comitragedia in occa-sione del carnevale, il Giovanni Maria Visconti, ehe non súpera pero le maglie delia censura. Continua parallelamente il suo engagement a fianco dei romantici - nel fraltempo unitisi nel progetto del «Conci-liatore» - pubblicando l'epistola in versi // Romanticismo (composta tra il 1818 e il 1819). licenziando una corona di sonetli in difesa del Conte di Carmagnola di Manzoni (stroncato dal gazzeitiere Francesco Pczzi). e prcndendosi gioco dcgli attacchi sferrati alia sua fazione da quella classicista. organizzatasi inforno alia rivisia «L'Attaccabri-ghe», in sonetti come questo, in cui formula ben altro giuramento ri-spetto a quello del 1817: n schema ABAB Testo: Paesie. p. 733. Prometti e giuri col vangeli in man de amä prima de tutt chi m'ha creaa. e subet dopo sto nie car Milan che impesa chi anca quij ch'en parlen maa. 4 Giuri vess grato a chi me da cl me pan. de no fä mai ne Iii ne sigurlaa, de lassä raggiä i asen, bajä i caii, de tirä Semper drizz per la mia straa. 8 Giuri de scriv di vers fin che me par. de di el me sentiment dove me oecor con luita libcrlaa. redond c ciar. 11 e se manchi a sti coss. per me castigh me conlenti perfin el disonor don encommi slampaa sul «Callabrigh». 14 [Prometto e giuro col vangelo in mano di amare prima di tutto chi mi ha ercalo. c subito dopo questa mia cara Milano che impegola qui an-che quelli che ne parlano male. | Giuro di essere grato a chi mi da il mio pane, di non fare mai ne liti. ne malleverie. di lasciar ragliare gli asini, abbaiarc i cani. di tirar sempre diritto per la mia slrada. | Giuro di scri-vere dei versi fin che mi pare, di dire il mio senlimenlo dove mi accade con tutta libertä. rotondo e chiaro, | e. se manco a queste cose. per mio castigo mi accontenlo perfino del disonorc di un encomio stampato suir«AtIaccabrighe>'.| Le polemiche letterarie entrano di peso nel corpo del sonetto. e lo si-gillano occupandonc Yexplicit. Cosi come nella Notnina del Cappellan, poemetto in sestine chiuso prima della fine del maggio '19. in cui la scel-ta da parte della Marchesa di nominare cappellano un tale don Ventura, «on pretoeeol brutt brutt che fa pagura» (v. 240), si giustifica proprio con la sua supposla affiliazione alla convenlicola dei classicisti. con rife-rimento preciso a uno scritto di Carlo Gherardini, fralello del piü cele-bre lessicografo Giovanni: l'imaegno tra le file dei romantici La Nomina de! Cappellan 580 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š» ^ 5 >> <3> 4 100% ü> QABC-esteso Mar 13:39 Q, © ;=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 566 LeTre Corone e la cultura dell'Ottocento uschema ABABCC. Testo; Poesie, pp. 577-578. Col temp poeu s'e savuu che el gran secret! levastaa nicnt oltcr. finalmcnt. die I'avegh avuu adoss tre o quatter Celt de salamm de baslelta involtaa dent in la Risposta de Madamm Bibin de quell biter salamm d'on Glierardin. 2M [Co] tempo poi si e saputo che il gran segreto non era stato nient'altro. infine, che l'averc avulo indosso Ire o quallro fette di salame di scarto in-volte dentro la Risposta di Madama Bibin di quell'altro salame di un Ghcrardini.| La Nomina, insieme M'EpistoIa di Meneghin Tandoeuggia (1818), alYOfferta a Dio (1819) e al Meneghin biroeu di ex monegh (1820). punta il dito contro le classi dirigenti filoaustriachc, complici di una restaurazione retriva e repressiva, dando sostanza poetico-giocosa a II Meneghin biroeu grottesche situazioni di dominanza sociale. Nel Meneghin biroeu ('pi-rolo". 'bischero'), «forse il testo piü alto della coscienza politica del Porta» (Isella), la parola e presa da un popolano per una lirala conlro il clero corrotto. grasso e in malafede. vero responsable del «perche Dio el ne pccccnna» (v. 208: "perche Dio ci pettina'. ncl senso di "ci col-pisce con calamitä", «la pest, la famm. la callastria», 'la peste, la fame, la carestia' del v. 248). Ammalatosi di podagra, il «poetta ambrosian» - come si autodefini-sce in un sonetto del '15 - muore il 5 gennaio 1821 di «febbre gastrica», lasciando della sua ciüa in particolare, e dell'animo umano in generale, un ritratto dal vero. 3. Giuseppe Gioacchino Belli Giuseppe Gioacchino Belli (1791-1863). nato a Roma in condizioni di relativo agio economico. vede la propria famiglia cadere in disgrazia per avere ospitato un parente filoborbonico ncl 1798: da Ii la fuga a Napoli nel 1799. il rientro (ma a Civilavecchia) in corrispondenza con il ritorno del pontefice. quindi di nuovo a Roma nel 1802, anno della morte del padre, cui fa scguito nel 1807 quella della madre. Lascia ľarchiginnasio per intra-prendere la professione. non particolarmente redditizia. di computisia (come il padre), fino al 1810. e tra il 1812 e il 1813 é segretario del principe Stanislao Poniatowski. Nonostante lc ristrettezze economichc. Belli ric-sce a produrre una serie di dissertazioni di scienze naturali (conservate manoscritte alia Biblioteca Nazionale Centrale di Roma) che dicono dei L'Accademia Tiberina suoi elerogenei, precoci intercssi. Dopo una serie di prime prove poetiche di stampo arcadico, fa il suo ingresso prima nell'Accademia degli Elleni, e poi nella filiazione piii politicamente impegnata in senso filopontificio di quest'ultima, l'Accademia Tiberina. di cui fanno parle, tra gli altri, anche Giulio Perticari, storico della lingua e poeta ma soprattutto genero del ce- 581 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š» ^ 5 l <3> 4 100% ü> QABC-esteso Mar 13:39 Q, © ;=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Carlo Porta e Giuseppe Gioacchíno Belli 567 lebre Vincenzo Monti, i rivoluzionari Pietro Sterbini e Felice Scifoni, don Mauro Cappellari (futuro Papa Gregorio XVI) e il principe di Metternich: piú che una societa di letterali e di uomini di cultura. una lobby di potere in cui creare e consolidare appoggi in funzione antinapoleonica. Tra il 1807 c il 1825 prende forma la prolifica produzione in italiano, dalle terzine di ispirazione montiana alia Canzone composta per uno scisma interno alPAccademia della Filarmonica Romana. Ma ciö che piíi qui interessa ě la fertilissima vena romanesca di Belli: I sonetti romanesdii un corpus di ben 2279 sonetti composli a fasi alterne tra il 1818 (dopo aver significativamente raggiunto una stabilita economica con il matri-monio, nel 1816, con la ricca Maria Conti) e il 1849 (anno della caduta della Repubblica Romana). In mezzo, tra gli altri, i fondamentali viaggi a Milano (nel 1827, nel 1828 e nel 1829). dove legge le poesie di Carlo Porta: il modello del «poetta ambrosian» lo autorizza autorevolmente ad abbracciare la causa del dialetto come veicolo di una poesia comica ma alio stesso tempo alta. in funzione anticlericale e antinobiliare. II lasso cli tempo compreso tra il 1830 e il 1837 e quello di maggio- II progetto re produlliviia, in cui. a un'inclinazione politica piü marcatamente fi- diun'ediziore lorivoluzionaria - o perlomeno filoriformista -. fa eco la voce dell'a-nonimo popolano, del «biblista incolto» dei suoi sonetti, in un'«intima incapacila di accettare la propria urgenza ribelle senza il fillro della maschera popolare» (Gibellini), che assolve quindi a una necessitä di spersonalizzazione e di deresponsabilizzazione deU'autorc. D'altra parte, sono proprio questi i temi toccati da Belli stesso aeWIntrodu-Ztone, scritta nel '31 per una progettata. ma non compiuta. edizione dei suoi sonetti romaneschi dal titolo crittografico 996, ovverosia le iniziali G.G.B, (i testi, per volontä dell'autore stesso. saranno costret-ti alia clandestinitä. trasmessi oralmente o pubblicati alia spicciolata senza autorizzazionc, fino alia prima edizione integrale postuma, uscita tra il 1886 e il 1889 a cura di Luigi Morandi): Io lio deliberato di lasciare un moiiumcnto di quello che oggi č la plebe di Roma. In Itíi sta cerlo un lipo di originalita: e la sua lingua, i suoi concetti. I'indole. il costume, gli usi, le pratiche, i lumi. la credenza. i pregiu-dizii. lc superstizioni. luttocio insomnia che la riguarda. riticne una im-pronta che assai per avventura si distingue da qualunque altro caraltere di popolo. Né Roma ě tale, che la plebe di lei non faccia parte di un gran tutto. di una cilta cioě di semprc solenne ricordanza. Ohre a ciö. mi scm-bra la mia idea non iscompagnarsi da novitä. [...] Esporre le frasi del Romano quali dalla bocca del Romano escono tuttodi. senza ornamcnto. senza alterazione veruna. senza pure inversion! di sintas-si o troncamenti di licenza, cccctto quelli che il parlator romancsco usi egli stesso: insomnia, cavare una regola dal caso e una granimatica dall'uso, ec-co il mio scopo. lo non vo" giä presentar nelle mie carte la poesia popolare. ma i popolari discorsi svolti nel la mia poesia. (Sonetti. pp. 5-6) Ulntroduzionc ha quindi valore di «alibi ideologico» (Gibellini) e, alio stesso tempo, di solida dichiarazione di poctica. Al timore che proprio a lui vengano atlribuite le irriverenti e spietate critiche mosse 582 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š» ^ 5 l <3> 4 100% ü> QABC-esteso Mar 13:39 Q, © ;=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 568 LeTre Corone e Is cullura dell'Ottocento al sislema. Belli oppone il concetto classico del «laseiva est nobis pagi-na, vita proba». consueto motto autoassolutorio giä posto in epigrafe da Porta alle sue Poesie: Benc io preveggo quante timorale e pudiche anime, quanti zelosi e pa-zienli sudditi griderebber la croce contro lo spirito insubordinato e li-cenzioso che qua e la ne Iran spa re, quasichc nascondendomi perfida-menle dielro la maschera del popolano abbia io voluto prestare a lui le mie massime e i principu iniei. onde esaiare il mio proprio veleno solto legidadclla calunnia. (Sonclli, p. 7) Dii impasto linguistico Precisa quindi che lo strumento linguistico di cui si avvale - per il iperrealistico quale, a dift'erenza di Porta, non puö contare su precedenti illustri e im-mediati - non e un dialetto vero e proprio, ma «una favella tutta guasta e corrotta». «una lingua inline non italiana e neppur romana, ma roma-nesca», speccliio espressivo del sistema di idee e di valori di > <3> 4 100% ü> QABC-esteso Mar 13:39 Q, © ;=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Carlo Porta e Giuseppe Gioacchin Noll n AEAECDCEDE. a ABAB Tesio: Sonetu, p. 37. Ľaniio ehe CiíiCŇiicri'šlo impastô cr monno, i ,UJ„1: 'sonda inscrita Ché ppc impastiillo ggiá cc'era la pasia. nei cocomeri per veri- Verde lo vorze fä, ggrosso e rritonno. fica[Ľ " siano ° mon° Alľuso ďun cocommcro dc tasta1. 4 Fescc un zolc, una luna. e un onappa monno, Ma delle stelle poi di' una calasta: Sú uscclli. bbcstie immezzo. e ppcssci in fonno: Piantô le piante. c ddoppo dissc: «Abbasta». 8 Me scordavo de di celie cereô ll'omo, E ccolľomo la donna. Adamo e Eva; E jje proibbi de nun loccajje un porno. 11 Ma appena ehe a mmaggnä Iľebbe viduti. Strillô per dio con quanta vosce aveva: «Ommini da vieni. ssétc íuttuti». 14 Nel Giorno der gitidizzio. datato 25 novembre 1831, la chiamata del- Ergiornodetgiudizzio le anime a Dio per il giudizio universalc e chiusa nel recinto metaforico di un pollaio, menlre ľinferno e il paradiso sono indicali come le parti opposle di un microcosmo domestico: Nola melrica: Sonetlo ABBA CDC DCD. n schema ABBA Testo: Sonetti. p. 55. Cuallro angioloni eo le Iromme in bocca Se metteranno uno pe ccantone A ssonä: poi co ttanlo de voscione Cominceranno a ddi: «Flora a cchi llocca». 4 Allora vierä ssü una filaslrocca De schcrlri de la terra a ppecorone1. Pe rripijjä lligura de perzone. Come purcini allorno de la bbiocca'. 8 E sla bbiocca sarä Ddio bbcnedelto. Che nc farä du' parle, bbianca. e nera: Una pe annä in cantina, una sur tetto. 11 AlTurtimo usscirä 'na sonajjcra Dangioli.e.cconie si ss'annassia lletto. Smorzeranno Ii lumi. e bbona sera. 14 In realtä Tinferno e proprio quelloltrctomba oscuro popolato solo di ombre, in cui gli angioloni hanno spento tutti i lumi. Una teologia dispe-rata e immanente che si riconl'erma in quest'altro sonetto del 18 gennaio 1833, La vita dcü'omo, in cui Belli riassume l'aldiquä c l'aldilä dell'esi-stenza. ma sopraltutlo il tormenlo di un'esistenza vissuta in condizioni di indigenza. attraverso lo stilema dell'enumerazione lessicale: pj'fiľiľ'h-. ';i gatloni'. 1 bbiocca. «Chioivu« (N.d.A.). 584 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š» ^ 5 l <3> 4 100% ü> QABC-esteso Mar 13:40 Q, © i= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 570 Le Tře Corone e Is cullura dell'Ottocento 'lallime: 'crosla laltea'. * farcin: ot'iiii'hi;! .iiiiiL'-cala dietro le spalle de' hainbiui [!>r s.iMcjiyvili all*ai (N.d.A.). Gregořio XVI bersaglio perfetto 10» (N.d.A.). forma di cam pana. aperlo in alio e alla pniiLcmi i kiiuhini. ílw In •|ijii;>ii[]o col pello e U-uronsi niti in esso nd camminarcMN.d.A). 1 lorcolo: -Salva-iapu conlro le cadute» (N.d.A.). ' Imbraghf, 'brache'. * ííoitiiijjoiii: ■■Vtirmi- i.-.';'«,':Y.miniu- iVil.A.I. ' tlivjuinu: - Dii'iiinii L-c-di^iaslicn die jirincipi.i ventil ili>iiiu>-- ABABCDC DCD. Nove mesi a la puzza: poi in fasscioln Tra sbasciuechi. lattime' c llaerinioni: Poi per laccio1,in nererino', e in vesticciola, Cor :orcoloJ c 1'imbraghe' pc ccarzoni. Poi comineia er lormento dc la scola. Labbeccě. le fruslate, li ggeloni. La rosalia, la caeca e la ssediola. E un po' de scarlaltina e vvormijjoni''. Poi viě Harte, er diggiuno7. la fatica, La piggione, le carcere, er governo. Lo spedalc, li debbiti. la fica. Er zol ďistate, la neve ďinverao... E pper ultimo. Iddio see bbenedica, ViO Li mořte, e ffinissee co 1'infcrno. Figura 1 Monumento a Giuseppe Gioacchinc Belli, Roma. Ma non sono solo i testi sacri e i dogmi ecclesiastici a essere messi alla berlina, ma anche chi li somministra a chi non ha gli strumenti cul turali per interpretarli: «Noi soli semo li credenli veri, / Perché crede mo ar Papa, e 'r Papa poi / See spiega tutto chiaro in du' misteri» (La riliggione vera, vv. 9-11). Gregorio XVI ě, fino alia mořte (1846). il ber-saglio perfetto, con i suoi modi dispotici, del sarcasmo del popolano-biblista, tanto che in una nota su un cartiglio autografo Belli giunge ad ammettere: «A Papa Grigorio je volcvo bene perché me dava cr gusto de potenne di male». A firma di Belli restano uno Zibaldone (1824-1840 circa, conser-vato alla Bibliotcca Nazionale Centrale di Roma), comprendente 4525 voci con numerazione progressiva, oltre a un altro insieme di articoli senza numerazione. rilegati in undici volumi manoscritti - in questo maremagnum lo scrittore compila indici di cose notevoli c di nomi di opere come il Decameron e i Promessi Sposi. trascrive eslratti di rivi-ste, di testi letterari e saggistici ita-liani e stranieri. tra cui si segnala la lcttura degli illuministi (Montesquieu. VEncyclopédie, Voltaire, ecc.) -; e le scritture di taglio umo-ristico del Ciarlatano (1828), fila-strocca composta in occasione del carnevale, la satira Lo Androto-mofilo (1828), nonché alcunc altre prose pubblicate tra il 1834 e il 1836 nella rivista romana «Lo Spi-golatore». diretta dall'amico Gia-como Ferretti. Dopo il 1849 la presa sulla realta del Belli romanesco perdc il proprio mordente (anche se continua a 585 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š» ^ 5 ä <3> i 100% ü> QABC-esteso Mar 13:40 Q, Q \= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Carlo Porta e Giuseppe Gioacchino Belli comporre in italiano): la morle dclla mogiie nel '37 (e le ristrettezze che ne conseguono), la mal.ittia del figlio Ciro, la fine delle speranze rifor-miste riposte nella Repubblica Romana sono tutti avvenimenti che con-corrono a silenziare la sua poesia e a confermarlo in una chiusura nel privato all'insegna cli un deciso conservatorismo. Muore d'apoplessia il 21 dicembre 1863. L'ltalia e unita, Roma e ancora in ma no al papa: una Roma che, grazie a Belli, non e piu, o non e solo, la Roma delle rovine amata dai settcccntisti, ma la Roma contcmporanea ed etcrna delle sue maschere da popolano. BIBLIOGRAFIA Edizioni Carlo Porta. Le poesie, ed. critica integrale a eura di Dante Isella. La Nuova Italia. Firenze, 1955-1956; Carlo Porta e il tealro. a cura di Dante Isella, in £7« angaria a Raffaele Mattioii. Sansoni, Firenze. 1970. pp. 201-244: Lcietteredi Carlo Porta c dcgli arnici delta cameretta. a cura di Dante Isella. Ricciurdi. Milano-Napoli. [1967] 1989; Carlo Porta. Poesie, a cura di Danle Isella. Mondadori. Mikino. 21 MIO: Idem, Poesie, a cura cli Pietro Gibellini. traduzioni e note di Massimo Migliorati. Mondadori, Milano. 2011. Isonetd di Giuseppe Gioacchino Belli, a cura di Giorgio Vigolo, 3 voll.. Mondadori. Milano, 1952; Giuseppe Gioacchino Belli. Le lettere, a cura di Giacinto Spagnoletti. 2 voll., del Duca. Milano, 1961; Giuseppe Gioacchino Belli, Lettere Giortiali Zibaldone, a cura di Giovanni Orioli. inlro-duzione di Carlo Muscetta. Einaudi, Torino. 1962; La Bibbia del Belli, a cura di Piclro Gibellini. Adelphi. Milano. 1974: Giuseppe Gioacthnu Belli. Soitetti, a cura di Giorgio Vigolo con la collabo-nizione tli Piclro (■ibcllini. Mondadori. Milano. ]978. Letture critic he Dante Isella. La ealtura letteraria lombarda, in Idem. / lombardi in rivolta, Einaudi. Torino. 1989. pp. 3-24: Idem. Carlo Porta: cinqitam'anni di lavori in corso. Einaudi. Torino. 2003: Claudio Milan ini, Da Porta a Calvino. Saggi e ritratti eritiei. LED. Milano. 2014: Mauro Novclli. Divora iltuo cuore, Milano, Carlo Pom e I'eredita ambrosiana. II Saggiatore, Milano. 2013. Umberto Carpi. L'intelletttta/e e la plebe, in «Lavoro critico», 3. 1975. pp. 105-147: Pif.tro Gibellini. In margine alle varianti bellianc. in Studi di filologia e di letteratitra italiana offerti a Carlo Dionisotti. Ricciardi. Milano-Napoli, 1973. pp. 377-400; Idem, Le varianti autografe dei sonetti ro-maneschi di G.G. Belli, in «Studi di filologia italiana», XXXI. 1973. pp. 247-359; Giorgio Vigolo, It genio del Belli. Elliot. Roma. [1963] 2016. T'^QlBäfll »HO 5861 /721