Storia della letteratura italiana III Lezione n. 10 (23 novembre 2021) GIACOMO LEOPARDI ripasso della lezione della settimana scorsa Canzoni patriottiche All’Italia Sopra il monumento di Dante 1819- proposito di fuga da Recanati 1820- “conversione filosofica” Inizio della composizione delle “Operette morali” Cap. 4.2 Idili, solo pp. 502-504 (no “Ad Angelo mai”) Avventure dell’anima LETTURA: “La ricordanza” o “Alla luna” Ascolto: “La ricordanza” o “Alla luna” “L’infinito” Ascolto: dell’”Infinito” dal “Giovane favoloso” (cliccare sopra) Provare a vedere anche questo spezzone del film (cliccare sopra, contiene anche la declamazione dell’”Infinito”) Ode ad Angelo Mai, che ritrova il “De Republica” di Cicerone Cap. 4.3 pp. 506-507 Lo Zibaldone Una raccolta di pensieri pensiero filosofico a-sistematico capacità immaginativa della poesia: ha la capacità di svelare il rapporto tra le cose teoria del piacere “La ricordanza” o “Alla luna” O graziosa luna, io mi rammento che, or volge l'anno, sovra questo colle io venia pien d'angoscia a rimirarti: e tu pendevi allor su quella selva siccome or fai, che tutta la rischiari. Ma nebuloso e tremulo dal pianto che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci il tuo volto apparia, ché travagliosa era mia vita: ed è, né cangia stile, o mia diletta luna. E pur mi giova la ricordanza, e il noverar l'etate del mio dolore. Oh come grato occorre nel tempo giovanil, quando ancor lungo la speme e breve ha la memoria il corso, il rimembrar delle passate cose, ancor che triste, e che l'affanno duri! rammentare: ricordare rimirarti: re-mirarti (mirare = guardare) siccome: come apparia: appariva travagliosa: dolorosa cangia: cambia noverar: rievocare speme: speranza etate: et rimebrar: ricordare “L’infinito” Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma, sedendo e mirando, interminati spazi di lá da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Cosí tra questa immensitá s’annega il pensier mio; e il naufragar m’è dolce in questo mare. parafrasi Sempre caro mi fu (per me fu) questo colle solitario e deserto («ermo») e (sempre cara per me fu) questa siepe che impedisce la vista di una gran parte dell’orizzonte. Ma, stando a guardare intensamente («sedendo e mirando»; “sedere” in questo caso significa “stare”) gli infiniti («interminati») spazi oltre la siepe («di là da quella»), e silenzi sovrumani, e profondissima quiete io mi immagino («nel pensier mi fingo»); dove (nel pensiero, nell’immaginazione) quasi si mette paura. E non appena sento («odo») frusciare («stormir») il vento tra queste piante, io vado comparando (vado paragonando) l’infinito silenzio a questa voce: e mi viene in mente («sovvien») l’eterno, e le stagioni trascorse, e la stagione (il tempo) presente e vivo, e il suo (della stagione presente) suono. Così tra questa immensità (infinità) annega il mio pensiero: e naufragare è per me dolce in questo mare.