j»l nivrorso sopra alcuni ptmti delia stn* * espresso chiaramente in un passo del w P . o,, * Itali*, SJ^^ndktóvuol^b^,; « tipo » d! stonce, che egh "»«^^y e s>adatti aIIa societa: a quelle stľS maniere Averse la natura umana «Pj^ , ie„0 di j ^. st«o cosl naturale alľuomo e cosl violento, cost voiuio c f >/;ne crea* tanti scopi dei quali rende impossible ľadempimento, ehe sopporta tutti , mal; e tutti i rimedi, piuttosto ehe cessare un momento; a quelle state che e un mj. stero di contradizioni in cui la mente si perde, se non lo constdera come uno stato di prova e di preparazione a un'altra esistenza » . T147 anque maggio » Ode composta in pochi giorni (dal 17 al 20 luglio 1821), quando Manzoni ebbe notizia a Brusuglio della motte di Napoleone, avvenuta il 5 maggio precedente La censura non ne autorizzö la stampa; ma ne circolarono ugualmente varie copie che la resero subito nota anche fuori d'Italia (a Goethe, per esempio, e in Francia) ■ Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore <-j M orba di tanto spiro, eosl-percossa, attonita 9— 1 la terrajal nunzio sta, «K*. ^-SHKtf pensando alPultima ora ddl'uom fatale; msluo^+ö ne sa quando una simile orma di pie mortale la sualcruenta polvere a calpestar verrä. sor, JL folgorante in solio '- vide .1 miogenio e tacque--+ quando, con yeee assidua, Li«, U «vc^V cadde, risorse e giacque, dl raffle voci al sonito j U Wsta la suanonha ^ "t-, II, p. 1998. "e !e °Vere T147 Schema metrico: ode in stmf„ j . sei settenari: ciascuna parte é Ľa,ľ IP ,°PP'e di n™ delľultimo vergehe i daUa di un anima tanto grande cSm ™e"e'- *ti™i attoniti e silenziosi per iWm • 0mmires'ano 8. fatale, mandate deS ™5a "°tÍ2Ía- 918 9 10 «ce2io*nale"W*-'WO''/,''e> un »Itro uomo cosl a*^*^** dalle guerre. 15- con veceal'J POeUm (so88e»°)- * eventi. «>n mcalzante awkendarsi di ^S'e'Sr 2'f la reggia e il tristo esiglio: due volte nella polvere, due volte sull'altar. 4f Ei si nomd: due secoli, l'un contro l'altro armato, .ut 45 50 19-20. vergin... oltraggio, non macchiato di adu-Iazione servile per ü potente, ni di vile oltraggio per il caduto. . >. 21-22. subito ... raggio, la repentina scomparsa di un uomo tanto grande. Ua 1796 e 1800 (Alpi), alia campagna dTägitto, 1798 99 (Piramid); daUa campagna d. Spagna, 808-09 Manzanarre e il piccolo fiume che bagna Madrid) alle Campagne d, Germama, 1805-06, 278028 TaTstro... baleno, TeSetto pradco »«»sä Russia (Tanai, il ^Jvone lasciare in Na- creatnee. 37-38. La procellosa... disegno, la gioia tempe-stosa e trepidante di un sogno ambizioso. 39-40. indocile... regno, insofferente si presta a eseguire gli ordini altrui, pensando a conseguire persé Íl potere. Allude a quando Napoleone, an-cora generále, era esecutore della politica del Di-rettorio. 41-42. e il giunge ... sperar, e lo raggiunge, e ot-tiene una ricompensa che sembrava follia soerare. 44. maggior dopo il periglio, piu grande dopo il pericolo corso. 49. Ei si nomó, bastô che pronunciasse il suo nome per affermare la sua volontä. 49-50. due secoli... armato, Settecento e Otto-cento rappresentano, secondo Manzoni, due epoche, due civiltä in tutto contrastanti (Rivoluzione e Restaurazione, illuminismo e romanticismo): Napoleone riassumendoli in sé li costringe a una conciliazione. 919 55 6o 65 70 80 85 S,u4' fekwi- sommessi a lui si volsero, come aspettando il fato; ei fe' silenzio, ed arbitro s'assise in mezzo a lor. E'sparve, e i dl nell'ozio chiuse in si breve sponda, ' segno d'immensa invidia e di pieta profonda. d'inestinguibil odio e d'indomato amor. Come sul capo al naufrago Ponda s'avvolve e pesa, Fonda su cui del misero, alta pur dianzi e tesa, scorrea la vista a scernere prode remote invan; tal su quell'alma il cumulo delle memone scese! Oh quante volte ai posteri narrar se stesso imprese, 'A K e sull'eteme pagine cadde la stanca man! Oh quante volte, al tacito morir d'un giorno inerte, chinati i rai fulminei, sL' A' le braccia al sen conserte, stette, e dei dl che furono l'assalse il sovvenir! E ripenso le mobili tende, e i percossi valli, e il lampo de' manipoli, lev*i*.^;« IU « e Ponda dei cavalli, 4 Mm jjufc a^i,,, e il concitato imperio, e il celere ubbidir. Ahi! forse a tanto strazio cadde lo spirto anelo, fa*,, <^W-vW J*C e disperó; ma valida venne una man dal cielo 55. E sparve, e tuttavia anche un uomo cosl grande scomparve dalla scena della storia 56. in si breve sponda, nella piccola isola di santElena. 61-68. Come sul capo al naufrago ... scese, come 1 onda, sulla quale lo sguardo del povero naufrago rmsciva dappnma a sostenersi per discernere di lontano la riva dell'approdo, si abbatte infine sul suo capo; cosl sull'animo di Napoleone vinto si abbatte l'onda delle memorie con il suo new angoscioso. *^ 70. imprese, intraprese. 71. eterne, perché narrano di eventi memorabili le torse anche perché sono interminabili). 920 74. .nerte, trascorso nell'inerzia goranti ' * Hminei' abb<^ati gli occhi feign f Í°vveair- ,a memoria. ľi;54*.le trincee batmte dai fuoco armi!/déXTanferiaWa"ŕí,0/''' " lamPe«8iare deIk !i°ctc?lÍCaV',U'' la caHca della cavalleria. 86- lo%7roaJZT°- ''incakarsi degli ordini. 87- 90. ma vMAanirao a"80sciato dai ricordi. zione gli »iun ' ^' "«P°«o, ma nella dispera-dal cido- k L laldo s°«orso (valida... man) reae> che lo trasportô pietosamente e in piů spirabil aere P'etosa il trasportö; e 1'avvió, pei floridi sentier della speranza, ai campi eterni, al premio che i desiděri avanza, dov'e silenzio e tenebre la gloria che passö. Bella Immortal! benefica fede ai trionfi avvezza! Scrivi ancor questo, allegrati; '< ché piů superba altezza al disonor del Golgota giammai non si chinö. Tu dalle stanche ceneri :/isperdi ogni ria parola: il Dio che atterra e suscita, che affanna e che consola sulla deserta coltrice 1 »^« accanto a lui posb. 90 9! (A. Manzoni, II cinque maggio, in Tulte le opere cit., I, pp. 103-6) — V Analisi dei těsto Incentrata sulla figura dell'« eroe » che aveva dominato per piú di due de-cenni nelľimmaginazione collettiva, ľode appartiene a quella fase in cui Manzoni concentrô le sue riflessioni storiche intorno alle grandi individualita (il conte di Carmagnola, Adelchi, Desiderio, Carlo Magno), ai grandi attori politici. Nel těsta si avvicendano momenti di rappresentazione epica (vv. 25-30, « Dall'AIpi alle Piramidi », ecc; vv. 37-54, « La procellosa e trepida », ecc.; vv. 79-84, « E ripensô le mobili » ecc.) e momenti discorsivi, di intervento e commento delľautore; nei primi, 1'economia del linguaggio, il ritmo concitato caratterizzato spesso dal succedersi di brevi sintagmi simmetrici (vv. 25-26 29-30; vv. 43-48; vv. 79-84), i tempi verbali (v. 43, « tutto ei provo»; v 49 « Ei si nomô »; v. 53, « ei fe' silenzio »; v. 54, « s'assise »; v. 55, « E sparve ») danno una_yisione_del_tej5po storico come rapido svolgersi di eventi segnati dal protagonismo delľindividuo. (Una visione del tempo, dunque, di-versa da quella che si attuô poi nel romanzo, dove la descrizione analitica diede risalto alla vita della piccola gente e al ritmo lento della quotidianitá). in una Serena diraensione di speranza (in piü spirabil aere). 91. floridi, fioriu. rfcompensa Celeste 99. Scrivi ancor questo, registra an le tue vittorie. , ■ chino che* 100-102. che ptu superba altezza mai uomo piú eccelso e superbo piegö il capo al mistero della Croce (un supplizio che ě disonore e vergogna agli occhi del mondo). 103. Tu, la Fede. 104. sperdi... parola, allontaiia ogni imprecazione oltraggiosa. 107-108. sulla deserta coltrice... posb, gli fu presso sul letto solitario di morte. 921 i- • «.,1 ootere visto in due ptospettive. Nel-II tema delFode ě una ^ 'appare sorprendente per la ver- luna, pohuco-storica vicenda üi ? deUa caduta: quest0 motivo fc tiginosa grandem dell'ascesa '»^^^ (vv. 1.54) e si articola, fin dalla sviluppato nella pnma parte de1 comp«™°j. „ pQtere £ chi ,Q $u_ prima strofa, in un quadro dl °PP°slzlom1 u k sua cruenta pol- bisce, subendone ancheil fasono b,J, «1 » ^ vd>>; ^ 31.32> fAi ^ Cn"e il Lta non esprime un giudáicVM. « H vera glona? >>),_» Ldo „ quella condanna de! poterc come intrinsecamente iniquo che cgi, po-rTeva invece al centro dellc tragedie. Nell'akra prospettiva, che s, puö dcfinire storico-tcJosica. la vicenda di Napoleone assume il carattere dl un « esernp.o », eönsentendo un confronto tra la gloria temporale e quella eterna, tra I altezza superba dell'uomo e il suo abbassarsi di fronte a Dio, tra il suo sogno di potere e il bisogno di fcde che egli avverte nella sconfitta. Questo motivo, oltre ad essere enunciato esplicitamente (nelle due strofe finaii), ě sviluppato attraverso analogie e rispondenze kssicali molto fitte, di cui diamo qualche cenno. Napoleone — nella dimensione terrena e politica — ha in cuore lagioia pro-cellosa (v. 37) di un grande disegno; spera in un premio, cosl alto che la spe-ranza sembra follia (vv. 41-42); lo ottiene infine (e lo perde). La stessa imma-gine di mare in tempesta torna per indicare le memorie da cui egli ě so-praffatto, tanto da disperare (v. 87). II linguista Benvenuto Terracini, che di quest'ode ha svolto una analisi stilistica, cosl ha spiegato la similitudine centrale (vv. 61-68): « A tutta prima la comparazione non fa che svolgere una delle metafoře piti comuni: l'onda schiacciante dei ricordi; cosl pare facciano volentieri i grandi poeti: nel Manzoni ě un segno di quella fraterna facilitä con cui ama rivolgersi al prossimo senza mostrar di uscire dai limiti del buon senso comune. Né da quei limiti, a una prima lettura, pare uscire la ripresa immediata l'onda su cui del misero... In_realtä_il sottilissimo Manzoni va qui I per conto suo: l'onda che schiaccia il naufrago si alterna con quella che, por-I tandolo in alto, gli aveva dato la fugace illusione di una remota possibilitä di salvezza. II tipo di doppia comparazione ě in sostanza identico a quello della comparazione del Coro di Ermengarda "Come rugiada al cespite..." 1 e rende con i due suoi termini un delicato mutamento delPanimo. Analogo ne ě anche lo spirito: in un caso e nell'altro si tratta della drammatica poesia del ricordo. Ma dove nel corso piü mite e disteso del Coro, l'alterna vicenda dell'erba prima ristorata e poi inaridita ě pienamente svolta, nel Cinque Maggio piü arido e denso, il semplice pur dianzi bašta a indicare il palpito di una alterna vicenda: al ricordo che lllude succede il ricordo che schiaccia. Ora per quella lucida simmetna che distingue la poesia del Manzoni, accade che egli riprenda e svolga 1 due momenti ma invertendoli: prima pone l'accento sul motivo dell'illusione, poi su quello del cumulo schiacciante dei ricordi Delle due immagini di Napoleone a Sant'Elena, quella diligentemente, calligra-ficamente svolta dell eroe al termine del giorno inerte, a ben vedere ě meno suggestiva della pnma col quadro appena accennato di Napoleone in atto di scrivere Ie propne memorie, cioě di narrare se stesso. [...] Napoleone, per una piü avanti, T149b. 9" sona dt sdoppiamento, sta scoprendo se stesso: per lo meno le sue memorie, neu atto che si accinge a scriverle, gli appaiono come in uno specchio, nebu-lose.^prive di significato... Bisogna quindi riconoscere anche nelle "eterne pa-gme una pregnante polivalenza semantica. Sono pagine interminabili, ango-sciose, come interpretano i critici piü recenti — e del resto suggeriscono 1 ac-coppiamento con la stanca man e, piü calzante ancora, il riferimento alle proäe remote invan. [...] Cosl preparata si fa innanzi finalmente l'immagine della mano valida che viene dal cielo: il motivo della "buona morte". Annunziata da un ma forse troppo forte e improvviso neUa delicata sintassi dell'Ode, 1 im-magine non ě sviluppata e rimane un poco grezza, come accade pure di altre. L'effetto tuttavia ě efficace, non tanto per la descrizione un tantino enfatica del nuovo ambiente al quäle Napoleone ě condotto, quanto per l'impressione di un moto lievissimo evocante tutta l'agevolezza di un atto divino, che proviene dal fatto sempliciss'imo che e l'avvib si allinea sintatticamente su e disperö e con un semplice scambio del soggetto conchiude, e a un tempo capovolge, la vita dell'eroe »Napoleone — nella dimensione, questa volta, assoluta e teo-logica — ottiene di nuovo la speranza (v. 92), un premio che ě tak da andare oltre qualsiasi immaginazione e desiderio (vv. 93-94), una eternita che si oppone a quella vanamente cercata nella scrittura (v. 93, « campi eterni » contrapposti alle «eterne pagine», v. 71). Proposte di lettura e ricerca 1. Sul persistente pessimismo di Manzoni ha attirato ľattenzione D. De Ro-bertis (nel saggio giä citato Manzoni tra meditare e senlire, ora in Carte d'iden-titä, Milano, II Saggiatore, 1974), che lo giudica non meno severo di quello leopardiano (si veda a p. 300, in particolare). F. Fortini ha studiato le va-rianti della Pentecoste, ponendole in rapporto con le vicende politiche che cul-minarono nei fatti del 1821: « Quando, il 26 settembre del 1822, Manzoni riprende l'inno, tre anni decisivi sono passati. [...] Manzoni sta facendo i conti con la storia profana, ha misurato la forza della reazione, la debolezza dei liberáli, la impossibilitä, per il Papa, di essere solo "signor delle preci" [...]. Scrive il romanzo e si chiude in se stesso » {Due note per gli «Inni», in « Paragone », 286, 1973, in particolare p. 9). Le correzioni che furono dall'autore apportate úVAdelchi sono state inqua-drate nel contesto politico da G. P. Bognetti, Manzoni giovane, a cura di M. Cataudella, Napoli, Guida, 1972 (in particolare pp. 135-64). 2. Oltre all'analisi di B. Terracini (in Analisi stilistica. Teoria, storia, pro-blemi, Milano, Feltrinelli, 1966, pp. 253-82) potete leggere su // cinque maggio I'interpretazione di C.F. Goffis (in La Urica di Alessandro Manzoni, Firenze, La Nuova Italia, 1964, pp. 203-29) e alcune osservazioni (che abbiamo tenute pre-senti nel nostro commento) di C. Varese (in Ľoriginale e il ritratto. Manzoni secondo Manzoni, Firenze, La Nuova Italia, 1975 pp. 108-13). Ha svolto un'analisi stilistica del Cinque maggio (e del coro di Ermengarda, T149b) anche G. Bärberi Squarotti (in Teoria e prove dello stile di Manzoni, 1 B. Terracini, // cinque pp. 263-65. , Analisi stilistica Teoria, storia, problemi, Milano, Feltrinelli, 1966, 9*3 tratto alcune pagine che riportiamo piů Miláno, Silva, 1965, da cui abbiamo tratto m^.- r-o avanti, T150) notandone tra l'altro alcune incertezze stilistiche: per esempio «la metafora dell'"onda" viene assunta a indicare, in similitudine, l'accumulo delle memorie, con un senso di soffocante e disperante annullamento, e, subito dopo, a esprimere [...] il colore meraviglioso delľazione, culmine della con-templazione fantastica e dell'ammirazione: "Come sul capo al naufrago / I'onda s'avvolve e pesa... " e " I'onda dei cavalli " » (Ibidem, p. 72). Sulla religiositä del linguaggio dell'ode, derivato — attraverso gli scrjt_ tori del Seicento francese — da fonti bibliche, patristiche e liturgiche, si sof-ferma S. S. Nigro, nel saggio Alessandro Manzoni, Lett. it. L.. VII 1 pp. 532-43. ' ' II rapporto tra poesia, storia, storiografia Alla stesura delle tragedie Manzoni affiancô scritti teorici (la Prefarione al Conte di Carmagnola e la Lettre ä M. Chauvet) e storici (le Notizie premesse at testi e il Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica tn Italia) che atte-stano come il suo avvicinamento alle idee romantiche e al nuovo genere dramma-tico (argomento storico; rinuncia alle unita di tempo, luogo, aztone; particolare funzione dei « cori »: ne abbiamo parlato alle pp. 610-18) avesse ragiom anche morali e religiose; e come inoltre i suoi interessi si orientassero via via verso una concezione della storia e una volontä di rappresentazione tali da non trovar posto, infine, nei limiti della « tragédia » e da doversi risolvere nella scelta della forma narrativa. La Lettre, di cui riportiamo qualche passo (T148a e T148b), benché originata da una polemica occasionale, raccoglie riflessioni che riguardano non il teatro soltanto, ma la nátura in genere della poesia e le sue possibilitä come stru-mento conoscitivo. Manzoni vi sostiene questa tesi: posto che soltanto la storia (le vicende realmente trascorse daľl'umanitä secondo il disegno di Dio) ě oggetto degno di indagine e che essa offre tale abbondanza di eventi memorabili da ren-dere superfluo 1'inventarne altri, il poeta ha il compito di intuire e ricostruire quanto la memoria storica non tramanda nei documenti: rivelare dunque la parte di storia che č andata perduta, penetrare - - grazie A\';m"h!'j:njzione e.ajla sim-patia — nelle volontä e nei sentimenti degli uomini passati, nelľinterioritä delle loro coscienze. II poeta va oltre la superficie degli avvenimenti per coglierne il disegno segreto, e quindi una veritá che sfugge allo storico. Con questa formula Manzoni rispondeva provvisoriamente a una sua duplice esigenza, che era quella di legittimare su un fondamento etico la poesia (che non deve essere un esercizio gratuito e che non ě destinata a esprimere il sentimento privato — e narcisistico — delľio) e di tentare una via che consentisse ľinterpretazione dei fatti nel loro significato profondo (lä dove si intrecciano oscuramente i destini individuali e quelli collettivi, le responsabilitä dei singoli e il piano della « provvidenza »). Anche nelle questioni di carattere piů tecnico, come era quella delle « unita », Manzoni faceva valere argomenti che derivavano da una ricerca di coerenza ideo-logica e morale. Nelľaccingersi a comporre tragedie egli prendeva atto (e lo dichia-ra nella Prefarione) del giudizio negativo che sul teatro avevano dato sia i grandi moralisti cattolici che considerava suoi maestri (Nicole e Bossuet) sia Rousseau, un pensatore di diverso orientamento ideologico che gli sembrava pero altrettanto 924 ľ Seľenro P n °Ie 6 B°SSUet