É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š© ^ ^ > > <5> 4 55% HD. QABC-esteso Mar 12:17 Q, O ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf ■ Libreria 1. Storia di un'anima e storia delleanime 2. Recanati: erudizione e filológia í. Poesia sentimentale e poesia patriottica: Leopardi romantico? J. Un annus tettibilis (1819) e un anno filosofico (1820) 5. Estetica e poetica: tra vago e pellegrino 1820-1321 6. «Pauraesperanza» nel viaggio a Roma e partenza da Recanati 7. Ľironia a sistema: le (prime) Operené motali 8. Leopardi redattore: Miláno e Bologna 9. Ii «risorgimento» delia poesia: Pisa, Recanati e Firenze 10. «Sterminator Vesevo» Napáli 1833-1837 Bruto cesaridda alterego di Leopardi Capitol o 3 Giacomo Leopardi 1. Storia di un'anima e storia delle anime La strepitosa figura poetica del Bruto cesaricida delia canzone Bruto minor e, costruita da Leopardi nel dicenibrc 1821 in venti giorni di lavo-ro, inserita subito dopo la metá del primo libro di poesie, le Canzoni, pubblicato nel 1824. riassuine in sé alcuni tratti ehe possono far da guida alia sua opera, in una produzione cronologicamente non amplissima (la parle ereativa si circoserive nel venlennio ehe va dal 1817 al 1837. anno di morte del poeta alle soglie dei quaranľanni) ma densa e diversificat; Bruto, il combatlente sconfitto a Filippi, rappresentato nel tragico monologo pronunciato prima di un leatrale suicidio, ě ľalter ego con cu: Leopardi si ě voluto affidare ai posleri. ehe. dopo l'Unilä. hanno prefe rito travestirlo dei panni lacrimevoli e malinconici di un pessimista esi stenziale, di una «vita strozzata» dalla crisi del razionalismo illuminista. non rischiarato. ma attratto dagli ideali del primo Romanticismo. Eppu re. come avrebbc ricordato Carducci. tutto il Risorgimento aveva dceli nalo un altro credo, ehe voleva gli ilaliani «con Manzoni in chiesa» con «Leopardi in guerra». Ed ě questo Leopardi «progressivo» (ma sen za piú ideologie progressiste) ehe e piú vicino alla grandezza delia pro pria opera: il poeta ehe usa ľinesistita giovinezza come innesco di una poesia costruita sul potere immaginativo delia memoria. la malattia co me formidabile strumento conoscitivo e ľisolamcnto geografico c politi co di un retrivo borgo dello Stalo delia Chiesa come punto di vista privi legiato per riflettere su di sé e sul mondo. A Gian Pietro Vieusseux. ehe nel 1824 gli proponeva una collaborazione continuativa con il primo giornale moderno fondato dopo il «Caffe». ľ«Antologia». Leopardi rap-presentava quel suo isolamento in vive forme narrative: I 505 I /721 ••©Aw/ ľP®(30i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š« W ©Č ^ t ^4 55% Q abc - esteso Mar 12:17 Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 1 Giacomo Leopardí 491 Io vivo qui segregato dal com mereio, non solo dci letterati, ma degli uomini, in una cilia dove chi sa leggere é un uomo raro. in un verissimo sepolcro, dovc non cnlra un raggio di luce da niuna parle, e donde non ho speranza di uscire. Ella ben vede che chi si trova fuori del mondo. non é in istato di dar notizia di qucllo che vi sucecde. Infatti io non so e non veggo mai nulla di nuovo, e fo conto di vivere in un deserto: Ella é molto meglio informata delle novitä che aceadono nclla China, ehe io delle noti-zie letterarie o scientifiche di questo Stato. [Epistotario, 2 febbraio 1824) Sorprendente paradosso. ehe affiancava alľe-straneitá al mondo una sperimentafa conoscenza delľanimo umano. su cui aveva esercitato un'in-cessante osservazione sin dalla pití tenera infan-zia. educata alla letlura dei classici come un ser-batoio inesauribile di temi, motivi. generi lettera-ri e forme espressive, e di risposte alle grandi do-mande delľesistenza. L'eccezionalitä delia sua produzione, ehe tocca vette allora ancora inesplorate anche sot-to ľaspetto speculativo, non solo estetico e let-terario. sta nel paradosso di avere spaziato, da quel punto di osservazione (gran parte delle pa-gine dello Zibatdone - il suo quaderno filosofico - vengono composte a Recanali, mentre ľincontro con il mondo inaridisce progressiva-mente la sua riflessione speculativa). in tutti i campi dello scibile, dalla filológia alla linguistica. dalľantropologia alle seienze sociali. sen- Figura 1 Luigi Lolli, ffifrafto di Giaco Recanati, Casa Leopardi. 506 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# W ©Č ^ t ^4 55% Q abc - esteso Mar 12:17 Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Modernita e resistenza al «male di vivere» 492 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento za per questo coslruire un «mctodo» filosofico. ma claborando un si-stema di pensiero creativo - non a caso definito «pensiero poetante* (Prete) - in grado di cogliere alia radiče le ragioni profonde dei com-portamcnti umani e di rappresentarc le storie delle loro anime in forme classiche, poeticamente ineguagliate. Nonostante sia al riparo dalle mode delle nuove correnti romantiche e abbia scmprc dichiarato una (allora) anacronistica fedcltä ai classici. Leopardi consegna all'Ottocento un modello di poesia patrioltica e civile ehe animerä il Risorgimento. da Carducci al Pascoli politico, e affran-ca il Noveccnto da una lingua sclcrotizzata nci modelli eruscanti, nei ge-neri letterari. negli schemi metrici, rinnovando. nel segno di un petrar-chismo esistenziale, la grammatica lirica delia tradizione itíiliana. Con un libro di poesie insiemc sentimentali e filosofiche (i Cantt). e uno di prosa metafisica vertiginosamente antinarrativa (le Operette morali), Leopardi porta dritto nel cuore del XX secolo temi e forme di continua e sorprendente modernita, e un'espericnza letteraria animata da un'ine-sausta e a tratti euforica resistenza al «male di vivere». un luogo spirituále di inesauribile riechezza in cui ogni lettore puô, con coraggio e irónia, rispecehiare sé stesso. guardare in faccia il «vero» e prendere consa-pevolezza delia propria esistenza. 2. Recanati: erudizione e filológia Lafamiglia La situazione familiäre segna profondamente la formazione di Giaco-mo Leopardi, nato il 29 giugno del 1798. primogenilo in una fainiglia di nobili condizioni (tutte le sue pubblicazíoni recheranno il titolo di «con-te»). Al padre Monaldo. per improvvidi investimenti. era siata interdetta ľamministrazione delia casa. trasformando la madre. Adelaide Antici. in Figura 3 La biblíotecadí Casa Leopardi a Recanati .1 Ořiii rc- ~ P « □ É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# W ^ % ^ ■( 55% IB' □ abc - esteso Mar 12:17 © ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria L Giacomo Leopardi 493 un involontario capofamiglia e la bibliotcca di casa in una zona franca in cui esercitare I'unica giurisdizione possibile, quella letteraria, imposta, oltre che al precocissimo Giacomo. ai due fratelli Carlo e Paolina. La bibliotcca di Rccanati, costituita da Monaldo anchc con ambizio-ni isiiiuzionali per 1'accullurazione di un paese chiuso e retrivo. arricchi-tasi via via nel tempo senza particolari crileri grazie alle aste dei con-vcnti sopprcssi (nonostantc lc rigide parsimonic di Adelaide), sarä il ter-reno di coltura di un enfant prodige dalla erudizione sconfinata. trofeo delle ambizioni paterne e suo riscatto di fronte alia famiglia e al mondo esterno. Una bibliotcca come un «secondo e diverso venfre materno Offerte a un figlio da un padre» (Damiani), che divenlerä anche il campo di battaglia di uno scontro durissimo. con cui Giacomo cercherä di af-francarsi da un affctto prepotentc cd esclusivo. fatto di ricatti psicologi-ci e invidie. di controlli «polizieschi» e sotterfugi. confessioni. fughe. umiliazioni e pentimenti. Uno psicodramma cui la lontananza offre solo nuovc forme di rapprcscntazione. Hanno del leggendario (ma sono invece storicamenle documentabi-li) le solenni adunanze desame tenute dai tre figli davanti alia famiglia e ai maggiorenti recanatesi. invitati per Poccasione. in cui Giacomo. Carlo e Paolina dissertano (in latino) e rispondono alle domande dei precettori (don Giuseppe Torres e don Sanchini. da cui Giacomo si af-franca nel 1812, proprio quando la biblioteca viene aperta alia - rara -consultazione pubblica). Interiorizzare i precetti educativi palerni vuol dire garantirsi in famiglia rispetto. affctto c riconoscenza c Giacomo adempie al compilo con spaventosa solerzia. documentata, in questi an-ni giovanili. da scrilti eruditi come le Dissertazioni filosofiche (scritte dai dodici ai quattordici anni). che inaugurano i sette anni di «studio matto e disperatissimo», che ne fanno rintellettuale piíi colto della sua generazione (ollre alia stretta familiaritä con il greco e il latino Leopardi conosce cbraico. francese. inglesc. spagnolo) e rovinano definitiva-mente la sua fragile salute (non solo nella postura. irrimediabilmente compromessa. ma nella cronicizzata malattia agli occhi). come scriverä al Giordani nel marzo del 1818: in somnia io mi sono rovinato con sette anni di studio matto e disperatissimo in quel tempo clie mi s'andava formando c mi si doveva assodare la complessione. E mi sono rovinato infelicemente e senza rimedio per tut-ta la vita. c rendutomi 1'aspetto miserabile. e dispregevolissima tutta quclla gran parte delTuorno. chc e la sola a cui guardino i piú. (Epistolario, 2 marzo 1818) Impressionantc la serie di opere crudite scritte dagli undici ai di-ciotto anni: una Storia deWastronomia del 1813. in cui - sulla base de-gli studi del celebre scienziato francese Bailly. tradotto nel 1791 dal Milizia - ripercorre lc scoperte astronomichc dalle origini a Taletc, da Tolomeo a Copernico. fino alla scoperta dei satelliti Cerere, Palla-de e Giunone e alPapparizione della cometa del 1811; oppurc il Sag-gio sopra gli errori popolari degli aníichi del 1815 (affrontalo con spirito da cattolico illuminista. ma che alimentera la sua viva immagina- La biblioteca e 1'educazione Lo «studio matto e disperatissimo» Composiziotie di opere erudite etraduzioni I a ^ T ei ® □ É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# W ©Č ^ t ^4 55% Q abc - esteso Mar 12:17 Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 494 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento .1 zione negli anni a venire), in cui passa in rasscgna lc convinzioni c su-perstizioni diffuse nell'antichitä, giä analizzale da Bacone, ma diffuse ancora presso i «moderni» («II mondo ě pieno di errori. e prima cura dell'uomo deve esscrc quella di conoscerc il vero»): dalle poesie pue-rili di gusto arcadico (ma il primo sonetto ě dedicato alia Mortedi Et-tore) alle traduzioni - in particolare, nel 1815, la Batracomiomachia pseudomerica c gli Idilli di Mosco, capostipiti di due generi. comico c idillico. poi collivali in parallelo - che lo avvicinano a quesiioni filolo-giche in cui presto la sua fenomenale abilitä stilistica gli darä fama, procurando le prime pubblicazioni a stampa, uscite tra il 1816 c il 1817 sullo «Spettatore italiano». Fra le traduzioni del 1816 spiccano quella, in ottave. deWArtepociica di Orazio. il primo e parte del secondo libro deWOdissea, la pseudovir-giliana Torta, e il secondo libro deU'Eneide, con cui il nome di Giacomo Leopardi viene fatto conoscere fuori Recanati e oltre. fino a giungere a Monti e a Giordani. E dalle traduzioni alle (eruditissime) false traduzioni (ovvero contraffazioni d*autore) il passo ě breve: Vinno a Nettuno (se-guito dalle Ode adespoiae. tulti pubblicali nel 1817 sullo «Spettatore italiano») reca una profetica epigrafe teocritea: «ě il canto il piil bello dei doni spettanti agli Dei». II «Carito» sarä infatti il segno distintivo di una nuova poesia. ancora tutta da costruire. 3. Poesia sentimentale e poesia patriottica: Leopardi romantico? 3.1 Discorso di un italiano intorno alia poesia romantica Non ě invece un esercizio solo letterario la cantica Appressatnento delia morte, composta in soli undici giorni alia fine del 1816, che. sc pure con una forte modelljzzazione letleraria (si tratta di un poemetto allegorico in terzine dantesche sullo stile delle visioni rese celebri nel Settecento da Alfonso Varano), anticipa i temi della fama. dclla gloria, e dell'ingiustizia di una fine precoce. drammatizzati dalla presenza incombente della morte. Condizione che. se diventa poi costante nella riflessione esistenziale del poeta, era anche dovuta ai malanni di una salute malferma. minata ormai. pur in cosi giovane elä. in modo irreparabile. Qualche mese prima, appe-na compiuti i diciotto anni. Giacomo aveva dato sfogo ai medesimi toni sentimentali con l'idillio (poi disconosciuto) Le rimembranze. sulla morte dellťi/řcrcgw Filino. compianlo dal padre e dal fratello minore. Nel dibattito tra classici e romantici, acceso nel gennaio del 1816 dalľarticolo di M.mc de Staél sul primo numero dell'organo culturalc austriaco a Milano. la «Bibliuteca Italiana», che denunciava ľarretra-tezza della cultura italiana, in impressionante ritardo rispetto alle nuove correnti artistiche europee per un eccesso di classicismo. Leopardi non avrebbe potuto prendere diversa posizione da quella in effetti presa. Prima, con la reazione a caldo della Lettera ai Sigg. compilatori della Bi-blioteca italiana, scritta nel 1816 e perduta dal direttorc Acerbi, poi con la risposta all'intervenlo. caulameiite vicino alle posizioni staeliane, del o a ĺ: r° ~ * « □ II dibattito tra dassici e romantici É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# W ©Č ^ t ^4 55% Q abc - esteso Mar 12:17 Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria I Giacomo Leopardí 495 cav. di Bremc sullo «Spettatorc italiano», nel Discorso di tin italiano in-torno aliapoesia romániku, composlo tra il gennaio e ľagosto del 1818: nessuno dei due contributi viene dato alle stampe. Nel Discorso Leopar- Ragioni e possibility di mette a fuoco alcuni capisaldi del suo pensiero. a partire dalle ragioni delia poesia e dalle possibility di esistenza delia poesia in un'etá sommamente im-poetica come quella settecentesca. dominata da un orient a mento razio-nalistico ehe mina alia base il sistema di poesia immaginativa. attivo, come aveva sostenuto Vico (vd. Epoca 7. Capilolo 3, §3). dalla nascita delia poesia stessa. Leopardi parte dalla constatazione ehe i romantici si sforzano di sviare il piú ehe possono la poesia dal commer-cio coi sensi. per li quali ě nata e vivrä finattantochc sarä poesia. e di far-la praticare colľintellctto, c strascinarla dal visibilc alľinvisibilc c dallc cose alle idee, e trasinutarla di materiále e fantastica e corporale ehe era. in niciaľisica e ragionevole e spirituále. Dice il Cavalicrc ehe la srna-nia poelica degli antichi veniva sopraltulto dalľignoranza. per la quale maravigliandosi balordamente ďogni cosa. e eredendo di vedere a ogni tratto qualche miracolo. pigliarono argomento di poesia da qualunquc accidente. e immaginarono urťinfinitä di forze soprannaturali e di sogni e di larve: e soggiunge ehe presentemente. avendo gli uomini considerate e imparalc. e inlendeiulo e coiioscendo o distineuendo tanie eose. có es-sendo persuasi e čerti di tanie verila, nelte facoltá loro non sono, dic'egli co' suoi termini ďarte. compalibili insieme e contemporanei questi dne effeiti, ľintuizione logica e ii prestigio favoloso: smagata č dunque di questa immaginazione la mente delľuomo. Sono qui giä operative le categoric vichiane sulľorigine delia poesia dalľignoranza delia realtä, sulla sua derivazione dalla «maraviglia» piuttosto ehe dalla visione razionale e scientifica delle cose. sulľimpos-sibilitä, nel XIX secolo. di comportarsi comc se questa consapevolezza non esistesse, come se la scoperta del «vero» non avesse rappresentato un vero e proprio «attentato» alia poesia: non ě del poeta ma del filosofu il guardare alľutile e al vero: il poeta ha eura del dilettoso. e del dilettoso alia immaginazione. c questo raceoglic cosi dal vero comc dal falso. anzi per lo piú mente c si sludia di fare in-ganno, e ľingannatore non cerca il vero ma la sembianza del vero. {Discorso di un itaiiano intorno alia poesia romantica, in Tmie le opere. cd. Binni-Ghidctti, vol. I. p. 915 e p. 918) Ne discenderä. per la sopravvivenza moderna delia poesia. la neces-sitä di non poterc piú comporre poesia immaginativa (superata dalla co-noscenza), ma solo poesia sentimentale. condizione tutlavia ehe, a questa altezza. Leopardi non pratica direttamente. anzi. condanna come uno dei frutti dcllo spirilo romantice Quali sono le possibilitä, per ľuomo moderne di rimanere con la Funzione delľantichitd poesia vicino alla nátura, seguendo i modi semplici e oggettivi delle e poesia delia memoria rappresentazioni antiche, pur avendo perso lc condizioni di purezza e meraviglia ehe rendevano possibile quella stupefazione? Una prima I 510 /721 ••©Aw/ ľP®(30i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 56% IE' QABC -esteso Mar 12:17 Q. © = • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 496 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento stráda sarä rapprcscntata dalla finzione delľantichitá, clalla contraffa-zione di una dimensione originaria irrimediabilmenle perdula, ma ri-portata in vila mediante ľillusione poetica e ľinvenzione di figure, pcrsonaggi. moduli esprcssívi che pur non essendo antichi agiscono «come se» fossero anlichi. La sevonda stráda parle dalla constatazione che lo stato che piü si avvicina a quella stupefazione delľantichitá é. per ciascun individuo. il tempo delľinfanzia. Ne discende che solo at-traverso una poesia delia memoria, del ricordo di quel tempo antico si poträ ricostituire la fittizia dimensione di una stupefazione antica. ri-ereare artificialmente quella condizione: quello ehe furono gli anlichi. siamo slali noi lulli. c quello ehe fu il mon-do per qualche secolo, siamo siati noi per qualche anno, dico fanciulli e partecipi di quella ignoranza e di quei timori e di quei dilelti e di quelle eredenze e di quella sterminala operazione delia fantasia: quando il tuo-no e il venlo c il sole e gli astri c gli animali e le piante c le mura de' no-stri alberghi, ogni cosa ci appariva o amica o nemica nostra, indifferente nessuna. insensata nessuna; quando ciascun oggctto ehe vedevamo ci pareva che in certo modo accennando, quasi mostrasse di volerci favella-re; quando in nessun luogo soli. interrogavamo le i m mági n i e le pareti e gli alberi e i fiori e le nuvole, c abbracciavamo sassi e legni. e quasi ingiu-riati malmenavamo e quasi beneficali carezzavamo cose incapaci d"in-giuria e di benefizío; quando la maraviglia lanto grata a noi ehe spessis-simo desideriamo di poter credere per poterci maravigliare. continua-menle ci possedeva; quando i colori delle cose quando la luce quando le stelle quando il fuoco quando il volo degľinsetti quando il canto degli uccclli quando la chiarezza dci fonti tutto ci era nuovo o disusato. né tra-seuravamo nessun accidenle come ordinario, né sapevamo il perché di nessuna cosa, e ce lo fingevamo a talento nostro. e a talento nostro ľab-bellivamo: quando le lagrime crano giornaliere. e le passioni indoniite e svegliatissime, né si reprimevano forzatamente e prorompevano ardita-mente. (Discorso di un italiano intorno alia poesia romaiitica. in Tutte le opere. ed. Binni-Ghidetti, vol. I, p. 919) La prima passione Con questo programma. e con una disposizione ďanimo volta a fare amorosa delia poesia non un esercizio erudito (a cui bastavano le traduzioni e la fama ehe ne era derivata), ma uno specehio in cui rifleUere sé stessi, e quasi inevitable ehe la primissima produzione poetica originale sia un'cffusionc sentimentale scaturita, alia fine del 1817, da un incontro sconvolgente, quello con l'«impero della bellezza» incarnato dalla mae-stosa ventiseienne eugina di Monaldo, Geltrude Cassi, ospite a Recana-ti, con il marito e la figlia, dall'l 1 al 14 dicembre, che provoca il primo sconvolgimento della passione amorosa di Giacomo, domatadalľanalisi in prosa di quegli stati d'animo riversati nel Diario de! primo amore (scritto a caldo dal 14 al 23 dicembre) e dall'elcgia (in terzine) // primo amore, scritta «volendo pur dare qualche alleggiamento al mio cuore. e non sapendo né volendo farlo altrimenti che con lo scrivere. né potendo oggi scrivere altro. tenlato il verso» (Diario de!primo amore, 14 dicembre 1817). Prima delle poesie «originali». rimasle. come vedremo anche I 511 I /721 ••©Auw' !P®(30i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 56% UJ' QABC -esteso Mar 12:17 Q> © = • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Giacomo Leopardí 497 per gli Iditli, nei cassetti di Recanati, // primo amore verrä pubblicata solo parzialmente nel libro dei Verši del 1826 (Elégia /) e poi nei Canti del 1831 (messa significativamente a cerniera tra le Canzoni e gli Idilli). a suggello delľinizio delia propria avventura <'sentimcntale»: Nnhi [íiľiricii: Tur/;i r Test o: Leopardi. //primo lo mi rimembro il di che la baliaulia Prima ďAmor senlii ncl petlo, e dissi: Ahimě se quesťě amor, com'ei travaglíal Clie gli occhi al suol tuttora immoli e fissi. Vughcgsiiavacolei chal město core 5 Primiera il varco ed innocente aprissi1. Ahi comc mal mi govcrnasti. Amore! Ma torniamo ancora alle riflessioni di un «italiano» sopra la poesia ro-mantica: in questo scritto emergono chiaramente 1'originalitá - donde l'i-nutilila di accreditare o meno Leopardi al nuovo raovimento - e l'innova-zione del suo itinerario poetice II duplice percorso che seguiremo -poesia aniica («pellegrina») e poesia della memoria («vaga»>) - ě giá segnato. Per ora bašti considerare che, a quesťallezza. a Leopardi přeme condan-nare la riduzione della poesia al registro sentimentale e paletico che sem-brcrebbe rimasto ai moderni neH'impossibilita di fare una poesia immagi-nativa, rivendicando invece, potentemente, istanze politiche e civili: comc se il poeta nou fosse piti spinlo a pociare da nessuna eosa. eccetlo la sensibilita, o per lo meno senza quesla. come se non vi fosse piíi gioia non ira non passione veruns. non leggiadria né dnlcc/./.a né Ibrza né dignilá né sublimita di pensieri [...) senza un colorc di malinconico. [...) Dunque le cetre dei poeti avrannoper lavvenire unacorda sola? (...) Dunque non ci saranno epopee. non canzoni trionfali. non inni non odi non canli di nessuna sorta se non paletici? (Discorso di un ilaliano inlorno alla poesia ro-manlica. in Ttaie le upere. ed. Binni-Ghidelli, vol. I. p. 939) Istanze chc Giacomo aveva derivato dalla lettura «infiammantc» dci elassici, dall'altraversamento della grande tradizione della poesia ilaliana (da Petrarca alTAlfieri). ma anche da un íncontro recente che cambierá la sua vita. quello con 1'erudito, polemisla, classicista, laico (e pericoloso anticattolico) Pietro Giordani. E che Leopardi. nell'infuriare del dibatli-to. avesse gia deciso da che parte staré e chi eleggere a modello di una nuova forma di poesia, lo dicono i Sonelti in persona di Ser Pecora fioren-tino beccaio che serive in questo periodo alla maniera dei Matiaccini-so-netti satirici - che si leggono in coda aWApologia di Annibal Caro. non solo per farc 1'cnnesimo sfoggio di abilita cd erudizione (ulilizzano un les-sico bernesco e burchiellesco senza rivelare la loro diretla fonte), ma per fiancheggiare Monti e Giordani nella polemica contro l'Ígnoranza e i grossolani errori dclTerudito bibliotecario della Barberiniana, Guglielmo Manzi. sbeffeggiato nei sonetti come 1'animale/manzo portato al macello. 512i /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 56% UJ' QABC -esteso Mar 12:17 °\ © = • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 498 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento La corrispondenza Basterebbe lcggere una sola dclle letterc speditc da Giacomo a con Giordani Giordani Íra il 1817 e il 1820-come questa del 21 marzo 1817 - per ca-pire ehe in ognuna di esse si celava (ed é il caso di dirlo, vista la censu-ra paterna ehe verrä istituita ďora in poi per tutta la corrispondenza di Giacomo) un deposito di emozione e affetto prima ignorato, se non del tutto sepolto: Che io veda e legga i caratleri del Giordani. ehe egli seriva a nie. ehe io possa sperare d'averlo ďora innanzi a maestro, son cose che appe-na posso credere. Né Ella sc ne meraviglicrebbe se sapesse per quan-to tempo e con quanto aniore io abbia vagheggiata questa idea, per-ché le cosc desideratissime paiono impossibili quando sono prcsenli. Voglio che a tutlo quanto le scriverö ora c poi Ella presli intiera fede, anche alle piecolissime frasi, perché tutte. e le lo prometto. verranne dal ciiorc. (Epislolario, 21 marzo 1817) Mancano pochi mesi al momento in cui quella disposizione d'animo al dialogo e gli stimoli offerti da un'amicizia vera cercheranno uno spa-zio di espressione piii ampio. una riflcssione piü organica nelle pagine dello Zibaldone, la raecolta di pensieri iniziata. probabilmente (le prime cento pagine non sono datate). tra il luglio e l'agosto 1817. Dopo un anno di corrispondenza, la breve visita delľamico a Recanati. dal 16 al 21 set-tembre 1818. ha la forza di un detonátore. Giordani scopre il proprio poeta patriottico. Leopardi si scopre poeta. Le prime due poesie - che manterranno sempre nel libro dei Conti una posizione ineipitaria -, Still'Italia e Sopra il monumento di Dante, nascono infatti subito dopo la partenza delľamico. preparáte dalle sue parole infiammanti: «. Ed ě proprio per giustificare Puso di questi termini, presenti sin dalle prime due canzoni pa-friottiche e subito stigmatizzati da aleuni cru-scanti (tra cui il biscugino Francesco Cassi. che riprovó «alcuni pochissimi nei, chc. a suo parerc, mal si locavano in mezzo a tanťoro». e tra di essi «que' poco dolci e poco nobili vocaboli di pro-comberc. di scalpro. di smoz.zicare. di evviva evvi-va, e di sollazzo», lettera del 25 marzo 1819). pri-mi termini annotati da Leopardi, che sottopone la lingua delle Canzoni, testo dopo testo. variante dopo variante, a una illustrazione dettagliata dei luoghi poetici della tradizione in cui quei termini apparentemente «fuori dall'uso» erano invece re-sponsabili delle maggiori eleganze del testo (termini non attestati dal Vocabolario della Crusca, in cui Pironia leopardiana trova un facile bersa-glio. soprattutto dopo la leltura, nel 1821. della Proposla di aleune correzioni ed aggiunte al Vocabolario della Crusca di Monti). ■ . Figura 7 LeAnnotaziorit, c. 1 (Biblíoteca Nazíonale Vittorio Emanuele III, Napoli). 5231 /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ^ t ^ * 56% H3 QABC-esteso Mar 12:18 Ct © ;= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Giacomo Leopardi 509 Tavola 1. Cronologia delle «forme» delle Canzoni. 1 forma II forma III forma ■CANZONI» R 18 «Recanati 1820» B20 «Recanati 1822» «Roma 1822» «Bdlogna, 1824» dicembre febbraio 182C Sluglio 1820 ante novembre dicembre 1823 1818 maggio 1822 1822-aprile 1823 1. Allltalia \. Allltalia \. Allltalia \. Allltalia 1 Allltalia 1 . iCf!:'j V.Soprail II. Soprail II. Soprail II Sopra il monumento di monumento monumento di monumento di monumento di Dante Dante ihe si preparava in diDanteches Dantechesi Dante che si Firenze preparava in preparava in preparava in Firenze r.'.'ŕi Firenze Firenze III. Nella morte di una donna... V. Per ma donna infermo V. Ad Angelo Ad Angelo Mai, \\\. Ad Angelo Mai, III. Ad Angelo Mai, III Ad Angelo Mai, Mai, quand'ebbe quand'ebbe quand'ebbe quand'ebbe trovato i quand'ebbe trovato i Iibri trovato i iibri di trovato i iibri di trovato i Iibri di Iibri di Cicerone della di Cccon,: Cicerone della Cicerone della Cicerone della Repubblica della Repubblica Repubblica Repubblica Repubblica N.Nelie nozze IV. Weite nozze della V Nelle nozze della soreila soreila Poolina della soreila Paolina Paolina V. A un vincitore V. A un vincitore nei V A un vincitore nelpallone pallone nelpallone VI. Bruto minore VI. ßrufo minore VI Bruto minore VW. Alla Primavera, VII. Alla Primavera, VII Alla Primavera, o delle favole o delle favole antiche o delle favole antiche iTflTi'"'-? VIII. Ultimo canto VIII Ultimo conto diSaffo di Salto IX Inno ai Patriarch!, o IX lr.no ai Patriarch!, de'principu del genere o de'principu del genere umano umano X Alia sua donna Annotazioni Annotazioni Annotazioni fino a c. 74 fino a c. 34 fino a c. 62 I Le piü di settanta pagine delle Annotazioni (scritte nella prima metá del 1822, e pubblicate iiisieme alle dieci Canzoni del 1824) coslituiscono una dichiarazione di poetica che rimarrä inalterata nei tempo, nonostante alia lingua «pellegrina» si affianchi. soprattutlo con l'cspcrienza degli Idilli, un'altra forma di nobilitazione della lingua letleraria. non piü sotto .1 h ilrc- ~ P « □ É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^ t ^ * 56% H3 QABC-esteso Mar 12:18 Q. © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 510 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento ffr~ «... . Wfc... /—, ■ i * - ■-98 Figura 8 Ne'/e nozze de/fa soreí/o Paoiina, c (ottobre - n o ve m b re 1821). Secondo e terzo tempo degli Idilli: lasera del giorno festívo, ii íognc e La vita solitaria forma di rcinvcnzione scmantica nella tradizio-ne, ma di dissolvimento dei contorni della poesia stessa. ehe acquisisce tanta maggiore elegan-za quanto piü ricsce a sfumarc, cvocarc. alludc-re: una lingua «vaga». Ě Leopardi stesso. in una celebre pagina dello Zibaldone, a distinguere -sulla base delle osservazioni giä svolte da Césare Beccaria sulla «natura dello stile» (1770) - i termini, voci della scienza. che «ei destano un'idea quanto piü si possa scompagnata, solitaria c cir-coscritta», dalle parole, che ci permeltono di "fare errare la nostra mente nella moltitudine delle concezioni, e nel loro vago, confuso. inde-lerminalo, incircoscritto». ed «esprimono un'idea composta di molte parti e legáta con niolte idee concomitanti» (Zibaldone, 28 giugno 1821). Sono queste ultime a costituire la lingua «vaga» della poesia: una lingua capace non tanto di rap-presentare la realtä, ma di esprimere la sua fin-zione, alternativa alla realtä e indefinita. sia spa-ziale («Le parole nolle notturno ec. le descrizio-ni della nolte ec. sono poeticissime. perché la notte confondendo gli oggetti. l'animo non ne concepisce chc un'immaginc vaga. indistinta. incompleta, si di essa, che quanto ella contiene. Cosi oscurilá. profondo», Zibaldone, 28 settembre 1821) che temporale («Le parole irrevocable, irremeabile e altre tali, produrranno sempře una sensazione piacevole (se l'uomo non vi si avvezza troppo). perché destano un'idea senza limiti, e non possibilc a concepirsi interamente. E pero saranno sempře poeticissime: e di queste tali parole sa far uso. e giovar-si con grandissimo effetto il vero poeta». Zibaldone, 20 agosto 1821), Sul quadcrnetto napoletano Leopardi torna a scriverc (non mancan-do di apporre ogni volta alcune correzioni sui testi scritti in preceden-za). prima nel 1820, con La sera del giorno festivo (titolo precedente a quello definitivo La sera del di di festa, idillio in cui il sentimento dolo-roso ma personale di una passione non ricambiala si fonde con il dolore universale nella solitudine della notte). poi. nel 1821, con // sogno (la messa in scéna di un sogno vero c proprio, in cui la passione amorosa viene dissolla nella dolcezza del ricordo), e La vita solitaria. un'ampia escursione in endecasillabi sciolti nelle varie parti della giornata. che ri-badisce la condanna/necessitä per il pocta di isolarsi «in solitaria parte«, per potersi obliare del mondo «Sedendo immoto». oppure «Errí/«r/o pe' boschi e per le verdi rive» (v. 105). Una dinamica che anticipa quella che sarä la cifra stilistica dei Canti, libro costruito per aggrcgazioni successive, la cui coerenza si deve. come ha colto acutamente De Robertis. alla «sincronizzazione alľultima stagione dclle stagioni precedenti». Stagioni, che. anche alľintcrno dello stesso libro, assumono forme molto differenti. Come, infatti. le due canzoni cosiddette civili. composte 5251 /721 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^# W ^a? t ^ * 56% BD1 QABC-esteso Mar 12:18 Q, © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria .1 Giacomo Leopardi 511 alia fine del forsennato 1821, in cui Leopardi scrive ducmila pagine dello Zibaldone, e riesce a comporre due impegnative canzoni dedicate all'edu-cazione della gioventü italiana (come recita l'abbozzo). La prima, masche-rando nel titolo indirizzato alia sorella Paolina e alle sue immincnti (poi sfumate) nozze una canzone civile, immagina una nuova pedagogia basa-ta sull'educazione alia forza. alia virtu, ai pericoli: «Madri d'imbelle prole / V'incresca csser nomate» (vv. 61-62). e individua in Virginia, la fanciulla romana che preferi essere uccisa dal padre pur di sottrarsi al decemviro Appio Claudio, un modello di virtu antica di lampante attualitä. La scconda canzone č una nuova esaltazione della forza fisica - il Vincitore nelpallone ě Carlo Didimi, un campione del tempo poi acce-so patriota carbonaro - e di un'educazione che, come gli antichi. privi-legi anchc lo sport, il gioco, il movimento, la «sudata virtude». Tutti anti-priiicipi della propria educazione. Ed ě infatti in una chiave forte-mente polemica che, nella chiusa. Leopardi ribadisce. come giä aveva fatto in Angelo Mai, i capisaldi del suo «sistema», e azzarda che la vita sia addirittura «beata» se ardimentosa («allor che ne' perigli avvolta / Se stessa obblia»), o se «figlia d'affanno» («allor che 1 piede / Spinto al varco leteo, piü grata riede», vv. 61-65). Ma ě con il personaggio di Bruto (minore perché da distinguersi da Giunio Bruto il persecutore di Tarquinio il Superbo, che esiliö per far vendetta di Lucrezia, menlre questo Bruto ě il cesaricida, che pronuncia il suo tragico monologu dopo la sconfitta di Fiüppi) che Leopardi co-struisce una figura realmente antica e di vertiginosa attualitä, titanica e insieme moderna, un aller ego che rimarrä inalterato negli anni, e ali-menterä il proprio sarcíistico dolore al fuoco dell'ironia delle Operelle. Qui l'ironia ě soffocata dalla guerra «mortale, eterna» che il prode Bruto «guerreggia» con il fato, proclamando la sua sfida quando «nell'alto lato / L'amaro ferro intride. / E maligno alle nere ombre sorride» (vv. 43-45). E questo l'amaro sorriso a cui il poeta fara piü volte riferimento. quello che sente piü fraterno. e che getia sull'ironia leopardiana un'om-bra luttuosa. come la piü oltraggiosa sfida che si possa lanciare agli děi. nel non prendere sul serio la loro ostinata. dissennata perseeuzione: Nota metrics: Canzt di quindici versi cias AbCDCEfGhlLHmnl lo strofe Testa: Leopardi. Bruto n Spiace agli Dei chi violenlo irrompe Nel Tartaro1. Non fora; Tanto valor ne' molli ctcrni petti". Forse i travagli nostri, e forse il cielo I casi acerbi c gl'infelici affetti Giocondo agli ozi suoi spettacol pose?1 Le riflessioni sul suicidio sono presenti anche nello Zibaldone, e ven-gono affidatc a un lungo testo argomcntativo in cui Leopardi riflette sui concetti di virtu e di gloria, gia riconosciuti come vana illusione dagli Impegno civile: Helle nozze dello iorella Paolina eAun vincitore nel pallone Come gli antichi: Brum minore e Ultimo canto di Saffo vioteMo... Non fara; -non ci sn-ebbe\ dok infiacchita dcgli dt'i loU'l'IKl)'. forse it cielo... pose? lorso il fk'U) di'Slino conic suo diver tonte p:i-iaii:nifio I,' inistrť " itiche, le nosire sven- irt e la nostra irjfeli- Ia ^ T ei ® □ É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 56% BD1 QABC-esteso Mar 12:18 Q, © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 512 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento antichi come Teofrasto (la Comparazione delte sentenze di Bruto mino-re e di Teofrasto vicini a morte dei marzo 1822): ľamore delia gloria ě cosi svantaggioso come ehe ehe sia. Vivclc felici. e lasciate gli sludi, ehe vogliono gran fatica: o coltivategli a dôvere, ehe porlano gran fama. Se non ehe la vanitä delia vita ě maggiore ehe ľuti-litä. {Comparazione delle sentenze di Bruto minore e di Teofrasto vicini a morte) e come Brulo. piú vicino al sentire dei moderní essendo \issuto ncl-ľ«ultima elä delľimmaginazione» («0 virlú miserabile. eri una parola nuda. e io ti seguiva come tu fossi una cosa; ma tu sottostavi alla fortu-na»). e rivelano come nel proprio laboratorio ereativo Leopardi fosse giä al lavoro sulle Operette tnorali (tant'e ehe spesso. nelle edizioni moderne, la Comparazione delle sentenze di Bruto minore e di Teofrasto vicini a morte e stata associata alle Operette). Saffo invece - colta nel monologare ehe avrebbe preceduto il suo immaginato suicidio - ě figura tragica da cui scaturisce una nuova vena poetica e ehe consegna al libro delle Canzoni il suo testo piú cele-brato (vd. Canti, Braňo 2 ). Da un lato canzone filosofica: «Arcano e tutto, / Fuor ehe il nostro dolor» (vv. 46-47). dalľaltro elégia, intreccia alla lingua pellegrina quella vaga, alimentata delľesperienza lirica de-gli idilli. ma ě anche il primo testo in cui Leopardi utilizza la parola «canto». ehe segnerä il destino dcl suo libro di poesie. Un libro II volume ehe nel maggio dei 1822 Leopardi ha composto - seconda «antimontiano» «forma» dei libro delle Canzoni (cfr. qui la Tavola 1) - ha molie carat-teristiche per ritagliarsi un posto d'onore nella storia delia poesia ita-liana: sette «canzoni» tradizionali solo nella forma, giä avviate verso la dissoluzione dei metro classico. costruite con un linguaggio «pellegri-no» ehe segue la meno ortodossa tradizione cinquecentesca (Annibal Caro e Tasso. piuttosto ehe il peirarchismo di Bembo), animale da una oraziana poelica degli «ardiri» - eleganze dei discorso provacate dalle inversioni, dagli usi rari e ricercati, dalle metafore «ardite» - ehe rin-nova modernamenle classici come Orazio e Virgilio. e chiuse da una liquidazione dei classicismo montiano come la canzone Alla primave-ra (vd. Canti. Braňo 1 ). Canzone consacrata alla Giovinezza delľuma-nitä, ovvero quello stato di nalura in cui «ogni cosa era viva secondo ľimmaginazione umana e viva umanamente cioě abitata o formala da esseri uguali a noi, quando nei boschi desertissimi si giudicava veden-doci tutto soliludine pur eredevi lutto abitalo e cosi de' fonti abitati dalle Naiadi» (Zibaldone. pp. 63-64): stato irripetibile e ehe provoca la fine dei mito, traduzione poetica delle «antiche favolc». ma anche la fine delľillusione di una poesia immaginativa. Un libro quindi antimontiano in quanto anticlassicista. e «spurio». cioč straordinariamente innovatore. anche nel disequilibrio tra poesie c prosa, ehe accompagnava le poesie con una «dimoslrazione» filosofica come la Comparazione. e una linguistica come le Annotazioni. e ehe si concludeva (come avrebbe poi fatto ľedizione a stampa dcl 1824) con una allocuzione al letlore ehe recuperava ľironica dialogicitä delia Pro- 527 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 56% BD1 QABC-esteso Mar 12:18 Q. © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria L Giacomo Leopardí 513 posla del Monti e ['originalita di Ovidio (a cui sarebbe bastato dichiararsi poeta, «inter inhumanos [...] Getas», Ex Ponto, 1, V, 65-66). in una - 4 55% IB~1' QABC-esteso Mar 12:18 Q. © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria G ia como Leo pa rd í 521 I lareggianti dcl Risorgimento). cui avcva prcstato quasi quotidiane consu-lenze di editing per il non indimenticabile «sequel» La monaca di Monza. Tornando quindi alla produzione pisana. due sono i canti nati nella cit-tä. come Giacomo scrive a Paolina il 2 maggio 1828, scritti «veramente alľanlica e con quei mio cuore ďuna volta». II primo é il citalo Risorgimento (7-13 aprile 1828). in cui. inantenendosi ancora alľinterno della can-zonctta arcadica. Leopardí intona un Inno profano per un'aulobiografia in verši in cui celebrare. con la musicalilä di strofe popolari e cantabili, il pre-cipitare delľanimo nella disperazione («Deserto il di; la tacita / Notte piú sola e bruna: / Spcnta per me la luna. / Spcnte le stellc in cicl». vv. 21-24). e il risorgere in primavera dello spirito ehe riscalta il dolore nel piacere dei ricordo («Se al ciel. s'ai verdi margini. / Ovunque il guardo mira, / Tutto un dolor mi spira, /Tutto un piacer mi dä», vv. 93-96), alľinterno di un destino di infelicitä («Ma se tu vivi, o misero, / Se non concedi al fato. I Non chia-merô spietato / Chi lo spirar mi dä», vv. 157-160). Ľaltro é il piú celebre dei canti «pisano-recanatesi» (etichetta ulile a porre in rilievo ľunitä ďispira-zione di queste poesie): A Silvia, dove quegli inganni dei cuore prendono le forme di un'illusione aniorosa e. dietro un personaggio forse reale. un ar-cheiipo della bellezza femminile e della poesia. II piú celebre canto leopar-diano scaturisce infatti, come lutta la poesia di Leopardí, da una dimensione autobiografica, sollecilata giä nel 1827 dal rispecehiamento nella re-visione dello Zibaldone (dei gennaio 1828 sono aleuni appunli sulle Me-morte della tma vila in cui Leopardí paria dei risorgere della speranza in un animo in cui. proprio la perdita della speranza avcva causato lo «spe-gnere» di «ogni desiderio»), dalle rimembranze borghigiane sollecitate dal paesaggio pisano. e dalla potenza rasserenante della poesia come ricordo e felicitä dei momento dei «canto»: «Uno dc' maggiori frutti chc io mi pro-pongo e spero da' miei verši - scrive il 15 aprile 1828. quattro giorni príma di comporre (copiare) A Silvia - é ehe essi riscaldino la mia vecehiezza col calore della mia gioventú: e di assaporarli [...] in quella etä. e provar qual-che reliquia de' miei sentimenti passati. messa quivi entro. per conservarla e darle durata. quasi in deposito; é di commuover me stesso in rileggerli». Ma la nuova disposizionc al «canto» si esprime attraverso ľinvenzione nar-rativa di un personaggio delicalo e potenie, ehe fornisce a Giacomo un perfetto alier ego della disillusione occorsa «alľapparir dei vero». e della morte delle speranze insieinc con quella della giovane donna. Un sistema di correzioni, implicate fra loro dentro il testo. e nel sistema culturale delľautore. costella un manoseritto in cui Leopardí non ha piú ragione di segnare - come sugli aulografi delle Canzoni - fonli e modelli linguistici: e nata una nuova poesia. libera dal metro della tradizione (sei lasse disegua-li). ma giä pronta a costituirsi a canone della poesia moderna. La riflcssionc interiore e la recente rilettura dello Zibaldone. indi-cizzato nella seconda metá dei 1827, sono linfa vitale a quella dimensione memoriale ehe. svanite le «favole antiche». diventa ľunica pratieabile per la poesia. c ľunico spazio di piacere consentito al poeta e a coloro ehe con lui condividono quella esperienza: oltre la rimembranza. il rifleltere sopra quello ch'io fui, e paragonarmi meco medesimo; e in f:ne il piacere ehe si prova in gustare e appre/.zare La produzione pisano-recanatese I 536 I /721 ••©Am/ ľP®(30i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (g© ^ L^l ^ <5> 4 55% QABC-esteso Mar 12:18 Q, © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 522 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento i propri lavori. e contemplare da sc compiaccndoscnc. lc bcllezzc c i prc-gi di un figliuolo proprio, non con altra soddisfazione. ehe di aver fatta una cosa bella al mondo; sia essa o non sia conosciuta per lale da allrui. (Pisa, 15 febbraio. ultimo venerdi di Carncvalc. 1828) \(anti; Sono invece sorprendentemente scaturite dal lungo e doloroso sog-un romanzo in verši giorno a Recanati le altre poesie ehe costituiscono il secondo nueleo dei Canti pisano-recanalesi e ehe, come giä le Operette, vengono composte nel 1829 alľimpressionante ritmo di una/due al mese: dal 26 agosto al 12 settembre Le ricordanze, dal 17 al 20 settembre La quiete dopo la tem-pesta e il successivo Sabato dei villaggio, concluso il 29 settembre. Ma il sovvertimento delľordine di composizione nella stampa dei 1831 - il Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, composto per ultimo e su un lungo arco di tempo, dal 22 ottobre 1829 al 9 aprile 1830, t retro-cesso prima delia coppia Quiete + Sabato - viene a corrispondere a una ben precisa stratégia argomentativa. Per non chiudere Íl libro (ehe ripubblica le Canzoni, prive ovviamente delle Annotazioni, piú gli Idilli dei 1826) con il Canto notturno, il piú sconsolalo prodotto dei «pensiero poe!ante» leopardiano, in cui la di-mensione metafisica delľlslandese é riproposta in un deserto dell'Asia e nel dialogo (muto) tra un pastore e la luna («Che fai tu. luna. in cieľ? dim-mi, ehe fai, / Silenziosa luna?»), Leopardi decide di anticipare queste lu-cide e raziocinanti conslatazioni: la rappresentazione petrarchesca delia vita umana nella corsa senza senso di un «Vecchiercl bianco, infermo. / Mezzo vestito e scalzo», ehe dopo avere sfidato tulti gli elementi naturali finisce in un «Abisso orrido. immenso. / Ov'ei precipitando, il tutto ob-blia» (w. 35-36). e contrappone alla sua consapevolezza. ľincoscienza delia «greggia» indifferente, inlaccata dal dolore e dalla noia. e la dimen-sione illusoria di una libertä sconfinata, vitale. aerea: Nota melrica: Canzone libera ( fe di endecasilliihí e setlenari v Testo: Leopardi. Canto notturno di u store errante deU'Asia, vv. 133-143. Forse s'avess'io ľale Da volaj su le nubi. E noverar le stelle ad una ad una, 135 O come il tuono errar di giogo in giogo. Piú felice sarei. dolce mia greggia. Piú felice sarei. candida luna. 0 forse erra dal vero. Mirando alľaltrui sorte, il mio pensiero: 140 Forse in qual forma, in quale Stato ehe sia. dentro covile o euna. E funesto a chi nasec il di natalc. 1 due testi ehe seguono. quindi. La quiete dopo la tempesta e // sabato dei villaggio - nonostante continuino sulla linea delle Ricordanze la prc-sentazione di nuclei di pensiero e di riflessione filosofica alternali a qua- 537i /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# W ©Č ^ t ^4 55% HD' QABC-esteso Mar 12:18 Q, © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Giacomo Leopardí 523 dri naturali, con personsggi che tanlo piú abilano la secna delia poesia (il garzoncello, Nerina), quanto pití sono una rappresentazione figurale del poeta -. fungono in realtä da risposta alle molte domande poste dal Canto notturno. Nella nuova poetica dei Conti fiorentini. i contenuti filosofici presenti sin dall'Orfe ad Angelo Mai vengono infatti presentali in forme popolari (lessico rurale. stilemi di ripelizione. prevalenza di versi brevi, sintassi a dialogo). senza rinunciare alla cantabilitä. alla naturalezza delľespressione. Nella Quiete, in particolare. Leopardi tenta di presenta-re. nelle forme semplici e cantabili di lasse di diseguale lunghezza. ľesi-stenza del male come una condizione necessaria per potcre vincere la noia. e sperimenlare il sollievo, quando non ľebbrezza, e comunque il «düetto», delľ«uscir di pena». del lavoro operoso, svolto dopo essere scampati alio scacco in cui. per sua stcssa csistenza, ci ticne la natura: «Si dolce, si gradita / Quanďě. com or la vita?» (vv. 26-27). Un piacere legato a doppio filo con la dolorosa condizione di natura, ma che proprio a causa di essa si rinnova a ogni esperienza di dolore e si rafforza grazie al po-tere della memoria. Se la Quiete ě un prontuario di filosofia morale indi-viduale in cui si dimostra l'esistenza del piacere nel passato. attraverso exempla popolari, il Sabato del villaggio, il giorno in cui tutta la comuni-tä ferve nell'aspettazione della festa, adempie alla stessa funzione nello spazio collettivo del pagus, e in una dimensione temporale proiettata nel futuro (come Leopardi aveva giá teorizzato nello Zibaldone del 20 gen-naio 1821: «II piacere umano si puö dire ch e [...] sempře futuro. non ě se non futuro. consiste solamente ncl futuro»): «Qucsto di sette e il piti gra-dito giorno, / Pien di spěme e di gioia» (vv. 38-39). Inevitabile ľaccorato, affettuoso consiglio a chi. nel pieno della giovinezza. non vede l'ora che il tempo si affretti, senza sapere che quel sabato («Giorno chiaro. sereno», mai nominato direttamente nella poesia) che presto diventa giorno di festa, ě in realtá la piü compiuta felicitä che gli sará concesso di ricordare: Těsto; Leopardi, // Sahalo del vilLi^in. \ 43-51, Nota metrica; Canzone libera di slrofe di diversa lunghezza. :on r riamente alternate. Garzoncello scherzoso. Cotcsla eta fiorita E come un giorno d'allegrezza pieno. Giorno chiaro. sereno. Che precorrc alla festadi tua vita. Godi, fanciullo mio: stato soave. Stagion lieta e cotesta. Altro dirti non vo": ma la tua festa Ch'anco tardi a venir non ti sia grave. Per sostencre Leopardi nella prcparazione del libro dei Canti, e consentirne la pubblicazione, gli amici fiorentini della cerchia del Vieusseux. dallo svizzero Louis De Sinner a Gino Capponi. a Giovanni Baltista Niccolini e primo fra tutti lo storico e patriota Pietro Col-letta, preoccupati dal tono delle lettere spedite da Recanati («son riso- I 538 I /721 ••©Aw/ !P®(30i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š« W ©Č ^ t ^4 55% HD' QABC-esteso Mar 12:19 C\ © ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Amicizia passionale e passicne amorosa 524 Le Tre (Zorane e la cultura dell'Ottocento lulo, con quei pochi danarí ehe mi avanzarono quando io potca lavora-re. di pórmi in viaggio per cercar salute o morire, e a Recanati non ri-tornare mai piü». 21 marzo 1830 al Vieusseux). gli finanziano - a fon-do perduto - un anno di studio a Firenze, e organizzano una sottoseri-zione. arrivata in poche settimane ad almeno 500 nominativi. per ne-goziare con ľeditore un prezzo di favore. A loro, con accenti piü dolo-rosi delle poesie che contiene. e dedicato il libro dei Conti: «Ho perduto tutto: sono un tronco che sente e pena. Se non che in questo tempo ho acquistato voi: e la compagnia vostra, che m'é in luogo degli studi. e in luogo ďogni diletto e ďogni speranza». Ma quando vengono pubblicati. nelľaprile del 1831. Leopardí é giä coinvolto nella piü sconvolgente e eruda passione amorosa che gli sia toccato provare, quclla per Fanny Targioni Tozzctti, vcnticinqucnne moglie del celebre naturalista e madre di due giovanl, appassionata di autografi. per la cui raccolta il poeta - i cui autografi poi diventeranno un vero c proprio oggetto di culto - sommerge gli amici di richieste di firme di lelterati famosi. Nello stesso anno Leopardí conosce Antonio Ranieri. passionale esule napoletano. e inizia quel settennato di sodali-zio amicale che renderä ďora in poi esclusivo e mediato ogni altro rap-porto personale. Mal ricambiato da Fanny, disilluso per ľennesimo in-ganno amoroso. Giacomo le dediča le piü aspre e sentimental] poesie cidodi Aspasia mai composle, seritte dal marzo 1832 al settembre 1833: il ciclo di Aspa-sia (ľetera. ovvero la cortigiana di Pericle). dove la poesia riveste nuclei di puro raziocinio nichilista. in un alternarsi di illusione e disillusione: Consalvo. I!pensiero dominante, Amore e Morte. A se stesso. Aspasia. Nonostante la nuova vena lirica scaturisca da una dimensione bio-grafica (fino ai toni fortemente misogini che ricalcano aleuni passi delľepistolario). ciaseuno di questi testi sviluppa una diversa grada-zione delľesperienza amorosa intesa come formidabile strumento di autocoscienza. di cognizione profonda della propria interioritä. Se con Consalvo Leopardí sperimenta ancora i toni sentimentali delľi-dillio H sogno. mettendo in scéna un incontro impedito non piü dalla dimensione onirica, ma dalla condizione delľamantc. dichiaratosi alľamala sul letto di morte (e questa vicinanza agli Idiíli sara alla base dello spostamento del testo in posizione «alta». prima della canzo-ne Alla sna Donna), con // pensiero dominante cambia passo. offren-do ai lettori una discesa nelle profondilä delľessere. riconosciulo ancora capace di palpitare e a cui ľesperienza amorosa dona la capacitä di vedersi, attraverso la poesia. come in uno specehio. La dicotomia tra «amore» e «morte», giä riconosciuta in Consalvo come fondamen-to di ogni esperienza esistenziale {«Due cose belie ha il mondo: / Amore e morte». vv. 99-100), si unifica, nella poesia onionima. in un'unica entita: la morte, a lungo invocata, si offre al poeta nelle vešti di una bellissima fanciulla «dolce a vedere» e ľamore é visto come disciplína che mostra la morte come una liberazione. Con i toni eroici delle prime canzoni patriottiche Leopardí si dichiara pronlo ad acco-gliere, in un ultimo appuntamento amoroso. la «Bella Morte», sieuro che lo troverä valoroso come Simonide e sprezzante come Bruto: «Er-ta la fronte, armato, / E renitente al fato» (vv. 110-111). 539i /721 ••©Am/ ľP®(30i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š« W ©Č ^ t ^4 55% HD' QABC-esteso Mar 12:19 C\ Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Giacomo Leopardí 525 In A se slesso, rivolgendosi al cuorc. cosi come aveva fatto nel Risor-gimento, condanna i suoi ultimi inulili palpili. e, come Brulo con la virtu, cosi maledice la natura che quell'amore continuava ad alimentäre, solo per potere disprezzare piü vilmcntc chi se ne nutriva: Nota mi'trka: Snofa libera d. s casillabi c setlenari allcrnali. Testo: Leopardi. .1 .si I |...] Omai disprezza Te. la natura, il brutto Poter che. ascoso. a comun danno impera, 15 E l'infinita vanitä del tutto. Tornando con Aspasia, dieci anni dopo. alla poesia amorosa che aveva inaugurato nel 1823 con Alla sua Donna, ma animata ora da una piü cocente disillusione e dalla volontä di raziocinio sentimentale, Leopardi recupera la dimensione platonica che lo aveva portato a rivol-gersi all'idea della «sua Donna», piuttosto che a una figura reale, un «inno» tanto appassionato quanlo «ignoto»: «Se delle eterne idee / L'una sei tu [...]/ O s'altra terra ne' superni giri / Fra' mondi innumera-bili t'aecoglie» (vv. 45-51). L'amore, estremo inganno. e rivolto solo all'idea amorosa che si e incarnata in terra e che adesso, caduto «l'in-canto». L'amante puö finalmente rinnegare («contento abbraccio / Sen-no con libertä»). affidando alia poesia il compito di rcgistrare, con di-sperala fermezza. la resistenza a questa sconfitta: «E notte senza stelle a mezzo il verno. / Giä del fato mortale a me bastante / E conforto e vendetta e che su I'erba / Qui neghittoso immobile giacendo. / II mar la terra e il ciel miro e sorrido» (vv. 108-112). 10. «Sterminator Vesevow Napoli 1833-1837 Prima di lasciarc il mondo fiorentino. Leopardi progetta un settima-nale. lo «Speltatore fiorentino». polemicamente dichiarato di «nessuna utilitä», di cui. con Ranieri, avrebbe eurato serittura e redazione in cam-bio di un modesto stipendio mensilc. ma ľopposizione governativa tron-ca il periodico sul nascere. in quel clima di controllo culturale che avrebbe porlato alla soppressione. nel marzo 1833. della stessa «AntologÍa». Sostenuto da un assegno familiare, in compagnia di Ranieri e della di lui sorella Paolina (con cui nel 1836. col sopraggiungere delľepide-mia di colera. ripara a Torre del Greco). nel settembre 1833 si trasferi-sce a Napoli, dove vivrä fino alla morte, a 39 anni. per le complicazioni asmatíche di una condizione di salule che le malattie della giovinezza e i rigori mal sopportati dopo ľabbandono di Recanati avevano com-promesso. Sono questi gli anni di raccolta dei Pensieri, ehe riprendono e sviluppano temi della Zibaldone. e dei Paralipomeni della Batraco-miomachia di Ome.ro. ľaggiunta (sempre in ottave, ma é autografo solo il primo canto) alla pseudomerica Guerra dei topi e delle rane. giä tradotta nel 1817 e inserita nel volume dei Verši del 1826. iniziata giä 540 I /721 ••©Am/ ľP®(30i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (g© ^ ©£ L^l ^ <5> 4 55% HD' QABC-esteso Mar 12:19 C\ © ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria / 19 •A 526 Le TteCorone e Is cultura dell'Ottocento nel 1831. Tcmi satirici, chc prcndono di mira lc ideologie liberáli ehe avevano animato i moti dei 1820-1821, esplicitamente messi alla berlina nel poemetto (i topi/liberali napoletani. in-sorti contro le rane/Borboni, sostenuli dai granchi/austriaci). La disillusione dalle filosofie progressistc, c un inasprirsi dei pensiero nichilista espresso da Tristano nelľultima operetta. seritta nel 1832 (vd. Operette mortui, Braňo 2 ), portano alľine-vitabile isolamenlo dalla čerenia fiorentina dei Vieusseux (con la Palinodia al Capponi dei 1835. accolta a denti stretti dal fondatorc del-ľ«Antologia» ehe protesta col Vieusseux: «Leo-pardi m'ha scaricalo addosso čerti suoi sciolti. dove gentilmente mi cogliona come eredente a' giornali, a* baffi. a* sigari. alla sapienza ed alla beatitudine dei secolo. E poi prova al solilo, come quattro e qualtťotto, ehe la natura ci attena-glia, e chi ľha fatta ě un boja». 12 novembre 1835) e dagli intellettuali napoletani (ehe Leopardi mette alla berlina con / nuovi eredenti, pubblicati postumi). Ľisolamento non gli impedisce tuttavia di progettare con il libraio/stampatore Starila la seconda edizione dei Canti, uscita nel 1835. come primo volume di un'cdizione completa delle Opere, in cui, alla «forma» Piatti vengono ag-giunti il ciclo di Aspasia, una contraffazione ďautore come il Passer» solitario (privo di autografo, e a lungo ereduto invece un idillio giovani-le), ehe raccorda i temi degli iď íl 1 i degli anni Venti alla dimensione ma-tura dei canti pisano-recanalesi e due poesie «sepolcrali». che riallaccia-no i temi foscoliani ispirati dai bassorilicvi dello scultore Tencrani alle riflessioni sulla neutralita della natura («Ma da natura / Altro negli atti suoi / Che nostro male o nostro ben si cura», Sopra un basso rilievo an-tico sepolcrale. vv. 107-109). Nella nuova edizione napoletana. a quella dei Canti viene aggiunta una nuova sezione di Frammenti, che presenta al lettore. cosi come i Versi dei 1826 avevano fatto con le Canzoni, il «ro-vescio» della poesia di una vita: l'idillio dei 1819 poi escluso dai Canti (XXXV: Odi Melissa), VEIegia II dei 1818 (XXXVI: // primo amore). alcuni versi dell'Appressamento della morte dei 1816 (XXXVII) e due traduzioni attribuitc a Simonide di Amorgo (VII secolo a.C), compostc tra il 1823 e il 1824, con cui il volume si chiude, cos) come la carriera di Leopardi - prima Iraduttore che poeta - si era aperta. Ma la censura borbonica colpisce il primo volume delle Operette c impedisce la pubbli-cazione dei secondo. costringendo Leopardi a pensare a una nuova edizione integrale delle proprie opere, progettata per l'editore francese Baudry, c interrotta dalla morte (ma sul cui progetto si bascrä Ranieri per confezionare la postuma edizione Le Monnier dei 1845). Figura 10 Indice dell'edizione dei Canti, Starita, Napoli, 1835 (esemplare della Biblioteca Nazionae Vittorio Emanuele III di Napoli con le correzbni di Leopard L'edizione Starita del 183S: Canti e Frammenti I 541 I /721 ••©Auw' !P®(30i ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & ©£ ^ ^ ^4 55% H3 QABC-esteso Mar 12:19 C\ © ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Giacomo Leopardi 527 Su un escmplure slegaio della Starila. ncgli ultimi, difficili, mcsi, Leopardi introduce a mano alcune correzioni importanti e compone due nuovi testi: la Ginestra e il desolato Tramonto della lima. Ambizioso, impegnativo (e anche polemico), rimpianto argpmentativo della Ginestra, canzone di sctte strofe diseguali. ribadisce - senza perdere musicalila (ricca com'e di rime e rime al mezzo) - la necessita della poesia di farsi portatrice di una lucida e disincan-taia cognizionc del vero. Una filosofia che. come aveva ribadito gia nello Zi-baldone del 2 gennaio 1829, «non solo non e conducente alia misanlropia. come pud parere a chi la guarda superficialmente. e come molti l'accusano; ma di sua natura csclude la misaniropia». c sullo sfondo di un vulcano minaccio-so («Sterminator Vesevo*) e di un paesaggio scabro e desolato («campi co-sparsi / Di ceneri infeconde, e ricoperti / Dell'impietrata lava. / Che sotto i passi al peregrin risona»). proictta rumilc «fiore del deserto». la «lcnta ginestra". «flessibile», come nelle Georgiche, ma resistente nello spargere al cielo il suo profumo che «il deserto consola». a visibile metafora delle «magnifiche sorti eprogressives dell'uomo, costantementc minacciato da una natura func-sta e ostile. ma pervicace nell'illudersi di una sua centralita. forza. o potenza. e nel chiudere gli occhi a chi. come il poeta. aveva parlato «apertamente»: Vigliaccamente rivolgesti al lume1 Che il fc pnlese:: e. fugcitivo. appclli Vil chi lui segue, e solo Mag li a li i mo colui Che se scherncndo o gli altri\ astuto o folic, In sopra gli astri il mortal grado estolle1. (La ginestra, v ! ( nv II it- palese: "che ■' it' síliL-iiicihiii Ii di 'il-iri: "Vnk'ndo inL1 ,ir.nlir^-se stesso o gli altri. (Felici). * la sopra... eslolle: Tavola 3. Cronologia dei Carti. La Tavola mette a confronto 1'ordine certo o presunto di compcsizione dei singoli testi con rordinamento volutoda Leopardi nelle edizioni a stampa. R18 820 B24 NR25/26 826 F31 N35 N35C = F45 Recanati. novembre-dicembre 1816 Frammento ISpenio II divrno loggio] xxxvii xxxix Recanati. 14-16 dicembre 'hi/ llptimo amore [Efegtof] vii x x x Recanati. fine 1818 ca. Frommen to [lo qji vagando] [Efeg/o II] viii xxxvi xxxviii Recanati. settembre 1818 Atfltalia 1 1 1 Recanati, set temb re -ottobre 1818 Sopra it monumente di Dante che si ptepoiava in F;iť: /= ii ii II 1 ii Recanati, 1818? ,v,y c-nc xxxiii xxxv Recanati, 1819 AilaLuna [Lo 'iccco-izc] iii xii xiv xiv Recanat. 1819 L:n:':r:!o I xi xii xii i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š© W ©Č ^ t ^4 55% Bl< QABC-esteso Mar 12:19 C\ Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria .1 528 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento R18 B20 B24 NR25/26 B26 F31 N35 N35C = F45 Recanati, 1819 framrrento [II íogno/Lospavento [Odi, Melisso] xxxv xxxvii Recanati, Ad Angela Mai. quonďebbe 1 iii iii III III gennaio1820 trovato i libri di Cicerone della Repjbblica Recanati, fine 1820 La séra dei ďi di foto II xii XII xiii (forse ottobre) Recanati, i: ioí-V'-C' IV xiv xv xv dicembre 1820 o primidel 1821 Recanati, estate- La vita solitaria VI xv xvi xvi autunno 1821 Recanati, ottobre- Nelle nozze della sorella iv IV IV iv novembre 1821 Paolina Recanati, ottobre- A un vinätoienel pallone v v v v novembre 1821 Recanati. Bruto m/nore vi VI VI VI dicembre 1821 Recanati. Alla Primavera, vii VII VII VII gennaio 1822 odelkfavo'eantiche Recanati, Ulrimo canlo di Saffo VIII IX IX IX maggio 1822 Recanati, Inno ai Patriarchi ix vi 1 VIII vi luglio 1822 Recanati, Alla sua Donna x xvi xviii xviii settembre 1823 Recanati, Fľamrrenio xxxviii XL 1523 S2-- [Ogni mondano eventó_ [Dal greco di Simonide] Recanati, Eramrrento xxxix xu 1523 "S;.: [Umanc rasa] [Dello Kesso] Bologna, marzo Al conte Carlo Pepoli x xvii xix xix 1826 :': ;a, 15 febbra o 1828 Schevo xxxiv xxxv Pisa, 7-13 aprile 1828 II risorgimento xviii xx xx Pisa, 19-20 aprile 1828 xix xxi xxi Recanati. 26 Le ricordanze xx xxii xxii agosto-i; settembre 1829 O »i± r'- ~ P « □ I ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (§# W ©£ ^ % ^4 55% H3 QABC-esteso Mar 12:19 Q, Q iE • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria I Giacomo Leopardi 529 R18 B20 B24 NR25/26 B26 F31 N35 N35C = F45 Recanati, 17-20 settembre 1829 La quiete dopo la tempesta XXI XXIV XXIV Recanati, ante 29 settembre 1829 II sabaio del villaggio XXII XXV XXV Recanati, 22 ottobre 1829-9 aprile 1830 Canto notturno di un pas tore errante dell'Asia XXI XXIII XXIII Firenze. 1831-1832 II pensiero dominante XXV XXVI Recanati, 1332 182: ;:; Ii passero solitaiio XI XI Firenze, 1832 Amore e Motte XXVII XXVII Firenze, 1832-giugno 1833 Consalvo XVII XVII F rerze. '832-1833 Asestesso XXVIII XXV I Napoli, 1834 Aspasia XXIX XXIX Napoli, 1834-1835 Sopra un basso rilievo antico sepolcrale XXX XXX Napoli, 1834-1835 Sopra il ritratto di una bella donna.. XXXI XXXI Napoli, 1835 Palinodia al marchese Gino Capponi XXXII XXXII Villa Ferrigni, 1836 La ginestta XXXIV Villa Ferrigni, 1836 Ii tramonto della luna — XXXIII Ma proprio per allonlanare da se le accuse di misanlropia Leopardi porta ancora piü avanii la sua riflessione. riconoscendo nella «social ca-tena» una resistenza armata contro l'«empia natura»; Tulti fra se confederal! estima 130 Gli uomini1. e tutti abbraccia Con vera amor, porgendo Valida e pronla ed aspettando aita5 Negli alterni perigli e nelle angosce Deila guerra comune. 135 ' piiy^cndK... alla: «öftrem!» k-d iii|vn.intlo im ;llu1:i valido ľ pronlo» (Bimii). (Laginestra, vv. 130-135) Un colpo d'ala che i denigratori del suo sistema (e i delusi dei Canli. tra cui lo stesso Collelta che, in una leltera al Capponi del 1831, dichiarava di non sopportare piü «la medesima eterna [...] malinconia: gli stessi argo-menli: ncssuna idea, nessun concetto nuovo, trislezza affettala e qualche seicenlismo») avrebbero letlu solo postutnu, lasciando alle generazioni future la coraggiosa «storia di un'anima» e un modello di umanesiino civile che avrebbe resistito al mito. da Leopardi ficramenle rigettato, del «pessi-mismo» della sua poesia. i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (g© ^ ©£ L^l ^ <5> 4 55% QABC-esteso Mar 12:19 Cl © ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria al- 1 Hesperus: g 10 r ledesco - quallro meri vengono in ii Leopardi dalľai Louis Do Sinner i lepilo ;ilUi k'ttcra dcl 2fi aprile 1832 - in cui si dii una letlura reli-giosa delia prodhizione leopard iana. 530 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento Nella storia delia letteratura italiana Giacomo Leopardi e infatti forse la figúra ehe piú ha scontato la proiezione. sulla propria opera, di una di-mensione autobiografica. pur dominante sin dagli esordi delia propria carriera di serittorc. Una dimensione ehe ancor oggi non e facile sottrarre a cliches ehe il poeta per primo riľiutô risolutamente, rivendicando ľestra-neitä delia propria condizione fisica ed esislenziale al suo «sistema». II 24 maggio 1832. quando lo Zibaldone e giä terminato e ľopera poetica aveva consegnato ai Canti fiorenlini un inimilabile modello di moderno canzo-niere, Leopardi. serivendo a Louis De Sinner, ribadisce con fermezza ľin-fondatezza dcgli slereotipi ehe si sarcbbero sclcrotizzati sulle sue varič forme di «pessimismo» e la forza, al conlrario. delle riflessioni sul destino umano consegnate al Bruto minore: Ho ricevuto i fogli de\YHesperus' dei quali vi ringra/.io carissimamente. Voi dite benissimo ch'egli č assurdo ľattribuirc ai mici scritti una tendenza reli-giosa. Quels que soient mes nialheurs, qu on ;i jugú ä propos d etaler et que peut-étre on a un peu exagérés dans ce Journal, j'ai eu assez de courage pour ne pas clierclier ä en diniinucr lc poids ni par de frivoles espérances d'une prétendue félicilé fulure et inconnue, ni par une láche resignation. Mes sentiments envers la destinée ont été et sont loujours ceux que j'ai ex-primés dans Bruto minore. C'a été par suite de ce mčme courage, qu etant amené par mes recherches ä une philosophie dčsespéranie. je n ai pas hésilé a ľembrasser toute entiére; tandis que de ľautre côté ce n'a été que par efťet de la láeheté des hommes. qui ont besoin d'etre persuades du mérite de ľc-xistence. que ľon a voulu considérer mes opinions philosophiquescomme le résultat de mes soufťrances particuliéres. et que ľon s'obstine ä attribuer ä mes circonstanccs matéricllcs ce qu'on ne doit qua mon entendement. Avant de mourir. je vais protester conlre celte invention de la faibksse et de la vulgarité. et prier mes lecleurs de s'attacher ä détruire mes observations et mes raisonnements plutót que d'accuser mes maladies. |Quali ehe siano i miei mali. ehe si é eredulo opportuno esibire e ehe forse sono stati un po' esagerati in quel Giornale. ho avulo ahhasian/a coraggio per non cercare di dimiľiuirnc il peso né con frivole speranze duna pretesa felicitä fulura e sconosciuta, né con una vile rassegnazione. I miei senlimenti verso il destino sono stati e sono sempre quelli ehe ho espresso nel Bruto minor?. E stato in conseguenza di questo stesso coraggio ehe. essendo condotto dalle mie ricerche ad una filosofia disperante, io non ho esitato ad abbracciarla tulta intera: mentre d'altro lato e stato solo per effetto delia viltä degli uomini. ehe hanno bisogno dessere pcrsuasi del morilo delľesistenza. ehe si č voluto considerare le mie opinioni filosofiche come il risultato delle mie sofferenze personali, e ehe ci si ostini ad attribuire alle mie circostanze materiali ciô ehe non si deve chc al mio intellctto. Prima di morire. voglio protestare con-troquesta invenzione delia debolezza e delia volgaritä e pregare i miei letto-ri di impegnarsi a distruggere le mie osservazioni e i miei ragionamenti piut-tostoche aceusare le mie malatlie.] (Epistolario. 24 maggio 1832) In una Napoli sconvolta dalle rivolte e dal colera, scoppiato nel 1836. assistito da Ranicri e dalla di lui sorella Paolina, Leopardi muore il 4 giugno 1837. a trentanove anni. senza essere riuscito a vedere ľultima .1 I tcfc ^ T P <§> □ É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# W ©Č ^ t ^4 55% H3 QABC-esteso Mar 12:19 C\ Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria G ia como Leo pa rd í 531 Figura 11 C a ncellatura autograf a del těsto con cui Leopardi disconosceva la paternita delle Considerazioni sopra la Stoná uttima del Botta scritte dal padre Monaldo. stamps dei Cartti, dove aveva cancellalo (a mano, sulla sua copia di lavo-ro di N35) la nota con cui - ultimo alto di ribellione al «tiranno» - disco-nosceva la paternita di uno dei tanti testi reazionari del padre Monaldo: «Lautere dichiara che le Cansiderazioni sopra la Storia ultima del Botta ristampate in questa citta. ed altri scritti di quel genere, che corrono per l'llalia. non sono suoi. Simili dichiarazioni in tal proposito egli ha pub-blicato giä altre volte, per mezzo di giornali. in altre parti d'Italia». BIBLIOGRAFIA Edizioni Tra le edizioni di opere leopardiane si ricordino: Opere, a cura di Rolando Damiani (vol. 1 Poesie, vol. II Prose). Mondadori. Miláno. 2010: Tutte tc poesie e tutte le prose, a cura di Lucio Fclici ed Emanuclc Trcvi. Newton & Compton. Roma, 2005 [1997]. Per i Canti si vcdano 1c edizioni: Conti, edizione critica a cura di Francesco Moroncini. Cappelli. Bologna. 1927: Canti. edizione critica a cura di Emilio Peruzzi. con la riproduzione degli autografi. Rizzoli. Mi lano. 1981: Canti di Giacomo Leopardí, edizione critica c autografi. a cura di Domenico De Robcrtis. II Polinlo. Milano. 1984; Canti e poesie disperse, edizione critica diretta da Franco Gavazzeni [con CD rom], presso l'Accadcmia della Crusca. Firenze. 2009:; inollre le seguenti edizioni commentate: Canti, a cura di Lucio Felici. Newton Compton. Roma. 1996: Canti. a cura di Franco Gavazzeni e Maria Maddalena Lombardi, Garzan-li. Milano. 1998: Canti. introduzione e commento di Andrea Campana. Carocci. Roma. 2014. Per i carteggi ancora di riferimenlo ľedizione deü'Epistolario. a cura di Franco Brioschi e Palrizia Landi. Bollati Boringhieri. Torino. 1998: Lettere. a cura di Rolando Damiani, Mondadori, Milano. 2006. Per le Operette mor a Ii si vcdano le edizioni: Operette morali, edizione critica a cura di Ottavio Be-somi. Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori. Milano. 1979; Operette morali, selczione e commento a cura di Giorgio Panizza. Bruno Mondadori, Milano. 1991: Operette morali, a cura di Marco Antonio Bazzocchi. Mondadori. Milano. 1991: Operette morali. a cura di Laura Melosi. Rizzoli. Milano. 2008. Per lo Zibaldone: Zibaldone di pensieri, edizione critica e annolata a cura di Giuseppe Pacella, Gar-zanti, Milano. 1991; Zibaldone, a cura di Rolando Damiani. Mondadori. Milano. 1997; Zibaldone di pensieri: edizione tematica stabilita sugli lndici leopardiani. a cura di Fabiana Cacciapuoti. prefazionc di Antonio Prele. Donzelli. Roma. 21)113: Zibaldone di pensieri, in CD-ROM. edizione critica a cura di Fiorenza Ceragioli e Monica Ballerini. Zanichelli. Bologna. 2009. 546 i /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š© ^ ^ > > <5> 4 55% H]. QABC-esteso Mar 12:19 Q O = • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 532 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento Letture critiche Per un inquadramcnto delia figura di Leopardi si vedano: Rolando Damiani. AU'apparir de! veru. Vilu di Giacomo Leopardi. Mondadori, Miláno. 1998; Catalogo delia Biblioleea Leopardí in Recanati, a eura di Andrea Campana. Olsenki. Firenze.2011; e le monografie: Gino Tellini. Leopardi. Salerno Editrice. Roma. 2001: Marco Antonio Bazzocciii. Leopardi. il Mulino. Bologna. 2008. Sulle Canzoni si possono ricordarc: Cľsare Galimberti, Linguaggio del vera in Leopardi. Olschki. Firenze, 1966; Marco Santagata, Quella celeste naturatezza. Le canzoni e gli idilli di Leopardi. il Mulino. Bologna. 1994; Lucio Felici. ĽOlimpo abbandonato. Leopardi ira favole anticlie e disperati affetti. Marsilio. Venczia. 2005. Sui Versi: Emilio Pekuzzi, Studi leopardiani L Olscliki. Firenze. 1979: Sutdi leopardiani II, Olschki, Firenze, 1987; Luioi Blasucci, Leopardi e i segnali delľinfinito. il Mulino, Bologna. 1985: Leopardi a Bologna, a eura di Marco Antonio Bazzocchi, Olschki. Firenze. 1999: Versi, a eura di Stefano Giovannuzzi, SEF. Firenze, 2002: Giacomo Leopardi, // libro dei «Versi». Poesie origináli, a eura di Paola Italia, in «UEllisse», 9,2014, fasc. 2. Sui canti fiorentini e napolelani si ricordino almeno Luici BlASUCCÍ, / litoli dei «Conti» e altri stadi leopardiani. Morano. Napoli, 1989: [dem. Lostormire del venlo Ira leptanie. Marsilio. Venezia. 2003: Massimo Natale. II canto delle idee. Leopardi fra«Pensiero dominante» e «Aspasia». Marsilio. Venezia, 2009. Sulle Operené si vedano i seguenli studi: Giuliana Benvenuti, Un cervelto fiiori moda. Saggio sul comico nelle «Operette morali». Pendragon. Bologna. 2001: Salle «Operette morali»: seile studi. a eura di Antonio Prete. Manni. Lecce. 2008: Emilio Russo. Ridere del mondo: la lezionc di Leopardi. il Mulino. Bologna. 2017. Sullo Zibaldone vd. Fabiana Cacciapuoti, Dentro lo Zibaldone. II tempo circolare della scrinura di Leopardi, Donzellí, Roma. 2010: Franco D'Intino - Luca Maccioni, Guida alio Zibaldone. Carocci. Roma. 2016. Per le posizioni filosofiche vd. Cesare Galimberti, Linguaggio del vero in Leopardi. Olschki. Firenze, 1966; Mario Andrea Rigoni. La stragc delle illusion!, Adelphi. Milano. 1992: Antonio Prete. // pensiero poetanie, Fellrinelli. Milano. 2006; Franco D'Intino, L'immagine della voce. Leopardi, Platone e il libro inorale. Marsilio, Venezia, 2009. Su lingua e stile, tra prosa e poesia, si vedano almeno: Luigi Blasucci, Lingua c slile delle canzoni. in Lingua e slile di Giacomo Leopardi, Olschki. Firenze. 1994, pp. 141-172: Domenico De Robertis. Leopardi. La poesia. CLĽEB, Bologna, 199S; Pier Vincenzo Mľngaldo, Sonavan le quiete stanze, il Mulino. Bologna. 2006: Anna Doi.fi. Leopardi e il Novecento. Sal leopardismo dei poeti. Le Lettere, Firenze. 2009; Lessico Leopanliano 2014. a eura di Novella Bellucci, Franco D'Intino. Stefano Gensini. Sapienza Universita Editrice. Roma. 2014. http://digilab2.let.uniromal.it/ojs/index.php/Philologiea/ar-licle/view/2....; Paola Italia, //metodo di Leopardi. Carocci, Roma. 2016: Lessico Leopanliano 2015. Sapienza Universita Edilrice. Roma. 2016: http://digilab-epub.uniromal.it/index.php/Philologica/arti-cle/view/416/393. Si ricordino inoltrc i siti istituzionalmente dedicati agli sludi leopardiani: Cenlro Nazionale di Studi Leopardiani: http://www.lcopardi.it: Lahoratorio Leopardi: https://wcb.uniromal.it/lablcopardi/. ®1 I a ^ T P <§> □ É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š© ^ ^ > > 4 55% mj' QABC-esteso Mar 12:19 Q, O -Ei • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria ICLASSICI Canti LA STORIA DEL TĚSTO E LE EDIZ10NI I Canti di Leopardi sono una tra le opere della letteratura italiana piü studiate filologicamente e quella su cui si é fondata, con la prima edizione critica, a eura di Francesco Moroncini nel 1927, la filologia ďautore, ovvero la rappresentazione e lo studio delle varianti dei testi attribuibili agli autoři e non alla tradizíone. Questa particolaritä ě dovuta alla storia interna al libro dei Canti, passato attraverso varie tappe [cfr. la Tavola 3 óe\Cantí], dalle canzoni patriottiche pubblicate a Roma nel 1818 (R18) all'opu-scolo bolognese del 1820 (B20), dalle Canzoni (B24) ai Ver$HB26) - usciti entrambi sempře a Bologna - attraverso la pubblicazione degli Idilli sul mílanese «Nuovo Ricoglitore» (NR25/26), fino all'edizione fiorentina per Piatti (F31) e alla stampa napoletana per Starita del 1835 (N35), che, con correzioni e ag-giunte (N35c), diviene il těsto base per l'edizione postuma curata da Ranieri per Le Monnier (F45), in una progressiva aequisizione di novitä testuali, corrispondenti a una nuova fase poetica dell'autore, ma senza abbandonare i testi del passato (le due Canzoni patriottiche, ad esempio, poco varíate ri-spetto alle prime stampe, conservano la posízione incipitaria fino alla fine). Ma la fortuna filologica dei Cantie dovuta anche al fatto che Leopardi ha conservato, perché li ha por-tati con sé fino a Napoli, i manoseritti delle belle copie dei suoi testi, riechissimi di varianti e note lin-guistiche, apportate non solo in funzione delle stampe, ma anche in fasi successive, anche quando i corrispondenti testi erano statí gia pubblicatí. Questi manoseritti, conservati per lo piü alla Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele lil di Napoli (altrí manoseritti si trovano invece a Recanati e Visso, questi Ultimi ora depositati presso 1'Archiginnasio di Bologna), divenuti presto celebri, sono considerati da Leopardi carte «vive», luoghi di formazione della lingua e dello stíle dei testi nel loro continuo avvici-namento a un'idea di poesia che muta nel tempo, pur mantenendo inalterate le caratteristiche origi-narie di «pellegrino» e «vago», in continua contaminazione tra loro. Fondamentale, nella composízione dei testi, il dialogo tra le poesie e le note metatestuali, particolar-mente fitte nei manoseritti delle Canzoni, che certificano gli usi della lingua «pellegrina» con citazioni dagli autoři della letteratira italiana che costituiscono per Leopardi un modello di grazía ed eleganza, anche se non accoltí nel Vocabolario della Crusca. Fondativo di una critica delle varianti che avrebbe segnato la storia del Novecento é anche lo studio delle correzioni dei canti pisano-recanatesi, catene sinonimiche di variazioni ;ul terna, spesso con recuperi a ritroso di lezioni scartate, che introducono la poetica del frammento che sarä di Mallarmé e Valéry, della rícerca incessante di un valore poetico rag-giunto nel processo stessD della poesia, nel suo farsi, e non solo nel suo risultato finale. Ě stato quindi inevitabile, per gli studiosi di Leopardi, partíre dallo studio dei manoseritti per com-prendere «quella sudatissíma e minutissima perfezione nello scrivere». dichíarata al Giordani nel 1823, «senza la quale non mi euro di comporre». Dopo Moroncini, che sceglie di rappresentare l'ultima volonte dell'autore, affidata alla cosiddetta stampa «Starita corretta» (N35c), si sono susseguite altre tre edizioni critiche, a eura di Peruzzi (1984, ultima stampa, con la riproduzione cartacea dei manoseritti, in edizione critica), De Robertis (1984, edizione delle sole stampe, con la prima stampa di ogni com-ponimento e la riproduzione cartacea dei manoseritti), Gavazzeni (2006, due edizioni distinte: dell'ul-tímo manoscritto a noi g unto, per lo studio delle varianti manoscritte, e dell'ultima stampa corretta, con riproduzione digitale di tutti i manoseritti e di tutte le stampe). Da quesťultima edizione sono tratti i testi che seguono. I 548 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š© ^ ^ > > <5> 4 55% HD. QABC-esteso Mar 12:19 Q O = • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 534 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Braňo 1 Alla Primavera o delle favole antiche Scrítta ín solí dodici giorni, datata sulľalitografa «gennaío 1822», con la consueta antifrasí dei titolo (ehe Leopardi avrebbe rivendicato direttamente come uno stilema dei e Canzonf), questa prova di bravura «non deserive né prati, né arboscelli, né ŕiori, né erbe, né foglie», ma la Primavera, intesa come stato di nátura irrípetibile, proprio dei primordí delľumanitä, ter-minato il quale svanísce anche ogni pretesa di ereare una poesia immaginativa. Dopo ehe «vote / Son le stanze d'Olimpo*, scomparsi gli déi e la loro viva presenza sulla terra, al poeta non resta ehe pregare la «Vaga natura», novella divinitä nascosta in cielo, mare e terra («ín ciel*, nelľ«aprica /Terra» o «nelľequoreo seno», vv. 93-94) di stendere íl suo sguardo, se non pietoso, partecipe sulle inaridite sventure degli uominl. Al testochedovevachiudere la seconda forma dei libro delle Canzoni (vd. Tavola 1), Leopardi aveva afňdato íl compito piú impegnativo, quello di marcare la diŕferenza con íl classicísmo dal quale egli proveniva e al quale sentíva di appartenere, ma cosi diverso dalla sua idea di poesia. E classicísmo, in poesia, voleva dire, prima ancora ehe Giordani, Vincenzc Montí. Sic-ché il congedodallefavole antiche, diventa anchequello dal campione dei classicísmo, pun-to di riferimento indiseusso dei mondo letterario, a cui Leopardi, pur liquidandolo, avrebbe dedicato le Canzoni. Testo rívoluzionario anche formalmente, non solo per la presenza massiccia dei linguaggio pellegrino (v. 5: *Cr?dano il petto inerme*; v. 9: *induca alle commosse belve»; v. 21: «il dissue-lo orecchio»; v. 37: «della sanguigna caccias, ecc), ma anche per ľadozione di uno schéma metrico abnorme, con diciannove versi, quasi tutti endecasillabi irrelati, salvo ľinnovazione della chiusura a distico a rima baciata ehe avrebbe contrassegnato la canzone leopardiana a partire dalľOde ad Angelo Mat (Blasucci). Metro: aBCDbEFGHGiKIMNoMPP. Perché Í celesli darmi Ristori il sole.e perché ľaure inferme Zefiro avvivi, onde fugata e sparta Delle nubi la grave ombra s'avvalla; Credano il petto inerme Gli augelli al vento, e la diurna luce Novo ďamor desio. nova speranza Ne' penetrati boschi e fra le seiolte Pruine induca alle commosse belve: Forse alle stanche e nel dolor sepolte Umane menti riede 1- 2. Perché... sole: 'nonostante il sole rípari i danni recali dal delu (ďinvvino}': Perché regge lulte le concessive seguenli. 2- 3. ľaure inferme Zefiro avvivi: «11 venlo di Primavera rinvigorisca ľaria malata. infetta» (Gavazzeni). 4. s'avvalla: "si disperde nelle valiť. 5. Credano: "afliUino'. kiiinismo pellegrino (retto da "nonostante"). 6-9. e la diurna... induca: 'e i raggi del sole su-seilino un nuovo di-sidi-i'in amoroso e una nuova speranza nei boschi altraversati (dslla luce) c fra le nevi disciolte". 9. commosse: 'riscosse'. 'risvegliate' (Gavazzeni). 11. riede: 'ritorna'. I 549 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š© W ©Č ^ t ^4 55% H3 QABC-esteso Mar 12:19 (\ Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria La bclla etä. cui la sciagura c ľatra Face del ver consunse Innanzi tempo? Ottenebrati e spenti Di febo i raggi al misero non sono In sempiterno? ed anco, Primavera odorata. inspiri e tenti Questo gelido cor. questo ch'amara Nel fior degli anni suoi vecchiezza impara? Vivi tu, vivi, o šanta Natura? vivi e il dissueto orecchio Della materna voce Íl suono accoglie? Giá di candidc ninfe i rivi albergo. Placido albergo e specchio Furo i liquidi fonti. Arcane danze D'immortal piedc i ruinosi giogbi Scossero e ľardue selve (oggi romito Nido de" venti): e il pastorel ch'alľombre Meridiane incertc ed al fiorito Margo adducea de' fiumi Le sitibonde agnelle. arguto čarme Sonar ďagresti Pani Udi lungo le ripe; e tremar ľonda Vide. c stúpi, che non palese al guardo La faretrata Diva Scendea ne' caldi flutti. e dalľimmonda Polve tergea della sanguigna caccia II niveo lato e le verginee braccia. Vissero i fiori e ľerbc. Vissero i boschi un di. Conscie le molli Aure. le nubi e la titania lampa Fur dclľumana gcntc. allor ehe ignuda 12-14. cui... tempo'': 'che le svenlure e «la fune-sta luce della vcrila» (Felici) consumarono prima del compimcnlo dell'ela giovanile?', IS. Di febo i raggi: "i raggi del sole'. 17.niliiiiihr. 'piii[um;iUi'. Ji IiVk|Uei)le u-oiiei ( aiui. 20-21. Vivi... Natimi'.': alla domanda rispondono i vv. 39-40: «Vissero i fiori c 1'erbe. ccc.». 21. dissueto: 'disabituato". 22. Delhi... accoglie?: 'accoglie [l'oreccliio] il suono della voce malerna della fsanla) Nalu-ra?'. La risposta (positiva) e data dai quadri successive in cui arcane divinita sono individuate negli elementi nalurali: le Nuiadi abitatriei dei fiumi, le Oreadi dei monti. :l suono del flauto di Pan. e il bagno di Di:ina agli occhi stupefalti del paslorello. 25-27. Arcane danze... se fecero Iremare i mo 29-30. ed al fiorito... de' fiumi: c conduceva (il gregge) alla sponda fiorila dei fiumi. 32. ďagresti Pani: di dei dei boschi (da Pan. dio dei greggi e dei boschi ((lavazzeni]). 34. non palese ai guardo: "nascondendosi agli • inia [J ľ. 35-38.faretrata... braccia: Dianaeaccialrice,che scendeva ai fiumi per delergersi il eandido franco (iiivfo lulu j e le b r nee i a \ irginali dalhi polu-re della caccia sanguinosa (sanguigna). 40-42. Conscie... geme: "ľaria dolce, le nuvole e il sole (figlio del lilano Iperiime) eraiio eonsLipe-voli dei mortali'. 42. aiior che: 'quando, al tempo in cui". I 550 I /721 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ L^l ^ <5> 4 55% HD. QABC-esteso Mar 12:19 Q, Q iE • 3 • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 536 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Tc per le piagge e i colli. Ciprigna luce, alla deserta notte Con gli occhi intenti il viator seguendo. Te compagna alla via, te de' mortali Pensosa immagind. Che se gl'impuri Cittadini consorzi e le fatali Ire fuggendo c Tonte. Gl'ispidi tronchi al petto allri neH'ime Selve remoto aecolse. Viva fiamma agitar l'esangui vene, Spirar le foglie. e palpitar segreta Nel doloroso amplesso Dafne o la mesta Filii, o di Climcne Hanger crede la sconsolata prole Quel che sommerse in Eridano il sole. Ne deH'umano affanno, Rigide balze, i luttuosi accenti Voi negletti ferir mentre le vostre Paurose latebre Eco solinga, Non vano error de" venti. Ma di ninfa abitö misero spirto, Cui grave amor, cui duro fato escluse Delle tenere membra. Ella per grotte. Per nudi scogli e desolati alberghi, Le non ignote ambasce e Talle e rotte Nostre querele al curvo Etra insegnava. E te d'umani eventi Disse la fama esperto. 44. Ciprigna luce: 'la pura (come Venere. nata dal mare che bagna l'isola di Cipro) luce della Luna": alla: 'nella'. 47. Pensosa immugiw'r. 'immaginö sollecita' (del suo destino). 47-51. Che... aecolse: "Che sc allri. fuggendo gl'impuri consorzi eiltadini e le ire c le onle fa-lali. remoto nelle ime [profonde] sclvc aecolse [abbracciö] al petto gl'ispidi tronchi» (Slraccali). 52-57. Viva fiamma... il sole: «crede che viva fiamma agitasse l'esangui vene [dei tronchi], le foglie spirassero [respirassero]. e nel doloroso amplesso palpilasse segreta Dafne [mutata in lauro per sfuggire Apollo] o la mesta Filii [fi-glia del re di Tracia Licuruu. von 110 trasformata in mandorlo dopo essersi uccisa perche ereduta abbandonata da Demofoonte], o che la sconsolata prole di Climene [le Eliadi. mutate in pioppi. stillano lacrime] piangesse colui che sommerse il sole nell'Eridano [Fe.onte. caduto nel Po fulmi- nate da Giove dopo avere guidato aer un giorno il carro del Sole]« (Straccali). 57. Quel... sole: termina. con limmagine di Fe-tonte il calalogo dei miti antichi. ripreso puntual-menle dalle Mcnimorfosi di Ovidio. 58-65. Ni deli'umano... membra: «Ne i lultuo-si accenti deli'umano affanno ferirono negletti voi, rigide balze [dure rupi], mentre Eco solinga [solitaria. perche pura voce, consiitila dal dolore per non essere ricambiata da Narciso|, non [come ora] vano error [scherzo] de' venti, ma misero spirto di ninfa. abitö le vostre latebre paurose» (Straccali). 64-65. Cui grave amor... membra: 'ehe l'infelke amtire c un trudele destino feeero ustire [tat. excluders] dal giovane corpo'. 67-69. Lc non igiwie... insegnava: »ripeleva e fa-ceva tonoscere al curvo cielo le nostre alle [acute] e interrotle querele [lamenli], suoni di ambasce che anch'essa aveva prnvate» (Straccali). 551 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (g© ^ ©£ L^l ^ <5> 4 55% IB~li QABC-esteso Mar 12:19 Cl © ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Musico augel ehe tra chiomalo bosco Or vieni il rinascente anno canlando. E lamentar nelľalto Ozio de' campi. alľaer muto e fosco, Anlichi danni e scellerato scorno. E d'ira e di pieta pallido il giorno. Ma non cognalo al nostro II gener tuo; quelle tne varie note Dolor non forma, c te di colpa ignudo. Men caro assai la bruna valle asconde. Ahi ahi, poscia ehe vote Son le stanze d'Olimpo. e cieco il tuono Per ľatre nubi e le montagne errando. Gľiniqui petti e gl'innocenti a paro In freddo orror dissolve; c poi ch'estrano II suol nativo, e di sua prole ignaro Le meste anime educa; Tu le eure infelici e i fati indegni Tu de' morlali ascolta, Vaga nátura, e la favilla antica Rendi allo spirto mio; se tu pur vivi. E se de' nostri affanni Cosa veru na in ciel. se nelľaprica Terra s'alberga o nelľequoreo seno, Pietosa no, ma speltatrice almeno. 71. Musico augel: ľusignolo (il mito ora é quel-In ili Hrou no c Kilomeh. amveruie in usignolo o rondine. nello sfuggire a Tereo. ehe. dopo avere viol at o la cognala Filomela, latlala rinchiudere dopo il taglio delia lingua, non lc poté impedire di far conoscere íl dclilto attravcrso una lela rica-mala alla moglic Progne. ehe si vendicô ucciden-do il figlio Iti e facendolo mangiarc al marilo). 72. i! rínascente anno: la primavera. annunciala dal canto delľusignolo. 73-74. alio Ozio: •■ profunda quieten (Slraecali). 74. alľaer muto e fosco: «per ľaria silenziosa c oscura» (Slraecali). 75. Antichi danni e scellerato scorno: -le anliche sventure soffene e ľinfame Vendetta» (Fcliei). 76. E d'ira... il giorno: 'e la luce del giorno im-pallidita (il sole oscuraio| per ira e compassione". 77- 78. Ma non... tuo: 'ma la lua specie non é simile alla nostra', ora possano interpretare k 78- 79. quelle... forma: maschera il dolore (non e espressione dei dolore). 82. le slame d'Olimpo: le dimore degli dei. 82-85 e cieco il tttono... dissolve: "e il tuono -vagando per i monli e le nere nubi - agghiaccia dallo spavento sen/a diMinzione (<■ non piú.come si eredeva una volia, impugnato da Giove contro ľiniqui petti>> [Straccalij \ parimenti i colpevoli e gli innocenti". 85-87. e poi ch'estrano... educa: dopo ehe (in símmelria con «poscia chc». v. 81) la terra nati-va (patria), estranea alla vitá umana c ignara dei suoi figli. fa erescere anime sventuratc (Felici): non potendo conlarc quindi né sulla partecipa-zionc degli dei o delia madre terra allc sventure degli uomini. 90. Vttga nátura: bella. ma anche 'vagheggiata': favilla antica: delia aiovine/za (primavera) per- 92-94. E se... seno: "ľ se cosa veruna si alberga in CÍelo, sulla superfieie delia terra, o nel seno dei 552 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (g© ^ ©£ L^l ^ <5> 4 55% QABC-esteso Mar 12:19 C\ © ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 538 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Braňo 2 Ultimo canto diSaffo Subito dopoaverechíuso la seconda «forma» dei libro delle Canzoni (cf<. qui laTavola l), una delle letture svolte a documentazione linguistica, il volgarizzamento delle Heroides di Ovidio di Remigio Nannini (Remigío Fíorentino), fornisce a Leopardi un modello di «personaggio antico», Saffo, poetessa greca di cui si immaginano íl suícidio e il monologo ehe lo avrebbe preceduto. In un paesaggio dalle tinte preromantiche, Saffo, esplicito aiterego poetico di Leopardi, é portavoce delle sue meditazioni sul destino e íl tempo, e introduce le nuove te-matiche sulla sovrana indifferenza della nátura, cui la gíovane si rivolge con traspDrto, ma da cui viene respinta come «dispregiata amante» (v. 25). Come giä nella Prínavera, ma con una «stravaganza» in piú, lo schéma metríco adottato pre-senta tutti endeca;íllabi irrelati, chiusi dal consueto distico a rima baciata, ma settenario ed endecasillabo. Metro: ABCDEFGHILMNOPQRsS. Placida notte. e verecondo rngeio Della cadente luna; e tu ehe spunti Fra la tacita selva in su la rupe. Nunzio dei giorno; oh dilettose e care Mentre ignole mi fur ľerinni e il fato. Sembianze agli ocehi miei; giä non arride Spcttacol molie ai disperati affetti. Noi ľinsueto allor gaudio ravviva Quando per ľetra liquido si volve E per li campi trepidanti il flutto Polveroso de' Noti, e quando il carro, Grave carro di Giove a noi sul capo. Tonando. il tenebroso aere dividc. Noi per le balze e le profonde valli Natar giova tra' nembi. e noi la vasta Fúga de" greggi sbigottiti. o d'alto Fiume alla dubbia sponda II suono e la vittrice ira delľonda. 1. verecondo raggio: 'puro. virginale'; come lo aveva eiä definilo Morili nella Bassvilliarta. vv. 199-200 (Felici). 2. cadente luna: la luna al Iramonlo. perché sla per sopraggiungerc ľalba; tu: ľapostrofe č a Lu-eifero. la stclla di Venere ehe spunia per annun-ťiaľĽ il níLiliino ('Nun/io dei giorno-l. 4-6. dilettose e care... Sembianze: gradile e amate apparenze (finelié ignorai le smanic della passionc amorosa \erinni\ c la erudelta dcl de-slino [/«»]•). 7. molie: "dolce". 8. Not: con il plurále Saffo eslende il suo slalo d'animo a lulli coloro ehe si Irovano nella sles-sa condizione di "disperati :ilíe-tti»: insiieto attor gaudio: Tinsoliln gioia'. 9-11. Quando... Noti: «Quando per il cielo fluido turbina ľonda polverosa dei venti» (Sanlagata). 12. Grave carro di Giove: il tuono. 15. Natar giova tra' nembi: "ci piace ondeggiare ik'IIli Kmpesta'. 16. atlo: latinismo -pollearino" per"profondo". 17. dubbia: 'malsicura'. 553 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ « Q ^ ^ 4 55% H3 QABC-esteso Mar 12:19 Ct © ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Bcllo il tuo manto, o divo ciclo. c bella Sei tu. rorida terra. Ahi di cotesla Infinita beltä parte nessuna Alia misera Saffo i numi c 1'empia Sorte non fenno. A luoi superbi regni Vile. o natura. e grave ospite addetta. E dispregiata amante. alle vezzose Tue forme il core e le pupille invano Supplichevole intendo. A me non ride L'aprico margo, e dalPeterca porta II mattutino albor; me non il canto De' colorati augelli, e non de' faggi II murmure saluta: c dove all'ombra Degl'inchinati salici dispiega Candido rivo il puro seno, al mio Lubrico pie le flessuosc linfc Disdegnando sottragge. E přeme in fuga 1'odorate spiagge. Qual fallo mai, qualsi nefatido eccesso Macchiommi anzi il natale. onde si torvo II ciel mi fosse e di fortuna il vollo? In che peccai bambina, allor che ignara Di misfatto ě la vita. onde poi scemo Di giovanezza, e disfiorato. al fuso Dell'indomita Parca si volvesse 11 ferrigno mio stame? Incaute voci Spande il tuo labbro: i destinati eventi Move arc ano consiglio. Arcano ě tutto. Fuor che il nostro dolor. Negletta prolc Nascemmo al pianto, e la ragione in grembo De' celesti si posa. Oh cure, oh spěme De' piü verd'anni! Alle sembianze il Padre. 20. rorida lernt: 'hamiala di ruiiiada' perché. spie-ga una nota di Leopardi. «era sul far del giorno». 22-23. i numi... non fenno: «gli Dei e il destino spielaki in nulla fecci'o pa i" I i pe la miseru Salto» (Santagata). 24. addetta; "sotlomessa'. 27-29 A me... albor: »i luughi soleggiati e l'albo-re dischiuso al mall inu dalla porta del eielu non sorridono a me» (Santagata). 28. L'aprico margo: 'la riva (dei ruseelli) assolata". 30-31.de'faggi II'murmure: 'lostormire deifaggi". 32-33. dispiega Candido rivo il puro seno: 'di-stende le acque limpide del lello del fiume'. 34. Lubrico: 'sdrucL-iok-vole'. 'ladle a scivolare'. 35. Disdegnando soliruggc: "(il candido rivo] rí-lira sdegnoso". 36. přeme... spinale: ■■ fuyut- tir Lindo le rive udo-rusc« (Santagata). 37-38. nefando... il natale: ě la stessa domanda pusta dalTIslandese alla Natura: «Che male hu iu commesso prima di vivere?» (Straccali). 41- 42. scemo Di giovanezza, e disfiorato: 'privu della giuvenlíi e di íloridezza'. 42- 44. al fuso... stárne?: «perché poi il filo ruggi-noso della mia vita si avvolgesse intorno al fusu delfinflessibile Parca?» (Santagata). 44. Incaute: »inutili e lemerarie» (Felici). 50-52. Alle omene sembianze... genii: -[Giove] I 554 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# W ©Č ^ t ^4 55% H3 QABC-esteso Mar 12:19 Q, Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 540 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Alle amene scmbianzc cterno regno Die nelle genti: e per virili imprese. Per dotta lira o canto, Virtu non luce in disadorno ammanto. Morremo. II velo indegno a terra sparto. Rifuggira I'iginido animo a Ditc, E il crudo fallo emendera del cieco Dispensator de' casi. E tu cui lungo Amore indarno. e lunga fedc, c vano D'implacato desio furor mi strinse. Vivi felice. se felice in terra Visse nato mortal. Me non asperse Del soave licor del doglio avaro Giove. poi che perir gl'inganni e il sogno Della mia fanciullezza. Ogni piu licto Giorno di nostra etá primo s'invola. Sottentra il morbo. e la vecchiezza. e I'ombra Della gelida mortc. Ecco di tante Sperate palme e dilettosi errori. II Tartaro m'avanza: e il prode ingegno Han la tenaria Diva. E l'atra notte. e la silente riva. diede polerc Ira le ec-nli alle belle apparenze'. 52-53. e per virili imprese... canto: «e la virtú. le eecezionali doti dimostrate in magnanime imprese, in sapienza o in poesia» (Felici). 54. disadorno tímnuiMo: 'corpo delorme'. 55. velo indegno: "corpo" (come sempře in Pelrar-caj 'deforme'. non dosno de-iranimu. 56. Díle: nel regno dei moni (dove si rifugerá l'a-nima priva dol corpo [iiinixki' i. 57-58. crudo fallo... ciisi: ■■■c eorreggerá il crudcle errore del destino» (Felici). 58. tu: Faone. Bráno 3 La sera del di di festa 62-64. Me... Giove: «Giove non mi ha piii bagna- la con il dolce lkjiiore gelosameme racchiuso nel vaso della felicita» (San tag at a). 65-66. Ogni... s'invola: iraduzionc lettcralc da Virgilio, Georgiche. III. 66-69: .-Optima quac- que dies [...] / prima fugit" (Fc-liei). 68-70. di lame... m'avanza: «di tanti onori desi- derati e piacevoli inganni non mi resta che il Tar- laro" (Santagata). 71. tenaria Diva: Proserpina, dea degli inferi a cui si accedeva da capo Tenaro. 72. silente riva: o il fiume ink-male dell'Avemo. Uno degli idilli piü tradotti in Europa, da Sainte-Beuve a Laforgue, composto probabilmen-te nella primavera del 1820, incastona in una celebre notte di luna, e senza vento, seguita alla festa del giorno, vari rnotivi legati tra loro da un io lirico che fonda qui la sua immagine piü celebrata: la solitudine notturna, I'amore passionale non ricambiato, l'evocazione del proprio dolore stolco sullo sfondo di un dolore universale e metafisico. Tre notturni sl sus-seguono: il primo (poeta alla finestra); il secondo (ritorno delľartigiano dopo i «sollazzi»); l'ultimo (il ricordo di un notturno vissuto durante l'infanzia). Ma dopo il v. 23, proprio a metä dei 46 endecasillabi sciolti (con infrazione al genere sperimentato nel 1819), l'idillio rinnova i rnotivi deWInfinito (vv. 23-39), con un moto espansivo e centrifugo: il canto dell'artigiano 555 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (g© ^ ©£ L^l ^ <5> 4 55% [B} QABC-esteso Mar 12:19 C\ © ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 1 che interrompe le considerazioni dei poeta sulla propria personale infelicitä per muovere verso una riflesslone sulla fine di tutte le glorie umane: «II fragorio / Che n'andö per la terra e per l'oceano» (vv. 36-37), e di Alla Luna o La ricordanza (vv. 40-46), con un moto riflessivo e centripeto che nella sersazione uditiva sullo schermo della memoria, con un sottinteso effetto balsamico: «Giä similmente ml stringeva il core». II tema äeW'ubisunt, g\ä deWinfinito, diventa quindi catartico: la disperazione iniziale si tramuta nella contemplazione rassere-nante di un destino conune di annullamento. Un testo quindi vario, ma molto compatto, unificato da alcuni moduli espressivi giä sperimentati nelle Canzoni (come il distico asso-nanzato «altro/pianto», vv. 15-16; «passa/lascia», vv. 29-30; «posa/ragiona», vv. 38-39) e da un tasso altissimo di linguaggio «vago» («lontan», «antica», «lunge», «solitario», «antichi», «sllen-zio», «tarda», «lontanando», «a poco a poco»). Metro: endecasillabi sciolti. Dolcc c chiara c la nottc e scnza vento, E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti Posa la luna. e di lontan rivela Serena ogni montagna. O donna mia, Giä tace ogni sentiero.e pei balconi Rara traluce la notturna lampa: Tu dormi, che t'accolse agevol sonno Nelle tue chete stanze; e non ti morde Cura ncssuna; e giä non sai ne pensi Quanta piaga m'apristi in mezzo al petto. Tu dormi: io questo ciel. che si benigno Appare in vista. a salutar m'affaccio. E l'antica natura onnipossente, Che mi fece aU'affanno. A te la speme Nego. mi disse. anche la speme; e d'altro Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto. Questo di fu solenne: or da' trastulli Prcndi riposo; e forse ti rinicmbra In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti Piacquero a te: non io. non giä. ch'io speri. Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo Quanlo a viver mi resii. e qui per terra Mi getto. e grido. e fremo. Oh giorni orrendi In cosi verde etatc! Ahi. per la via . iHtHittiiiitit: ■ 1-4. Dolce e chiara... /ione leticrale del r quando graziosi in delu rifulyun gli aslri intor-no alla luna: / c ľaere e sen/a vontu. c si diseopre / ogni cima do' monii od ugni selva / ed ogni torre; allor cho su nelľallo / lutlo quanlo ľimmonso etrasi schiude./o vedesi ogni Stella, e ne gioisce/ il pastor denlro all'alma» (iraduzione di Leopardi nel Discorso di un iialiano). 5. (lit) nicľ i seniiero: un'altra tradu/.ione let- terale. da Vírgilio: «t: 525). 14. fece alľaffanno: "generó al dolore'. 17. solenne: 'íoslivo' ("di solenne» ó forma pool ea frequente in Tasso o Parini). 21. H ricorro: torno nei tuoi pensieri. 23-24. Mi neno... etaie!: come in una lettera ; Giordani del 24 aprile 1820: «Io mi getto e n rawolgo por terra, domandando quanto mi rest s ager» (Aen. IV. 556 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (g© ^ ©£ L^l ^ <5> 4 55% IB~1' QABC-esteso Mar 12:19 C\ © ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 542 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Odo non lunge il solitario canto Delľarligian, ehe riede a tarda notte. Dopo i sollazzi, al suo povero ostello; E fieramente mi si stringe il core, A pensar come tulto al mondo passa. E quasi orma non lascia. Ecco ě fuggito II di festivo. ed al festivo il giorno Volgar succede, e se ne porta il tempo Ogni umano accidente. Or dov'e il suono Di que' popoli antichi? or dov'é il grido De' nostri avi famosi, e il grande impero Di quella Ronia, e ľarmi. e Íl fragorio Che n'andö per la lerra e ľoccano? Tullo ě pace e silenzio. e tutto posa II mondo. e piü di lor non si ragiona. Nella mia prima etä. quando s'aspetta Bramosamente il di festivo. or poscia Ch'egli era spento, io doloroso. in veglia. Premea le piume; ed alia tarda notte Un canto che s'udia per li sentieri Lontanando morire a poco a poco. Giä similmente mi stringeva il core. 2S. fieraiiieiite: 'dolorosa me rue'. 29-30. come tutto... lascia: come nsWInfinito. la sensazionc uditiva fa scoccaro Iľ riflessioni «infini-live»: «E mi sovvicn ľeterno. / E le morle stagioni». 33-37. Or dov'e... oceano: il tenia dcWubi sum. legato a un notturno. ě di tradizione europea. dalle Notti dello Young alia Seite di Ossian tra-dotla dal Cesarotti. 38-39. posa II mondo: il mondo si riposa". 40. Netto mia prima eta: il torzo notlumo ě la «ricordanza» di un mudesimo paesaggio lunare. Brano4 A Silvia 42. doloroso: 'addolorato. dolorante'. 43. le piume: meloiiimicamcnte (come spesso nella poesia classiea) per 'il letto": iilla tarda nolle: una costruzione «vaga», ma anche rara e pre-ziosa. «pellegrina». molto frequenle nei Canti. poi stilema ehiavc dclla poesia ermetiea. 45 Lontanando: un allro stilema eel linguaggio «vago»: il gerund io duraiivo: morire a poco a poco: un'immagine "piacevole p. il vago dell'idea», come ricorda un tardo appunto dello Zibaldone del 21 setiembre 1827. Lo spunto autobiografico prende forma, in questo canto, nella costruzione di un alter ego della gioventü interrotta davanti «all'apparir del vero», e cioě della morte della speranza/Sil-via - forse Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa - che, probabilmente, era solito vedere tessere dalla finestra di Recanati prima che morissedi tisi (nel 1818,1'anno prima della Vita abbozzata di Lorenzo Samo, nome poi corretto, significativamente, in «Silvio»), Mentre pero la prina parte del testo é rivolta alia memoria e quindi alla possibility, grazie alla rievocazione del passato, della speranza (icotanta speme»), attraverso le immagini di giovinez-za suscitate dal ricordo e la possibility di un futuro che si apriva a entrambi, la seconda parte -separata dalla cesura della quarta strofa e dalľinterrogazione/accusa mossa alla Natjra, fautrice dell'inganno - dichiara ľimpossibilitä, anche in forma di ricordo, della speranza stessa. Metro: la canzone ě formata da sei lasse diseguali, da cui I'etichetta di canzone libera. 557 I /721 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (§© ^ ©£ L^ ^ ^ •< 55% HD. QABC-esteso Mar 12:19 C\ Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Conti 543 Silvia, rimembri ancora Quel tempo della lua vila mortale. Quando beltä splendea Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi. E tu, lieta e pensosa, il limitare 5 Di gioventü salivi? Sonavan le quiete Stanze, e le vie dintorno. Al tuo perpetuo canto. Allor che all'opre femminili intenta 10 Sedevi. assai contenta Di quel vago avvcnir che in mente avevi. Era il maggio odoroso: e lu solevi Cosi menare il giorno. Io gli studi leggiadri 15 Talor lasciando e le sudate carte. Ove il tempo mio primo E di me si spendea la miglior parte, D'in su i veroni del paterno ostello Porgea gli orecchi al suon della tua voce. 20 Ed alla man veloce Che percorrea la faticosa tela. Mirava il ciel sereno. Le vie dorate e gli orti. E quinci il mar da lungi. e quindi il monte 25 Lingua mortal non dice Quel ch'io sentiva in seno. Che pensieri soavi, Che speranze, che cori. o Silvia mia! Quale allor ci apparia 30 La vita umana e il falo! Quando sovviemmi di cotanta sperrte, Un affetto mi preme Acerbo e sconsolato. E tornami a doler di mia sventura. 35 O natura, o natura. Perche non rendi poi Quel che prometti allor? perche di tanto Inganni i figli tuoi? 5-6. limiture Di giineiitii ailivi: -confine della 15-16. studi leggiadri... le sudate carte: in chia- giovinezza». unu stilema cliissico. costruilo in smo Leopardi presents la »dolcezza degli studi iiielal'ora sra/ic. al vor ho - salivi». anaürainma di o la 1'aLica che cssi cum pul lanu», cosi comc nella Silvia (Agusti). sirufa successiva. paralk-lamenlc Judicata a Sil- 7. Sonavan: "risuonavano'. via, a «rapiditä con eui Silvia lavora e la pesan- 14. tiifiitirc il •jiurim: "lrascor:vru la nioriiala'. ic// r della stoffa» (Peruzzi). I 558 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (g© ^ ©£ L^l ^ <5> 4 55% QABC-esteso Mar 12:19 C\ © ;=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 544 LeTreCoronee la cultura delľOrtocento Tu pria che l erbe inaridisse il verno. Da chiuso morbo combaltuta e vinta, Perivi. o tenerella. E non vedevi II fior degli anni luoi: Non ti moleeva il core La dolce lode or delle negre chiome, Or dcgli sguardi innamorati e schivi; Né teco le compagne ai di festivi Ragionavan ďamore. Anche peria fra poco La speranza mia dolce: agli anni miei Anche negaro i fati La giovanezza. Ahi come. Come passata sei. Cara compagna dclľetä mia nova. Mia lacrimata speme! Questo é quel mondo? questi I diletti. ľamor, ľopre, gli eventi Onde cotanto ragionammo Lnsieme? Questa la sorte delľumane genti? Alľapparir del vero Tu. misera, cadesti: e con la mano La fredda morte ed una tomba ignuda Mostravi di lontano. 40. Tu... verno: in senso generale, 'in poco lem- 58. ragionammo: •■ po', come mostra la variante: "dopo il Irapassar. le Rime di Dante, ľaggirar. di poche lune™. ra del testo. 41. chiuso morbo: -malattia nascosta» (Ga-va/iíeni). Brano 5 La quiete dopo la tempesta Nella Quiete, in tre strofe di diseguale lunghezza (la prima descrittiva, quindi di commen-to, inline gnomica, di tono sentenzioso), Leopardi approfondisce la mutua dipendenza tra j prineipi del bene e quelll del male, giä oggetto di una riflessione dello Zibaldone del 7 ago-sto 1822:«i mali vengono ad essere necessaril alla stessa felicitä, e pigliano vera e reale essen-za di beni nell'ordine generale della natura [...] E ciö non solo perch'essi mali danno risalto ai beni, e perche piü si gusta la sanitä dopo la malattia, e la calma dopo la tempe QABC-esteso Mar 12:19 C\ Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 546 LeTreCoronee la cultura dell'Ottocento Mossi alle nostrc offcsc Folgori. nembi e vento. O nátura cortese. Son questi i doni tuoi, Questi i diletti sono Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena Ě diletto fra noi. Pene tu spargi a larga mano; il duolo Spontaneo sorge: e di piacer. quel tanto Che per mostro e miracolo talvolta Nasce ďaffanno. ě gran guadagno. Umana Prole cara agli eterni! assai felice Se respirar ti lice Dalcun dolor:beata Se te ďogni dolor mořte risana. wslreoffese: 'ag e miracolo: 'per Bráno 6 // tramonto della luna 52-53. 5c respirar li lice Dalcun dolor: ' avere rcquíc da qualchc dolore'. Aggíunto a mano (ma gli Ultimi sei versi sono di mano di Raníeri) su una copia della stampa Starita, e pubblicato solo nell'edizione postuma del 1845, ě il těsto postremodel libro dei Canti, chechiudecon il piůdesolatodegli idilli.dí cui riprende,cambiandoli pero disegno, tutti itemi chiave. Nel 7"ramoníosi ritrova il paesaggio come sísmografodel passaggio del tempo naturale e, metaforicamente, di quello dell'uomo; e ancora la riflessione sulla perdita delle speranze una volta passata la giovinezza (come in A Silvia), che nel confronto si dilegua cosi come tramon-ta la luna; la rappre;entazione della vita umana nel cammino del «confuso viatore» (come nel Canto notturno); l'estraneitä dell'uomo alla terra e al mondo (come aveva seritto neí Pensieri, LXI; «uscendo dalla giovinezza 1'uomo resta privato della proprieta di comunicare e, per cosi dire, ďinspírare colla presenza se agli altri»); la sarcastica constatazione della condizíone in cui 1'uomo si trova nella vecehiaia, in cui rimane il desiderio e scompare la speranza (sempře dai Pensieri, VI: «La vecehiaa ě male sommo: perché priva 1'uomo di tutti i piaceri, lasciandogliene gli appetiti; e porta seco tutti i dolori»). In una notte della natura e dello spirito, la scomparsa della luna sottrae alla vista (e aH'immaginazione) gli «inganni estremi», tenacemente difesi e «finti» dalla poesia e sprofonda il mondo nell'oscuritä, ma anche nella certezza del risorgere del gior-no. Come giä avevano cantato gli antichi (a partire da Catullo, V, 4-6: «Soles occidere et redire possunt; nobis cum semel occidit brevis lux, nox est perpetua una dormienda»), cui Leopardi ritorna, con un atte di fedeltá alla grazia originaria della loro poesia, dopo che la giovinezza ě venuta meno, tutta la vita «non si colora / D'altra luce giammai», e 1'ombra della notte si stende sulle etá successive, fino alla mořte. Metro: quattro lasse disegualí di settenari ed endecasillabi, variamente rimate e assonanzate. I 561 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:19 C\ Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 1 Quale in nolte solinga, Sovra Campagne inargentate ed acque, La've zefiro aleggia. E mille vaghi aspetti E ingannevoli obbietli Fingon l'ombre lontane Infra I'onde tranquille E rami e siepi e collinette e ville; Giunta al confin del cielo, Dictro Apcnnino od Alpe. o del Tirreno Nelľinfinito seno Scende la luna; e si scolora il mondo; Spariscon ľombre. ed una Oscurita la valle e il monte imbruna; Orba la notte resta. E cantando, con mesta melódia, Ľestrenio albor delia fuggente luce. Che dianzi gli fu duce, Saluta il carrettier dalla sua via; Tal si dilegua, e tale Lascia ľetä mortale La giovinezza. In fuga Van l'ombre e le sembianze Dei dilettosi inganni; e vengon meno Le lontane speranze. Ove s'appoggia la mortal natura. Abbandonata, oscura Resta la vita. In lei porgendo il guardo. Cerca il confuso viatore invano Del cammin lungo che avanzar si sente Meta o ragione; e vede Che a se l'umana sede. Esso a lei veramenle é fatlo estrano. 3. Lá 've zefiro alergiu: a occidcnlc dove soffia il vento di ponenle". 9. confin dcl cielo; e il «cclcstc confine». prima variante delľultimo orizzonte dellVn/iniío. 11. Nelľinfinito seno. 'nelľampio golfo' (dei mar Tirreno). 15. Orba: "priva di luce". 17. eslretno albor: «ultimo chiarore» (Gavazzcni); 'íŕi.'.iíí'fiíť luce: il ehiaiotv Jella luce delia luna. 18. Cite dianzi gli fit duce: 'ehe prima lo conduce-va (il ehiarorc delia luce fuggente)'. 19. carrettier: e il soggetto di QABC-esteso Mar 12:20 Q, © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 548 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Troppo felice e lieta Nostra misera sorte Parve lassü. se il giovanile stato. Dove ogni ben di mille pene č frutto. Durasse lutto della vita il corso. Troppo mite decreto Quel che sentenzia ogni animale a morte. S'anco mezza la via Lor non si desse in pria Della terribil morte assai pití dura. D'inlelletti immortali Degno trovato. estremo Di tutti i mali, ritrovär gli eterni La vecehiezza, ove fosse lncolume Íl desio. la speme estinta, Secchc le fonti del piacer, le pene Maggiori sempře, e non piü dato il bene. Voi. collinctie e piagge, Caduto lo splendor che alľoccidenle Inargentava della notte il velo. Orfane ancor gran tempo Non resterete; che dalľaltra parte Tosto vedretc il cielo Imbiancar novamente. e sorger ľalba: Alia qual poscia seguitando il sole. E folgorando intorno Con sue fiamme possenti, Di lucidi torrenti Inondcrä con voi gli eterei campi. Ma la vila mortal, poi che la bella 34-36. Troppo felice... lassit: per antifrasi: con il lono sarcaslico giá preserte nci canti fiorenlini (come nella Quiete. vv. 42-43: «O natura cortese. / Son qucslí i doni tuui. Ouesli i diletti sono / Che lu porgi ai mortal i-) o dilTusaincnte nelle Operelle. 37. Dove... é frutto: secondo la filosofia espressa sempře nella Quiete. dove ogni piacere »Nasce d'affanno». 41-43. S'anco... dura: «se inoltre (anco). prima del morire (in pria), mezza la via della vila, non .i piti dura della lerribil morle» si desse loro (Straceali). 45. Degnc 'dutina apposizione di vecehiezza: u desil dei'. 48-50. lncolume il desio... dalo il bene: le cinque carallerisliche delľullima elä delľuomo: con-linua/.ione del desiderio, mořte della speranza. inaridimenio dei sensi, eccesso di dolore, man-canza di bene. 51. collinetle e piagge: č il pae^aggio presentato allinizio. richiamato da punluali segnali stilisti-ci: le «Campagne inargeniate» (v. 2) e «rami c sie-pi e collinette e ville» (v. 8). 52. splendor: "la hiee della kina': alľoccidenle: "al di n 58. Alla qual poscia: dopo la quale (alba): seguitando: 'venendo dietro'. 5*). folgorando: dardeguiaiido'. un allro dei ge-rundi durativi cosi frequenli negli idilli. 62. gli eterei campi: il cielo (come nella Vilu so-litaria. v. 102). 63. poi che: "dopo ehe', "da quando'. 54-55. Orfati della luce (come la vita, svanita la giovi 55. che: 'perché': dalľttllrii punc: 'a oi i. 57. Imbiancar novamente: "rischiarar I 563 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:20 Cl © ;= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 550 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Operette moraii LA STORIA DEL TESTO E LE EDIZICNI Scritte ďun nato nel 1824, e riviste ľanno successivo, devono attendere - per inevitabili problemi di censura - il giugno 1827 per la prima pubblicazione integrale (ne vengono anticipate tre in rivista, sul- I «Antologia» e sul «Nuovo Ricoglitore»), presso lo stesso editore milanese Stella che aveva ingaggiato Leopardi per il commento a 3etrarca, nel medesimo anno, mese (e nella stessa cittä di Milano) della prima edizione dei Promessi sposi. Perduto íl premio dell'Accademia della Crusca (che viene assegna-to alla poi ignorata Storia ďltclia del Botta), sono rístampate nel 1834 a Firenze, con il titolo di Prose da Piatti, a pendant e tre anni dopo i Canti, con ľaggiunta del Dialogodiunvenďitoreďalmanacchiediun passeggere e del Diaiogo di Tristano e di un amico. Nella stampa Starita del 1835 ?sce solo il primo dei due tomi previsti per le Operelte (cui avrebbero do-vuto essere dedicati il secondo e il terzo dei sei volumi di Opere), con le prime tredici (tranneil Sallustio, escluso per volontä di Leopardí), mentre il secondo, bloccato dalla censura, vede la luce solo con ľe-dizione Le Monnier del 1845 (curata da Ranieri), aumentato del FrammentoapocrifodiStratenediLam-psaco e dei dialoghi il Copernico e Plotino e Porfirio, che portano la serie a 24 operette. Nel 1850, tredici anni dopo la morte di Leopardi, vengono messe alľlndicedei libri proibiti - e čosi anche nella biblioteca di Casa Leopardi, scaffale XXI - donec expurgantur, fino a quando non si fossero purgate dalla mancanza delle »veritä religiöse» e dalľaddebitare tutta la sventura del ereato alla Natura, «sempre pero fraíntesa e scambíata colľincreato suo autore». II testo é qui riprodotto secordo ľedízíone critica pubblicata nel 1979 a eura di Ottavio Besomi, che rí-produce, con aleune varianti non sostanziali ma con un importante dossier delle varianti manoseritte, ľedízione di Francesco Moroncini (Cappelli, Bologna, 1929). Braňo 1 Diaiogo della Nátura e di un'Anima Una delle prime e delle piú hlosofiche delle Operette, applíca, in un diaiogo di tipo socratico-platonico (Melosi), la teória del piacere a un trattato di infelicitä del poeta, condannato ad essere tanto piu ínsoddisfatto, quanto maggiore é (alfierianamente) il suo sentire. II poeta ri-nuncia ad essere - come Giacomo aveva seritto a Monaldo nel 1819 - «piuttosto infelice che piecolos, e con la nuova dľsincantata dísposizione raziocinante del 1824 (íl diaiogo é seritto tra il 9 e il 14 aprilej, accetta ľinvestitura di serivere la «storia di un'anima *grande e infelice*. Come si ricava da un'annotazione sul manoscrítto, poi cancellata, il Diaiogo si svolge alľini-zio della vita di un essere urna no, quando ľanima é alľinizio del suo percorso, e la Nátura ľha appena fatta uscire dal suo stampo: «ecco che io spezzo la stampa che io non ho adoperato a formare altra che te». II contrasto diventa allora drammatico, tra un'Anima unica e insosti-tuibile e il destino comune, che vuole tutte le anime infelici, e quelle dei poeti soprattutto, particolarmente infelici perché specialmente grandi. Come in altre Operette di tipo speculativo prevalgono ľargomentazione razionale, i tono lette-rario sostenuto, le dittologíe, che servono a distinguere, come nel diaiogo ŕilosofico, i poli del ragionamento, in cui ciaseuna delle due parti rimane sulle proprie posizioni, non riuscendo a convincere ľaltra, ma replicando le sue affermazíoni solo mutate di segno (Panrzza). 565 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^ t ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:20 Q. © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Operette rriorali 551 Natura Va. figliuola mia prcdilctta. chc talc sarai tenutá c chiamata per htngo ordine di secoli. Vivi, e sii grande e infelice1. Anima Che male ho io commesso prima di vivere. che tu mi condanni a cote-sta pena:? Natura Che pena. figliuola mia? Anima Non mi preserivi lu di essere infelice? Natura Ma in quanto che io voglio ehe lu sii grande. e non si puö questo senza quello. Ohre che' tu sei destinata a vivificare un corpo umano; e tutti gli uomini per necessitä nascono e vivono infelici. Anima Ma in conlrario saria di ragione4 chc lu provvedessi in modo, chc egli-no fossero felici per necessitä; o non polendo far questo. li si converrebbe asienere da porli al mondo. Natura Ne ľuna nč ľaltra cosa č in potestä mia, ehe sono sottoposta al fato; il quale ordina altrimenli. qualunque se ne sia la cagione; ehe ne tu né io non la pos-siamo Íntendere\ Ora. come tu sei stata ereata e disposta a informare" una persona umana. giä qualsivoglia forza. nč mia ne ďaltri, non é polente a scamparti dalľinfelicitä comune degli uomini. Ma oltre di questa, te ne bisognerä sostenere una propria. e maggiore assai. per ľeccellenza della quale io ťho fornita. Anima Io non ho ancora appreso nulla; cominciando a viverc in questo punto7; e da ciö dee provenire ch'io non ťintendo. Ma dimmi. eccellenza e infelicitä stra-ordinaria sono sostanzialmente una cosa stessa? o quando sieno due cose, non le potresti tu scompagnare ľuna dalľaltra? Natura Nelle anime degli uomini. e proporzionatamente in quelle di tutli i ge-neri di animali. si puö dire ehe ľuna c ľaltra cosa sieno quasi il medesimo: perché ľeccellenza delle anime importa maggiore iniensiones della loro vita; la qual cosa importa maggior senliinento d elľi n felicitä propria; ehe é come se io dicessi maggiore infelicitä. Similmentc la maggior vita degli animi inchiudc maggiore effica-cia di amor proprio", dovunque esso s'inclini1". e sotlo qualunque volto si manife-sti: ki qual inaggioranza di amor proprio iniporla maggior desiderio di bealiludi-ne, e perö,? maggiore scontento e affanno di esserne privi, c maggior dolore delle avversitä ehe sopravvengono'\ Tutto questo é contenuto nelľordine primigenio e perpetuo delle cose ereate. il quale io non posso alterare. Oltre di ciö. la finezza dcl tuo proprio intclletto. e la vivacitä dclľimmaginazione, ti eseluderanno da una grandissima parte della signoria di te stessa. Gli animali bruti usano agevolmente 1. Secondo il ..detto di D'Alemherl», come Leopardi aveva scrilto nello Zihaldone. il 12 íeMn-ain 1821: «sii grandee infelice [...] dice la natura agli uomini grandi, agli uomini sensibili, passionati» (Melon). 2. E la stessa domanda pošta da Saffo. vv. 37-39: «Oual fallo mai. qual si ndaado cecesso / mac-chiommi anzi il natale?», 3. Oltre che: 'e per di piü". 4. saria di ragione: 'sarcbbe piú ragioncvole". 5. Assegnando la responsabililä a una entita superiore alla Natura. Leopardi. piuttosto ehe dichiarare la iede (filosnfica) nel Fato. intende Jisk'ulpnív la Natura ddľmlelidtá delľuomo. 6. informare: 'dare forma", lessieo filosofico (di tradi/ione aristolelica). a nulla del de- io, da inlen- 7. Si tralta di un'anima appena stampo. e die quindi non sa ancoi stinoche latlende. 8. intensions, 'iniensita'. come si legge nell auto- 9. amor proprio: un sintagma tecnic dere in senso cdonistico-saisislico come «amore del vivente per se stesso» (Melosi), 19.s'inclini: 'sia orientato", 11. maggioranza. 'maggiorc quantita', un (ermine pellegrino. ricavalo dalla Isiorie fiorentine di Dino Compagni. 12. perö: 'perciö'. 13. Si tratta di una declina/inne particolaredella leoria del piaeerc. applicata alle animc partico- grandi c scnsibili. 566 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ^ t ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:20 C\ © ;= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 552 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento ai fini che cglino si propongono, ogni loro facollä c forza. Ma gli uomini rarissimc volte fanno ogni loro potere: impediti ordinariamenle dalla ragione e dalrimma-ginativa; le quali creano mille dubbietä nel deliberare. e mille ritegni neü'esegui-re. I meno atti o měno usáli a ponderare e considerare seco medesimilJ. sono i piti pronli al risolversi, e nell'operare i piü efficaci. Ma le tue pari", implicate"1 conti-nuamente in loro Stesse, e come soverchiate dalla grandezza delle proprie facoltá. c quindi impotenti di se'7 medesime, soggiacciono il piü del lempo all'irresoluzio-ne. cosi deliberando come operando: la quale ě 1'uno dei maggiori travagli che af-fliggano la vita umana. Aggiungi che mentre per 1'eccellenza delle tue disposizio-ni trapasserai1" facilmentc e in poco lempo. quasi tutte le altre della tuaspecie nelle conoscenze piü gravi19, e nelle discipline anco difficilissime. nondimeno ti riu-scirä sempře o impossibile o sommamente malagevole di apprendere o di porre in pratica moltissime cose menomc in se. ma necessarissime al conversare cogli altri uomini:"; le quali vedrai nello stesso tempo esercitare perfettamente ed apprende-re:' senza fatica da mille ingegni. non solo inferiori a te. ma spregevoli in ogni modo. Queste ed allrc infinite difficoltä e miserie oceupano e circondano gli animi grandi. Ma eile sono ricompensale abbondantemente dalla fama. dalle lodi e dagli onori che frutta a quesli egregi spiriti la loro grandezza, e dalla durabilitä della ri-cordanza che essi lasciano di se ai loro posteri. A nima Ma coteste lodi e cotesti onori'2 che tu dici. gli avro io dal cielo, o da te, o da chi altro? Natura Dagli uomini: perchě altri che essi non li puö dare. Anima Ora vedi. io mi pensava che non sapendo fare quello che ě necessarissi-mo. comc tu dici. al commercio?! cogli altri uomini. c che riesce anche facile insi-no ai piü poveri ingegni: io fossi per essere vilipesa e fuggita, non che lodata, dai medesimi uomini; o certo fossi per vivere sconosciuta a quasi tutti loro. come inet-ta al consorzio umano. Natura A me non ě dato prevedere il fuluro, ně quindi anche prenunziarti in-fallibilmente quello che gli uomini sieno per fare e pensare verso di te mentre Sarai sulla terra. Ben ě vero che dall'esperienza del passalo io ritraggo per lo piü ve-risimile, che essi li debbano perseguitare coll'invidia; la quale ě un'altra calamitä solita di farsi incontro alle anime eccelse; ovvero ti sieno per opprimere col di-spregio e la noncuranza^. Oltrc che la stessa fortuna, e il caso medesimo. sogliono essere inimici delle tue simili. Ma subilo dopo la mořte, come avvenne ad uno chiamato Camoens:\ o al piü di quivi ad aleuni anni, come accadde a un altro rette fiorentine del 1834) il tenia della gloria, centrale nclla riflessionc leopardiana. sin dallc eanzoni patrioti iche. 23. commercial termine teenico per indieare la ..civile conversazione- (Panizza). 24. AU'anima grande puö aecadere, se non di essere »vilipesa», di essere »invidiala». oppurc ancora di non essere eonsiderata del tutlo, come dimostrano gli esempi riportati di seguito: Ca-moese Milton. 25. Camoes: Luiz Vas de Camoes (1524-1580). l'auiore del poema epico porloghese dei Lusiadi, che, per contrasli con la corte. fu cosiretlo per parecchi anni in esilio, e moři poveramente. o medesimi: 'riflet-tere e valutare tra sc' icon dittologia sinominica). 15. le tue pari: le anime (grandi) come le. 16. implicate: "racchiuse'. "avvolte' (Bazzocchi). 17. impotenti di se: non padrone di sé\ un latini-smo diretio: potens siti (Fuhini). 18. trapasserai: "oltrepasserai'. 19. gravi: alia latina: 'profonde'. 211. : del c sare. lamo bene conosciula da Leopardi e cosi male esercitala. 21. esercitare perfettamente ed apprendere: "essere esercitate e appreso alia perfezione'. 22. coteste lodi e cotesti onori: si introduce (con due toscanismi accusati. inlrodotli nelle Ope- 567 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 50% D QABC-esteso Mar 12:20 Q, Q ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Operette morali 553 chiamato MiIton-\ tu sarai cclcbrata c levata al ciclo, non dirö da tutti. ma. se non altro. dal piccolo numero degli uomini di buon giudizio. E forse le ceneri delia persona nella quale tu sarai dimorata27. riposeranno in sepoltura magnifica; e le sue fattezze. imitate in diverse guise. andranno per le mani degli uomini; e saran-no descritti da molti. e da allri mandali a memoria con grande studio, gli accidenli delia sua vita; e in ultimo tutto il mondo civile sarä pieno del nome suo. Eccetto se dalla malignita delia fortuna, o dalla soprabbondanza medesima dellc tue facoltä. non sarai stata perpeíuamente impedita di mostrare agli uomini alcun proporzio-nato segno del tuo valore: di ehe non sono mancati per veritä molti esempi. noti a me sola cd al fato. Aninia Madre mia28, non ostaňte ľessere ancora priva delle altre cognizioni. 10 sento tuttavia che il maggiore, anzi il solo desiderio che tu mi hai dato, é qucllo delia felicitä. E posto che io sia capace di quel delia gloria, certo non al-trimenti posso appetire questo non so se io mi dica bene o male, se non sola-mente come felicitä, o come utile ad acquistarla. Ora. secondo le tue parole, ľccccllenza delia quale tu m'hai dotata. ben poträ essere o di bisogno o di pro-fitto al conseguimento delia gloria; ma non pero mena alla beatitudine. anzi ti-ra violentemente alľinfelicitä. Ne pure alla stessa gloria ě credibile che mi con-duca innanzi alla morte: sopraggiunia la quale, che utile o che diletto mi poträ pervenire dai maggiori beni del mondo2"? E per ultimo, puö facilmente accade-re. come tu dici. che questa si ritrosa gloria, prezzo di tanta infelicitä. non mi venga otlenuta in maniera aleuna, eziandio dopo la morte. Di modo che dalle tue Stesse parole io conchiudo che tu. in luogo di amarmi singolarmente. come affermavi a prineipio. mi abbi piuttosto in Íra e malcvolenza maggiore che non mi avranno gli uomini e la fortuna mentre sarö nel mondo: poichě non hai dubi-tato di farmi cosi calamitoso dono!" come ě cotesta eccellenza che tu mi vanti. La quale sarä ľuno dei principáli ostacoli che mi vieteranno di giungere al mio solo intenlo, cioě alla beatitudine. Natura Figliuola mia: tutte le anime degli uomini. come io ti diceva. sono asse-gnatc in predá alľinfelicitä. senza mia colpa. Ma nelľuniversale miseria dclla condi-zione umana, e nell'infinila vanitä5' di ogni suo diletto e vantaggio, la gloria ě giudi-cata dalla miglior parte degli uomini il maggior bene che sia concesso ai mortali, e 11 piü degno oggetto che questi possano proporre alle eure e alle azioni loro. Onde. non per odio, ma per vera e speciale benevolenza che ti avea posta31, io deliberai di prestarti al conseguimento di questo fine tutti i sussidi che erano in mio potere. \ Ii i m ii Dimmi: degli animali bruti, che tu menzionavi. e per avventura alcuno fornito di minore vitalita e sentimento che gli uomini? 26. Milion: John Milton (1608-1674), del Paradise toxi, colpito da cecit perché sostenitore di Oliver Cromwcll durantc la guerra civile inalese. 27. net quale tu sarai dimoraur. 'che avrai abita-io\ un allro teenicismo arisioielico. 28. Madre mia: ini/ia la disseilazione filosofica delt'Anima, che accusa la Natura di averla «in ira». piuttosto che in benevolenza, avendola do-lata di una «eccellenza» che. se anche poträ farle conseguire la gloria, non riuscirä a ottenerle la felicitä. il «solo desiderio» che le sia slato dato. 29. Sono qui ripresi lemi l'uscoliaiii. hen presenti a Leopardí sin diüVOde ad Aiii>vto Mai, una ri-scrittura filosofica dei Scpolcri. 30. calamitoso dono: regalo portatorc di sven-lura. con richiamo classico dal seeondo libro deU'Eneide. che era stala una delle prime tradu-zioni di Leopardi: «Timco Danaos et dona lercn-tes» (Aen. 11,49). 31. inpniia vanitä: si incaslona nella prosa argo-mentativa del dialogo un richiamo ai versi finali di A se stesso: «Omai disprezza / Te, la natura, il brutto I Poler che. ascoso. a comun danno impe-ra. / E Yinfinita vanitä del tutto». 32. eile Ii avea postu: che Ii avevo riservala. I 568 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto cf^ *^ ^ $ ■( 50% C QABC-esteso Mar 12:20 (\ O = • O • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 554 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Natura Cominciando da quelli che tengono dclla pianta", tutti sono in cotesto. gli uni piü. gli aliri meno. inferiori all'uomo; il quäle ha maggior copia'4 di vita, e maggior sentimento. che niun altro animale; per essere di tutti i viventi il piü perfetto. Anima Dunque alluogami, sc tu m'aini, nel piü imperfetto: o sc questo non puoi. spogliata delle funeste doli che mi nobilitano. fammi conforme al piü stupi-do e insensato" spirilo umano che tu producessi in alcun lempo. Nalura Di cotesta ultima cosa io ti posso compiacere; e sono per farlo; poiche tu rifiuli rimmorlalitä. verso la quäle io t'aveva indirizzata. Anima E in cambio deH'immortalitä. pregoti di accelerarmi la morte il piü che si possa. Natura Di codesto conferirö col destino'". 33. tengono della pianta: 'che sono piü vicini al danii nci arandi uomini. come la Natura ha spie-regno vegetale'. galo all'inizio» (Melosi), 34. copia: 'abbondanza'. 36, Leopardi assolve la Natura dalla responsabi- 35. stupido e tnsensato: .'diltologia oppositiva lila di avere potere sulla vita o morle delTuomo. rispetto a 'ragione' e immaginativa', sovrabbon- Brano 2 Dialogo di Tristano e di un amico Ě sulla terribile imrnagine conclusiva del ciclo di Aspasia, della desolata «vanitä del tutto» che, svanito anche lültimo inqanno sentimentale a cui, nel passato, pur senza rinnegare la propria lucida cognizione del vero, Leopardi si era affidato, che si staglia l'ultimo dialogo che chiuderä l'edizione Piatti delle Operettemorali, quelle di Tristanoeunamico. Nelle forme della palinodia, il detrattore della felicitä finge di avere cambiato opinione, convinto dalle nuove filosofie del secolo XIX che decantano il potere taumaturgico delle «magnifiche sorti e progressive» (La ginestra, v. 51) sull'uemo e sulla societa, e di fronte all'evidenza di un libro frutto di una «mutata opinione», seeglie- se proprio non poträ bruciarlo-di conservarocomete-stimonianza dei propri «sogni poetici», «invenzioni» e «capricci malinconici». Tristano, archetipodi tutti i personaggi nichilisti del XX secolo, con l'accorata perorazione per l'altra «cosa bella» avuta al mondo oltre l'amore, si ritaglia un posto d'onore nei personaggi titanici leopardiani, prende il testimone giä passato da Bruto a Timandro, e ribadisce la propria scelta di jn risoluto e sprezzante «non essere»: «oggi [,..] invidio i morti,e solamen-te con loro mi cambierei», chiudendo, con questa scelta eroica, il «solo benefzio che puó riconclliarmi al destino», il libro delle Operette, separato dal finale giä cupo del Timandro, daH'intermezzo del dialogo di un Venditore di almanacchi e di un passeggere, che riprende i toni comici dei primi testi e si impone nell'immaginario collettivo (e scolastico), come la de-clinazione tollerabile dello spietato raziocinio leopardiano. Amico Ho létlo il vostro libro1, Malinconico al vostro solilo. Tristano SI, al mio solito. Amico Malinconico, sconsolato. disperato; si vede che questa vita vi pare una gran brutta cosa. 1. Se il «libro.. i 1827. Tristano. ov 'ediz-ione delle Opa Ue del Tristram Shandy (Baa lie del pardi sicsso. -Chi) č Í.iu I 569 I /721 ••©Aw/ !P®(30i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ^ t ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:20 Q, © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria I Operette motali 555 Tristano Che v'ho a dire? io aveva fitta in capo questa pazzia, che la vita uma-na fosse infelice. Amico Infelice si forse. Ma pure alia fine... Tristano No no. anzi felicissima. Ora ho cambiata opinione. Ma quando scris-si cotesto libro, io aveva quella pazzia in capo, come vi dico. E n'era tanto per-suaso. che tutt'altro mi sarei aspettato. fuorchě sentirmi volgere in dubbio le os-servazioni ch'io faceva in quel proposito, parendomi che la coscienza d'ogni let-tore dovesse rendere prontissima testimonianza a ciascuna di esse. Solo immagi-nai che nascesse disputa dell'utilita o del danno di tali osservazioni. ma non mai della veritä: anzi mi credetti che le mic voci lamentevoli, per esserc; i mali comu-ni, sarebbero ripetule in cuore da ognuno che le ascoltasse. E sentendo poi ne-garmi. non qualche proposizione particolare. ma il tutto. e dire che la vita non ě infelice. e che sc a me pareva talc, doveva cssere effctto d'infermitä, o d'altra ini-seria mia particolare. da prima rimasi attonito. sbalordilo. immobile come un sasso. e per piü giorni credetti di trovarmi in un altro mondo: poi. tomato in me stesso, mi sdegnai un poco: poi risi. c dissi: gli uomini sono in generale come i mariti. I mariti, se vogliono viver tranquilli. ě necessario che credano le mogli fe-deli. ciascuno la sua; e cosi fanno; anche quando la metä del mondo sa che il vero ě tutt'altro. Chi vuole o dee vivere in un paese, conviene che lo creda uno dei mi-gliori della terra abitabile; e lo crede tale. Gli uomini universalmente. volendo vivere. conviene che credano la vita bella e pregevole: e tale la credono; e si adi-rano contro chi pensa altrimenti.1 Perchě in soslanza il genere umano crede sempře, non il vero. ma quello che ě. o pare che sia. piü a proposito suo. II genere umano. che ha creduto e credcra tante scempiataggini, non crederä mai ně di non saper nulla, ně di non essere nulla, ně di non aver nulla a sperare. Nessun filosofo che insegnasse Puna di queste tre cose, avrebbe fortuna ně farebbe setta. specialmente nel popolo: perchě. oltre che tutte tre sono poco a proposito di chi vuol vivere, le due prime offendono la superbia degli uomini, la terza, anzi anco-ra le altre due. vogliono coraggio e fortezza d'animo a essere credute. E gli uomini sono codardi, deboli. d'animo ignobile c angusto: docili semprc a sperar bene, perchě sempře dediti a variare le opinioni del bene secondo che la necessitä go-verna la loro vita; prontissimi a render l'arme. come dice il Petrarca, alla loro fortuna, prontissimi e risolutissimi a consolarsi di qualunquc sventura. ad accct-tare qualunque compenso in cambio di ciö che loro ě negato o di ciö che hanno perduto. ad accomodarsi con qualunque condizione a qualunque sortě piú ini-qua e piú barbara, c quando sicno privati d'ogni cosa desidcrabile. vivere di cre-denze false, cosi gagliarde e ferme. come se fossero le piü vere o le piü fondate del mondo. Io per me. come 1'Europa meridionale ride dei mariti innamorati delle mogli infedeli, cosi rido del genere umano innamorato della vita: e giudico as-sai poco virile il voler lasciarsi ingannare e deludere come sciocchi. ed oltre ai mali che si soffrono. essere quasi lo scherno della natura e del destino. Parlo sempre degl'inganni non dcH'immaginazionc4, ma dell'intelletto'. Se qucsti mici sentimenli nascano da malattia. non so: so che. malato o sano, calpesto la vigliac-cheria degli uomini. rifiuto ogni consolazione e ogn'inganno puerile, ed ho il co- 4. gl'inganni... dell'inwiaginazU che alimenlano la poesia, 5. dell'intelletto; le superstition.!, la ragione. 2. per essere: 'essendo'. 3. Tre esempi, a climax asi no per necessitä esisienzi ne plivala), i cittadini (d uomini in generale (d di autoingan-hi (climensio-! civile) e gli tropologies). e: le «favole» li inganni del- I 570 I /721 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^# W ^ t ^ * 50% HD. QABC-esteso Mar 12:20 Q, © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 556 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento raggio di sostenerc la privazionc di ogni speranza. mirare intrepidamente il de-serto della vita, non dissimularmi nessuna parte deH'infelicitä umana. ed accel-tare tutte le conseguenze di una filosofia dolorosa, ma vera. La quale se non e utile ad altro. procura agli uomini forti la fiera compiacenza di vedere strappato ogni manto alla coperta e misteriosa crudeltä del destino umano. Io diceva que-ste cose fra me. quasi come se quella filosofia dolorosa fosse d'invenzione mia. vcdendola cosi rifiutata da tutti. come si rifiutano le cose nuove e non piü sentite. Ma poi. ripensando, mi ricordai ch'ella era tanto nuova, quanto Salomone e quanto Omero. e i poeti e i filosofi piü antichi che si conoscano; i quali tutti sono pieni pienissimi di figure, di favole. di sentenze significanti l'estrema infelicitä umana; e chi di loro dice che l'uomo e il piü miserabile degli animali; chi dice che il meglio e non nascere, e per chi e nato. morire in cuna; altri. che uno che sia caro agli Dci. muorc in giovanezza, cd altri altre cose infinite su questo andare. E anche mi ricordai che da quei tempi insino a ieri o all'altr'ieri. tutti i poeti e tutti i filosofi e gli scrittori grandi e piecoli. in un modo o in un altro, avevano ri-petute o confermatc le Stesse dottrine. Sieche tornai di nuovo a maravigliarmi: c cosi tra la maraviglia e lo sdegno e il riso passai molto tempo: finche studiando piü profondamente questa materia, conobbi che l'infelicitä dell'uomo era uno degli errori inveterati delPintelletto, e che la falsitä di questa opinione, e la felicitä della vita, era una delle grandi scoperte del secolo deeimonono. Allora m'aeque-tai, e confesso ch'io aveva il torto a credere quello ch'io credeva. Amico E avete eambiata opinione? Tristano Sicuro. Volete voi ch'io contrasti alle veritä scoperte dal secolo deeimonono? Amico E credete voi lutto quello che crede il secolo? Tristano Certamente. Oh che maraviglia? Amico Credete dunque alla perfcttibilitä indefinita deH'uomo?* Tristano Senza dubbio. Amico Credele che in fatti la specie umana vada ogni giorno migliorando? Tristano Si certo. E ben vero che alcune volte penso che gli antichi valevano, delle forze del corpo, ciascuno per quattro di noi. E il corpo e l'uomo; perche (la-sciando tutto il resto) la magnanimitä. il coraggio. le passioni, la potenza di fare, la potenza di goderc. tutto ciö che fa nobile c viva la vita, dipende dal vigore del corpo. e senza quello non ha luogo7. Uno che sia debole di corpo, non e uomo, ma bambino: anzi peggio: perche la sua sorte e di stare a vedere gli altri che vivono. ed esso al piü chiacchierare. ma la vita non e per lui. E perö anticamente la debolczza del corpo fu ignominiosa, anche nei secoli piü civili. Ma tra noi giä da lunghissimo tempo l'educazione non si degna di pensare al corpo. cosa troppo bassa e abbietta: pensa alio spirito: e appunto volendo coltivare lo spirito. rovina il corpo: senza av-vedersi che rovinando questo, rovina a vicenda anche lo spirito. E dato che si po-tesse rimediare in ciö all'educazione. non si potrebbe mai senza mutare radical-mente lo stato moderno della societä. trovare rimedio che valessc in ordine alle altre parti della vita privata e pubblica. che tutte, di proprietä loro. cospirarono anticamente a perfezionare o a conservare il corpo. e oggi cospirano a depravarlo. L'effetto e che a paragonc degli antichi noi siamo poco piü che bambini, e che gli 6. Alle due domande (eile i ieeheiigiano le richie-ste ill credenle ;ül alio del haltesimo], la risposta di Tristano e anlifraslica (e blastema). colaredM* delle due 571 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:20 Q, © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria I Operette motali 557 antichi a confronto nostro si puö dirc piü chc mai chc furono uomini. Parlo čosi degľindividui paragonati agľindividui, come delle masse (per usare questa leggia-drissima parola moderna) paragonate alle masse". Ed aggiungo ehe gli antichi furono incomparabilmente piü vírili di noi anche ne' sistemi di morale e di metafisi-ca. A ogni modo io non mi lascio muovere da tali piecole obbiezioni, eredo cosian-temente ehe la specie umana vada sempre acquistando. Amico Credelc ancora. giá s'intendc, che il sapere. o, come si dice. i lumi. ere-scano continuamente. Tristano Certissimo. Sebbene vedo ehe quanto eresce la volontä d'imparare, tan-to scema quella di studiare. Ed e cosa ehe fa maraviglia a contare il numero dei dot-ti, ma veri dotti, ehe vivevano conlemporaneamente cencinquanťanni addietro, e anche piü tardi. e vedere quanto fosse smisuratamente maggiore di quello delľetä presenle. Ne mi dicano ehe i dolti sono pochi perchč in generale le cognizioni non sono piü aceumulate in aleuni individui. ma divise fra molti; e ehe la copia di questi compensa la rarilä di quelli. Le cognizioni non sono come le riechezze, ehe si divi-dono c si adunano, c sempre fanno la stessa somma. Dove tutti sanno poco. e' si sa poco; perché la scienza va dietro alla scienza. e non si sparpaglia. Ľistruzione superficiale puö essere. non propriamente divisa fra molti. ma comune a molti non dotti. II resto dei sapere non appartiene se non a chi sia dotlo. e gran parte di quello a chi sia dotlissimo. E. levati i casi fortuiti. solo chi sia dottissimo. e fornito esso indivi-dualmente di un immenso capilalc di cognizioni, e alto ad acerescere solidamente e condurre innanzi il sapere umano". Ora. eccetto forse in Germania, donde la dottri-na non e stata ancora poluta snidare. non vi par egli ehe il veder sorgere di questi uomini dottissiini divenga ogni giorno meno possibile? Io fo questc riflessioni čosi per discorrere, e per filosofare un poco, o forse sofisticare; non cb'io non sia persua-so di ciö ehe voi dite. Anzi quando anche vedessi il mondo tutlo pieno d ignoranti impostori da un lato, e d'ignoranti presuntuosi dalľaltro, nondimeno erederei. come eredo, ehe il sapere e i lumi erescano di continuo. Amico In conseguenza. eredele ehe questo secolo sia superiore a tutti i passati. Tristano Sicuro. Cosi hanno ereduto di sc tutti i secoli. anche i piü barbari; e čosi erede il mio secolo. ed io con lui. Se poi mi dimandaste in ehe sia egli superiore agli altri secoli. se in ciö che appartiene al corpo o in ciö che appartiene allo spi-rito. mi rimelterei alle cose dette dianzi. Amico In somma. per ridurre il tutto in due parole, pensate voi circa la natura e Í destini degli uomini e delle cose (poiché ora non parliamo di letteratura né di politica) quello che ne pensano i giornali? Tristano Appunlo. Credo ed abbraccio la profonda filosofia de' giornali'", i quali uccidendo ogni altra letteratura e ogni allro studio, massimamente grave e spiacevolc, sono maestri c luce dclľelä presente. Non e vero? Amico Verissimo. Se cotesto ehe dite, é detto da vero e non da burla, voi siete divenlato de' nostri. Tristano Si certamente. de' vostri. 8. A Fanny Targioni Toz/etii. Leopardi avcva ni, come nell'opcmUii omonima), la funzione seritto il 5 dicembre 1831: «il mio piccolo cer- dell'intelleitualtj, riconusciuta edifesa in funzio-vellu Qon concepisco una massa felice. composta ne civile. d'individui non felici». 10. Un'altra antifrasi. dichiarata dalla definizione 9. E. secondo Leopardi (ma giä secondo Pari- de1laletteraturacomestudio<.graveespiacevole>>. I 572 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:20 Q, Q E • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 558 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Aniico Oh dunque, chc farelc del vostro libro? Volete che vada ai postcri con quei sentimenti čosi contrari alle opínioní che ora avete? Tristano Ai posteri? Io rido. perché voi scherzate; e se fosse possibile che non ischerzaste, piú ridcrei. Non dirô a riguardo mio. ma a riguardo ďindividui o di co-se individuali del secolo decimonono. intendete bene che non v'é limore di posteri, i quali ne sapranno tanto, quanto ne seppero gli antenati. Gľindividui sono spariti dinanzi alle massc , dicono elegantemcntc i pensatori moderní. II chc vuol dire ch'é inutile che ľindividuo si prenda nessun incomodo. poiché. per qualunque suo meri-to. né anche quel misero premio della glória gli resta piú da sperare né in vigília né in sogno. Lasci fare alle massc; le quali che cosa sieno per fare senza indivíduí, es-sendo composte ďindividui, desidero e spero che me lo spieghino gľinlendenti ďindividui e di masse, che oggi illuminano il mondo. Ma per tornare al proposito del libro c de' posteri, i libri specialmente. chc ora per lo piú si serivono in minor tempo che non ne bisogna a leggerli. vedete bene che. siecome costano quel che va-gliono. čosi durano a proporzione di quel che costano. lo per me eredo che Íl secolo venturo fara un bellissimo frego sopra ľimmensa bibliografia del secolo decimonono; ovvero dirá; io ho biblioteche intere di libri che sono costati quali venti. quali trenta anni di fatiche. e quali meno. ma tutti grandissimo lavoro. Leggiamo questi prima, perché la verisimiglianza e che da loro si cavi maggior costrutto; e quando di questa sorta non avró piú che leggere. allora melteró mano ai libri improvvisati. Amico mio. questo secolo é un secolo di ragazzi. e i pochissimi uomini che riman-gono, si debbono andare a nascondere per vergogna. come quello che camminava diritto in paese di zoppi. E questi buoni ragazzi vogliono fare in ogni cosa quello che negli altri tempi hanno fatto gli uomini, c farlo appunto da ragazzi, čosi a un tratto, senza altre fatiche preparatorie. Anzi vogliono che il grado al quale é perve-nuta la civiltä. e che ľindole del tempo presente e futuro. assolvano essi e loro suc-cessori in perpetuo da ogni necessitä di sudori e fatiche lunghe per divenirc atti alle cose. Mi diceva. pochi giorni sono, un mio amico, uomo di maneggi e di faccen-de. che anche la mediocritä é divenuta rarissima: quasi tutti sono inetti, quasi tutti insufficienti a qucgli uffici o a quegli esercizi a cui necessitä o fortuna o dezione gli ha destinati. In ció mi pare che consisia in parte la differenza ch'é da queslo agli altri secoli. In tutti gli altri. come in questo. il grande é stalo rarissimo: ma negli altri la mediocritä ha lenuto il campo. in questo la nullitä. Onde č tale il romorc e la confusione, volendo tutti esser tutto, che non si fa nessuna attenzione ai pochi grandi che pure eredo che vi sieno: ai quali. nelľimmensa moltitudine de' concor-rentí, non e piú possibile di aprirsi una via. E čosi. mentre tutti gľinfimi si eredono illustri, ľoscuritä e la nullitä delľesilo diviene il fato comune e degľinfimi e de' sommi. Ma viva la statistica! vivano le scienze economiche. morali e politiche. le cnciclopcdie portatili, i manuáli, e le tante belie ereazioni del nostro secolo! c viva sempre il secolo decimonono! forse povero di cose, ma riechissimo e larghissimo di parole: che sempre fu segno ottimo, come sapete. E consoliamoci. che per altri ses-sanlasci anni, questo secolo sarä il solo chc parli, e dica le suc ragioni. Amico Voi parlate. a quanto pare. un poco ironico. Ma dovreste almeno alľul-timo ricordarvi che questo é un secolo di transizione". Tristano Oh che conchiudetc voi da cotesto? Tutti i secoli, piú o meno. sono stati e saranno di transizione, perché la societä umana non isíä mai ferma, né mai olo di transizione: čosi defmilo nella leo-isofica di Henry de Saint-Simon, che for- ma attenuante (qui smcniiu da Tris I 573 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:20 Q, © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Operette motali 559 vcrrä secolo nel quale ella abbia stato chc sia per durarc. Sicchč cotesta bellissima parola o non iscusa punto" il secolo decimonono, o tale seusa gli é comune con tutti i secoli. Resta a cercare. andando la societä per la via ehe oggi si tiene, a ehe si dcbba riuscirc. cioe sc la transizione ehe ora si fa. sia dal bene al meglio o dal male al peggio. Forse volete dirmi ehe la presente é transizione per eccellenza. cioé un passaggio rapido da uno stato della civiltä ad un allro diversissimo dal pre-ccdcntc. In tal caso chiedo licenza di ridere di cotesto passaggio rapido. e rispon-do ehe tutte le transizioni conviene ehe sieno fatte adagio; perché se si fanno a un tratto. di lä a brevissimo tempo si torna indietro. per poi rifarle a grado a grado. Čosi e aceaduto sempre. La ragionc e, ehe la nátura non va a salti, c chc forzando la nátura, non si fanno effetti ehe durino. Ovvero. per dir meglio. quelle tali transizioni precipitose sono transizioni apparenti. ma non reáli. Amico Vi prego. non fate di cotesti discorsi con troppe persone. perché vi ac-quisterete molti nemici. Tristano Poco importa. Oramai ne nimici né amici mi faranno gran male. Amico O piú probabilmcnle sarete disprezzato, comc poco intendente delia fi-losofia moderna, e poco eurante dei progresso della civiltä e dei lumi. Tristano Mi dispiace molto, ma ehe s'ha a fare'-,? se mi disprezzeranno. cerche-rô di consolarmene. Amico Ma in fine avete voi mutato opinioni o no? e ehe s'ha egli a fare14 di que-sto libro? Tristano Bruciarlo é il meglio. Non lo volendo bruciare, serbarlo come un libro di sogni poetici. d'invenzioni e di capricci malinconici. ovvero come un'espressio-ne delľinfelicita delľautorc: perché in confidenza. mio caro amico. io eredo felice voi e felici tutti gli altri; ma io quanto a me, con licenza vostra e dei secolo, sono infelicissimo; e tale mi eredo; e tutli i giornali de' due mondi non mi persuaderan-no il contrario. Amico Io non conosco le cagioni di cotesta infelicitä ehe dite. Ma se uno sia felice o infelice individualmenle. nessuno é giudice se non la persona stessa. e Íl giudizio di questa non puô fallarc. Tristano Verissimo. E di piú vi dico francamente, ch'io non mi soltometlo alla mia infelicitä. né piego il capo al destino, o vengo seco a palti. come fanno gli altri uomini; e ardisco desiderare la morte, e desidcrarla sopra ogni cosa. con tanto ar-dore e con tanta sincerilä, con quanta eredo fermamente ehe non sia desiderata al mondo se non da pochÍssimÍlf. Né vi parlerei čosi se non fossi ben certo ehe. giunla ľora. il falto non ismentirä le mic parole: perché quantunque io non vegga ancora alcun esito alla mia vita. pure ho un sentimenlo dentro, ehe quasi mi fa sieuro ehe ľora ch'io dico non sia lontana. Troppo sono maturo alla morte, troppo mi pare assurdo e ineredibile di dôvere, čosi morlo comc sono spiritualmente, čosi con-chiusa in me da ogni parte la favola della vita, durare ancora quaranta o cin-quanťanni. quanti mi sono minacciali dalla nalura. Al solo pensiero di questa cosa io rabbrividisco. Ma come ci avvicnc di tutti quei mali ehe vincono. per čosi di-re, la forza immaginativa, čosi questo mi pare un sogno e un'illusione, impossibile 12. non iscusa punto: "non giuslifica per i (loscanismo). 13. Un ahro toscanismo. riferilo agli »ai progressisii fiorentini a cui. indirettamer rivolla ]'operetta. 14. che sliti egti a fare: 'che si deve fare". 15. Con un bruscu laglio slilislico, Trist baniiona l'ironia e il suo soliloquiu assun fermi e tragici di un personu-jlmo cbssico I 574 I /721 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^# W ^ $ ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:20 C\ © ;= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 560 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento a verificarsi. Anzi sc qualcuno mi parla di un avvenire lontano comc di cosa che mi appartenga, non posso tenermi dal sorridere fra me stesso: tanta confidenza ho che la via che mi resta a compiere non sia lunga. E questo. posso dire, eil solo pen-siero che mi sostiene'*. Libri e studi. che spesso mi maraviglio d'aver tanto amato. disegni di cose grandi. e speranze di gloria e d'immorlalitä, sono cose delle quali e anche passato il tempo di ridere. Dei disegni e delle speranze di questo secolo non rido17: desidero loro con lulta l'anima ogni miglior sucecsso possibile, c lodo. ammiro ed onoro altamente e sincerissimamente il buon volere: ma non invidio perö i posteri, ne quelli che hanno ancora a vivere lungamente. In altri tempi ho invidiato gli sciocchi e gli stolti. e quelli che hanno un gran concetlo di sc medesi-mi; e volenlieri mi sarei cambiato con qualcuno di loro. Oggi non invidio piü ne stolti ne savi. ne grandi ne piecoli. ne deboli ne potenti. Invidio i morti.e solamen-te con loro mi cambicrei. Ogni immaginazionc piacevolc, ogni pensiero dcll'avve-nire ch'io fo, come accade. nella mia solitudine, e con cui vo passando il tempo, consiste nella morte, e di lä non sa uscire. Ne in questo desiderio la ricordanza dei sogni della prima ctä, e il pensiero d'csser vissuto invano. mi turbano piü, come solevano. Se ottengo la morte morrö cosi tranquillo e cosi contento, come se mai null'altro avessi sperato ne desiderato al mondo. Questo e il solo benefizio che puö riconciliarmi al destino. Se mi fosse proposta da un lalo la forluna e la fama di Ce-sare o di Alessandro netta da ogni macchia, dallaltro di morir oggi. e che dovessi scegliere. io direi. morir oggi. e non vorrei tempo a risolvermi18. 16. Come avvva eiä serillo. due anni prim: naldo. il 3 luglio 1832. dichiarando di av da tempo desiderato la morte (Paniz/a). 17. Una palinodia anchessa-in rimmefatü sura del testo - della «lezionc» delle Operettedel 1827 incenlrata sul »ridere del mondo» (Russo). 18. non vorrei tempo a risolvermi: 'non aspeile- 575 I /721