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| o spuiito pci t|iu'si(» tli;ilo)'t) provu-iu- i|iinsi ccrtiimen* U iiaiľ/i aromtnlppo dl Luciano, ln particolare dal bri im m cui Menippo. richlamato da una voce femmlnile nccogllfl i" atogo delia luna cunMo lc nssurditíi penatte il.ii ľilosoľi stil suo ioiiIo: ťlu- ilimcnsioni cssíi iibhia, sc
ili pléna o vuota,ie rlaplenda di Luce propria o la rabi ;>i iole eioprattutto ae lia abitatao deaerta ľiii volič l ,eo-pardj citae rii< rlve queito epiaodlo, a cominciare dalla Starla dilľ istronomia e dal Sagglo sopra gli trrori po pohm degli mm, in. e aeinpre dalla lettura di I uciano (Vera história, D gli pervengono fantaaie curioae intomo .n viaggi lunari, al popolo dei Seleniti, alle loro strana forma e alle loro ancoi piú strane uaanze
i .i queatione delia pluralita del mondi, centrále nella rlfletiione filosofica setteoentea< a,é preaente a I eopaa dl m terminl lia di oaaervazione acientifica ehe dl risorse 'omaginative, e trova nella luna U iuo ogietto di attea zionc piiviln-Kiio. Aa-smlo :il Truitť ď Astronómie tli ftrôrae de I a i ande e al Dialogo wpra i dué masstmi v,v'("" «•/ mtmtlo, ml qunlc < inlik-o ipotiz/u chc "< cssu t íiáno sostarae b vi ii faccftmo-epetaiioni «inescogita Wtt»daglj ,„„.,,„ (non pei nulla queata pagina compwe *CreÄí0/iiaziadeäa.pií©ier),Éanno parte delia blblio ^haleopardianadiriferimentocapolavoriaaaolutlfco
190 OPERETTE MORALI
me VOrlando furioso, naturalmente per il viaggi0 di Astolfo alla ricerca del senno di Orlando; e si direbbe anche la Satira III di Ariosto, dove un'intera comunitä di primitivi dá la scalata alla vetta di un monte altissimo per poter toccare la luna; insieme con qualche altra sug-gestiva lettura: il poemetto di Diodoro Delfico, alias Sa-verio Bettinelli, // Mondo della Luna (altro viaggio lu-nare, questa volta a bordo di una nave volante che ě poi quella del padre Lana, un secolo prima del «globo aero-statico» dei Montgolfier: vd. Paralipomeni VII, 23) e so-prattutto gli Entretiens sur la pluralite des mondes di Fontenelle, opere tutte possedute da Monaldo nella bi-blioteca di casa.
E tuttavia, preso atto delľenciclopedia (testimoniata anche dalle note autografe di Leopardi), bisognera con-cludere che non sono i dati astronomici, e nemmeno le credenze popolari di cui la Terra chiede conferma alla Luna a costituire il nucleo originále di questo dialogo. Piuttosto, essi sono la strumentazione sapientemente orchestrata dalľautore nelľesecuzione della partitura satirica del dialogo, lasciando spazio nel finále al motivo piú autenticamente leopardiano: un notturno di caratte-re metafisico che conserva ben poco di comico e che, al contrario, rivela la condizione di infelicita comune al; 1'intero universo. Ě il 'male nelľordine' di cui Leopardi va prendendo piena consapevolezza.
8.
DIALOGO DELLA
Tono e tecnica
La sintassi prevalentemente paratattica accornu ^ e sto dialogo alle altre Operette di registro coüoq tQ familiäre, ma qui la nota sarcastica della derisione, ^ delle notizie scientifiche quanto delle credenze p ^ ri, e dominante. Sul piano delle scelte linguistich^ bilitare la continuita di uno scambio di tipo cor*
che rea'
0
me
anno
.vera
nche termini cerveli
Jističi (grossa pasta, _ lumacone, ciance, spasso) arcaiche di esibita ispirazior parta). Larga parte del dialogo s ľinterrogazione (se ne contanc rapporto logico-sintattico con U la tecnica della ripresa della pan da, tipica del dialogo tassesco
Letture
Uoperetta assomiglia a «un cat vallato dal loro puntuale smasc razione di essi assolve lo stesso c to da Leopardi alla mitopoiesi dalle 'prosette satiriche' alle «Op leopardiano. Comico, satira, paro piacere di «raccogiiere notizie r anche Fubini. Critico, sul piano P°rena,per il quale «difetto prin
uiť H Che ľinfelicita di tutti & ta * "^ione meramente gra
none^Che da una Parvenza di
lettore>>ntellett°'la accrediti alr dalia c>>- In sintonia la lettura c teiüci^nstatazione che il těsto ě sente UneSChe SoPrattutto nel pr< Speculatia trama di Pensiero es{ tesi come' ^ dialettica da c glUlUe r ?*IXq Operette maieu ^nenti 0no affidate alia p
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(testimonials Nsouncrácon-e nemmenole conferma alia juesto dialogo. sapientcmente delia partitura linalealmo^
i cui ^op
8. DIALOGO DELLA TERRA E DELLA LUNA 191
ehe annovera anche termini e sintagnri comicamente reahstici (grossa pasta, cervello tondo, cacio fresco cor na, lumacone, ciance, spasso), intervengono alcune for me arcaiche di esibita ispirazione ariostesca (ramna si parta). Larga parte del dialogo si regge sul modulo del-l'interrogazione (se ne contano oltre una ventina) in rapporto logico-sintattico con le risposte, costruite con la tecnica delia ripresa delia parola chiave della doman-da, tipica del dialogo tassesco.
Letture
L'operetta assomiglia a «un catalogo di "errori" inter-vallato dal loro puntuale smascheramento» e ľenume-razione di essi assolve lo stesso compito altrove assegna-to da Leopardi alia mitopoiesi (G. Sangirardi, Luciano dalle 'prosette satiriche' alle «Operette morali», in // riso leopardiano. Comico, satira, paródia. Atti, cit., p. 354). Al piacere di «raccogliere notizie ridicole» fa riferimento anche Fubini. Critico, sul piano filosofico, il giudizio di Porena, per il quale «difetto principále di questa operetta ě [...] che ľinfelicitä di tutti gli esseri delľuniverso ě un'affermazione meramente gratuita, non accompagna-ta neanche da una parvenza di dimostrazione che, se non alľintelletto, la accrediti almeno al sentimento del lettore». In sintonia la lettura di N. Fabio, ehe muove dalla constatazione ehe il těsto ě allineabile alle Operette lucianesche soprattutto nel procedimento logico: «as-sente una trama di pensiero esplicitata, ogni sviluppo speculativo, una dialettica da cui scaturiscano ipotesi o tesi come nelle operette maieutiche, le conclusion!^ag-giunte [...] sono affidate alia pura constatazione, ono immanenti cioe ai fatti esposti e non dedomí per v a di ragionamento» (L>«entusiasmo ^J.^ ľd l£ 207). Sugli aspetti tematico-formah del dialogo
192 OPERETTE MORALI
DelľAquila, Leopardi lunare, «Otto/Novecento», w ľgq 2 PP. 89-106; F. Monterosso, II «D.alogo de«aT' Z e dělí Luna», in // riso leopardiano. Comico,
cfa'o d'«ciHfl d'«cdfl, ct., pp. 93-111. R.prende 10 spunto di Zingarelli del plutarchiano De facie m orbt
quale fonte leopardiana O. Innocenti, Valtra facek h
n
162-173. Per i contenuti filosofico-scientifici vd. P. Gaj
la luna. Una lezione di Astronómia nelle «Operette rali», in Studi leopardiani, a eura di E. Ghidetti cit ^
luzzi, Leopardi e la rivoluzione in astronómia efisiCa: Copernico e Galileo e A. Di Meo, Leopardi e la «qUe. stione delia pluralita de' mondi», entrambi in Giacomo Leopardi e U pensiero scientifico. Atti, cit., rispettiva-mente pp. 21-42 e pp. 79-109.
Testo
In A la datazione del testo al «24-28. Aprile 1824». Le note di Leopardi numerate 9,14 e 15 sono state introdot-te per la prima volta in F. A partire da N, il dialogo scala in ottava posizione per la soppressione del Dialogo di«» lettore di umanitá e di Sallustio (vd. Appendice I).
Terra. Cara Luna,1 io so re; per essere una person volte da' poeti:2 oltre che veramente hai bocca, na ro; e che lo veggono essi l'eta ragionevolmente Quanto a me, non dubito né piú né meno una pers giovane, feci molti figliuo di sentirmi parlare. Dunq
1 Cara Luna: come altn vocal go, a es. «Padre Ercole» o «Mada de La vita solitaria. Per il tono a infra, e n. 10.
2 persona... poeti: «allude ai m temide, Diana, Lucina, Ecate, Pi na,Triforme, Cinzia» (Zingarelli"
. 5 w quell'eta... acutissimi: Gai ^UUhe dal Discorso di un itai «a nello Zibaldone, «anche nelh
ů immaginazione", fanciullezz;
vo nn°n dubito che tu non sappi: t0 nJ vefbi di dubbio, giá osserv *uno Gnomo,n.3),ma in c laTerl li: Gaia o Gea (Tellus altre 'madre di Uran°- dei Tit eature mitologiche ricor'
Terra. Cara Luna,1 io so che tu puoi parlare e risponde-re; per essere una persona; secondo che ho inteso molte volte da" poeti:2 oltre che i nostri fanciulli dicono che tu veramente hai bocca, naso e occhi, come ognuno di lo-ro; e che lo veggono essi cogli occhi propri; che in quel-1'etá ragionevolmente debbono essere acutissimi.3 Quanto a me, non dubito che tu non sappi4 che io sono né piú né meno una persona; tanto che. quando era piú giovane, feci molti figliuoli:5 sicché non ti maraviglierai di sentirmi parlare. Dunque, Luna mia bella, con tutto
1 Cara Luna: come altri vocativi giá incontrati in apertura di dialo-go, a es. «Padre Ercole» o «Madama Morte». La iunctum anche al v. 70 de La vita solitaria. Per il tono affettivo, vd. anche «Luna mia bella»,
infra,en. 10.
1 persona... poeti: «allude ai miti lunari di Selene. Delia, Latona.Ar-temide, Diana, Lučina, Ecate, Proserpina. Mene. Febe, Trivia, Dictin-na,Triforme, Cinzia» (Zingarelli). Molti di essi nella Stoná dell Astro-nomia. . ,
3 in quelVetá... acutissimi: Galimberti richiama Tanalog.a poet.-tan-ciulli.che dal Discorso di un italiano intorno allapoesia romm^am tra nello Zibaldone, «anche nella forma di u" a":ostame"!0^5P48 23 "ďimmaginazione", fanciullezza, antichitá» (vd. in partie, p. 1548, ^gosto im-infra, n. 27). latin0 negati-
non dubito che tu non sappv. so che tu sa . ^ u Folkt. ? nei verbi di dubbio, giá osservato altrove (vd-^f^ ř0 • * uno Gnomo, n. 3), ma in questo caso condopp« nega.^ ^ . ' figliuoli: Gaia o Gea (Tellus per 1 latini) e la pro tante [) Terra, madre di Urano, dei Titáni, ^^Zndí^onia-alt^e creature mitologiche ricordate da Esiodo nella leog
194 OPERETTE MORALI
che io ti sono stata vicina per tanti secoli, che non mi ri. cordo il numero, io non ti ho fatto mai parola insino adesso, perché le faccende mi hanno tenuta occupata in modo, che non mi avanzava tempo da chiacchierare. Ma oggi che i miei negozi sono ridotti a poca cosa,6 anzi p0S-so dire che vanno co' loro piedi; io non so che mi fare,e scoppio di noia:7 pero fo conto, in avvenire, di favellarti8 spesso, e darmi molto pensiero dei fatti tuoi; quando non abbia a essere con tua molestia.
Luna. Non dubitare di cotesto.9 Cosi la fortuna mi salvi da ogni altro incomodo, come io sono sicura che tu non me ne darai. Se ti pare di favellarmi, favellami a tuo piacere; che quantunque amica del silenzio,10 come cre-do che tu sappi, io ťascolteró e ti risponderó volentieri. per farti servigio.
Terra. Senti tu questo suono piacevolissimo che fan-no i corpi celesti coi loro moti?
Luna. A dirti il vero, io non sento nulla.
6 negozi... poca cosa: torna qui il terna della decadenza del mondo per 1 ignavia dei suoi abitanti, svolto nel Dialogo ďErcole e di Atlante e portato a le estreme conseguenze nel Dialogo di un Folletto e di uno Gnomo. II lat negozi vale per affari, occupazioni. va JZÍ noia: nel Dial°8° Galantuomo e Mondo Leopardi ave-di vita 3CCade °ra COme quando ogni cosa umana era piena
n^wT^Ti110' dl>fÍetá' ďill^oni in maniera che la gente
1822fvd anehe^ n3 /' ""'Z6050 di <
™° Geniofam^
^^^Ucž7^-^di ADel Gatt0'm
* Ca7o7etou[eu2' ^7 1°""™°' v"2: «silenziosa luna»; Alf* Zingarelli segnála- OraVin L !,mpÍdo ciel tacita luna»- ComĚ 1[ y^giHo, Eneide H 255E£ E?°dl V'51: «Diana, quae silentium reg^ Leopardi: <no°rtr •■a<
dl ^a t tatl i ver* della d%07-n>o
4ei .
^<{?tdi 'ire
A
CcuPatain
l' an2ÍpOs-
e mi fare,e ll favellartis
oi; quando
fortuna mi icura che tu ellami a tuo
10
come cre-
5 volentieri, mo che fan-
;nZa del mondo :ole e di Atlante zollettoediuno
■ 2tomtit*' Del Gatt^
*»
8. DIALOGO DELLA TERRA E DELLA LUNA 195
rerra. Né pur io sento nulla, fuorché lo strepito del
nt0 che va da' miei poli alľequatore, e dalľequatore ve U e non mostra saper niente di musica. Ma Pitago-31 dice che le sfére celesti fanno un certo suono cosi dolce ch'e una maraviglia; e che anche tu vi hai la tua parte, esei ľottava corda di questa lira universale: ma che io sono assordata dal suono stesso, e pero non ľodo.11
Luna. Anch'io senza fallo sono assordata; e, come ho detto, non ľodo: e non so di essere una corda.
Terra. Dunque mutiamo proposito.12 Dimmi: sei tu po-polata veramente, come affermano e giurano mille filoso-fi antichi e moderni, da Orfeo sino al De la Lande?13 Ma io per quanto mi sforzi di allungare queste mie corna, che gli uomini chiamano monti e picchi; colla punta delle qua-liti vengo mirando, a uso di lumacone;14 non arrivo a sco-
11 Pitagora... non ľodo: nella Storia delľAstronómia (cap. II), ě at-tribuita a Pitagora la credenza che gli astri eseguano fra di loro un concerto di cui godono i Numi del cielo, e che il suono non sia udito dagli uomini perché troppo intenso (Zingarelli). Questa «follia» ě ri-Presa da Cicerone nel De Nátura Deorum e nel Somnium Scipionis, JPere che Leopardi cita in una nota manoscritta di A («Cic. de Nat. deor^ 3. c. 11. Somn. Scip. c. 5. ec.»: Besomi, p. 437). In particolare, nella seconda, l'Africano Maggiore spiega che la sféra delia Luna, la piú assa e con rotazione meno veloce, emette il suono piú grave tra quel-Prodotti dal movimento dei corpi celesti. ven proposito: argomento di discorso. Le chiacchiere con la Luna
"8ono a toccare il terna delľesistenza di mondi paralleli, con forme «' analoghe a quelle delia terra. . m
venan/ea" De la La"de: sempre nella Storia delľ Astronómia (cap. U), di un "° c,tati i versi attribuiti al mitico poeta Orfeo, «nei quah si paria moll ,?rra sterminata, che gli uomini chiamano luna, in cu. si trovano r*£ ľ-ľtagne'molte ci"ä, molte case» (Fubini), e anche un passo del delia íAstrono^ie del La Lande (1732-1807), che costituisce 1 oggetto AbréSéCri°"da a™otazione a margine delľoperetta («De la Lande
'W tr-n" 976-979.Traité d'Astron. Liv. 20», Besomi, p. 43/;. Pef vede?';lunu*one:come fanno le lumache,che sporgono le corna íel 4ln L'acco^amento corna/monti sollecita il nnyio a un pas* V (fosopra gli errori laú degli andcni, cap. XII. DeUa terr^
> <*Äh nferisce la convinzionf degli antich, ****££*e Per,ant0 upP0sta sopra la terra, congiunta a essa agli orestrem Che 'n alcuni punti gli astri fossero vicimssimi: «PUmo l-J
196 OPERETTE MORALI
orire in te nessun abitante: se bene odo che un cotal h vide Fabricio,15 che vedeva megho di Linceo * ne "a' se una volta čerti, che spandevano un bucato al sole
Luna. Delle tue corna io non so che dire. Fatto sta che io sono abitata.
Terra. Di che colore sono cotesti uomini?
Luna. Che uomini?
Terra. Quelli che tu contieni. Non dici tu ďessere abitata?
Luna. Si: e per questo?
Terra. E per questo non saranno giä tutte beštie gli abitatori tuoi.
Lima.Né beštie né uomini; che io non so che razzedi creature si sieno né gli uni né ľaltre. E giä di parecchie cose che tu mi sei venuta accennando, in proposito, a quel che io stimo, degli uomini, io non ho compreso
un'acca.17
Terra. Ma che sorte di popoli sono coteste?18 Luna. Moltissime e diversissime, che tu non conosci, come 10 non conosco le tue.19
-lahdVg\teVbtra ' ľmÍgUa 31 mont^ Diodoro SÍCUl° ^ diprombenze rp.VedeaSÍ '3 luna Poco distante dalla terra '/f 4che eSsaZ ^Plutarc^^ De facie in orbe lunae (II voltodela locitä del suo Serebbe di cadere sugH arabi se non fosse per «lave
chla™ al «Pazzoľít1?/,ríao: si noti ľaccentuazione paiodica de' Ciat0 s"»a quesíoneTu™0 °landese (1564-1617) che si era p«** cm° Propri o\h ;0enfufel^ Pluralita dei mondi, dichiarandc, d*v m,VjH). Utl gh abitatori delia luna» (Storia äelľA^°n
ooiS^^^Ä^^*^ Per ľacuteZZa nľe^a Tj£ ° un acc«: non ho capito nulla, con espr*
S52?^PÄÍ 5£?c°^: ohre allo špuntej***? 9 AíoE ce donc?» nterieľe, dove si legge: «Quelles sť
vr
sfo Ss'tt?e— •
p2^SS^^5^5S;.*« «H viene p.an P^°>
20 ďintonaSm'a da sati"ca in metafisica, P^sS ne utopistica» (GalimbertO-
H. DIALC
r*** Cotesto mi ries< í-« da temedesima, Jjdd mondo. Fosti t,
ÍUjU*. No, che io sappi jerra. Per ambizione, arti politiche, colle ármi 2
politiche, in somma nienl Terra. Ma certo, se tu n re la guerra: perché, poco con čerti cannocehiali, che dere molto lontano, ha sec co' suoi bastioni diritú; ch no,se non altro, gli assedi i Luna. Perdona, monna Poco piú liberamente che tua suddita o fantesca,24 co 011 riesci peggio che van
íei
20 Per ambizione... colle armi-1 rio di conquista negli uomini sonc delľaltrui»),ottenibili rispettivam battuta é costruita su due paralleli
21 unfisico di quaggiú: il barone 1&52) citato piú avanti da Leopai Meno sostenibile ľipotesi di Delia m°inglese John Herschel (1792-1! Shlale Con a cluale fece molte ' rico rinfatti'avrebbe guidato la spe I824?ata dal critico nel suo comn crifa ln quelľoccasione «avrebt tra i DUnna citta fortificata, Selenopo tatori d u lunari a 7 febbraio alle
12 ban 1Una' LeoPardi ragionav
23 mo murali: attacchi porta
24 sud£a'' sincoPato di madonna abW* ° fantesca: come sateli
^a,éV(Jemo di tono prodotto d
'a. vanitosa e sciocca.
i e ScoPer al sole.
'att°stache
ľessere abi-
te bestie gli
che razze di di parecchie proposito, a o compreso
e?18
ion conosci,
;ulo che «nell'i-a terra e sparsa // voltodellalu-•esse per«lave-
invent,0
Punt° uelles sort
fisica, Pa erti)-
8. DI ALOGO DELLA TERRA E DELLA LUNA 197
Cotesto mi riesce strano in modo, ehe se io non da te medesima, io non lo crederei per nessuna
Terra
1 Udl del mondo. Fosti tu mai conquistata da niuno de'
{Ú°Luna. No, che io sappia. E come? e perché?
Terra. Per ambizione, per cupidigia delFaltrui, colle arti politiche, colle armi.20
Luna. Io non so che voglia dire armi, ambizione, arti politiche, in somma niente di quel che tu dici.
Terra. Ma certo, se tu non conosci le armi, conosci pu-rela guerra: perché, poco dianzi, un fisico di quaggiú,21 con čerti cannoechiali, che sono instrumenti fatti per vedere molto lontano, ha scoperto cosťi una bella fortezza, co' suoi bastioni diritti; che ě segno che le tue genti usáno, se non altro, gli assedi e le battaglie murali.22
Luna. Perdona, monna23 Terra, se io ti rispondo un poco piú liberamente che forse non converrebbe a una tuasuddita o fantesca,24 come io sono. Ma in vero che tu mi riesci peggio che vanerella25 a pensare che tutte le
20 Per ambizione... colle armi: le molle che fanno scattare il deside-jo'diconquista negli uomini sono il potere e la riechezza («cupidigia eialtrui>>),ottenibili rispettivamente con la politica e con le armi. La atJtaěcostruita su due parallelismi.
1852^" di quaSm- il barone Franz von Paula Gruithuisen (1774-Menn ltat° piú avanti da Leopardi nella nota autograf a (vd. n. 28). k SOstenibile 1'ipotesi di Della Giovanna che si tratti deH'astrono-
mo in„i 1 ipuiesi ai ueua uiovanna cne m u am w >--------
nocchSľ6 John Herschel (1792-1871), costruttore di un potente can-1834 inf tCOn ü cluale fece molte e importanti osservazioni. Solo nel ricorda ^'avrebbe §uidato la spedizione al Capo di Buona Speranza
1824) e • al critico nel suo commento (ma con la data erronea del Crifa,unľ ?Ue,1'°ccasione «avrebbe scoperto, secondo un'opera apo-lra 1 PoDol?!ta fortificata, Selenopoli, e veduto una battaglia avvenuta ^orideí Unari 11 7 febbraio alle 11 pom.». Di ipotetici 'selemti abi-
22 6«ř^ Una> Leopardi ragionava gia nella Storia delľAstronómia.
*rnonru? mUmlÍ: attacchi portati alle mura di una cittä. l'ľ^dd/>«SlI!COpatodirnadonna,omiadonna. .... Čh^Zlífantesca-- co™ satellite della terra, la luna k= e suddita V vo?'1110 * tono prodotto dal secondo aggettivo, che vale per ^e,e/amentecomico.
(řa:vanitosaesciocca.
198
OPERETTE MORALI
cose di qualunque parte del mondo sieno conformi al]P tue- come se la nátura non avesse avuto altra intenze che di copiarti puntualmente da per tutto. Io dico di es sere abitata, e tu da questo conchiudi che gli abitatori miei debbono essere uomini. Ti avverto che non sono;e tu consentendo che sieno altre creature, non dubiti che non abbiano le stesse qualitá e gli stessi casi de' tuoi p0-poli: e mi alleghi26 i cannocchiali di non so che fisico. Ma se cotesti cannocchiali non veggono meglio in altre cose, io crederó che abbiano la buona vista de' tuoi fan-ciulli;27 che scuoprono in me gli occhi, la bocca, il naso, che io non so dove me gli abbia.
Terra. Dunque non sará né anche vero che le tue province sono fornite di stradě larghe e nette; e che tu sei coltivata: cose che dalla parte della Germania, pigliando un cannocchiale, si veggono chiaramente (9).28
Luna. Se io sono coltivata, io non me ne accorgo, e le mie stradě io29 non le veggo.
Terra. Cara Luna,30 tu hai a sapere che io sono di grossa pasta e di cervello tondo; e non ě maraviglia che
(9) Vedi nelle gazzette tedesche del mese di marzo del 1824 lescoperteattribuitealsig.GruithUisen.
so piano deufíf; ^"f^la mioPia della ^ienza ě posta sullo stes-so de£ LunluT*^ fanciulli'c^ in apertura. L'intero def*-do della píetesa u" dell'a»toreferenzialká della Terra (e al fi»-
28 (9) la t 3 dl centralitá) una noti2ia7ub\hW0paí,di non compare in M. Fa riferimento, a ^.tr^ttoSS" SU la <nservato nelle Cart:e nj
anche nel Discorso sotl ^ 6 fortezze ™lla luna sono ntfj* (Fubmi). S°P™ lo stato presente dei costumi degl^1""1
f í^o^SSSS^ ^nza di distinguere i pu»J jí la Luna. Pleonasmo me ^ dente battuta de
3o r. "Ie aeila prec
Cö-^:menoeffUsivoch .
,vo che Hi precedenza.
non si curano d ^presenzapencolo:
che salite in luoghi altisi piekestendendo le bra Oltre a questo, giä da n< minutamente ogni tuo i paesi,misurare le altezze piamo anche i nomi. Qu< ch'io ti porto, mi e paru che tu non manchi di pr venendo ad altro, come s< baiano contro? Che pew tnri nel pozzo?33 Sei tu fe öcamente ne fu varia opi,
^deldioF. norata ,a ^schio gUe te"tonich
«Neunte tl" dl Primitivi N5JUn«.orc?asse Getelo
3J ' " V0Jan { Sto- «
V>0 g0,^ar0
tra mteittione . Io dico di es-e g\i abitatoü he non sono;e -von dubiti che isi de' tuoi po-« che fisico.Ma \io in altre co-a de' tuoi fan-bocca, it naso,
cheletuepro-le- e che tu sei ania>güatld0
,e accotg°>ete -he >o s°n0*
i marzo
del 1824
ra. Linter :11a Terra (e»
:lia Fa
■ fa riferimento a io» del 29 marzo *to nelle Carte na--424). II Gruithui-'na sono ricordati
yt um i degľItaliani inguere i punti ď sdente battuta del-
8. dialogo della terra e delila luna l99
é uomini m'ingannino facilmente. Ma io ti so dire che t i tuoi non si curano di conquistarti, tu non fosti rZt sempre senza pencolo: perché in diversi tempi, molte rs0ne di quaggiu si posero in animo di conquistarti esse; e a quest effetto fecero molte preparazioni. Se non che,salite in luoghi altissimi, e levandosi sulle punte de' piedi, e stendendo le braccia, non ti poterono arrivare.31 Oltre a questo, giä da non pochi anni, io veggo spiare minutamente ogni tuo sito, ricavare le carte de' tuoi paesi, misurare le altezze di cotesti monti, de' quali sap-piamo anche i nomi. Queste cose, per la buona volontä ch'io ti porto, mi ě paruto bene di avvisartele,32 actio che tu non manchi di provvederti per ogni caso.'Ora, venendo ad altro, come sei molestata da' cani che ti ab-baiano contro? Che pensi di quelli che ti mostrano altmi nel pozzo?33 Sei tu femmina o maschio? perché an-ticamente ne fu varia opinione (10). Ě vero o no che gli
(10) Vedi Macrobio, Saturnal. lib. 3, cap. 8. Tertulliano, Apo-Het. cap. 15. Era onorata la luna anche sotto nome maschile, cioe del dio Luno. Sparziano, Caracall. cap. 6 et 7. Ed anche °ggi nelle lingue teutoniche il nome delia luna ě del genere del
maschio.
1 moltepersone... arrivare: possibile reminiscenza ariostesca dal-
nÄ'Che Leopardi ebbe sul proprio tavolo di lavoro nei gens' re si apprende da un,Elenco di
diíin lI'Amesser Annibale Malagucio, ai vv. 208-231 s rac
u2 popolazione di primitívi, i quali, immaginando che la vetta di qua le / ,m0nte toccasse il cielo e volenďo vedere da v,cino la < ^ ne *> or 'Una'0r con «>rna or senza, or piena or scema, / f'rar 1 ^ C ľatUrale>>' cominciarono uno dopo ľaltro a scalare; la mon ^"igiuľr01 rÍCadere «a terra lassi,/ bramando in van des* ne lac ">>Conclude A"osto: «Questo monte ě la ruota di tor ^ %a» Clma u volgo ignaro pensa / ch'ogni quYete sia, n<
'° ě nvľľ- avvis^tele: parso di fartele conoscere. La f^iovanna). , 33 col te nella scrittura epistolare leopardiana (^« derivano da «*2? 'f mol^ata... pozzo: queste prime due domande Qldlre popolari.
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OPERETTE MORALI
tue ovi-
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Arcadi vennero al mondo prima di te (11)? che ^ donne, o altrimenti che io le debba chiamare, sono G pare; e che uno delle loro uova cadde quaggiú nor, Sc quando (12)? che tu sei traforata a guisa dei paterno stri, come crede un fisico moderno (13)? che sei fatta come affermano alcuni Inglesi, di cacio fresco (14)? c^ Maometto un giorno, o una notte che fosse, ti sparti per mezzo, come un cocomero; e che un buon tocco del tuo corpo gli sdruccioló dentro alia manica?34 Come stai volentieri in cima dei minareti?35 Che ti pare della festa del bairam?36
Luna.Va. pure avanti; che mentre seguiti cosi, non ho cagione di risponderti, e di mancare al silenzio mio soli-to. Se hai caro d'intrattenerti in ciance,37 e non trovi al-tre materie che queste; in cambio di voltarti a me, che non ti posso intendere, sará meglio che ti facci fabbrica-re dagli uomini un altro pianeta da girartisi intorno, che sia composto e abitato alia tua maniera. Tu non sai par-lare altro che ďuomini e di cani e di cose simili, delle
(11) Menandro rettorico, lib. 1, cap. 15, in Rhetor, graec. ve-ter. A. Manut. vol. 1, pag. 604. Meursio, ad Lycophron. Alexandr, opp. ed. Lamii, vol. 5, col 951
IS a tene°'Ub-2'ed-Casaub- Pa§-57- a (13) Antonio di Ulloa. Vedi Carli, Lettere Američane, par opp. Milann 1784 .__^ _______*~ <> le w'
lett 7 « ľľľ 1 Ulloa-Vedi Carb, Lettere Američane,?*-letL 7 opp M,lano 1784, torn. 14, pag. 313 e seguente, e le Me
™£^™'r° mi°™p»*« ^soäetä m
in pr°
^.diBobgna,pag.6 e seguente.
verbio di queS*cheT " ^ °fgreen * It
quem che danno ad intendere cose incredibih
34 che Maometto... manica?: allude a una now w
35 in cima dei minareti?: \a mezzaluna donuna iebra0° schee islamiche. . „...culrnani ce
36 /esta del bairam?: il 'piccolo' Bairam, che i rnu ^ ^ese con la \una nuova del mese di Shewal, a conclusio
madhan.
31 ciance: cVnacchiere vane (tosc).
tali *°
H.DIALOGO
tanta notizia, qua 'al quale odo ch
Storno al quaiC Tu &int Veramente piu che
,a^datocearele; dl fMa da ora innanzi eis
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ni lasciarla cadere?-
qualunque altro effetto,ionc le tu similmente, per quello dimoltieffetti che fai qui;che giori de' miei, quanto tu mi vi Terra. Di cotesti effetti ve non che di tanto in tanto io Ii me la tua;40 come ancora, che notti, che in parte lo veggo al dimenticava una cosa che in vorrei sapere se veramente, i sto,42 tutto quello che ciascun a dire la gioventü, la bellezza, Che S1 mettono nei buoni stu<
}oVedl 811 astr°nomi dove lunare a,Ctenerogn°la, che si vede 1 temP° della luna nuova
4SSö/^-^:lalezione
^dal^temaIffettodel,,att^ «y-tua™ ,Una-sole. ^Ai75*in ünCreffe«o delle ecnss
^A,nosto: i ?if 3>> (Besonn, p 43
Ü1 « Pre(n°r/«ido J ' tCmP° o di Fo CcuPa la t r'°'° xxxiv, 7 Jerra sono gioven
razu :cliss
)s^,ti spartiper
ontoccodeltuo ca-' Comestai 1 Pare della festa
^uiti cosi, non ho iilenzio mio soli-37 e non trovi al-oltarti a me, che ti facci fabbrica-irtisi intorno,che i.Tu non sai par-:ose simili, delle
, Rhetor, graec. ^ \cophron.AW
si dice in Pr°'
8. DI ALOGO DELLA TERRA E DELLA LUNA
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auali ho tanta notizia, quanta di quel sole grande grange intorno al quale odo che giri il nostro sole.38
'Terra. Veramente piu che io propongo, nel favellarti, di astenermi da toccare le cose proprie, meno mi vien fatto. Ma da ora innanzi ci avro piu cura. Dimmi: sei tu che ti pigli spasso a tirarmi l'acqua del mare in alto, e poi lasciarla cadere?39
Luna. Puo essere. Ma posto che io ti faccia cotesto o qualunque altro effetto, io non mi avveggo di fartelo: come tu similmente, per quello che io penso, non ti accorgi di molti effetti che fai qui; che debbono essere tanto mag-giori de' miei, quanto tu mi vinci di grandezza e di forza.
Terra. Di cotesti effetti veramente io non so altro se non che di tanto in tanto io levo a te la luce del sole, e a me la tua;40 come ancora, che io ti fo gran lume nelle tue notti,che in parte lo veggo alcune volte (15).41 Ma io mi dimenticava una cosa che importa piu d'ogni altra. Io vorrei sapere se veramente, secondo che scrive l'Ario-, sto,42 tutto quello che ciascun uomo va perdendo; come a dire la gioventu, la bellezza, la sanita, le fatiche e spese che si mettono nei buoni studi per essere onorati dagh
(15) Vedi gli astronomi dove parlano di quella luce delta opaca o cenerognola, che si vede nella parte oscura del disco tonare al tempo della luna nuova.
„ * intorno al quale... sole: la lezione si attesta in F. Per il concetto vd.
topemico
me!tirAarmil'"cqua... cadere:descrive,come se fosse un gjoco.ilteno-£eno delle maree, effetto dell'attrazione gravitazionale esercitata dal sistema luna-sole.
4, ?j°;:tm- Per effetto delle eclissi <tt° *u montagne istrett^' Senno d'Orlando giunge «in un vallon ira ^ nostr0 difetto'/ °Ve mirabilmente era ridutto / cio che si pe quiediFarfa
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ur^aiqüall v»cinadue.
'Sto come ho una Stellan-
«. DIALOGO DELLA TERRA EnP
E DELLA LUNA 205
Terra. Ora io non voglio essere causa di. mia gente, e di rompere loro il sonnn I Spayentare la bene che abbiano.59 Perö ci rinarW. 6 11 magSior Addio dunque; buon giorno ^ m aItr° temP°"
Lwnfl. Addio; buona notte.
oggi massi-ivvenire mol-
ito che potni
best***6!'
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59 sonno... abbiano: Poi<*6fSo). togo di Malambruno e di tarja