• MlolEbookReader Modifica > ) 100% fill Q ABC esteso Mar 13:38 Q. © ;s • O • MlolEbookReader - Cronache terrestri O ■ Q P OS HP Q L'Everest Giugno 1953 C'e da essere contenti che sia stato conquistato l'Everest? Ě il 29 maggio 1953 vera-mente un giorno lieto per l'umanita? Dobbiamo esserne orgogliosi? Ma certo. Occorre chiederlo? rispondono le persone di buon senso. Non ě solo l'avvenimento piu importante che la storia dell'alpinismo abbia mai registrato e che non avrá l'uguale in avvenire. Ma, anche per chi non si interessa di alpinismo, ě un fatto storico, un giorno di gloria che i posteri ricorderanno nei secoli, una data destinata a figurare d'ora in avanti in ogni enciclopedia, pur se piccola e sommaria, che la maestra a scuola fara imparare a memoria dai bambini: paragonabile alia conquista del Polo Nord, al primo volo, alio scoppio dell'atomica. Una tappa, un grande traguardo, un punto di arrivo, un confine estremo per arrivare al quale c'e voluta una serie interminabile di progetti, tentativi, studi, ardimenti, eroismi, tragedie, sforzi quasi sovrumani. E adesso ě fatta, finalmente! Due uomini in piedi su un pinnacolo di ghiaccio alto 8888 metri, e al di sopra non c'e nulla, nessuno mai ě stato e sará mai piu alto. Perché quella ě la cima del mondo, il massimo anelito della crosta terrestre, la rugo-sitá piu accentuata di quante ricoprono questa vecchia mela awizzita su cui vivia-mo, sospesa negli spazi siderali. E nello stesso tempo - senza che ci sia retorica - ě la Vetta, il Culmine Supremo, il simbolo stesso dell'Ideale e dell'Ascesa. Non valeva la pena di sostenere tante fatiche, tante spese, tanti sacrifici? Si, anche se il costo fosse stato cento volte peggio, era nostro dovere sopportarlo. Per esempio, a voi chiediamo: qualora la sortě vi avesse dato le energie e ropporrunita di accompagnare il colonnello Hunt, non sareste partiti anche voi? Certo. Chi si sa-rebbe rifiutato a una tentazione simile? Bisognava essere dei vermi, dei bruchi, dei pidocchi per non sentirsi affascinati dall'impresa. In fin dei conti era l'ultima for-tezza della Natura vergine rimasta inviolata. Oceani, deserti, giungle, ghiacciai po-lari, tutto esplorato ormai. Restava solo la cuspide, la somma cupola, il campanile di questa piccola borgata litigiosa che noi chiamiamo Terra. Lassu nessuno c'era stato. E riuscite a immaginarlo cio che avvenne nel cuore dei due uomini nell'atto che toccarono la cima e volgendo gli occhi in su non videro piu ghiacciai o creste, o rupi o muraglioni incombenti, ma c'era il nulla, il cielo vuoto, le voragini blu dell'universo? Girando i due lo sguardo intorno, per quanta lontano lo spingessero, anche di la degli ultimi orizzonti, tutto era piu basso e piu meschino. Riuscite allora a immagi-narla la spaventosa e pura felicita che essi provarono? Come un fiume immenso di gioia che si rovesciava a fiotti nell'animo; senza pensieri miseri, ne rimorsi, ne vani-ta, ne scorie. Anche se boccheggiavano, anche se si sentivano mancare, anche se stentavano a tenersi in piedi. Altro che Napoleone alle Piramidi. Disposti ormai anche a morire senza rimpianti. Smarriti in una beatitudine suprema. Gloria dunque al neozelandese Hillary, al nepalese Tensing, al colonnello Hunt, capo della spedizione, a tutti i loro compagni. Noi li invidiamo. Le loro facce oneste e giusto che compaiano sui giornali di tutti i paesi, in prima pagina, spodestando divi, dive, campioni e uomini politici. Qualsiasi onore sarebbe bene speso. Ma ora qui noi, lontani, esiliati nella polvere e nei rumori infetti della citta, sul piatto fondo di una banalissima pianura, ripetiamo la domanda: c'e proprio da essere contenti? Non era forse meglio se l'Everest fosse rimasto intatto? Guardatela la superba montagna, la solenne cattedrale che fino al 29 maggio po-teva essere creduta un miraggio, una parvenza, un mito. Non e forse piu piccola di • MIolEbookReader Modifica > ) 100% (g§> □ ABC esteso Mar 13:38 Q. O • O • MIolEbookReader - Cronache terrestri o Q p 05 ieri? Non e in certo senso meno bella? E quell'infinitesima traccia che i quattro ram- era rifugiata la poesia, coi sogni, le speranze, le illusioni, le bellissime cose inutili poni e le piccozze hanno lasciato sulle cornici della suprema cresta, quelle peste di tuttavia cosi indispensabili alla vita. A partire dal 29 maggio scorso, la poesia se ne formiche sulla testa vitrea del gigante, non sono in fondo malinconiche a vedersi? e andata anche di lä. Dove potremo ritrovarla? Era l'ultima occasione della nostra fantasia, la superstite rocca dell'ignoto, il resi-duo frammento d'impossibile che la Terra conservava. Benche fotografato da ogni parte, misurato metro a metro con gli strumenti topografici, registrato meticolosa-mente sulle carte, l'Everest era di un'immensitä senza confini, proprio perche non conquistato. Oggi l'incanto e rotto, oggi siamo sicuri che la cima favolosa e fatta come tante altre, che non vi abitano gli dei della montagna. Oggi l'Everest entra, pur se al primo posto, nel repertorio delle cime note, con nomi e cognomi di alpini-sti, descrizioni deH'itinerario eccetera. E insomma cominciata la sua storia, ma e finita per sempre la leggenda. E adesso? Che resta piü da fare? La Terra non sembra diventata aH'improvviso piü angusta e squallida? Nell'antichissimo castello, in cima alla piü superba torre, esisteva ancora una stanzetta dove nessuno era mai stato. La porta finalmente e stata aperta. L'uomo e entrato e ha visto. E di misteri non ne restano piü. Ci rimane la Luna - qualcuno dice - rimangono i pianeti, gli spazi siderali. Qui non c'e limite per la sete di ignoto e di awenture. Esaurita la Terra, esploreremo l'Universo. Ma quando? Benche fare profezie non sia prudente, ho l'impressione che ci sarä parecchio da aspettare. Ne noi, ne probabilmente i nostri figli faranno in tempo a partire in razzo per la Luna. Decenni, forse secoli saranno necessari, am-messo pure che il viaggio sia possibile. E intanto noi restiamo prigionieri sulla superficie del pianeta che gira eterna-mente, globo che ieri sembrava sterminato, oggi si e fatto piccolo, proprio una palla di cui conosciamo ormai tutti i segreti, frugata e percorsa in ogni senso. Ne rimane- va vergine solo un pezzettino, una gobbetta, un minuscolo bitorzolo di neve. Ivi si —— • MlolEbookReader Modifica > ) 100% fill Q ABC esteso Mar 13:39 Q. O ;s • O • MlolEbookReader - Cronache terrestri O ■ Q P OS HP Q L'eterno slancio 22 dicembre 1968 Agli uomini stanchi o disillusi i quali dicono: A che cosa serve? Forse che, arrivati sulla Luna, noi saremo piu felici? A quelli che domandano: Non ě assurdo spendere tanti sforzi e miliardi per un'impresa che non darä alcun pratico frutto, mentre piü di mezza umanitä soffre la fame? Alle persone viziate da un secolo esageratamente movimentato e fantasioso, le quali danno una indifferente occhiata ai titoli sul razzo in prima pagina e poi subito passano al listino di borsa, alle cronache sportive, al delitto e ai necrologi. Ai ragazzi che contestano la Luna perché a farci andare sulla Luna ě il sistema ch'essi vogliono distruggere. Ai similari ragazzi che contestano questo genere di gloria perché il coraggio de-gli argonauti, degli esploratori e dei pionieri ě un coraggio squisitamente borghese. Ai vecchi anche, che in fondo preferirebbero non succedesse nulla, amareggiati come sono di poter vedere solamente socchiudersi la favolosa porta dei cieli, ma non dei cieli la conquista perché non faranno in tempo. Ecco, piů forte di tutti voi, che sta accadendo da ieri. Ogni eventuale recrimina-zione suona puerile e vana. Tutto viene dalla eterna spinta irreversibile che, per il bene o per il male, volenti o nolenti, ci costringe a voler vedere sempře di piü, conoscere sempře di piü, domi-nare la natura sempře di piü. Ě l'impeto della vita nella sua forma piü alta e intre- pida, che si oppone alla livellatrice dissoluzione dell'entropia. E il grande respiro deU'uomo. Ed era fatale che, presto o tardi, l'uomo intraprendesse il «folle volo». La Terra completamente esplorata, perlustrati tutti i ghiacci, salite tutte le vette, la casa era diventata carcere, un giorno o l'altro inevitabile il tentativo di evasione. Se non era l'attuale sistema a sfidare la Luna, sarebbe stato il sistema di domani, anche se to-talmente antitetico. Se Lovell, Anders e Borman non ci riuscissero, altri rinnoveran-no la prova fra tre mesi o tre anni. E se per pura ipotesi 1'America abbandonasse, sarä la Russia, o l'Inghilterra, o la Cina, o la Francia, o Israele, o chissä, in un doma-nissimo, perfino l'Italia. Ora che sappiamo come la leggendaria frontiera si possa oltrepassare, sia pure a costo di orrende spese, studi e rischi, la rinuncia sarebbe contro la stessa nostra natura. La strada per cui si e incamminato l'uomo nel tempo dei tempi e appena cominciata, fermarsi o tornare indietro e impossibile. Solo che oggi si tratta della piü gigantesca, orgogliosa e temeraria avventura mai osata dal genere umano. Arduo trovare le parole all'altezza deH'avvenimento, anche le parole piü ben studiate ed eloquenti risultano miseramente meschine. II so-vrano dei regno animale si e staccato dal suo antico dominio e sta per realizzare la pura favola. Le gesta di Teseo, di Ulisse, dei Vichinghi, di Cristoforo Colombo e dei massimi eroi della conoscenza quasi appaiono, al paragone, i balbettii di chi appena sta cominciando a parlare. E la forza d'animo di quei tre si impone all'ammira-zione, anzi all'attonito sgomento, pure della persona piü disincantata, scettica o negatrice. Sono partiti per una missione di difficoltä suprema e di terrificante pericolo, gra-zie allo smisurato sforzo e al genio concentrici di un esercito di scienziati, tecnici e operai al vertice della massima perfezione consentita. Quando torneranno vittorio-si non porteranno velli d'oro, ne pietre preziose, ne investiture di regni conquistati. • MlolEbookReader Modifica > ) 100% fill Q ABC esteso Mar 13:39 Q. O ;s • O • MlolEbookReader - Cronache terrestri O ■ Q p OS Ed ě vero che la Terra ě afflitta dalla fame. Ma non ě vero che I'operazione Apollo 8 sia egoistica e sterile perché centinaia di migliaia di persone ne traggono lavoro, pane e soddisfazioni morali. Né alcuno pub negare che la gara spaziale si sta rive-lando un potente antidoto contro l'altra, funesta competizione, quella si da maledi-re e da sconfiggere: la gara degli armamenti. L'umanita, si obbietta, non sará per questo piú felice. Ě probabile. Eppure, non ě consolante e bellissimo che l'anno piú bisestile della storia, come qualcuno l'ha de-finito, il quale ha visto scatenarsi anche in Europa le tenebrose forze dell'incivilta, si chiuda con un evento di pace, di progresso fiabesco e di incontestabile gloria, con un balenare di nuove sconfinate speranze, magari ingenue e confuse, luce trionfale di tramonto dopo una giornata di paure e di palpiti? Certo, con il lancio dell'astronave alia Luna - pur nella dannata ipotesi di insuc-cesso - un'era storica ě finita per sempře. Diamo l'addio al pastore errante nell'A-sia, a un venerando, e a molti di noi sempře caro, mondo poetico. Una ventina di giorni fa - I'operazione Apollo era ormai stata annunciata - non giá dalla caligino-sa Milano, ma da un posto di montagna, guardavo la Luna nel suo piú grande splendore, e mi chiedevo: Ti rivedremo mai piú cosi lontana, irraggiungibile, miste-riosa? Fra un mese, se gli astronauti ti avranno raggiunta, potrai trasformare anco-ra le nostre povere cose in un sogno, ci darai ancora quell'indicibile incanto, quei sovrumani pensieri, quell'arcano struggimento? Ho paura di no. In questi giorni sta crescendo. Domani sera sará un esile semicerchio, dopodo-mani una falce d'argento. Lovell, Anders e Borman non avranno ancora rotto Fin-canto. Guardiamola per l'ultima volta. É MlolEbookReader Modifica > ) 100% pli Q Abc - esteso Mar 13:39 Q. O • O • MlolEbookReader - Cronache terrestri O ■ P 05 Apollo 14: soli soletti 1 febbraio 1971 Ieri, domenica, al capitano ďindustria, ehe naturalmente lavóra anche di domenica («Ě ľunico giorno» dice con un saputo sorriso «che riesco a combinare qualche cosa»), il segretario alle ore 20 ha detto: «Io andrei, ingegnere. Guardi ehe di lä nella sala del consiglio le ho preparato la tivú. Alle nove e un quarto c'e la partenza per la Luna. Se mai.» «La Luna? La Luna?» ľindustriale era un po' soprapensiero. «No, no, caro So-mazzi. Ho da rivedere tutta la situazione delia Eximpa.» A donna Felicia La Platta, ľamica Nietta Sorenkampf: «Ma tu la vedrai, no, la Luna, stasera dopopranzo?». «No, no» ha risposto Felicia «lo sai ehe alla domenica ci tengo al mio bridgino.» A Tullio Galimberti, montatore specializzato, la moglie: «Senti, gioia, vuoi ehe mettiamo su la Luna oppure il film del secondo programma ehe ci ha la Raquel Velc?». «La Luna? Cosa la Luna?» «Be', lo sai ehe stasera quelli lä in America ripar-tono per la Luna.» «No, no, per caritä, attacca la Raquel.» A lei, ragazzina, lui ragazzotto, nell'angolo del bar periferico: «Tesoro, sono le nove e un quarto, vuoi che andiamo di lä a vedere il lancio per la Luna?». «Uffa! Sempře con questa Luna. Si sta cosi bene qui. Su, piuttosto, dammi un bacetto.» A Massimo Pelandri, barbone di viale Zara (Miláno) detto «Congiuntura», il col-lega Giulio Mecca soprannominato «Porquemada» per le sue manie religiose: «Lo sai che stasera gli americani vanno sulla Luna?». «Ancambl Hin minga stüff?» Cosicché, relativamente a due anni fa, i tre astronauti se ne sono partiti soli soletti. Mezzo milione di astanti a Capo Kennedy, dicono. Mezzo milione fa semplice-mente ridere, una cosa addiritrura vergognosa se si pensa alľampiezza statuniten-se, se si pensa che ieri era domenica, il week end, la scampagnata e tutto il resto. Mezzo milione vuol dire un «forno» catastrofico. Soli soletti - perché camuffare la realtä? - pochi pochissimi ormai preoceupan-dosi delia Luna. E anche i batticuori per 1'Apollo 13, quando sembrava che tutto fosse andato a carte quarantotto, chi li ricorda piú? Nelľintermezzo ci sono state, e sono, taňte di quelle grane nostre, chi pensa alla situazione politica, chi alia propria, chi alľaumento, chi alľinflazione, chi al Milan, chi al Mec, chi a Reggio Calabria, chi al divorzio, chi alle spese ďospedale per la norma che stavolta proprio mica ci vedo chiaro, chi alle continue balle d'Alemagna che ci propinano giornalmente, chi alla ragazzetta d'amore, chi al trueco immobi-liare, chi alle scarpe nuove, chi alla moglie rischiosa, chi alle ricerche di archivio, chi alla speranza di assunzione, chi alio scatto di camera, chi alla colazione di lavo-ro, chi al rischiatutto, chi all'argine precario, chi al congresso socialista, chi alio slalom speciale. Ma chi alla Luna? Tutto questo probabilmente ě malinconico e meschino, perö ě comprensibile, umano, e perfino abbastanza giusto. Sono andati in eima all'Everest, al K 2 - pensa molta gente, anche se poi non lo dice - gli abbiamo decretato gloria immortale, gloria con tutta I'anima nostra, ma adesso che bisogno c'e di tornare in eima ancora una volta? La gente, si sa, non commisura adeguatamente le necessitä vitali dell'avvenire delia scienza e del progresso, capisce, ammira e si commuove per la grande avven- piů informazioni • MlolEbookReader Modifica > ) 100% (Čij' Q ABC esteso Mar 13:39 Q. O ;s • O • MlolEbookReader - Cronache terrestri O ■ Q p 05 tura lunare, ci avrebbe anche rimesso qualcosa di tasca sua. Ma una volta. Anche una seconda, passi. Una terza un po' meno (con tutti i relativi palpiti, poi). Ma una quarta, perché? Per un sacco o due di altri sassi che ormai si sa benissi-mo che cosa sono, sassi grigi e complessivamente cretini? Cosi pensa la gente la quale non si puó rendere conto, compreso il sottoscritto, delle imprescindibili necessitá scientifiche e del progresso e cosi via. E non dispone piú di poesia, l'ha quasi tutta consumata. Sono andato per 1'occasione in uno dei migliori negozi di retorica - ovviamente non posso fare nomi - specializzato per di piú in articoli spaziali. La padrona mi ha aperto un grande armadio, pieno zeppo di iperboli e incensi e fanfáre, appunto di genere astronautico e interplanetario. Ne ě uscito un odore di muffa, polvere e naf-talina. «Che cosa vuole, signore?» mi ha detto. «La měrce ě ottima, eppure non fun-ziona piú. Nel luglio 1969, il boom. Adesso, ablativo assoluto.» Neanche io ho comperato. Era roba andata a male, puzzava. Ma cosi mi trovo anch'io sguarnito di aggettivi, di pennacchi, di trionfi, di alleluia, di gloria, di entusiasmo. Io come tantissimi altri. E cosi Shepard, Roosa, Mitchell (nomi poco mnemonici, come di tutti gli astronauti eccetto Gagarin, avete notáto?, come se 1'uomo individuale personále singolo non contasse ormai piú, ma solamente il gruppo, Yéquipe, il team, 1'idea) Shepard, Roosa, Mitchell se ne vanno per il cosmo soli soletti; ancorché bravi, meravigliosi. Perché, come tutti sanno, 1'eroismo a suono di trombe ed applausi ě cosa facile. Mentre ě duro rischiare la vita quando pochi o nessuno ci guardano. Duro, ed estremamente elegante, rischiare la vita per una cosa che, almeno per il momento, non puó dare il minimo beneficio a nessuno. E consiste unicamente nella pura, be-nedetta, umana follia. piú informazioni É MlolEbookReader Modifica > ) 100% fili Q ABC esteso Mar 13:39 Q. O ;s • O • MlolEbookReader - Cronache terrestri O ■ Q p 05 1/ /zfero II bombardamento di Napoli e la tragédia del Vajont, ľannegamen-to di quarantasette bambini ad Albenga e la conquista dell'Evere-st, le intuizioni del sensitivo Rol e la costruzione delia metropoli-tana scavata nelle tenebrose viscere di Miláno... Pubblicato nel 1972, pochi mesi dopo la morte di Buzzati, Cronache terrestri comprende i suoi piú significativi interventi sul «Corriere delia Sera»: una lunga serie di note, corrispondenze, interviste, reportage, critiche, elzeviri e raccontini scritti durante tutto ľarco di una lunga camera giornalisti-ca nel corso delia quale Buzzati era riuscito a fondere pratica pubblici-stica e creativitä inventiva. Una successione tematica di brevi testi, nei quali realtä e fantasia, commento dei fatti di cronaca e poetici interventi su storie magiche e misteriose darmo vita a un incontro eccezio-nale tra giornalismo e letteratura. É MlolEbookReader Modifica > ) 100% fili Q ABC esteso Mar 13:39 Q. O • O • MlolEbookReader - Cronache terrestri O ■ Q p 05 Dino Buzzati CRONACHE TERRESTRI A cura di Domenico Porzio Introduzione di Claudio Toscani HONDADORI