MODULO TEMATICOINTERDISCI PLI NARE Lo specchio delia luna □I La luna, cosi vicina, I cosi lontana Qual ne' pleniluni sereni Trivia ride tra le ninfe etterne che dipingon lo cielo per tutti i seni... (Dante, Par. XXIII, 25-27) nlrivia, Diana, dal triplice volto, chiama Dante la lluna in un'immagine di paradisiaco splendore. Anche per gli antichi greci la luna era la dea del-le tre facce: Artemide, la vergine fanciulla, fake di luna crescente; Selene, la luna piena; Ecate, dea degli Inferi, la luna calante che scompare nell'Oceano. Le fasi lunari, che il mito collega alia nascita, alia morte e alia resurrezione, hanno rivelato alľuomo il suo modo di essere nel cosmo e le sue possibilitä di soprawivenza e di rinascita. Grazie al simbolismo lunare - scrive Mircea Eliade nel suo Trat-tato di storia delle religioni — si ě potuto stabilire un rap-porto tra alcuni fenoméni eterogenei quali la nascita, il divenire, la morte, la resurrezione; le acque, le piante, la donna, la feconditä, ľimmortalitä, le tenebre cosmiche, la vita prenatale e la vita delľaldilä. Insomma la maggior parte delle idee di ciclo, di dualismo, di polarita, di con-flitto, ma anche di armonia e di conciliazione dei contra-ri sono state scoperte e derivano dal simbolismo lunare. Perciô da tempo immemorabile nelle credenze popolari e religiose, nei miti e nella poesia di tutti i popoli, la luna e figura molteplice, una presenza ambigua e misteriosa. Quando Galileo, nel Seicento, scopre la superficie inegua-le delia Luna, svelando ciô che la scienza classica aveva ri-mosso, segna una svolta epocale nelľimmaginario del cielo. Ma la Luna non perde, anzi aumenta la sua carica di se-duzione e di mistero. Galileo stesso descrive con precisio-ne scientifica e intensa emozione estetica il nuovo paesag-gio lunare. Dopo Galileo la Luna non poträ piú essere rap-presentata come liscia e limpida sfera cristallina, ma ap-parirä realisticamente offuscata da macchie e imperfezio-ni. Da primo gradino delľincorruttibile regno dei cieli, di-venta un regno imperfetto simile alia Terra, destinato a sca-tenare negli uomini fantasie di esplorazione e di conqui-sta (cfr. SI, p. 2). Se ľidentitä Terra-Luna apriva la strada alia teória delia pluralita dei mondi, si dovevano quindi supporre altre possibilitä di vita oltre il nostra pianeta. Galileo, tuttavia, dopo avere awicinato la Luna alia Terra, sot-tolineandone le analogie positive, nel Dialogo sopra i due massimi sistemi distanzia di nuovo ciô che aveva accosta-to: sulla Luna mancano tracce di vita e, se ci fosse vita, sa-rebbe una vita del tutto diversa da quella della Terra. La dialettica vicinanza/lontananza, che caratterizza da sempre la partecipazione delľuomo alia vicenda lunare, come mostra Calvino in un racconto delle Cosmicomi-che (cfr. Tl, p. 3), si ripresenta anche sul piano delle teorie astronomiche. Nel Seicento prevale la visione assimi-lante dei due corpi celesti. La Terra non ě che la luna del-la Luna per lo scrittore libertino Cyrano de Bergerac, con-vinto che su questa esistano forme di vita simili a quelle terrestri. Una svolta si profila, alia fine del Settecento, con la scoperta della mancanza sul nostro satellite di un atmosféra apprezzabile. Ciô riporta alľidea della Luna come "altra" rispetto alia Terra, che trova definitiva confer-ma solo alia fine dell'Ottocento, quando il perfeziona-mento delle tecniche fotografiche mostrerä ľinvivibilitä Donato Creti (1671-1749), Uosservazione della luna. Roma, Pinacoteca Vaticana. Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogo [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE M4 otiUrtt Lo specchio delia luna La luna, cosi vicina, cosi lontana delia superficie lunare. La tentazione di cercare nella Luna il nostra pianeta resta tuttavia forte se, nel Dialogo tra la Terra e la Luna, Giacomo Leopardi ironizza sulle ar- ronganti congetture dei terrestri pronti a ridurre l'uni-verso a misura umana («di che colore sono cotesti uo-mini?» chiede la Terra alia Luna). La luna, un altro mondo Per Dante la luna e I'aldila, il paradiso, un mondo sacro, proi-bito e inaccessibile all'uomo, se non dopo la morte. Nell'O lando furioso, la Luna e invece meta del viaggio fantastico di Astolfo alia ricerca del senno di Orlando. Questi tuttavia la raggiunge con un mezzo magico, I'ippogrifo, e per volere di san Giovanni. La Luna ariostesca, da lontano liscia e splen-dente, come esigeva il cosmo aristotelico, rivela tuttavia da vicino una sorprendente somiglianza con il nostra pianeta: ha citta, pianure, monti e vaMi, in scala gigantesca. E un mondo complementare alia Terra, che contiene il senno perduto dagli uomini, ma anche le loro illusioni e i loro vani sogni. Di-spensatrice di saggezza e di follia, la Luna apparira nel Sei-Settecento un altrove utopico: luminoso esempio di civilta progredite, specchio critico di tutti i mali della terra. Ne ě te-stimone Ualtro mondo, viaggio sulla luna (1657), in cui I'au-tore, Cyrano de Bergerac, si abbandona ai sogni di liberta piü temerari, mettendo in discussione I'intero sistema di vita praticato dagli uomini. Esaurita, con i viaggi di esplora-zione, la portata alternativa dell'altrove terrestre, la Luna, paese sconosciuto, diventa, nel Settecento, una meta sosti-tutiva al "mondo nuovo". «Volere la luna» diverrä sinonimo di volere I'impossibile. E un deserto, enigmatico paesaggio lunare, bersagliato da meteoriti, sarä lo sfondo dello spazio impossibile disegnato da Escher in Un altro mondo, un mondo irreale e assurdo che solo I'artista pub togliersi il gusto di abitare. Maurits Cornells Escher, Un altro mondo. A prima vista non ci accorgiamo che I'immagine rappresenta un mondo impossibile, dove non vale la legge di gravita e dove gli ogget-ti possono arrivare a qualsiasi al-tezza. Solo se la osserviamo piu at-tentamente scopriamo che una simile struttura non pud esistere nel nostro mondo. Sullo sfondo di un fantastico paesaggio lunare, I'artista mostra, entro un unico spazio, la stessa figura di volatile e la stes-sa struttura architettonica, viste dall'alto, dal basso, di lato. Ogni piano, invece di una, ha tre funzio-ni: e parete, pavimento e soffitto. Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogů [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE M4 otiUrtt Lo specchio delia luna La luna, cosi vicina, cosi lontana © Italo Calvino La distanza della Luna [Le cosmicomiche] La distanza della Luna é ilprimo di dodici racconti pubblicati da Calvino nel 1965 con il titolo Le co-smicomiche. Vecchio quanto Vuniverso ma anche nostro contemporaneo, Qfwfq parla dei tempi in cui la Luna era ancora vicinissima alla Terra ed erapossibile raggiungerla con una scala. Ma un gior-no Qfwfq, rotolato tra lefredde scaglie del suolo lunare, nella speranza di una luna di miele con la signora Vhd Vhd, vede la Terra improvvisamente allontanarsi. da I. Calvino, Le cosmicomiche, Einaucli,Torino 1965 Alzai gli occhi come facevo ogni volta che toccavo la crosta della Luna, sicuro di ritrovare sopra di me il natio mare come uno sterminato soffitto, e lo vidi, si lo vidi anche stavolta, ma quanto piii alto, e quanto esiguamente limitato dai suoi contorni di coste e scogli e promontori, e quanto pic-cole v'apparivano le barche, ed irriconoscibili i volti dei compagni e fiochi i loro gridi! Un suono 5 mi raggiunse da poco distante: la signora Vhd Vhd1 aveva ritrovato la sua arpa, e la carezzava ac-cennando un accordo mesto come un pianto. Cominciö un lungo mese. La Luna girava lenta intorno alla Terra. Sul globo sospeso vedeva-mo non piii la nostra riva familiäre ma il trascorrere di oceani profondi come abissi, e deserti di lapilli incandescenti, e continenti di ghiaccio, e foreste guizzanti di rettili, e le mura di roccia del-10 le catene montane tagliate dalla lama dei fiumi precipitosi, e cittä palustri, e necropoli di tufo, e im-peri di argilla e fango. La lontananza spalmava su ogni cosa un medesimo colore: le prospettive estranee rendevano estranea ogni immagine; torme d'elefanti e sciami di locuste percorrevano le pianure cosi ugualmente vasti e densi e fitti da non fare differenza. Avrei dovuto essere felice: come nei miei sogni ero solo con lei, l'intimitä con la Luna tante vol-15 te invidiata a mio cugino2 e quella della signora Vhd Vhd erano adesso mio esclusivo appannag-gio, un mese di giorni e notti lunari si stendeva ininterrotto davanti a noi, la crosta del satellite ci nutriva col suo latte dal sapore acidulo e familiäre,3 il nostro sguardo si levava lassii al mondo do-v'eravamo nati, finalmente percorso in tutta la sua multiforme estensione, esplorato in paesaggi mai visti da nessun terrestre, oppure contemplava le stelle di la della Luna, grosse come frutta di 20 luce maturata sui ricurvi rami del cielo, e tutto era al di la delle speranze piii luminose, e invece e invece e invece era l'esilio. Non pensavo che alla Terra. Era la Terra a far si che ciascuno fosse proprio quel qualcuno e non altri; quassii, strappati alla Terra, era come se io non fossi piii quelPio, ne lei per me quella lei. Ero ansioso di tornare sulla Terra, e trepidavo nel timore d'averla perduta. Il compimento del mio so-25 gno d'amore era durato solo quelPistante in cui c'eravamo congiunti roteando tra Terra e Luna; privato del suo terreno terrestre, il mio innamoramento ora non conosceva che la nostalgia stra-ziante di ciö che ci mancava; un dove, un intorno, un prima, un poi. Questo era ciö che io provavo. Ma lei? Chiedendomelo, ero diviso nei miei timori. Perche se anche lei non pensava che alla Terra, poteva essere un buon segno, d'un'intesa con me finalmente 30 raggiunta, ma poteva anche essere segno che tutto era stato inutile, che era ancora solo al sordo4 che miravano i suoi desideri. Invece, nulla. Non levava mai lo sguardo al vecchio pianeta, se ne an-dava pallida fra quelle lande, borbottando nenie e carezzando l'arpa, come immedesimata nella sua prowisoria (io credevo) condizione lunare. Era segno che avevo vinto sul mio rivale? No; ave-vo perso; una sconfitta disperata. Perche ella aveva ben compreso che l'amore di mio cugino era 35 solo per la Luna, e tutto quel che lei voleva ormai era diventare Luna, assimilarsi alPoggetto di quel-l'amore extraumano. 1 la signora Vhd Vhd: la moglie del capltano dl cul II protagonista ě innamorato e con la quale egli cade sulla Luna. 2 mio cugino: era particolarmente abile nel salire sulla Luna e nello scendere sulla Terra. 3 familiäre: il latte lunare era periodicamente raccolto e portato sulla Terra. ♦ sordo: il sordo ě il cugino del protagonista ehe la signora Vhd Vhd ama. Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogů [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE M4 Lo specchio della luna 1 La luna, cosi vicina, cosi lontana Italo Calvino - La distanza della Lun Compiuto ch'ebbe la Luna il suo giro del pianeta, ecco che ci ritrovammo di nuovo sopra gli Scogli di Zinco. Fu con sbigottimento che Ii riconobbi: neanche nelle mie piü nere previsioni m'ero aspettato di vederli cosi rimpiccioliti dalla distanza. In quella pozzanghera di mare i compagni era- 40 no tornati a navigare senza piü le scale a pioli ormai inutili; ma dalle barche s'alzö come una sel-va di lunghe lance; ognuno d'essi ne brandiva una, guernita in cima di un arpione o raffio, forse nella speranza di raschiare ancora un po' delPultima ricotta lunare e magari porgere a noi meschini quassü un qualche aiuto. Ma subito fu chiaro come non ci fosse lunghezza di pertica bastante a raggiungere la Luna; e ricaddero, ridicolmente corte, awilite, a galleggiare sul mare; e qualche bar- 45 ca in quel trambusto ne fu sbilanciata e capovolta. Ma proprio allora da un altra imbarcazione co-minciö a levarsene una piü lunga, trascinata fin Ii sul pelo delPacqua: doveva essere di bambü, di molte e molte canne di bambü inastate una sull'altra, e per alzarla bisognava andar piano perche - sottile com'era - le oscillazioni non la spezzassero, e manovrarla con grande forza e perizia, perche il peso tutto verticale non facesse tracollare la barchetta. 50 Ed ecco: era chiaro che la punta di quell'asta avrebbe toccato la Luna, e la vedemmo sfiorare e premere il suolo squamoso,5 appoggiarvisi un momento, dare quasi una piccola spinta, anzi una forte spinta che la faceva allontanare di nuovo, e poi tornare a picchiare in quel punto come di rim-balzo, e di nuovo allontanarsi. E allora lo riconobbi, anzi, tutti e due - io e la signora - lo ricono-scemmo, mio cugino, non poteva essere che lui, era lui che faceva il suo ultimo gioco con la Luna, 55 un trucco dei suoi, con la Luna sulla punta della canna come se la tenesse in equilibrio. E ci accor-gemmo che la sua bravura non mirava a nulla, non intendeva raggiungere nessun risultato prati-co, anzi si sarebbe detto che la Stesse spingendo via, la Luna, che ne Stesse assecondando l'allonta-namento, che la volesse accompagnare sulla sua orbita piü distante. E anche questo era da lui: da lui che non sapeva concepire desideri in contrasto con la natura della Luna e il suo corso e il suo 60 destino, e se la Luna ora tendeva ad allontanarsi da lui, ebbene egli godeva di questo allontana-mento come aveva fino allora goduto della sua vicinanza. Cosa doveva fare, di fronte a questo, la signora Vhd Vhd? Solo in quel momento ella moströ fino a che punto il suo innamoramento per il sordo non era stato un frivolo Capriccio ma un voto senza ritorno. Se quel che ora mio cugino amava era la Luna lontana, lei sarebbe rimasta lontana, 65 sulla Luna. Lo intuii vedendo che non faceva un passo verso il bambü, ma solo rivolgeva l'arpa verso la Terra alta in cielo, pizzicando le corde. Dico che la vidi, ma in realtä fu solo con l'angolo delPocchio che captai la sua immagine, perche appena l'asta aveva toccato la crosta lunare io ero saltato ad aggrapparmici, e ora rapido come un serpente m'arrampicavo per i nodi del bambü, sa-livo a scatti delle braccia e delle ginocchia, leggero nello spazio rarefatto, spinto come da una for- 70 za di natura che mi comandava di tornare sulla Terra, dimenticando il motivo che m'aveva porta-to lassü, o forse piü che mai cosciente d'esso e del suo esito sfortunato, e giä la scalata alla pertica ondeggiante era giunta al punto in cui non dovevo fare piü alcuno sforzo ma solo lasciarmi sci-volare a testa avanti attratto dalla Terra, fino a che in questa corsa la canna si ruppe in mille pezzi e io caddi nel mare tra le barche. 75 Era il dolce ritorno, la patria ritrovata, ma il mio pensiero era solo di dolore per lei perduta, e i miei occhi s'appuntavano sulla Luna per sempre irraggiungibile, cercandola. E la vidi. Era lä dove l'avevo lasciata, coricata su una spiaggia proprio sovrastante alle nostre teste, e non diceva nulla. Era del colore della Luna; teneva l'arpa al suo fianco, e muoveva una mano in arpeggi lenti e radi. Si distingueva bene la forma del petto, delle braccia, dei fianchi, cosi come ancora la ricordo, cosi 80 come anche ora che la Luna e diventata quel cerchietto piatto e lontano, sempre con lo sguardo va-do cercando lei appena nel cielo si mostra il primo spicchio, e piü cresce piü m'immagino di ve-derla, lei o qualcosa di lei ma nient'altro che lei, in cento in mille viste diverse, lei che rende Luna la Luna e che ogni plenilunio spinge i cani tutta la notte a ululare e io con loro. 5 squamoso: accidentato, a scaglie. Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogo [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE M4 otiUrtt Lo specchio delia luna La luna, cosi vicina, cosi lontana Italo Calvino ~ La distanza della Lun GUIDAALLA LETTURA La Luna terra d'esilio... Calvino traduce in immagini ľipoteší scientifica di George Howard Darwin (1845-1912), il figlio del famoso naturalista, secondo il quale la Luna era un tempo molto vicina alia Terra. Furono le maree, che la Luna stessa pro-voca nelle acque terrestri, a spingerla a poco a poco lontano. Ma il narratore guarda all'evento primordiale con I'occhio dell'uomo di oggi. Alia libertä, alia leggerezza, all'ansia di infinito che carat-terizzano nella prima parte del racconto il continuo scambio tra la Terra e la Luna, succede il senso doloroso della separazione. II tema del distacco della Luna dalla Terra si intreccia infatti a due motivi: la dolorosa estraneitä dell'uomo nelľuniverso e I'identifi- cazione mitica della donna con la Luna. II mondo delle origini di-venta bruscamente contemporaneo. Qfwfq, prigioniero del suolo lunare, non si acquieta nell'indifferenziata esistenza di una crea-tura primordiale, ne mostra l'entusiasmo dell'esploratore cosmi-co. Persa la bussola della Terra, lontana e irriconoscibile al suo sguardo estraniato, la Luna diventa per lui terra di esilio. Egli non pensa piü alla donna, l'amore svanisce, la bellezza del cosmo e muta. In un mondo che trascende infinitamente l'uomo nello spa-zio e nel tempo, la perdita della Terra e la perdita di un'identitä in-sostituibile: «era come se io non fossi piü quell'io, ne lei per me quella lei». ... e di sogno Ritrovata la patria terrestre, emerge pero il dolore per un'altra perdita. Non ě piü possibile l'unione spensiera-ta e giocosa delle origini, di quando Qfwfq volava insieme ai pešci e agli uccelli tra la Terra e la Luna. Metafora dell'uomo moderno, egli resta comunque diviso da una parte di sé. La donna infatti si identifica con la luce e la sostanza lunare («non levava mai lo sguardo al vecchio pianeta»), seguendo il corso e il desti- no dei suoi desideri, in piena sintonia con i ritmi cosmici. La separazione della Luna dalla Terra ě dunque separazione del protagonista dalla donna a da cib che essa rappresenta (la nátura, ľamore, il sogno). Rapita in una lontananza irraggiungibile, diventa percib oggetto di perenne nostalgia «lei che rende Luna la Luna e che ogni plenilunio spinge i cani tutta la notte a ululare e io con loro». ESERCIZI Analizzare e interpretare Un'ottica estraniata 1 Agli occhi di Qfwfq quale prospettiva assume la Terra vista dalla luna? 2 Perché Qfwfq «avrebbe dovuto essere felice» e invece non 10 ě? A che cosa ě rivolta la sua «nostalgia straziante»? 11 tema della perdita 3 La perdita della Terra quale altra perdita comporta nel protagonista? 4 A che cosa allude invece ľidentificazione lunare della donna? 5 II personaggio del cugino, costruito in modo speculare al protagonista, quale significato assume nella struttura del testo? II «dolce ritorno» 6 La patria ritrovata non assicura una vita felice a Qfwfq; il suo «pensiero era solo di dolore». Spiegane la ragione e chiarisci il significato simbolico che assume la luna. Approfondire 7 Quali motivi del testo (i temi della separazione, del distacco, della perdita, dell'irraggiungibilita dei desideri) ti sembrano avere implicazioni particolarmente attuali? 5 Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogů [G.B. Palumbo Editore] □I Cara, tacita, silenziosa luna In nessun secolo come nell'Ottocento i poeti lhanno amato tanto la luna. Le ragioni sono pro-I fonde e si legano alia fortuna che nella cultura romantica ha il tema notturno, a sua volta connesso alia poetica del vago, delľindefinito, delľinfinito. Vero e proprio occhio delia motte - come la definivano gli antichi -la luna sfuma i contorni del reale e, immergendo le cose in una luce fantastica, consente ľeffusione delľinteriori-tä, awicina alia dimensione del sogno e del mistero. D'al-tra parte, ě il senso di estraneitä e di distacco dalla societa borghese, sempre piii dominata dalľutile e dalle mac-chine, che spinge gli scrittori a cercare un rapporto piii intenso con la natura. Perciö il tema delia luna converge con quello delia solitudine, ora amata o temuta, ora fonte di piacere o di angoscia. La luna funge insomma da specchio che rimanda gli impulsi delľio, positivi e nega-tivi. Di qui il carattere di specularitä ehe domina il rapporto poeta/luna e trova espressione nel modulo lettera-rio del colloquio. Non a caso la luna ě una presenza co-stante e un'interlocutrice privilegiata nella poesia del nostra Leopardi (cfr. S2, p. 7). Nelľidillio Alia luna (1819) la ciclicitä lunare evoca il ri-torno del passato e la fedeltä di una presenza arnica: nel ricordo e nelľallocuzione (graziosa luna) ilpaesaggio si interiorizza e la luna porta su di sé i segni delia condizio-ne soggettiva del poeta (cfr. ,p. 491). Alla «caraluna» si rivolge ancora Leopardi, nelľultima strofa delia Vita so-litaria (1821), con un moto di intima consonanza tra la propria ricerca di solitudine e lo spettacolo di un tran-quillo paesaggio lunare. Lontano dalla cittä corrotta, nella solitudine, in mezzo alla campagna, ľuomo ha ancora la possibilitä di tornare in relazione, benché «meno stret-ta e costante e sicura di un tempo», con la natura. Segna invece una svolta nel rapporto idillico con la luna la can- Joseph Wright of Derby, Notturno con "cottage"in ffamme. Vale Center for British Art. Una suggestiva associazione lega nel quadra le due fonti luminose.A destra, in basso, un bagliore rasso-fuoco incendia il nera della notte e divora la casupola, mentre i rami contorti di un albera gigantesco si pratendono in una luce sinistra. Ma la luna buca dall'alto le tenebre, come un occhio che placido guarda all'infemo terreno. Un esempio della poetica del sublime che predilige alla fine del Settecento lo spettacolo notturno e perturbante della natura. Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogo [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE M4 otiUrtt Lo specchio delia luna Cara, tacita, silenziosa luna zone Bruto minore (1821) dove la luna assiste, indifferente, al suicidio delPeroe sconfitto. Estranea alla virtü e alle imprese eroiche, continuerä, impassibile, a riversare il suo «immutato raggio» sulle «mutate sorti del mondo». In quegli anni cruciali nella vita di Leopardi, compresi tra il 1819 e il 1823, l'esperienza della malattia e la riflessio-ne sul vero approdano alla scoperta della visione mecca-nicistica delPuniverso. Cade cosi l'illusione di una natura buona, spezzando ogni possibilitä di intesa tra l'uomo e l'universo (cfr. T3, p. 9). Entrano perciö in crisi il collo-quio romantico con la luna e - per un lungo periodo - la possibilitä stessa della poesia. Otto anni dopo, la luna ri-compare, in una remota, gelida lontananza, nel Carito not-turno di un pastore errante deü'Asia. Scomparso il pae-saggio, sola resta di tutto il mondo naturale la luna, silenziosa, vergine, intatta. I suoi «sempiterni giri», ormai sgan-ciati da ogni partecipazione alla vicenda umana, misura-no solo il «tacito infinito andar del tempo», un tempo sem- pře uguale a se stesso, senza scopo e senza senso. Una scon-solata *allegoria del destino umano. Chi parla non ě piú l'eroe, ma il semplice pastore che, a nome delTintera uma-nita, rivolge alla luna le domande accorate e senza rispo-sta che concludono il Canto notturno di un pastore errante delYAsia: «Dimmi, o luna: a che vale/al pastor la sua vita/la vostra vita a voi? dimmi: ove tende/questo vagar mio breve,/ iltuo corso immortale?» (cfr. T6, p. 18). Leopardi tuttavia rappresenta uríeccezione nel panorama della cultura romantica europea, dove prevale la ten-sione nostalgica verso la nátura come luogo di armonia e di unione con 1'assoluto. Il rapporto tra la luna e la storia, tra la luna e 1'eroe trova infatti un esito diverso nel poeta inglese George Byron. Nel Manfred (1817), contrariamente a quanto awiene nel Bruto minore, la luna ě garante della continuita tra passato e presente, del legame tra Pindi-viduo e la vita cosmica che ispirano la tensione titanica propria delPeroe romantico. I Leopardi e il "male di luna" Perche la luna e cos) presente nelle poesie e nelle prose di Leopardi?A questa domanda ha dato una risposta bizzarra (lunatica, verrebbe voglia di dire) Michele Mari, che insegna Letteratura italiana alla Facoltä di Lettere dell'Universitä Sta-tale di Milano e, oltre a una ampia produzione scientifica, ha anche al proprio attivo la pubblicazione di parecchi roman-zi e racconti. II suo secondo romanzo, pubblicato nel 1990 da Longanesi e ristampato da Marsilio nel 1998, si intitola lo venia pien d'angoscia a rimirarti, // terzo verso dell'idillio Alla luna (cfr. T2, p. 8); esso ha come protagonista la fami-glia Leopardi: Monaldo, l'inflessibile e gelida Adelaide, i tre figli Tardegardo Giacomo, Orazio Carlo, Paolina, detta Pilla. Nella fiction narrativa di Mari l'interesse di Tardegardo Giacomo per la luna ha una spiegazione non letteraria o cultu-rale in senso lato, ma "organica": ilgiovane soffre come il Ba-tä della novella pirandelliana (cfr. T8, p. 21) del "male di luna". Egli ha ereditato da un avo morto nel 1630, Sigismon-do, la tendenza alla licantropia. Ecco come si chiude il romanzo, in cui la voce narrante e di Orazio Carlo, fratello minore di Tardegardo Giacomo: credo vi sia al mondo cosa piu soave e struggente,Tardegardo mi die una picciola palla di mollica di pane, delle dimension! d'un'albicocca, e un'altra diella alla Pilla,2 pregandoci di tenerla sempre addosso a noi nelle notti di luna piena. La Pilla volea fare un mucchio di domande, ma bastb una mia occhiata a zittirla. Cercai nei Moeurs et Religion des Grecs del Saturnin e nel Vocabolario.Tardegardo ci die un'ajtoiiaySaXLa, ch'i Greci, che non aveano posate, usavano per nettarsi le dita dopo il pasto, e cosi impregnata d'unto e di sugo gettavano poi a' lo-ro cani. Ma in un passo degli ErroripopolaridegliAntichi, che mio fratello lascib sur un palchetto della Biblioteca a coprir-si di polvere, trovai il seguente passo: «Volendo dopo cena tornare a casa, prendeano gli Antichi dalla mensa un tozzo di pane, al quale davasi il nome di apomagdalia, e lo reca-vano seco per preservarsi dai terrori notturni, che poteano sorprenderli; e come questi terrori credevansi cagionati dalla terribile Hecate, essi aveano spesso la forma di cani fero-ci o di lupi, nelle fauci de' quali se gittavasi il pane essi si ri-traevano, e il viaggiatore rimaneva sicuro». lo voglio credere che non ne avremo bisogno. 9 maggio1 Posdomani sará notte di luna piena. Lasciando per un momente le sue poesie, che da piú di tre settimane ei viene scri-vendo con tale trasporto ďarroventar le parole, e di cui non 1 9 maggio: e il 9 maggio 1813,Tardegardo Giacomo ha 14 anni. 2 Pilla: ě la sorella dodicenne, Paolina. Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogů [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE M4 otiUrtt Lo specchio delia luna Cara, tacita, silenziosa luna Giacomo Leopardi Alia luna [Canti] Alia luna é uno degli idillipiü noti di Leopardi. Fu scritto nel 1819, lo stesso anno cfeZZ'Infinito. IIpoeta contempla la luna che splende sopra una selva e ricorda di averfatto lo stesso un anno prima, con gli occhipieni dipianto. La sua vita continua ad essere infelice; eppure il ricordo, nonostante la sua tristezza, si mostra dolce. La contemplazione del paesaggio offre dunque I'occasione per una rifles-sione sul proprio destino, sulla giovinezza, sulla speranza e sul dolore, sullo scorrere del tempo. critica a eura cli E. Peruzzi Rizzoli, Milano 1981 da g. Leopardi, canti, ed. O graziosa luna, io mi rammento che, or volge l'anno, sovra questo colle 10 venia pien d'angoscia a rimirarti: e tu pendevi allor su quella selva 5 siccome or fai, che tutta la rischiari. Ma nebuloso e tremulo dal pianto che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci 11 tuo volto apparia, che travagliosa era mia vita: ed e, ne cangia Stile, 10 o mia diletta luna. E pur mi giova la ricordanza, e il noverar l'etate delmio dolore. Oh come grato occorre nel tempo giovanil, quando ancor lungo la speme e breve ha la memoria il corso, 15 il rimembrar delle passate cose, ancor che triste, e che l'affanno duri! metrica Endecasillabi sciolti. 1-5 0 grazhsa luna, io mi ricordo (rammento) che, un anno fa (or volge l'anno), h venivo (venia) su (sovra) questo colle a contemplarti (rimirarti) pieno di dolore (an-goscia): e tu allora stavi (pendevi) su quel taco cosi come (siccome) fai ora, che lo illumini (rischiari) řuřřo. All'evocazione dello scenario reale (lo stesso M'lnfini-to, con il monteTabor) ě subito accompagnato il tenia del ricordo, centrale nella *poetica di Leopardi. 6-10 Ma il tuo disco (volto) appariva ai miei occhi (alle mie luci) offuscato (nebuloso) e tremante (tremulo) per il (dal) pianto ehe mi spuntava (sorgea) suite ci&ia, poiché (che) la mia vita era dolorosa (travagliosa): e [to] é [ancora adesso], e non cambia (cangia) stile [: resta immutata], o mia amata (diletta) /una. L'in-felicitä ě la costante dell'esistenza del poeta. 10-12 Eppure, mi place (giova) il ricordo (la ricordanza) e [mi place] coniare (noverar) la durata (etate = eta) del mio dolore. Per quanta abbia un oggetto doloroso, il ricordoě pursempredolce: esso presuppone infat-ti un'attitudine sentimentale, in cui ci si allontana dal- I'amarezza della realta immediata. 12-16 Oh, come il ricordare (rimembrar) fe cose passafe, sebbene ( ) [sia] triste e sebbene (e [ancor] che) la pena continui (l'affanno duri),g/ungegrad/fo (grato occorre) durante la giovinezza (nel tempo giovanil), quando la speranza (speme) ha [ancor di fronte a se] un corso lungp e la memoria [ha un corso] breve [: quando gli anni che ci si aspetta di vivere sono ancora molti, mentre gli anni giä vissuti sono pochi].' La giovinezza e, per Leopardi, il tempo delle speranze: esse si ri-veleranno illusorie, ma conservano la loro bellezza. GUIDAALLA LETTURA «Mia diletta luna», la luna e la memoria Come tutti gli idilli, anche questo převede due momenti: uno descrittivo, in cui si parte da un dato della realtä esterna; e uno riflessivo, in cui emerge il mondo interiore. II paesaggio lunare ha una sua elementaritä e purezza lirica, ma ě un paesaggio preciso: lo sottolineano gli ag-gettivi dimostrativi in «questo colle» (cioě l'«ermo colle» deWlnfini-řo) e in «quella selva». Eppure, la poesia non nasce dal qui ed ora. La poeticita della situazione non sta tanto nel paesaggio presente, ma nel ricordo del tempo passato che la luna evoca perché «pen- deva allor... siccome or». I termini che alludono al tempo oggettivo trascorso e al tempo soggettivo della memoria sono infatti molti: «rammento», «or volge l'anno», «ricordanza», «etate» «tempo giovanil», «lungo... e breve... corso», «memoria», «rimembrar», «passate cose», «duri». Inoltre, la contrapposizione fra presente e imperfetto é molto forte, e particolarmente evidente al v. 9: «era mia vita; ed é, né cangia Stile». Lo spazio, dunque, é pieno di tempo: e non un tempo astratto, ma il tempo vissuto dall'individuo. La dimensione oggettiva del paesaggio é cosi tutta in funzione della dimensione Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogů [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE M4 otiUrtt Lo specchio delia luna Cara, tacita, silenziosa luna Giacomo Leopaidi - Alia luna soggettiva; la luna stessa si vela di lacrime, identificandosi con il do-lore del poeta. La poesia non sta nelle cose, ma nell'individuo: le cose offrono I'occasione, ma e I'interiorita che da ad esse significato. La natura, potremmo dire, e bella perche permette la nascita del-le immagini della fantasia e della riflessione; ma la fantasia e la ri- flessione sono una prerogativa delľuomo e si alimentano della sua vita. Nei poeti contemporanei tedeschi o inglesi, la natura ha di per sé la capacitä di rivelare un senso. In Alla luna, invece, il senso ě umano. Siamo quindi vicini a un grande terna romantico, ma la sensibilita e la cultura sono quelle del materialista Leopardi. ESERCIZI Analizzare e interpretare 1 II paesaggio di Alla luna ě preciso o generico? Che cosa permette di identificarlo? 2 Elenca parole ed espressioni che alludono alla duplice di-mensione del tempo: TEMPO OGGETTIVAMEMTE TRASCORSO TEMPO SOGGETTIVAMEMTE RICORDATO 3 Elenca parole ed espressioni che alludono aH'identifica-zione della luna con il poeta. 4 Che relazione c'e fra spazio e tempo, fra paesaggio e memoria in questa urica? Giacomo Leopardi La luna, la storia e l'eroe [Canti, Bruto minore] Ii protagonista della canzone, composta nel 1821, é Bruto,figlio adottivo di Césare e capo della con-giura che porto alsuo assassinio. Egli si uccise dopo la sconfitta subita a Filippi (42 a. C.) da parte del-le truppe di Antonio e di Ottaviano, ilfuturo imperatore. Per Leopardi Bruto rappresenta non solo il simbolo della virtü antica, ma il momento storico che, con la caduta della liberta repubblicana, se-gna l'inizio della decadenza e lafine delle illusioni. Nella strofa che riportiamo, la sesta, Bruto deci-so a morireper sottrarsi all'ordine ingiusto che governa il mondo, cosi apostrofa la luna. da G. Leopardi, op. cit. [■■•] E tu dal mar cui nostra sangue irriga, Candida luna, sorgi E ľinquieta notte e la funesta AU'ausonio valor campagna esplori. 80 Cognati petti il vincitor calpesta Fremono i poggi, dalle somme vette Roma antica ruina; Tu si placida sei? Tu la nascente Lavinia prole, e gli anni 76 dal mar...irriga: dal mare in cui si riversa il sangue nostra. 78-79 E ľinquieta...esplori: rischiari la notte plena del-ľinquietudine umana e la campagna che ě stata fa- tale al valore italico. 80-82 Cognati...niina: // vincitore calpesta corpi di con-sanguinei, I colli sembrano fernere [di dolore, di sde-gno], Roma antica (repubblicana) cade dalla cima della sua grandezza. 83-85 Tu la nascente...allori: tu hai assistito alla nascita delpopolo romano (discendente da Enea e da Lavinia), agil anni felici, ai memorabili trionfi. Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogů [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE M4 otiUrtt Lo specchio delia luna Cara, tacita, silenziosa luna Giacomo Leopaidi - La luna, la storia e ľeroe 85 Lieti vedesti, e i memorandi allori; E tu su ľalpe ľimmutato raggio Tacita verserai quando ne' danni Del servo italo nome, Sotto barbaro piede 90 Rintronerä quella solinga sede. [-] 86-90 E tu su ľalpe...sede: e continuerai, silenziosa, a riversare il tuo raggio immutabile sui varchi alpini, quando a danno delia nazione italica divenuta schiava, quel luoghi solitari risuoneranno sotto ľavanzata dei barbari. GUIDAALLA LETTURA «Roma antica ruina; / Tu si placida sei?» Bruto ě sta-to sconfitto dalla storia, dove non ha vinto la liberta, ma la tiranni-de, e dopo 1'invettiva agli děi si rivolge alla nátura. II confronto tra la luna e la sortě degli uomini si apre con un'immagine che ha un tra-gico splendore e si concentra sull'antitesi, sviluppata nei versi se-guenti, tra vita e mořte, bellezza e disfacimento, indifferenza e dolore. Gli stessi attributi positivi della bellezza lunare {candida, placida) acquistano agli occhi di Bruto una valenza negativa. La bianca luce della luna sorge infatti da un mare di sangue e inonda la notte, in cui si consuma la sconfitta della virtů. Placida, in forte contrasto con ruina, sottolinea, ribadita da tacita e immota, la totale estraneitä della natura ai valori, 1'inconsistenza quindi della moralita virtuosa dell'eroe. Una solitudine assoluta, non piů confortata dal tranquillo raggio lunare, scopre ora Bruto, e con lui il poeta. ESERCIZI Analizzare e interpretare 1 Quali conseguenze attribuisce Bruto alla sconfitta della "virtú"? 2 Che funzlone ha la ripetizione del «Tu», rlvolto alla luna? 3 Tre dlversl attrlbutl della luna segnano I tre momentl sa-lienti del dramma. Sottolineali e splega come é rappre- sentata la natura, come la storia, quale rapporto hanno tra loro. 4 Confronta ľinvettiva dl Bruto con la poesla Alla luna (cfr. T2, p. 8) e chiarisci, dopo averne acquisito le necessarle in-formazlonl (Parte Declma, cap. VIII, § 4), perché la luna cambia volto e da arnica d i ven ta ostile. ío Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogů [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE Le facce delia luna M4 otiUrtt Lo specchio delia luna Oil dialogo ehe il poeta romantico intreccia con lla luna, come abbiamo visto, ha un carattere I doppio, ambiguo: rinfranca e angoscia, paria di disperazione e di speranza, é simbolo di purezza e di ge-lo sepolcrale. Non esaurisce tuttavia le molteplici mani-festazioni delia divinitä lunare. La nátura mutevole delia luna, la coincidenza dei suoi cieli con quelli delia fecon-ditä femminile ne hanno fatto anche un simbolo delia donna e delľeros (cfr. , p. 12), un'immagine *archetipi-ca ehe genera fascino e insieme paura. Diana, la luna erescente, é un mito di rigenerazione: in John Keats ridesta la vita nei corpi morenti e il lin-guaggio nei cuori innamorati. Amante divina, la luna rivive nelľEndimione ľantico mito del bellissimo pa-store ehe ogni notte contemplava in una grotta del mon-te Latmos e a cui donô, con un sonno eterno, ľeterna giovinezza. A Diana, il poeta romantico, ehe si identifi-ca con ľeroe mitico, aspira ardentemente a unirsi; e dal-la celeste fanciulla, dopo un lungo vagare attraverso gli abissi delia terra, del mare e del cielo, riceve ľamore e ľimmortalitä (cfr. T4, p. 15). Divinitä notturna, custode del sonno e del mondo dei sogni, la luna é anche com-pagna inseparabile di piú terrestri sogni di amore, come la raffigura il pittore novecentesco Chagall, e come la rappresenta Guy de Maupassant (cfr. T5, p. 16), serit-tore non piú romantico, in un romantico chiaro di luna (cfr. S4, p. 14). La luna"bugiarda" di Maupassant diventa maligna a fine Ot-tocento in Oscar Wilde, rendendosi complice, con Salome, del decadimento, del male e della morte. Non per nulla e una luna calante. La vicenda della fanciulla che danza per Erode in cambio della testa del Battista, finendo essa stessa uccisa, coincide con il progressivo declino e tramonto dell'astro (cfr. T7,p. 18). Il carattere malato e funesto della luna calante, am-piamente diffuso nelParte decadente e associato alia donna fatale, e anticipate dalla pallida dama folle e morente della poesiadi Shelley,Luna calante (cfr.T6,p. 18). Rimanda co-munque a un tema antropologico che percorre la cultura di tutti i tempi, se Shakespeare fa esclamare a Otello, dopo ave-re ammazzato la moglie:«.. .E colpa delk luna: si accosta alia terra piii del giusto e fa impazzire gli uomini». La luna piena e la luna dei sabba, delle streghe, degli in-cantesimi. La potenza infernale della luna ha radici anti-chissime: dea sotterranea, patrona dei morti, in molte re-ligioni la luna e dispensatrice del male fisico e fonte di al-terazioni psichiche, dalPepilessia, alia licantropia al vam-pirismo. Anticamente si credeva che la luna agisse in con-comitanza con il diavolo poi, per scolpare il diavolo e il malato, il pensiero medico ha demonizzato ancora di piii la luna, mostrando come gli impulsi omicidi latenti si sca-tenino in particolari lunazioni. Male di luna (1913) di Pirandello e una storia di licantropia in cui la credenza po-polare nei maleficio lunare funge da *allegoria a un de-stino di marginalitä e di follia (cfr. T8, p. 21). Marc Chagall, Gliamanti, Milano, collez. Mattioli. Gli amanti nella pittura di Chagall sono quasi sempre assistiti dalla luna, erescente o calante. In questo caso i due corpi abbracciati prendono il volo al galoppo nei mondo dei sogni, su un enorme cavallo, replicando la dolce curvatura della falce lunare. Una fuga su un animale fatato dalle dimensioni irreali, an-ch'esso, come la luna, chiaro simbolo erotico. La staccionata e il maialino diventano picco-li, ma il lume a petrolio in primo piano, op-posto alia luna, ě un concreto n'chiamo alia vita quotidiana. Nessuna enfasi romantica ě in questi due amanti dalle rustiche vesti, ma un richiamo fiabesco al mondo onin'co e alle leg-gende del folklore contadino. Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogů [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE M4 otiUrtt Lo specchio delia luna Le facce delia luna i La luna e la donna Ľanalogia donna-luna, che il testo di Calvino fissa in un'im-magine di alteritä e di struggente nostalgia (cfr. TI, p. 3), é un luogo comune delia cultura antica e moderna. Rimanda, da una parte, ai miti lunari legáti alla cielicitä delia natura e delia vita; dalľaltra, alle immagini del femminile ehe la cultura maschile ha costruito nel corso dei secoli. Eccone aleuni esempi. - La luna in quanto riflesso del sole incarnerebbe la passivi-tä e la dipendenza delia donna dalľuomo. - II periodico rinnovamento delia luna, richiamando la tra-sformazione e la erescita, é stato da sempre associato alla sensualitä e alla feconditä femminili (fig. 1). - II suo eterno peregrinare suggerisce invece il carattere va-riabile, incostante e lunatico delle donne, delia loro follia (cfr. T6, p. 18). - Ľondata misogina di fine Ottocento arricchisce ľequiva-lenza donna-luna di un motivo nuovo: la lontananza inac-cessibile delia luna evoca il narcisismo, ľegoistica auto-sufficienza delia personalita femminile e il suo insondabile mistera (fig. 2). - Anche ľimmagine delia donna fatale trova un risvolto luna-re nel carattere demoniaco delľantica dea degli inferi (Ecate o Proserpina). Del resto maghe e streghe hanno sempre compiuto i loro sortilegi assistite dalla luna (fig. 3). 1 Marc Chagall, Donna incinta, 1913. Amsterdam, Stedelijk Museum. La donna, come una gigantesca matrioska (le tipiche bambole russe di legno) oceupa la parte centrale delia tela. Ha le mani in-crociate sulgrembo e ľindice rivolto verso il bambino che porta nel ventre. II suo volto ě duplice: accanto a quello frontale, femminile, si scorge un profilo maschile barbuto. Come un'antica dea della feconditä mostra doppi attributi e sembra lievitare verso la luna, dipinta sullo sfondo a sinistra. In corri-spondenza della luna, a destra, si trova una capra anch'essa gravida. La luna crescente ha inoltre i colori verde e bianco della donna e dell'animale; una chiara connessione della presenza lunare con i fenoméni della generazione e della crescita nel mondo umano e animale. Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogů [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE M4 otiUrtt Lo specchio delia luna Le facce delia luna Q) La luna e la donna 2 Una lussureggiante vegetazio-ne tropicale incornicia una donna ehe suona un flauto, mentre serpenti ehe sbucano dagli al-beri e dalla terra le danzano in-torno incantati, sulla riva di un fiume. La scéna ě immersa in una luce fredda e irreale, da vera sortilegio di luna piena. Ľele-mento piü inquietante ě il rag-gio di luce azzurrina che perfo-ra gli occhi trasparenti della ne-ra sagoma femminile. Un ele-mento cosmico, lunare emana dallo sguardo di questa donna primordiale, in contatto con le forze divine e demoniache della natura. 2 Henri Rousseau, detto il Doganiere, Ľincantatrice di serpenti, 1907. Parigi, Musée d'Orsay. 3 Henri Rousseau, detto il Doganiere, Zingara addormentata, 1897. New York, Museo d'Arte Moderna. «Una negra girovaga, suonatrice di mandolino, con la giara al fianco, dorme profondamente, spossata dalla fatica. Un leone passa per caso, l'annusa, ma non la divora. E un effetto di lu-na molto poetico». Cosi il pittore descrive il fascino di questo enigmatico incontro, soäo una luna senza luce, in un deserto immobile pervaso da un'illumi-nazione irreale. Lo scrittore Jean Cocteau nel 1923 fu colpito dal senso di pace e di mistero che emana dall'atmosfera fiabesca del dipinto: «Da dove viene una cosa simile? Dalla luna [...] il pittore [...] non ha tracciato sulla sabbia neppure un'impronta. Nel posto in cui si trova, la zingara non ci e venuta: e lä, non e lä. Non e in nessun luogo dalle caratteristiche umane». 13 Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogů [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE M4 otiUrtt Lo specchio delia luna Le facce delia luna i Ii «chiar di luna» II «chiar di luna», per gli effetti pittorici e musicali, per le molteplici suggestion! simboliche ě un tema che unifica letteratura, arte e musica. Emerge alia fine del Settecen-to, velando di malinconia i paesaggi arcadici e neoclassi-ci che ormai volgono al notturno (fig. 1). II chiar di luna, particolarmente caro ai romantici, esprime in Friedrich il sentimento del sublime di fronte all'infinito e al mistero della natura (fig. 2). A fine Ottocento, stinge in languoro-se e fantastiche atmosfere nelle poesie di Verlaine musi-cate da Debussy, ma ispira anche le immagini spoglie, ca-riche di solitudine e Potenziale minaccia, di Edvard Munch (fig. 3). La luce della luna, nell'immenso cielo in tempesta, ě // vero centro del dipinto e anima di mille sfumature il paesaggio notturno. I profili scuri delle navi, del molo, delle figurine umane, nere silhouettes in controluce, combinano la grazia decorativa del paesaggio settecen-tesco con il gusto preromantico del pittoresco. Munch riprende, con un taglio audace e una spoglia essenzialita, la struttura spaziale del notturno lunare, che lascia libero il centro della scéna. Ma non il cielo, ridotto a uďesile striscia, bensl il mare oc-cupa il posto principále in questa pallida notte nordica. La luna, che sta per essere ingoiata da una nube nera, proietta una colonna di luče compatta sulle acque azzurrine, ritmando in verticale il paesaggio, chiuso ai lati da neri fusti di alberi, quasi sbarre di ferro. La striscia bianca della spiaggia inondata dalla luce lunare ě come un pal-coscenico vuoto in attesa di una presenza enigmatica. Lantica associazione della luna all'elemento acquati-co e fluido della vita primordiale trova un'espressione ro-mantica in questa marina noäurna. E la luce lunare, che traspare da una pesante coltre di nubi, illuminando di mille riflessi la superficie delle acque, a unificare cielo e terra in uno spazio indefinito. II paesaggio si dilata in una sconfinata scena orizzontale, di cui riportiamo un particolare, scandita in prospettiva dalla verticalitä di alcune vele al vento. Questa presenza unisce al sen-so romantico dell'immensita e del mistero della natura l'antico simbolismo del viaggio della vita. Barche am-mainate a riva alludono alla speranza di un porto sicu-ro per quei velieri dell'anima che scivolano verso il lon-tano orizzonte. Claude-Joseph Vernet, Notte o Chiaro di luna, Musée de Versailles. Caspar David Friedrich, Riva del mare nella luce della luna, 1835-1836 (particolare). Edvard Munch, Chiaro di luna, 1895. Oslo, Nasjonalgalleriet. Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogů [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE M4 otiUrtt Lo specchio delia luna Le facce delia luna O John Keats Diana ed Endimione [Endimione, IV, Al regno dell'aria, dove si svolge I 'ultima prova di Endimione, e dedicato il IV libro dell'omonimo poe-w. 426-461] metto di Keats (1818). La lunga ricerca delgiovane approdera alle nozze in cielo con la dea lunare e all'immortalita. I versi die seguono rappresentano solo una tappa verso la meta: Endimione sogna di essere assunto in cielo tra gli dei e di baciare la sua divina amante. da J. Keats, Endimione, Rizzoli Milano 2002. [... ] «Di chi e questo? questo corno?»1 chiede. Sorridono - «0 Dite! questo mortale perche e qui? Non conosci le labbra della sua padrona? Non sai? E di Diana: ecco! 430 Ella sale falce di luna!». Guarda, e lei, proprio la sua dea:2 addio terra, e mare, e aria, e pene, e ansia, e sofferenze; addio a tutto ma non alPamore! Poi si slancia verso di lei, e si sveglia - e, strano, in alto, 435 da quei medesimi fragranti vapori nutrito, contemplö da sveglio il suo sogno stesso: gli dei sorridevano; Ebe3 allegra ride e assente; e Febe si china verso di lui, falce di luna. O dubbioso stato? Sul giaciglio di piume, 440 fin troppo sveglio, sente il fianco palpitante della squisita dama. Colui che mori per un volo troppo audace verso il sole, quando quella cera traditrice cominciö a sciogliersi,4 non ammutoli piii di Endimione. 445 II cuore gli balzö come al suo verace trono, verso quella bellavelatapassione pulsando volö - Ah, quale perplessitä! Ah, ahime! Tanto tenera, tanto bella era la compagna del suo letto, che non pote fare a meno di baciarla: poi divenne 450 per un po' dimentico d'ogni bellezza salvo quella della giovane Febe, auro-crinita;5 e implorö perdono: eppure si volse una volta ancora a guardare la dolce dormiente - tutta l'anima sua era scossa: nel sonno lei gli strinse la mano; cosi una volta ancora 455 non pote fare a meno di baciarla e adorare. Allora l'ombra pianse, dileguandosi. Il Latmo6 si drizzö: «Splendente dea,rimani! Scruta nelPintimo mio petto! Per la lingua stessa della veritä, non ho cuore dedaleo.7 Perche e torto 460 fino alia disperazione? Non c'e altro per me, al confine della felicitä, se non dolore?». 1 II corno era attribute di Diana, dea della caccia. Qui Diana muove le danze, nel regno areo degli dei, sof-fiando nel corno. 2 Nel sogno Endimione riconosce la dea sconosciuta come Febe. 3 Ebe: la dea della giovinezza e la coppiera degli dei. ♦ Allude a Icaro. 5 auro-crinita: dai biondi capelli. 15 6 Latmo: monte della Caria in Asia Minore, teatro del mito di Endimione. 7 dedaleo: intricate e ingannatore. Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogů [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE M4 otiUrtt Lo specchio delia luna Le facce delia luna John Keats ~ Diana ed Endimione GUIDAALLA LETTURA «ě lei, proprio la sua dea» Ľepisodio si svolge sullo sfondo di una fantastica scénografia carica di simboli erotici: nel cielo sal-gono neri cavalli alati con in groppa gli amanti (Endimione e la fan-ciulla indiána, un doppio terrestre di Diana) ehe conversano o so-gnano. La luna sorge improwisa e Diana scivola nel sonno di Endimione, per svanire, ombra leggera, al suo risveglio. La visione esal-tante delia dea, ehe il giovane adora in una scéna di amor cortese, si spegne in un carnale e melanconico addio. Ancora non ě giunto il momento di spiccare il volo verso 1'immortalitá. II volo di Endimione e 1'unione con la luna adombrano il volo verso la vita superiore, 1'Anima cosmica che Diana simboleggia. Nella visione panteistica della nátura che caratterizza il poemetto, la luna ě celebrata come mito di reintegrazione. II suo raggio penetra nelle profonditá marine, nel groviglio inestricabile dei boschi: ě 1'elemento magico che unisce cielo e terra, corpo e anima. E la forza creatrice di divina energia che sprigiona la luna ě la stessa che vive nella poesia. ESERCIZI Analizzare e interpretare 4 La metamorfosi della luna In dea e definita? [T] Quali sensazioni prova Endimione? [J] Come esprime Endimione la propria intensa emozione? \T\ Come passa dalle sensazioni alle vision!? [J] Che cosa rappresenta la luna per Endimione? I 3 | C'e un legame logico in questi versi o prevale la ripetitivi-ta? Con quale funzione? Guy de Maupassant La luna, l'amore [Una vita] Lo scrittore francese Guy de Maupassant scrisse ilromanzo Una vita nel 1883 in pieno Naturalismo, il movimento letterario che si oppone in nome della veritä a tutte le retoriche letterarie, romantiche e idealisté. Ilpasso scelto descrive all'inizio del romanzo I'adolescenza di Giovanna, che si accosta alia vita ignara e sognante, ma sarä presto amaramente delusa. da G. de Maupassant, Una La pendola scatta. Le undid. Il barone abbraccia sua figlia; si ritira poi in camera sua. Giovanna va wondador!! MitonoTS a letto, non senza rammarico. Accarezza con un ultimo sguardo la stanza, e spegne il lume. Il let-to s'appoggia al muro per la sola testata, e al lato sinistra ha una finestra da cui entra un fascio di raggi che s'allarga, a terra, in una bella chiazza lunare. Riflessi son rimbalzati sui muri: riflessi che 5 accarezzano dolcemente gli immobili amori di Tisbe e di Piramo.1 Per l'altra finestra, di contra a suoi piedi, Giovanna scorge un grande alb era tutto inondato da una luce tenue. Si volge sul piano, chiude gli occhi, ma poi li riapre. Crede sentirsi ancora scossa dai trabalzi della vettura che par ri-produca o continui il suo rotolio in quella testina. Pure ella resta immobile sperando di favorire il sonno; ma ormai tutto il suo corpo ě invaso dalPirrequietudine del suo spirito, qualcosa come uno 10 spasimo alle gambe, un'agitazione febbrile, che cresce, cresce. Allora s'alza e, a piedi nudi, a brac-cia nude, con la sua lunga camicia che le da un aspetto di fantasma, attraversa la macchia di luce sul pavimento, apre la finestra, guarda nella chiaritä della notte, riconosce come di pieno giorno il paesaggio amato fin dalla piii tenera infanzia. Ha di fronte a sé un largo piano erboso, giallo come il burro, sotto la luce notturna: due alberi giganti s'ergono ai lati davanti al castello (a sud un ti- 1 Tisbe...Pirama: sono i protagonisti del piü celebre mito tappezzeria della camera. Giovanna poco prima si era nanzi a Piramo chea sua volta si ětolto la vita credendo ďamore delľantichitä. ta lorostoria ě raffigurata sulla soffermata a guardare la soena di Tisbe che si uccide di- che la fanciulla amata fossestata divorata da un leone. 16 Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogů [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE M4 otiUrtt Lo specchio delia luna Le facce delia luna Guy de Maupassant - La luna, ľamore 15 glio, un platano a nord): in fondo alia verde distesa un piccolo fitto bosco segna il limite delia tenutá ehe ha per difensori, durante gli uragani, quei grandi antichi olmi in cinque file, quegli albe-ri enormi, contorti, rasati, logorati, tagliati in discesa come un tetto dagli scatenati venti del mare. Questa specie di parco é limitato a destra e a sinistra da due lunghi viali di pioppi smisurati, chia-mati popoli in Normandia, ehe separano la residenza padronale da due fattorie contigue (questa 20 oceupata dai Couillard, ľaltra dalla famiglia Martin), e son questi popoli ehe han dato il nome al castello. Al di lä dei pioppi si stende un vasto piano incolto, sparso di canne, dove la brezza giorno e notte fischia e galoppa: poi, di colpo, la piaggia s'abbatte in una costiera dirupata di cento metri, bianca e diritta, ehe bagna il piede nel mare. Giovanna guarda lontano la lunga superficie ondulata dei flutti ehe sembrano dormire sotto le 25 stelle. In quella calma di sole assente tutti i profumi delia terra si diffondono intorno: il gelsomino arrampicato ai balconi esala il suo alito penetrante ehe si mešce alľodore tanto piú lieve delle foglie ehe nascono: lente ventate portano il sentore forte delľaria salina e delľumor vischioso delľalga: e la fanciulla s'abbandona alla gioia di respirare e il riposo delia campagna la calma come un bagno fresco. Tutti gli animali ehe si svegliano quando sopraggiunge la sera e nascondono la loro oseura 30 esistenza nella tranquillitä delia notte, empiono le semioseuritä di un agitazione silenziosa. Grandi uccelli muti fuggono per ľaria come macehie, come ombre: ronzii d'insetti invisibili sfiorano gli orecchi: corse mute traversano ľerba piena di rugiada o la sabbia dei sentieri deserti: solo qualche rospo malinconico manda alla luna il suo verso breve e monotono. Il cuore di Giovanna par ehe s'al-larghi pieno di mormorii proprio come quella notte chiara, formicola di mille desideri vagabondi 35 simili a quegli animali notturni il cui fremito la circonda tutta; come un'affinitä la unisce a quella poesia vivente, e sul molie candore notturno ella si sente tutta percorsa da brividi sovrumani, pal-piti di speranze. inafferrabili, qualcosa come un soffio di felicitä. Comincia a sognare ďamore... Ľamore! Da due anni la riempie delľansietä del suo dolce muto appressarsi. Ormai é libera ďamare e non le resta piú ehe incontrar lui. Come, come sarä? Ella non sa, non si chiede. Egli sarä 40 lui: ecco tutto. Sa soltanto ehe lo adorerä con tutta ľanima e chegli le risponderä con passione. Nel-le notti simili a questa passeggeranno sotto il pulviscolo luminoso delle stelle e andranno cosi, con le mani nelle mani, stretti stretti, sentendo il calore delle loro spalle, mescendo il loro amore alla limpiditä soave delle notti ďestate, talmente uniti ehe per sola forza di tenerezza penetreranno sen-za fatica nei loro piú riposti pensieri: e ciô continuerä alľinfinito nella serenitä ďun affetto ehe non 45 si puô dire. Le sembra ďaverlo li, di sentirlo contro il suo petto, e bruscamente un vago brivido di sensualitä ľattraversa dai piedi ai capelli. Serra le braccia al seno con un movimento incosciente come per spegnere il sogno, mentre su le sue labbra tese verso ľignoto passa qualcosa ehe la fa quasi svenire come se il soffio delia primavera le avesse dato un bacio d'amore. GUI DA ALLA LETTURA La seoperta delľeros La luna entra di prepotenza nella stanza da letto di Giovanna, rimbalza sui muri, illuminando gli amori mitici di Piramo eTisbe, inonda di luce il grande albero ehe appa-re alla finestra. Ě come se avvolgesse e penetrasse in «un'agitazio-ne febbrile, ehe eresce, cresce» il corpo stesso delia fanciulla. La luna risveglia pulsioni misteriose. Mentre contempla il paesaggio notturno sfiorata dai brividi di sensualitä ehe emanano da tutta la nátura, ľadolescente arriverä gradatamente a riconoscerle. «1 mille desideri vagabondi" ehe pullulano nel cuore di Giovanna prendono a poco poco un nome: «Comincia a sognare ďamore...». Ľasso-ciazione delia luna alla sféra delia sessualitä e degli istinti vitali piü oscuri e profondi non riguarda solo Giovanna, ma tutto il mon-do animale e vegetale. L'istinto erotico che esplode nella fanciulla ě un istinto naturale che l'adolescente riveste di uno splendido sogno d'amore. «Cosi fantastica a lungo mentre la luna compie il suo cammino nel cielo». Lo scrittore guarda a questa scena di esalta-zione sentimentale sotto un romantico chiardi luna con distaeco e acutezza di analisi: lo rivela lo scarto tra la descrizione asciutta e realistica dei paesaggio e l'abbandono lirico che pervade la visione di Giovanna. Lo ribadisce l'enfasi ingenua con la quäle l'autore sottolinea la felicitä e le speranze - illusorie - fiorite alla luce della parabola lunare. 17 Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogů [G.B. Palumbo Editore] Le facce della luna Guy de Maupassant ~ La luna, 1'amore ESERCIZI Analizzare e interpretare 1 Cerca i passi in cui compare la luna e cogli quale mes-sagglo comunica a Glovanna. 2 Distinguj dove il paesaggio riflette lo sguardo dello scrittore e dove quello della fanciulla. Quale cambiamento di stile lo segnala? 3 Perche lo scrittore sente il bisogno di introdurre questa doppia ottica? 4 In che modo la protagonista passa gradatamente dalle sensazioni alia fantasticheria amorosa? Attraverso quali meccanismi espressivi? 5 Confronta il sogno d'amore di Giovanna con rimmagine di Chagall Gliamanti (p. 11) e mostrane analogie e differenze. © da Poesie, a eura cli R. Sanesi yondadori, Milano 1997. Percy Bysshe Shelley Luna calante Percy Bysshe Shelley (cfr. Parte Decima, cap. VII, § 3) si ispira, in questa (1821) come in altre poesie, alia luna calante e al simbolismo spettrale che essa evoca. E come una dama morente che pallida e smunta rawolta in un velo diafano esce vacillando dalla sua camera, ed ě l'insensato 5 incerto vaneggiare della mente smarrita che la guida, la luna sorse nel tenebroso oriente, una massa deforme che biancheggia. GUIDA ALIA LETTURA Una pallida dama morente La luna quasi scompare sopraf-fatta dalla fantasia visionaria della poetessa. II primo lungo termine di paragone evoca un'immagine femminile posta sotto il segno della ma-lattia, della follia e della morte. II suo vacillare e vaneggiare, awolta in della luna, in secondo piano, si sfalda in una pura sensazione di co-lore/luce, in una «massa» biancheggiante che schiarisce le tenebre del cielo ancora notturno. «Tenebroso oriente» condensa in un ossi-moro il sorgere di questa luna inquietante che emana piu ombra che un«velo diafano», suggerisce un erotismo funereo. Anche I'immagine luce. Un tema che sarä ripreso dai poeti di fine Ottocento (cfr. T7). Oscar Wilde Salome Nel dramma in un atto, intitolato Salome (1893), lo scrittore inglese Oscar Wilde si ispira al tema della fanciulla biblica che danza per Erode, trasformando Salome nel mito decadente della donna fatale. Ii corpo emaciato, ma sensuale delprofeta risveglia infatti nelle vene della vergine ilfuoco di un desiderio chepotra essere placato solo con la testa mozzata del Battista. Ma Erode che ha ubbidito alia richiesta di Salome, alia fine, preso dal terrore, ordina di ucciderla. L'intera vicenda, dall'inizio alia fine, si svolge allapresenza ossessiva di una luna in declino. 18 Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogů [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE M4 otiUrtt Lo specchio della luna Le facce della luna OscarWilde - Salomě da 0. Wilcle, Salomě, Rizzoli Milano2000. Una grande terrazza, nelpalazzo di Erode, aperta sulla sala del banchetto. Alcuni soldáti sono ap-poggiati alla balaustra. A destra una gigantesca scalea: a sinistra, nelfondo, unantica cisterna cin-ta da una vera di bronzo verde. Chiaro di luna. Il giovane siriaco Com'ě bella, questa sera, la principessa Salomě! 5 II paggio d'Erodiade Guarda la luna. La luna ha un aspetto assai strano. Somiglia a una donna che sorga da un sepolcro. Somiglia a una donna morta. E si direbbe che vada in cerca di morti. Il giovane siriaco Ha 1'aspetto assai strano. Somiglia a una piccola principessa che indossi un velo giallo e abbia i piedi ďargento. Somiglia a una principessa che abbia i piedi come piccole 10 colombe bianche... Si direbbe che danzi. Il paggio d'Erodiade Ě come una donna morta. Cammina cosi lentamente... Rumore dalla sala del banchetto. Primo soldato Che baccano! Chi sono quelle bestie selvagge che urlano? Secondo soldato I Giudei. Sono sempře cosi. Discutono sulla loro religione. 15 Primo soldato E perché discutono sulla loro religione? Secondo soldato Non lo so. Lo fanno sempře. I Farisei, ad esempio, affermano che gli an-geli esistono, mentre i Sadducei dicono che non esistono. Primo soldato Io penso che sia ridicolo discutere su simili cose. Il giovane siriaco Coirie bella, questa sera, la principessa Salomě! 20 II paggio d'Erodiade Tu la guardi sempře: la guardi troppo. Non si deve guardare la gente in questo modo... Puó accadere una disgrazia. [...] Il giovane siriaco Non volete sedervi, principessa? Il paggio d'Erodiade Perché le parli? Perché la guardi? Oh! capitera certo una disgrazia. 25 SalomE Coirie bello guardare la luna! Sembra una piccola moneta. Si direbbe un piccolissi-mo fiore ďargento. Ě fredda ed ě casta, la luna... Io son sicura che ě vergine. Ě bella come una ver-gine... Si, ě vergine. Non si ě mai contaminata. Non si ě mai offerta agli uomini, come le altre dee. La voce di Iokanaan Ě venuto, il Signore! Ě venuto, il figlio delPUomo. I centauri si sono nascosti nei fiumi, e le sirene hanno abbandonato i fiumi e si sono distese sotto le foglie nelle 30 foreste. SalomE Chi ha gridato? Secondo soldato Ě il profeta, principessa. [...] Erode Dov'ě Salomě? Dově la principessa? Perché non ě ritornata al banchetto, come le ave-35 vo ordinato? Ah! eccola! Erodiade Non bisogna guardarla. Tu la guardi sempře! Erode La luna ha un aspetto assai strano, questa sera. Non ě vero che la luna ha un aspetto assai strano? Si direbbe una donna isterica, una donna isterica che vada in cerca di amanti in ogni luogo. Ed ě anche nuda. Ě completamente nuda. Le nuvole tentano di rivestirla, ma essa non vuo-40 le. E vacilla attraverso le nuvole come una ubriaca... Sono sicuro che ě in cerca di amanti... Non ě vero che vacilla come una ubriaca? Sembra una donna isterica, non ě vero? Erodiade No. La luna somiglia alla luna, e bašta. Rientriamo... Non c'ě nulla da fare, qui, per te. Erode Io resto! Manasse, stendi dei tappeti. Accendi le torce. Porta le tavole ďavorio e le ta-45 vole di diaspro. C'ě una frescura deliziosa. Berró ancora un po' di vino con i miei ospiti. Agli am-basciatori di Césare bisogna rendere tutti gli onori. Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogů [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE M4 otiUrtt Lo specchio delia luna Le facce delia luna Oscar Wilde - Salome Erodiade Ma non ě per loro che tu resti qui. Erode Si, c'ě una frescura deliziosa. Vieni, Erodiade, gli ospiti ci attendono. Ah! sono scivo-lato! sono scivolato nel sangue! Ě di cattivo presagio, di cattivissimo presagio. Perché c'ě sangue 50 qui?... E questo cadavere? Che fa qui questo cadavere? Credete che io sia come il re ďEgitto che non da mai un banchetto senza mostrare un cadavere agli ospiti? Ma chi ě, dunque? Non voglio guardarlo. Primo soldato Ě il nostro capitano, Signore. Ě il giovane siriaco che voi avete nominato ca-pitano appena tre giorni fa. 55 [...] (Gli schiavi portano i sette veli e tolgono i sandali a Salomé che comincia a danzare sulpavimento coperto di sangue del giovane siriaco. Erode non vuole che danzi nel sangue: sarebbe un terribile presagio). Erodiade Che ťimporta se danza nel sangue? Tu vi hai camminato dentro, tu... 60 Erode Che rn importa? Ah! guarda la luna! Ě diventata rossa. Ě diventata rossa come sangue. Ah! il profeta l'ha proprio predetto. Ha predetto che la luna sarebbe diventata rossa come sangue. Non ě vero che l'ha predetto? L'avete udito tutti. La luna ě diventata rossa come sangue. Non lo vedete? Erodiade Lo vedo, certo, le Stelle cadono come fichi verdi, non ě vero? E il sole diventa nero 65 come un sacco di pelo, e i re della terra son presi dalla paura. Questo almeno si vede. Per una volta nella vita il profeta ha avuto ragione. I re della terra hanno paura... Via, rientriamo. Sei malato. A Roma diranno che sei pazzo. Rientriamo, ti dico. GUIDAALLA LETTURA Luna vergine e luna sgualdrina In Salome la luna, la dea dell'amore che controlla le misteriose forze di attrazione tra i sessi, diventa portatrice di un eros perverso e malefico. La luna ne ě metafora costante: in essa si specchia 1'animo dei per-sonaggi ammaliati da Salome e anche Salome vi si identifica. Percio la luna di volta in volta riflette 1'amore romantico del giovane siriaco, la sensualitä sfrenata del vecchio Erode, 1'eroti- smo sadico, non privo di inclinazioni necrofile, della principes-sa. Resta invece se stessa di fronte alia saggezza positivistica di Erodiade: «la luna somiglia alia luna, e basta». Gli altri perso-naggi sono tutti vittime di una passione fatata e fatale, vittime sacrificali al demone lunare - a Ecate, dea degli Inferi - dietro la cui parabola declinante si cela il dramma di un'epoca vota-ta alia fine. ESERCIZI Analizzare e interpretare 1 Su che cosa insiste particolarmente la visione di Shelley? A quale percezione visiva della luna si collega? A quale simbolismo lunare? m La luna di Wilde riflette 1'eros: in quali formě? 3 Perche la luna calante evoca la donna fatale? 4 I due testi hanno un carattere visionario: mostra in che modo in Shelley e in Wilde la soggettivita del poeta inve-ste e trasfigura 1'immagine reale della luna. Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogů [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE M4 otiUrtt Lo specchio delia luna Le facce delia luna Luigi Pirandello Male di luna [Novelle per un La novella, scritta nel 1913 e una storia di licantropia, tenia radicato nella cultura contadina. Sido-anno] m sposa Batá senza sapere niente del male oscuro die lo tormenta. Lo scoprirá la prima notte di luna piena. da L. Pirandello, Novelle per unanno, a cura di G. yacchia e M. Costanzo: yondadori, Milano 1985. 10 15 20 25 30 35 Bata sedeva tutto aggmppato su un fascio di paglia, in mezzo alPaja. Sidora, sua moglie, di tratto in tratto si voltava a guardarlo, in pensiero, dalla soglia su cui stává a sedere, col capo appoggiato allo stipite della porta, e con gli occhi socchiusi. Poi, oppressa dalla gran calura, tornava ad allungare lo sguardo alla striscia azzurra di mare lontano, come in atte-sa che un soffio ďaria, essendo ormai prossimo il tramonto, si levasse di la e trascorresse lieve fi-no a lei, a traverso le terre nude, irte di stoppie bruciate. Tanta era la calura, che su la paglia rimasta su 1'aja dopo la trebbiatura, 1'aria si vedeva tremo-lare corn alito di bragia. Bata aveva tratto un filo dal fascio su cui stava seduto, e tentava di batterlo con mano svoglia-ta su gli scarponi ferrati. II gesto era vano. II filo di paglia, appena mosso, si piegava. E Bata resta-va cupo e assorto, a guardare in terra. Era nel fulgore tetro e immoto delParia torrida uríoppressione cosi soffocante che quel gesto vano del marito, ostinatamente ripetuto, dava a Sidora una smania insopportabile. In veri-ta, ogni atto di quelPuomo, e anche la sola vista le davano quella smania, ogni volta a stento re-pressa. Sposata a lui da appena venti giorni, Sidora si sentiva gia disfatta, distrutta. Awertiva dentro e intorno a sé una vacuita strana, pesante e atroce. E quasi non le pareva vero, che da si poco tempo era stata condotta li, in quella vecchia roba1 isolata, stalla e casa insieme, in mezzo al deserto di quelle stoppie, senz'un albero intorno, senza un filo ďombra. Li, soffocando a stento il pianto e il ribrezzo, da venti giorni appena aveva fatto abbandono del proprio corpo a quelPuomo taciturno, che aveva circa venťanni di piú di lei e su cui pareva gra-vasse ora una tristezza piú disperata della sua. Ricordava ció che le donne del vicinato avevano detto alla madre, quando questa aveva loro annunziato la richiesta di matrimonio. - Bata! Oh Dio, io per me non lo darei a una mia figliuola. La madre aveva creduto lo dicessero per invidia, perché Bata per la sua condizione era agiato. E tanto piú s'era ostinata a darglielo, quanto piú quelle con aria afflitta s'erano mostrate restie a partecipare alla sua soddisfazione per la buona ventura che toccava alla figlia. No, in coscienza non si diceva nulla di male di Bata, ma neanche nulla di bene. Buttato sempře la, in quel suo pezzo di terra lontano, non si sapeva come vivesse; stava sempře solo, come una bestia in compagnia delle sue bestie, due mule, uríasina e il cane di guardia; e certo aveva uríaria strana, truce e a volte da insensato. Cera stata veramente uríaltra ragione e forse piú forte, per cui la madre s'era ostinata a darle quelPuomo. Sidora ricordava anche quelPaltra ragione che in quel momento le appariva lontana lontana, come ďuríaltra vita, ma pure spiccata, precisa. Vedeva due fresche labbra argute e vermi-glie come due foglie di garofano aprirsi a un sorriso che le faceva fremere e frizzare tutto il sangue nelle vene. Erano le labbra di Saro, suo cugino, che nelPamore di lei non aveva saputo trovar la for-za di rinsavire, di liberarsi dalla compagnia dei tristi amici, per togliere alla madre ogni pretesto ďopporsi alle loro nozze. 1 roba: termine con cui i contadini siciliani indicano le proprie abitazioni. 21 Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogů [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE M4 otiUrtt Lo specchio delia luna Le facce delia luna Luigi Pirandello - Male di lum 40 Ah, certo, Saro sarebbe stato un pessimo marito; ma che marito era questo, adesso? Gli affan-ni, che senza dubbio le avrebbe dati quell'altro, non eran forse da preferire all'angoscia, al ribrez-zo, alia paura, che le incuteva questo? Bata, alia fine, si sgruppo;2 ma appena levato in piedi, quasi colto da vertigine, fece un mezzo giro su se stesso; le gambe, come impastojate, gli si piegarono; si sostenne a stento, con le braccia 45 per aria. Un miigolo quasi di rabbia gli parti dalla gola. Sidora accorse atterrita; ma egli Parresto con un cenno delle braccia. Un fiotto gli saliva, ine-sauribile, gl'impediva di parlare. Arrangolando,3 se lo ricacciava dentro; lottava contro i singulti;4 con un gorgoglio orribile nella strozza.5 E aveva la faccia sbiancata, torbida, terrea; gli occhi foschi e velati, in cui dietro la follia si scorgeva una paura quasi infantile, ancora cosciente, infinita. Con 50 le mani seguitava a farle cenno di attendere e di non spaventarsi e di tenersi discosta. Alia fine, con voce che non era piii la sua, disse: - Dentro... chiuditi dentro... bene... Non ti spaventare... Se batto, se scuoto la porta e la graf-fio e grido... non ti spaventare... non aprire... Niente... va'! va'! - Ma che avete? - gli grido Sidora, raccapricciata. 55 Bata mugolo di nuovo, si scrollo tutto per un possente sussulto convulsivo, che parve gli mol-tiplicasse le membra; poi, col guizzo d'un braccio indico il cielo, e urlo: - La luna! Sidora, nel voltarsi per correre alia roba, difatti intravide nello spavento la luna in quintadeci-ma,6 affocata,7 violacea, enorme, appena sorta dalle livide alture della Crocca. 60 Asserragliata dentro, tenendosi stretta come a impedire che le membra le si staccassero dal tre-more continuo, crescente, invincibile,8 mugolando anche lei, forsennata dal terrore, udi poco do-po gli iiluli lunghi, ferini, del marito che si scontorceva fuori, la davanti alia porta, in preda al male orrendo che gli veniva dalla luna, e contro la porta batteva il capo, i piedi, i ginocchi, le mani, e la graffiava, come se le unghie gli fossero diventate artigli, e sbuffava, quasi nell'esasperazione d'una 65 bestiale fatica rabbiosa, quasi volesse sconficcarla, schiantarla, quella porta, e ora latrava, latrava, come se avesse un cane in corpo, e daccapo tornava a graffiare, sbruffando, ululando, e a battervi il capo, i ginocchi. - Ajuto! ajuto! - gridava lei, pur sapendo che nessuno in quel deserto avrebbe udito le sue grida. - Ajuto! ajuto! - e reggeva la porta con le braccia, per paura che da un momenta all'altro, non ostan- 70 te i molti puntelli, cedesse alia violenza iterata,9 feroce, accanita, di quella cieca furia urlante. Ah, se avesse potuto ucciderlo! Perduta, si volto, quasi a cercare un'arma nella stanza. Ma a tra-verso la grata d'una finestra, in alto, nella parete di faccia, di nuovo scorse la luna, ora limpida, che saliva nel cielo, tutto inondato di placido albore. A quella vista, come assalita d'improwiso dal con-tagio del male, caccio un gran grido e cadde riversa, priva di sensi. 75 Quando si riebbe, in prima, nello stordimento, non comprese perche fosse cosi buttata a terra. I puntelli alia porta le richiamarono la memoria e subito s'atterri del silenzio che ora regnava la fuori. Sorse in piedi; s'accosto vacillante alia porta, e tese l'orecchio. Nulla, piii nulla. Stette a lungo in ascolto, oppressa ora di sgomento per quell'enorme silenzio misterioso, di tut-80 to il mondo. E alia fine le parve di udire da presso un sospiro, un gran sospiro, come esalato da un'angoscia mortale. Subito corse alia cassa sotto il letto; la trasse avanti. L'apri; ne cavo la mantellina di panno; ri-torno alia porta; tese di nuovo a lungo l'orecchio, poi levo a uno a uno in fretta, silenziosamente, i 2 si sgruppo: si sciolse, si alzô. 3 Arrangolando: rantolando. i singulti: singhiozzi. 5 strozza: fib/a. 6 luna in quintadecima: luna piena. 7 affocata: infuocata, del colore del fuo-co. 8 continuo, crescente, invincibile: la pro- gressione crescente degli aggettivi (climax) descrive con precisione realistica il decor-so della crisi. 9 iterata: ripetuta. Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogo [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE M4 otiUrtt Lo specchio delia luna Le facce delia luna Luigi Pirandello - Male di lum puntelli, silenzionamente levö il paletto, la stanga; schiuse appena un battente, guatö attraverso lo 85 spiraglio per terra. Batä era li. Giaceva come una bestia morta,10 bocconi, tra la bava, nero, tumefatto, le braccia aperte. Il suo cane, acculato li presso, gli faceva la guardia, sotto la luna. Sidora venne fuori rattenendo il fiato; riaccostö pian piano la porta, fece al cane un cenno rab-bioso di non muoversi di li, e cauta, a passi di lupo, con la mantellina sotto il braccio, prese la fuga 90 per la campagna, verso il paese, nella notte ancora alta, tutta soffusa dal chiarore della luna. Arrivö al paese, in casa della madre, poco prima dell'alba. La madre s'era alzata da poco. La ca-tapecchia, buja come un antro, in fondo a un vicolo angusto, era stenebrata11 appena da una lu-mierina a olio. Sidora parve la ingombrasse tutta, precipitandosi dentro, scompigliata, affannosa. Nel veder la figliuola a quelPora, in quello stato, la madre levö le grida e fece accorrere con le 95 lumierine a olio in mano tutte le donne del vicinato. Sidora si mise a piangere forte e, piangendo, si strappava i capelli, fingeva12 di non poter par-lare per far meglio comprendere e misurare alia madre, alle vicine, l'enormitä del caso che le era occorso, della paura che s'era presa. - Il male di luna! il male di luna! 100 II terrore superstizioso di quel male oscuro invase tutte le donne, al racconto di Sidora. Ah, povera figliuola! Lo avevano detto esse alia madre, che quell'uomo non era naturale, che quell'uomo doveva nascondere in se qualche grossa magagna; che nessuna di loro lo avrebbe dato alia propria figliuola. Latrava eh? ululava come un lupo? graffiava la porta? Gesii, che spavento! E come non era morta, povera figliuola?13 105 La madre, accasciata su la seggiola, finita, con le braccia e il capo ciondoloni, nicchiava14 in un canto: - Ah figlia mia! ah figlia mia! ah povera figliuccia mia rovinata! Sul tramonto, si presentö nel vicolo, tirandosi dietro per la cavezza15 le due mule bardate,16 Batä, ancora gonfio e livido, awilito, abbattuto, imbalordito. 110 Alio scalpiccio delle mule sui ciottoli di quel vicolo che il sole d'agosto infocava come un for-no, e che accecava per gli sbarbagli della calce,17 tutte le donne, con gesti e gridi soffocati di spavento, si ritrassero con le seggiole in fretta nelle loro casupole, e sporsero il capo dall'uscio a spia-re e ad ammiccarsi tra loro. La madre di Sidora sulla soglia si parö, fiera e tutta tremante di rabbia, e cominciö a gridare: 115 - Andate via, malo cristiano!18 Avete il coraggio di ricomparirmi davanti? Via di qua! via di qua! Assassino traditore, via di qua! Mi avete rovinato una figlia! Via di qua! E seguitö per un pezzo a sbraitare cosi, mentre Sidora, rincantucciata dentro, piangeva, scon-giurava la madre di difenderla, di non dargli passo. Batä ascoltö a capo chino minacce e vituperii. Gli toccavano, era in colpa; aveva nascosto il suo 120 male. Lo aveva nascosto, perche nessuna donna se lo sarebbe preso, se egli lo avesse confessato avanti. Era giusto che ora della sua colpa pagasse la pena. Teneva gli occhi chiusi e scrollava amaramente il capo, senza muoversi d'un passo. Allora la suocera gli batte la porta in faccia e ci mise dietro la stanga. Batä rimase ancora un pezzo, a capo 10 come una bestia morta: la similitudine gia usata nella presentazione del personaggio, sintetizza il tema della licantropia come regressione ferina. Secondo la credenza popolare I'uomo si trasforma in lupo, per-dendo ogni traccia di umanitä. 11 stenebrata: illuminata. 12 fingeva: Sidora sta pensando di usare il male di Bata per liberarsi del marito che non ha mai ama-to. 13 Ah, povera... figliuola: I'uso dello stile indiretto libera, riportando il punto di vista delle donne, permette all'autore di prendere le distanze dalla credenza popolare che ha definite superstiziosa. 14 nicchiava: gemeia. 23 15 cavezza: corda che si applica alia testa degli equini o dei bovini per condurli a mano. 16 bardate: sellate. 17 sbarbagli della calce: riflessi abbaglianti della calce. 18 malo cristiano: nel dialetto siciliano, cristiano é si-nonimodi uomo. Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogo [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE M4 otiUrtt Lo specchio delia luna Le facce delia luna Luigi Pirandello - Male di lum chino, davanti a quella porta chiusa, poi si voltö e scorse su gli usci delle altre casupole tanti occhi 125 smarriti e sgomenti, che lo spiavano. Videro quegli occhi le lagrime sul volto delPuomo awilito, e allora lo sgomento si cangiö in pietä. Una prima comare piii coraggiosa gli porse una sedia; le altre, a due, a tre, vennero fuori, e gli si fecero attorno. E Batä, dopo aver ringraziato con muti cenni del capo, prese adagio adagio a nar- 130 rar loro la sua sciagura: che la madre da giovane, andata a spighe, dormendo su un'aia al sereno, lo aveva tenuto bambino tutta la notte esposto alia luna; e tutta quella notte, lui povero innocente, con la pancina all'aria, mentre gli occhi gli vagellavano, ci aveva giocato, con la bella luna, dime-nando le gambette, i braccini. E la luna lo aveva « incantato». L'incanto perö gli aveva dormito den-tro per anni e anni, e solo da poco tempo gli s'era risvegliato. Ogni volta che la luna era in quinta- 135 decima, il male lo riprendeva. Ma era un male soltanto per lui; bastava che gli altri se ne guardas-sero: e se ne potevano guardare bene, perché era a periodo fisso ed egli se lo sentiva venire e lo pre-awisava; durava una notte sola, e poi basta. Aveva sperato che la moglie fosse piii coraggiosa; ma, poiché non era, si poteva far cosi, che, o lei, a ogni fatta di luna, se ne venisse al paese, dalla madre; o questa andasse giii alla roba, a tenerle compagnia. 140 - Chi? mia madre? - salto a gridare a questo punto, awampata ďira, con gli occhi feroci, Si-dora, spalancando la porta, dietro alia quale se ne era stata a origliare. - Voi siete pazzo! Volete far morire di paura anche mia madre? Quella allora venne fuori anche lei, scostando con un gomito la figlia e imponendole di star zit-ta e quieta in casa. Si accostö al crocchio delle donne, ora divenute tutte pietose, e si mise a confa- 145 bular con esse, poi con Batä da sola a solo. Sidora dalla soglia, stizzita e costernata, seguiva i gesti della madre e del marito; e, come le par-ve che questi facesse con molto calore qualche promessa che la madre accoglieva con evidente pia-cere, si mise a strillare: - Gnornö!19 Scordatevelo! State ad accordarvi tra voi? Ě inutile! ě inutile! Debbo dirlo io! 150 Le donne del vicinato le fecero cenni pressanti di star zitta, d'aspettare che il colloquio termi-nasse. Alla fine Batä salutö la suocera, le lasciö in consegna una delle due mule, e, ringraziate le buone vicine, tirandosi dietro l'altra mula per la cavezza, se ne andö. - Sta' zitta, sciocca! - disse subito, piano, la madre a Sidora, rincasando. - Quando farä la luna, verrö giü io, con Saro... 155 - Con Saro? L'ha detto lui? - GliePho detto io, sta' zitta! Con Saro. E, abbassando gli occhi per nascondere il sorriso, finse20 d'asciugarsi la bocca sdentata con una cocca del fazzoletto che teneva in capo, annodato sotto il mento, e aggiunse: - Abbiamo forse, di uomini, altri che lui nel nostra parentado? Ě l'unico che ci possa dare aju-160 to e conforto. Sta' zitta! Cosi la mattina appresso, all'alba, Sidora riparti per la campagna su quell'altra mula lasciata dal marito. Non pensö ad altro piii, per tutti i ventinove giorni che corsero fino alla nuova quintadecima. Vide quella luna d'agosto a mano a mano scemare e sorgere sempre piii tardi, e col desiderio avreb-165 be voluto affrettarne le fasi declinanti; poi per alcune sere non la vide piii, la rivide infine tenera, esile nel cielo ancora crepuscolare, e a mano a mano, di nuovo crescere sempre piii. - Non temere, - le diceva, triste, Batä, vedendola con gli occhi sempre fissi alla luna. -C'e tempo ancora, c'e tempo! Ii guajo sarä, quando non avrä piii le corna... 19 Gnomo: nossignore, termine dialettale. Finge soprattutto nei confronti del genera, per cui non complicitá con la figlia a cui intende offrire, con Sara, 20 finse: anche la madre di Sidora, come la figlia, finge. prova alcuna pena. II gesto qui nasconde il sorriso di un risarcimento al matrimonio. 24 Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogo [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE M4 Ott Urft Lo specchio della luna Le facce della luna Luigi Pirandello - Male di lum Sidora, a quelle parole accompagnate da un ambiguo sorriso, si sentiva gelare e lo guardava sbi-170 gottita. Giunse alla fine la sera tanto sospirata e insieme tanto temuta. La madre arrivö a cavallo col ni-pote Saro due ore prima che sorgesse la luna. Batä se ne stáva come ľaltra volta aggruppato tutto sulľaja, e non levö neppure il capo a salu-tare. 175 Sidora, ehe fremeva tutta, fece cenno al eugino e alla madre di non dirgli nulla e li condusse dentro la roba. La madre andö subito a ficcare il naso in un bugigattolino bujo, ov'erano ammuc-chiati vecchi arnesi da lavoro, zappe, falci, bardelle,21 ceste, bisacce, accanto alla stanza grande che dava ricetto22 anche alle bestie. - Tu sei uomo, - disse a Saro, - e tu sai giä com'e, - disse alla figlia; - io sono vecchia, ho pau-180 ra piü di tutti, e me se starö rintanata qua, zitta zitta e sola sola. Mi chiudo bene, e lui faccia pure il lupo fuori. Riuscirono tutti e tre alľaperto, e si trattennero un lungo pezzo a conversare davanti alla roba. Sidora, a mano a mano che ľombra inchinava su la campagna, lanciava sguardi vieppiii ar-denti e aizzosi. Ma Saro, pur cosi vivace di solito, brioso e buontempone, si sentiva alľincontro 185 a mano a mano smorire, rassegare23 il riso su le labbra, inaridir la lingua. Come se sul murello, su cui stáva seduto, ci fossero špine, si dimenava di continuo e inghiottiva con stento. E di trat-to in tratto allungava di traverso uno sguardo a quelľuomo li in attesa delľassalto del male; al-lungava anche il collo per vedere se dietro le alture della Crocca non spuntasse la faccia spa-ventosa della luna. 190 - Ancora niente, - diceva alle due donne. Sidora gli rispondeva con un gesto vivace di noneuranza e seguitava, ridendo, ad aizzarlo con gli ocehi. Di quegli ocehi, ormai quasi impudenti, Saro cominciö a provare orrore e terrore, piü ehe di quelľuomo lä aggruppato, in attesa. 195 E fu il primo a spiccare un salto da montone dentro la roba, appena Batä cacciö il miigolo an-nunziatore e con la mano accennö ai tre di chiudersi subito dentro. Ah, con qual fúria si diede a metter puntelli e puntelli e puntelli, mentre la vecchia si rintanava mogia mogia nello sgabuzzino, e Sidora, irritata, delusa, gli ripeteva, con tono ironico: - Ma piano, piano... non ti far male... Vedrai che non ě niente. 200 Non era niente? Ah, non era niente? Coi capelli drizzati su la fronte, ai primi ululi del marito, alle prime testate, alle prime pedate alla porta, ai primi sbruffi e graffii, Saro, tutto bagnato di su-dor freddo, con la schiena aperta dai brividi, gli ocehi sbarrati, tremava a verga a verga. Non era niente?24 Signore Iddio! Signore Iddio! Ma come? Era pazza quella donna lä? Mentre il marito, fuori, faceva alla porta quella tempesta, eccola qua, rideva, seduta sul letto, dimenava le gambe, gli ten- 205 deva le braccia, lo chiamava: - Saro! Saro! Ah si? Irato, sdegnato, Saro ďun balzo salto nel bugigattolo della vecchia, la ghermi per un brac-cio, la trasse fuori, la buttö a sedere sul letto accanto alla figlia. - Qua, - urlö. - Quesťě matta! 210 E nel ritrarsi verso la porta, scorse anchegli dalla grata della finestrella alta, nella parete di faccia, la luna che, se di lä dava tanto male al marito, di qua pareva ridesse, beata e dispettosa, della mancata Vendetta della moglie. 21 bardelle: seile dilegno. 22 ricetto: ricovero. 23 rassegare: rapprendersi come sego. 24 Non era niente: attraverso lo stile indiretto libero irrompe vivacemente nel racconto lostato ďanimo di Saro, stravolto dalla follia delle donne, non meno che dalla malattia di Batä. Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogo [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE M4 otiUrtt Lo specchio delia luna Le facce delia luna Luigi Pirandello ~ Male di lunE GUIDAALLA LETTURA La luna e il destino La luna ě una presenza costante nella novella, non solo come espressione fisica dello state d'animo dei per-sonaggi. La sua apparizione influenza infatti il corso degli eventi, de-termina il destino di Batá, attira nel cerchio stregato del male e del contagio gli altri personaggi, paralizzandone ogni tentativo di azione. Batá fin dall'inizio del racconto porta i segni della marginalitá e di una solitudine disperata, al limite del patologico. «Buttato sempre la, in quel suo pezzo di terra lontano, non si sapeva come vivesse; sta-va sempre solo, come una bestia in compagnia delle sue bestie...». A svelare il mistero di Bate sara la luna piena, una luna «affocata,vio-lacea», enorme che scatena nell'uomo una furia cieca e devastan-te. Causa e colpa dell'imbestiamento e sempre la luna. La natura diabolica della seduzione lunare si manifesta nel racconto dell'ori-gine del male quando Bata bambino, rimasto esposto un'intera not-te ai raggi della luna, era state colpito da un "incantesimo", sinoni-mo di un destino maledetto e infamante. Per questo la scoperta in Bata del male oscuro che viene dalla luna diffonde un terrore su-perstizioso tra i paesani. La luna beata e dispettosa La «limpida» luna, perseguita tuttavia anche Sidora che, seppur barricata in casa, non resta immune dal suo raggio nefasto che la getta a terra svenuta, impeden-dole di mettere in atto il suo pensiero omicida. Sempre la luna man-da all'aria il tentativo della madre di Sidora di compensare il matri- monio sbagliato della figlia, portando Saro con sé alia casa di Bate, ogni plenilunio. «Beata e dispettosa», deride il sogno di amore e di vendetta di Sidora. Anche Saro infatti subisce I'influsso lunare, che raggela la sua esuberante vitalita erotica, annientata dallo spet-tacolo terribile dell'altrui follia. ESERCIZI Analizzare e interpretare 1 La «smania insopportabile» che Batá comunica alia moglie da che cosa deriva? 2 Attraverso quall elementl tematlcl e stilistici la presenta-zlone dl Batä sl carica dl sinistri presagl? 3 Splega l'importanza determinante che ha il paesaggio nella novella. 4 La licantropia si manifesta come regressione ferina: cogli-ne i sintomi sul piano espressivo. Ne trovi tracce anche nel ritratto iniziale del personaggio? 5 Come interpreta la gente il male di Batá? Che rapporto ne consegue tra Bata e il villaggio? 6 Ě vera che «il male era tutto per lui» (Batá)? In che modo il suo rivelarsi ridisegna i rapporti tra i personaggi? 7 Pirandello si limita a raccontare una credenza popolare o il maleficio lunare assume un significato piú complesso e simbolico? Prova a chiarirlo esaminando la funzione che la luna svolge: - nella dinamica narrativa - nel destino di Batá - nella vita dei personaggi 26 Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogů [G.B. Palumbo Editore] MODULO TEMATICO INTERDISCIPLINARE □I II tramonto J delia luna M4 otiUrtt Lo specchio delia luna na luna, inflazionata nelľarte romantica, non go-Ide di buona fama nel Novecento, nelľepoca del txionfo delia macchina e delľartificio sulla nátura. I futuristi per primi le dichiarano guerra. AI grido di Marinetti «Fuciliamo il chiar di luna», la vecchia luna scompare dalla pittura e dalla poesia lasciando il posto a violente lune elettriche (fig. 1) o a ironici rovesciamenti. Se qualcuno ne parla, come fa Gian Pietro Lucini, ě per descriverne in un dialogo satirico (Espettorazione di un tisico alla lund) le terribili malefatte. Giä Baudelaire, a meta dell'Ottocento, aveva previsto nella sua Luna offesa il tramonto delľastro nella poesia moderna. La luna non ě tuttavia bandita dalľavanguardia espressionista, e inon-da di luce sanguigna cittä caotiche e stravolte, come in al-cuni dipinti di George Grosz. In alcuni artisti, come Marc Chagall, ehe traggono ispirazione dal folklore contadino, la luna compare come fiabesca allusione al sogno tra-montato nella societa moderna di un originaria unitä co- Fig. 1 ■ Giacomo Balla, Lampada ad arco, 1911 (ma datato dall'autore 1909). New York, Museum of Modern Art. La luna ě offuscata, "uccisa"dalľimmagine futurista di una lampada elettrica. lina luce intensa si irradia dal centra, scomponendosi in un'immensa aureola di scaglie colorate ehe oceupa 1'intera spazio del quadra, riducendo la luna a un sem-plice prafilo. Lopera, pur in linea con la tematica futurista, fu rifiutata alla mostra parigina del 1912 perché ancora legata al lo stile tradizionale, trop-po "fotografica". Anche il poeta Aldo Palazzeschi riserive in chiave giocosa un romantico chiar di luna secondo la tecnica del collage: Al centro del cielo di latta / s'appiccica / II trian-plo della luna plena: / scarlatta. / 41 senti di miermi bene un pochino?*/ Sembra ďessere nel mondo/ in fondo a un azzurro catino. Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogo [G.B. Palumbo Editore] 2 H II tramonto delia luna smica (cfr. fig. 1 in S3,p. 12). Anche un pittore stravagan-te come Magritte si appropria delle fasi lunari per raffi-gurare una delle sue bizzarre allegorie (fig. 2). II mito delia luna cade definitivamente quando il 21 lu-glio 1969 un'astronave di nome Apollo, il fratello gemel-lo di Diana, approda sulla superficie delľastro ehe gli uo-mini profanano con i loro scarponi di metallo. Ľatten-zione fu allora galvanizzata dagli astronauti, le cui goffe sagome si aggiravano con passi da ubriaco a raceogliere sassi e ad installare apparecchi. Semplici gesti tecnici ehe la televisione mandö in onda in diretta per ventotto ore, conferendo loro il formalismo di un rito (cfr. S6, p. 30). Ma la luna, catturata dagli schermi televisivi di tutto il mondo, non ha niente da dichiarare: ě solo un bianco de-serto di rocce. Una «magnifica desolazione» fu ľimpres-sione comunicata via rádio da uno dei primi astronauti ehe misero piede sulla Luna. E come un deserto, abitato dalle menzogne dei poeti, la dipinge Calvino, traseriven-do nel Castello dei destini inerociati il viaggio ariostesco di Astolfo sulla luna (cfr. T9, p. 31). Di lassii gli uomini ri-seoprono la bellezza delia Terra nascente sugli altipiani lunari. «La bellezza delia Terra era cosi intensa, ehe ti sem-brava la cosa pití preziosa che un uomo puö imprimersi nella memoria - ricorda Eugene Cernam, partecipe del- ia missione Apollo 17 (1972) -. Cera la bellezza dei colon degli oceani e delle nuvole: i toni di celeste, dalPaz-zurro dei Caraibi al blu profondo del Pacifico, il bianco delle nubi e della neve, lo spazio nero tutt'intorno. Te ne stavi li, in pieno sole, sulla superficie della Luna, guar-dando la Terra [... ] Una prepotente immagine di vita proprio in mezzo al cielo». Eppure, mentre migliaia di lune artificiali intrecciano le loro orbite nel cielo, sulla terra, dell'antica luna, resta la nostalgia. C'e chi ne canta le esequie, come Vincenzo Con-solo in Lunaria (1985). La luna precipita in una sperduta contrada siciliana, sotto gli occhi attoniti dei villani. Ma della luna non si puö fare a meno; e un lunatico vicere ne raccoglie i frammenti e li riporta fra gli astri (cfr. T10, p. 32). O c'e anche chi, come Federico Fellini, si ostina a cer-carne la voce sulla terra, una voce "altra" dal rumore e dal caos del consumismo trionfante in una societä ormai in-vivibile, almeno per i matti (cfr. S5, p. 29). Fig. 2 ■ Rene Magritte, / misteri deU'orizzonte. Tre falei lunari fisse sovrastano tre profili umani in posizione diversa. La luna, comun-que cambi aspetto girando il suo volto, e sempre uguale a se stessa, come la Veritä. Varia il punto di vista umano: l'Opinione. Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogů [G.B. Palumbo Editore] II tramonto delia luna I Federico Fellini, La voce delia luna (Italia-Francia 1990) // poema dei lunatici di Ermanno Cavazzoni, a cui il film ě libe-ramente ispirato, suggerisce a Fellini l'immagine di una luna domestica che attrae 1'acqua dei pozzi sparsi nella campagna. La luna e Ivo Salvini (Benigni), un giovane che sente voci straně che provengono da lei, sono il filo conduttore del film, quasi un controcanto alla vita volgare e chiassosa del paese dove ě ambientata la vicenda. Non esiste una trama, solo una série di scene affollate: piazze in festa, discoteche urlanti, giganteschi banchetti e variopinti palcoscenici, sotto 1'urto esaperato dei co-lori, di un movimento caotico e incessante. II paese emiliano, nonostante qualche residuo di antiche tradizioni - la sagra de-gli gnocchi - si trasforma in un luogo anonimo, perfetto em-blema della modernita industriale e del consumismo trionfan-te in qualsiasi metropoli. Sullo sfondo della barbarie comune emergono come unici personaggi i matti, dall'uomo che vive acquattato in una tomba del cimitero, a Gonella, 1'ex prefetto paranoico, ossessionato da inesistenti complotti, a Nestore, il marito di Marisa, che ama staré sui tetti, a Ivo stesso, che sente le «voci» della luna e anela a capirle, magari con 1'aiuto di Leopardi («Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai...?»). Ivo ě 1'unico a sottrarsi allo sfascio della vita insensata che lo cir- conda rivelando, come la luna, un'altra faccia, una facolta poe-tica capace di cogliere le voci dell'infanzia, del sogno, di un "oltre" prodigioso. «Mi piace piu ricordare che vivere» confessa. E per sfuggire a questa vita invivibile cerca un varco, un'aper-tura, nei cimiteri e nei pozzi; nel silenzio sconsolatamente in-vocato. La luna coincide con I'amore sognato (talora per Ivo ha un volto di donna, della pallida Aldina), con I'infanzia e il ricordo. Sua e la pace della campagna notturna come il silenzio tra suono e suono, che solo il matto si ostina a cercare. Ma la luna e anche traditrice: catturata mentre era impigliata tra i rami degli alberi ed esposta in catene dal portico di una casci-na si vende all'idegnita dello spettacolo pubblicitario.Tuttavia resta insostituibile, almeno per i matti come Ivo che, dopo es-sere finito in una maxidiscoteca, torna a casa invocando la pace e il silenzio. Affacciato al pozzo, dov'e riflessa la faccia della luna piena che lo chiama, dice malinconicamente: «Eppu-re io credo, che se ci fosse un po' piu di silenzio, se tutti fa-cessimo un po' piu di silenzio; forse qualcosa potremmo ca-pire». Con questo filo di speranza Fellini si congedera dal cinema e dalla vita. Federico Fellini sul set d i La voce della luna. Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogů [G.B. Palumbo Editore] II tramonto delia luna La luna e la TV II giornalista Corrado Augias, In un artlcolo su «la Repubblica» del 20 luglio 1999, a distanza di trentanni, fa un bilancio del-le conseguenze, allora imprevedibili, dello sbarco sulla luna: per la prima volta le immagini in video conquistarono il primato fi-no ad allora detenuto dalla stampa. Nacque quella notte I'era televisiva II cielo in quanta luogo mistico nel quale venivano assunti per forza e volonta divine in corpo e spirito i re e gli eroi di tutte le religioni, il cielo dei miti e della poesia, il cielo in quanta luogo dell'eterna beatitudine paradisiaca, divenne semplicemente una griglia di coordinate tridimensionali simulate sullo schermo di un computer. Non e impossibile che le nuove e confuse religiosity new age con le quali il secolo si sta chiudendo e una certa diffidenza nei confronti della razionalita tecnologica, de-rivino anch'esse dalla nostalgia di quel «cielo» che la notte della Luna contribul a cancellare. I due astronauti rimasero sulla Luna perventuno ore e mezza. Alle 19.54 di quello stesso lunedi 21 luglio, i motori del Lem si riaccendono e il modulo decolla per ricongiungersi (ore 23.35) al razzo Apollo. [...] Mutö la tecnologia quella notte, molti prodotti, apparati e metalli impiegati per i voli spaziali sono diventati trent'anni dopo d'uso corrente, a cominciare dall'elettronica. E dalla televisione. La notte della Luna e stata per i giornali quotidiani la data che ha posto fine al loro monopolio informativo. Sugli awenimenti in diretta e su molti awenimenti che richiedono velocitä di tra-smissione, la tivü stabil! con la Luna il suo predominio assoluto. Per la prima volta in quella misura, i giornali del giorno dopo det-tero una notizia che tutti giä sapevano, ciö che i giornali stampati su carta poterono dare in piü furono i commenti, gli approfondi-menti, quelle annotazioni anche marginali che la televisione, tra-dita dalla sua stessa velocitä e «superficialis», non aveva potu-to coprire. Anche per gli eredi delle gloriose gazzette nate alla fine del Settecento, quella notte segnö la fine di un'era e l'awen-to dell'era televisiva, quella che conosciamo. ► da C. Augias, Nacque quella notte I'era televisiva, in «la Repubblica», 20 luglio 1999. Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese, La letteratura come dialogů [G.B. Palumbo Editore]