92199999999999998 .... Conosciut© cosi e dall'origine della liriea poesia, e dall'esempio degli eccellenti poeti i caratteri del poema lirico, vediamo se questi risplendano nel carme de' Sepolcri. Ugo Foscolo si e proposto di persuaderoi che i sepolcri a' quali sia libero in ogni tempo 1'accesso, e sia libero il distinguervi i defuati con monumenti, giovino a fomentare ne' mortal! l'amore deU'umanitä e della virtü. L'esordio splendido per vive immagini, ehe presentano alia mente nostra tutti i piaceri e le lusinghe che la morte c'invola, dimostra come piccolo in tanta perdita, e come inutile a ristorarcene sia un monumento, ehe degli estinti la memoria conservi; tanfco piü che .... e l'uomo e le sue tombe e Vestreme aembianze e le reliquie della terra e del del traveste il Tempo. Ma quest'esordio benche sembri favorire una tesi contraria a quella del poeta, come serve anzi a sostenere l'argomento di lui! Se dunque, egli dice, il tempo tutto distrugge, perche non cercherassi d'allonta-nare piü che si puö il danno cli quesfca distruzione ? Perche non erge-ransi monumenti, che ci fcengano avanti gli ocehi quegli uomini cari e virtuosi che dalla morte rapiti piangiamo ? Dunque i monumenti iuutili a' morti giovano a' vivi, perche viva mantengono ne' cuori Ioto la caritä verso le persons dabbene. Quindi la splendida sentenza sol chi non lascia ereditd d'affetti poca gioia ha dell'urna.... I malvagi non sentonsi meritevoli di memoria, uon la curano, ed e inutile a* viventi. Perche dunque accomunare la sepoltura de' tristi e dei buoni, degl'illustri e degli infami ?1 1 I Romani credevano sommo disdoro che un uomo d'illustre famiglia fosse sepolto colla plebaglia. Orazio per rimproverare a' 47. - Foscolo. Opere. Vol. VI. LETT ERA A MOÍTSIEUR OUILLOS 81 fatta ingiusta accomunanza trasporta la fantasia del poeta at luogo indegno dove fu sepolto il Parini, uomo che a mente aomma aeeoppio le phi sublimi virtu. Da. questa digressione, in cui i meriti del Parini e l'indegnita del suo sepoicro a lato del facinoroso che lasciö sul ■ tibolo i (lehiít sono dipinti si energicamente e si pateticamente clie nulla piü, emerge la splendidissima sentenza. .... afii sugli estinti non sorge fiore, ove non sia d'zimane lodi onorato e d'amoroso pianto! E questo sublime pensiero conduce il poeta ad indagare l'istituzione delle sepolture, ch'egli trova nata co! patto sociale, e conservata dalla religione per gli estinti derivata dalle domestiche virtü loro. Oi si di-pingono quindi da una parte i promiscui sepolcri, che hanno i piü de' cattolici neue chiese; ed i morbi e le superstizioni che ne conseguono, e dall'altra parte le pompe e i riti sepolcrali, coi quali vari popoli eelebri fomentavano l'araore verso gli amici, i eongiunti e la patria. Ma ä che, vien egli a dire, servtiebbero queate istituzioni ad una nazione corrotta e vile 1 A tal gente .... inuUl pompa e inaugurate immagini dell'Orco soTQOTb cippi e marmorei monumenti, a egregie cose i jorti animi accendono l'urne de* forti.... ma non possono accendere gli animi deboli e vdi. Coll a verita di qtiesto principio ragionando sullo stato passato, presents e futuro d'Italia, esorta gl'Italiani a venerare le reliquie degli Eroi, onde nobilitate sono le cittä loro, fra le quali Frenze, dove nella chiesa di S. Croce sono gli avelii di Macchiavello, di Bonarraoti, di Galileo, a' quali s'aggiunse quello d'Ameri, che vivendo andava nobili il vizio di dissipare i loro patrimoni e ridursi oberati, mette avanti gli occhi loro il sepoicro, che avranno comune co' miserabih: hoc miserae plabi stabat commune s&pulchrum Pantolabo scurrae Nomentanoq-ue nepoti. Lib. I. Sat. VIH. Manlio Pantolabo e Oassio ISTomentano, di cui e menzione, erano ancor vivi; ma avevano dilapidato tutto il patrimonio loro. APPENDICI 581 spesso a que' marmi ad inspirarsi. Da queste tombe, dice il poeta, ci sentiremo accendere d'amore. verso la patria e le seienze, e di odio contro la barbarie, non altrimenti che le tombe di Maratona accen-devano ne' petti de' Greci il valore e 1'odio contro i Persiani. Innalziiio dunque gl'Italiani de' mausolei agli uomini d'egregia virtu, tuttoche perseguitati ed infelici vivendo, che la memoria loro trionfera de* tristi: .... a? generosi giusta di gloria dispensieret, e morte. Sin le potenze d'averno si nnirono alle celesti per torre ad Ulisse Is armi d'Achille, e portarle al sepoicro d'Ajace, che le nieritö, e non le ottenne per l'ingiustizia de' duci Argivi. Che importa, che il tempo distmgga questi monumenti? La memoria de' monumenti e delle virtü vive immortale negli sorittori, e si rianiroa negli ingegni che coltivano le muse. Prova ne sia il sepoicro d'llo, antico Dardanide per giustizia eelebrato, che fu scoperto dopo tante etä da'viaggiatori, che l'amor delle lettere eondusse a pere-grinare pei campi inseminati dove fu Troia.1 Dopo una digressione dove gareggiano il bello ed il sublime nel dipingerci vivamente intomo a questo sepoloro: —- le Iliaclie donne che pregano scapighate, onde allontanare dalla patria e dai congiunti loro le immhienti calamita. — la vergine Cassandra che guida i gio-vanetti nepoti a piangere sullo ceneri de' loro antenati — che Ii con-sola dell'esilio e della poverta, vaticinando che la gloria de' Dardanidi risorgerebbe da quelle tombe — che invoca le palme ed i cipressi dalle nuore di Priamo piantati intomo alle tombe degli estinti Eroi perche le proteggano — che benedice a chi non toccherä quelle piante, sot to l'o rubra delle quali predice che Omero cieco e menclico an der ä un 1 Un letterato dalla gran barba, ma freddo per natura e per etä: « Che salto, diceva, da' monumenti di S. Croce a que' de' Dardanidi! » Salto da buon poeta e da buon loico, dieo io. Per pro vare, che i sepolcri eretti agli Eroi aono eterni negli scritti de' poeti e non sono soggetti alle ingiuxie del tempo, che tutto distrugge, bisognava ad-durre un monumento antico, di cui si fosse parlato da' poeti e si fosse mantenuta la memoria sino a' tempi nostri, la quale invitasse gli amatori delle muse a visitare il luogo dove fu; e questo si ě il monumentu d'llo rammentato da Omero, e di recente scoperto: quanto ě piü antico il monumento, tanto ě piü efnoace la prova. Oltre ciö i fatti che emergono dalle etä remote hanno maggior ampiezza e dignita, come gli obbietti fra la nebbia vedufci ingrandiscono. « Lo sforzo ft che fa lo spirito nostro nel trascorrere lo spazio di tanti secoli, oltre « il fargli conoscere l'estensione della sua attivitä, fa altresl che in « eerto modo gli rassembri di protrarre sin la la propria esistenza, e « di vivere Colle passate generazioni; il che riempic di quel nobile or-« goglio della propria dignita, che ě cosi fervido ispiratoro di senti-« menti sublimi ». Martignoni, Del sublime, cap. I, in fine. JILL 572081691348253^ 1667 5999 L E T T US R A A MONSIEUR CHTTLLON AFFE^BICI 5:? 3 gioi-no ad iaterrogare gli spettri degH Eroi troiani suJla caduta d'Uio, onde celebrare le vittorie de' suoi concittadini — gli spettri che piangono Ilio raso due volte e due risorto splendidamente sulle mute vie per far piú bello ľultimo trofeo ai Jatati Pelidi.... — Omero ehe cetebrando i fasti do' vinoitori placa pietosamente col suo canto le onibre generose de' vinti — chiude il poeta il čarme colľul-timo vaticinio di Cassandra, di cui nulla potevasi immaginare di piú sublime, o si guardi ľaffdtto, o il pensiero. Questa principessa, sorella di Bttoro, infelice per le calaraitä, cho prevede per se sfcessa e pe* suoi, non puô dissimulare la gloria de' di-struttori delia sua famiglia; rna ella cerea un conforfco nel vaticinaro per Ettore una gloria, se meno splendida, certamente piú šanta, qual si é queila di un guerriero infolice, ehe cade difendondo la patria; gloria piú para e verace di quella ďun princípe conquistatore. Ec-eone i verši: e tu onore di pianti, JĽttore, avrai dove Jia santo e lagrimato il sangue per la patria versetio, e finche il Sole risplenderá su le sciagure umane. Ecco un poéma dettato dalľestro, pieno di splendide immagini, di sublimi sentenze, di magnifiche digressions di maniere di dire rieche, audaei; nel quale la collocazione delle eoso sombra negletta, xna é aceomodata al genere lirico, al quale il poéma appartiene. Ma una delle cause principáli, per cui questo čarme G'mebria d'un piaeere proíondo* soave e indistinto si e ehe il poeta, dopo aver sen-tita l'ammirazíone, ľamore, la malineoma, la magnanimitá, ľira, il dolore e tutti i sentimenti eccitati in lui dalľargomento, e dopo d'avere idoleggiati, coloriti ed animati quegli affetti con tutte le tinte ed il fuoco deila fantasia, egli li prese-nta a' lettori, e trasfon.de in essi la stessa aimxnrazione, lo stesso amore, la malinconia, la magnanimitá, ľira e il dolore, ch'egli sentiva meditando e serivendo. Ma questa fa-coltá di trasfondore in altri, per cosi dire, la propria anima, ehe é dote essenziale dell'eloquenza, e spezialmonte delia poetica, e facoltä tutta naturale, e ehe nessuno studio puô mai fare acquistare. E nondi-meno non sarebbe riuscita a tanto effetto, se il poeta non avosse esa-minati e paragonati i sentimenti ehe la leŕttura de' grandi serittori gli eecítava nclľariimo e nella mente; e se non avesse considerate prati-camente cd esplorate nel euore degli uomini le vie per cui si trova adito a eommoverli, a convinced! e a persuaderli; e qui unicamente sta ľarte, e oosl ľarte puô perfezionar la nátura. E pero ľautore del čarme dei Sepolcri seppe disporre gli affetti e le immagini in fcal guisa, ehe non si confondessero tumultuando, ma vicendevolmente si secon-dassero, mediante le mezze tinte e il chiaro-souxo; quindi é ehe si osservano in questo čarme gli affetti ed i sentimenti forti preceduti da pensieri gravi, e come dettati dalla ragione o dalla verita; indi pasaa al patetieo, e dal patetico alio sdegno, e dallo sdegno alia mahn-conia, e dalla malinconia, che e il Bentimento atto alia meditazione, tome ad esporre gravemente le sentenze della filosofia, e cosl alter-nativamente. Quindi queH'armonia d'idee, d'affetti, d'immagini e di versi, che ci penetra si profondamente da non lasciarci quasi campo a considerarla, dacche rapiti siamo dalla varieta do' suoni e dalla. serie dello pitture, nolle quali convertiti vediamo tutti pensiori anclie i piu astrusi, che compongono quosta poesia. Ora amnche taluno non sospetti, che la parzialita di traduttore e l'araore della mia fatica mi abbiano indotto ad immaginare nei mio testo bollczze che non vi sono, piacemi di riferire il parere clell'esa-t-tissimo ed elegante autore recente di un trattato sul bollo e sul sublime, Martignoni, al capo III del sublime: « Se v'ha produzione fra le re-centi, la quale un quadro ci offra cminentemcntc osservabile per al-tezaa e maesfca di caratterc costantemente sostenuto, si e a mio giu-dizio rimmaginoso carme d'Ugo Toscolo sui sepolcri. II tema per se eccelso, perche d'indole grave e severa, e dal valoroso scrittore alia sublimita elevate per evidenza d'immagini, per ardore d'affetti, per energia di locuzione o di numero, per icastica singolare negli aggiunti, e.per una acconcia allusione ftgli antichi riti simbolici, la qual dignita aggiunge e grandezza al oupo e terribile argomento. » 1 1 laNAZiio Makticitoini, Del hello e del sublime, eon notizie sulle opere e sulla vita dell'autore, scritto dal prof. Luigi Catenazzi [amico del Foscolo], Como, 1826. 20