Orazione a Bonaparte pel Congresso di Lione a' citíadíni Sommariva e Ruga Membri del Comitato di Goveroo delia Repubblíca Cisaípina Ugo Foscoio Ne' tempi licenziosi o tirannici i govemi sono sempře ubbnachi di lodi e sempře di lodi assetati: i poiché tali (pur troppo!) sono t nostri tempi, grande argomento viporgo della mm estimazione tntitolandovi una operetta ehe le passate descrivendo e le presenti sciagure, tulte le speranze ripone nelľawenire. Mi avete reputato degrto di scrivere il veto a Bonaparte, ed io, riconoscente, m repulo capaci di confermarlo con la vostra autorita1. Non é di voi colpa rna del vosím potere se bassi ädulatori vi accerchiano; ma é certo egregio esempio di forte animo in voi se svilup-pandovi dalle brighe di que' tristi, trasceglieste ä tanta opera un uomo di mezzsno ingegno, ma di alio cuore, non mat domato né da' beneficj, né dalle ingiurie. Salute. Milana, 7 gennajo, 1802. l Perché da coloro ehe nelle terre cisalpine íengono la somma delle cose mi venne imposto di kudartí in norae del popoío, e di erigeríi., per quanto puô la voce di giovine e non affatto libero scnttorc, un monu-mento di riconoscenza die a' posted attest! BONAPARTE ISTITUTGRE DELLA REPUBBLÍCA CISALPINA, io quantunque del mio ingegno, e de' tempi or licenziosi or tirannici diifidente, ma pieno deli'aito soggeíto, e del furore di gloria (furore ehe íutte le sublimi anirne h anno comune 1. Giovanni Battista Sommariva (1760-1816), awocato, componente nel 1797 della Comraissione che contribui ad elaborate la eostituzÍDne della Cisaipina, fu chiamato da Bonaparte, dopo Marengo, a entrare nella Commissione straordinaría e quindi, insieme at Vísconti e al Ruga, nel piů ristretto Comitato di govetno della ricostituita Cisalpina, di cui ťu ľelememo di gran lunga piú influente, Afíarista e intrigante, con la proclamazione della Repubblíca Italians fu da Bonaparte estromesso dalla scéna poliaca. Per Sigismondo Rugo (1752-1829), awocato anch'egli, vale lo stesso giudizio formulato per Sommariva, anche se su di lui le notízie nsukano piů scarse. Diversi riferí-.menti sul loro operate off re A. OttOLINí, Miláno e la seconda Repubblíca cisalpiita, Milano, La Famigka menegriina, 192.9, in particolare pp. 145-58. ugo foscolo con te) e ínfiammato dal patrio aniore e dal vo to di sacriíicanni alla vcritä. volcntieri tanta inipresa mi assunsi, sperando di trarla almeno in parte ai suo fine, non con la disciplina dello stile, né con la magnificen-za degli encomj, ma liberamente parlando al grandissirno de' mortali. j'Ch'ío per laudarti non dirô ehe la vcritä*; e per procacciarmi la fedc clclle naxioni patlerô conic uomo ehe nulla terne e nulla s pera dalía tua possanza, volgendomi a te con la fiducia delia mia onestä e delia tua virta, appunto come le dive anime di Catone3 e di que' grandi si vol-geano alla suprema mente di Giove. E intatta fonte di glória per te reputo lo seoprirti le piaghe tutte, ehe per coipa delia fortuna, per la prepotenza e rapacitä delia conquista, per ľavarizia ed ignoranza de' governanti gran tetnpo aíílissero, e afŕliggono or fieramente queste tnisere provincie ďltalia, onde tu risanandole con la forte tua mano immenso si aceresca e non piú veduto splendore al tuo nome4. Che s'io ti appello ricuperator di Tolone5, fulrninatore di eserciti, con-quistatore dell'Italia e dell'Egitto, redentore delia Francia, terror de' tirantii e de' demagoghi, Marte d í Marenco6, signore delia vittoria e delia fortuna, amico alle sacre muse, cultore delle scienze, proťondissi-mo conoscitore degli uomini, e (quel ehe ogni merito avanza) paciŕica-tore d'Europa7; non odo io prima d i me tutti i popoli viventi acckmar-ti con questi nomi? non vedo la storia che a traverso delle generazioni e de' secoli eterna i tuoi fatti? E nel solo nomarti ricorrono al pensiero senza che all ri afťetti di ricantarli; ché inetto panegirista e quasi sordi • do adulatore stimo colui il quale verbosamente magnifica cose belie e i. «Io, quantunque oseurissimo, sono degno di laudarti perché so dirti ŕermamente la veritä». Cosi il poeta si esprimeva nella dediča apposta alla ripubbiicazione di Bonaparte liberatore. Oda di Ugo Foscolo, sesta edŕzione, Italia, anno vín, c. 3ľ. (La stessa citazione in EN, il, p, )}ie infra, p. 122). Ch'io in Es. birm, ě corretto in «Ché io». 3. Probabile riferirnento a Marco Porcio Catone detto Utícense (95-46 a-C.), divenuto nei secoli sirnbolo di liberta spirituále e come tale posto da Dante a guardia del Purgatorio. La sua figura di eroe repubblicano emerge bene dalla Vita a lui dedicata da Plutarco. 4. «Ed ora pur te la dedico [la ristampa deĽ'ode Bonaparte liberatore] non per lusingarti col suono delle tue gesta, ma per raostrarti col paragone la miseria di questa Italia che giustamente aspetta restaurata la liberta da chi prkno la fondô». Cfr, Bonaparte liberatore [1799], cit., c. zv (EN, IT, p. 332 e infra, p, 121). 5. II 19 dicembre 1793 Tolone, oceupata dafle forze realisté e dalla flotta inglese, veniva ripre-sa dalľesercho francese. II ventiquattrenne capitano ďartiglieria Napoleone Bonaparte ebbe un ruolo di primo piano nella ríuscita detľimpresa. 6. Nel testo deWOrazione, riportato in EN, vi, pp. 207-35 (ďora in avanti indicate con la sola sigla EN), figura «Marengo». 7. Kiferimento aila pace di Lunéville, conclusa il 9 febbraio 1S01 tra Francia e Austria, che poneva fine, nel settore continentale, alia guerra mossa dalla seconda coalizione antifrancese. osazione a bonaparte pel cqngrľsso di uonľ 8l altissíme per se Stesse e a verun uomo nascoste. E d'altra parte a cia-scima delle tue imprese le passate etä contrappongono or Alessandro guerriero onnipotente, or Césare dittatore magnanimo, or Augusto pacifíco signore del mondo, or Alfredo padre dell'Inghilterra8; e alla fortuna ed ai tríonfi i recenti anni ti associano gl'incliti nomi di Moreau e di Massena9. A ciascuno de' tuoi pregi la storia con trap pone e Tiberio solenne politico, e Marco Aurel 10 imperadore filosofe10, e Papa Leone X ospite delle lettere". Che se molti di questi sommi searchi non vanno di delitti12, uomini e mortali er ano come sei tu, e non le speranze o il tremore de' contemporanei, ma la imperterrita posteritä le lor sentenze scriveva su la lor sepoltura. Infiniti ed illustri esempj hanno santificata ornai quella massima de' sapienti: Niun uomo doversi virtuoso predicate e beato anzi la motte", in Te dunquc, o Bonaparte, nomeró con inaudito titolo LIBERATORE DI POPOLI, E FONDATORE DI REPUBBLICA. Cosi tu alto, solo, immottale dominerai 1'cternitä, pari agli altri grandi nelle gesta e ne' meriti, ma a niuno comparabile nella intrapresa di fondare nazioni: peroeché Teséo e Romoio istituendo popoli, istituirono per se stessi (irannidi; e il divo Licurgo e Brut o il primo romano per le prop tie patrieJ4, e non per beneficenza all'umano gen ere, maestri si lea no di liberta. Ma tanto tito- 8. Alfredo il Grande (849-899) ripristkiô ľauíoritá regis in íngŕiilterra e awío la sua unitá promuovendo uri'ampia rinascita cufturaie. 9. Jean-Victor Moreau (1763-1817) e André Massena (1758-1817). Su di loro, per una prima informazione, I marescialU di Napoleone, a cura di D. G. Chandler, Miláno, Rizzoli, 1988, passim. 10. Le Massitne di Matc'Aurelio figurano fra «i pochissimi libri» lasciati da Jacopo nella sua stan2a dopo la molte. Si ricordi il particoiare delia lunga nota apposta dal giovane suicida su una pagina di quel volume. Cfr. Ultime lettere di Jacopo Ortis [1817], in EN, rv, p, 451,. 11. Giovanni de' Medici (1475-1511), eletto papa con il nome di Leone x, fu protettore di artisti e letterati, legando cosi il suo nome ad uno dei momenti piú aid del Einascimento. Foscolo ne loda ľazlone anche nelta Cbioma di Berenice (EN, vt, p. 191). 12. «La fama degli eroi spetta un quarto alla loro audacia; due quart! alia sorte; e l'altro quarto a' loro delittiw. Queste ie parole che oetl'Orr/j" Foscolo fa pronunciare a Parini. Cfr. Ultime letters [1S17], cit., p. 415. 13. Per Gambarin (EN, VI, p. 211, nota 1) ě assai probabile che 1'espresssone foscoliana Niun uomo doversi virtuoso predscare e beato ami la morte iosse ispiiata «al passo finale ddi'Edipo re di SofocIe» - autore dal quale e ripreso anche il motto posto sul frontespizio deWQrazione - che cosi recita: «Sicché tra i mortali non uno possa mai dirsi felice nell'attesa dell'ultimo di, prima che senza avere parito dolori al termine giunga, dove la vit& tramontaw. Si ricordi, al riguardo, anche quanto aveva affermato Foscolo nella giä ricordata dediča aR'Oda; «Avra il nostro secolo un Tacito, il quale commettera la tua sentenza alia severa postenia*. Cfr. Bonaparte liberatore [1799!, cit., c. 3v (EN, It, p. 333 e infra, p. 122). 14. Lucio Giunio Bruto, figlio di una soreila di Tarqutnio il Superbo, promosse la sollevazio-ne del popoio romano in seguito alia quale fu dichiarata decaduta la monarchia. «11 primo Bruto 82 üco FOSCOLO Jo or da te piii meritato, che acquetata la tempesta delie fazioni, convo-casti in Lione i primati di tutte le classi cittadrnesche della Cisalpina; Victorque volentes Per populos dasjura^: si! a te immobile Capitano, a te Legislature filosofo, a te Principe cit-tadino tanto titolo al cospetto dell'Europa e delle universe genti future tornera a sanguinosissima ingiuna, ove quesia repubblica, quantunquc figlia del tuo valore e del tuo sen.no, cor.dnui a rimanere ludibtio di ladri proconsoli, di pctuknti citradini. e di pallidi magistrati. N'on tanti torse sacnleg) tentarono, non tanto oro ed uniano sangue i druidi di tutte le eta e di tutte le rcligioni impiamente beveano in nome del D;o ottimo massimo16, padre e benefatiore degli uoinini, di quante sceile-raggini compiacquero la sitibonda loro anima i tuoi ministri, i quali profanando il tuo nome, te faceano con disperato gemito uivocare dal-I'agricoltore fuggiasco da' suoi camp), dal denudaio mercatante'7, da' tribunal! vilipesi o atterriti, e dal padre che alimentava di lagrime i suoi figliuoli i quah in van o domandavan del pane. Ma perch 10 voto declamatote non sembri procedero storicamente, mostrando corrotti sino ad oggi in questa repubblica i tre elementi di ogni politica societa: Leggi, Arrm, Costumi. Applaudiranno alio schiet-to mio dire tutti gli animosi veri Italian!, applaudiranno con bellicose clamore gli ardenti giovani cisalpini, e i sospiri delle madri e deile spose, e i voti de' pochi ouimi magistrati, e gl'inni de' sacerdoti, e le speranze degi'inieliei, e la santa giustizia e la virtu contaminate e ven-dute, e le dolorose ombre di colore che dalle ribellioni, dalla dispera-zione e dalla fame furono al caro lurne della vita rapiti, Ed applaudira la tua grande anima, non solo perch'io t'addito quanto manca ad adempiere il tuo benefice e glorioso concetto, ma assai piu perche i secoli e i secoli's potranno asserire: Bonaparte fu principe quando fieri fondö la Repubblica - aveva scritto FoscoSo nel "Monitore bolognese'', n. 83 del 16 ottobre 1798 -malgrado i [sic] sforzi dei Re, perché il PopoSo Romano era cosmmato». Cfr. EN, VT, p. 150. 15. VlROlUO, Gcorgtche, IV, 561-562. Si tenga tuttavia presente che nel testo originale figura dal e non dm. Sara d'interesse ticordare che io stesso verso era stato posto in epigrafe da Vincenzo Monti neJla poesia a lui coramissionata dal governo cisalpino per ceiebrare i Comizi di Lione. Cfr. // Congresso cisalpino in Lione. A honaparte, anno X (vedi infra, p. 133). 16. Cfr., ai rignardo, dello stesso FoscoJo, la Memoria intorno ai druidi e ai bardi britanni, pubblieata sugU "Annali di scienze e ietrere" nel iSn, ora in EN, vu, pp. 3)3-62. 17. In EN «mercante». j8. Correzione in Es üirr/i.: «ai secoli», riportata in EN, ORAZIONE A BON AFAKTE PEL CONCKESSO DI LIONĽ 83 : e nobili spirit! non temeano di dire la veritä a lui che non tenieš di ■ ascoltarla'9. IV Quella e inutile e perniciosa costituzione che fondata non sia su la natura, le arti, le forze, e gli usí del popolo costituito, e che sffenando ľarbitrio delľerario, della milizia, e delle cariche alia potest ä esecutiva, appena a' legíslatori concede ľambizione del nome, Ü furore delle ringu i e re, e la dirnenticata o delusa sanzione di opposte inoumerabili leggi, Eppure tale si fu la costituzione onde tu per decreto del Direr-torio francese nome davi e diritto alia nostra repubblica; e la tua merne presagiva forse le nostre disawenture, e gemevi nel generoso tuo cuore aspettando tempo di vendiearne'"'. Ben hai dato a divedere a' tuoi salvi concittadini e all'attonito inondo quanto mor tali quelle leggi miscisse-ro; poiche con quelle ordinata essendo la Francia, ove dalla ardirnento-sa tua dittatma non venive.no di repente alimentäre, cert o che gľinfau-sti destrni della Polonia sovrastavano la vincitnce di taňte nazioní21. E a quanta pi it obbrobriosa rovina non dovevano strascinare noi, non riu-niti, ma legati; non armati, ma atterriti dalle armi; non fatti dotti, ma insaniti per le sanguinose vostre rivoluzioní? E a che mani d'altronde e a quale senato vennero queste fondamentali leggi commesse? Tacerô le controversie ond'erano faziosi e tumultuanii i consiglj legislative e gli oratoři mercatanti de' proprj suffragi. e la ridicoía arroganza de' molu che ignari pur dianzi del come e del perché obbedivano, e proni, quando che fosse, a obbeciire, scienza e coraggio affettavano di liberta, e I e gare terntonali, e i decreti circa ľannona e le tenuté pubbliche estorti da que' legisíatori a cui liberta, gloria, patria essendo il proprio utile fra la fame e le lmprecaztoni del popolo ratio sursero opulentissimi Tacerô ľaudace povertä degli uni domata da' beneficj del di ret torio, e ľambizione de' riecht dallo splendore delle cariche... e tut to oro, 19. Inizia qui una lunga digressione srú mali e le disawenture di cinque anni dr vita della Cisalpina, nella quale Foscolo ha modo di svolgere una serrata critica nei riguardi del potere politico, esercitando cosi quella che, a suo awiso, rappresentava una delle primarie funzioni di uii intellettuale. io. Proclaniata ü 9 luglio T797, Bonaparte impose alia Repubblica Cisalpina una costituzione die richiamava da vicino quella francese dell'aruio ill. Foscolo muove alla stessa critiche piuttosto severe e argomentaie, cbe ricordano motivi espressi da Vincenzo Cuoco nel Saggio storico sulla rivoluuone napoietana del 1J99. n. Riferimento -ai prineipi espressi dalla nuova carta costituzionaie emanata da Bonaparte in Francia in seguito al colpo di Stato de) 18 brumaio. Tale carta, secondo Foscolo, avrebbe salvato la nazione d'oltralpe da una fine simile a quella della Polonia, emblema di paese che ha visto distrut-te la propria unitä e indipendenza. 84 UGO FOSCOLO ORAZIONE A BONAPARTE PF.L COtßKESO IM LIONE 85 briga, tremore! E tacerô la generale ignoranza di queste assemblee; ímperciocché que' rati egregj nelle arti e nelle scienze, e che in tanta malvagitä íliibata f am a ďingegno e dí costuroi serbavano ignudi al tutto erano delia feroce fortezza e delia sa pien za necessarie ad ordinate glí stati, ma escluse dal sacro ozio delle lor disciplíne e dalla semplickä delľantico loro istituto. O Italiani! ne) recente senato ehe consulta legislatíva appellavasi il gentile, magnifico, annonioso nostto idioma ehe primiero dalla notte delia barbaric desto le vergíni muse e le arti belie e le lettere, adulterate per gran tempo stolidamente e serv ihnen t e ne' pubblici edit t i fu indi interamente nelle adunanze di que' senátori obbliato, e daí pochi i patrii aírari in linguaggio straniero disputandosi, tutto era quindi manomesso dai pochi, sebbene apparentemente sandte dalla indolente e paurosa ignoranza dei piü22. Non ch'io m'arroghi, o Bonaparte, di dannare le tue elezioni; ché ne sapevi, né potevi a un tratto conoscere cht atto era a governarc, né ii avresti si agevolmente trovati; perché i fortí e saggí italiani sapeano non donarsi, ma con qui -stars i la liberta, e sdegnosi quindi di essere stromento deilo straniero celavansi E p on i ehe le nostre leggi opra fosser di im Dio, e gl i esecu-tori santissimíj il Senato Romano quantunque pieno ancora di perso-naggi e per prosapia, c per dovizie, e per trionfí, e per virtú, e per pos-sanza cospicui, e ognun di essi primate del mondo, che potea piü quando non la giustizia e le avite leggi, ma gh eserciti comandavano? né eserciti erano stranieri. Nomi furono i nostri corpi legislativi, i tribunáli e i governi ignudi nomi; e mentre il sangue delia vostra nazione ci redimea dalle catene, lo scettro de' capitani e de' proconsoli francesi il cisalpino popolo flagellava. Dove eri tu, o í.iberatore. quando asse-diato di armád il Consiglio de' Seniori fu astretto a serivere la sentenza capitale delia repubblica, ratiíicando il Trattato ďalleanza perŕidamen-te dai cinque despoti imposto24: imperciocehé non accettalo c i tornava 22. Foscolo riprende qui un terna a lui particolaimente cato: la difesa deíl'idioma italiano con-tro le ingerenze delle lingue straniere. Cfr., tra glí altri, lo scrŕtío Lezioni su la lettemturet e la lingua, in EN, V7T, in part, pp. 76-96, ma di utile consultazione sono anche i passi riservatt all'argomenta nel Saggio sulla letteratura contemporanea in Italia, in EN, xi, íl, pp. 541 e 544 {infra, pp. 125 e izj) e nelľOŕw («1 pubblici atti e le leggi sono serittt in una cotal lingua bastarda ehe le ignude frasi sug-gellano la ignoranza e la servitú di chi le detta». Cfr. Ultime lettere [1817i, cit., p. 410). Sul program-ma linguistico dei demoeratici italiani di fine Settecento, legato alla loro progettualitä politico-soctale, V. Criscuolo, Per uno studio delia dimensione poliika delia questione delia lingua, parte m: Settecento e giacobinhmo italiano, in "Critica storica", a. xv (1978), n. 2-3, pp. 217-144. 23. «Usciranno gľltalianí di grande caraítere ehe si sono nelle passate rivoluzioni o ritírati, o pochissimo manífestati, o affatto nascosti, sdegnando di sottomettersi alia íirannide tie' proconsoli Francesi e alla servile insolenza de' corrotti italiani loro ministri». Čosi Foscolo ai priroi di ottobre 1799 si rivolgeva al generale Championnet, esortandolo a «liberare» ľltalia e a formarvi una repubblica su nuove basi. Cfr. Discorw su la Italia, Genova, anno vni, in EN, VI, pp. 161-2. 24. Nel marzo 1798 la Francia imponeva alla Repubblica Cisalpina la ratificä di un umiliante nell'infame e lagrimevole stato di conquistati; e accettaro, ci avrebbe per la calcolata impossíbilitä di lungamente attenerlo proclamatí alľu-^hiverso sconoscenti e sieali mtraitori de' pattí, e rieondotu a un paJese meritato servaggio? Dove en tu, quando Trouvé e Kweau conculeato ii gius delle genu, di ambasciadorí sí convertirono in despoti, forzando i pnncipi, legíslatori, e magistrati a gunáre solennemente un'altra costi-tuzione, solennemente 1a tua spergiurando?" ben dissí principi, legisla-tori, e .magistral; poiché il popolo e le nuove leggi e i nuovi invasori altamente sdegnava. Fra l'universo fremíto ititanto delia scherniia mae-stä popolare, fra le proteste magnanime de* pochi imperterriti e šanta-mente ten a a legislator! a viva forza dai loro seggí strappati, sfrontata-mente in pubblico norne si decretô una cosiituzione per origine, ill ega-le; per gli modi onde fu imposta, tiranme-a; pel recente esempio dell'a!-tra, inobbedita: e per la venalitä e bassezza de' suoi spergíuri esecutorí, derisa. Te allora lungi d'Italia16 teneano í mari inchti per le tue vittorie, e la f am a e la fortuna comandando agti eiementi, e precorrendo le tue navi cospiravano con la politica de' tiranni ehe a remote, inutili forse, e (tranne Bonaparte) per tutťuomo mortah imprese ťaffaticavano per maturate sieuramente la servitú delia Francia, e ľírredirnebile'7 trafíico delia nostra patria inlelice. Avresti nella Cisalpina veduto giudici ineso-rabih, capitali sentenze, non penále statuto; enormi censi, decretate estorsioni, non pubblico erario; inculeato in somma il dôvere del giu-sto, ma patentemente consecrate il diritto delia scclleraggine. Men duro ě ľavere pessime leggi, anziché averne niuna28; ché nelle cittä senza leggi sbalzati dal trono i pochi guasti, o avari, o irnbelii tiranni, ma pur pochi sempře e sempre quindi tremanti, siede e regna la orrenda multiforme tirannide delia plebe. Memoranda fede di que-sta sentenza ne die' la Francia quando tutti al potere nuotavano per mari di sangue19. Brevi nulladimeno delia moltitudine sono gľimperj, trattato di alleanza ehe, dopo moki tentennamenti, il consiglio dei Giuniori e quello dei Seniori furono costretti a tatificare. La questione ě arapiamente trattata da C. Zaghi, UDirettorio france-se e la Repubblica cisalpina. Con una appendice di documenti inediti, 2 voli., Roma, Istituto storíco italiano per ľetä moderna e contemporanea, 1992, vol. I, pp 263-411. 25. Dapprima con ľambasciatore Chades-Josepb Trouvé, poi con Francois Rivaud il Díretrorío irancese, nella seconda metá del 1798, tento di realizzare una serie di colpi di Stato nella Cisalpina, ehe portarono aDa fine, nonostante una compatta opposizione del movimento patriottico, alla profflulgazione di una nuova costituzione. Suľľargomento un'ampia ricostruzione si puô leggere in C. ZAGHf, UDirettorio francese, cit,, vol. 11 (per ititero). 26. Bonaparte era allora impegnato nella spedizione in Egítto, partita ai primi di maggio 1798. Su di essa, per una prima informazione, C. FLkrold, Bonaparte in Egitlo, Torino, Einaudi, 1965. 27. Refuso per < Paris, Editions Sociales, 1977, pp. 644-69. 43. Postilla in Es. Birm.: «Suvarow», riportata in EN. II79 giugno 1799 l'Arojata di Napoli, al comando del generale Jacques-Etienne Mac Donald (1765-1840), nella sua avaozata verso il cord d'ltalia, veniva battuta sulia Trebbia, dopo tre giorni di combattimenti, dai soldáti mssi, al cui comando si trovava il generale Aleksandr Vasiiievic Suvorov (1729-1800). Foscolo lo definisce «secondo Annibale» in ricordo della sconfitta che il generale delle truppe cartaginesi inflisse ai Ptomani nel 218 a.C. negli stess: iuoghi. 44. Postilla in Es Birm.: «Masseoa che sconfísse Suvarow», riportata in EN. 13 25 e 26 set-rembre 1799 Masséna riportava una significativa vtttoria sugh austm-russi a Zurigo. Pochi giorni dopo Suvorov, anche per gravi contrast! con ľalleato asburgíco, decideva di abbandonare la Svizzera e ritornare in Russia. 45. Giuseppe Fantuzzi (1762-1800), amico e commilitone di Foscolo, ě preso ad emblema delle virtú e del coraggio militare degli iraliani. Al fianco di Kosciuszko nelľinsurrezione polacca del 1794, Fantuzzi prese in seguito parte alia prima campagna ďltaha. Nel 1796 partecipô al concorso Quale dei gn/erni liberi meglio convenga alia felicita delľltalia, bandito dall'Ammioistrazione generale della Lombardia, con uns dissenazione neĽa cjuale si rnostrava deciso assertore di un assetto federalistico per il futuro della penisola. Energico combattente mort in difesa di Genová assediata. A iui, sul quale manca una soddisíacente monografia, Foscolo aveva in animo di dedicare un profile biografico, come si legge in EN, VI, p. 218, nota 3. 46. Qui e poco piú avanti viene fatío riferimento a due fatti ďarme ai quali lo stesso autore deü'Oriis aveva partecipato Ľepisodio bolognese ě cosi ricordato dal Chiarini: «Neilapríle [1799 Foscolo] riprese servizio come luogotenente nella Guardia nazionale di Bologna che, sotto gli ordi-ni del Tripoult, dava la caccia alle grosse bande di contadini insoríí, i quali sorto pretesto cli religione depredavano terre e castelli e commettevano ogm sorta di ribalderia. U go combatté valorosa-mente in tutii i fatti ďarme ebe ebbero luogo in quella occasione per ritogliere agli msortí e agti Ausrriaci i Iuoghi da essi oceupati; e alia ripresa di Cento, le cui mura sealö per il prirno, m ferito ďun colpo di baionetta in una coscia». Cfr. G. Chiamni, La vita di Ugo Foscolo, nuova ed. a eura di G. Mazzoni, Firenze, Barbera, 1927, p. 71. 47. Allusione aiľazione condotta da un contingente deh'esercito cisalpino, con a capo i fra-telh Lechi, Giuseppe (1763-1836) e probabilmente Angelo (1769-1845), contro ľesercito austriaco in Tirolo nel 1799. Cfr. al riguardo C. CattaNHO, Ľantico esercito italiano, estr. dal "Politecnico'', vol vrn, Miláno, Editori del Politecníco, 1862, pp. 9 10. 48. Tra il settembie 1800 e i primi mest del 1801 il generale Domenico Pino (1767-1828), al 90 UGO FOSCOLO VI Incomiiiciano ad fnasprirsi piú atrocemente le nestře ferite, e delTin-glorioso mi accorgo tristissimo assunto, e incerte sento le forze, ora che iucti mí si sthierano innanzi gl'imperanti costumi origínati dalle vec-chie, patricie, prořendissime ulcere del servaggio, le quali rinsanguina-te ne! bollore delle rivoluzioni, e piú e piú con le scatenate passíoni; estendendosi, quasi i piú sani corpi hanno guasli, ed infetta la divina liberta. E per onta nostra maggiore non espulsi tu-anni. non principi uccisi, non sedizíoni, non varia illustre fortuna di victorie e sconfitte*'; bensi calunrue, concussion!, adulter), adulatori, spie, discordíe, raggiri, avarizia, stoítezza; non ardui delicti insomnia, ma vizj; ne continui; ma per la stessa bassezza d'animo ed intermessi e riassuunti, Sobiiamcntc quindi, o Console, e per la tua dignita, e per la riverenza alia patria, ■ diro cose da me piú volcntieri ne' ptofondi del dolente mio petto sepolte, ove l'esportele non fosse d'espresso utile a noi, e di gloria per te. Né parleró della privata scostumatezza, né de' popolari diletti, né del dissipamento recato dagli eserciti; taccie essendo queste comimi per tulte forse le cittá dell'Kuropa, e malí talor necessan, e certo irre-parabili, perché natural! a! corso de' tempi e delle nazioni, e voluti dal-1'universale ordine delle cose, TI perché ciiró de' costumi o insiti nel governo, o dal governo scaturiti, i quali quando ardono e regnano, se guasti corrompono la nazione, se ottimi la risanano. Uomíni nuovi ci governavano per educaziotie né politici, né guer-ríeri (essenziali dot! ne' capi delle repubbliche); antichi schiavt, noveiii tiranni, schiavi pur sempre di se stessi e delle circostanze che né sapea-no né volcano domare; foa i pericoli e Famor del potere ondeggianti, tutio perplessamente operavano; regia autorita era in essi, ma per ino-pia di coraggio e d'ingegno né violent! né astuti; conscj de' proprj vizj e quindi diffidenti, discordi, addossantisi scambievoli vituperj; daton di cariche e palpati, non temuti; alia plebe esosi come potenti, e come comando delle truppe cisalpine, operö in Toscana, per sedare í tunoulti antifrancesi. Figurava nel suo stato maggiore il capitano Ugo Foscolo (G. A, MjVRTINETTI, Vita militare, cit., pp. 22-32). Sul fíníre del 1800 il poeta dedico un atticolo in difesa di Pino, aceusato di requisition! ed estorsioni da un giomale milanese. Lo scritto, interessante anclie per alcuni cenni sol fenomeno delle i.nsor-genze, in EN, VI, pp. LVHI-UX e 565-9. 49. Evidente ricliiamo al carattere "passivo" delk nvoluzione Italians, interamente dominata daíla figura di Bonaparte, terna sul quale Foscolo tornerä psů volte nei suoi scritti e che, al di lä della nota formuíazione cuochiana, era patrimonio comune. di gran parte del movimemo pamotti-co italiano. OMZJONF A BONAPAKTĽ I'LL CONORt.SSO DI LIONL 91 ■ unbecilli, spregiati; convennero con jattanza di pubbiico bene e libidi ne di prirneggiare. ma né pensiero pure di onore; vili con gii audaci, audaci coi vili spegneano le aceuse coi benefícj, e le querele con le niinacce; e per la sempře imminente rovina di oro puntcllaii con la fortuna, di bnghe con i proconsoli, e di tradimenti con i principi st tanieri 5°, Nella poveria dclľerario, nelle lagrime delle cítia, nelle protette coneussioni, unica, perpetua, e troppo forse creduta díscoipa secreta-mente vociferavano: doversi alla spadá straniera obbedire, e per sommi danni soltanto ricomperarsi lo stato. Perfidi! Cotanti, e si ampli, e si protondi moltrplicavansi i danni che per voi non di presta e generosa morte, ma di lenia agónia obbrobriosamente la repubblica intera peri-va. Forzati invero talora voi foste, ma voi stessi il piú delle volte voleva-te la forza; clié né umana né divina possanza pud rnai costringere a delittí chi alla salute della patria e al proprio onore íortemente e leal-• nente la sua víta consaera. Irrompevano i Galií vittoriosi nel Campi-doglio, dove tutti i Romani validí alle a trn i s'erano rifuggiti alla estrema difesa; mentre í fancíulli, e ie madri, e le vergrni, e le imbelli turbe, e le vestali, e le matrone fuggivano3'. Ma i sacerdoti degli Dei e i vecehj consolari e di tnonfi ínsigníti, perché mal fermi si sentissero a combat-rere, non per tanto sostennero di abbandonare la cittä, ma ornati delle iuminose e trionfali lor vestimenta votarono se medesimi alla patria, e seduti nel foro sopra sedie di avorio aspettavano tranquillamente la sovrastante fortuna, Brenno, invasa Roma ed assediato il Campidoglio, scese nel foro, e ristette al magnifico e portentoso spettacolo di que' personaggi che senza far motto, né rizzarsi, né mutare aspetto, al vemr de' nemici, immotí sedeano ed intrepidi, appoggiati a' bastoni, e guar-dandosi vicendevolmente ľun ľaltro. Da divino quasi stupore a ta) vista percossi i Galii, per gran tempo né toccarli ardívano né approssi-marsi, reputandoli piú che uomini, Quando poi uno di loro fatto animo accostatosi a Maiiio Papirio, placidamente gli toccô il mento, strisciandogli la mano giů per la barba, Papirio lo percosse col bastone 50. «Inferociva.no allora in Italia con pits vigore ie íurbolenze Non vera piú legittima autorita. Ľanarehia ví regnava. Non leggi, ma tribunáli onnipotentí; non aceusatoxi, non difensorí; bensi spie di pemieri, delittí ígnoti, pene rapide, inappeliabili», Cfr. Ulíime lettere [1798], cit., P- 69, ;r. Nel dilungarsi sul famoso episodic dei Galii che conquistarono Roma al comando di Brenno nel 390 a.C, Foscolo sembra seguire piú quanto narrato da Plutareo (Camilla, xxn) che da LlVíO, V, 41. Mekhiorre Cesarotti fu piuttosto crítko rígiiardo a questo passo AéVOräzione. «Quel pezxo storico sopra i Galii - seriveva al pneta nel dicembre 1802 - ě diffuso, raftredda il calor del discorso, e discorda dal tuono dominante: voleado toccar questo esempio non dovea farsi che un cenno». Cfr. Ep., i, p. 1S7. 92 IJCO t'OSCGl.O OR.WIONĽ A BONAPARTE PET. CONCRĽSSO Dl LIONE 93 e gli ruppe il capo; onde il barbaro sguaínata la spacia lo uccise, e quin-di impetuosameníe gli altrí soldáti consumarono la strage di que vene-randi románi, ehe ďonorare sdegnavano ii trionío dc' conquistatori con impotenti insulti, o con servili preghíere, Chc se i anta fortezza non v'era dato, o principi Cisalpini, di emulare, niuno vi contendea d i tor-nare privati alla Francia ed al rnondo gridando: ehe disperata essendo la patria, veruno italiano soffriva d i ammínistrare la comune sciagura. E ben csempio ne porsero que' due del Direttorio ehe generosamente impugnarono íl trattato di alleanza, e que' pochi legislatori fedeli al giuramento52. Ma gli aceusatori, i testimonj ed i giudici de' vostri delitti s ono le vostre tanie improwise, malnate riechezze onde d i poveri e abbietti, superb i oggi andate ed iinpuni. Sostenere la mgiustizia ě da fořte, dissimularla e da schíavo, ma ritorcerla a proprio vantaggio dividendo quasi opime spoglie le vešti de' proprj concittadiní, ě da bassis-simo scellerato. Dirô io quantí e quali complici intomo a si ťatto govemo sudassero? rnostri fra il popolo e il trón o, peste di tutti gli stati e di questo assai piú dove molti e varj sono i tirarmi, niuno ľ as so! u to signore. Gente di abbietta fortuna, di altere brame; codarda, e invereconda; a! comandate incapa.ee, delie leggi irnpaziente; ne' fastosi vizj del molie secolo corrotta, e corrompitrice; mereadanti del proprio ingegne, delle moglj, de'de sorel-le, e delia fama, se lama avessero; di tutte tazioni, di níuna patria; barat-tien; delatori; ciiaredi; usuraj; delle pattizie angariate famiglie patrocina-tori. venali, e quindi turcímani53 delle oceuite avanie de' regnanti; perse-cutori de' buoni, ma né amici pure a* malvagi, tutto con la cabala e con le servili colpe e con le speranze ingojando; di matrone e di vergini incet-tatori, agevole scala alle regáli amicizie; prodighi di danaro quasi semen-za in letame;... orribile mistura e di vizj e di nomi e di vituperj, ed al secolo infamia, ed alia terra ehe li sosteane!... ma necessario stromento alle scelleraggini del governo, e aila tirannide degľinvasori. E taluni, armati di tutte ai ti. dittatori an ehe delle lettere siedono; onde dalle cisalpine universita esiliate veniano la greca e la latina lingua54, e le muse meretrici di ciurmadori, e i supremi ingegni depress!, e da' licei gli anti- 52. Nel corso delle ricordate giornate ehe portarono alia forzata approvazione del trattato dí alleanza tra la Repubblica Cisalpina e la Repubblica Francese, Pietro Moscati (1739-1824) e Giovanni Paradisi (1760-1S26) rassegnarono le dimissíoni da direttori in segno cli protests, rtm-piazzati da Giacomo Lamberti (1762-1838) e Čado Testi (1763-1848). 53. In EN «turcin>an[n]i». 54. Foscolo muove in questo e net passt successivi pesanti ctitiche alia politics cultmale della Cisalpina. Dapprima inveisce contro colore che avevano proposio di inibire lo studio delle íingue dassiche dai corsi ďínsegnatnento, serivendo, al riguardo, il sonetto Per la sente/na capitale propositi nel Gran Consiglio Cisttipino contro la lingua latina nel 1798, polemics poi ripresa váYOrli! chi professor! cacciati da chi surse maestro di scienza di cui non ŕu clísce-polo mai; specchio a' dotti uomini che (tranne la gloria) emolumento di lunghe vigilie si aspettano! Né paghí della persecuzione contro a vivemi, osano con censoria autorita caccíare le m ani nelle sepolture di Virgilio e di Orazio e di que' divini poeti, e conturbame le ossa, predicandoli adulator! d'Augusto, e indegni di libenssirne menti... An i ciurma! ah i libera nel mal fare! e non ti veggh'ío fetída di adulazione e di beneficj, non amrnansare con celesti cármi il monarca deíl'univetso, ma con rimate vandaliche ciance b I an dire í rimorsi di pochi vacillanti tirannuecí; sícehé, s c modo omai non si muta, e' ci dorrä di essere appellati Italians. Pompeggiano intanto costoro e ne' tribunáli, e ne' rriinisterj, e chi segre-tario de* magístrati e delle legazioni, e chi prefetto nelle cittä, e chi soprarntendente a' teatn ed agli spettacoli, e chi questore di eserciti, e chi su le cattedre de' licei; csukando tutti fra le deluse speranze di bene-meriti cittachni e di magnanimi giovani, che per most rat di sudori, e di cicatrici, e ďillibati cosíumi, e di studj non altro mercano ehe ripulse, per cui fuggendo d alla patria matrigna con le man) vuote al petto si ascondono. Ché riesce espediente preporre alľerario, all'ambascerie, aU'annona, alia interna vigilanza, ed alla milizia insofficienti ministri, tutto čosi itnpunemente invadendosi dal governo. E íl commercio, magnifica sentenza de' moderní politici55, nella repubblica universalmente fioriva, non giä nel lusso civile o nello spac-cio delle derrate; merce de' traťiicatori fu sernpre la povertä dello stato la quale riparata con usure ognor raddoppiate e provocate forse, paília-ta veniva ed esulcerata ad un tempo, talché ogni debito spento uno piú grave ne raccendea56, dote le pubbliche sostanze facendosi delia infe-dele astuzia mercantile che spesso, mutati 1 nomi, i nadri delia patria arricchiva. Spavento e obbrobrio delia urnana schiatta é ľeŕťerata stoli-ditä d i Caligola quando, chiusi i granaj, intimava al popolo romano la fame57: ma quelľardito intelletto che imprenderä gli annali present! (cfr. Ultime lettere [1817!, cit., p. 410). Sulk questíone A. OttolM, II latinu e le Cisalpina, in "I b'brí del gíomo", a. xi, maggio 1928. pp. 269-71, Piú avanti, nel testo, si scaglierä contro coloro che avevano osato avanzare ctitiche a Virgilio e a Orazio per essersi mostrati troppo accondiscendenti nei confronti del potere augusteo. Si ricordi tuttavia quanto, al riguardo, aveva scritto Alfieri ne! suo Del Principe e delle lettere, in Id., Opere. Vol. ill: Scritti politici e morali. Vol. 1, a eura di P. Cazzani, Asú, Casa d'Alfieri, 1951, pp. 201-2. 55. Sulla scia di aleune suggestioni probabilmente ricavate dalla lettuta dei testi degii economi-sri meridional! della seconds metá del secolo XVItl, Foscolo tnanifesta qui ľopitiione che ľuniŕicazio-ne della penisola avrebbe automaticamerite comportato un rilancio in grande stile dei comrnerci. Giä nelľCWí! del 1797 aveva ipotrzzato lo scenario di «onusti pini» che «fendon gli immensi flutti», uali (,, Scritti vari, a eura di F. Nicolini e N. Cortese, Bari, Laterza, .1924, vol. i, pp. fe-70, dove, tra 1'altro, si afferma: «Chiunque appucherá i principi finora esposti al Concordato e al deereto del governo che ne ba comandata 1'esecuzione, vedra che tutto in esso ě analogo al vero spirito del Cristianesimo» (p. 68). 79, Cesarotti rimprovero Foscolo per le citazioni di Odino e Maometto. «Ma che diavolo ťě venuto in capo - seríveva ľii dicembre 1802 commentando YOrazioae {Ep., I, p. 168) - di approvar che s'adorino anche Odino e Maometto, conquistatori e impostori». So. Richiamo al concetto roussoviano di religione civile, sul quale Foscolo tomerä in alcuni passi di Della poesia, dei tempi e della religione di Lucrezio (frammenti). Cfr, EN, VI, in part. pp. 81. Ě questa la parte däí'Orazione nella quale la progettualitä poutka foscoliana si manifesta in tüttä la sua evidenza, precisando molo e compiti del Primo Console nella futura costruzione deľľltalia. EgH avrehbe dovuto fare della Cisalptna (primo nucleo di una compagine che avrebbe dovuto, nel tempo, comprendere tutta la penisola) una repubbíica ispitata a principi libetali, tah da garantire allo Stato unita, liberta e indipendenza. Una carta costituzionale e leggi organiche di non dubbia ínterpretazione avrebbero dovuto garantire tah prerogative. Né Bonaparte, né, púj in generale, la Francia avrebbero dovuto esercitare aleuna forma di supremazia, pena, in un futuro non iontano, ía distruzione deiľedíficio cosi faticosamente costruito. Chiara, in questi termini, la convergenza di Foscolo eon buona parte delle conclusioni a cui era giunto il movimento patriottí-co italiano in quelio stesso torno di tempo, sul quale cfr. A. De FranCESCO, Vincenzo Cuoco: una vita politica, Roma-Barí, Laterza, 1997, ma anche E. Dl RlENZO, Neogiacobimsmo e movimento democratico nelle rivoluzioni ďltalia (i/pó-iSi;), in "Studi storici", a. XLI (2000), n. 2, pp. 403-31. UGO FOSCOLO nostra awerati; tut to insomnia sarä pieno di te. Deh perché se la natura mente cüvina e sovrumane forze ti ha conceduto, perché non ti ha dato divina salma e vita immortale? Chi non vorrebbe LFXUSLATORe, CAPITANO, PADRE, PRINCIPE PERPETUO Bonaparte? Ma quali principi á : Nunia successero? Oh se dato mi fosse di diradare le tenebre che cuo-prono le genti da tanti secoli trapassate, io vedrei forse i rornani cerca-re nelle foreste a Numa sacre l'ombra di lui che dopo motte venerava-no come loro iddio; ma cercarlo e nominarlo sommessamente, peroc-ché la tirannide de' Tarquinj, sebbene in tempi men guasti, non i frutti soltanto delle sue virtudi avea divorati, ma vietatane fin la memoria; che se il primo Bruto commettcva a' posteri la vendetta del la častila di Lucrezia81 e della romana servitü, non pur 1'opre di Numa ma né il reverendo suo nome volerebbe piü per le bocche degli uomini: ogni alta cos a, ogni alto senso, ogni alto vestigio ě sommerso dalla invida tirannia! Tu in tempo ancor sei. Lascia lo stato non agli uomini ma alle leggi; non alia generosita delle nazioni ma alle Stesse sue forze: divetsa- . mente e alia ingratit udine degli uomini e al ludibrío della fortuna crc- . deresti la stabilita di questa tua impresa83. Stará la immortalita della tua . fama anche quando nuovi delitti, nuovi imperj, nuove favelle terranno la terra, né piú orma forse apparira di noí; ma la riconoscenza a' tuoi beneficj non vivrä se non quanto vivranno la Cisalpina e la Francia. Provvedi dunque e alia nostra prosperita, e alia tua verace gloria ad un tempo. Tali sieno le leggi, tale il tuo esempio, tale il nostro vigore che niuno piú ardisca dominarci dopo di teS4. E chi sarä mai successore degno di Bonaparte? E chi poträ non che emularti ma né seguini pur da lontano? Immenso decorso di tempi la natura ed i casi frappongono pria di ornare la umana schiatta e di soccorrere alia sua sciagura, inviando dopo taňte rivoluzioni e si spietate carnificine un uomo che pari a te il furor della guerra ed i premj della conquista adonesti isti-tuendo con essi un possente e libero popolo. Anzi quanto piú splendi-di saranno i tuoi fatti tanto piú la invidia di chi avta il tuo sublime potere ma non l'animo tuo sublime, renters ďoscurarli o in eccidio o 82. Lucrezia, matrona romana, violentata da un figlio di Tarquinio il Superbo, si suícidó per il disonore. Fu in seguäto a quell'episodio che Bruto riusci a sollevare il popolo romano contro ta monarchia (cfr. supra, nota 14). 83. «Debbi bene in tanto essere prudente e virtuoso [un ordinatore ďuna republics] che quella autorita che si ha presa non la lasci ereditaria a un altro; perché sendo gli uomini piú proni al male che al bene, potrebbe il suo successore usare ambizíosamente quello che virtuosamente da lui fusse stato usato». N. Machlwelij, Discorsi sopra la prima ieca di Tito Livio, 1, ix. 84. «Ma tu, uomo sei, e mortale. Pur troppo [...] A te si aspetta (e di te solo ě degna la impresa) ii far si, che i beni cagionati da te durevoli ed eterni rimangano [...1 Ed ogni gloria ě comune fra i principi, fuorché la inaudita finora, di essere i fondatori o restitutori di libertä». V. Alfieri, Panegirico diVlinio a Traiano, in Id., Opere, vol. in, cit., pp. 191 e 295. ORA2(ONIi A BONAPARTI; PEL CONCRESSO DI LIONE IO3 m lagrime convertendo la piü generosa delle opere tue. Se dunque tu vivere nostro eternamente non puoi sia suggello della nostra liberta il lasciarla inviolata tu stesso. E col popolo tutto io chiamo nostra liberta il non averc (tranne Bonaparte) niun magistráte che i taháno non sia, niun capitano che non sia cittadino. Chiunque, e avesse pur fama ďin-colpabile fra i mortali, ma che cittadino soggetto alle cotnuni leggi non fosse, ove per te di aleuna preponderanza, sotto nome di condottiero di eserciti o ďarnbasciadore, rivestito venisse, tul ti gli ordini, tutte le armt, tutto lo stato insomma in brevissimi giorni sowertirebbe. Imperciocché e a te fóra ardua cos a Landvedere 1'avarizía e la superbia e tutti gli altri morbi che il cuore corrodono di chi comanda, e antivedutUi risanarli; e piú arduo ancora a chi per te governasse riuscirebbe il preservarsi dagh arbitr j de' suoi ministři, dalle brighe de' no stři malvagi concittadini, e moko piú dalla rabbia delle parti; ché le parti la regnano dove uno, assoluto, universale non ě il governo. Sapientemente Omero poeta sovrano, ne' cui hbri assai morale e politica ťilosofia parm i riposta, sim-boieggio la necessitä onde i pastoři de' popoli sono le piú volte ingan-nati quando ci pinge Giove re degli uomini e degli iddii, il quale dopo avere col fatale giuramento deeretato, niun de' celesti poter soccorrere & Trojan! o agli Achei, appena ei torse da Trója gli ocehi tutto-veggenti che Nettuno usci dagh immensi suoi regni e si fe' di soppiatto e in onta a Giove ajutatore de' Greci8', Or se, te vivo, vacillante sarebbe la liberta quäl mai v'ha speranza che ferma ritorni quando i destiní ti rapiranno alla terra? No; non v'č liberta, non sostanze, non vita, non anima in qualunque paese e con qualunque piú li bera forma di governo, dove la nazionale indipendenza ě in catene. Avrebbe maturata giammai Filippo Macedone la totale servitü della Grecia ch'egh infaticabilmente maechi-nava, se i Tebani nol creavano Anfizione? Sedea con tal nome nell'as-semblea generale de' Greci dove spiando tutte le faccende, e distoghen-do i buoni prowedimenti, e tutti i consiglj e gli animi preoceupando, come Greco domo la Greca liberta, la quale né con i tesorí né con le falangi non aveva potuto atterrire come nemico86. Odi frattanto che l'Italia e tutte le genti te chiamano altamente PADRŤ. DE' POPOLI, poiché non solo pacificasti 1'Europa ma la repubbli-ca nostra fondando piü stabile hai fatta e piú illustre la pace. Non che 1'ítnpero, e la Inghilterra e quei ch'oltre appennino tengon Títalía e 85. Omero, lliade, Xin, s-19. Bastera qui ricortlare che Foscolo considerava Omero il solo, vero poeta «de' secoli e delle genti», Cfr. La Cbioma di Berenice [1803], in EN, vi, p. 309. 86. Lanfizionia era una forma di assoriazione sacrale delTantica Grecia che riuniva intorno ad un santuario comune gli abitanti di cittá limitrofe, allo scopo di culto, difesa e tecíproca assi-stenza. Anfizione era il titolo conferito ai rappresentarrri degli Stati che la componevano. I04 UGÜ FOSCOLO íuííi i signoři d'Europa non bramassero in proprio rctaggio queste chiare comrade di messi fecondissime e ďuomini; ma perchč il gius delle genti ě fondato sul titnore reciproce, niuno per se potendo oceu-parle, né volendo che altri occupandole diven ti piú forte, tutti quindi alia nostra indipendenza congiurano. Ed ě tuo dono se la Francia, la Liguria, la Elvezia, e la Olanda87 avranno in questo popolo sempře un naturale confederate, e se tutti i regni in noi vedono uno stato che quanto sará piú possente tanto piú potra eontrobilanciare 1'ambizione de' loro nemici. E pero se la nostra liberta sará base di pace88; qualun-que diritto, e sia pur minimo e lontano (ove quello della riconoscenza ne traggí), manterrá il governo francese sopra di noi, oh di qual sangue i nepoti vedranno spumanti 1'Adige e il Po quando dileguatosi con te il. terror del tuo nome risorgeranno le genti a contendersi i nostri campi e le nostre věsti, e Fesempio della Francia sará incitamento e pretest o di future orride guerre! Effetti dun que saranno di taňte tue mirabili gesta le desolazioni, i cadaveri, e le lagrime nostre? E la speranza della gloria italiana si risolverá nella certezza di nuovo ed irreparabile vituperio? O quanta notte si spargerebbe su la tua fama se un giorno il popolo cisal-pino esclamasse! "Perché invece di destarci ad una burrascosa e pas-seggiera liberta, non ci hai abbandonati nella antica nostra sonnolenta servitú?" x Ma a quali vani timori 1'amor della patria mi tragge? se ora mentre ch'io parlo tu, o Grande, con la viva tua voce in faccia al cielo ed a tutti i viventi raffermi a' nostri concittadini convocati in Lione la indipendenza della repubblica Cisalpina. Anzi príma verace prova ne dai přepon en do al governo quei personaggi ai quali dalle necessitä delľltalia, 87. Vengono qui raenzionati, okre la Cisalpina, gli altri govemi repubbiicani ailora esistenti in Eutopa. 88. L'idea che una repubblica italiana unita e indipendente avrebbe rappresentato una grande risorsa per la Francia repubblicana sia dai punto di vista economico che rnilitare era uno tra 1 principáli argomenti utilizzati dai patrioti italiani emigrati in Francia nelľestate del 1799 per con-vincere il Direttorio a riconquistare i territori appena perduti nella penisola (su quest! temi B. pEEONi, Le Cri de I'ltalie, Napoli, ESI, 1955; A. M. Rao, Em/í, cit., e L. rossi, La lexiane del 1799: t patrioti e la necessitä della proclamaztone della repubblica italica, in La memoria del i?pp. Storia e imnmgini della Rivoluzione tra Ottocento e Novecento, Napoli, Esi, 2001), Ne&'Orazione: per con-vincere il Primo Console nelľimpresa di fondare una repubblica libera e indipendente in Italia, «natura!e confederata» della Francia, Foscolo riprende aleune di queste argomentazioní, parlan-do sia della penisola quale paese dalle «chiare contrade» e dalle «messi fecondissime», sia della concreta possibilitä di rendere piú stabile e piú illustre la pace in Európa con la forza rnilitare espressa dalla nuova nazione. A queste argomentazioni aggiunge che la diplomaaia europea, con i suoi timott e il continue gioco dei veti incrociati, congturava anch'essa all'indipendenza italiana. OKAZIONĽ A EONAPARTE PEL CONGRESSO Dl LTONF. IO5 e dalle propne e dalle popolan disawenture hanno ormai conosciuto che deliberata fortezza d'animo, austera probila, e infaticabile braccio sole guide sono di chi la so mm a delle cose maneggia89. E quantunque alcuni tristi o imbecilli (dalla insolente fortuna lasciati impuniti e potenti, ed a' quali io so che amare riescono le mie parole) con sem-bianza di virtü e di meriti an tich i mal tuo grado le pubbliche dignita invaderanno90; parmí nondimeno che 1'ingegno comporranno con le circostanze, suprema lor arte; e dove modo non cangino ben sovressi stará l'occhio e la mano di quegli ottimi cittauini che per te liberi ed elettivi principi saran dello stato. E liberi veracemente; peroeché l'e-sperienza degli anni recenii ne ha dirnostrato che colui il quale ě schia-vo, se agh altri comanda, rade volte non ě tiranno; e che mal si confanno i pensieri servil i alla altezza di mentě e al forte petto necessarj per quel mortale che agli altri tutti presiede. Felicí di questo popolo i reg-gitori perché senza le stragi cittadine ed il sangue prim i mitrimenu, pur troppo! di tutte le repubbliche, possono scevri di delitti tentare la propria grandezza nella grandezza della loro patria! E felicí assai piú poi-ché rimettendo tu in essi il potere ed i mezzi di prosperarla, continua lena ed incitamento a vran dal tuo esempio, onde non giä con le adula-zioni ma con le alte opere loro tesseran le tue laudi! E tue laudi non sono e la prosperita, e labbondanza, e la pace, e i vigorosi costumi, e i paterni esempj, e 1'amor figliale, e la riverenza alla vecchiaja, e la domestica carita, e la santa amicizia e la fede, e le virtú tutte che lino ad oggi sdegnavano ďalbergare ne' pettí nostri dal servag-gio contaminati, e che ora con la liberta che trae da te suo principio vengono nostre consolatrici e compagne? Tue laudi non sono, non díro le arti che prodighe vedo di egregj monumenti e alla crudelta di Neroně e alla sovrumana virtú di Trajano, ma le vere lettere che a gloria dei padrí de' popoli, e ad infamia de' tiranni propagano splendidamente la veritä; e la storia che con maschio e schietto dire italiano consegna a quei che verranne lo speechío de' nostri vizj e la gratitudine a' tuoí beneficj; e questi miei liberi sensí ch'io non avrei osato tacere e perché a te favellava e perché favellava in nome del popolo il quale con universale voce me li dettö, e la di cui maestä avrei off eso tacendoli? A che tesso io dunque encomj e sentenze? E chi de' mortali puo leggere negli arcani della tua mentc, e predire gl'istituti e gli ardimenti 89. Quasi certa atlusione a Francesco Melzi d'Eril (1753-1816), che gode\fa di grande conside-razione da parte di Bonaparte e che sarebbe stato di 11 a poco nominate vicepresidente della costi- tuenda Repubblica Italiana. 90. Kiferimento non improbabiie ancbe agli stessi Sommariva e Ruga, che pur invisi a Bonaparte e non essendo stati invitati a Lione, tentavano in ogni modo di non veder del tutto compromesso il potere da loro acquisito, IOó UGO FOSCOLO con cui ťaccingerai forse a rivestire di nuove opinion! il tuo secolo, e le genu di nuova vita, ed un'altra epoca aggiungere alle solenni rivoluzio-ni del globo! Remoti viaggi, diversi costumi, miracolose guerre, iniintti generi d'uomini, lezioni d'antiche storie ed esperimento dellc presenti, supremo potere, veneranda fama, immota fortuna, e con altissimo intelletto semi di universa sapienza ti hanno conceduto le sorti: e se dalle cose degü antichi fondatori de' popoli che pari ebbero circostan-ze alle tue, e tutti le sembianze sdegnarono de' loro tempi; se daila tua sublime anima, e dalla prontezza, dalla forza, dalla magnificenza di tutti i tuoi fatti; se dalla decrepitezza in cui il presente mondo vacilk denno argomentare i sapienti quale e quanto sarai; io odo vaticinate: ÍUNATO per te l'univcrso: né il di forse ě lontano. NOTA Questa orazione fu compiuta prima della Costituzione lialiana91. Avrebbe d'uopo d'assai schiarimenti, ma né i tempi il concedono, né mi sembrano cosa da note ma da annali. E forse vi ha tale che li sta scrivendo non solo per man-dare a' posted i documenti delle nostre sciagure, ma per mostrare al mondo che le abbiamo sostenute, non dissimulate. 91. La Repubblica Italiana fu proclamata il 26 gennaio 1802, giorno nel quale fu emanata pure la sua costituzione. Sulle sue vicende una buona sintesi b quella di C. Zaghi, L'halia di Napoleone dalla Cisalpina al Regno, Torino, utet, 1986, pp. 293-35;,