OSSEBVAZIONI SUL POEMA DEL BARDO (1806) 1 Sugno in calce le varianti del Giomale Italiam, il quäle fa saguira il ti-tolo da questa indioazione: t II Bardo delta Silva Nero, poema opioo-ltrioo. Parte prima. Parma, co' tipi Bodoniani, 1806; edizioni in 8.vo, m 4.to od m foglio; Bi vonde da HM AgnelU libraio stampatore in S. Marghento ». Si ě consecrata l'epopea agli eroi celebri per la fama di molti secoli, ed alle imprese magnificate dalla antichitá; perche il mirabih, elemento principále della poesia, ove non aia aiutato dalle idee SQprannaturali e dalle religion! de' popoli, perde gran parte di effetto; e quanto piu le tenebre del tempo seppelliscono le storie de' mortali, tanto piú appare saoro e venerando quel lume che le tradizioni e le reliquie de' monu-menti diffondono sulla lunga notte deJ secoli. La storia per guidare la ragione s'impadronisce d'uomini reali, e di fatti o sperimentati o non disoordi dalla esperienza; la poesia per incantare l'immaginazione ed il cuore si prevale di tutte le fantasie e le passion! de' popoli e delle etá a cui riferisce i suoi fatti; pero quanto sono piú antichi, tanto meno la credenza rifugge. Questi principj applicati al poema del Bardo sarebbero aoerrime opposizioni contro TAutore, se egli pubblieandolo non dichiarasse col titolo che non intende di seguire rigorosaniente l'epopea, e se non avesse giá dato a divedere con la Bassvilliana e co' canti in morfce del Mascheroni ch'egli voleva sciogliere questo problema: Pud egli darsi poema narrativo delle cose av-venute ai tempi detťautore? Lucano scrisse la Farsalia quando Césare e Pompeo non viveano piu se non nella memoria degli uomini; e Teroe deR'Enriade dista di un secolo dal suo poeta. Nondimeno1 questi due poemi, prescindendo dalle virtu o da' difetti dello stile, caddero sotto gravissime opposizioni, perche il latino ě troppo storico, ed il francese si giova di mac-chine fondate sulla superstizione d'ima religione poco eroica; inciampo sfuggito da Milton, perche riportó questa religione 1 poeta; nondimeno 40. - FoaooLO. Opere. Vol. VI. 4826 73 67 ossebvaziom 3XJh poema del « baedo I) alla creazione delťUniverso quanďera sgombra di superstizioni, e sfuggito da Torquato Tasso che cantó 1'impresa della religione allora armata contro tutto l'Oriente, e riferita ad una etá eroica, quando le idee delle cose sono per i govemi e per Ie nazioni assai měno metafisiche. Unico poeta che narrasse ex professo cose awenute a' suoi giorni fu Dante; poiohě i Greoi e i Latini, lasoiando a' massimi ed antichi fatti il diritto del-ťepopea, cantarono i solenni avvenimeiiti contemporanei con grinni della poesia lirica, magnificando i fatti piů con le accla-mazioni e con lo splendore del verso che col racconto. Senti ťautore del Bardo queste ragioni, e dopo avere ne' due oitati poemetti calcate nobilmente le ořme di Dante, e rischiarato1 (ci si eonceda di dřrlo) con 1'imitazione il genio di •^ael sommo poeta, Vincenzo Monti s'apre nuovo sentiero e tutto suo per iseiogliere il suo problema collegando Fepopea alla lirica; e sviluppa i principj della sua ragione poetica nella splendida dedicatoria all'IsrPEEATORB. Trovando ampia sor-gente di miralile nella atoria recentissima del suo Eeoe, im-magina il temperamento dell'epica e della lirica, confessando che « verrá tempo in cui una nuova mitologia divinizzando le sue imprese, come giá quelle di Ercole, di Bacco e di Teseo porgerá alle postere fantasie abbondante materia di pura ed alta epopea: la quale non potendo sussistere senza la poetica meraviglia (intende senza la favola), ha bisogno che la meravi-glia storica non opprima troppo, siccome ora fa, la poetica ». Che se ě conceduto di narrare cose contemporanee o con episodi come la mořte di Césare nelle Georgiche, o in poemi Urici come l'irruzione de' Galii in Oriente neirinno a Delo di Callimaco, e le vittorie aziache in Orazio e Properzio, perchě non potrá mi poeta mandare alla posteritá le somme imprese delTeta sua con un poema clťesca se non dall'istituto della lirica, almeno dalla brevita sino ad oggi seguita ? Tutti i poemi ďlsaia e de' profeti ďlsraele sono appunto epico-Urici, e VIliade e VOdissm devono essere tratte da poesie o scritte o cantate osseevazioni sul poema del « baedo » 469 per tradizione, ma certamente nate contemporanee ai fatti, quando i poeti erano teologi, giurisprudenti e storici delle genti. La questione dunque si riduce: se nelle imprese contemporanee al Monti v'ha meraviglia bastante, sebben scevra di mitologia; e dove questa meraviglia esistesse, se il poeta ne trasse uso bello e magnifico. L'Europa scioglie con la sua meraviglia la prima parte della questione; ed osiamo dire che lo storico il quale imprendesse gli annali presenti, quanďanche fosse dotato della imparzialita del Padre degli nomini, che guarda d'un'occhio 1 stesso la grandezza e ľinfermitá de' mor-tali, percoterebbe nondimeno di stupore l'universo, solo con lo schietto e freddo racconto delle cose operate in questi ultimi diciotto anni. Se poi l'autore n'abbia degnamente profittato, apparirá dall'architettura e dallo stile del poema che noi an-dremo esaminando negli articoli seguenti. Ullino nipote degli antichi bardi celebrati sino daľľetá di Lucano e di Tacito, e di cui parlano le storie antiche e moderně de' popoli settentrionali, ě 1'attore principále del poema. Nell'epopea ľeroe che n'ě l'argomento, a ě sempře attore e per lo piú narratore, come n&R'Odissea e neWEneide; nella lirica invece ľeroe ě sovente in un episodio ohe forma il corpo ed il " nerbo dell'ode: testimonio le Imighe odi di Pindaro, e segna-tamente la quarta pitioa consecrata alia navigazione di Gia-sone nelľAsia ed alia fondazione del regno di Cirene. II poema dunque ě Hrico per se stesso, perchě ľeroe non interviene se non o narrato dagli attori, o veduto e cantato dal bardo, il quale per lo spirito di vaticinio di cui é dotato, aiuta somma-mente il maraviglioso. Ma perchě un profeta vivente e disso-nante dalle nostre idee, ed un bardo illuminato de' costumi e delle scienze del suo secolo contrasta con ľopinione fondata sulľagreste ingegno de' bardi, il Poeta guida il verosimile nel suo poema con una invisibile ma sentita genealógia de' bardi, richiamandoci egli nel proemio «i bardi che accompagnarono un di le armi di Carlomagno, allorche dalle rive aquitaniche con un occhio n'é argomento 470 OSSÜBVAZIONI SUL POEMA DEL (i BARDO » o dagli ultimi Pírenei volava a punire il Sassone ribellato, o la periidia di Tassiglione », e discende quindi a rammemorare nel prirno canto il bardo ehe visse sotto Edoardo I d'Inghil-terra, e vaticinô le sciagure della casa di Lancastro; e nel se-condo oanto descrivendo ťistituto de' bardi caledonii e degli antenati del nostro, persuade il lettore degli studi piú miti del bardo moderno. Quest'unico personaggio bastava all'Autore, ove egli si fosse proposto di fare un poema perfettarnente lirico. Ma tanti1 sono gli awenimenti da cantarsi ehe il suono dí questa corda rie-scirebbe troppo vibrato e monotono, ove non fosse temperato dalla maestä delľepopea čhe canta con piú pacatezza, e tutto il poema mancherebbe di delicatezza e di dramma senza. 1'amore e le altre soavi passioni, delle quali il Poeta non doveva né poteva addebitare ně 1'Eroe ně il Cantore. Pero al bardo protagonista associa la vergine Malvina figliuola di lni, e Terigi guerriero francese. Questi due personaggi che la critiea vede secondari, ma ehe il cuore e la fantasia di chi legge non distingue con questo carattere (tanti sono gli affetti di cui scal-dano tutto il poema) servono mirabilmente ad un chiaroscuro di sentimenti, di scene e di passioni, donde risulta una bella e dilicata armonia. I/altezza dello spirito vaticinatore ě raddol-cita nel vecchio dalla pieta paterna e dalla caritä per la patria. Malvina ě tenerissima flglia e caldissima amante. Terigi ě in-calzato da un prepotente ardore di gloria e dalla devozione al suo capitano, sentimenti generosi, in cui s'insinua la riconoscenza e ľamore. Cosi i tre attori del poema servono tutti alia lirica, alia drammatica ed alľepopea. Ággiungasi ľepisodio della ma-dre italiana di Terigi, della morte di lei, del sepolcro della mo-glie del bardo, e si vedrá ehe ľ Autore ha sviscerato il sublime, il maraviglioso, il bello, il tenue ed il*patetico, e li ha tutti ingegnosamente impastati nella sua tavolozza. Ľeconomia di questa idea principále ě semplice ad un tempo e poetica. OSSERVAZIONI SUL POEMA DEL (I BAEUO i) 471. Canto primo. - Ullino percosso dal fragore degli eserciti francesi sale aopra un'altura d'Albecco in Baviera seguitato da Malvina sua figlia che gli reca l'arpa. Sa egli le cagioni di quella guerra, e pressente i fati 1 de' due eserciti contrary onde va profetando con arcano carme la sconfitta delle armi confederate. Canto secondo. - Kella notte che segui il combattimento d'Albecco, Ullino impietosito da' gemiti de' moribondi scende con Malvina sul campo di battaglia. Alio splendore della luna vedono un guerriero francese che perdeva tutto il sangue per molte ferite, ma non mortali. II vecehio e la vergine lo soccor-rono e lo guidano alla loro capanna, ove il bardo narra la sua origine, i suoi studi ed il suo istituto. Terigi ripigliando vita per la eura degli ospíti, racconta ďessere nato di madrc italiana e di padre francese, e di avere combattuto sempře con Bonaparte srno dalle prime guerre in Italia. Malvina ama il giovinetto per le generöse fatiche ch'egli avea sostenute, e Terigi ama Malvina per la pietä che ne mostra. Canto ierzo. - La Paura, 2 e la Codardia, divinita congiurate contro 1'armi settentrionali, la prima dall'Inghirterra, ove avea atterrito il popolo, il re ed il ministro; 1'altra gia dimorante nel cuore di Mack, investono la mentě del generale tedesco e gli persuadono di cedere TJlma senza combattere. Canto quarto. - Terigi vede dalla capanna del bardo sven-tolare le insegne francesi vittoriose in XJlma, su cui tutta la Germania presaga de' suoi destiiri ha rivolti gli ocehi: ode il segno della battaglia; eorre alle sue armi, ma le ferite lo fanno ricadere. Malvina per la pieta del giovinetto canta su 1'arpa la canzone del guerriero ferito, e fa dilicat&mente trasparire il suo amore. Terigi si calma; rammenta la cagione prima della sua devozione a Bonaparte, per cui lo segui in tutte le sue spedizioni. II bardo pieno della fama dell'Eroe, ed avendo giä udite narrare le conquiste d'Italia, domanda ali'ospite il racconto delle altre imprese. 1 nel lirico; ma tanti 1 Gli editoři fiorentini: «i fatti >>, ma ě inutile correzione. 2 Gli editoři fiorentini: «La guerra»: sostituzione ingiuatificata. -72 ossekvaziosi sul pobma del « bardo 5) osservazioíji sux pobma del « baedo » 473 Canto quinto. - Terigi narra la spedizione 1 d'Egitto? le in-vestigazioni dell'istituto nazionale, i disegni di commercio nel-ľlndia, i progressi delľagricoltura nel Delta, le battaglie con-tro i Turchi e gľlnglesi; ma mentre stava per vendicare ľin-giuria d'Abuldr, .... all'alto ardir le penne Precise il ciel ehe, a piú levarlo inteso, Due gran fati al suo brando avea sospeso. D'Asia il foto e d'Europa era pendente Da quella spadá, o trepidava il Mondo. Libró, credo, amendue FOnnipossonte, E ponderoso in gin scese il secondo. Sparve ľaltro piú lieve, e riolla mente Si rinchiuse di Dio, che nel pTofondo Del suo consiglio or forse d fa maturo, No par che raolto xestar debba oscuro. L'immagine delia Patria si presenta in sogno a Bonaparte narrandogli le sciagure di Erancia e d'Italia. Canto sesto. - L'Eroe vinto dalľamore di patria rinunzia alia gloria di conquistatore deh'Asia e iiaviga in Francia. EsuL tanza de' Francesi e degli Italiani al suo ritorno, stupore d'Europa. L'Eroe é perplesso. La visione della patria torna a com-parire. Necessitä della Monarchia comandata dai tempi, dai costumi e dalle circostanze della Erancia. L'Eroe ondeggia an-cora nella sua perplessitä. — La patria ritorna per la terza volta, e Bonaparte rrnalmente deterrnina di liberarla dalľanar-chia de' Consigli e dalla tirannide del Direttorio. Discorso di Bonaparte nel Consiglio; erezione del Consolato. —■ Invasione de' Tedeschi a Nizza e sul Varo, ove Terigi giungendo per ab-bracciare sua madre, la trova (guidato dal cane domestico) sepolta sotto le rovine della sua casa distrutta dai nemici. Da questa parte di disegno ries-ce agevole d'indovinare che Terigi continuerä nel canto settimo il racconto della spedizione dell'armata di riserva, la battaglia di Marengo, e tutti i fatti di Napoleone sino al giorno in cui gli eserciti francesi invasero l'Alemagna; 2 e che quindi cessando le narrazioni di 1 le spedizioni. 2 Allemagna Terigi testimonio oculare, il bardo infiammato dalla meravi-glia per tanto Eroe, e dalla soUecitudine de' destini della sua patria, seguiterä Terigi risanato ne' campi francesi; eke Mal-vina tratta dalla cura del padre e dell'amante sarä loro com-pagna in Austerlitz, e celebreranno quella vittoria solenne; che la vergine passionata otterrá la mano di Terigi; occasione per ľAutore di ricondurre il bardo e la sua famiglia in Baviera loro patria ed alia corte del Re alleato, ove i cantori saxanno auspici degli augusti sponsali, con cui il Liberatore dTtalia ornerä di splendide e certe speranze il suo nuovo Regno. Parlerö ora dello stile1. Questo poeta é celebrato nel no-stro secolo per l'atabondanza del modi,2 la puritä della dizione, la novita de; traslati, la proprietä deUe parole, la preoisione dell'idea, l'armonia del verso, il colorito delle immagini, la vita ne' sentimenti, per quell'aura celeste insomma di cui é capace la poesia e la lingua italiana, I critici che pur gli rimpro-veravano molti difetti d'economia, lodarono sempre lo stile; anzi la fama del Monti ebbe principio d&WAristodemo, fortu-nato piú per lo splendore dello stile e delle sentenze con cui é scritto, che per ľarehitettura onďô disegnato. Questo pregio fa perdonare assai colpe e moltissimi plagi in Virgilio, ed in-nalzó al principato de' poeti francesi Racine che pur cc-pio quanto ha di bello da' Greci. Dello stile adunque del Bardo si tacerebbe, lasciando che il pubblico regolasse i giudizi su ľopinione stabilita dagli altri poemi del Monti, se questi non si fosse ora procacciate nuove forme e nuovo impasto. II Caro, il Cesarotti, segnatamente neWOssian, ed il Parini ci sembrano i maestri del verso sciolto in Italia, qnantunquc l'ultimo non avendo trattato argomenti narrativi abbia avuto piú campo alia ricchezza ed alľarmonia, perché la narrazione rifugge per se stessa da stranieri ornamenti. 3 Ove il Caro avesse potuto dare l'ultima mano alia sua traduzione stampata postuma avrebbe altamente giovato all'epopea, perché gľingegni si sono 1 Parlerü dello stile 2 nei modi 3 argomenti 474 OSSBBVAZIOHI SUL POEMA DEL (( BARDO I piü disgustati delle sue colpe che inoantati1 de! ritrno, della schiettezza e doll'abbondanza del suo poetare; e la materia dßWOssian dissente tanto da' nostri oostumi e dalle nostre idee poetiche, che l'imitarlo riescirebbe ridicola affettazione. Ma Tau tore del Bardo temprö la magnifica semplicitä omerica e le figure vü'giliane con la disinvoltura del Caro e le nuove forme dell'Ossian, e si fece uno stile tutto proprio, ove il solo perito dell'arte puö sentire di che elementi l'abbia composto, ma non saprebbe nondimeno discernerli e deconiporli. Questo verso sciolto del Monti ha due doti maravigliose non concedute certamonte alia rima: primamente i pensieri riescono piü di-segnati in se stessi e piü proporzionati tra di loro e stanno ne'ter-mini convenienti al soggetto; soorrono come fiume ricco delle proprie sue acque e non aiutato da straniere sorgenti. L'ottava invece empie il concetto prmcipale d'intarsiature, come notö Galileo nella Gerusalemme Uberata, e la terzina gli strozza; onde l'una sebbene splendida e maestosa, l'altra sublime ed acuta, non colgono sempre il hello che sta solo nella esattezza delle proporzioni. Siaci di esempio lo stesso poema, ove la rima ed il suono inelegante di disse e scriase gli sono sorgente di bellissimi versi. Gli occhi alzando di Ceope al sublime Mormmento, dell'arte immenso affanno, Contra cui giä le st&nche e mute lime Del tempo vorator donte non hanno, Venti s&coli e venti dalle ciw,& Di quella mols a contemplar ci stanno, Sclamö l'Eroe. L'udi la fama e disse: Cadrä quel masso, non quel dotto. E scrisse. Ma chi non sente nella stessa bellezza un non so che di ricer-cato e di ritroso ? Paragorunsi i seguenti sciolti ch'io scelgo appositamente di materia meno alta e d'idee piü comuni, e si confesserä che i loro membri sono piü disegnati e che sono richiesti piii dal pensiero prmcipale che dagh accessorii: Questi all'arpa fidava il Bardo austero Vaticini sdegnosi e confondea 1 incantati dal.,., dalla.... daäl' OSSEKVAZIONI SUI, POEM A DEL <( EAEDO » 475 L'arcano canto col fragor del flume, Che lamenfcoao con vermigli flutti jNTunzio corre di stragi alia superba Vmdibona, e di guerra infauste e dure Primiaie apporfca all'atterrito Siro. Pallido intanto su I'Abnobie rupi II Sol cadendo raccogliea d'intorno Dalle cose i colori, o alia pietosa Notto del Mondo concedea la cura: Ed ella del regal suo velo eterno Spiegando il lembo raccendea negli astri La morta luce, e la spegnea su.1 volto Degli stanchi mortali. Era il tuon queto De' fulmini guerrieri, e ne vagava Sol per la valle il fumo atro, confuso Colle nebbie de' boschi e do1 torrenti: Eran quete le selve, eran dell'aure Queti i sospiri; ma mgubri e cupi S'udian gemiti e grida in lontananza Di languenti fcrafitti,1 e un calpestio Di cavalli e di fanti, e sotto il grave Peso de' bronzi un cigolio di rote, Che mestizia e terror mettea nel core. L'altra dote di questo genere di sciolti si ě che il Monti evitando il fragore di troppe e rnagne parole di cwi si compia-ceva tanto il Frugoni reputato come Dio dello sciolto ed oggi ancora imitato, procaccia a se stesso ed a' poeti che nasce-ranno in Italia, madre fecondissima d'ingegni, un verso vera-cemente narrative che dipinga alia mente ed al cuore piu che non suoni alTorecchio, ed adempie cosi il desiderio del grande Chiabrera, il quale scrisse al Tasso oh'ei teneva alia mente re-postum non potersi dare vera epopea in rima. Parye all1 Autore di scrivere in ottava tutta la narrazione di Terigi; pero il quinto ed il sesto canto sono in questo metro : quelle segnatamente che descrivono la spedizione in Egitto ed i provvedimenti di Bonaparte ci sembrano maravigliose. Vi troviamo 2 il nerbo del Poliziano, l'abbondanza delTAriosto e la passione del Tasso, ed una precisione di frase tntta pro- 1 Gli editoři fiorentini: « ferit i i 3 maravigliose: oi troviamo 47G 0S3EBVAZIONT SUL POEMA DEL 477 il momento: 1 onde taceremo di molte bellezze particolari, e di alcuni difetti, fra' quali questo ci sembra ineseusabile: .... Si svegliano al tremendo KTome gli azzurri addormentati.... řfel che il poeta mirava al caerulea ptibes oraziano. II so-stantivo 2 pubes lascia ardita, ma intelligibile la fräse che suona i giovani germani dagli occhi cerulei, ove Vazzurri seccamente scritto per dire gl'inglesi dagli occhi azzurri, oltre che non ha esempi, ě difficile a intendersi. 3 Se non che queste colpe nascono da una fantasia ardimentosa, che se tal volta vola oltre i limiti del bello, produce sempře no' grandi ingegni nuove ricchezze di stile. Le profezie del bardo ed i canti d'amore che Malvína ac-compagna con 1'arpa, richiedevano un metro lirico. Nel canto primo e nel quarto le strofě rimate interrompono lo seiolto; partecipano delle virtu di stile di tutto il poema. Eminente ci sembra questa: Lassu, dov'anco II muto arriva Gemer del verme cho ealcato spira, Del ríumo al fianco Siede una Diva, Che chiusa in negro ammanto Scrive i delitti coronati, e all'ira Di Dio presents delle genti il pianto. Assai cose pronunciate da Bonaparte e scritte ne' com-mentari delle ultime guerre sono con fede storica e con poe- 1 un giornale 2 II aostituire 3 Qui ľ editore Bettoni ha apposto questa nota: << L'ülustre eatensore di questo articolo il Sig. TL... F.... trovera sommamonte leggiadra e convenevole ľespressione di azzurri addormtmiati, ove piacciagli di consultare gli storici. H cavalier© Temple nel principio della sua introduzione alia storia d'Inghil-terra ecrive Goal: 1 Gli Btranieri, cui dalle coste di Alemagna e di Francia il commercio attraeva in quest'isola, chiamavano comunemente col nome di Briths i suoi abitanti, 0 ciö per una loro usanza di pingersi il corpo nudo o i píccoli loro scudi in azzurro, ch'ossi dicono brüh; il che distinguevali dagli stranieri'. Da questo nomo gli abitanti vennero chiamati Britanni; e allora gli azzurri addormentati, peľ dire gli Inglesi sepolti nel sonno, diventa un bello e felice modo politico;>. (Cfr. Introduz., pp. cxi-cxii). 478 OSSERVAZIONT. SUL POEMA DEL > tica novita innestate nel poema. Ogmmo si ricorda il consiglio del vincitore guile alture d'Ulma: Dite alVIrnperatore d'Aiema-gna che s'ajfretti alia 'pace, e si ricordi che 1 tutti gl'imperi hanno un termine: e che deve atterrirlo Vidca che possa essere giunto qtteMo delta dinastia di Lorena. Eecoli in bocoa del bardo: Ti ricorda, incauto Sire, Ch'anoo i regni han morte e tomb a. Odi il turbine ruggire, Mira il fulmiri che gia piomba. Sire incauto, il Giglio spento Ti riempia di spavento. Quei che nulla in alto vede, Egup ..nente il guardo volve Di riodolfo all'unto erede E all'insetto della polve. Di Kidolfo augusto figlio, Ti spaventi il morto Giglio. La prosa che precede il poema richiama 15antico uso d'in-nestare la prefazione nella dedicatoria. I Greci e i Latini dedi-cavano l'opera co! primi versi, esempio lasciatoci da Virgilio nelle Georgiche, da Lucano, da Teognide ed Esiodo e da tanti altri imitati dai nostri e segnatamente dall'Ariosto. I libri scientific! aveano una dedica particolare, come si vede nelle epistole d'Archimede premesse a' trattati matematici: il che si faceva per dire cid che non poteva innestarsi al corpo dell'opera. Do-vendo dunque l'Autore svolgere la sua ragione pGetica, coglie l'occasione di unirla alle lodi del suo Eroe. Pochi esempi ab-biamo noi nelle nostre dedicatorie, ove 1'elogio sia trattato cosi dilicatamente, ed ove in mezzo all'elogio 1'arte present: i canoni che si e prenssi. XJnico esempio, noteremo questo squar-cio degno delTEroe e del Poeta, e che promette nuove sembianze all'Europa, e piu vasto poema all'Italia. « Oosi il bardo, 2 presago di awenimenti aneora piu strepi-tosi, e collocato su 1'orlo delTimmenso awenire, che Voi an-date creando, si sla gia pronto ad accompagnarvi sott'altro 1 tutti i regni hanno il loro termine, nts- forse h lontano tfuello della famiglia Lorena. 2 Cosi egli OSSERVAZtONI SUL POEMA DEL « BARDO » 47 £ cielo a nuovi trionfi, piü solenni an che de' primi. Ed egli spera di recital*vi presto il bell'inno che il sno antenato Cadwallo canto a Carlomagno, allorohe Leone III gli pose sul capo la corona dell'Occidente: inno ignorato dagh cruditi, ma perve-nuto di padre in figlio al vostro bardo per tradizione, e pieno di vaticinj, dei quali penso, o Sire, che Voi solo abbiate la chiave ». Le quattro edizioni1 di questo libro, 1'una in foglio magnifica e veramente regale, la seconda in quarto nitida e ricca, la terza in ottavo elegantissima, la quarta in-12 grasiosa an cor essa, oi chiedono un tributo di giusta lode 2 al Tipografo Parmeme, che 3 fu il primo a ridnrre l'arte a' principj certi di proporzione, i quali diffusi con le sue edizioni per tutta Europa hanno fatto salire la tipografia a tanta perfezione. Le tre edizioni tributo di fede il quale fa primo 68