UGO FOSOOLO ESPERIMENTI I TRADUZIONE DELĽILIADE PARTE PRIMA edizione cb1tica a cuba di G E N N A R O BARBARIS I FIRENZE PELICE LE MONNIER 1961 PREFAZIONE Xel licenziare qur^t'opem, che. mi ha impeijnato per ulcuni anni. desidero innanzi tutto rinqraziare il Comitate per VKdi-zione. Nazionale. c.d in particolftre, il Presidente, per la flducia che mi e 'lata artordnia. />uirhc soltanto pensando a quella fidu-cia mi k bastato i'animo di cundurre. a termine il mia compito e superare i non- pochi wurntnti d'incertezzu. A questo lavoro. e noto. .«i accinscro in passato studiosi come il t'ardueci e il Chiurini. I Antona-Trar.ersi e Benedetto Soldáti, i quali, se per diverse raijioni non poterono attuare il hro desidcrio di rendcre. note tuttc le traduzioui foscoliane, con poche publilicazioni indic.arono quali prolilemi restassero da rixnlvere al fuluro editore, come in certo senso li indicnrono it Mayer e VOrlandini, che. mbbem riconlrv.isKc.ro Ml testo quasi in tutto different* da que.Uo xliibilito da un nuovo fame dei manoscritti. eontribuirvno tuttavia a metterc ordine nell'intrico delle carte La-broniche, e, accogliendo nel volume, delle poesie alcuni sagqi del-i'lliade, invitarono t critici piú atterUi a non trascurare, quella parte fondamcnlub ddltutr delta /"'rtira dclla crit.ca del Foscolo. Dalle ricerche di que/jli studio-ň, come dai risultati delta critica piú recente, ho preso le. mosse nel preparare questo volume, col quale mi piacerebbe aver interpretato fede.lmente il pe.nsie.ro di Michele Barbi, poichk sulla sua intuizione che « dei/'Iliade abbiamo non una. ma piň edizioni, jalte in tempi diversi, e quindi con xenso ďarte divcrso i ho fondato il mio lavoro, sembrandomi che dovesse sopra tutto MMTI volto ad individuare i diversi moment* delta storia di queMe. tormentate, traduzioni. L'avcva qui tracciata il Soldáti (ed il Barbi at suoi risultati si rifaceva), ma in maniera schematica e semplificatrice, per cut era necessario ripercorrere piv da vicino il cammino dell'incontentabile. traduttore. 11 quale., sappiamo, non solo non arrive a eompiere la traduzione di tutto it pocma americo, ma wmmcno lascib un trMo definitivo di quei primi selte canti da lui infinite, volte rielaborati. oltre i quali. salvo qualche squardo dell'ottaro, nono. dccimo e XII FItEFAZIONE PREFAZIOSK XIII ventesimo canto, non si Spinae mai; ne fu soddisfatto dei pochi . experimenti» che, dati alle stampe, rifece subito completamente; né ormai alia fine. della vila, si appagava della traduzxone che aveva fatto trascrivere diligentemente da un copista, per man-darla all'amico Capponi, tanto tormentate c,i appawno anche quelle carte per i successivi pentimenti. Certamente questi apografi, seb-bene non manchino manoscritti di data posteriore, rappresentano Vultima sosta di quella lunga fatica, ma si cadrebbe in errore, se si volesse considerarli come un těsto definitivo e piú importante dei precedenti, quasi il Foscolo fosse in esso riuscito ad approssi-marsi al suo ideale deU'Omero italiano, o, comunque, a rag-giungere un punto fermo nella sua ricerca. Un těsto come quello, relativamente definitivo, ě possibile riconoscere in ognuno dei pe-riodi nei quali egli ritomö con rinnovata lena aü'Iliade, e tali testi, l'un dopo Valtro, rappresentano le tappe successive del-Vevoluzione, e talvolta delVinvoluzione, della sua poetica del tra-durre e del suo stile, che egli diceva di voler «temprare » proprio attraverso quell'esercizio. Per questo, fra tante traduzioni non e possibile sceglierne una, come la piú adatta a far conoscere Z'lliade del Foscolo: 10 credelte.ro il Mayer e VOrlandini, iratti dal desiderio di divulgare 11 loro autore a sostituirsi a lui nella scelta di questa o quella lezione, nella correzione di questo o quel verso, ed il risultato fu un těsto alteralo, che non rispecchia il cmattere fundamentale di quest, opera, nata e rimasta per tutta la sua sloria come un « espe-rimento i ed un vagheggiamento di stupendi frammenti intessuti sulla trama della tragica guerra. Quelle traduzioni sono sparse in parecchi volumi, della Bi-blioteca Marucelliana di Firenze uno, della Labronica di Livorno gli altri; salvo qualche eccezione, non tutti i frammenti di tradu-zione compresi in ogni volume manoscritto appartengono al me-desimo periodo, poiche il Foscolo era solito riprendere a distinza di anni ora questo ora quel těsto e ricorreggere negli spazi liberi i versi scritti in precedenza. Di qui la difficoltá di hen collocare quei rifacimenti, che, se da una parte é necessario passare in-cessantemente da un manoscritto alVallro per rendersi conto del lavoro complessivo di un dato periodo, dalValtra non va dimen-ticato che le nuove traduzioni erano segnate dal Foscolo in un luogo piuttosto che altrove, perche da quel determinato těsto gli erano suggerite e ad esso si riferivano. Capita cosi che anche quei testi fondamentali si presentino in conlinuo movimento, tante sono le lezioni alternativě che il Foscolo si proponeva, senza sapere sceglierne una con sicurezza: una scelta che, e naturale, noi non possiamo fare in sua vece. Volta per volta ho quindi cercato la collocazione piú oppor-luna per i molti frammenti, badando sopra tutto ad individuare quelle tappe principáli ed a raggruppare intorno ad esse le altre stesure, che documentano il passaggio fra le diverse fasi di lavoro. Tulte le varianti contemporanee o quasi contemporanee ai testi fondamentali sono state incorporate nei testi stessi, cosi da non cadere in nessima scelta arbitraria e consentire una lettura si-multanea delle diverse lezioni alternativě; quelle invece jiarecchio posteriori ho riportato in nota, a meno che non si trattasse di bráni piú estesi i quali, piú che varianti alternativě, sono giá frammenti di una nuova traduzione: in lal caso, li ho spostati in altre sezioni, fra le traduzioni del loro medesimo periodo. In questo modo non ho forse disposio rigorosamente tutto il materiále secondo Vor dine cronologico. ma sempře, quaiulo varianti posteriori alla stesura fondamentale sono riportate in nota. ho indi-cato a quali anni esse vanno riferite, cosi che il lettore possa da se confrontarle con gli altri testi piú completi ad esse contempo-ranei: ne é derivato, mi sembra, un giovamento ai fini della chia-rezza, della quale piú di ogni altra cosa mi sono preoccujiato, valendomi dei consigli del Presidente, e di quanti hanno voluto esprimermi il loro parere. Del resto, non era possibile inserire tutti i rifacimenti nei těsto, senza incorrere nei pericolo di rendere (>,strema?nente difficoltosa la lettura; e se e vero che non esiste nessuna regola rmcc.anica per ben condurre un'edizione critica e che ogni těsto richiede una parlicolare soluzione, Z'lliade del Foscolo vuole appunto essere presentata nei suo divenire, come un succedersi di traduzioni di diversi periodi, caratterizzate ognuna nei suo periodo. Questa disposizione del materiále spero anche possa meglio sottolineare Vimportanza delle traduzioni foscoliane, la quale non solo risulta da questa o quella bella immagine, da questo o quei bel jrammento, ma dal rapporto continuo con la maggiore pro-duzione poetica e critica del nostro autore. Proprio qui, infatti, si vede formarsi quei gusto tutto suo della jmrola pregna di si-gnificati, vibranty come saetia, che é al fondo della sua poesia e della sua critica; qui inoltre si sentono ritornare insistenti i temi a lui piú cari, che, se mentre componeťa i Sepolcri lo ap-passionava tutto il ritratto di quella remota civiltá e il contrasto delle passioni degli eroi omerici e la figura alfieriana di Achille, la composizione delle Gruzie si alternava alle traduzioni dei ca-talogo delle navi, che lo riportava a vaqheoca bwoM rvlonlÁ quanto dalla diffiroltri della cosa m se , se poi sembrerá che una scella del materiále da pubblicarr avrebbe potuto st mplifrcare la lettura, devo dire che era impussibil- slabilire un eriterio ckt permettesse di distiwjuere. con sicurezza le minuté importnnti da quelle. trascurabili. ně tra opportuno lasciar campo a! dubbio leijiitimo che qualcosa josse stato trascurato. Non poche sono le persone che m vari modi hanno faciiUalo il mio compito e che per tanto di*idno pubblicamtnť ringraziart. Ringrazio il mio Maestro. Mario Fubini, Presidente, del Oomi-tato, che ha stguito pws&o passo questo lavoro, non lisparmiando esortazioni e consigli detiati dalla sua dottrina ed esperiínza, risolvendo varie mie perplessitá, sempře sollecifo della rivscita dell'edizione. Ringrazio Oianfmnco Folena. al cui fianco iuco-minciai la eura del pirffenXe volume: insieme stabilimmo i eriteri da sfguire nelit- traserizioni. ÍMHMi di*cutemmo le numero.'e dif-ftcolta iniziali, e. quando poi eyli volle generosamente che Vopera josse affidata a me, sálo, non cesso di seguire con intertsee il lavoro e. di darmi suggerimenti. Ringrazio Francesco Faqliui, che ha nsolto non pochi dubbi sulla romposizione tipografica del lesto, diseutendone con me ogni purticolare. c mi ha messo sulla giusta strada per datarc gran parte del materiále del primo torno da lni esaminato per Vedizione delle. Grazie, e talvolta ha voluto npereorrere il mio cammino MT Votere indienrmi i punii deboli del ragionamento. Ni 1IWso tacere la mia |l ■fltlllffl I a Giuse.ppe. De Rotierlis. cite mostran-lo in varie occasioni il suo inleresse. per il mio lavoro mi ha indollo a portarto a ťrmine con sollcci-tuiin*-; a Walter Blnni. chi ha riredttto />arte dd daUiloscritt > e mi ha dalo ulili indicazioni; a Alberto Giraldi, Dírettore della Itibliotcci Sazionale di Firenze e. metnltro del Comitato, che, col Pagliai. ha fatlo di tutto ]>er aqerolare il traiporto dei ma-notcrilti a MilanO; al rag. Mario Lusrhi della Ifirr.zione delta Labronica di Limmo. alla dat!. Emma Coe.n Pirani, Dire.ttrice della Braide.nse di Mí-lano, ai dirigenti della Marucelliana di Firenze, che si aono cořteiemeufr prnligati per permeUermi di examintre a mio aqio manoseritti e stampe rare: senza la loro co/npremiow: mi sare.bbc stalo dijjirile. con'inuare. Vímpresa. Un particolare ringraziamento devo ancora ai Siwlaci di [Ávoiwt. avv. Furio Diaz. proj. Nicola Radaíoni, e alťaise-isore alla P. [. dotl. Báňata Oďiwlini. che ttanno accolto ngni richiesta dl tra-t/iriiifn'0 dii mwiseritti. comprendendo le, eiigenze jiarti ctďiri di qttf*lo lavoro; all'Accad-emia delle. Scienze di Torino, che nú Ifl-iS ha voluto etprimzre il suo consenso a parte, delta prciente ope,ra. E ringrazio in/in' il dotl. Vieri Paohlti, il dott. Enrica Pao-letU e la li)>ograjia della Cam Edilrice Le Monnier, />er la pre-mura e Vimpegno eccezioniH con cui ě stala affrontata la stampa di qaesto volum?.: quali josse.ro le difficolta ťcniche da m;yrare e com',, grazie. alla loro al-tiva callaborazlane,, siano slate risolle. il leilore potrá qiu-licare da vě. anthe. soll-anto sfoglirtndo qaiste pagine. Ma avrei avuto caro preietttare i risultat-i dd mio lavoro ai aleunt persone che in questi anni ci hanno abbanlonato: a Plinia Carli, che non jwtei conowere personilmente, e che, matín ancora ero studente e. prejxtravo la te.si di laurea sul Fo-sr.oto trainf-tore, segui con viva attenziont le mie ricerche e mi aiu'o ai orientarmi nel labirinlo dei manoícritfi Labronici, in-riand.mi nfcřm- suz pre-zios: correzloli al caialjqo Viqlion--; ai Augusto Manňmi, che in piú di unoccaňone ebbe per me generose ■parw ďineoraggiammto; a Francesco Tropeano, jirecocemente scomparso mentre questo volume era in corso di stampa. che. non si stanro mai di retarsi per me alla BibUoteca Lahnwci per controllare traserizioni, verificare datazioni. esey-ui-re fotografie. meHendo « mia disposizione ta síta non comune e-Sjterienza di leJtore di manoacrittí foscoliani; a Oianfmnco Chiodaroli lamico fra'erno a cui quesfopera e dedicaia. che non mancó di ifttaniu anche malerialmente wll- tmierizioni alViniziodd lavoru, .Milani, mttggio 7Sfií. ('kv\ahi> Uarhahisi. « No, no, io non son fatto dalla Mtidro Natura per servire mai; e la traduzione non ě olla forso una servitü da scolare ? », seriveva alla Martinetti il Foscolo nel 1812, 1 in nno di quei momenti ďim-pazionza e di avvilimento cui spesso si abbandonó nel corso clolle sue lungho fatiche di traduttore; e scorrendo 1'opistolario po-tremmo trovare altro simili frasi, che ci attestano quanto volte egli quasi si rassegnasso aH'impossibilita di compiere la traduzione omerica secondo i oriteri che si prefiggeva, come quando nel 1816, annimciando alla Donna Gentile di avere ripreso a tradurre VIliade con rinnovata energia, aggiungeva: « Vedi ďimpetrarmi da Do-meneddio una vita di cento venťanni, chě tanti, a dir poco, mi ci vorrehbero a terminare la mia traduziono ». - Eppure, nonostante le continue esitazioni, il Foscolo attese a elaborarc i vari « esperi-menti < con una serietä e un impegno superioři a quelli di ogni altro traduttore, tormentando incessantemente i propri versi, sempře scontento dei risultati raggiunti, finchě la mořte non inter-ruppe le sue fatiche. 3 1 Ed. Nat., xvii (Epist. iv), p. 148. 2 Opere, vii {Epist. ii), p. 108. 3 ii fatto che il Fosoolo abhia pubblicato solamonte una minima parte delle sue traduzioni delVIliade, e che scarse siano state anche le edizioni postume, ha impedito il sorgere di una tradizione critiea su quesťaspetto delia sua attivita; per questo pochi sono i saggi dedicati M'lliade, e piuttosto sa-rarmo da cereare singoli accenni in opere di carattere piü generale. Interessante é la Letlera a Sua Eccellenza Eva Baraguey-ďHilters dcll'Ahate giuseppe greattj (Brescia, Bcttoni, 1808), ehe confronta VEsperimento del Foscolo con le traduzioni del Monti e del Cesarotti; ľargomento in particolare fu poi ripreso in occasione del Centenario, e sono da ricordaro: F. losavio, Ugo Foscolo traduttore di Ome.ro, in « Studi su U. F. editi a eura delia R. Universita di Pávia nel primo centenario delia morte del Poeta», Torino, Chian-tore, 1927, pp. 97-121); G. patroni, Nota aggiunta al saggio La poesia e la figura d'Omero nei Sepolcri di Ugo Foscolo, in « Studi su Ú. F. oditi a eura dolla R. Universita di Pávia », cit., pp. 94-90; A. viscardi, Di aleuni versi foscoliani inseriti nelle Grazie, in «Giorn. st. d. lett. it. », vol. 90°, ] 927, ii sem., pp. 221-24, e La * jedeltü » delia traduzione joscoliuna delľlliade, ibid., vol. 91°, 1928, i sem., pp. 235-38; delia teória del Foscolo traduttore trattö eon eura d. bianchi, U. F. e le traduzioni, in « Giorn. st. d. lett. it. ». vol. 93°, umoDtraoHi iNTKoiH'Kii,,■. Stano di ohi oercasse di ricoetrnirla. poiche egli !. De RoHEnris, Lt . n-'lla • Karr nit a cli poeti i-lansiei aiitirJii i> moderní", Miláno Bocietá Tipiajraflca de'c Wie i italiani. 1832; e anrnru: U -pocti' di Ügo' FohcoIo a enra di G. Mbht-h'a. Firenzp. Barbora, litt, e ľroif e poetit di Uro FiMcolti acelte c ilhuLrate da K. Mahxkoni. Miláno. Hoepli, 1928"; ■ parte, per riccheiia di notizie od acutezza di oíworvazioiií, va s»gnalata ľín-trodiiíinns dal Carrer: Ptbk e partie edite t inrtite di ľi/o Fowo,'«. ordinal« da Luie.r Cabher, e enrredate de.Ua vita rMľiLutorr. Venezia. (V tipi dal Gondoliere, IM:'. Saiwnn in.,Hre da tonere proBenti: C. Gemjíi.u, Drilu vita r dflb vprre d, {'.„> ŕWoŕo. »..lotrmi. Zanirbolli. 1hsi», pp. 1(>(|. 10» (i*«d. íimiíe. ISľ.n- Ii Zanella. S,;n„ Ml, toter,,,,,,,, i,„hn;., ,!„ll„ .netó ŕ'wrf, „.W,r,, mfi«, handrou. IStio, p(). ^Jl(edel medeaimo: Lt opere dt Uga ŕoo-v.ŕ-.. ..,inr,i?ntate da E. DoífAnus'i. Napnli. Petrella. s.a.. ma 191«. pp. .i.i.-SN,: I- ("MM.........-o! . ,,, . Ui ,i,.| i: i v,, h e i, di S.Le l.'tt. r.. -d Arti ., anno aee. 1914.15. t. lxxxiv. ,.. 1 i ■ D Bn, »eretii. ««-«i ,/«««, J.fw,r„ .Wi,,™ , ,j. ŕ/Wŕ,.,-,„.,,,„. Vravia i92u, vol. .11. ,.p (j.,, iís.ju. ,. ŕ'aa-uio, Torinn, UTET. 1952. pp. 183-85, 1s5-9Í; v'-Vur' i''* " * '■7" /,,Mrofo' *"í/í»" <■"'"■■• tsíe/«o. Catwiia, 1930. «p. .7N.Si,; ■ r,,,H,. ,W„. Millulr)i s„,.-.la Ed|(r.,ti N-rt/i.....i([ ní. '«" ,.ir"1".' "'•"tiripauone del eapi,,,]., delia Slnri;. Miláno, Mon-™ i ľTÍ2i N*T*"- Dff0 ÍWo- Kir*.,«, La NWa Itália. I9SJ. ..... VO,,,, .™,un, »„0 »ocannato nel ^gei„ ,1i Q. DuooakoU, niv';"11" ll' Milwio. Miláno, 1953, vol. vi, fasc í pp -1".|3 1b d, a, u ' ;:-"'">■'■' Innpurta,,,,. ,).....,„„,.„ n„|la f(,rlllll/.i,„leSpootiB, Per tutti ; pr..l>l,.|.,, jj]„l,„,íni - ■ ci ha lasoiato non una ma parocchio tradiizioni. 1 ehe non son frntto tli im costftnte attoggiamonto letterarin di front« alľorigi-nale. oomo (|Uelle dol Mon ti o dol Cesarotti o di cliiunqno altro, ma opera di t.iitta una vita. intimamente eunneana eun una varia-zinne di gutito ed u n procosao di aftina inontti oritico. Non per qnetto ri]>otoremo ehe ti Vowolo ■ non era tempera mento di trn-tluttore i, porehč " era trojipo perHonalo i, ■ o perehe «la sna tom-postoaa anima ora distanle dalla sercnil'i omortra '■. e rpiindi ■ non poteva ogli.. natura risontita e orgogliosa. tranniutar»i per ttitte gniřO, oomo ľracomparabiln traduttoro Vinconzo Moni i. nelľantoro tradotto íl, 3 ně ci limiteremo a rieono,scere nell'originalita il ca-rattere oanenziaIf> delle tradnzioni omoriclie.i dal moment o oho personale e ogni traduzione la f malo non voglia ossore puramento interlineare, a « ľattenersi alla leMera o per il traduttore cio ehe le frasi fatto sono per il comiino parlnnto: tradiscono ľaHSonza del-ľaohn* •;1 ti* le ragioni doli'incompiulozza AeW'lliade. del Po-seolo, sia la detíniziono del loro valnre pootico risultano dalle Hiie stesso esigonze ď interprete delľantiro poeta, dal ruo metodo v dal wno stilo di traduttore, dai rapporti osi «tont i fra questtt me-todo e questo stile o la una maggiore prodnzinne pootiea e eritica. E non a caso in quoste infinite prova di traduzíono si rioonoace qnella coosistenza di dno momenti contra.Jtanti nello spirito fo-scoliano, ragione e fantaaia. oho ha guidato gľintorpreli moderní MHO una lottura piii eomprensiva dclle parli pocticamonLo com-piuto delle Grazie: tin dai primi saggi, infatti. noi qui troviamo un traduttoro preoeoupato non tanto di rendoro in bella forma iía-liana il poema omerico. quanto di Htudiarne ngni particolare sto-ricoo lingniatiro o íilologico, convinto, per lo ragioni ehe vodremo. ohe íľesattozza ílollo imuiagini omoricho non pnú dorivaro a chi le copia se non so dalla teológia, dalle arti e dagli nai di quolla ota eroiea^. Quelľeta eroioa ehe il Foscolo, por tradurre Omero. vo- ,. Bit™, liti;, pp. 577-600. ano foaaoliana NwpMMMI artieulo di \t. Kai.hi, I, Edizior.t XazionaU del Foecola e le Urazit, in ■ Pan i. a. II. vol. 12, 1" die. 11134. pp. 481-50S, e in partieolore p. 497 (mwolto poi in Ln KHM fi!olo/fÍa t Vtdi-iont dei nuitlH terittori da Dante „I l/nř-9»" Firenie. Sansoni. 1938, pp. 161-79). 1 M, Bariu, op. cil. 1 Mabjnoni. op. cil., p. 27. ■ Naťali, op. cil., p. 188. * A. Vibcakdi. tli aleuni »r«i /ageolian\ ece., cit., p. 2S4. 1 B. TEIUfAClvr, /ř problému drilu tradu;imn, in (on/Víi l,m,<„ ■■ di cullurc, Veneiift, Nťri Poscxa. UR, pp. 411-121. e in partieolare p. 115; * da notáre innltre ehe in MMtQ saggio pi trovar», aleane fra le pii, felici MMT-vaiioni eritiehe sul Foseolo triuluttora |pp, 1OE.I0). XXIt \TKOUUZION F. leva rivivere in aě, poiehě era eerto che soltanto cosi sarubho riuscíto a non tradire il nio autore od a sentire oome egli sentiva: in queato aenso ě da ialendorsi lil sua fedcltá. dli luí atcsRO piů volt*! vantata (si pensi a! diaproazo por lo traduziotu <■ fatte col leasico i), ohe. sc concepila come equivalonzfl di ogni tonnine ita-liáno a quello greco, dimcilmonto si riconosoe in quoste versioni, oon lo quali cgli, illuso di easere giunto a « vodo re con gli ocehi di Oiww»,1 attravereo nna pensonalu inturprotn/ionc della tooria settecontesoa dclle i idee acceaaorie ■, tendeva a esprimore tutte lo immagini signiůcate dallo parolo dol těsto greoo, Hebbene teori-camento fosso portato ad tmmetterti 1'impoflaibilita deH'improaa: m'aecorgo che si pilo etimologizzaro. fiilngizstaro. Ifintastioare ao-pra i grandi originali, rittarli al vivo non mai; v ohe lo min toorie condannano i raiei eserapj ». ■ fnrs'anoho qucata rhio oredo pos-sibile ě uinrapresa ideakt », «(ottenore, tutto quanto leffetto roe-deaimo non ě mai da sperarsiii. Conseguonza di quosto oarattoristico tndugiarc su ogni ele-mento dollantico poema e il frammentismo della troduzione, che solo rararannte arriva a dispiegarai in un oanto distoso: « Tu sai, e se nol sapossi, sappilo ďora in poi. rhio prima (alTuso didimeo) traduno un uutore per mu: poi lo ritndnoo per amur dei lettori», serivova ancora alla Donna Gentile,2 spiegando il suo módo di procedere di fronto ad Omoro; prima lo tradncova per ač, osaia si fennava su tiďimmagine, un rerso. un brove squarciu oho aveva colpilo la sua fantasia. o no asooltava ogni risonanza poetica per ríprodurla fedelmonte, e aoltanto in un aeoondo tompo ai ripro-metteva dfarain il passo in un disnorao piŮ atnpio da presentare al let tore, al che anoho por Ylliadf. potrubím valere quanto il Barbi serisao per lo Gruzie: i □ modo di počtáře del Fosoolo fu sempře lo ateaso: faceva il pozzo a partu o poi lo innostava nol carme idoato, e no non procodeva sumpre «>n onliuo nolle figunuioiu par> ticolari, sapeva tuttavia quale ern il ]M>sto di cia^enna. e quivi ' la collocava. aupottando il tempo opportuno por aggiuniiorn qncllo cho manoas»ou 3 Ma como lo Orazie non obbero unita lottoraria. perche 1« singolo liricbp mai n aílattavano a un disonrwo didasna-lieo, clie solamentc il gn.ito abasandrino del poeta voleva rondere esplicitu, 6 cho per tanto era destinato a rimanere oome sottin-teao per sempře, o.ornioo puramente ideále di un mondo di rara bellezza. com VlUaii non ebbe la aua trnitá, perche la font* d»I-•n fu il grande mito dolla guerrn di Trója l'ispirazii>ue foscolia 1 iSI-m. r,jo Foaíoíu cil •, TO (/:pi«. ri). p. k Uhbi. op. cit. p. nmoDUmni »re ai contomjHiranei, ma 1'evoeazione di tntto il mondo , ohf agli ooohi deirintorpreU' moderno omergova ■ t ■ 11- ■ ífonrlo deirimmaiii- li;i/ IK>|«ill jiroprio quolla stmttura. cho, epoaao al limito del bWOOOO, mm ftHltili—lit cer- cato di costruiro noi auoi i m . ■ ■ íti...... poemi. ■ vi trovava inol- tro una doatanza di viru pasaionJ ulic a lni mancava o che mai aiTcbbe pot lito derivarc da fatti e personaggi deUuo lampo: Omoro divonne il centru detla sua poeaia, od ogli ai abbandonA alla gioia di rnirraro in quulla lingua italiana, che fu il BOO atnoro pili Miuouro (c qnando si traduoe non 6 piú la lingna ilol tradutto. a cui si dob-liano i přímí rígiiardi. ma quolla dol traduttoro • '), lo antichc vioende, traaforeiidole nol suo mondo di grazia e . neo- olaviica o di epo|«'a o.wianica. Di qui ancht- reocozionalu unita di tóno. ebo invčino chíolorcinmo al Fo.tcolo. il rpialo col paa^are dcgli anni, via via cho il suo gusto mutava o la aua sensibilita critíca. mossa a prova dalla atoas.i esperionza di traduttoro, si acuiva. montrc ajiprofondiva la lottiira di Omoro, ora costrot.ti a rivedoro cont in na mento il suo těsto, illudcndoai ogni volta di .seguiro il eritorio piii sienro: acíolto da queato proocciipazioni, ricl tradurro il I iatji»cci in parte ove sosliamo por eleziono piii cho per binogno, o si piagne incvitabiliuenta o si frome. né piů no mono ohe ai t«mpi cantati ':3 e questo giudizio fu in parte ripetut > dalla oritica moderna, ehc ha riconosoiuto il carattore essenzialmentě lirioo del- . .Suli,, ***** « im iradurrt to «f^* T^^ut • Kd. Na:.. XVII fEpitt. IV), p. 411, ' inedMr 'I' Vgo fotcolo. i.rjirmte da Lcioi Cab- r 1^ XXIV INTROni-ZIOKK Le i ...lie ehe 1 qucflti mmmilHli rentano speaso isolat« na Kino il reato, e le infinite variant! per la loro stessa natura di ricerea di lina per-fezione interpretativa del tutto irraggiiinginile, non HempM na-scono da successive intnizioni di bellezza, a diffcrenza di quell« delle Grazie, ehe popswno rrsullare simili a poetichc | variazioni aul t^ma proposto inizialmante.1 Ě stato detto che ■il Javcro del poeta, durante i suoi pentimenti e rqientimenti. MU Mnútě mai ncl ritomare da capo e con fresche forze al testo omerico, per intendcrlo o aentirlu divertimento da quel che ovesse fatto la prima volta; bensi soltauto ncl mutnre a rimutaro parol" o versi di uni ana precedente steaura giá verseggiata ^ ma. pe. quest* pnu essere la prima impresaione di fronte a un testo eoei tormen-tato, e w i- indubbio che qui. eome in tutta 1'npera del Foscolo. ha gran parte il tavoro di " lima», non hasta tuttavia ridurre a eió nna lunga e appassionata fatica. che anche al Soldáti sembró "morboH&i>. come bo fra quelle carte non si Bcorgesse un culto religiose per 1'antico poeta od il travaglio di chi, ponclraiido Tori-ginale, non riupciva (ně mai sarebbe riuncito) a enmnnicare nella propria lingua le hellezze BCopcrte. I*ggendo le traduzioui d&Wlliade. del Fofeolo. rerchererno la poesia in certi ouadretti sngperiti dapor.he parole del tcstn omerico, in cui egli si abbandona a con 1 em pi are un aspetto di quel mondo ideale che con tarito amore ha voluto evocare, ricorrendo anche, nei limiti cnnsentiligli dal suo tem pera ment o o dalla sua prepa-razione e dallo stato degli studi in Italia, alle ricerohe Ktoriehe cd enidite; tali Bono numeroni passi del « cat&logn t, tali certe descri-zioni della aerenitä e solennita dei riti o deH'orrorc delle tmttaghe, tali 1c rappretentaiioni di delioatr. figuru femminili e di dee re-canti rietnro ai mortal i o di eroi in předa alle loro fořti passioni: motivi tutti in cui culmina la sua esperienza di traduttore d Omero, e che si compongono in quell'idealo unitä del suo moniin poetieo, giustamente rilevata da piii d'un critico dall'opera' foscoliana. • Losavio: .11 Foacolo, poeta IMIII lllll lineo. I.raduce con na . Mento 1 paBBi di earntteru piú propriamento i :arrativo. < ■■dendo talvoh* tmtaiiono di nmp**tv,r. i- di conden.are, e tutta 1» kj a vírlú dimostnt Inirie nomyj,.,,, linfl,P intense..... {oj>. cil., p 104) Per eseiripio le varianU al paeso ■ Addic, Qraaie .. eono «tate c«nmiii»*« n quMto nw da M. SmřA. Lc Uralit di Vgo Fo.rf.lo cit e da F FiflKA, . P- » □rooDuuiuia Dalla » Cuioma di Bekenice ■ all' « ESPEitlmento » i>el 1807 Sebbone Omero foaae stato fin dalladoleseenza il ano poeta prediletto. non sombra cho il Foscolo avesse avtito 1'intenzione ďintraprendern la traduaione ■'. II /■"..<'- prima del 1803, quando nul preziwso WWBcarto alla Chionta di Berenire. 1 dovo raccolae i mi ti a lui piů caři. insert poehi franimenti dei pwmi omeríci tradotti per loccaaione. Sono due passi áM'IUade (E. 740-51; x, 79-88) ed uuo delVOdwte-a (E, 270-75), cho ho voluto collocare alTiiiizio dol prcaente volume, perehě ei interesaano come punto di part«nza dii lungo o travagliato lavoro OtNnphito dal poeta intoruo al toáto di Omero. o oi indicano da una parte la sua inaod-disfaziono per le tradiizioui proocdenti. nessuna dollo quali sentl di potere citaře, e dnllaltra il nuo atteggiainenti> di fronte al probléme del tradurre; il quale. OHM riaulta nnthe dalla měno folico tradusioDe del testo di Catullo, era iapirato ad una venerazione per 1 aut i co poeta c quindi allo wtudio di trasporlare in un ampio giro di ondecasillabi la mi&ura e il tono solenno deircsamotro, riealcando ťedelmonte il diaegno del peimiero de 11'originále, e di rillettore attraverHo 1'oculata ricerea Iinguiatica il valore asfloluto dclťesproasione latina o greca. 2 Era 1'mizio dolla mé esperienza, e nou anoora egli penaava allu neeessita di deatare le meduKimo idee coniomitanti i lei 1 'originále, ma quello idee ve-niva illuslrando nelle ricebo note. spesso conecpite come indispen-sabilo eomplomento della trailuziono: 3 \a sua poetica mí nareblie La Chionia j di Btrnnicr | Pwma di Callimaru I Iradotto dn \,\\nr i V"]^(iriz/iillti»«ima unimt. pruva la nostalgia per latltica e|«pe»Vgo Fauroto, eit.. p. 170). inoltre Iii partieoWľ ricercu linguintica: disptrit ě tradotto . spiót «gniflea . oswrvare .ion tanto run gli oeelii ipritn cim ľinMIetti) ., .. gli oeehi qnu. diritto di gtwrrH l'l'N' -I 'I '■ - ..... ■■■ -I l|<ílo4i i 11 ■ I I i' ,. , m Bastino poehi esempi: discidium ŕ tradotto • dipartir e la no . naeque in lui il propo.ito di tra-diirre non piít alcuiw i m mági u i isolato m» tntto ľantico [Httiii. nella ipannn ohe gli ■ emmm dimentiMM la nm Itália n e lo «togliossu in ispirito dal nio padigliono t.1 Di quelle prove di traduzione n noi ntiíla ô riniasto, ma sa ppinmo oho ri torna t o in Itália lo riprese con ľintonzione di dare unitJ si diversi framnionti o sopra tutto di perfozionare il touto dol prúno libro: di quosto lavoro infatti cgli stewo dá notizia alla Albrizii in nna lettera dol 6 sotteinbro 1806: Io aveva proparati utnuii squarci delľlliade. o Hitlu tutio il primo canUj; e volova corutigliarmi eon voi e eol traduitore di'lľíldisasa «■ roiitinuando la min versione io avrei fatto loggere oon meno rairazione ma eon piú auiore quel sacro Poeta. * K ne riparlavn alľamica poehi moai dopo, il 24 novembre, per lodare la traduzione aueora inedita dol Mont i. annunoiajido ealo-rosainente ohe non avrebbo niai pubblicato la ■ mi per non esporsi al confionto: Vinggiando \ mi síilt.-rii mai il L-rilľ, ,!i stampurlo ■ di linire forse 1 utta ľlliade-di stamparla non certo. II drumnio dellc traduzioui o un demouio teulatnre - ma mi ha dol pollrone. .xl o castrai.o. Vinconzo Monti nravoa prevenuto; n'hji prontí undici u trediei eanti; e ľlLade * % ""lian„i'...„i,. n.n iMtta la nr-hi. ' íe//.a ,■ ]„ s,„n-itä ori- -;un htt impanitu mai MÍlluba. di ure,:o; pur h'u aiulato tattW ™" 10 f t"» vonuom, e pif. Ľim lo latine, o oon Rli bcoIJ de' aramma-■ de chiosaton, ch'egli ľhft intono quanto gli altri tutti, od al .....' "< tľudoll.j. I)„de ee.co nna lagione di ton oaporli mai al ron- mio parere lo ha a__ piú pnr disognaro i quadri d'Omoro, : ■t-„..b,.. notturne.j traduc«,do periodo continnó a lavorare alla sna tradiiziutiu • on nn iiecaninionto rlie ni:i sombra snionTirc Ic proteste di nou Tolare pubhlicarla (i On io sto impa/Tondo oon Omero; cosi. por ingannaro, com« dicoa quell'altro traduttoro, 1'ozio e i triati |Kjii-sieri-1); e un moso dopo avova bon chiaro nclla ínonto il piano dul rohům oho avrobbo puhblicato, ogli dioo. por viu delle insi-stoiizo de] Bottoni; Mandaniloiili da Htampare un ranlo ďflrairu - lion intondo di pubbliuarlo BM di famo una ventinn ili topio per Cemuno de' grp-oistí - il Padrono de'tnrrlii dinár al Padrone de' versi fhVgli inveoe di un opusculetto, avrebbe voluto faře un Uhro ttt.ganle, o prepan-•ioini, od adulandomi v neducendomi, tni delibern ad uniro alIVpi-stola lo mio poeaio giá siamiuito, e la vorsíunn dei primo canto di Omero. In lutigo del leslo elie podii intendono ei pongo U fronte la veraiíme letterale del ťesarotti, jiostillando ov'io Ugiio o Mndo il groeo diversainento; id andró dl iuano in mano psaminando ihiIIb note appiň di pogina le vonioni ČUnJJ aliri. Prfgato il Cavoliero di dirvi se oltre al Ceruti, al Maticí. Salvitii, Itidolfi, o Ccnarotíi oononea aliri Inidutturi deiriliade; cd oltre al pregarln scungiuratelii in noine della nacgia Ianhclla di Tanni avers fm UM voatro oopiale le tro>
assioiLaii's), cosi che qnandu, verso la fine del gotinaio 1SÜ7, il Foscolo si recô a BreHM per seguiro personal mento il oorao dolla stampa. potě conaognargli una parto del Buo těsto, con la proniossa di inviargli poi via via i vorsi snr-oossivi. A Breseia il ]»oota eambiň prosto, eome )ia notáto Plinio ura di A. Ben.ildi. Fin / xxvni introdpzione introduzioxe xxix Carli, 1 il preoedente progetto di raccoglierc in im unico volume le sue poesie e la traduzione, e pensö di fame due cose ben di-stinte, dando un earattere di maggiore organicitä all'opera in-torno ad Omero; di tutto infonnava il Monti, che gli indicava per lettera le modificazioni da apportare ai propri versi giá composti e lo esortava a riflettere prima di dedicare a lui il volume e sopra tutto a moderare lo punte polemiche nelle note: Passando dalla grammatica alia prudenza, importa molto che tu rifletta bene se, volendo tu dare ulla critica quelľaria d'imparzialita che deve raccomandarla, convenga alia severitä de' tuoi giudicj ľin-titolare a me la tua opera, siecome avevi giá divisato. Ľamicizia toglie fede alla lode, o nuoce eguabnente al íodato ehe al lodatore. Pénsavi, c poi fai il tuo piacere. Parlando del Maffei e del Cesarotti, ti raecomando pure di spuntar piü che puoi il dardo delle tue parole, che dardi sono veramento e roventi e pungenti. Trattasi di tali, che, anche allorquando hanno peceato, debbonsi rispettare. Hai abba-stanza di che sfogarti su gli altri. 2 Ma il Foscolo aveva gia proparato la dediča e non era certo carattere da sacriŕicaro alla prudenza la schiettezza delle censure: Ho notati i pentimenti: prima delia tiratura i tuoi verši ti saranno mandati a Miláno acciocché tu possa rivedere le ultimo prove. Preme assai che tu m'apparecchi tutto il canto. Ne darti pensiero delia dediča: forse Strocchi, ma Strocchi solo, ci troverebbe a ridire. Lo opere nostro devono far fede dnlľingogno, c gli amici delľanimo: e se il mondo darä un'occhiata al mio libricciuolo ti conoscerá anche per uomo generoso nelľamicizia; come io mi sono contenuto di qua dal-ľadulazione e delia modestia fratosca. Ad ogni modo vedrai la mia lettera, perché io porteró fra due giorni il primo foglio bello e stam-pato; il nostro Manuzio ci mette delľamore, e ľedizione rioseirá. -II Cesarotti mi animô primo agli studi; e i giovani devono trarre la spadá contro a' giovani, ma inchinarsi sempre al vecehio, e a tanto vecehio! D'altra parte; ' Parco di lodi tessitor ben fio Che me ľltalia chiami, Ma non sará cho infami Taccia ďingrato la memoria mia '. 3 Poco dopo pero confidava alla Albrizzi: quando Gesú volle il libro fti architettato: sarä di un'edizione mira-bumente nitida, e desterá, terno, assai clamori di corvi. 4 Intiinto la stamjja procedeva con estroma lentezza, secondo il Foscolo per colpa deirinosperienza del tipografo («le note e la difficolta dell'odizione avea spaventato si fattamente l'elegantis-simo ma inesperto tipografo ch'io trovai tutto composto e nulla impaginato. Pero ho dovuto starmi con mille angosce nel cuore sino a ier l'altro »; 1 « II Bettoni ritarda - o mi sento propria-mente stanco, domato e consunto da questa stampa: davvero ch'io maledico il giorno ch'io l'ho intrapresa. Alineno finisse »2). secondo il Bettoni per colpa dell'incontentabilita del poeta che, come sappiamo e oome ci accadra di constatare anche in questo caso, era solito rifare persino i versi gia stampati: L'edizione del Foscolo, e posso anche dir vostra, sarebbe gia com-pita, se il manoscritto lo fosse stato, e se Foscolo non ritrattiusse le corrozioni, e non vi facesse continui cambiamenti. Egli mi sgrida, ma in verita che ha ben torto. 3 Al Foscolo, ritornato a Brescia, non pervenne in tempo l'indi-caziono dol numero dei versi del primo canto tradotto dal Cunich, che aveva richiesto al Monti per aggiungerli nell'ultima nota, 4 ma la pubblicazione non venne ulteriormente ritardata, ed il 13 aprilo egli poteva dame trionfalmente l'annuncio alParnico: « Lode al Diavolo, l'edizione, so non e pronta e stampata ». 5 ii volume, in-8°, di pagg. xh-121, reca nel frontespizio: espe- rimento I di traduzione | della iliade | di j 0-mero | di uoo foscolo - Brescia, Per Nicol6 Bettoni, MDCCCVII. Esso con-tiene: la lettera dedicatoria « A Vincenzo Monti », con la data fittizia l°gennaio 1S076 (pp. m-v), la prefazione in cui si chiarisoe 1'IntendimeMo del traduttore (pp. vii-xii). la traduzione foscoliana del oanto primo a fronte di quella letterale in prosa del Cesarotti, alia quale sono aggiunte a pie di pagina le note del Foscolo, la traduzione del Monti, e inline le tre « considerazioni» dei tre autori. Sulla difficolta di ben tradurre la protasi dell'Iliatle considerazioni di Vincenzo Monti (pp. 89-10;")); Considerazioni di Melchior Cesa- 1 Ed. Naz., XV, p. 163, u. 7. _:_V-gý**'r*>.«t-- vo1- ln. P- 9; questa lettera, importante per le cor- Xll %T7T 1traduzio'"' »he il Monti inviava al Foscolo, é stete ripoi tata anche dal Carl, (Ed, Naz., XV, pp. 166-68). 3 Ed. Nat., XV, pp. 170-71. ' Ibid. p. 174. 1 Ed. Naz., XV, loc. cit. 2 Ibid. p. 175. 3 Questa lettnra, del 13 marzo, si legge in una nota al vol. iii delVEpi-stolario del Monti cit., p. 114. 4 Cfr. la lettera del Monti in Epistolario cit., vol. iii, p. 147, e riportata dal Carli in Ed. Naz., XV, pp. 187-88, dove segue (pp. 189-01) la risposta del Foscolo: « ii numero dei versi del Cuuich non venne in tempo •> (p. 191). 6 Ed. Naz., XV, p. 180: ě la medesima lettera di cui alla nota precedente. • Nella citata lettora del 13 aprile al Monti, fra 1'altro il Foscolo diceva: • 1'epistola 6 incolpabile • (Ed. Naz., XV, p. 180). rotti mj verm fit j^q rd t' eoVra tii t' iao6(ura xpd t' tfrra 1 oon ugghinto due hrovi not* del Fosrolo (pp. 109-108), S* In fruifli nil J «W ™b)io rf« ffioM eoiutiderazioHi di Ugo Fo-irolo (pp. Hiii-^0); np] i'ultima pagina del volume si legge: ■ Edizinnc pmtotta dallg, Logge 19 Kioriio anno IX Nella prawnte edizione si £ riprodotd tntto il terto foH0olia.no. complelo di tradnzioni OODsidenzionl note, ma si who limhlii in dispart o to tradnzioni e In ootuidarMioni ]«,!■<• p. ľUS. Col Giavimi i..... |.....In uliri seriiiori o letl«rati si lameniavaiio alltira delia d - denia degli M dcl gnoo in Itália: enieatn decadtnia. dolineato.si alla del Ciii.mrrrnto. m ,ra lonjamrntr «jipror„ndrta nH SeicLritn. ani-he per __ liiiiKii ,.«Tľilalu da Ľnrtľsi., ,■ ])'A.il,ÍKi;ac <• p,;- i riil.-^i nuslrani dolla qiu-rtílt. Bt*nltl MriM le "l'kllällBllí del Miiraton (< Oplahili^ qoo ad ibc reur Graocan ]iriinum Éjfcaitu littrao. qiiftiii reliquoín hllllililM peraequiDr. ŕírotro, „„, rt ?ro<,«ontť,,, „ Qílbarto ltnrromoo ' ""' idil-. iul. MDCXCHI. .n EpHábmo di L. A. Mur.u..,,. e ™r,u„ J1»ttí-<> ľiii,ip„ri. vol. I, M.idpiia, IftUl. pp. 10-35) e dcl Vioo (■ """ o ™íi si Ir-yp,,,.,, gli a.,.t.k-lii iilr.Hufi. p. se talora taluro » 1-ŕpi'. - K-*' lr.«l..lto. p-rclH- s. slimano .mitd, cli sludi drile tuigiix [!»'■"• o gjnea] ., . 1« ndlura di queste riue \\„w l.a ťatlo ix-rditr cmsidi-ruliiLi ■ vedano .,u,„e c.Muiwi ln F. Xiecoi.rN i. /^v,,,^, 0(„.„W„-. ťi^nze, ISIS, p. Jl). A queMe temimoniima, s, pn^o.ir, a^aiungere le diswnozi. deUa lu,^ g^, pron„nriate ,.el c,™, d, |„,«o J see, XVIII da '"' 1 ........-i.,,,,,,,,.' lo studio- LaizBrim. SaU-.ni, A, M. Bied, I im A - V.d.n. (l.fi.Ora.lBÓK,,. A. Vili,, S,llľ,.r2,„[1.,.i.....Itre al sagg» ľ,,' ' ',' Nl1, [l'ľ. 3»-34). s,,,,,, d,. I,.„er pr,.h,.„li: G. TiHAiioaCMU. d^lt í v"""a' V..1.VIH,P..n (,....po«*. INTltflDUZIONE XXXI duttori sj crano moltiplicati od Omero nel elinia ili rinnovato clas-sicismo aveva ftvnto inia singolaro fortuna, ehe hí era suceesHiva-mmite eonsolklata con 1'atfermarni dol gusto |ier la poesia oNsia-nica e primitiva, quando in liii bi vollo riconosL-ero piuttosto il bardo eantoro di mu gloriosa e.tk 8 lo storico dei oustuml deUe ■U genli. 1 Ma il Foseolo sontl di dôvere acec»larwi alľanlieo poeta con animo diverso da quolli ehe lo avevano preťeduto t ehe gli sem-brava non ne avenaero inteso lo bellozze o lo MWMCO avviliio coi ton) traventimenti. convioto ehe si dovesise leggere Vlliade t eon meno ammiraziono ma eon piu amore,. oho anche il Cosarotti, a roli XVII r XVIII. Koma. TM, 1M1, pp. Bt>7S (e qmrato il n.i(ilior studiu sull'aririiii.....In. ilnl -gunl,■ Ulsi-i^iin niimiuiqiií' prriidere le mome, ain-he se n- mano ai martini di unii atorin Klohale della eiilturaji G. Jí a ta 1,1. II Sclleernío, Milano. Vallardi. Illfio*. p. t, pp. 608-U, r if alire opore che avremo oooasiono 1 Ani'ora ni dt-sifliTii line studie appvfoNdiIu snila fii-tunn di Umeru nel "7Wi, sul rilnrno alia ■■ini |i,nsiii in Arruilia e sni riflr'ssi elie nu dorivariiiiu nflle nriatre lottere; de|>" i primi giudÍEi del Gravina , ,1,! Mumteri. andranno raceolli quelli del Caluprcai'. Con ti, Apostolo Zeno. Kalin. Algonitti, Rolli. Mn(!"I,itti. Hoerrendn In pagine ďiniriiduzioni1 [iremesse dai vuri traduttori .li Ini-.j ťip|L'iM-Í7x.iTlii'ril.i, ,'■ [ii.i.^liili- flu ni, ne, [.ire il jii'i.lunill' (i.v' tuliu il ne <■»!,> deirinlfT|,ret,iTÍ,_ine vieliiaria cl. I ,-inline | >i-u i lit i v <■ ,■ quimli lie H'iiileress,' p,ir Oniero nmi -i.|i> cnn^ pni la n:a jufh" eon.,' ^o,rii,i d,'!la >^ia etň; una tratliziono crílica ehe kí affomni poi piii nperlaineTile negli ultini doconni, ijnaud'p il LVsiiri.Lii serivei-a clie • ie Upere ďOuieni furuiio considerate in ugni tempo oon solo come i prmii MHfM dellarte ťoetiea, na insieme ai.el e it'iih' f,Ji,f i i liL!fiL f i.ii I i/.i.....' ^11t - p i i riíi. .i. jiri'iiivj fl.lle |ni. \ :r u-liL :ise- fiwrii', lesnri dr-M'tuitieit iTllilizii'lie, e llirilil...... II: i piŮ anteiitiri dellu svi- luppo primitive dell'immJiip -|iiHir. . e i-l siví i-niditissinn■ i-nniinetitii lo.inn.vn liliem campo a f|iie«lr, intei.-js.1 per tutlá la .ivik.'. .iintraa. l,'i>pera piii vivo e complete, sulrargomcntf. reBta atiearu r|uella di G. Fihsi.kr. Homer in dur .Vficfií vnn Itanlt bia flivlhe. IMA"■ I'mrlcti-irli-I>,-iitM-hlitnd. Vcrlag vím G. B. Tenhiier in Leiptig und Berlin. 1912, che il Crock reronsi, indugiondo (oQa ťiiinna di Omero e in parlieulare nulla pnsizione di-1 Vieo (/i Vico r la crilieit omrricn, oro in Siuj'iio millo lleyrl sríiuilo dn nitri «eri«> di n/uria drila ňtiiMOltii. Bari, Loteraa, 1948*. pp. 16310: a ciii ni aggiunga lopera cit. del Nit'OLisii O. Maugaiv. Ěťulr stir devolution inidltKtiKllc dr FItálie de 1GST á ITSi tnvinm. Pária, Haehelte, IMS, pp. JH9-96; C. Cehsi, .Víorio fřr//,j trtteraluta irfrn dulli srírnnt "W'i't di (liutlinititio, vol. I. p. I, Torino, HF.I. 1H33 (pp. 857-68: i Lo studiu ďOmero dal hhcoIo XVI11 in polij por ritaJia: pp. Í.ri7-fl2): au Foscolo e Omoro kí veda Jí. Fbbta, Fotcalo nftÍMI. Fimnř.e, Le Moaaiar, IH63, pp. 109-39. 1 Monro mm studio DOmpleto snila traduiione e nepra tut to aul com-mento drl (Vsniolti. sin roppiprli roii In ,-ullura rlos-irist.in iluliona e stra-nirra. spreialiiirnOi frauresr, del '700, suU'ifv,|K.rt«n/.a del em, inseKnainento; genenrament.o elogiativo o un diacorso di 8. Vialk, Hopra lo ttilr. drlta ťcrnone paelicii drWIliade di Mclchior Cttarolli. r"í.-.v,. ,v. :,.-„.i ,„ ,„, nelf Arcatltmia Tibcrina -jli II marzo IXi.i, in Křriífi in ifriio e tři proía di Satvaterre Viole dn Hadiu raccoltí e ordinati per eura di W. B, (Irlandini, Firenio, I* Monninr, 1S0I. pp. .'itl-L'6: piu -ui limiti drlln traduiione poe- ďjpo TEuríľKluS lostrato di sapor intoiidcro Omero von la tradmione .a prosa c le eniditissime note (a vcdremo di qautto a lui il Foscolo fu dcbitore). HIM deluso con on pnbmo rifacimcnto portico. A quui traduttori egli coat rap pone va innanzi tutto una diver*, sensibilita daOa lingua poetiea greca. ohe gli consentiva «11 ri-spetto del testo omerico di gran lung* suporiore a qoallo del rcfe-dcliasimo,. Salvini 1 e degli altri. e risultava non tanto lo Hpaii«,,^ (Mß+ rAlgarotli (Opere, i interrno aliunde rltl MW, Parina. 1 . vol. IX. i SpalbuiMni in i ' 1 ; 1 vol. XIV, p. 39(i ai trova un altro giudizio daUo i all'Algarotti), e gieraino lAlfieri che poBtiUo — vor 9", 1887, p. 56); c il Pindemontó voüc dimostraiT ehe il öalvini * »mero domuechi «-mpre (Pr.fatiane alia Trodu;v?,,r de1 printi *H [)iu rigorosa pre |w raz ion e tilologica, ehe egli non obbe, 1 quaato • ialla sna oosrienía di artista roiwapevolo riei valore HHSoluto rlel-ľ espres si ono: per qUMtO la sua eostante polfímica eontro quanti ■ Moliti tradurn- ■ col leasico i finiva col rivolgerfi ancho eontro čerti metiidi di arido ntudio grammaticaltt trainandati dalla scuoia gesuitica. - i quali distraevano dalla comprensione delia poosia i-inti drlľOdie/tea ■ di alcunc parti delle QMfl'dal r epietale ima ad tlmero ľaltra n Viryilio, Verona, presná il CambernUi e Compaano. IHgo, riusoi sulo a wrivero iuwileiiti ■eiacchaaaa > {La lilatogia di Giacomo Uapardi. Rmmn, Le Mou-iiier, 195.1, p. iní,.; ,. príma onnira G, Bŕizola; ■ Alla profonditá delia eultura aMÉa del Fiiseolo non ho mat Lroppo creduti). ed ouni anno mi vado raf-ľnrztuidri iii-llu mia eonvinzíone.... molte volte il Fooeolo giungeva sólo in i'iriii del mo genii a sentire e ad MM uim pMM, sin pot MQMMM, ad aliri negata.... > (• Litlere ilaliane ., a. V, n. i, geini. marzo 1953. pp, 43-44). ' Sul laratterc tutto .-Jteriore dilJiinegiiainenťi del grv-.-u altuato nelle -•■ciii.lv gejuiiiľne liii dni pi-iini ilc.-eiiiii del ViiHJ, ui veda; A. Manľivi, Spirito c MW dtllo etudio ďl greco in liatia {lÄtieamenti t»orici\, in ř!o/»u c Orrria cit., pp. 409-21 [i i vivo e apertamente diehiarato il ii Hli Halil fra le lendeute r. - IMU DM. Vol, iii. XXXIV IXTROnUZIONE INTBODUZIONE xxxv antica ed impedivano di soffermarsi su ogni parola del testo, non per collocarla in un'astratta categoria morfologica, ma per co-glierne le riposte risonanze, quelle che in uno scritto piú mature avrebbe chiamato « minute ed accessorie bellezze, che costituiscono nella realtá il pregio esclusivo di grandi scrittori, e che, per csser piuttosto sentite che non vedutě, inducano a dispcrazionc i tradut-tori piu provetti».1 A tanto egli era portato dali'incontro dclla sua poetica con la teoria di derivazione lockiana delle ideo accessorie, esposta nell'introduzione a questo Esperimento in forma ancora schematica: Le immagini, lo stile, e la passione sono gli elementi ďogni poesia.... L'armonia, il moto, ed il colorito delle parole fanno risultare, parmi, lo stile: l'armonia si sconnette nelle versioni, e le minimo idee con-comitanti ďogni parola e che sole in tuttc le lingue gnn non solo riempirsi, conic c ö netto, dollo spirrto del sno Poeta, scordar i propri costumi per prender ;no« pai->,rcM „oni Queste idee trovano un primo approfondimeiito e un'applica-zione pratica nolle considerazioni sul cenno di Giove. che sono aucho il punto di partenza della eritica foscoliana: 1 so l'esattezza dolleimTnogMu^avgradet to in quell'introduziono, si pu6 derivare dallo^HSTuj^IeffeTaai Omero (« no io scrivo verso senza prima imbevermi a mio potere delle dottrino di tanti scrittori intorno ad Omero)).2 se la passione h data dalla natura, como dovra com-portarsi il traduttore riguardo lo stile, affiuche corrisponda a quello del poeta tradotto, si che nel suo verso sopravviva qualcosa dol-l'antiea armonia ? A chi non sa di greco i minimi tuoni dell'armonia si smarriscono, perchě al labbro italiano sono ignote le modificazioni delle vocal >/, i , y tu, au: e delle consonant] ;/. ch IK i-.....A quests v; riotá ďarmonia accidentale s'aggiunge ľaltra inerente e.llf voči e ^ňnaelro^^níttoir secondo verso [tlel cenno di Giove] ě molie di vo cali; la fine dolľultimo ha in sé un tremito rapido o violento: la di gnitá deU'esametro ě appena adombrata nelľendecasillabo. ■ali 3 suoi, abbandonar il proprio paese per trasportarsi in quelln dell'Originale, ma on"1 oho piü ttudar a cci-car le di lui bellczze alla loro sorgento, voglio dire. n IIa natura» (Delille): Per quanto una lingua sia feconda, ella non puö mal rappresentar interamente ľidea ďun uomo di genio. ĽAutore cho pos-sede mentio la sua lingua e quello che colla seelta dei tennini sa moglio rappresentar la sua idea: ma per quanto egli abbia di eloquenza, la sua immagi-nazione concepirá sempře un'idea piü compiuta e piü ricea di quclla ch'ei possa esprimere.... cosl una traduzion letterale sarä quasi sempře irifedele. Che dee dunque farsi per far che un Autore pensi e parli ugualmente bene in una lingua straniera ? Doesi, ugrinip nvviso, u^jcurar in certo mede i pen-siori odpresoi sulla earta. ricorrer. all i rjjÁ^bohc li produane, inondarsi. per eosl dire, del torrem e ilellidee cne anírnávmio l'Autore, o racchiuderne pressione la maggior copia pnssihile » (Rochefořt). E rnolto opportuna-mente il ghisalbebti ricordó un passo dell'abate Conti, al quale so no po-tranno aggiungero altri cli ultri tiaduttori settecenteechi: «la parola non ě che un'immagine arbitraria dclle azioni e delle coso, e perció laddove la Pit-tura, la Scultura, la Danza, ed in čerti casi la Musica instromentale, esprime ľoggetto imitato egualmente in tutti i tempi, in tutti i Paesi ed appresso tuttc le Nazioni; la parola non lesprime che a covte Nazioni, in čerti tempi, eerelu .1.1 variar dello liugue si vanano le rassinüu'lianze arbitrarie delle cose » (F. Gins m.m i;'n, II Foscolo e l'abate Conti, in « Studi su "Ugo Foscolo editi a eura della R. Universita di Pavia >>, cit., p. 302). 1 Fubini: « E le traduzioni sono in realtá la prima prova delle sue ten-i lenze critiche: se in Italia ogli poco si occupö di critica propriamente detta, In traduzioni del periodo italiano oono. eome le lettere della critica psicolo-giea, gli antecedenti diretti della sua critica estetica » (Introduzione. cit., p. 122); il b'nbini iiieominciava appunto la raccolta dei Saggi lelte.rari eon quoste siderazioni •> e con una scelta delle altre pagine del Foscolo su Omero e le traduzioni omeriche. 2 Anche a ciö gli servivano liirgamonto le rieche note del Cesarotti, che egli vennc in parte approfondendo nell'W*per»men(o anche per verificaro la esattezza delle proprio interpretazioni. xxxvi INTROnrZIONK TNTRODUZIOXE XXXVII Era stata questa la preoccupazione dei tratluttori settecente-schi,1 i quali bene avevano avvertito quanta parte delia bellezza dei versi classiei andasse perduta nei moderní volgarizzamenti e come dcl nato rimane-Sie loro soltanto ľendecasillabo sciolto per adombrare la dignita delľesametro, ehe di fronte a un verso di tanta ampiezza c varieta ogni metro chinso aarebbe stato un'in-naturale costrizione; e non a caso proprio in questi traduttori si vede rinnovarsi ogni volta la polemica razionalistica oontro la rima. - II Foscolo, ehe non dimoatrô maj alcun interesse per i ton-tativi di raetrica barbara, 3 non volle rinunciare alľillusione di trasferire nei suoi versi ľarmonia dei testo omorico: di qui per esempio ľinsistita rieerea di oerti suoni onomatopeici corrispon-denti a quelli greci ed il rammarico per ľinanitä di qnei tentativi,4 1 Osservazioni sulla ricchezza delia prosodia greca c - ill. soavitA delia lingua antica si trovano giá nei Salvini (Apologia xopra hi Lingua Greca. Le-zione XL Vili); e ľAlgarotti aveva affermato: • Grandissima é la varieta ehe nasce ncgli endecasillabi dal cader delia eesura ora in un luogo, ed ora in un altro: e la maggior loro estensione fa si ch'essi possano ricevere molte parole di varia misura e di varia sonorita, la cui differente combinazione, unita alia differente cesura del verso, riaponde in certo modo alla mescolauza de1 dattili e degli spondei nello esametro.... * (Saggio sopra la Rima, in Opere, vol. IV, Venezia, 1752, p. 112): queslo problema é al eentro delle eonsidera-zioni premosse dal Maffei alia sua traduzione; e il Conti « abbandonato ogni altro tentativo, adottó nelle traduzioni il vorso endecasillabo, come nelle odi di Orazio: ' Io le ho tradotte nel verso endecasillabo sciolto ehe ě il piu soaoro e magnifico ehe abbia la nostra lirica ' » (ghisalberti, op. cit., p. 304); Gianrinaldo Carli: la traduzione « puô oertamente di piú ma non puô tuttoj cioé non puô imitar quella forza, ch'é prodotta dalľarmonia delia greca, e latina poesia, in grazia ďun concertato colloeamcnto di brevi e di lunghe, corrispondente al metro, e al ritmo eon sagacita prescelti in relazione alľargo-mento, ehe gli antichi prendevano a trattare. Xoi nella lingua italiana non abbiamo una costante prosodia di brevi, e di lunghe, né una variata declina-zione, e eonjugazione, com'eesi avevano.... ďaltro non possiamo far caso, per rappresentarla, ehe di queľl'armonia, ehe nasce dalľuniformitá del suono, delle poggiaturo, e dalla misura, non de' piedi, ma dello sillabe.... la nostra ťoesia ě atta a rappresentare.....altresi il genio ed il carattere degli autori origináli, per quanto permetter puo ľuniforme misura delle sillabe, una čerta umlormita dl puggiature, ed un tal suono armonioso ehe ei faccia dimenti-;"!;•« c.°?catí;nazl0ne de ' Pii-'di, cioo delle brevi, e delle lunghe » (Iniorno la d^cořřa di ben tradurre, in Opere, XVI, Miláno, 1787, pp 46-47). t>i ncordino le osservazioni dol Conti, Algarotti, RettineUi, Maffei. e 81 V63 c ; FUBINI' D (op. cíť., pp. 109-10). Per quella ricerca di suoni basterä ľesempio del verso eho descrive il tintin-nare doi dardi sulle spalle di Apollo, da lui cosi commentato: « verso che imita al principio con le consonant! il suono delľarco, e ehe terminando eon iati protratti, e eon vocali acute, fischia come il dardo che fende l'aria. Non ho ^aj>uto imitarlo »; e verso questa imitazione onomatopeica tendono i numerosi rifacimenti dcgli anni successive 1 « The blank verses of Foseolo are totally different from those of any other author, tóach verse has its pocular pauses and accents placed according to the subject described. His melancholy sentiments move in a slow and measured pace, his lively images bound along v.'ith the rapid march of joy. Some uť his lines are composed almost entirely of vowels, others almost entirely of consonants; and whatever an Englishman may think of this imitation of sense by sound (a decried effort since the edict of Dr. Johnson), the Italian poet has at lea^t succeeded in giving a different melody to each verse, and in varying the armon;/ of every period. It is perhaps necessary to be an Italian to feel the full effect of these combinations; but tho scholar of every country may perceive that Foscolo has formed himself on the Greek model, ont only in this particular, but in other branches of his art » (Ed. Naz., XI, p. 484). 2 «Che sarebbe per cagion d'escmpio de' Latini verši, e de' Greci, se non fossero incatenati, e se il senso non passasse quasi sempre d'uno in altro, ina finissero col verso stesso, o regolarmente di due in due, o di tre in tre ? Ora ľistesso pregio di questa eontinua legatura pun cui-R'guire il nostro sciolto, DmoDonoK f. veraii e del diletto di i potere con bel diaordine traapor lo uaxolei avova parlato I'Algirotti. ricorrondo pruprio all'esempio dellu tra-duzioni; : o inline, por taecro di altri. - il Foscolo aveva diuami a se lesempio pifi dirotto dell'Alfieri. Del resto la atcssa n-.li-n.ii-» eontro lo utile olassii-koggiante e la costruziono arcaica del periodo, sviltippatasi per rag ion i particolari sopra tut to in Francia,1 en sorta poiohe quello utile O quel la eostruzione si erano impost) all 'alto nzione doi lotturi e tradullori dei poeti tmmAti: 1'Alfieri ue aveva dorivato il VMM tragico, il Foscolo un respiro omeriw ehe si era manifestato per la prima volta nei sonetti. quando dalla forma tradizionale era originalmente nato on nuovo breve e am-plisnimo car me L'ira. • Lfea. canto del Pclide A. tulle Che orrouda in milli- guni /run.' ^Ii Ai-Jh'i. E moUr jorti a 1'luto almr d'Eroi Spinsr au/.i tempo. 1 abliamlonandn i corpi Preda a sbranami a' cani ed ogh augelli ecc: aono evirtenti i hibezí cui il traduttore ricorro per adeguore la mi-sura dell'ondeoasiUabo a qttella doU'eaametro: ma biaogna ancura aggiiingero che in questo senao (I'oaaervazione Í- del Fuhini) ví che nun ha | ■vinutu* loggc alomia di poaalure. onde \iub incalenar*i all'istewe modo, MM che ai veiri ancora a nupploe al difetlo dell'oasem alquanto pit rorto.... Che divrrrebbero i ve™ di Virgilio. e d'Onmo, ae toioniti fatten oon la natural enrtnixione. a con quell* giucitunt di parole, aecondo cuj ■ parla ordinariaiwiitc... * t; queno atilo il Maffei attuó hia nelta Mi-rttp* lia, in fonna piii ngiiln.. nrlla hnduzione d»i primi ire libri dril'Kindt. 1 Op. cil., p. 109. ■ Kalvíni: i míchu le parole i4mw. e cnlla atesa* piacitura prr In uiii Ho rapprtn-niata.....; una fmmim piů moderna iUmuinirA i) Pindetnonte: lib paaao i) Ureco modo. o paaaarobbe i! Latino, laeihnent.- i.HIo, Lingua Italiana? Lo im» dimandar si potra di quelle ardito traapowiioni. che aituni vollem dalle linmie ai. tic lie traaferir nolle, nostra: alia quale io non tiiego. che. al bi-«ORnn. dar non ai pomia, Pome a lingua viva, qualehe nuovo atleggiamenM; ainante peri, ehe a -(..-,„!., non ai vt-nga. ed a violenLarla. AUrfaianti m «quintern, che molto imperiiííl«-énio, m . Paideia i, a. II. n. 4... Ingliu-MUobm 1047. pp. 103.214. dove umo citati lar«amenU . mm del hWetti a dal Oaarotti, r splegal« la posirione d, I llu Mai-sain « quella oontraria d*l Batleaui (auU.™ del Ke«gk< Prinop, UM ""**■■ aal I****! dc«n iin*..-,. Palerm inlorpretato quell incontro di acoeiiti di ti» o 7a, cosi earattoristico nclla jioosia foscoliana e rilovato da piii di un critico, ' poichó la forte pauua cho s'inscrisue quasi a meti del vorao ha I'erFetto di protrarro il primo cmislicliio o di inolare il sccondo. rcso aiinile ai dne picdi finuli dell'camotro: naie a VOnCggiAr | ménti mortali Clio orrenda in millo guiii | trasse g'd Ache! E molte fořti a Pluto | abac d'Erof. Una lettura ulfieriana d'Omero difiniiei quMtO R'periiitenlo, nei quale gli elcmonti metrici e sintatt.ici finon eaauiinat.i, como i latiniami i'roquenti. If eaclaniazioni. le interrogazioni, le ripeti zioui, l'isolainento ili singolc parole o membri del periodo, concoi rono a far si cho le idue siano « scolpite », a fronte di quello « di pint* ■■ del Monti - (e I'Alfieri doi propri carmi diceva: «a 8O0I-liarmi :, Sudo or aovr'ossi; e o dargli al fuocu io voglio. j O trargl; a tal d'easer sculpiti in marmo«); anzi aarobbe da osaervare che il Fosoolo, oomo dichiara uclln ilrdica all'amico. si valse della tra-duziom. che qnejdi gli conaegnava via via per la stampa e no dc-rivó piii d'una espre-ssione. imprimondovi una nuova forza alfieriona. E non pochi vorai delle tragedie capita di rioordaro a questo pro-poaito: In aě ha giuralo, cntro al suo our ili sangue; Ma, oh ciel! turbato lionde sei tanto! oh! che mni fia 7 Sei quasi Fuor ili to atOBSi).... Ah! parla; «1 dolor tuo Mi avrai compagno. <\h! aV pur vem. , avrai compagno E il tuo voto si adempia. B il mostrer6; forae di tale od out a.... Ebbro di saugue e di furor.... imw-i Sono oitazioni che potrcbtiero moltiplicarai; baati qui nut are ' a c ce 11 to palericmiiiLti' allicriano che il ten to d'Omero assume nclla prima prova di traduzioae del Foscolo. il qualo o convinto che rixuardu quenti versi nolle t 104. h'ttera al Mraii. del 13 april uluzioni dell'flHdc. la pii.iDione, (lamento efisenzialc della pooeia. sia « universa! mento diffueo ncU7/iVioV 1 per quento si accentuano i con tras ti o s'ir. rigidiscono i caratteri dci nermmaggi. i quali aanimonn laitoggii. mento degli acoi dellAlneri: cosi il diseoreo di Agamennone ad Achille. attnTBTM aggiunte al toato originále, ripotiíiioni, inver-sioni. acquititn tutto un tono piu hnporioso e risentito. che ta dfl eondottioro greeo un moderno tirannn Alla lettura foacoliana ď Omero non ě stata estrunca lespe-rianu del Vico. 5 che ncllantiro poema, di lá da íinanimirawoní eonvenzionale, era andato diBooprendo mi mondo ili íieri eroi agitati da fořti [WMínili, una tragiea sequela di atti di barhark che compongono "la faticoaa Btoria dcgli uominh. e quelle sof-feronze aveva riviasuto nelle suo pagine con cosi ceimmouRa par-tecipazinne. cllo ogni volta cli fronte ad csse ripetiamo il celebre giudizio del Tommaseo; <■contemplando patisce ... Ma il Kunoolo in questi anni giovanili. direi. vede il Vico con gli ocelii del-1'Alfieri, che lo aiuta ad avvicmaro al proprio aentiro il permem del filosofo napoletano, si cho in quella barharie dcgli iiouiini primitivi non coglie tanto il sim bolet eli un epoea. quanto un aspettu caratterislico dellanirao ninano, proprio di tntti i tenipi. rume dl tntti i tempi «ino la paasione e il ilolore. A proposito della bel-lisaiina figura di Achille descritta dal Vico ě stato notáto ch» cgli lo parlo a te 1'ailre Oceano.... >), aentendo gli autiehi eroi cnmpagni del proprio eleilore, perelle ulic aue eetmo nlli- U.rn -oíleriii/e era -tatí. ti*-t iiiiune : comc .'■ utatti notáto, attraverao il meditato 'tmlio di Omero. ne! cui poema il traduttore ha colto Íl momentů ctorno del eloletre inuanei ndla na piíi alta uspressione. la poeaia foaeolinna dalTintimo piatito elei sonetti ai eleva alla eontemplazione di tutta nnumanitň « violonto. n-lv«trm-. vrr-■fondu ciipn di guerro interminahile, nono niniputipo KMMk ďannltii nl poctn p»iciil.i)(ii. p|ip in enw |ir>>ii-tta. |iuriHi-iuidtili. uli amuri. le poleiniclii-. atna dipiumTi' bí> -tesun. M si'ii™ i«tcnl*iii.nť uu pneu muiaiii ica * (£>j.r. nmtnli cit., p. i7»\. 11 jituwai-gi.! itai »ii.ii'Iti ai >V),-./iti .'■ stntn iliiutlrniti dni ťutiini i.ťi/o ťamJu cit., pp. BiřK.I; di diverao parrn.- e il Gotlie. il íjuale tlím pilo cre den' che • lo utudio di ÍDrMN rIi M|NM a supprH.n> il prnprin tlil Ulil lil n.ll« i.....-.illcrB.iH.IH- lil 11iii-111> jj1u vaal.l lli 1.11.1 lili U.IM1II1I. i-llC HKiiiriH' di vit*i iiilTllH llťlla .liviiia i.itiíOlIlVLl.i ii.-lllu.nli' l'airi...mu i.iniri.-.i (.S/iiiil toKotiani. nanati I-a Nu-.va ltalia. IB4J. p. 412). e quamio piaiigu accorro a lni: Die' fuor dľlľacqiiľ; Ě eon le dita nivee Pí pli paria e lo noma: Ti gemo il cor? Dell! n II uio dolore onde teeo que' (■(riifortnto d»lla madre clu A clu* con taňte .Id Lil eht lut.to n celarmi, o figlio. if pianga »; »bbe oho il Foncolo steasu pnrtecipi a ipiolla appariz vaRhuggiaro le máni della dua (" nivea j non é nel ľ Candida'i, ŕ aggettivo parde,ilaniiente caro alia hi sia), per quel seguire i suoi moti d'aiTotto (wttolmMti dalla ooM rione paratatlica], pet quel trasfondero il doloro del tiglio nel euore dclla madre lOmero dice snltanto: i paria, non naseotidermi la tua mentu. alHnchě lappiamo entrambl.]. Nell* ......-i -;i quindi il Foacolu ritrovava i nnti della sua propria pnuaia. come nolla lingua groia era un fundamente cW suo linguaggio poetico. tnuto die -i poIreMie pnrl.ire li nn aostrato o merk o dul linguaggio poetico loscoliano: ds, quello studio verba le di cui alibiamo parlato. tutte tesu a ndostaro nolťuspresnione Italian,i le ide* aceessorie dni groeu, derivano quei vocaboli. chí nou haimo m.ti uď nolla cna picia ně nolle sue traduzioni un v»-lore genorioo e vago. logon, tw dall'uMi, ma son sempře, pregni deí aignificati loro eon ferit i da lutta la tradizione lettoraria: f'etúi e da lni tradotto »piantasi perone piii vicino alle idoe di maeiiUi-síta dentate dalla voce green u dal latino * sedeo °, oadute com-plelaraente nel nostro verbo • aedoni s e xtiia nnnqvofor non i per lui il aempliee « flutto azzurro ■ del Monti, ma il risplondcw del mare • d'tin colore tra ľazzurro e il paonaccio », ďun colon detto lc pene onde>; e AfMW ' Saturnio », e ift^náotm « ambrosie », e cos! via. In relatione con quosto at t e ggi a me mo e la cura per gli opitsti nmerici, ehe egli non sente coino pitro ornamentu retorioo del vetw o come stru me iit í di un •ODVenzionale primitiviemo (Paacoli), m» come immagi concrete, forte mento evocative, che richiedono I'at- tunzione del traduttore: talvolta I coloriro soverchi il < sopprime, per evitare ehe "il 1 tal altra, mirando alia brevitä scul- 1 Pot ewmipio, legendo un veno uomo questo, ôtoyeti,; /Intojo- ĽJdc, mtíat <üxu; 'Atú}xi; egli »i.t« l-im^ibihtA di ben tradnrre qi.ei tra epiteti senza alt-rare il tot» del diseorso, .. dice senipliflemente: D figliuol di Peleo genua di UÍuvb. Ě da notáre che non sempře il sun giudizio su queeti epiteti ricorrenti mOmeeofaH med™,,,,.,: ne«li abbozri ,li |«lrra al Mont, ,1-i IHU li aw** INTKOllUZIONK torea deU'osprossione, ancora restlo. come egli steaso poi noterá, a svilupparo liberamento nel verso le ideo MOSMOrfa, ricorre agh arcanmi tipioi dei traduttori sot.teceuteschi1 ("ben gambiorati ■ ocehiazzurra ecc.) ehe aoompariranno nui snccessivi . espen-mentin; ma sempře egli tondo a variare quello immagini, ora n-correndo a un solo agget.tivo italiano (« Candida -■> por tevxtbtenot. « doiformo i per Oeoetxeln;, « saettator » }>er batfaíoc. '< beila ■ per xaihnáenoz). ora sviluppando in una perifrasi 1'idea (.Jotw^?: « la iWdallo trecce bolliesime »; xn'/.>.wi>H,o;- ■ la giovtnetta dal dolce rossoreii o "d'egrogio aembiante una fanciulla ■>, ev>tvi>%: nvorgine insigne dolegante cinto », teomxéonwos: - lonnipos-aento che del fulmino gode ... MO.), »ra ritessendo il diseorso e svi- come monotone npeti/ioiii dorut« ad una pov-rlu di I Ümff^TQ tan.\, dir.i ehľ "ono xiriiili ft «<|ue' ritornelll di eadeoi.' aiinoiiinw f shir»nia „on «spettali iniT,a/.iiT,:.-,i,dueli udtton .. wblienc n dticuaw perch,, suvbbero riumiti .-tuechevoli in alt re lingue . {Delia ■ ■TliriTT-1 Libtrata. iradolla in fltrri ingttii. Ed. -Vo;.. -V p. jí 7). ' Tun i i tradntlori tlliinrio barm.. „vv.Ttin. I>. dill.....],.,.. r radi irr- ,..11,. liuiíuii it^iia-Ľii yli fp'l'-ti c.inpofit. ďrn. e ľu i-wt-aiite ncl Si■(i.i'-in il 1.111,0 vi, .11 ricalcarli e nm,uvar,, quindi A l,i,toa.'l:io pi.ci ic... ricoprrn dolo di una patina ďepopea primitiva. Coul il Mttflei; . ľer mppn MrtM Omero in ngni parte, bo ardit« di formare ahp.ant- (iar.-lc nitov..-, rpieh- tra- aportand,,. ch'í)(li pur ,1i niiov......i:.|K.se. .-peíiabo-t.te nc nl, ajĽinnl, proprj. e perwH.ali ■ ■ intr.....■- ......Ii '„,.„■: '-o r tlila. „ocl,"»;«™. jr,i.ni,-i; bella orrhibruni, ditirosata, m-chiampia. l,..vi,--.■In.ua. ..n-wi.i-. Ma Rta il Salvini avev-a richiamal« ľatten7.i.me su rib: • I titoli. ehe ,1 h,„1,l attn- buLsce agľlddii. o a«li líroi, e ad altre cow part.....Ian. cbf. cm- Il-si c k-g,t- tiiru. ľ'plieu egli, ,- rip.-,.- ad ogni tratt.i, ..ra mi sono vnmiti ™prew« in ui_u» .,la .,<... com., h-rxr.h-,: tit.do di llrn,,,"-. vllandol.. la n,„<;a.;h.:<--;.a. od ora parafraeaodolo 00a dire: Intif»! /""■» 1° qm»h, .tue „l,P,,l.ri„,, vit. »Ipre«.iv, *!,•/...,........ ,' ' " ' 1 »»»""»er. oh. I. bn- in o„ „„„,„„ ., , *l primitiv» d «■•nie 1. .„„"", '"""""°™, oh. ,i«.,„, „„,„„,,„ 0„lrjn^. f..rm. oh. ,„v, „,., ,, ; ™;'„'"1'"l '* br0Vit4 *• «*» » ■Mr. I Pre""° mond" d' »gni l»roln I. „„» „„„„I, ÄmSS.* —* von. ,„ , 1 £»" an oalfcc ■ demerit,* dal |«Mttt «Irata da Kral,,, Ä řriíř . Vi*™ . grnppl : a Flor* li * ""Krřo-«*e: ' I''itíure | m, , . ..are„ , c!la 'nedmir.», ■ Ii Äi_ 1- ««ha il FobT de'"1 I"«» b. avu,„ .^Tňi par secondo i( Ilulfbretti . il * '*d' - ........'R:r;-------------11 - viuore di iriu.iagiue (i friLui e pfr Di qui lo .HOontenfco del troduttore e le numerono correzioni all'Esperimcuto, che incomiueiarono quando appena l'aveva tor-m i nato. I.E ALL' ■ EsPEItlMKNTü » Ma non poche perplessit^ dimustró il 1'oaeoio mentre il volume era anoora in BOQO di stanipn. -i che nou ingiustilieate ei ap]>aiono le rimoatranío del Bettoni. rhe aopra ho eitato: bašti notáre ehe arrivó anehe n faře un intorvenťj nul teatji, qnando parte degli esemplari era giil stata tiratn: eotaminniulo infatti la copia eon oorrezioni autografe consi.rvata kila Marucelliana di Firenze, della quale avró a parlan. piii diffiwamente, si nota che Feb,, li dal po kutograüa; iCon agavoU orezzi .1. Qna- >i:i i-iiiiv/ii.iii- i'i'iuu) eerl.unente riporttitfi dal Koseolo neUa BOB-posizione tipograliea, poiehe la troviamo aceolta in altri osomplaii. e->iue in quello de|n>sitnto pre-aso la BiblinU'i-a Hniideose di Milami. Intanto. man man» che la atampa procedeva, egli iuviava foglio per foglio il volume alla .Albrizzi e solleeitava il parere del Pin-demonte sulla propria traduzione. 1 im parere che gli Htava ntoltO u cuoro, so a Uli invio direttameute tultn il volume senza attendore che fosao rile^ato: Mandu il libro ui fogli «legali; e lullimi) m,// foglio nun e eom-mginatoj wem le km pngUietteBegnate 117, 118, 1 III contenguno tutla la fine; pvrö potrete leggere. esaminaiT. a postillare Man ehe vi mftnehi parola - e senza timnr di giiaslure 1'edizinrie^ io intonto stn prijHiraudiivi un ewmplare nitido, candido, ed elegantissimo. Me-ritn ailunquti ulcun guiderdone - t v»i retribiutemi, serivendo il vo-alro giudi^io au qnel librioeillnlo. S'io vi dicesai di non pregiare il mio lävoro, parlerei con piü d'ipoerkia che dl modesliu - ma apptmU' i'Uosta min cnmpiaconza mi aeeieea forae; e rhi puo trarmi (l'rrnirv ITHglin di voi t Scrivete diinqur...; ■ Ihmiu iiLiiniiťiiK' d.i se ^.iile ■, diceva il Carrer), e nou come intende il Bul-lerellM «QiuiiicI.i Dgo eonfp*wl da vir dato nd Omrro ' uu andaiiietit« püi concilau), ed ull,i lingua UhIii.ikl i-i-rtji nlTit i u'ii mi' di nntii-hin'). ili mí i it ji—■ fMaa '. non pare ehe deänisea la t'urnui dei .Stpolcri 7 . (p. IM), 1 •Perehé [ussiate eon Ippolito giudicare de Iii- mio iuteiizinui vi mando la pruva del primu foglio sporca. sudicia - ad ogni modo potrote Inggere o »nptjrraenc dir». (Ed. iVo«., XV. p, 174); t Vi mando anehe il Uli im ill tbgttO dell'Iliade. - I^getela oon ippolito, e fate eh'io nappiu Ooaa egli propria i. 193. IBB). INTKODCZIONR utooduhoxb g aucora pnehi giomi ilupo: Addio inlanlo, cnndiilo acrittore - rrnMiratemi. perch'io poM anche chinmnrvi cnnritdo giudice.1 E il Pindemonte non taidn molto a rispondergli cho «il tn-dam in tal niodo ě tmo BOolpin in porfido », cho la sua t radníma piacir,\ me.no di qiirllu del Moiili al niaggior numero di lotton, i ma sará fnrse ammirata piii dagrintelligonti >.. che egli fra - it!, i trnduttori andava ■ dentro alio vinere di Omero«, e gli focen infine le osaervaiioni richieste: Per dun'i un sa|ip;i(] itcllu sc hici (t'/'/ji mia, r neu gift per curreRgO» oeacrverti, che Oniero ki fi rma depo il pul if era, parola import ante, • che voi, colloeandi. lVirri iura Ira quel che e le pjircli ehe il seguonn, venite in una ccrla giuna a nftiicon.lcrln. Al marerai del lito siltynOk i dardi gti ttrtpilavana, tu, Voi separat»- il mot-tmi dW llio dalln itrv pitart dt' dnrdi. ii'on vi pare che ci'i lolgn lni po' all'eviiionza delh pittura? LhlU nari l'ianlani in mtta disfrrnando il dariio: hello il dinfrtwire dal durdil, e hello il veno che segue; ma «teile «lue niioni voi una sola? .Se non ai trattaaeo duna trad* norente, aarei mcno uerupoloBO. E liiltu ehtum le non ti porMUO collocar coul tai parolo; dM 1 le il . i, i. :. I non direi ně menu, giariiii- siani ■» rn.no i topraccigti. Ě vero, che AIHtri dice ar tl capo at-i aapete, che quel ram ingaano ■ji lantiíi trudiro. n noa rl'Ap..:io , iione, ch'(.__. la jartíra. Xo ch'io coal la lingua, a sola volta, dall'amor i i tUttl 2* -I»Pi"iti il Foaeolo tonne gran conto, trascrivo.-doh, conn, vedremo, noi margini di una ana copia dell'A^Vfl-e medendo d testo ttecondo le iodicazioni dell'amicn; ma not. g basic, 1 opm.one del Pindemonte. e richiese continuam.-nte aiula ES,* * lotterati: del Ceaarotti (attrav.rso la Al- «.^naenuto, non nsposa mai), • del Bettineiii, ? ohe invito ' -Vu3-' XV, pp. 105-96. j jW™ pp. 203-204. * Ibid., p. lg». ' Und-, pp. 260-61. 24 mann" r^r ^i,'-^"^"^ ■ in particoloro del Bíam«inti,a e dei vari grornali. ; di Angolo Mazza. * Eil altre nwervazioni ricevetle, poco do]x> la atampa, da un corto (i. P. Arese, die non mi ft stato possibile identificare. Ě evidente che tpiel primu aaggio tli traduzionr non era per il Foacolo un punto di arrivo: ai era riaolto a pubblicarlo dopo tanto oaitazioni, lo aveva ehiamato « eaperimonto >, e eume tale diino-strö subito di considerarlo. accettnndo !e eritiehe elie gli vennano moeae e rifacendo di volt* in volta i propri versi, soltanto non aaeoltó il conniglio del Bettinelli. al quale dichinrii apertament« che non avre.bbe intcirotln quell'eserciiio .Ii ProBepiiró intojito a tra]icarl«> - ma prosegnin1), perchě levidenza c la scluetti Irl divino poeta lempwri il mio itifé. Ěceo quello ch'io posao riapon-on lanta benevohin vtrao di me - ii In IihI<- chr di>vc ]ilň lu-ii>Kare i grandi itigi-gni, rLiitili i-oi »ii'te ■ [Eprnto-cit.. vol. Ill, p. 120). II Itertold.. in-l ripi.riare c,u™(a leiten del Monti, rut che il Ceaarotti anriň HaWhaei rrlikhc all'Knprrlmmio, eonie risulla na lettera di Quirnu Vivinni al l'agani (Vkb in data 2 giugno IIVT, pub. la da (I. Gainbarin (M. Caarollt e V. Monri, in • (lioni. at. d. lett. it. >, tí5". 1P15, pp. 356-69); del Forwoln dire il Til 111 I • Per confession.- del sta 6 una traduxiono che si pu6 pamgonan. a iguella del fiah/ini ». Del diasapiire del C'esarolti, il FoBoolo fa eenno in una lettera nlla Albriiii del 10 gennaio IRON: • Delle fredde are.iglienie di C'enarotli non pMM al do-lermi mern ateaao, ineolparne altri: s'egli (rede a ehi m'a«crive lV]iigram-nia, s'inganna: i'egli leme la vcnimie d'Ümrro n'inganna ancor pui. Anche .1 ni'' tu (l'-t ti> eh'egli [uirli. di me in una easu con rerla äffettazioue di didprezxo; 11 ....... Vlij,''..1 lie Mlll.L'p'IIHI II" Ii ii II. ■ A'.IJ., XV. p. 3401. c ancora il 3 maggio 1S0B: . poro ■----1 che. MaM 1'Iliade m-ini- micó it Ceaarotti.... . (ffd. Sat., XVI, p. 165). Ed, .Vi;., XV, p. 221 ■ —■ l.i manicra run che ho arntitn ■ verseggiato il pruno eaut.i non prowedr nll'unim. della rin-irn lerunvtorii. iliwuiiiiiai.ini dal pro«.'guiri^ pMH in fondo non naprei far ineglio negli altri eanti «I. 1 Ed. S-iz., X\\ pp. 228-30. ■ ibid., pp. IUI! v l(ř3. ' Ibid.. p. 227. ' Ibid., p. 243. s BML, pp. 24H-50. ' Ibid.; o vedri'ino che il Foaroln del Uianiuiiti drdieare a lui una ilelle leitete del 1BI4. 1 Ibid., p. 25«. 6 Ibid., p. sao, • Ibid., p. 232. 1,1» stiuia da » pro dopo ,n,„if„tov, ^ ,ltri y^u,mim dl ■ ä , pn».o.,l „.,„. o,„„ro... taí. „h0 ,■,„„„ X in ment* mi dfagao piu nrnbizioeo: ■ tum iltii.....g r*g'°ni **• M. . ,„„„,, ,,it, »mpi„ i„oro ri,,en»rá .olt.nto nel 1814; „ «Ii.."! !',T«U!l*"'.'° "•■*•• *u'>««mpt.i - ■ il tempo ] Milte Bltri ranjíiampnli dovrei 0» «md. in „OJ, m ^ J ~chri e tu,t»'""noniip pjttäMia datla,-, řwL.",D,:a- řan'* do1 lviide Achille Mi p.m. , mhl i ItrH/tUi eggt« • »gl i orohi nohbe. C«i poeo dopo cwreggo.. S ormai lioqueu au Ir m Ada intanio UiUf ahn oanpanwny do P.^»,^ »^ro* uTSq »«erabbe pur Ha*á diroi ď ISTKUl.l 7,IO\E XLIX Tutti qUMtl |ioiitimenti. oho -Mino in rolazkuie 000 aloune delle OSMCTMionl de) I'indemonte ehe abbiamo veduto o MM altre, mini! h.ippiamo dal Foseolo ptesso, di G. I*. Arese, troviamo ae-gnati noi margini di un prezioso escmplare d*>\VE*prrimentn. ehe fa parď dul Tondo Martelli (1'erede della Quirin.i Mocemi i Ma-giotti), doposiialo prosan la Uiblioloca Marucelliana di Firenze; ' in oaso il Foacnlo serisse diversi rifacimenti della traduzione «1 ag-(íiiinlo allo noto. nei margini del tento a, sta ropa e nellp carte liiauche da hlj fatte rilegare nel volume: 23 prima del těsto o stampa, 22 dopo. Sul froiitespizio aaniunse la seguento citazione: < 1'rin-cípiis omen iucHse solet. - Uvid. Fast. 1 nella p. 1 r. del ins. che precedo ni leggono alcuiie integrazioni delle noto: ai rifacimenti situati nclle carte ehe sugiioiiij i fogli a >taui[>a o prcmessu 1'av-vertenza: • Versionc rifatta con intendimento di rammorhidire il verso con piü chiarezza e facilitä . 1 fogli bianchi aggiunti al tesUi -liliu [i.ii 11 noho nuinerati progressiva mento ^oltanto nel retto, cou due numcrazioni distinte per i manoseritti che precedono (con-trassegnati coli la sigla n nalil pCMMaal edizione) ■ pK quelli eho seguotio (bj. i tentativi di ritraduzionc -seritti in quenti fugli in gunere suuo situati su una Kola colonna, cssetido 1'ultra riservata alle variauti. Anche noi margini del toato dcH'iiitrodiiziouu o delle conHÍderazioui ai loggono vario aggiunte e rettitiche autografe. Da questo iiianoácritto si valsoro due tra i primi editoři delle opere foscoliane: i! Caleffi e il Carror. eon-regt-rr |a prnwnle leiioraiuro ■ miliare in tutlo 1« forma do' MM con-friii. a iIfUo atik; ridiu-viido quelli al vor», o alla náturu, o quonto a qui-l fa c'iid.i r. in formo - (Ibúl.. \i. 3S3.. (jiinilu <«>inplan... di propriiila drlla liiin>riB iiiiliquana • II l'olifiln . di Milium, tu-tlii pacniK [pi'.-c.-■ i»»r.».- il 11..ni..jpiíi.> nva aeriito di mano del Foacolo. A P. Aietho Ugo Foacolo flUaf ^rij/uóipror Lopři i primi vemi o.-ii rorretti. - pag. 3. Lira, o Dea. ranla de] Pelide Achille. Fjnesia' che »|ili Achťi din' tanti afianm E lantc apiiiRe a Pluto almo an z i totnp» Magnaniino ďEroi. lnaciando ai ooni Kd alla haM di-gli migri Ib> amlme. Cosi il conaiglio, eoo. tM margini Hel tato il cante Alethy HB»! alrune auo oaeorvaiionl, che perů nou mi o at.ii" |*jHail tel ti.o corren.lr, Alla .endetta d.-ll,- vortre u,f„n„o Sov-.u i Trn jar. i<1" no. tutti ftcpumrii, to invr,.,„„1„ (>m. di cl,n,-., , Mcu-luo „rcrnnU, 1»^ •tře., e il (JaleĚB npnrta la „^onda. Por ewaipio a p. 7 di fianeo al v. 80 si leEne la tea variant.' ■ . 0Ľ «" '""!'(f ^"P"" '"ti" W-diU., eap.48 di li,,,,, „ », w .-.,.-..47 • .Anaoí* PW«* Pit., pp. 403-S5. 1 Proet da tmnieroiiii variant), quella ■ nuova k, intorno alla qnale raeeolae tntta le notě atanipnte e autografe, qiiaai ^i trattaaao di un ulte-riore commento piii romploto riapetto a qnello dvWťnpfrimpnto; dove le miitazioni aubile dal touto renilevano ineomprenaibili eorti proeisi riferimenli dellti note, ebbo Tawertonza di a^giurigerr le Hpiegazioni fra parentOBi. magari eitando, rome ne! easo del primo verao. la precedente trailusiicme del 1807. 1 II leato poetieo riaulta eoal da un lavoro di intarsio analogii ■ quelli. eompiuto dal Ca-lefli. eon gli steatii orrori e le atívise incerto7.'/e - anche se ni av-vertc una eura maggiore nel tenor conlo di ogni rifacimonto, ehe riaulta inaoríto noi těsto o diligcntemento ríportato fra le varianti. Linteuto di osservare il eriU-rio della conipletozm paBti un nulo caempio. Verao 1» fine del eanto. il Fosnolo nrl 1«07 nveva tradutto coil i vťr»i au Giu-nonc rappaciflcata da Vidcano: Co*i narr.iiťft il fabbrn. řWridtmilo A lui lo braciria candidc aporgíM íliuni, e arin>nlieia di wm inan la ttu.ia; |Mii in fondo allii p. ,"i2 a statnpa dcIteH-mplarc dcllft Marucolhanft il Fofcoolii ^.(f-ki t|nr-li tentativi di rilHŕimenti: D'un BOrTÍHi> a que' detti il taciturno Awpotto della Dca legKiadjTUnrínli' HaiwrenoMiři, r dtUe mw braerin Íj\ helth iliivrlando onde al figlio argittu tili ocehi e le brarria candide volněn Pot Mirridendo od MLVuirliea la taiza. il Carrer: Unn xorriao a cjaa' detti il t hí i t umo AsjMitto delia Dia li'ggiailranifnte RiMMjrenoaai: nudVlla al iÍ«lio arnuto Oli ocehi o le biaicift candide volgea ľ n Mirridľiidti »-d bcm^IÍ. « U lazza. lu INTRODUZIONE che "del DCim oanto furono trovate Ira i manoseritti duo ředí. zioui posteriori al 1807; 1'nna dolle quali pubhlicó il Calcffi nel 1SSJ, « l'altra nel 1K42 il Carrer i e cho » il Carxer... diedo in Ince la terti che é 1'u.Itima ». 1 Qu est a ■ ultima >. como la meglio rispond«* alle mtenzioni dcl Fosoolo. NHH riutampata da quasi tutti gt editoři posteriori, fra i quali lOrlandini. 2 Nel raccogliere attorno tbVEaperimenlv tutti i rifacimenti » guati dal Foscolo in quento esemplare. ho distinto quolli che si tm-vano nei margini del těsto a statu pn dairli altri. piú ampi ed elaborát i. sit.uati nei fogli rilcgati prima e dopo il těsto: gli ur4 a douumentare la provvisorietä della traduzione del 1807, k collocato in apparato ad essa, poichě rispeechiano una prima fto di revisione. che si svolse in tře o quattro anni sporadieanwntt gli altri invoce ho racrolto a parle, alla tmu de\\'Expfrimnlt, disponendo i frammenti secoiido il numero progrosnivo doi vata della traduzione »tampata lira parentesi sonn iudicaii i versi «*■ rispondonti del tento groeo); in questo modo mi eombra si powi faciluiente seguire passo per passo lo scrupolnso lavoro di revwioM che il Foscolo rxmdusse per vari anni. Abbiarao veduta infatii eome aleuni dei rifacimenti segnati mí margini risalgano agli anni 1S07-1WI8, ma dobliiamu credere cm egli riprendosse di tanto in tanto quel volum* e vi segna«» altri ten tat i vi, ilettati parte dal silo de-sideno di nnitíire la tnvrlii-zione. parte dallo osservazioni di amici ed antlie di neinici: tftnťl che tenno conto perlino delle eritiche ehe jioeo garbatament* I oon Baccenteria gli müsse Umberto Larapredi, o cho egli. non* staňte tutto. riconoaceva gli fossero muss» a ragiono. ■ 1 Op. «... p. orarjcxrr. 1 Opcrt eJtíe t posfumr di Uro Foscolo. Vol IX. Poe«> rarcolte e natě du F. H. Orla nnrs,, FIronze, Ij' Monnier, 1856. XoiriiiHiidiir.iniw ti volume ]'OrlRi]dini emincaiueMo. alTerma di fenfl adoltato 4 la sec •mne gia Rtampata ni)ir.tnioioffta ■ (p. v), che lion esiste, ma egli i avanti avvette in arita al ímm di aver »eguito Mhm del Cnrrer (p. 336, 0 Sara utilo teuer pirsenti .mete nsservazioui - esse apparver nere delle Dame . del 1H10 (n. 23, p. IK2; ti. 24. pp. 188-8(1; ■ >. 2!i, pp- I "■ IT; -'"«-20T) cm il titd.li, AUaivico .Víeoro SiderÜ« .-littet. MurT vwuien. poi risuuupale da C. A. Mahtixetti nel suo sagein ]>r"c antm " lerarv amtro UfO FokoIo (Faravis, Kmua, Torino, Mtlan... Firenze, 18"" cor, la nuiegauone ehe Sieoro Riderito Karehbe Vineenio Monti e Astieo \ rena l.mherb, Lai,ijiredi. C!i..Wanw,.ie .1 Marteell, eo-i eomment*: ■ a-.nv-m,,,,. dalle Hgnaiatafigmi. il UI)lprl.dl vi fa ,.wll>> „^,rv,„ioai ... Foscolo «toa,o....eonf,™ava davecvi trovaw ' aleane cobo nnio gli „mravano vere e piú tardi Kli ,l,e,le r,i«i.,n. . t,*k, ™,,,r, ■MMto i auggernnenti dol sno eritieo. ,p. 27). A P.ió aggmngia. eome abb,a,ao veduto, torre-* mibito en..:, piú tardl, I [N'l'HODLIZIDNE Lil [ Certo intorno al 1819 la traduzione aveva ormai cambiato aspotto cd egli potová leggerla ad amici <■ discepoli como ne dmpo-nesse di un těsto del tutto nnovo; e credo ehe a questi rifaeimenti nllndesjíe Ciovita Scalvini quanilo in una lettera soritta da Pavia uiri'goui. ehe i- tutta una rievoet,zione dellatmosfera di sinijialia ed entndaxiuo per le lottere creataHi intorno al Foscolo raccon- Si parlö moltu •IM'OrtU. moko del ranne dei Xtpokri, moli o .lella huu ora/.i.me inanuuriile per gli Hindi di Pana: moltiBsimo della Hiut tra>lii£ioiie d tlinero. Kgli mTnvrá roeitato rento vorni del primo ehiilii, |Ki'chi- eyli ha ri Iii 11 ■! inlla i|i.|lc mia í.riin.i I radn/.inii.-. liuai a quellt» del Monti ae Foaeol.j liiiiare la stia! ' ííia nella prefazione all'Etptrimento il Foecolo aveva diehiu-rato dt MOrt|Mittari> " ďitver dulo al pocta un audaineiiTc, piii con-eitato. ed alln lingua italiana eerta afTettazione di aiitiehita e di miiIhssi itrecai, o scrivondo al Monti ItlUto dopo aveva dotto: Ti conf>wo che 1'ariditB della min na „eile núe VoruňAeruziími ■ ominoin a spaventarmi: tropím metnfisiea, e troppu aaaolulamenle enuneiala: il lottoro vuol eawre peru oaso e nun eomnn.iatii. e ehi gli '■omundii devt) d im os tra re gt-ometrieomenle; ma ně in hn l'Ín[(egi,o geiriueti ,eii. ně la nontrarte In si.rTr,'.... A Hrrucin int triivn 1m-iiíhkíiii< i : I aria ii vitale, la gente piú eonliale di quo' tuoi pnnempolitani; i din. torru nittureaehi - e «'to poteapi ferinannici eredo chn i- '*'"> "in. iivrei Kila e finita Plliade; seno delilieru ■niiinrltt. .' 'li 'onti- ,1.,;, ÍTíAtS. vi- VII d,.«-M. .V»=.|. Ed 1, —™; :.:: ,.,„, ».«■•"».....;.«'"• >»~u-z**f-.i , } ' , ,i Lv.i.....i v I......"lt.. „ t„rt.. .1 ..-l.livo pnmft di .irtrto,, n. I ;S .i„í ».i v. so „.„., i,.-.:......rti,p„..;; ■ i>™ r?s£,v~zz .......,„ ,|irl. .le «trade, per . U Cti-i v. 23: .«lt.., e le,™.» .1 >■ , .., |. ,,, ......, , ,.,.«.« relii... ,M ,,.de,.™.:.t.....* . Y,il.■-„.. m«.....d«......... ."-i v. in -i •■»f.!"' i"*,""! ■.....-i-'-......!; ;,;r":.:.':',1::" /...dmeme r.perlatB w.ehe dal OuM*. "P- e.L. pp. 105-^- a me raanra la mágia cMfe -ŕftír- a tfl g riljf'^' Qunll« oritiflho aveva poi npreso anoor piu reuiaainftnte n del í quanto ifdappl.cawo,.*, de^mpi a disserta/.ioi.e nol medesii :~.v:v:.íľ!::-;;f;i-v;^;:-;;:"-■.......-, I*1-...................,!,„ ,,■„„' "■"""ť"""' !«■".■!.....,■„ r,....... '• -Ä*.* .f" -53 ««" "o".™i.'"'„',,y, ne del vol to ŕ di carattnre a dallo spiritn ( anciiienli del v,.,„ ivi-jo. Pug php „ c«ľ'\!,™ľ'"1 Urazia into' inu-eoli. i|„. rtl, t± _____."""ľ" ■? ■ —bb. ib™ !>»»«, „„„■ seta"**™ n'.dtro ■ negli ahiwzzi éWOWÉMto: Piů vol 1(1 pm iriiinacinj i. 7 • 0 dicendovi Htt^Efc ealore neU'attra piů sempře rag — " povora vano p tinta piů sehiotta ili atile, —. ,iu uavaw vui - v.i ■.,-1., ■ ., s tam pare villaiiie rotit ro quella raia pověra vw-atOM ai approvata da voi. lo cotitinucrO a din- per !a mMleaima ™**í p a i-.,..,.- par la terta volta in piii raeni. ďavore dato calore *a iiiiiii.ii:ii. ill.i mia versi.>no, nu ďavrrla ttel tempo st oaso shaglial* di pianta.* l'..i altro eritielie intine eompariraniio p.,. '. anni dopo '-!.!■" di lettera al Monti: Kipathatci in Italia, ridipinsi. per cosi din*, il primu libro, blioava aeuia prevedere rbio per 1'opinione di pili. e per mio propM eouviiiriimiiitu lo avri'i coo.„. cancettato quasi ďi pianta. e ritradotW mm intiuiio midorp. 1 Cfr. toten giA ni, dpi 13 aprile 1807. W. Matu XV, p. M 1 Ibid.. VII. pp. SW-im .\TttODUZIO\ LV Ľppuro io avt-u siilo ďallora vtiluto elie tutti i voeaboli ďogni liuirua anno angiii ďidon eoneomitanti ora trasparenli, inente fceondfte; e le liiigtie antielie a-uiai: da chr, non v'ô elio piimii aii una ad una nun ehe aiuniíietiiv ma iieinmi eon diveno voeabolo ľinfinitu numero, e la varieta deU'umnne idee. Ľiinieo partitu era diinque di tradurrc non pur il voeabolo, quanto In ideo aecessorie rhe v'eranu conneaae; il ehe tentai, ma ni ttmida-mente elio nou piacqui ně agli altri né a nie. A questa inopporiuna tímidirň, s'aggiunno ďnltra parto ľuniimenlo uiiclio piů Inaiiruevoln, percho parendoini i lie quanto piu vibrato fusso il věrno, e piu serrato 10 utile, o piů tona o aprtsao (pur troppol) eauura la mia frase, lanto piů mi sarei proaervato dallo anilamenrn peileštri-, e n n muion. >. ilelle tru duziuui rile .ii avevano per feď.'li. ("oai eaddi nel dil)'tin eontrario; ]n*rchĚ mentre g I i altri oranu inledeli eol fare ehe il verso d'Omero si traseinasao bassisaimo. io peccava obbligamlolo a modi avventati e cantanti da cni Omero é, fra tutti í aorittori del mundo, alieno. Tali mi parvero poscia. e Bono, i diffetti ill quel mio naggio di tradu/iotiľ alampato eol vnútro....1 Quoste osaervazioni del FoaOttlo aU'sso alia sua prima tr-idu-zione coatituisoolift la miglioi guida alia lettura dei moltí rifaei-menli. Innaiizi tutto, negli iiniii 1807-1811, BBgnando nei niargini dclľA'ŕipfrimeíifo le variant i aei-oltc nell'apparato deila present*1 edizione, ogli si preoccupo di lilierare il tosto dall'affettaziono ar-caiea,: ohe fii avyortiva non solo iu aingolo espresaioni [per ea. • ben gambicrati » diventa « coturnali n, n foro » ■ impiaga », I tra-aeuranza i I negligonza », « lo nudar de' velli ■ ■ io trae-an do' vel- 11 », eoc), ma anoho. come abbiamo voiluto, nello oostruzioni ulaa siehoggianli dei periodi, uui quali ora i singoli elemonti siutattici tctidono a mJV»»ni seeondo uii online logieo e uaturalo: no I'ac-compagni Propiziando un'ocatombe i diventft » E un'eeatombe pro-piziando 1'acoompagni », « Do' figli degli Aohei Giove die'in guardian. oDie'Giovo in guardia dolle Danae genti». Era questo l'awio a rifare ei novn la truduziono; un rifaci-inouto olio, oome risulta dalla lettora al fapponi ohe oiteremn pooo 1 Ulr. oltre, a propositi) dell' • esperimonto -t del 1814. * « La lingua lia, pome tutte lu cose della nnl.ura, unindnle una propria • iierpptua. «1 una foggia non jierpetua chp ni va caneiando con 1« divorsp ip.nlir della nazioim: or rhi nrrive devr seguire n-rupoliixatiiente ľindnlu della lingua. xen-řiL di rhe |'imbd.itnrdirebbe, e deve ml un tempo vesiirla alla foggia niudruia pur farlii pann pU oinogenea a' tempi ed al popolo a rui si parta, (lotu™ a Slani-dan Man-liiiio, dell'S maggio IStCi, in Ed. Sat., XVI, pp. 382 ngg.}. Ľ il Púidemoiite: « Ví ha poi ancora di ipirlli. rhe per un nmore grande, che purtano alio lingo.' auiiche, vonrbbrro al mumtwmm nella traduzione aim. ai modi dol tento i piů alirni dallind de dellu nostril favella; occiocchě dell'indole, come dinono, dells favolla, in uui ě scritto il tento, eoloro. nhe logger nol poaaono, veggano alnwiio un'iinmagiiic nnlla traduidono.... Ma PM6 il Groro miidii, a paaserobbe it Latino, farilniente nella Lingua Ita- t (oj i PP- nitre, inoominciú prosu m í bi I mon t o nol ÍSII o continue poi a ft rciizo. poiche. qiiando con lanimo amaregginto lasriy Milanu ni ľagosto dol 1S12, cgli portó con sč quella copia rtelľExperimente, e a Kirenzn, ritrovala la sorenitá dello spirito nella lompagnifi degi amid, nelľamore traiiquillr) della Quirin*, nul paesaggio di gmt bcllezza. 1 fra le allre cose felici. ritocco qua p lä il prirao canto AM'Iiiade. Ma ormai il teato omeríeo nolle sue maiii si disgregan in una aerie di ningoli quadri: la protasi, I'ira di Apollo. Calcantt, la discosa di Minorva. Vulcano e viiiinone. Nel ritradiirre quwt frammenti il mo intento. abbiamo vi'duto. era di » ramraorbifii il verso con pid chiarczza e faeilita ■ e di applicare meno "tini damente ■ la teória delle idee aewssorie. nulla rioerca di un nuon rospiro da dare a lutta la version©,; od il stio ponsiero sni tradum infatti. aveva subito rispetto al 1807 un procosso di chiarific* zionc, determinato occasional mente dalla let tura del saggio A4-YOdisgra del Pindemonte. Kotava il Pindemonte: Quindi entnii nill'o].iniun di eoloro, secondo i qiiali un irudutton den quasi venire in giostra eon ľautor ruo, p studiursi cli fa ve I tare i quella v'uikii, }n> verisimilmente il suo autore, Be nella nostra lingn Mcnvosae, favellorebbe.... Io nou so pereně io non diea, ehe la trstto r.ione eon un tal metodo lavóra t a cjivenla quasi una spezie di cw* zione, e che lWmii, facendnsi traduttore. non cessa. grazie al ciek d'esse r poeta, * od il F08C0I0 aggiungeva; senza la modest m gentilo del non ao. dir -j che «IIa traduziniie letternle e cadavvi non uii gramma!ieo, e ehe alia version INTHOTiľZIONE 11 Oaro quiudi non aveva ben tradotto YEntidc. peruke * non aveva ľanima virgiliana • e non aveva potuto ereare pittun ana- Whe a quelle del pooina latino: il c.....«U» .MVn-.denzo «• il tenia dominante dellc note mi Caro e Alfieri tradnttori di \ .rg.l.o, e H e vero ehe é concepito in ťunzione dl »na polemu-a antibaroec* creditata dalľAlgarotti, 1 dftltro eanto «wO v» anche collegat.. eon ľidoalc neoclassico della poesia pittoriea e non dcsmttiva, cite gia era affiorato in alenno note (lclľí«|*nmonto p fto1*m",'1 . . scolo stáva attuamlo n-i irammeini drile : La liiigua della trailuzionc dovenďesaere assoluttimenle diver», I« liberta di maneggiarla e d'aceorriii.hirlH nir.iriginiile d.-vVnsere piei* 0 assoluta; m« il disegno de" ptuisieri, 1'arcliJtettura d.d libro, la p*"-aione del poema e tulii i suoi cáratteri sono fondali su la natura dři- 1 límci/no e del euore nmano, e la natura p<-t-ndo rapiireHentarsi eem-pře ugunbneiite m tutle le lingue nmlgradc. le loro infinite modíl* noru, la fedelta 111 qu^st" pit ture devVsven- m-rlmia dal iraduttof eon cum e con religione. < i ved» il bel «ggiu dl \V. Bismi, Vila e o 1X12-13, ii, ttnUilj t allri Mfjtf, Torii dove paaaa quasi inosaervato qnellaggetlivo, che t poeta vedu come il oentro di tittta la figurazione: l'immortale dalle hu rispondeva 1 fid. líat.. VII. p. 210. : Ibid.. pp. 4S7-sb. 1 Ufr. E. Bonoka, Contemn t itii • e tradition*. Slvdi taila tetlrr luto Editurial- C'isalpino. MUmi" * Ed. Km* VII, p. M*. i alľ ' Eneidt ' dti Vara, ii Q dal Trt al Cinquietnto i, pp. 91.1*2. oltro. incominoiň premimibilmonte ml 1811 p contimiô pni a R. roníe. poiche. qnando con ľanimn aniaregginto lam-iô Milana td-ľagosto dal 1*12, egli portó con se quella copia HelICíptrimíali, e a Kircnze. rdrnvata la sereuita dcllo apiríto nella c ompagnia deglj amici, iietľamr-re tranquillo delta (Juirina. nel paeHaggio di gnat bclle/zu. 1 fra le altre oow felici. ritocrň qua e la il primo canie dali'iTiarfl Ma ormai il tcsto omerico nelle aue mani m tlii*t,Tegan in una serie di aingoli quadri: la pri) t ani, ľira di Apollo. (.'alcanl*, la diacesa di Minerva Vuleann e ťíiunono Nel ritmd.irre qiiastí frammenti il auo intento. abbiamo veduto, era di « rarnmorbida il veno aon piíi chiareiza c faoilitä >. e di applicarc meno > timi-d amen t e ■ la teória delle idec aoccMsorw. iinlla ricerea di un nuovt n - rnr-.i da dare a tutta la verniono: nd il mio pcnsiero sul trndum infatti. avcva subito rispetto al ISO" mi procos*o di ehinrific*-zione, determinato occasinnalmonte dalla leltura del HBgyio d*'-\'Odi**ftra con ľautor huo, r studiarsí di fa\.llareii quella gniaa, cho verisimilmonto il mm ouiore, no nelia nuatra lingut serivcaae, favcUerebbe.... lo non ho pere h é io non diea, ehe la t rad* aionc aav un tal Mtodo lavnrata tliventa qnaai una upezic di cna-zione, e ehe ľuomo. facendnaí traduttnre, non cema, graxie al cksW, ed Íl Foacolo aggiungcva: E noi, aenza U modeatia gentilo dal non «o, d,irlii aU'originale dev'eaaere pka* e Intn- rrm j[ diacgnu de' [-■..-.•■■i. ľarrhi tel tura del Uhm. la pafr ■ioiie dol poéma o tntti i auoi caratteri ar.no fondati on la nátura del-ľmiregno r del cuore umano. e U nátura potende rHpprvMciitanii pre ugualmente in tutte le linguo malgradi. le lom i uhnite modiťfca-atn ninuro .W^mrv, srrtmta dul tradutiotí II Oaro quindi non avova ben tradotto \E»tide perche uveva ľanima virgiliana " e non aveva potuto cmare pitttir logho a quelle del [toerna latino: il coneelto delľfľtn'cn;'' e il t*ma doaninanta delle note hu Caro o Alfier) tradnttori di Vtrgilio. 2 e sn é vero ehe é confepito in fnnzionc <1Í una poleinica aiitdmrnoea ,-roditata dalľAlgarotti,1 ďaltro eanto euso va anche eollegat.. con ľidcale neoclaasieo delia poesia pittorica e non desentt n a, ehe gia era afiiorato in alcune note dclľ E*pc r ŕ n. e.iŕn o ehe ormai il *o-scolo stáva attuando nei rramtnenti delle Urazte, n.-lle tradnzioni del catnlogo delle navi omerico e del Yiaggio dello Stcrne. Uno degli elomcnti fondamentali di quoato pitloncismo cgli indicava negli epiteti: Ni.Htantivi li.nuio e liauno sempre di pii"! di queste idoe Beeondarie; i veľbi ;u.c. lé partieelle; e baata ehe elúuil-ideri i díveŕsi aceidenl i dellu |>artic " í basti un w>lo esempio. Quosto verso omerico: rir rt'aŕrí .-ioorrfU7tf 9tá yXuvxôiat; 'A&rjrrl iirn stalo cohi tradotto no\VŕJ«p«rimento: E ľocehiaizurra Dea, i Venni, riapose. dove passa quaai inosservato quelľaggettivo. ehe i pocta vede come il centro di tutto la figurazione: . la fedeltá in quente pitture dev'ei i religione, * 1 Si veda d bel saggiu di W. Binni, Vila t porcia tiel
    - R. JioNCR.i, Vonttnti t die r Irndiziont. Sludi ruUa UmW uto Kilitorialc Ciáalpino, Milan'' , V H. | 206. \tori\o alt' ' Entide ' del Uarc taliaTia -M Trt a! Cinqntei liitto. pp. 91.102. INTKODťZIOWE Minerva iutauto jrl inlfmiu iiel eore li limor d»i;li Dei spar;.».-nďi i raggi i>all aziurre pupille, i- quelTirato Con qimBli aecouti rattenea. a Drnčeni Dal iiiíq trono celeete a rammanaart i.... In quento rnodo il dwcocao lende vcrso una nuova ■ magia dl tinte », t-In- induce il traduttore ad abbandonare la eonciaione -ntile del těsto precedente ed a nviluppare piíi liberarnente le im-magini destate nella atia fantasia dal voeabolo greco: ]*ini/io (U diaoorao di Achille chc prima suonava: • líi nuovo. Atride, rajningar dovit Pamii, e dar volta, ove ai scaupi a mořte; SI la peate e la guerra ar'ion gli Achej! ora si svolge piú armonicamente. e ai tmcchisoe delle ideo cite in quel nemplice o ramingar n ■ (i r,. fujigirem Trója o alfonde, 'IVdwii od aí vénu turnerem raminghi. Se pur mořte campiam; tauto ad un tratto K guerra e peate domano gli Achoi! > E »"1 1« immuim < • »'»ge p„vrata j, Apo||o: Novu giomi acorroauo jier le schiere. AI decimo il Pelide.... aesunie uu tono piú foseoliano per la nuova iminagine del M» ehc risplende ku quelle aciagurc: | gih il decimo sole alla funeata Hlrage muto -u trucu, allorchě i Greci 11 jieneroKO figliu di Poleo.... Uia la dťeirna luče ilhiminava La doloruaa atrage.... Con questi intonti il Foscolo avova ormai inoominciato ad in-treeeiare la traduzione del oatalogo aila oomposizione delle Grazfa Ilesta da aggiungore che di quoati věrni egli si rieordó molta anni dopo, nel 182«, quando, dosiderando rileggerli, li richieso al Capponi: Proguti di ottenem dalla signura Quirina Magiotti ona copia d>l-V Kuperimentu di trWuíione li.í primu libro dril'lliwlr, dove in alciuM oartu bianc.lie legatevi inaiome, troverai pareeeto tfiitativi di ritra-duzione qua I la. Uwcia andaru gli nltri e aolo ia di raooozzaruú e nidimi lo hquarcin mu Pallade eala daira.lt o a rattonere Achille eho ata per ilure addussu ad .Vamennone. So che allora, o ao---- mai quindiiíi aiuii, io rifnccva que' versi con ardore, e che poi vali con placet*. Forse ehe oggi rivedeiiduli nu duře lihem iiuja, pure lligUMlimlllumi foco alla nuova inia trsiiuzione. Ka dunquo inandarinoli. Cominoiano cul verso l>ia*e. r Vangoncia ■'(MfbMM tVAchilti: proceilono en' disoorai fra Minerva o il puerriero, e chiudou eol ritorno della Diva in Olimpo, fra i versi del tosto groeo Kicopiato ch'1 avrai quello -iqimrcin ih triLdiizn ■tu- iiinnoHcrittii. atituisci il libro alla signora Quirina, ■■ ringrazialn earamento i II fatto nhe qui il Foscolo nou aeeeuni al těsto dolTappari zione di Minerva piiblilieato nel 181ó ne Ln Sptttaiort - induee a prodere ehe la stampa Fosso avvenuta a sua insaputa. 3 solleeitata da qualehe amioo o prohabilmento dalla stessa Quirina. oho tra-serisse o feee trasorivere il bráno dallo carte rilegate dopo le pa-gine a stampa (b, ec. 8r., 18t., 7v.. I6v.). eontaminando i diversi frammenti; ně del resto oráno quelli mosi ]>ropisii alla pubbliea-zione in Milano di opere foaeoliane: bašti penaare che gli stemi editoři voliéro presentare in forma anonimn il hro ve sqtiarrio. Alla Quirina. quindi, partondo da Fironze, egli aveva laaeiato quel prozioso volumotto, o perohc convinto cho tutto il lavoro fosae da ricomiueiare da čapo. O porehě in altre carte (o piíi fl"- oora nella memoria] egli oonaorvava qualcoaa della ano tradi..... quoste carte potrobbero ensore quelle raecolto fra lo altre nel vol. in dei manoseritti Labronici (i) (fose. T dello traduzioni omeriehe), elic contengono una apeeie di bellu copia. con varianti, di parte del libro I (A, 1-124: 223-33: 245-40). e poehi frammenti del libro VI (addio di Ettore, Z, 440-43; 444 ; 447-4*). Purtroppo DOB esistono element i eatorni jwr datarc con sieurezza quest.a tra-duzione: la scrit.tura o aimilo a quella dell esemplaro dolla Ma-ruoelliana. il tipo di carta & diverao dagli altri usati dal Fo.irolo nei vari poriodi; e il těsto, M preseiitn qiuilťho analogia stilistioa con certo eorrezioni dell' Esperimenta, non sempře e in preoisa relazione con esae, e sembra piuttoato rappresentare uno stadio intormedio fra quoi rifacimenti e la bclla copia (vol. XII) e la relativa minuta (vol XIV) del 181,".. Per queati motivi mi e sem- i Opere, VIII (Ejiúl, lil), p. 335. 1 Lo Sprllclorr otiia Van'eJiri' Fi.rtlIliiUO Sti'U». 1H1.",. 11 I.c.thi dell'i i riullií iuue fu* (il iaJin si tniv.i 11.'Uii i-irli i!,ili,i,M, »>>vli;i: 1'i'itil iire ajiUiuns.' la i-l>l:iii n,.....ila: Sun lilie un far torto nlla mipu-ita ile l,'i;giii,n l'iiidir,n Imu il ihhiip árii illuatra Autoru delTineditiL o riťatta trodurione di qaesto pauso ». 1 L'ipoteHÍ fu gin avdiiíiLiH did llmlicu [•■i: cil , p. iic.\>\vi| pi) areolt* dali (Ittolim, nella nim HiLIiaijni/iu liinriilinna, ťin-nzr, Lu Nuova Italia, p. S3, n.° 24S), che ppro cade in errore quando indica Vapptiritioiie eo-inp ítampata nell' . Aiitologia • del 1821 (p. 41, n.° 301]. IXTRODUZIOXE brato opportu.no collocarlo alia fine delle eorrezioni degli anni 1811-12. prima delle numerose prove di traduzione del libro II, che ci testimoniano come nei due anni seguenti i suoi intercssi si concentrassero intorno a quel canto. LE TRADUZIONT OMERICHE DEL PERIODO FIORENTINO Nelle prime settimane di soggiorno a Fircnze, come ben ha diraostrato il Pagliai, 1 il Foscolo scrisse di getto i primi frammenti deU'/jiMO alle Grazie, che poi riprese successivamente per inse-rirli in im discorso unitario: ora, il fatto che giä nelle prime ste-stire si trovino ritrascritti alcuni versi del catalogo delle navi di Omero (Beozia), ci dimostra che fin da allora egli aveva incomin-ciato a tradurre il libro II, al qualo si dedicö per tutta la durata del periodo fiorentino ed anche, come vedremo, nel periodo suc-cessivo. Queste numerose. prove di traduzione sono state raccolte nel vol. III dei mss. L. (fasc. 3" delle traduzioni omeriche), ma reste il duhbio che qualcosa sia andato smarrito, perchě non di tutti i passi ricopiati poi nel 1814 abbiamo le minute, come non le ab-biamo proprio dei versi sulla Beozia inseriti nelle Grazie, a meno che non consideriamo tali quelle pubblicate dal Pagliai,2 dato che lo scambio fra le due opere dovette essere continuo. Le carte che ci sono rimaste sono eostituite da 47 fogli grandi, che furono malamcnte riordinati, senza badaro a dividere le minute del periodo fiorentino dalla bella copia che sarebbo dovut» serviro per 1'« esperimento» del 1814 e dalle altre trascrizioni del periodo milanese: queste ultimo sono ormai riconoscibili sol-tanto sporadicamente, la bella copia va rintracciata, come vedremo, nell'intrico di queste medesime pagine (il nucleo piü im-portante si trova grosso modo fra le cc. 161-72). A questo medesimo gruppo degli anni 1812-13 appartengono con certezza anche pochi frammenti del libro III (Elena e i vecchi Troiani- r, 161-87; 0 rimpianto di Elena per i fratelli: r, 243-44), che si leggono alle cc. 164 v. e 165 r., ed altri dei libri V (Diomede, Ulisse e gli Aiaci mcitano i groci a battaglia: E, 519; la mořte di Deicoonte, Or-s.I0C0 o Cretone: E, 533-51) e VII (Ettore e Parido scendono in campo: H, 1-7), i quali si leggono alla c. 479 del fasc. 17° del medesimo vol. III, lma carta arbitrariamente separata da queste, lianaV BmtttT fSS?í * • *" Foaa>^ ' Studi di filologia J INTRODUZIOXE LXI poichě ě evidentissimo che si tratta del medesimo tipo di fogli e scrittura. 1 Raccogliere tutti questi frammenti socondo im ordine rigida-menté cronologico non era possibile; l'unica soluzione quindi mi ě sembrata quolla di raggruppare i vari frammenti secondo Fordine del testo greoo, mirando a ricostruire, quand'era possibile, la suc-cessione delle minute di un medesimo passo sulla base di un con-fronto Stiliatioo fra l'una e l'altra; nel caso di frammenti palese.-mente scritti nel periodo milanese ho sempře avvertito in una nota quali elemonti permettono di protrarne la datazione. Questo ordinamento dovrobbe consentire di seguire passo passo il Foscolo nolla sua ricerca di nuove immagini, e di individuare subito i motivi che piü gli stáváno a cuore: il discorso di Agamen-none, sul qualo piü tardi scriverä anche una pagina teorica, l'ac-correre dell'esercito alle navi, l'episodio di Tersite (che ritradurrä piii volte in periodi posteriori), e sopra tutto il catalogo delle navi. In tutti questi passi poi ě facile scorgere quali particolari del testo omerico sono al centro dell'ispirazione foscoliana: ě nel discorso d'Agamennone l'inolemenza di Giove verso i greci, la ver-gogna di un ritorno inglorioso; ě nell'episodio di Tersite 1'immonda figura del calunniatore dei re; e nell'accorrere dell'esercito alla spiaggia il paragone della folla fluttuante col mare o col campo di biade agitate dal vento. E sempře spicca quella ricerca di immagini pittoricho che abbiamo notato nei rifaeimenti delPExperiment/) e che si dispiegherä liberamento nei singoli quadri del catalogo: Col fragor con che il flutto allor ehe Noto Imperveisa a irritarlo urta la roccia Prominente sul mar; corron sovr'essa Di tutti i venti i flutti.... quella percossa Dalle burrasche or d'un vento or dun altro Mormora di spumosa onda perenne. correva Per la spiaggia il fragor come di flutto Che se Noto imporversa urta una rupe 1 Tutto il vol. III dei mss. Labronici o stato rabborciato dal Violione, che ha collocato i fogli secondo un eriterio non cronologico ma di successione dei libri del testo greco, smembrando anche preziosi fascicoletti, come quelli degli apografi Golla, che il Foscolo stesso aveva tramandati ben ordinati. 8ulla base della nuova sistemazione il Viglione pnbblico il Catalogo illustrato dei mss. foscoliani della fiibliotecn Labronica, in « Hollettinu della Societa pavese di storia patria », Pavia, Fusi, 11109, pp. 383-404 (per la versione v. pp. 395-404). Kimise ordine nella numerazionc delle carte di tutti i volumi manoseritti il Caru, che incominciô a dar notizia del suo Iavoro nclľarticolo Le carte foscoliane della Jiibliotecu Labronica, in Ugo Foscolo e Lirorno (estratto dalla rivista « Liburni Civitas •>, 1939), pp. 31-04. LXII IN'TRODUZIONE INTRODUZIONE L XIII Prominente sul mar. Mai la hurrasca Non si tace a' suoi pio', di tutti i venti Guinei e quindi su lei spumano ľonde. O pari a immenso piano alto di biade Alľimpeto di Zefiro mareggia Stendesi il vento imporioso e tutte Prostra a un lato le spighe; in cotal guisa Le turbe Achee precipitano al lito Con soldatesco urlo correndo, o intorno S'osoura il +ciel di grando ombra di polve. La sua esporienza di traduttoro, ehe ľha aiutato a penetrare tanto a fondo il valore dolla parola poetica, ha anche rivelato al Foscolo ľimpossibilitá di tradurre con un polo vocabolo i signi-ficati del corrispondente vocabolo greco, e gli ha indioato lo ne-cessitä di rendere esplicite tutte le idee ehe la parola originale desta nella sua mente, rifuggendo, come spicghcra piú tardi, dalle ■ intarsiature» e badando ad «osservare attentamente il (lise-gno », come se ogni aggettivo o verbo o sostantivo del stio discorso dovesse serviro da modello al pennello di un pittore.1 Superando in questo modo la convenzionalitá, del linguaggio dei träduttori in genero, dietro lo sehermo d( lľillusione di potere essere primitivo e doserivere i luoghi, i costumi, lo tradizioni, como li aveva ve-duti e conosciuti Omero, quasi senza avvederseno, lascia libeto campo alla propria fantasia, ehe, sotto lo stimolo di una sola parola, puô vagheggiaro un quadretto compiuto. Ed occo ehe Omero non é piú tanto il pittore delle umane passioni, ma, come dichia-rerä nel 1814, « il narratore e pittore di cose ch'egli stesso aveva udite, e di paesi e costumi da lui diligentemente osservati», ehe anche il traduttore devo conoscero e dipingero ai suoi contem-poranei, por rievocare il mondo delľantichitá.; ed arriverá ad af-fermaro « non potersi tradurre ľlliade so non da un poeta erudi-tissimo insieme e visitatore di tutta la Grecia » ed a formuláre un singolare proponimento: « ne io pubblicherô mai, se pure sapró com-pirla, la mia versione, se non allor ehe, rivedendo la materna Za- 1 W. Binni: «Si puó.... rilevare in genorale (como fu giá fatto dai eri-tici, quali il Fubini o il De Kobertis) ehe quelľesercizio di traduzione-crcazione costituisce insieme, rispetto alle Grazie, un intimo lavoro di correzione e ras-serenamento delľanimo appassionato (il contrameUno omerico) o una con-crota preparazione di stile greco-italiano (• dipingero ' contro ' deacrivore'), di lmguaggio piť, lieve c limpido, energico ma non eloquente, visivo e rmffii-cale, come rilovano quegli inneati. quelle inserzioni di verši foscoliani nel testo omer1Co, cho (specie sulla direzione del paesaggio) rappresentano (piú ehe il mezzo per suggerire al lettoro moderno la viva impressione di luoghi ehe par-iavano aji greci col semplico loro nomo, come spiegava il Foscolo) una aottile possib.Uta per d Foscolo di mediare nel proprio verso i modi delia • melódií pittrice omenca, di prolungare ľéco delia poesia omerica dentro la propria poesia, m un contatto eosl imrnediato e stimolante . (op. cit., p. 154, n.). cinlo, avró piú agio di visitare i luoghi si precisamento doseritti dal vecohio poeta ». U catalogo delle navi era stato ed era come il banco di prova dei träduttori ď Omero, i quali su di esso avevano esercitato la propria abilita non solo di interpreti ma anche di teorici e di critici: ne trovava il Foscolo una bnona documentaziono nel-ľopera del Cesarotti, ehe alle proprie opinioni aveva premosso quollo dei suoi predecessori. Fra queste particolarmente interes-santi erano le osservazioni dol Fope, ehe definiva il catalogo « una scéna dilettevole ». in cui il poeta ci guida « in mezzo a una grata e bella varieta di terre, prati. foreste, vignali, boschetti, montagne, o fiumi »; la narrazione gli sembrava condotta armoniosamonto, secondo la « maniera inaitifiziosa de' primi tempi », avendo Omero collocato le parole « in guisa cho feco risultare una musica da un aceozzamento di nomi cho non hanno in so stessi ne bellezza né dignitá ». E quindi due cose sopra tutto egli si ora proposto nel tradurre il difficile passo, ehe rispecehiato fedelmente avrebbe annoiato il lettore inglese: «versificazione fluida e musicale » e n cho la deseriziono totalo rappro.sontasso possibilmente un pezzo di pittura, o un paesaggio », sforzandasi pero sompre di non di-scostarsi troppo dalľoriginale e di limitare il piú possibile le ag-giunte. Allo seopo ben si adattava il decasillabo inglese a rima baciata dal caratteristico ritmo giambico, ehe comporta una clas-sica cadonza, e la sua abilitii eonsiste nolľadattaro a questo ritmo i nomi greci, accompagnandoli con brevi attribuzioni: Theso head tho troops that rocky Aulis yields, And Eteon's hills and Hyrio's watry fielďs, And Schoenos, Scholos, Graea near tho main, And Micalessia's ample piny plain. Diversamonte il Monti riusciva ad ottonoro una nuova armo-nia variando gli accenti dei verši ed inserendo quei nomi in un piú ampio discorso: TCrano de' Beozi i capitani Arcesilao, Lelto e Peneléo E Proténore e Clonio, e traean soco D'Iria i coloni e d'Aulide petrosa, ("on quei di Scheno e Scolo, e quei deli'erta Kteôno o di Tespia, e quei ehe manda La spazlosa Micalosso o Grca; E quei cho d'Arma ln contrada educa, Ed Ilesio ed Eritre ed Eleone E Peteone ed Ila ed Ocaléa. Non pochi sono invece i difotti cho il Cesarotti rimprovera ad Omero: ľordine delľelenco é il meno opportuno. « ľuniformitä micidiale », «ľariditá. é sensibile », le notizie ehe il poeta ci da LX1Y IXTR0DUZ10NE INTRODITZIONE LXV aul suo popolo, le cittä, i costumi, le leggendo, i capitani, sonc scarso e genoriche, lento il ritmo, monotona la « formula del di-scorso », «languida e difettiva » ľesprossione; per questo con-fossa iďaver allargato la mano alquanto piíi del Pope nelľin-trodurci o qualche particolarita fisica, o vari tratti mitologici, e tradizionali rclativi ai pacsi, o alle persone degli Eroi » attinti a Pausania o Strabone, e conclude ehe « Omero avrebbe conosciuto meglio i suoi vantaggi se avesse segulto lo stesso metodo ». E ohiu-deva questa serie di dissertazioni con una « Tavola storico-geografica delle cittä, dei popoli, e dei capitani dclľarmata greca eoi rischiari-menti si del Testo, ehe delia Traduzione Poetica », desunta dal Pope, ma notevolmente accreseiuta. anche per giustificaro le prepne aggiunte al testo originale. In questa tradizione si inseriva il Foscolo, ehe avrebbe poi esposto in uno degli seritti teorioi del 1814 i criteri adottati nella traduzione. Come il Popo, anch'egli nel catalogo ammira due cose: ľarmoniosa collocaziono delle parole ed il loro offetto sulla fan-tasia dei contemporanei d'Omero, cho vedevano dinanzi ai propri ocehi lo infinite bellozze dei loro paesi e delle loro tradizioni; tut-tavia, egli non arriva a illudersi, come il maestro del elassicismo inglese, di raggiungerc quelľarmonia in una lingua modorna, tanto distante dalľantica: convinto ehe « dove ľintelletto, il cuore, ľin-maginazione e ľorecchio sono dilottati contemporaneamente ľarte non puô andare piú in lä », e ehe « dove non si fa né ľuno né ľal-tro lo serittore é costituito reo convinto di noia sentita e data>, sente quanťaltri mai urgente la necessitá di ereare una nuova armonia, cho renda il catalogo animato per i lettori moderní come 10 era per gli antichi. Al traduttore resta quindi la scolta se mu-tare ľordino delle cittä > per dare agli accenti del vorso i lor luoghi n (ed era quanto avevano fatto molto eautamente il Monti, con estrema libertä il Cesarotti), oppuro « corrodare di epiteti i nomi delle tribú, do' paesi e de' capitani, per provvedere čosi al-ľarmonia con intarsiaturo di vocaboli intrusi»; il primo modo sembrandogli • como irreligioso esecrabile >., egli decide di attenersi al secondo, aggiungondo al testo non solo gli epiteti, ma anche 11 fatti o le immagini e le passioni ehe no derivano ». Ciô non si-gmtica cho al traduttoro sia permesso ogni arbitrio, od ogli pat tanto procisa ehe a per non avero rimorso ďaserivere al poet* de fatti ehe contrastano e con la sua etä e col suo stilc, o con le idee cho aveva delľarto» si é fatto rogola di «non aggiungere cosa ehe non fosse attestata dagli serittori greci .., o cho non avesse ogli stesso osservato direttamente nei luoghi medosimi deseritti (la Umero o m altri a quelli simili, dato cho «la Nátura ha g« stessi aspetti generáli nolle sue varieta, e lo minime differeiize locali como di pochissinio otfotto sono piú notabili a' naturalisti cho a' pooti n. Por rinvoniro quolla documontaziono dogli serittori groci o la-tini, il Foscolo non dovotto andar molto lontano, poiche avova dinanzi a se la « Tavola storico-goograíiea » dol Cesarotti, cho gli otfriva ampia môsse di notizio o potova stimolaro particolarmento la sua fantasia. ÍSigniticativo ô por osompio il motodo da hli te-nnto nel tradurro i verši riguardanti lo cittä delia Ftiotido; alla c. 163 r. si loggono questi appunti: Metone. ľaumacia piamira, gioghi - « implieatasquo rloxibus vallium vias.... l>anditur planitios, ut. subjectos campos torminare oculis baud fa- Melibea, golfo seno, di mare. ecc. ecc. i- nella Tavola del Cesarotti troviamo: Tauínacia, vale a dire, miracolosa. Livio spioga egregiamont.e la situaziono dol paese, e ľorigine di questo nome. Thaumaci a Pylút ftinuqup. Maliacn per Lamiam eunti locn alto niti sunt, ipsis faucibus flexibua vallium vias, ubi ventum ad hanc urbem est, repente velut maria vaati, aic immenaa panditur planitieA, ut nubjectoa campoa terminare. oculÍ8 haud jacile queas: ab eo miruculo Tliaumaci appellati. L. 32. c. 4, Melibea. Pošta intorno il Peneo in un seno di mare di circa 200 stadi. Strah. Kra abbondante di lepri, A questo nozioni il Foscolo dirä poi di avoro sovrapposto il ri-cordo delle pianuro piemontosi como gli apparvoro mentro soen-deva dalle Alpi, per cui a poco a poco vodiamo quollo notazioni prosastiche trasformarsi in un vorso originale: Ove Metono Primiera al viator sorge sul piano Spossa ďalpi, e di selve, e di tortuosi Fauci di monti al passeggiere adombra Gli ocehi, e poscia improvvisa una pianura Mirabilmente termina col cielo.... Da Metone e dalľarida Olozzone I suoi compagni elosse, e dove il piano Di Taumacia confondesi col cielo; K in Melibea sul golfo.... da Metone E dalľaspra Olezzene, e dal gran piano Oi Taumacia ehe termina col cielo tVenne c dal mar di Melibea condotta.... e donde il piano Di Taumacia confondesi col cielo.... f. - Koscolo. Opere. Vol. III. INTEODUzroX .HIIMiliT, ore Orminio. eautclla sotto il monto Pelu., dietro li golfo di Pegasa. Slrab. Titano, dotlo bianco par la calcc di oui abbonda. Strab. La parob ctin* uaata nel Těsto moatra cho ni pária dun monte, nó Omero a-giiuigo la eagiono delln bianchuzza. II Pope lo rappir-sent6 bianco per la neve. lo mi soím esprewui piú gi nel i.nmionle. im-linaiidn poró piÉ alla nove, o al ghiaecio, bon piú poetici cho la oalrina.... offrono lo upuuto al Foscolo per dipingcro un nuovo paosaggic: lina uchinra dove Ormonio vede Negre in alto dol Pelio lo foreete K lunge intende il fremito dol man1 E dove seorre Tljieréa fontána E il bel pnggjn ďAsterio, e dove bianche Spingo il Titanu nl ciel cundide 1'alpi. Come, nol 1814, anoora dal Cesarotti desuroorá la doscriziono dell* Foeide, affermando di aver egli stoaso asaiatito a qtiogli iuiponenti lípettaeoli namrali: Ptmopr, piociola term.... Gli abitanti non hanno cbe delle oapannt lungu un Inrrente »anoj prnfondo rhe menu pietre ďuna grosseiM cosi prodigiosa, cho una Hola fa il carioo ďuna carretta.... Paiisanít. Anemortn, o AntmvUa. Sul contín della Looride. Kila é cosi detU dal fatto: poichě ogui giorno o noiie é hersogliata dft burrnBťbe ď yonii {Ane»os) the le piombano sopra dal CaK.plerin, precipizin d Paniaao r.he giungc mat) ad cssa. Str. o tradurrá: E clu rairo impert.eirito i torrenti Di Panopea veraar onde e maoigni, E mil in Anemnrea borea frcmeiite. 111 qnosto ntodo arij Ed o StereT lfimaZÍOne °nZT' ^ 8t"'™"to poí tra-ctle fosse detta dai remf INTRO tlUZIUNE UVIT [Copae) dej qua! i gli abitanti facevano oao pat la pir»i, e il Fo-si-oto ne rioava un vorso belliasimo: O nelle vio di Medon ogregia Cit ta; o ďintamo al lago ampin tli Cope O in IfadMOB nlta nil lil, o ďin tornu Al lago splendidiswiiuo di Cope l)í HodoOBi; od a ehi iru*idta i ppaei Del lago splendidi*siiii<> di CopO Esomplaro e il pa-wo della Laennia; loggiamu nol Cesaro**; ■ Spar In, Cap i tale. I glTmpnra, oři < iret-i. fi □ dol C «i il Fosoolo traduce: ^e di Lacoiiin il ricpř. ov, i "™e B '"cido alia huua 8 POÍ 1101 1814 V-to -tupondo oUwaico qiiadro. V aria di mouli ""' a!>1,"ndonaro ilnoo.«, ,„„, ,r|i ...... ". ■'»>>-.ut,.. ,,„„„ ,„ob, »1- '. • „p,» ■,. m, tJit • Z™ »"■»«« ', «m„„. ., . .„. "~" <*•■ »»»ndo i,......„■ „„„„I ;;™».Ti-..i„ „,■ ogni *~ """»■ • « »l.iri«»m„ .1,,,,. b „■ ""■'"""""."i.to.l °„ i sionj destate in lni ri.. MYTH INTRO 11DOO N E luoghi himili a quelli e. come quelli amati. Inoltre. fedele al prion, pio chu il poeta dovo <■ dipingoro " a non « deserivore •, tenth coatantetnento a variaro il diacorso. come sc il paosaggio fow ritratto da quei guonieri cho, noil'atto di avviarai alia hit-taglia, si volgnnn a riguardarlo, ed attraverao una te.en.ic» Dir. ratira tntia dinamioa puo evitare la monotonia dolla formula con cui Omoro inizia e tormina la rassogna di ogm popolo (Oi 6i.... viJEQ ftrorro.): lien piu lieti i cnrtensi il proprio wire Uom provotto in battaglia, e di reali CoHtumi insieriK-. Idoim-ueo, seguiro E eeco Morione acre ministro Doll'oTDicida Marte. Alia lor voce I cretenai gnrznni nbbandoniiro Gnosso albergo di regi,... Xo il ricen li rnltvnne ampio paese.... K fu chi aeese Dairalpestrt Finoo; moltj obhliaro Le cam mogli e eli ozi d*l)reomcne Ovo lieti d'ain.ir rieehi di latte Di lor canti gareggiauo i pas tori.... e baatorabbo acorrere i rifacimonti del passo riguardanto la 1'tifr tide e Filottoto per anguire lo aforzo compiuto in quusto sonso d*l Foaeolo. Ma il suo interiwao di traduttore non s'appunta unioamsnte in quosti elomunti paeaiatici, che altri motivi a lui congoniali rf fiorano au'interno del oatalogo: tali aono gli atteggiamoiiti dolenti o di barbara ferooia di qnosto o quel griippo di soldati, tali i n-tratti di piu di tin capitano, ohe ci ricordano il frammunto « Tirosia comparso por la prima volta nol eommonto alia Chiomt « pot ricorrento nella sua poeaia; coal il passo riguardante gli Etoh sembra tutto costruito in funziono doll'tiltima patorica im-magino: • tu pur anche o giovinetto Tu biondo Meleagro eri sepolto; . , ■ t 0 tu pur anche o Meleagro 111 hiondo giovinetto eri sepolto e quello riguardante Sima sembra ruotaro intorno a un .solo v Xireo (tentil rwlliasimo di volto; i rifacimenti del brano sulla tragic* aorte di Fi- l>a che i > t'ilottete egregio > neli'isola geniea Sacra di Lenno sangumei D'abbomiiiata piaga Volenosa una serpe: L'ablwuidonaro ed nenrdiirsi _____ II piede iindi' il trafisse desert... Pern i avran.no * wmbrorebbe tradotto per i Gra:i> il pasao an Tainin I I qui U Muse apparvero impro.vise L^to ez°torndugl'i osp^taU'atberghi IVEurito Eraliense. Oh In fence Se piii grato del dono onde solea i.ilettar i mortali ei non si Dato mai vanto a supemr cantando li .li..- A - n«n, Lo vide e cieco ai nmase, arte Divine jjrli rit.iWro ,U- eiirnii. B tento indamo ■ immemore la lira. „ U novcbre 1813 il »^.^*^J>J** pn,iill.lo driTAIM. *• ™nt™» d'AlW.y gh »ve« don.lo. Av.-vo.ui rep. .™u de priir n,on bilki «t 1'Hom.n. qui . apl»r- , «. »«. *v„ m^j* zsxsz sjatt-K .....: ,.1!............ ..Alt'.ii,v „....... I.-...™ . « ;| .................':;'!™;;„:" G^tr^4-»^.*« - rrOd^-Hpost'ltotR d-Il'Alflrri . (Op«r. Appcdice a euro d. O. ChiabiKI, p. SOft). LXX IííTROUUZIONE A Milano non abbandonó il proposito di port-are a termine la traduziono, chě durante l'invorno dovette ritoccare il testo del libro primo di oui abbiamo parlato (L, vol. Ill, faac. 1»), e ritra-durro alcuni frammenti dol libro secondo o forse qualche verso di quegli altri libri. oui abbiamo accennato nel capitolo precedent*: cortamente pero vanno ridimensionato le affermazioni contenute in una lottera al Leoni dol 23 luglio 1814, che costituisce Tunica tostimonianza dol lavoro da lni compiuto in quci meai: Odo dire a chi lo ha letto, che in un altro articolo, vostro a quanto io pre8umo, si paragoni nel Giornale Eneiclopodico la mia yersione dell'Iliado a quella del Monti, e che il giudizio penda in mia lode. Quanto all'intelligenza del testo, ed alia fraso poetica credo d'aver fatto meglio; ma nel verseggiare e nella lucida armonia, dote egregia d'Omero, il Monti mi ha superato. Nel verno scorso infermai d'occhi; e ricordandomi ad uno ad uno i versi del primo canto li rifeci di piantai e andai innanzi, compiaceudomi del lavoro. Ma talvolta le mie Gram, o piú spesso le disgrazio universali mi distolsero; e chi sa quando ripiglioró quella versione. Ma porchě voi avrete parlato del canto primo, piacemi di mandarvi qui annessi due continaja di versi del secondo; e potreto stamparli come cosa inedita nel giornale, ottemita da tuluno de' vostri corrispondenti; e sará bene che ci mettiate a fronte la versione corrispondento del Monti; e basterá che facciate parola del mio ravvedimonto quanto alia versoggiatura, e deU'essermi tanto quanto rimosso dal mio sistematico rigore di fedelta, a line di ram-morbidire lo stile, e rendorlo piú agevole alTintendimento de' lettori Italiani, e piú dolce all'orecchio.1 Innanzi tutto va osservato oho, come ha rilevato anche il Carli,2 il Leoni non pubblioo mai l'articolo a cui il Foscolo si ri-ferisoe: evidentemento racconno fu per lni un pretesto per ripar-lare della propria traduziono e di quella del Monti o per manifestare il desiderio oh© fosse pubblicato un saggio del libro secondo; e le medesimo improcisioni sono riconoscibili nella doscrizione del lavoro compiuto durante Tinverno precedente, dal momonto che ne si trova fra i manoscritti quel rifacimcnto completo del libro primo, něrisulta che ogli avesse continuato con tanta facilitá la traduziono, mentro sembra piú verisimile (« Ma talvolta le mie GraM e piú spesso le disgrazie universali mi distolsero.... ») che egli si fosse limitato ai ritocchi o alle ritraduzioni di quoato o quel fram-mento. Certo ě invece che nei primi mesi del 1814 ogli pensó di ritrascrivore tutto il libro secondo od invió all'amico la prima parto della bolla copia. che infatti. come vedremo. non si ritrova piú fra i manoscritti: il Leoni a sua volta probabilmente gli chiese INTBODUZIONE LXXI .so potava apporre alcune note al testo. poichě il 4 agosto il Foscolo gli scriveva: Delle note (ed anche contro di me in eiö ehe paresse a voi utile e vero) potreto fame sotto i miei versi di Omero tradotto quante e come vorrote: so non che voi nol fascicolo stesso dovreste pubblicare a Firenze la versione del Monti ařlinché i lettori siano obbligati a lng-gere paragonando e con poea loro f.itica; il let tore del giornale ě per lo piú im animale curioso insieme e fuggifatica. Raeeomandovi inoltre di stampare la genealogia Salviniana dello scettro d'Agamennone; e se volete anche quella del Ridolfi nrcifedolissimo traduttoro an-ch'esso d'Omero, ma meno ridicolo del Salvini, eccola: Allora Agamennon sorse, tcnendo Lo scettro (cui giá fabbricň Vulcano: \*ulcano il diede al Ke Saturnio Oiove: E Giove all'uccisor d'Argo Mercurio; Questo Ke diello a Pelope coechiero; Indi lo diede Pelope ad Atroo iii popoli Pastor: e Atreo morendo A Tieste il lasoiň rieco di greggi: Tieste poi laseiollo a Agamennone Porchě il portas.se e sopra isole molte E su tutt'Argo esercitasse impero). Notate, Leoni, quel tutto Argo, che infatti ě nel testo d'Omero; o fu male intoso e trasandato da' traduttori e da tutti gl'interpreti e chiosatori. Xessuno, ch'io mi sappia, osservö che quel tutto si rifo-risco all'indivisibilita della monarchia, che trapassava ereditaria a' pri-migeniti della casa reale. — Se alio scettro dol Salvini o dol Ridolfi vi piacerá. d'aggiungere quello stampato dal Cesarotti e intagliato a rabeschi modorni, potřete averlo dalle edizioni Toscane; e vi farete di belle note e raffronti utilissimi; ma chi cerca Futile in lotteratura oggimai, fuorcho quello dolla dodicatoria ? Uopo questo articolo ome-rico, vi manderó, se vorrete, il ritratto di Tersite da mo ricopiato e il paragono sommario sovra gli altri ricopiatori, e riescirä forse ridicolo al pari dol soggetto: non vorró per altro che si sappia che quell'arti-colo ě eacito di casa mia. 1 Un abbozzo dell'inizio di questo articolo si trova in un foglietto del vol. III dei mss. L. (fasc. 3", c. 127 r. e v.), e fu giä pubblicato con qualche inesattezza dal Soldati, che lo assegnö ad un nuovo esporimonto » di un imprecisato periodo posteriore; - ma 1'argo-monto scelto dal Eoscolo per il suo disoorso oritioo (inizio dol libro secondo) non lascia dubbi in proposito: se mai, si puö pen-saro olio, non procedendo la pubblicazione nol Giornale Enciclo-pedico, incominciasse a maturare in lui il proposito di stampare un libollo (« Mi giova di far in poohi osemplari, o mandarli a quei che sanno e vogliono darmi parere.... ») da diffondere fra gli stu- **■»•«., XVIII {Kpül.. V), pp. 185-8«. Ibtd., p. 185, n. 2. » F.d. Kaz., XVIII. pp._197-98. = Rsperimenti cit., p. 587. 1strodlz10sf itioň. come gin, abbiamo veduto, cra Mtata snu intenzione di fin aal per il libro primo. Por quoato qtiindí nella pro-enle edi- zione qnei frommeiiti di proaa vengono presontati cou» uti prii* .ibbozzo di profazione al canto sccondo. preelo inlerrotto pí (aaciar campo ad uu piano piíi ambizioso. Ed infalti di qu«Ui pobblioazione ooncordata rol Leoni ní trova anoora ona hreve no-tizia soltanto in un frammento di lettera della fine di agoíto, nella qualo il Foseolo acconna di sfuggita » qtiel saggio. per i-terrompere, si dirobbe. il ailonzio delTamico in proposito; ma il Looni non nspose che il 20 gonnaio 1815: Sgridntemi, Foacolo mio, chě ne avr.tr regione, ed altissimu. Avni dovuto rispondere anhiiamente alla lunga e earissiina vostra di* euni nirsi fa.... íl primo articolo del a> ttimo quademo i art q™ chr ai rifcrisee alla veraiono del 2" libro dell' lliado, della qunle \i-miiw mi regalaste i verai. ehe io conservo, o ebe alciuii degli amiri vafli di qui. c fm glí altri il dottor Le-wi, hanno trovato hellieain.r.... * Da allora di quel prugt-tto non si parló piii. lntanto pero il ■oolo era andato divulgando. aopra tuttu tra glí amiri di Como, aJcnni squarci della traduziono, o promotteva un nuovn ■ espen-mento ■: ... vederla; - gli Bcriveva Bnldessar i.ambert mghi il 22 agí-1-1* ■■ vorrei fanni ripclt-rr qurlla vivisaima pitliírn 'li T*wt» ImoV)! E udrci aucora quel mnzio drile apM... Deh pereně. X.' Ujft non fa ancora eonoscere alťltalia desidrrosa Omero ipial ě ? ' 1,'elaUirazione di quotu cperinionto v,i tuttavia se gul t* ať trtiTerao lo leltere alla contesaa ďAlhany: a lei piú ehe ad ah/i manifeatava i suoi progetli, ohe gli rideatavaiio il ricordo di Firenze e delle amabili peraone ivi . e. che eranu in certo eenao legati al dono dell'0meco deH'Alfieri: Per ora mi torno al n iu lcUirciuolo, a far quattro chiacrhirre «1 veoehio (lniero; e ho Sempře al mio guantiaiV quel min r.galatomi, átn mlfT'' Pel" Va,erDI' aPPllnt° di una frasc di quel poeta.... (lSaff»-Tuttavia. conťio i- > Latin n ()mcro> - Italiani, 1 Kd. AW., XVIII. p 2!5 1 rbid., pp. 338-39. ■ Ibid.. p. 221}. tutti pocti, perchio altendo, ed oggi con tutte le funě. e in tutti i minuti, ojiumdo pur dovossi morire solto il lavoro, a tma čerta opo-retta in versi on 1011a ha IWllIlli uaseire. eonaurratn alli' Uo a qUMJ dim* ticato; l'Omoro fu ŕiopiatn; ma non m e haatftt.. II riuire .li neító a chi iue lo oliiese jmt poehí giorni, e se lo tieni' da pifi ■ coai Je domami o perdono d i avere abusato d i . signor Conte. di aua ra^ione....' La veritá cra ehe nol fraltcmpo il Foseolo. dopo a ver rieopiil* gran parte dei libro s'-eondo od abl.o/./.nt" aleimc delle leth« ďintrodiizionc. avova abbandonato quel progettu passato attífr verso non poehe modificazioni; tnttavia a m,i ô po^sibile riofr stniire ľ es per i mento nolle sne grandi linou, e-auiinando i seritti Lahronioi. Tutti gli abbozzi dolle prose teoricho sono raceolti nel t lume XXXVII e grosao modo cosi divisi, fasc. I.VI. ee. 1-11 litera al Mont i. ee, 12.14 lettera aulľinvooazione allo Musel k scieolo 1.VIII. ee. 1 13 1,-itera sni eatalog,, delle navi: f.isc. LI co. 1-17 lettera al Fabre: faae. LX1I lett*ra al Di Brome. I foS* aono grandi, ugtiali a quelli dei framraonti dol periodo tiiireutir* (L, vol. III. laso. 3) e aono stati sistenniti eon ona čerta apprea* mazione, senza tener conto nemmcno di \ina niiinerazione a pen* gia esistentc prima delia rilegatura dol volume: e quindi nef* sario passare inrussantementa da una earta alľallru sia per st* biliro una logica Huoce.isionc dei frammenti. sia per radunu* tutti i paasi appartenonti ad una modesima lelrera. Alla 0-dei fasc. IA'l si leggo questo sommario delle lottero o degli «í» monti delľintrodueione alľesperimonto. oho fu iíiá nublilicato ďl Soldáti 1 m .voj., xvm, | J Ibid.. p. 355. Ma nel corao dol lavoro divorai furono gli seambi tra 1'una o l'»ltr» lctbera e questo schéma subl aiotme m.xlilicazion,. Innanzi tutto notiamo ehe pit. di una volta nul In pagmo sol eata log,, del n-ivi (fase LVIIf) il Fosoolo rinvia ad una lot.tora sul mototlo indirizzata al Biamonti ■ (- metodo da me venerato in tutta ! Diado, o ohe ho RiuHtlfioato. spero. acrivondone al Ar Abttto Biamunt. ». . Ke potea auffragarmi il partito da me adottato negh altr, luogh, dOmero, gi.tstificato spero nolla mia le.ttera al 8/ abate Bia-monti ,) e quindi non piu al flakso, od ě fuor d. dubino cbe hen pnrto egli p.r-0 di rivolgcro al Di Breme. e non al Borgno. le . Bene ,1 Soldáti ha apMW-o le rag.ou. d. qu^e .l.-diche. - r-W.. . . ,,, ,„,..,„■.. l.reve scrie di l-tleiv iudin/í.ate par-tr .i(íli >í.iii( i „„■;;,'„ .......... V......I.. -in-it., .,..,.„ l.Ld,.r,..,i.- .1 -.„,...ii..; fM.r.., tino nelle iue f,v.,„.„ti appari-/i.,ui nel -al, Itn delľALbat.y: l'"*e ai vccehl amúi di Miláno e di Pavia. La prima lett.ra ŕ dirotltt a Xaveru, lettera qainta I indiriaaia al Caluso. i en. rapporti La colei, ehe s'atteEgiai , i,. , 1.....,ulfl,i,i ľ,,«-» dei piů stretti rapp-rt, d, lui «,1 t.ehe I al.ate ....,..n--. la^MV.a V,,-J ,u, p.ii,. iľaBOHte 1-13. ,.er Mdano « recava L T„r,.....l.mde si [,v.-viv tras,™-tlit...r.- delt- leltor., tg- n.viava ala „•'ni- - rh-i-Rli <•.„,,..»n,v« -ni poeta, in Milan... novomhre 1814 lh.ll,, s,-it.iá dell'Albaiiy va cnni.i.ler.»to nnehr il riorentin.. I....vann. l.,«s, „ ,„, ,'. .iir.lt.. la l,.,i.ra seíta. 11 l-e«si. dm to nell- htigui. etosHiehe e mnd. I.,,, -,„,„ ,i.„ ,„,..),.....,.,-■...„ d•:: a...... '.....■«*... »......'■■'"i": la se.iunn.ia. Delia stima ehe egli godeva e.m... intenditi.r.- d. |«*-*« e d, ,.„.,.., ,. ,|,.H„ -,i,. aii,ir„ia p-l l'',.se..l.., p.l.'. far I-JIII.. i.iaiw......« 1-uera Mul..].- Leoni [efr. aopr. p. 47].... Poderico Bnrpno ed I,- Hru,,.,, m nmici troppo noti di Ugo. perrh"in qui m nuluji » guistihi-ar.. ... p.....,ia l„re ntlio ľľ. IIÉIllll Ľ la nátura del torna delle lettore ad ess, rjMI*l.iva-,„.,11,. «itit..l»te ,'■ purc ovvia di per eo. Co., al profram.re l..i.s.-ppe Harhi-i. vedia.-. el»- il FomtoIo eonfidava le sue faiiehe om.-r.el,.. tm dal lvu,. ,,,„. ,1* ,,„a,.d.. ...lendeva fllla rU.npilKlo.,e d.4 prim., r,.,„r.r,««řr,. Male llui- tunu, ,i, S,a„. sc.lar.. in Biovci.tti del (VsarotBi, fu no.......nel l-"l, ,,i,.- fessore di luigua e letteratura greea a Pavia. e aebbr r,a ,.,,lloĽa Slout! ,.a-,,.,.,-h, pubbliei el.g,. al.nente nella ™-!,e,.l:. I. zi.a,,- -be tnirtn della .-,.l..B...',Wli delľ/K-../.. H Rntlurm. era ...fa.t. a,il..re d. un v ,l,.u ,, n,„n„ ,1.1!. ,„**.o»i. A lu. —■ nel ISUO. U lUJIll JO**- ' tJ ťo-ei.l.. di v.-d.-r .soppn.asa la «ua rattedra pav-se. el,e r.rl.be solta-tM dan, A.u„,ria.,i nel IH14. Xiuna moraviglia ehe ĽrJO penwan.. a lu.. el.e -tímava. proprio in quesťa.....IA-r'rr,'„.„(. eit.. pp. o.HÍ-s.t). = GiiiBcppe l.uig. Hiamoiiti (líei-ľ-24;. profesore di eloqiie.ua a Bologna linn al ISOSt. eaTorim. dal 1814. fu esperto traduttore dol greeo (v. hd. XV. p. 250. n. 2|. LXXVI INTRODTJZ10NE INTRODUZIONE LXXVII pagine sullo stile, se di questo ľabato lo volle appunto rirgraziart agli inizi del 1815.' Inoltro. montre é semplice identiíicare k lettere al Fabro, al Di Bremc, al Monti, non čosi si puô dire pet le altre, poiché non tutte vennero scritte veramento, e di queft incominciato non sono piú indicati i destinatari; tuttavia. dul. I'e8ame dei bráni esistenti si puô desumcrc cho le pagine sul » talogo (fasc. LVIII) appartengono alla lettera al Brunetti2 (sok con un amico a lui vicino in quei periodo il Foscolo poteva um un tono čosi confidonziale: «E a chi in'opponesse la fodelts dei Salvini, mostragli amico mio te no prego.... ») e ehe quelle ti ľinvocazione allo Muse (fase. LVI, ec. 12-14) sono da riferire alki lottora al Lessi, per la rassogna cho il Foscolo fa dei maggioc träduttori d'Omero, cho era ľargomento appunto di quella lettera previsto nello schéma. Alla c. 6 v. del fasc. LX, si legge ut brano, giá pubblicato dal Soldati,3 accanto al quale il Carli ki segnato in punta di lapis: «Alla Contessa d'Albanyx, ponsando ehe si trattasse di una dedicatoria delia lettera al Fabre;4 ma, * teniamo presento lo scambio di lettere fra il Foscolo e la Contesä in questo periodo, la sua nostalgia di Firenze, il valoro simbofc cho per lui aveva ľomaggio dell'Omero postillato dalľAlfieri, po* siamo aggiungero ehe é assni verisimile ľipotesi del Soldati secondo cui si tratta di una dediča di tutto ľesperimento: E come quelľediziono mi fu incitamento fortissimo (var.: E ľaveit avuta sempre fra le mani quolľedizione d'Omero fu per avventun il piú forte eccitamento) a tradurre e consolazione, čosi mi solleciti secretamente nell'aniino a mandaro piuttosto a Lei ehe ad altri il nuovo esperimento d(>lle mie fatiche, perch'io la ebbi in dono appunto la séra ch'io mi dipartiva e senza sapere il quando, né ora tpffl ttroppo io lo so, mi..., ma questo mio nuovo esperimento sia pro" alla donatrice ch'io non tstando.... col libro donntomi, viveva » parto delľepistola, sibbone il lei. La disposizione delle pagine non cMlluini«» punto. Che sian quelli dei bráni delia lettera al Caluso, col quale il Fosc* avea minor dimestichezza ? A talo ipotesi m'indurrebbe il fatto ehe vi 9 discorre del metodo. ch'é proprio il titolo registrato nello speeehiotto accanw al nome dolľabate » (Esperimcnti cit., pp. 586-87). 3 Eaperimenti cit., p. 581. • Ed. Naz., XVIII, p. 240. n. 2. Stando quindi a quanto attualmente risulta dai manoseritti, il sommario delľintroduzione al ľesperimento androbbe cosl mo-dificato: Dediča alla Contessa d'Albany. Al S.* Fabre, del disegno. Al S.r Abate Ludovioo Di Breme, dello stile. Al S.r Ugo Brunotti, delia noeessita di molti do'roquisiti <....> d'Omero. Al S.r Lessi de' varj träduttori. Al S.r Monti. Mancano del tutto abbozzi dello lottoro al Caluso o al Bia-monti sul metodo, al Butturini snila difticoltá. al Barbiori su Cesarotti, ma non va dimenticato che in fondo quosti argomenti sono gia- trattati nollo altre lettere. La lottora al Fabro, traseritta dal Mayor, fu pubblicata dal-l'Orlandini come introduziono alle traduzioni omoricho, col titolo spurio: « D'Omero, del vero modo di tradurlo e di poetare. A Fran-eesco Saverio Fabre ». e con un'arbitraria divisione in paragrafi, ad ognuno dei quali e premesso un titoletto; 1 ma, a parto le ine-sattozzo dolla traserizione, lo lacune, i periodi di sutura ed i ri-maneggiamenti degli editori, la trattazione nei manoseritti si pro-senta in forma molto meno definitíva di quanto non lasci ere-dero l'Orlandini: diversi passi sono piú volte rifatti, il discorso é spesso interrotto, la successione logica delle diverse parti non é chiara. Ne di grando aiuto č imo schoma di tutta la lottora, che si leggo alla c. 6 v. e che il Vigliono arbitrariamonte vollo riforiro alla lettera al Monti: 2 1. Esordio - 2. delia chiacehiera - 3. Ľsposizione — 4. D'Omero — 5. del suo carattere - 6. delle frasi - 7. dol suo stile - 8. del disegno -delle eognizioni necessarie - delľeffetto che produce - del Salvini -del Ridolfi - del Maffei - del Ceruti - del Cesarotti - del Monti - Pa-ra[ljleli - di me - delle traduzioni - delia fine. Questo schoma in efifetti non rappresenta che un primo tenta-tivo del Foscolo di sistemare in una forma organica il proprio pen-siero, poiché anche in queste prose teoriehe il suo modo di com-porro rimaso sompre lo stosso: annotava tutto le considorazioni intorno alla poosia sua o altrui čosi come gli s'affollavano alla mente una dopo ľaltra, rifaceva questo o quei passo come so ogni volta si trattasse di una bolia copia definitíva, e poi si arrostava e tutto rimaneva allo stato di abbozzo. Nolla presonto odiziono 1 Opere, IX, pp. 315-19. 2 Scritti vari inedili di Ugo Foscolo a eura di Francesco Viglione. Li-vorno, Giusti, 1913, p. 265, n. 4. ho creduto di offriro il těsto cosi omne si presonta nei m eorsando, dovu era possihile, di riconnseere la probahile e< • lot singoli bráni; par far risultaro pit. eh i arame rit. i quenta I siono. ho diviso la lettera in paragrafi numerati progressivi che rispondono n ni cara on to ad on oriterio ďnrdino o doTreM faeililaro in qualehu modo la lettura di un materiále o Dollesordio della lettera si hanno dne srtwiire difforenti (oo. 1 o v., 2 r.; cc. 3 r. e v., 6 r. o v.): il >oscolo si rřrolgl direttaiw ni Fahro per ricorrlare 1'amicizia del pittoro oon l'Alfieri 8 " mu ni diseussioni intorno alla pocsia ■ alla pit.tura; stesura po i introduco la dimostrazione della massii ■ Ut piotura poeMS », mentre nella aeconda stesura aiTronta j ilirettamente largomontn spocifioo b vieno a parlai Omero o della traduziono, svolgondo in forma piti organičtí il I scorso lOmero conxiderato como pittoro, il miglior metodo p tradnrlo, lo stile). e segtiondo piú da vieirto lo schéma della letí sopra riportato (c e 1'esordio, si parla delle chiacchiero dei ti e quíndi di Oinero o della traduziono una variante doirul passo sullo controversio doi lettorati ě il bráno, che a c. Or. del fasc. LVI, che il Vigliono pubblioo come appartenaí alla lettera at Monti (si noti anelie 1'aecenno oi tompi di Fini lá ripetuto). - riuccoasivaniente il Fosoolo, dopo aver enunoii la siia definizione della traduzioue, pnssava probabílmenfe a p< lato dolla poosia in genore. delTimitaziono della nátura, della di feronza fra la poe-ia primitiva di Omoro e 1'arle di Vir questa parte del disenrso si puň eon una eorta ..icorezza rico awicinando le cc. 15 r., 17 v. o r., 10 r. o v., Ar., per concluda con il bráno della c. 6 r., col qualo, dopo i vaří osoinpí da Vir; " si ritorna alla quostione doU'imitaziot.0 dolla natora, per ť cludero cho la ditferenza delle iinitiizioni ě rosa possibile dalla k gettivitá del nentiro umano (c, 6 n.).s Delle eonsidorazioni iri— alla poosiad Omoro, che tro vore bboro a queato punto una Ir . i, l/úisul"* appunio ft Virjzili'i we. <]■ t P, iiieripririiibilc. an"" "r. C* 1 Scrilli vari ineiiiti eit.. p. 254, n. 1. 3 I] Mayer e ľOrlandini incominoiano dalla bilo pregiu eee. .}, iŤontinuann con la c. III v. (.E a] äpoatai... piú innanzi il brano dolla min. prv. .). p riportano alla fine della c. 17 r. lo poehn rigbe dolla gli erruri di si fat.ti poeti or.p. .), cho non haiuiu ulcnn h-game lotrieo prerode e aono inveco la conclUBÍono del pasao M Virgilio: iuoltro al.'inizin delľulliino paracrafo delia lel.lera il brann di c. 15 r.; anch!l servano alla fine di queala aeconda parte il brano di c. 6 r. (■ La Nátura, gtiur tnio, ecc. .). Cfr., Opere, IX. pp. IM 20. 324, 327. Renta da aggir" clic «11 editori Horontini. por BOHtenere queata sucre-wione delie čarte, rono a frei|iienti fraBi di raccordí. clie tlc 1nthoduzione iiKTizioiiu. a noi rimaugono soltauto due braní, di ditticiliasima lot-tura, ehe anelie il Mayor tralaseiii nella sua traaoriziono; in e«si ■J t nit t n ilegli apparotiti difotti di Omero (iminagini ridienlo o uausoantij o delle difliculta oho tali immagini pongono al triidut-ton, o si aecenna un eoníninto eon passi simili di Dante o dol ľ Áriou to: analoghe oon« i deration i ritornano in dno franimetiti rao colti tiel faxe. (c. 7 r. e v.: Siarno dunquo al bivio di cre- dere oco. i. " Uue, Signor min. nono a quimto k> orod{) le mire a cui tnndono le versioni occ. "|- oho il Vigliono eom|iroHO Era quelli della lottera al Monti. 1 dovo pero rostano in tu t to iHolati dul content»; l.t loro dostinaziouo é ineerta, ma ľallinil.i con q et wť ill limn [ias.-o della lettera al Fahre e tale, ehe seinhr.i jirosumibilo dovorli aecostare a quetul dinegno dcllo atile loo. 7 v. e H r), il paaso en Virgilio della c. 13 r. l> Ma por agovolaro al tel lore le njipliOH/ioni ehe díni jhoficia eec. », e il Mayor eorrogge ; - le applieaziimi ili qunnto ho detto »). ' ehe invoee fa parte dolle ooucliii'ionj del hratio sulle i iittarsiature ■ ; do]io aver parlato d'Omero in genere. it Fi.seolo, come risulta a lieh e dal In -chema. trattava dello »tilo d'Omero c di conscgueliza dello at.ilo da adottarwi ihil t.radnttore: tutta quests parti, della lettera quindi i- cos t it u i ta dagli importanti paani delle oo. II v., 12 r o v., 13 r. o v. intorno al verso epico, alio intarsiature. o inline al dinegno del ] ■ n i. r ■ che euntinuano all« cc. 7 r o v.. S r. con lo eonside-raiioni sugli errori di prešunziono dol f'esarotti, hiíI Berni, sugli «lemoiiti delia lingua n dello stilo.3 Da qui in a van t i delia lettera al Fahre troviamo altri tre bráni, non ben snldabili IStOO alľaltro, ostravagaiiti ríspetto alio schema genorale dolla letters.: I.,.-',.-Horvazioni sul nhjariwcuro nolľartfl (c. 7 r. e v.. oollocato da! Mayer fra i bráni aulľimitasioiie delia natura'), sulľofietto dei miom ■Ml verso (c. 11 r. o F., omeas« dall'Orlandini, e pubblicato dal Vigliono. parzialmeute. in nota alla lettera al Monti 4), e inline i ficritti mri inediii cit., pp. 25fi-50. í Opere.. IX. pp. 321-22. , ,. „ ' Ibid pp 324-20. II brano sn ľi'wralti o Herni tu t™«-iiratu dagli editori fiorentitn. e pul.blicalo dal Viglione, in ealee alle conaideraíioni aulla 1r.uluii.in.- del (Vwirutti delí mvoc-h,.i..ne nit- Muse [op. eit, p. 2«4, n 2). il paaso della e. s r. »ugli dementi .1. lla ILigua e dello Míle tu da loro coUo-oato altrove, eome Bbbiamo vednto (efr. nota prec.). ' Opere, IX, pp 322-23. . > Op. cit., p. 255, n. 2. Da notare che il FoMU leuxeva LlWWD nella ^guente edi/i.m-- cm li> vei*ione in prosa latina: . 'fiti l-uerelii i ari íle I;,--r-uii Naliira libri BI! qiiibusi interpretalionem et nota* mldidit liioniaa Irnr!,. rollecii „in.uum ani.narum Hoeina ., p.ibblU-aía per 1« pritna volta nel 1095 e poi piú volte ri-lampala. eon tiloli leKt!ern,ei.to divtrni; I aver i ! Ii« utoditw d. mmm i) émw ooai mm « bbmbbéb m. i uetuMudo é$m «• powúbik. di ricotio*oen 1» prob*bile ŕli.i niugoli bram pei lar risurtare wiu chiiiT-amenu- yuost* a Inj diviao m lott**« in paragraii ntmierati prupwaaivaeaBM', ob*; ňapoudotiu unieaniente ud tm uriwrio c nrdiue t* dovi*b*aat JMaMM» "j quälet», inodo 1« kltur» oj un niaVnak ooai dl «pro». Dell eaordxi doli« letu*, si kanit'.. duc KWasurt difleronti toe.lt. * •/.. 2 r.; ee. 3r. * v., 5 r. * v.j: il Foaookí kí rŕvolge ditvtt......Mi »I ťwbtv per neordar«, ľauiicizit. del pŕítor* e • I Aläeri * «> •*■ uium diwuBKiotu iiilornn altu jmoeia e ullu piUura: upila prÍM oU»ut* poi mlroduu: la djnioelraxioiie delia mattKiraa IT»tu» • ľt pioUir» powu.'. meutr* wíla awiouda stOKura aflrouta P» direUaauKit* la/gonietiU. spnrdjoo e rit-w a parlaľe Bubaw é Oiueru ľ d*>lla tradurkme cvolgendo in furtna piü ■ rgainoa il ■> c->irw> (Otnt-io cnir-ck-ral-v oome piuore. il ili^Ikt metodo MC Uadurl',. lo Kiilt.. e aogueikdo pni da vieino lo achema cblla k**** .-..j.fi riportaU; Iťi J «wirdio- -i pari» delk» chia-ochiere dei tootim, e ifUiufli di Oruero « della traduziotie 'j- um variante dcll'uhifa» p«*wi »ulk ooiitroveraie dn ktu-rali t il brano che =i legge alt o. Or. d. 1 tW. LV1, che il Vijdione pubbUeo cx.me apparieneat» all«. k", r.-, al HoiiU (*i MM a neue lacoeauo ai tempi di ľieintraH la ripvtulo, 1 ~ asivami r.i. il Fosoolo dopo aver enunóaat U «in iiitiiii/1'«,!- iii-ila Iraduzioiie. pa^ia prubabllnionu- a pmt-Uro >iell» pm-aut in gt-mn- doll'imitaziono della natura, della dif-'■ i / . Ira la |H«jaia primitíva di Omero c Karte di Virgilio: nrte» •pjiicta parte de J liiaoorao «i puó oon una oerta aicurena rioostroi» avvicjuaiido le cc V, r.. 1" v. e r., 10 r. e v., 9 r., per oonclude» MB u MM dtlla c. 8 r.. col quäle, dopo i vari eseinpi da Virgilio. -i rilorna aila qucatiouo dellimhaiione della natura, per «*■ dello imitazioni é resa posaibile du IIa «*■ clitiler« ehe ia diflerenza _.. g«ttivita M aentire iimano (c." Ii Iii- conaiderazioni inton» queato punto una Ingicaool- all« l''-«iad'Omer.i.Chi,trovorobberoa '''T' ,X' T " ťCMa-dini eontaonnano le du. «*■ utueo duHturwi. nrriin nlrt iiMM pHi( p 2r,4 n , •ab, Í,,!' ""ľ" " ""'WU o. 17v. e r. (• UtiuNf** "" '",ľ" "J. '■■Mll.llllJW,!, .„,, |„ ,. I|,v ,, F .„„„...... V ™.lin m >l. ""„""r 1........."■«» í'ŕ' -~ «ii.:,..,,,;■"........>■.....-.n,, ,-.,,,«• i"........ . -........ „ . " ■"' """ "'.....I-"" liena- I.«irn r.,n q-a-h MJ "<|-i,*1.a -«und. paru, i| br.,.,, di « r. [.La Natura. S-„l'i i "■ ' ''ľ' ""■ :!-7- '1» aujiiunfl«» ■■1-, .Ii ,',',',",'.,T,'tKl''"('"" '"i""•■>""■,■ omoDcnoKí iaxex looazione. a DDÍ rimangotio -■■li.mt ■ due bráni, di ilimcilíaainia let-luríi. ehe anehe il Ma ver tralaseiň nella wum traaerizúine; in Mal si tratta degli apparenti difetti di Omero (immagini ridieole e nauM-auli; e delle ditlieolti ehe lali immagini ponguuo al tradut-tore, e ai aeeenna un confronto cnn paasi aimili di Danto e del-l'Ariosto; analoghe eon>i,leraziimi ritornano in dno ľrammenti rac-oolti nol fase. LVI (e. 7 r. e v.: « Siamo dunque al bivio di ere-dero eoe. ". Due, Signor mio, solio a ipianto io erndn le miro a cui tendono le versioni eoe. ■), che il Viglioue ooiBpnM Tra quelli dolla lottera al Mont i.1 dovo pero restano in tutto isolati dal conteato; la loro deatinazione e iniertft. ma ľatlinitá con quesťul timo passo della letlera al Falire é tule. che seuibra prcsumibilc doverli acciwtaro a qnosta anzi cho a quella. Al brano Mulľimi-tazione della nátura il M a ver fa aoguiro quello aul diaegno dcllo atile (oo. 7 v. o S r.j, il paaao au \ irgilio delia c. Iľí r. ("Ma per agevularo al lettore lo ap|ilicazioni cho dirô poscia occ. „, o il Mayer eorregge: , li, applicazioni di quanto ho detto i). 2 che invece fa parte dcllc oonclusiiuii del brano aiille , intaraiature »; , pubbli • poi pili volte riatompatft, KM tiloli legge. INTRODLZHJNE la eonclusione della lettera (c. 1« v. e r). piuttnsto rrammentiiia, con rintercsaante paralleln Ira la poesia o le arti ngurativo • b oaservaxioni sul SJlvano avolgi-monto del disooeso; aeeade talvolta ehe rieorrano frequonti ripeti-zioití, ina non era possibilo soppritnerle aonza operaro arbitrarí intervonti sul těsto foseoliano. Per quanto riguarda i vari nfaci-menti delliuizio della trattazione. indiviiiuato le ateauro fonda-mentali (oo. Ir, n H r.), mi sono manteniito a questo, iudioando qualeho volta, nol tflsto stesso o nello noto, le varíanti piii impor-tanti dolle altro stosure, ma escludomlo i rifaeimenti dolle co. 1 v.. 2 r. lir., eancollati eon un frego vertiealo. che non aggiungono nulla ai tosti piú importauti. in questo inizio della lettera il Fo-■nlo disoorre della Itellnxza del oatalogo per i con to m po ra ne i ďOmero e dolle diflicoltá che si pongono al traduttore Al paaao della e. H r.. oho in parto ě un rifatimento del procodente (eo. 1 r.), puó aegitire quollo in cui ai viene a parlaro della differonza Ira la motrina greca e la nostra modorna e della poanibilitit di diriniero il problema che si pone al traduttitre (oo. 1 v., 9 v.): poi il diacorso i- ancora ripreso alla c. 3 v (« Pazienra, se que' nomi nella no*tra lingua laeerando roreoohio.... «), dovo oontiniia oon le eonflídora-zioni sugli ínnesti (e^empio dei cinque capitaui dolla Beozial od i riferimenti a Pauaania o Strabone, per poi paaaare. nolla c. 6 r, (la ripotizione della modesima congiuuziono alla fine della c. 3 v. e alťinizio di quosta non lascia dubbi nulla aiieeessioiie, eome del resto non in- lu-iciu lo svolgimento logicu del diřeor^itl a parlarc delle omtiii intarsiaturo del Salvini e della chiosa di Madame l)a-cior su SminUo1 (una var. di tutta la prima parto del bráno ai 1 Optre. IX, pp. 364-70. 1 11 Fnwitlo imvava iiii.iniiO' dal Cesarutti il Itrauu di Madame Dacier: ■ A|iellii aM dettu Smintco da una voce Groca rlie vuul dir to|«>. Cablino ait-tírn Pncto ce ne apiega roritrin*1. Uua eolunia (írcra di ťreta pnauindc. nella luuliuúoue del J)«jUwu.> uellu (lauuzmiic de catalog,, od ■ VUUwduruuuB, bidla UĽisiäftíld 4i TíHJM* i liMjgbi omericii . IiV.iau.la dl vumir twdltte d*i veno d'UuiMv- MC «TJMR mijuuluujii iUůijppwtabiic nelil ijuiiiii potmiu. eon etmnpi ö*liuiixjo f «iaiUltiue di tin {jiutdri' uel cuLalogo si aoooflki cyiituuuto dvilu xotbuü ľ wLíjobb- tidjroooe apuarurnga «ou *■ iiuJi fuwke «hc qui mm vüJte li ťoecoJo una it " j UiUi jtfuwi SCI QoJJ(M&W *ÍVro-Vfc il pawn. MM duiib». i UiiUtfu wufliWa M'iivar poiii. quest. Jttk' alia tine di u;uwjv,i Jetten* ui diBpoiuutt- jxi, dal nt-eenoJint. quosto . m < Klenuta fur It- modert,nu ragioni Im rat-culti > n lmtad» p4M.idei Ulicv-winidiJ 0Í«- n IvgpimiiiHi vol.H .) t- liol v«! 44J \ľ iw; r , clu uuotnu mi i-ymt ■ppuľtu&a timtlii m *■ pmuabiie ehe non mm rajwe . quenu,- lettttce lu uuoiiticln ej trovu 6» k odo ÍKMftutaoo, « la prim* ujíjiarttoij.' al }wnt* J- suar-U luUtttu e c^otwiuta medoiuuio iasoioulo deUsH-Ujía »I Wwiti itW. JAJ), e uoc vwmc puMdio&ta dal) Orluiá W " i- Miivw in.- dvcw íMX-jMMľttW. tra-dnzioni di un pMMO d'Omoro, comproaa la pn>pria. per dlnstraro la diffieoltä di riflettero in i:.-.I irirn > tntti i particular! del těsto greeo o dímoslrarc che in fondo. dopo tanti errori degli altri. neni-meno la propria tradiizione era aoddisfacente. Giil il Mayer nelU sna traserizione premise a queati bráni alcunc conaideraziimi. che ai trovano fra i frammenti delia lettera al Fahre (fane. LX. c. 11 r.), intorno alľimitazione di Virjíilio: non solo la collocaziine delia carta, ma anohe la forma del díscorso [• K poichě parlat.i di Virgilio eecovelo a fronte,... la leiten, al Lossi č acritta eol ■ lei ■) inducono 1 pensare che in nn primu tempo il passo era destinato a quella lettera, come a quell* lettera crano destinato probabil-niente le considerazioni sulľinvocarione alle Muse, ehe costituivano come una riprova delľcname (íenorieo dei vari tratiuttori previato tiello schema: E poichě a'e parlato di Virgilio eecovelo a fronte del maestro riio in im passe da hli quasi tradotto, e eon Virgilio. tutti ßli nltri truduttori italiani. in una tav u la parallel«; e dalle osservazioni cli'io vi furVi, spero die giustitioherĎ il carat t era da me fatto de'traduttori.... Di quel caratterB do' traduttori reata il passo aul Kididti. ri-portato in nota alia fine di quella lettera. di eui giä abliiamo parlato; lutto il redto oonflul in nn'altra lettera; per queato nella pre-aento odiziono ho riportato, sull'csetnpio del Haver, il passu su \ ir^ilio ali'inizio delia lottora al Lessi. iotiol ncando con un OOtpo tipogribtieo minore ľincertezza della oolloeazione. Una volta chia-rita I'oai.stetiza di qucsta lettera ed il earatUire che Íl FohcoIo volova daro ad essa. il problema della «uocesaione dei aingoli hrani üi riduco a poca coaa: dapprima la traduzione lotteralo dei versi d'Omoro. con un esamo del t. Rwtano pot qnattm braní fondamontali >'hian tur. lactone Hel prohlemA Helia traduzinne tel atalogo ed mm d*|l* jtftrU H«i tentativ: fosenliani .e t :-. on var. alla o. ILbJj. considersT'oni ■ml metodo tanutu nal trtiditrTO ire paasi (o. M considerw.ioni snila nfwvmmtft di visitám liiorjhi omenri a nl paawt Hel rfurne. d'Ulima (o. 5r.|. 1'nltimn nmuo o. I3r.) null* neeeseit* Hi vnriam I'orrtinn fini vorai ďOmero nor » ví tare nai monotonia insnppnrtahíle nolla nostra pnesia. wm oaempi deNonti dall'mmo o Hulls, fine Hi un quadro Hel catalfiffo. si aocorda og| (ymtenulo Hnila MM n ad essa si dirolilio appartenna non eertaBa, se non fosse eha qui una volta il Foaeolo naa :l ■■ voi o una i*t> sta. o una prova per nnllncare altrm-« il pauso ' ?inl dubino, Bjai-chi in nossun altra lettera snmhra trn var posto questo iřamixieDk, ho prnferito riporlarln alia fine Hi questa loners ai Bmnetti. ■ nrm altro per non disperdere piíi Hel nďcssnno queste iionsideraiaa intimoal rntalogo Per la meriesime ragioni ho rnoenlro in aotaite ooBnrvayrioni *n dno patmi del lihro wonrío. che -.i leggnnn nnl vol. 21 Hel m« I, le. 2ftfW.) a net vol. Ttl (c. 1HB r.i. clu- qnesta mi i pas la loro wda pWí opportiina. anoňe se. ě pro ba hile cha nor iiaw proprio centompnranee a qutwte letter": la seconda ni trova fra » traduzirtni del periodo flnfentino, a la prima apparent* ai peřina) í* qnaTta, fctttera * fcontennta nel medesimo faacicolo della laV tera al Monti (faae. LVI), a non vonné pubbiicata dall'OrlaridM sebherto il Mayor ne avesan preparata. cni snliti crřteri. la traao> Krfme: fn adřfa inveno dal Viglione. r.he la oni a qnella al Monti, oowia m si fraítasiw di nnnniea rosa. a volle riportare in noto a ttswaráwm* dal Mayor, nel dobhio ^ho foaan deaunta da altri atia* arritti 1 Mn il Viglion*- oell* cnllocazione di queato *«ritto fa pr» harrilrrtfirit* frroTviatr> dallo ařhema della letter* al Fabre, *. ftoma nappiamo. «((li attribul alla let.tera al Monti; da qnellow" Mnfotti r-ultava eh« j| ttmxfo alla fine aarobbe venuto a i d»i vari ttadnttori. e qnindi tembro natnrale al Viglio____ la Mtetn al Monti ron quanta eaame delle varie traduzioni n|ti .(..... — i---j.™...77 . I Up. hi , pp ami ti bráno drllaltra Ktrmira [op. ri/.. p. MB, >• nmootmon iaxxui i-he. ao scorriamo ieloneo di queste prose toorioho. non pilo essere iilentifioato con altro che con la lettora a) licssi intoruo ai vari tradutlori; una lettora scritta alla maniera doile oonsiderazioni sul oannO di Oiovo, o cioě analizzando attontaniente tulte le- tra-dnlioni di un passu ďOmero, compresa la propria, per illnstrare la dilfieoltá di riflettero in italiano tutti i particolari del těsto greoo o di most rare eho in fondo. dopo tanti errori degli altri. neni-meno la propria traduziono ora sodtliifaeeute. Giá il Mayer nella sua traacrjziono premise a quosti bráni alcune consideration i. che si trovsiio fra i frammenti della lettera al Fahre (faso. LX. e. 11 r.), intorno all'imitJtziotie di Virgilio: nun solo la collocaziiaie della carta, ma ancho la forma del discorso (« E poichě a'e parlato di Virgilio occovelo a fronte.... i; la lettera al Lessi č scritta col ■ lei i) iurtncono a pentan che in un primo tempo il pasao era deafinato a quella lottera, como a quclla lettera erano destinate probahil. mentě le con si dera z ion i suH'invocaziona alio Muse, che costituivano come una riprova dell'esame generico dei vari tradutlori previsto nello whema: E poirliě s'ě pnrlnto di Virgilio eceovelo a fronto del maestro mo hi un pasHo .la lui quasi tradotto, e con Virgilio, tutti gli ultri tradnttori italiani. in una tavola pirallela; c dalle OBserva^ioiii eli'io vi fcro, spent ehe giuatifiehero ii earattere da me fatto de'tradutlori.... Di quel earattere de'tradnttori reata il passu sul Hidolri, ri-portato in nota alla fine di quella lettora, di oui gia abbiamo parlato: tutto il resto conflul in tin'al tra lettora: per qnosto nella prc-sento ediziono ho riportato, suH'esompio del Mayer, il passo au Virgilio all inizio della letters al Lessi. soltofnrondo con un oorpo lipiijlniKoo rninitri' I iueert(■//,.i della pollna/.ione. Una voltu chia-rita 1'esistenza di questa lottnra od il earattere ohe il Foaeolo vo-leva daro ad essa. il probloma della suocossiono dei eingoli brani ai riduoo a poca ooaa: dayprima la traduziono letterale dei vorsi d'Omero, con un osame del tostn originále (c. 12 r.), poi via via in online cronologico lo ancceasive traďuzioui eon le varie conaide-razioni: Ridolfi (c. U r.), Cesarotti (c. 13 r.), Monti (e. 13 v.). Foaeolo (c. 14 v.); matica l'osame delle alt re traduzioni. Va infine rilevato un particrtlare importante ai fini della nostra atoria del-I'esperimento: ne il Viglione ně altri si avvidero che a conclusione , il Viglione pensu trattarai del M.ii.-i. ■ I'aver potato constataro eon sieurezza che tutto le eita-zioni fatto dal Foaeolo in qnesto brano corrisponriono ool teato (la noi ricostruito dělit traduzione del ISM č atata la riprovt nt aatQt rioostruzioiio non era arhitraria o eho la dataziono stabilitt in proeedenza ]>er altro strado era csatta. L'ullima di queste lettero era indirizzata al Momi, od to, forsc nolle ilitenzioni del Foscolo un mezzo per snperaro ogni dt-sapuru con 1'amieo dun tempo o riprendore con lui, che stinun |iur sempro il miglioro dei tradlittori d'Omero. il dialogo intomo ňlYHiadt; tanto piů che nel periodo in etii ai aecingeva alia preta razione di queato esperimento dava per puhblicato, come riiuhi da un pttto di queato seritto (« Vidi. e non mi rinereace, pubbliMb nel " ("iiornale Kuoiolopedico ' di Firenze nno squaroio d una ai iraduzione del libro socondo. .. '■), il saggio diseusso col I-eoni, dil quale avrobbe potuto derivare nei lettori il dubbio legittimo d* fosse statu divulgato in gara col Monti. La lettera fu trascritb. dal Mayer, ma. omessa dall'Orlandini. fu puhblicata soltanto M Viglione. in una lezione assai scnrretla e laeunosa. unita, abbiinm reduto, alia lettera al Lessi. come se ad essa fosse da attribute lo schema della lettera al Fabre. II Foacolo pr.habilmente to* in diversi modi l'inizio del diacorso- dapprima voile incominttt ricordando \'Esperimento del ISO", elaborátu insieme con I'araJnL e manifestando 1'intonzione di eontimtare a pubblieare I'lIM libro per libro, dedicandola sempře a lui. e paasara quindi a* scutere della traduzione del Monti (c. 1 r e v prima colonial: poi ricominoio da eapo. rifacendoei alia pubblicazione del Ow-auii- Encirlopediro e discutendo generioamente dei pregi della trt dutione ÓVI Monti e dei difetti. per ennnciare il piano della !ott*r dire alcnne parole del carattere ■ 1--U' I liadi : dell* 1!« al Intduttore; delle diflicnlla da supeními; del metodo,» il unico atto a rieacire. e rinalmenle dello stile— colonna, con var. alia c. 9r.); infine pens© probabilmente di incominciare ancora in un »hr naodo. mwmido in questo preambolo la storia del prime «p» meato e delle oorreiioni da lui successivamente apportato * Pfwpcia trtduiiooe. per presentare il libro aeeondo come un sigP drlnu^ metodo (oc 3 r. e v.. 4 r). Nella seconds parte d* Wlwa ptobabilmente. come era previsto nel piano aoprt rip* ttta. agfa renirt a ptrlare d'Omero. di certe sue caratteristi*' delW dttbcolt* che ne drrivano al traduttore fc 10 r 1. ma q«* «i««»ni«a» ioterroito; da ultimo affrontava direttaraenW i dMbTaaU - 'f»d"rTe diseorrendo dell utilita delle tradníá* . ■^l>** """""J*1 al trtduttore. del carattere soggertivt* df* ~' l" "'" ,lr ■■ v >r :n.. punropp.. la let 1«»** "fane cijocjy1tA Alle prose teoriche avrobbe dovuto seguire nol volumetto la traduzione del libro socondo. la quale, come abbiamo gift, veduto va ricostruita attraverso i vari brani del fasc. 3, vol. Ill, ],, se-ptrando It prove del periodo tiorontino o lo ritraduzioni del periodo miltnttt dalla trascrizione continnata di ttitto il libro. Ma qnesta trascrizione. mentro materialmcnte si put) subito identificare per i primi versi del canto, e piü difticilmente riconoaeibile per i versi del DtttlogO e della fine del canto, perehe a'inlreceia eontinuamcnte ai molti altri frammonti isolati: la tracoia e otforta, oltrr che dalla fiomiglinnza della grafia con quella della prima parte del canto. daH'indieaziono delle regioni. del numoro dello navi e dei soldati, 6 talvolta anclie dei capitani. ehe il Foscolo segno di fianco al-l'inizio di ogni quadro del eatalogo. ron una numerazione pro-grossiva, seguendo la quale di carta in carta si puo rintracciare ogni pasao di questo important* testo. La bella copia incomincia alia c. 161 r.. in una grnfia uniforme, ordinata. su una sola colonna, con varianti e eorrezioni nell'altra eolonna; manca pero la trascrizione. della traduzione dei vv. l-lö* del testo originale (dall'inizio fino al passu sullo scottro di Aga-meroione comproso), e potrebbo darsi che fosscro proprio questi i fogli inviati dal Foscolo al Leoni per la pubblicazione nel Ginr-itale Encidopedicv con la lettera del 23 luglio 1814. Per tutto il reslo del canto, salvo aloune laeune della traduiiuno (vv. 139-41, 155-50. 265-183, 653-70. 681-94. 746-47). il testo si puö ricoetruire seguendo la gratia della hollo copia, ma tenendo conto di tutti i rifacimenli aegnati o di lianeo o in altro pagino e di tutti i rinvii l'atti dal Foscolo in qnesta o in quel In parte; lo prime tro carte (161-163) sono in ordine. I'ant di soguito all'altra, poi si passu alia 0. 166 v. (invocazione alle Muse) e si Continus soiiza internizionc fino alia c. 171 v.. dopo la quale si ritorna alia e. 143 r. c v.. si salta alia 1611 v., e quindi di nuovo iudietro alia c. 142 r. e v., aH'intenio della quale va inserito un brano della c. 173 v., ■ ai tormina in queat'ordino: ce. 160 r.. 172 r. o v. La riprova. come dicovo, ehe quista truseri/nuie e verameiite
  • intt-ndu d ilisogiio generale M-ľ opera ehe iilrri i-hiami-r A .ireliitel iura, o eoonomia, i> t JraneiosanieilW pian». boiLxi n ■jino d ugni p, iisí.t.i |uin itnm -ul ; priuia . onsidcnal ogni parola enn ľaltra e per eonseguenza ogni idea desiatu da Dp» parola, e po i ogni gruppo di minime idoe, cou le altre vieme; « P" tinto il p.-nsi.'ľĹi pmdi.lt o dalle idee- riuuite; e quindi il período, c" jHTiiido ri,n ľultľoj in guisn . lo- „■• rhull i una pn »greis....... di m"™' hri o di siioni, hí ehe ugni memhro non nbliia ne jiiii ne meno.... d'itk* dN HaMno, e il tni to abUa tma varieta di suoni, di t hite, e di f» nfg) . 11 lu.f e dl eiiian.si ■in.i. che non f> in ßne del non to so non qu* ľmeiintesiino oho proiluee ľannonia. quelľnrte elie é si ditlieile nifl-1 ari-iiin-i Iura. eh. coatituiace la porfnzione delia pi L tura. e dolle ani hello. ,. ,l,o la Natura ha non si divina i«»tenza sparne aovra le «* Ľimitazione della natura quindi raata il ftanana fomlamontale dolla poosia. r. : ■ i i. dai primi grandi poeti, ai quali poi aj é sompru gnardato como inodollo: I.'íiisup.er bon tradurro, nitre alle nitre qualitá di erudizione. oecorre • primamento spirito poetico, ed ar-tilioio mer.tviglioso di veršu .. e nhe la traduzioue quindi ŕ un fatto soggottivo, diremmo noi una ereazione originale: Che ae, par ipotnii, dno mortali fosaero dotali egualmonte ed grmlo di tucte lo doti neoesaarie a tradurro ľliiade, ed edueali ad una m. do-una seuola, i> opemuli orní lo «lesse teórie, eri'do ad oirui modo ehe ľimpruaaione del ľ original.» sarvbbe nel loro " verná, che oiaachedmia di queUr — 1 1 "» E ancor piü reoisamcnte. molti auni dopo. nel 1826. rocenaendo la traduziono della Gcruaolŕmme fatta dal Wiffeu. arriverä a dire ehe por tradurro la poesia ornica oecorre ehe il poeta - si aerva liboranionto delh i invenzione a dar vita e splendoro alla. aua traduzione *, MM ottonore «tutto quanto reflet to medesimn I ■original*'' non e mai da sperarsi,. poiche «la traduzinnc. term dt.-i d'altra lingua perde lo stromento pin eftieace a produmitf atcasi etTctti ». Non a caao molti paaai di queste lettere ci rir.hiamano « .. monto i -.|■ ■ n maggiore del Foaeolo critiro * poet a. ehe. abbiaM vodnto r> h!nttamente conncssa eon la ana attivitii di tradutWrt I saranno da considerare con attenziono qnei pnnti in cui (jli, volcndo rcndere pin concrete lo proprio afforraaiioni, si soUena mi un luogo di qnestn o quel poela e ne analizza magari un Mft •Ma, per penetraro nei ripoati sogreti dellnrte. si tratti delist* Inbri ci.i.Hiderazioni mil verao di Virgiiio ■ Qui candore nives » teimnt ciiraibiia euros a, contrappoato a quello di Omero ■ Candidt grandi e eorrono eo! vento - 1 o dcM'analisj dclla navigazionr a-H-turna di Knea. o del cigno di Lucrczio, o delle diverse traduiiou dnH'invoc.azione alio Muse: al centre* del alio interesse e sempt la parola poetica. che allude a signifies!! che easa stcsaa non J» cunlenere o devono rinaseere nella inente del lettore. Accade quitd oho hc.rga natural* il riehiamo alla propria pueeia, dove la ntroh mole aasumere appunto quel potenle valore evocativo anche M minimi particnlari. eome nel femminile ■< cagna del nolo va» dei Sepolrri (■ Senti raapar frn le macerio * i bronchi La dm-litta eagna »]: .... il I..-■., che vuole ollre ail'esatteiwt i riinmaginimono, li melte i] cane nelloecurita. in ' cagno *, che dentil mi idea pi ft nscena, e la che le si vedaiio t in mezzo nlle omhrr; da che il viaggmtore irovandos wntnwi, nl prune urlo de'ciini. ve(|i. pr icinii tl'iniiiniiiiiiaziraie B panr ]e ziiune della lirru arrnhhiata a -Iraziail.. MM difesa. Ma neasuna pagina corn* quella sill Sih-ar.o di lYopereio (J tmppo panialni It. pi-rmiudim" " un trail* intbpioit/.ione [.x\xix piodi. poiclie In paaom wrmno a disaetarni, e le si tvedmi.i afl'annatA da) Hole cxlivu. o si tgiianla eon......Iil-ilieiil i alla rhiaiuat.i
  • ill.- lo ill vita a nufrescarju a .--111111 di /.ampngna.... la ilnlreKzn di quella,..; e tutto in al poche parole.... Ogni panda ha evocato alla fantasia del Foseolo un'itumagiite, ma egli nulla vera t propria traduzione che di que! ven-i latini fa in 1111 mirabilo passu delle Qrazie, si soffenna sopra tutio sull'ag-gottivo > ratnOaa », che dipinge ai suoi occhi la fn sca tranquilla diniora del Hilvano. 0 ne fa il centro della propria visione. nella qualo. seeondo quella tecnica dinamiea ebe gia alibiamn n-ilato, ci fa aeguiri' il Moat) serono del dio ehe soeglie un augnlo ombruso per ripoaarai: oi eul meriggio til >niii ciisn un ini-i.H". <■ n sunn d av.-nii !>' pecorelle sut; ehiaina alia finite. La i:m '.1 i-ni'i 1 dei:i.i anni 18).>ibit Arrivato in Svizzera. il Foscolo non dovctte ritardare molto a riprondere fia le altn cose anche VHUiitr. abbandoiuvndo del tutto l'tdoa di stamparo un altro esporimento, ed ostendendo la sua esplorazione ad altre zone del tosto greeo fino allora tranciirate. senza plii ponsare ad una prossima pubblicazione, ma direi con aawlntO (lisintores.se: del lavoro che stava oompie.iido egli (lava notizia alia Donna Uentile in braio 1M16, da Hottingon: Traduco Omero alio volte, ora si eopio in un Onieruccio, dove ho 11 stampato: 1 import auto letters, del 14 f 111 foglio hianen a.I n/iu uiglin 1 iinpedisi'O ehe pigli rnggine; Fistulas potui Kccole In venlo aelva. che vano^pare aeduto a queirombra;" 1 Si ricorduio su queeto verso lo fin 3T"^< I rorrono col wmmM I in Kirrnie, Le Moimii-r. VMS. w 4* I jllh.'Oat I • senza ponnii. Frigpi, riliii'. rebhevn a l.iTiniiiare la mill tradn/.i.ine. In'iiehe ri'iibliia tiadi.ili n;ir onnti, e ritradottino du«. Tu sai, o ae nol sapi-ssi, wappilo d 01 a in poi. ch'io prima (qH'uso didiineo) traduco un autore per me; poi lo ri-traducu per amor do' leltori,... 1 L'Omerite/rto di cui parla il Foseolo I tatUM dubbio il vol. XII rlei manoscritti Labronici. che consiste appunto net primo to mo di un'edizionoina AM'Iliade. i nella quale ad ogni pagina stam- 1 ypern, VII [Epiat. II). pp. 167-6S. 1 .11 irr ........ill;; nr.. ii KNUliTS S.ll MifF-a:. Sun, 1,1 nil - ,T 1 ■, . Caroli Tauehnituii | 1810. - Fiimkri | Ilia'. | oaAUCB. , Tomus i. [ Continons LXXXVI INTßODUZIO.N K INTRODUZIONE LXXXVII riche del Foscolo: in forma ancor piíi 1 i mata e definitiva si pre-sonterä poi nella bella copia del periodo successive alia quale ho creduto di dare tipograficamente un rilievo maggioro, percbt si colloea. anche cronologioamente, al centro di tutta l'opora del Foscolo traduttore. Ma non meno importanto ě per questo l'osperimonto del 1811. che, finora ignoto, ě stato qui possibile ricuporare: esso ass mum in sé i risultati dell'esperienza precedente e contiene le basi del lavoro futuro, poichě proprio in queste lettore trovano - per quanto era possibile ad una mente non sistematica oomo quolla del Foscolo - una ohiarificazione i suoi principi teorici intorno all'aft del tradurro, i quali, accogliendo largamente motivi e immagim ed esempi ricordati nelle discussioni degli altri traduttori, vengone ad identificarsi coi termini della sua stessa poetica neoclassica Chi disse primo o quanti hanno poi ripetuto cho « Ut pictura poesii', diede, a quanto io credo, la rogola capitale della Poesia; il detto oraziano non ha per il Fosoolo, come per escmpio per i Leasing, la funziono di rilevare i rapporti fra le arti per distinguerc le possibilitä doi loro speoifici linguaggi, ma, interpretato alia luce della teória delle idee acoessorie. serve a sottolineare il valote della parola come immagine, delľespressione poetica nella sua piena assolutezza: Nella poesia biBOgna non doserivere mai, e dipingere sempře; anu spesso senza parer di dipingere eccitare le immaginazioni vere e vrn che eccita un quadro. E « descrivere » ě nel linguaggio foscoliano sinonimo di falsa espres-sione pootica, fatta di «intarsiaturo « anzi che di immagini. di non-concetti anzi che di idee chiare e definite, chě altre sono le fonti delľarmonia nelľarte: .... tanto in prosa, quanto in verso lo scrittore deve esattamente * sorvare il Disegno dol pensiero; ně io intendo il disegno generále del-l'opora ehe altri chiamerá architettura, o economia, o t franciosamentt piano, beusi il disegno d'ogni pensiero partitamente prima considerate ogm parola con ľaltra o per conaeguenza ogni idea destata da ogu parola, e p01 ogni gmppo di minime idee, con le altre vicine; e pel t ut to d pensiero prodotto dalle ideo riunite; e quindi il periodo, em periodo con ľaltro; in guisa che no risulti una progressione di meffl-bn o di suoni, si cho ogni membro non abbia ně phi ně meno.... ďidee del bisogno, e il tutto abbia una varieta di suoni, di tinte, e di pas-saggi di luce e di chiaroscuro, che non ě in fine del conto so non que-1 mcantesimo che produce ľarmonia, quolľarte oho ě si difficile nel-arclutettura, che costituisce la porfezione della pittura, e delle arti be e, e che la Natura ha con si divina potonza sparse sovra le cone dell univerao. L'imitaziono dolla natura quindi rosta il canone fondamentale dolla poesia, rispottato daí primi grandi poeti, ai quali poi si ě sempro guardato como modello: L'insuperabile progio de' poeti primitivi deriva dall'aver essi fořtem 3iite sentito e trasfuso ne' versi l'effetto prodotto nella fantasia dallo sp:;ttacolo della Natura. Gli altri.... pigliarono per modello non la natura, bensi i primitivi esemplari sui quali le osservazioni de' filosof! stabüirono čerte regole, o gli artofici s'obbligarono di seguirle; cosi la poesia che non ě se non se una facoltá naturale, si ridussead un'art -. Me' pooti posteriori non si sente qusi mal lü niitura. si am-mira bonsi l'imitaziono dell'imitazione. In quosta coneezione generale della poesia s'insorisco la sua formulazioiio del probloma dolla traduzione: .S'acqu3terá spero ogni oontrovorsia sul modo di tradurre, s'auque-terä spero in quest'unico assioma: Essero ottima fra le possibili tra-duzioni di poemi antichi in lingua moderna, quolla che generalmente occitorä le Stesse passioni nell'animo, e le Stesse immagini alla fantasia eon lo stosso effetto dell'originale por oui nella traduzione ogni parola deve evocare nolla monte del lottore una folla di idee concomitanti analogho a quollo dostatc dalla parola groca; Tradurre il catalogo delle navi omoricho in guisa che la versione pro-duca in tutti i lettori l'effetto pjjticocho il tosto ottiene da que' pochi cho sentendo l'armonia de' versi grooi, e l'evidonza do' vocaboli, e avondo visitata la Grecia, e sapendo quauto si puö sapero dollo an-tiehitä. grnche e Trojane, possono ad ogni verso, senza raffreddar la lettura con vocabolari, commentatori, e postille, aggiungere di mamoria lo ideo concomitanti cho fanno splendido e rieco ogni nome di quel Catalogo. Di qui il riconoaeimento oho per ben tradurre, oltre alle altre qualita di erudizione, oecorre « primamonto spirito poetico, ed ar-tificio meraviglioso di verso », e oho la traduzione quindi ě un fatto aoggettivo, diremmo noi una creazione originale: Cho so, per ipotesi, due mortali fossero dotati egualmente ed in sommo grado di tutte le doti necessarie a tradurre lTliade, ed educati ad una medesima scuola, o operanti con le Stesse teorie, credo ad ogni modo che l'improssiono doU'originalo sarobbe nel loro animo si di-versa, che eiaschoduna di quelle versioni a\Tebbe nocossariamento nn'aria diversa. E ancor piti recisamente, molti anni dopo, nel 1826. roconsendo la traduzione della Gernsalemme fatta dal Wiffeu, arrivorit a dire che por tradurre la poesia eroica oecorre che il poeta « si sorva liboramente della sua invenzione a dar vita e splendoro alla sua Lxxxvni INTKODUZIONE TNTRODUZIONE I.XXXEX traduzione», che ottenere «tutto quanto l'effetto medesimo [del. Foriginale] non e mai da sperarsi>, poiche «la traduzione. screen-dosi d'altra lingua, perde lo stromento piri effieace a produrre gli stessi effetti ». Non a caso molti passi di queste lettero ci richiamano alls mente I'opera maggiore del Foscolo critico e poeta, che, abbiamo veduto, e strettamente connessa con la sua attivita di traduttore; e saranno da considerare con attenzione quei punti in cui tgli, volendo rendere piu concrete le proprie aftermazioni, si soffernu su un luogo di questo o quel poeta o ne analizza magari un solo verso, per penetraro nei riposti segreti deH'arte, si tratti delle ce-lobri considerazioni sul verso di Virgilio « Qui candore nives an-teirent cursibus euros», contrapposto a quello di Omero « Candidi. grandi e corrono col vento », 1 o dell'analisi della navigazione not-turna di Enea, o del cigno di Lucrezio, o delle diverse traduzion: dell'invocaziono alle Muse: al centro del suo intoresse e sempre la parola poetica, che allude a significati che essa stessa non puo contonere e devono rinascere nella mente del lettore. Accade quindi che sorga naturale il richiamo alia propria poesia, dove la paroli vuole assumere appunto quel poteiite valore evocativo anche nei minimi particolari. come nel femminile « cagna » del noto verso dei Sepolcri (« Senti raspar fra le macerie o i bronchi | La dere-litta cagna »): .... il poeta che vuole oltre all'esattezza del razioeinio pereuotere 1 immagiiiaziono, ti mette il cane nell'oscurita, anzi te lo trasfonM m ' cagne che destano idea piu oscena, e fa che le si vedano urlare in mezzo alle ombre; da che il viaggiatore trovandosi in luogo sp«-ventoso, al primo m-lo de' cani, vede per tema d'immaginazione afk panr le zanne della flera arrabbiata a straziarlo scnza difesa. Ma nessuna pagina come quella sul Silvano di Proporzio (pur-troppo parzialmcnte Uleggibile) mostra l'intima connessionc fra 1» traduzione, la eritica e la poesia del Foscolo: A lei tuttavia per incantarmi la fantasia e guidarmela alia vita cam-pest re, e convenuto dipingere ad uno ad uno tutti quegli nggetti; ai poeta myeee bastano due versi, e quepli oggetti tutti, senza ne de-scriverli no dipingerli, ne, quasi accennarli, si disegnano o si colon-scono da se stessi, e parlano al lettore c lo persuadono a un tratto. _Silvani ramosa rlomus qui dulcis ab aestu fistulas poturas ire jubebat oves '. J"fe'" Verde ]Selva' che 6 ca8a insieme e sacra dimora di un Silvano, e pare seduto a quell'ombra; e certo ha un t torrent olio ft'suoi « r«lyi!/iCOrd!j10 S" qUeSt° verso le ^ considerazioni di G. De Robert* Fircnz^TlFSt '■ '"TT "°l Ven'° in Primi atudi manzoniani e allre coH, i-irenze, Le Monnier, 1949, pp. 136-42. piedi, poichě le pecore corrono a dissetarsi, o le si fvedono affannate dal sole estivo, e si t guarda con.... obbedienti alia chiamata di quel Silvano che le invita a rinfrescarsi a suon di zampogna.... la dolcezza di quella...; e tutto in si poehe parole,... Ogni parola ha evocato alia fantasia del Foscolo un'immagine, ma egli nella vera e propria traduziono che di quei versi latini fa in un mirabile passo delle Grazie, si sofferma sopra tutto sull'ag-gettivo « ramosa », che dipinge ai suoi occhi la fresca tranquilla dimora del Silvano, e ne fa il centro della propria visione, nella quale, seoondo quella tecnica dinamica che giä abbiamo notáto, ci fa seguiro il moto sereno del dio che sceglio un angolo ombroso per riposarsi: ei sul moriggio Fa sua casa un frascato, e a suon d'avena Le pocorelle sue chiama alia fonte. LA BELLA COPIA DEGLI ANNI 1815-1817 Arrivato in Svizzera, il Foscolo non dovette ritardare molto a riprendere fra le altre cose anche Ylliade, ahbandonando del tutto l'idea di stampare un altro esperimento, ed estondondo la sua esploraziono ad altro zone del testo greco fino allora trascurate, senza piii pensare ad uua prossima pnbblicazione, ma direi con assoluto disinteresse; del lavoro che stava compiendo egli dava notizia alla Donna Gentile in una importante lettera del 14 feb-braio 1816, da Hottingon: Traduco Omero alle volte, ora sei versi, ora dieci, ora uno, e Ii ri-eopio in un ümoruccio, dove ho messo im foglio bianco ad ogni foglio stampato: cosi non aguzzo l'ingegno, ma impedisco che pigli ruggine; e posso lavorare senza penna. Friggo, rifriggo, macero, tormento in mille modi ogni verso fra me; poi lo copio. Vodi d'impetrarmi da Do-meneddio una vita di cento venťanni, che tanti, a dir poco, mi ci vor-rebbero a torminaro la mia traduzione, benchě n'abbia tradotti nove canti, e ritradottino due. Tu sai, e se nol sapessi, sappilo d'ora in poi, ch'io prima (all'uso didimeo) traduco un autore per me; poi lo ri-tradueo per amor de' lettori....1 L'Omeruccio di cui parla il Foscolo ě sonza dubbio il vol. XII dei manoscritti Labronici, che consiste appunto nol primo tomo di un'edizioncina deWIliade, - nella quäle ad ogni pagina stam- 1 Opere, VII (Epist. II), pp. 167-68. - cokpus I poetarum qraecorum | ao fioem | optimortjm l1bkorc.m | EDiDiT I Godofredtjs Henricus | Schaefer. | Lipsiae I Simiptibus et typis Caroli Tauchnitzii | 1810. - Homebi | Ilias. | oraece. | Toraiis I. | Continens Raps, i-xrr. xc ixtroduzione introduzione XCI pata egli feco rilegaro un foglio piegato in duo: in genere nelledm facciato esterne del foglio ricopió una traduzionc in forma pit compiuta, e in quelle interne scrisse le varianti, le corrozioni, . ritiaduzioni. I fogli sono tutti del medesiino tipo, e mostrano li filigrana: « Mdl. I. A. Hubek | in. Ba'sel », ehe consent* di » segnare con sicurezza la rilegatura del volume, e quindi l'inizio delle trascrizioni, al periodo svizzero, tanto cho anche il Mayet (e non certo un copista, come crcdette il Viglione J) nel verso dclla prima carta trascrisse una parte del brano dolla lettera on riportata, con la oitazione: « Lettera alia Donna Gentile del 14 Feb-brajo 1816 ». Ma non tutte le traduzioni contenuto in questo vo-lumetto sono del medosimo periodo: la bella copia cho ora ci in-teressa si protrasse per almeno un paio d'anni. poichě, come ve-dremo meglio, il Foseolo man mano cho terminava uno squarcio della traduzione qui lo ritrascriveva, riservandosi poi di oolmarc i vuoti in un secondo momonto; inoltre egli successivarnente ri-prese fra le mani il volumetto o per correggore il testo precedente, o per aggiungore altre varianti, o per portaro innanzi la traduzione, per cui si possono riconoscere con relativa sicurezza, sulk base di annotazioni o date autografe e di confronti con gli altr manoscritti Labronici, gli interventi degli anni 18 1 7-19, 1820-2! 1822, 1823, 1825-26. Quel che importava nolla presento edizione era innanzi tutto di isolare dal materiále posteriore le trascrizioni di cui il Foseolo parlava alia Quirina e che da ora in poi chiameremo per comoditi « bella copia ■: in nota a questo testo fondamentale, ho riportato tutti quei rifacimenti assai brevi di anni posteriori, che era in-possibile separare dal contesto dal quale hanno tratto origins; le traduzioni rimanenti invece ho collocato nelle successive »■ zioni del volume, insiemo con le altre coeve di altri manoscritti. come pure ho spostato fra ie minute della bella copia i rifacimenti di un medesiino passo, cho, senza approdare ad un testo detini tivo, rappresentano un tentativo di migliorare la propria versione La bella copia si leggo in una chiara calligrafia minuta, ed ě s»-bito riconoscibile fra le altre traduzioni, purchě si tenga conto di čerte indicazioni sognate dal Foseolo .stesso, che permettono di leggere il testo come egli avrebbe fatto, senza perdere nessuna delle correzioni e varianti. Nei primi mesi del soggiorno svizzero il Foseolo incominció a ricopiare, in parto rifacendo, i primi due libri doll'/itoae, che, nonostante le lacune, costituiscono la parte piti eospicua della ,l„i * \D' e88° 8criv,-'va. COIue si logge, forso di mano del Calbo, nel *"> oei eartone nero, il Foseolo alia Doana Uentile... „ (Catalogo illustrato oil). holla copia ed anche la piů legata nello stile o nel metodo alle traduzioni precedent i. II testo del primo libro, come giá abbiamo acconnato, si riallaecia parzialmente alia trascriziono contenuta nel fasc. 1° del vol. Ill dei mss. L, da noi pubblicata alia fine dei rifacimenti del periodo 1811-1812, o con il rifacimento contompo-ranoo o di poco posteriore, che vedremo, del vol. XIV (L). Salvo una lacuna di tre versi (A, 127-29), si prosenta qui una nuova traduzione eontinuata doi primi 149 versi del testo groco, con pa-recchie varianti e con rilevanti rifacimenti di alcuni passi che vanno sostituiti ai passi corrispondenti nella bella copia (il piu important* ě la descrizione della peste, alia c. 6 r.); va poi notáto cho il Foseolo poco dopo aver ricopiato il testo, forse rileg-gendolo, segno, per questo como per i libri seguenti, altri rifacimenti e varianti, cho sono quindi da considerare quasi contom-poranei alia stesura fondamontale: per questo li ho sempro ac-colti nel testo. contrassegnandoli con un asterisco; altri rifacimenti di questo libro infine, contenuti anch'essi nel vol. XII, sono del 1821 ehe il Foseolo stesso accanto ad uno di essi segno la data (c. 1 v.: «Londra 23. Sottomb. 1821 •>), e risultano chiaramente di due momcnti succossivi: contemporaneamcnte ad essi tracció un frego di penna su alcuni passi della traduzione, con l'intenzionc di so-stituirli (cc. 2 v., 3 r., 8 r.), ma, trattandosi di cancellature posteriori di alcuni anni, li ho conservati nel testo fra paientesi quadre. Abbastanza presto il Foseolo interruppe la ricopiatura del libro primo e passó a quolla del secondo, per la quale gli serviva il testo preparato per l'esporimonto del 1814: la derivazione ě evidente. e la bella copia si distingue dalla stosura procedento per una mag-giore levigatezza stilistica, dovuta ad un nuovo lavoro di lima. Questa trascrizione ě compresa fra le cc. 25-57, con qualcho lacuna nella traduzione (B, 397-401, 419-54, 581-747), e presenta le medesime carattoristicho estorno del libro primo, se non che i rifacimenti posteriori sono molto piii frammentari; il brano della c. 53 r., incollata sul margine sinistro della carta seguente, ri-sulta nella medesima scrittura di African (1826). L'Orlaudini, che per l'ediziono del libro primo si servi dell'esemplare corretto della Marucelliana, per il libro secondo si attenne fondamentalmente a questa bella copia, rimaneggiando qua o la il testo foscoliano, e colmando le lacune con brani ricavati da altri manoscritti, sopra tutto dal fasc. 3" del vol. III (L), non senza introdurre qualcho verso di raccordo di sua croazione. 1 Rosta da aggiungere cho alia c. 25 r. si legge una serie di postille grammaticali ai primi 15 versi del testo greoo, che, insieme con quelle della e. 58 v. ai primi 1 Opere, IX, pp. 371-401. lToiidon r 16 versi del libro terzo. testi mou i a no 1'iiitenziono del ťoseolo i cormdare di note grammatical! e tilnlogiche la traduzione: si trato piii che altro di ripe n »am en t Í sn inotesi altmi o di ossenätioii che serv ono piü a oompreudero il suo carattoristico soflerniarei ai particolari del těsto grooo. ehe a dimoslrare una preparazioue du. sica nettamonte dilforenziata da quella degli eruditi dol siiotompa1 Terminálo il libro aeeondo. il Foscolo iueomineio subito » h> serivore alouni bráni del terzo. ehe probabilmente si collocanoi carallo fra gli ultimi tempi del soggiorno svizzero ed i primi duí in Inghilterra: era ľinizio di un lavoro che si protrasse poi neit anni successive per approdare allit pubblieazione del 1M21, cis il Foscolo, attratto dal eanto di Klena, non si stanou mai di to durlo o ritradurlo eon lo scrupolo ehe in preccdenza aveva dicato al primo e al seeondo libro. Alia bellu copia di qnesto je-riodo appartengono ľinizio del canto (/*, 1-59), ľineontro di Elm eoi vecciii Troiani (/'. Ilil-21l>: 221-24] ron le enratterizzalioti doi singoli comandanti dol campo greco; F.lona e Vcnere, Kien*c Paride (/', 395-440), Monolao che eerea Paride sfiiggitogli iľ. U! 4fll). Questi frammenti rannú distinti dagli altri. aggiunti vi» m negli anni l^lK-19 (eonteniporaneamente alle prove del vol. XVH:. 1819-21, « 182.1 (Hendon), per colmare le laetine o adattare qwl primo teste ai nuovi risultati stilistici. Mancano braní del lihro quarto ehe appartongano a qooat» bella copia (qtiolli oho si trnvano fra lo ec. 91-95 sono piu tardinl, e del libro quinto sni t an to dno vatino eompresi in questo test*. (Marte e Apollo in campo: K. 440-62], eon c» rezioni posteriori, ľaltro alla e. 112 r. (le rampogno di San* donte: K. 4B4-92|, aneh'esso eon eorrozioni posteriori, ed eutranh appnrtengono orraai al 181". ohě alla o. 111 v. in alt©, aceaiW a un rifacimento posteriore, il Foscolo unnotó: «Sic. Feb. la» . Hendon. sio: sed alit. 1817,-Jan. 18.th - Soho Square»;« mancano variant.i degli anni 1818-19. Dol libro sesto snltanr d Irammento iniziale (e. 127v.; Z, 1-10) ě da assegiiare a que* periodo, ohě il resto appartione palosomento a periodi posters diversi; e simile a quella dolla bella copia ě la gratia del biW del hbro settimo ehe si legge alia c. 167 v. (triste eonvito di T«-i: H, 468-82), con parecchic eorrezioni del periodo di di African. atmJt TW SS?* aPP"ste ó*1 ÍWolo alia sua traduzione fur*. J ».....,. parte pubhlL-ate da B. Scot,, j „.,,„;„ ,......,.......,„„ d'Omcn. « da ricľr^ľ v"?. X""***"- Tori,,«. IUI», p,.. 103-11. Bel Sa«*' íässt1' torinn'tip-pa,atino-ta<*,,u c*a ^ 1 due frammenti del libro ottavo (c. 169 v.: la discesa di Pal-lado. 9, 41 47; o. 170 v.: la omenta ripresa dolla battaglia: <-J. 58-«.".) di qnesto ticriodo sou© rioopiati nella ealligrafia della bella oopia. ma in una stesura aneora prowiaoria, [.er oui ně 1'uiiu ně ľaltro hanno valoro di testi definitivi; per qnesto sono stati ri-prodotti nella presente edizinne in corpo tipogratico minore; inoltre il prim© iia.-so present a varianti posteriori, forse doglí anni 1822-23, il seoondo invece posteriori di poco. Un altro frammento del lihro ottavo. traseritto aiieh'oaso ordinalamento in una gratia in lotto hi milo a quella della hella copia, si trova alla c. 497 v., fase, IK. vol. Ill (!,]: <■ il pu.s.-o del riposo notturuo ibi Troiaui {(-I. 542-65). sul quale vale la pona llssarc I'attenzione. porche. per la compostezr.a e la olassiea ampiezza del i>erindare. si puó accn--.l.ii'o je i moment: ]iiü felici della pm-hia for,eoliana La bella copia dol libro nono mconiiiicta alla c 2(13 r., col hrano tinale della colebre risposta di Achille (1. 409-29). in una stesnra lacuuosa. eon varianti posteriori, o conlinun dopo alenno |iagine in bianco e traduzioni del |ieriodo di African, nolle cc 209 v -214 v., eon lo traduzioni della risposta di Achille a Feiiice (I, 6IH1-018), la risposta cli Achille ail Aiace e la parleuza dei messi (I. 614-657), il loro arrivo al campo green II. «69-731, la rolazione di Ulisse (I: 67H-92). "...i ■ di Aiaee o le libagioni dei Gréci (I, 096- 731). Iíella risposta di Achille a Fenice si hanno tro stesure eoeve: cc. 209 v., 210 r., 2L0 v., dello quali quella di c. 210 v. ě l'ultima e la piii oompleta: quosta ho aceolto nol test©, e le altre ho ri-portato in nota. Ancho dcll'iiltnno bra no del ranto si hanno due stesure in bella copia. alle cc. 213 v. e 214 v.. per nessuua dello quali il Foscolo mostro di avero predilczione; sobbene entraml«* siano compiutc. non era tuttavia jto.ssibile operare una srelta. <■ lo ho quiudi aceolto nol test© in oorpo ti|Higralie© minore. Resta da nggiungere che il brnno riguardanto la rtuposta di Achille (I, 409-29) venne parzialmente aceolto dal f'hiarmi come eonclusione del testo dolla • risposta ■ da lui pubblieat© come definitivo, sal dandolo agli altri ricavati dal fase IS- del vol. Ill (!.), oho appartengono ad un periixto ]io-teriore; inoltre egli oofmň le la-eune dei versi della holla copia. innestandovi le varianti da noi riportate in nota. che vonnero seritte dal Foscolo qualeho anno dop© o riprendouo in altra forma il discorso. 1 i Ikdla .-r. dün di Ugo ľotfrJo. In Li I/opuscolo rci-a la dedita: noizo eon Ad^le Nisaim -i aalfica \,| JIT--*- O'Anwiia ncl «i""in delh) s , „„„dane «.(.Wducri e C. Cliiarim *. e s. »pro c Romano . Ad Alewandro D'A . IV). II (Tliiarini, nolla priTnon* , parlando ancliľ XCiV LNTKOnuZiO.VE L'inizio del libro deeiuio. la bgurazioiw oell angoscia nottuna di Againemiouo (K. 1 Hi), si trova uel ret to delta c. 4'.)7 tasc. ». vol. ill (Lj. della quale giá si ě detlo i. propositi) di un branodti libro ottavo. e che per ie ragioni che hi ubbiamo veduto víi cofe uata fra gli altri bran i di quest* bella eopia Nei vol. XII. frak oc. 221 r.-224r.. e 22.ri r.. si leggouo altri passi del libro decimo aeniprc appartenenti alia bella copra, rimasti tinora inedrti: i suggemnento di Nestore per un espiorazione nel eam]«) troianb la soelua dei coraggiosi voiontari aď i preparativi per la loro par- Carduoci. auuuncia ehe la pubblicazione vuol essere un aagpio del critni ©he verranno da loro osservati nella piibblieazjone dell, druzi' »■ di tutte h traduzioni oiuericiic. Dopo aver desentto i maniwcritti Labronici nei rniali* trovaun ttaniuuMiti di traduzioue della » rispostu • (vol. 111. faec. 18"; vdLHj vol. X; vol. XII; voli. Xlil. XIV. XVII,. spiegu 1 criteri saguiti neU'edmai del testo. Trascurati gli ultiini tre volumi. dai quali bantu > crednto ««■ potorsi ricavare gran profit to per una nunvn stampu di esse tTariuzione i. banno cereato la i-lezione ultima » dol framniento: < < queen ci »i mo""' chiaribsirao easere. dal verso 1 a tutto il verso 80. il framniento ehe diioraao oopiato d'altra eorittura cUe del ťuacolo e da lui const u> ;vol. m. iasc. WJi II tuíto venue cosi rieoawuito: « Quelle dunque occcttaninm com, teste jar i primi 86 versi, dmaude talvolta un po di fatica a stdbilirc quale rrii li mols correzioni fosse I'ultima. e sarbaudn da niettorc fra le varianti le lezioniál noi rifiutate. Abbiaino sognali eon uslensco i w. 48 «• 51. unianzi ai qutf I poeta avoa inesso una piecola QTOQfi, eon mtendimentn. eredianie uoi, 4 tornarvi sopra Ad una Wove lacuna della copia. dallo fine del verso 57 a tutto il verso 5». supplimmo eon quulla ehe qui ahbiamn Bliianiatn ikiw* redoiioiir, ohiudeudo le parole supplite fra doppie lmeette voitiusii. Bal verso 72 fiuo al termine dollu uupia é un seine, in inuvirnit emne di e§MW tura, il quale aooouna ohiarauiente ehe I'auturv vnleva riture tutto il ma nuo ntooo che uleuni versi; e questi acengliemnu. nel teste: pel hod » tatti. dal v. 76 a tutte il v. 80 e da metá del v. 8ii a tutto il v 88.»> gtlunape la eopia, oiuudendu i due luoglu fra doppe Uueotit vertiuab. Do» cassava la eopia oi sooourse un naimueuto. in iopbo ataecatu. di nuiuo dal Koaonk), il quale va fiuo a tutte il v. 111. TJn aJtro frauiuientn. pure in fagh staccato od autografe, ei diede i verai dal 115 a tutto 11 128. Dells lacuna * ruuaneva Ira quest, due frammenti non putomtno auppliie ehe due vttm ' mezzo, i quali eavauauo dallu Ibade iuterfojrliat* di Iapsia. Dalla quale 1 ueuauc pure i verai dad 12» tti fiue_ ^ ^ f h g^^u. Oá riuseiuiroe a u.ettore assieuit uuaxi ;.,^- -- da lui foruif, (suun.^t . *totiTO: si e>i uni aegl, Ztri"** * di^i avevano IXTRODLTZIOXE XCV tenza (K, 198-271). il procedere di Ulisso o Diomcde nella notte (K, 297-98). Con questa bella copia dei prim i dioci libri dell7/ía<že si chiudo il primo torno dol presente volume, ed essa aequista un partico-laro valore, se si pensa che ě 1'unico tentativo del Foscolo di si-stemare la propria traduziono ordinatamente: per ritrovare un altro tosto cosi esteso e, nei limiti della nátura di queste traduzioni. definitivo, bisognera arrivare agli tiltimi tempi della vita del Foscolo, quanďegli fece ricopiare dal Golla i propri manoseritti con 1'intenzione di mandarli al Oapponi per la stampa. Ma non si possono disgiungere da questo těsto tutte le minuté eho lo accompagnarono o immediatamente lo soguirono; un pa-ziente lavoro di traduzioni o ritraduzioni di singoli frammenti, alla ricerca di una perfezione formale o di un rispetto delloriginale irraggiungibili, che dimostra quanto a lungo il Foscolo meditasse su ogni verso, su ogni parola greca. sforzandosi di aceogliero tutte le immagini che suggeriva alla sua mentě: basterebbe segnire la storia dello trasformazioni di uno solo doi molti frammenti, per vedere conie egli tormentasse i suoi versi per mettere a fuoco ora questo ora quel particolaro e quanto gli risultasse poi diflScile rac-cogliere quelle notazioni in un discorso unitario. 1 Questo minuté ho riportato subito dopo la bella copia, allinizio del secondo torno, in modo che il lettore possa agevolmento oon-frontarle con gli altri testi precedenti e seguenti, e le ho raggrup-pato secondo la divisione dei volumi dei manoseritti, per evitare una disporsione del materiále e meglio documentare le diverse fasi del lavoro foscoliano. E questi volumi manoseritti sono precisa-mente il XII, il XIII, il XIV. Nollc pagine bianche del volume XII lasiate libere dalla bella copia, il Foscolo, come abbiamo veduto, continuó a segnare altri tentativi di rifaeimento dei versi giá tradotti o a inserire altri passi che colmassero le lacune precedenti, riprendendo fra le máni il volume in periodi diversi. I frammenti pero che risultano evi-dentemento contemporanei alla bella copia, sia per la grafia sia per il carattere della traduziono, riguardano unicamente bráni dei libri secondo, terzo e quinto. Del libro secondo il Foscolo in quo-sto periodo e negli anni successivi si interessó sopra tutto al passo di Tersite, ohe ritradusse piú volte per sottolinearo il contrasto fra la ripugnanto figura del calunniatore dei re e la genorositá di Ulisso: se ne trovano diversi frammenti alle cc. 33 v.. 34 r.. 35 v., ndamentaiř da una c^an-nente si in*- 1 Un eaempio di un'indugine di questo tipo ho cercato di daro nollarti-colo cit. Iniroduzione alle versioni omeriche del Foscolo. pp. 571-74, 579-81. XCIV INTRODCZIOXE IXTRODUZIOXE xov L'inizio del libro decimo, la figurazione dellangoscia notturm di Agamennone (K, 1-16), si trova nel rctto della c. 497, fasc. \9. vol. III (L), della quale giá si ě detto a proposito di un bráno del libro ottavo, e che per le ragioni che lá abbiamo veduto va coUo-eata fra gli altri bráni di questa bella copia. Nel vol. XII. fra le cc. 221 r.-224 r., e 225 r., si leggono altri passi del libro decimo. sempře appartenenti alla bella copia, rimasti finora inediti: il suggerimento di Nestore per un'esplorazione nel campo troiano. la scelta dei coraggiosi volontari od i preparativi per la loro par Carducci, annuncia che la pubblicazione vuol essere un saggio dei critai che verranno da loro osservati nella pubblicazione delle (tratit e di tunele traduzioni omeTÍche. Dopo aver desoritto i manoscritti Labronici nei qusliá trovano frammenti di traduzione della t risposta » {vol. III, fasc. 18°; vol. VI; vol. X; vol. XII; voli. XIII, XIV, XVTJ), spicga i criteri seguiti nell'edizio» del těsto. Trascurati i?li ultimi tře volumi, dai quali hanno creduto inot potersi ricavare gran profltto per una nuova stampa di essa traduzione >, hanno ecrcato la « lezione ultimat del frammento; «e questa ci si raoíuí chiariíisimo essere, dal verso 1 a tutto il vorso 86, il frammento che dicemno copiato ďaltra scrittura ehe del Foscolo e da lui corretto [vol. III, fasc. 18a]t. II těsto venne cosi ricostruito: « Quello dunquo accettammo come těsto per i priiai 86 versi, durando talvolta un po' di fatica a stabilirc quale fra le tnolte eorrezioni fosse 1'ultima, e scrbando da mettere fra le varianti le lezioni di noi rifiutote. Abbiamo segnati con asterisco i vv. 48 e 51, innanzi ai quali il poeta avea messo una piccola eroce, con intendimento, crediamo noi, di tornarvi sopra. Ad una brevo laeuna della copia, dalla fine del verso 5i » tutto il verso 59, supplimmo con quella che qui abbiamo chiamato ttconk redaziotie, chiudendo le parole supplite fra doppie lineette vertieali. Dul verso 72 fino al termine della copia ě un segno in margine como di cassa-tura, il quale accenna chiaramente che 1'autore voleva rifare tutto il peuo; ma non rifece che alcuni versi; e questi accogliommo nel těsto: pei non n-fatti, dal v. 76 a tutto il v. 80 e da metá del v. 85 a tutto il v. 86, se-guúnmo la copia, chiudendo i duo luoghi fra doppie lineette vertieali. Dow cessava la copia ci soccorse un frammento, in foglio staccato, di mano del Foscolo, il quale va fino a tutto il v. 111. Un altro frammento, pure in fogfo staccato ed autografo, ci dicde i versi dal 115 a tutto il 128. Della laeuna che rirnaneva fra questi due frammenti non potemmo suppliro che due verš e mczzo, i quali cavammo dalla Iliado intorfogliata di Lipsia. Dalla quale přen-demmo pure i versi dal 129 al fine, che mancavano nei fogli staccati. Coá nuseimmo a mettere assieme quasi intera anche 1'ultima parto della Rispoet* d Achille, ehe mancava nella copia: e perche chi legge possa agevolinent* distinguero i vari frammenti onde ella fu composta, li separammo 1'uno dal-i . V,°t" dopp, Jano allullima stesura rlolla o. 290 r. (lí, 207-25); sompw ■aaondo libro inultre si trovami qui vaříc prove di ti^iuro di un passo del eatalogo dcllr navi. non ricopiftto nel těsto pa. oedente. rigtiardanto la schiera di Agamonnono (U. 576-80), i tíitto sono raggruppate fra le rc. 40 v.-48 r 1 molti frammentidd libro torzo risultauo chiaramonte di duo periodi, tanto v ô la ditTeronza dclla gralia o dogli inchiostri: aleimi sono o„. poraneí alla bella copia, gli altri allc [iiinicmse prove Hel voL degli anui 1817-19, e in gran parto sono tontativi di lacune della bella oopia; il primo gruppo riguurda l'i---- Kitore nel canipogreoo per annunoiarc il duollo [i'. 76-94: oc. II 62 v., 63 r), lo proposte di Hnuli n (/'. 108-10: c. 62 r), EL* dirige alla torre (T, 139 52: cc. 63v.: «4 v., con var. alla 0.« le parole di Priamo ad Elena (7', 166-72: c. 65 r). Parido ed (/'. 383-98; 428-34 ; 441-46: cc. 290 v., 291 r., 297 v.. 298 v., 299 r.). Del libro quinto in quosto periodo il Foseolo aggii quelli della Itella copia duo altri frammonti, ehe si přesel forma aucora provvisoria: il (i-rimoiito di Mařte ed il mento preaso Oiove (E, 480-81: 00. 125 v., 126r., 127r.),» torno di Giunone e Palladc in cielo (E, 907-9: c. 127 r.). Vn quaderno importante che servi al Foseolo come H vol. XIII, dalla oui filigrána (sigla della oarlicra con data láli. risulta che vcune dal pocta acquistato nei přilni tempi del mj giorno svizzoro. non tutti i frammenti ivi compresi pero app"-tengono al mcdesimo [triodo, che si riconoseono con ocrtezM b grafia e gli inchiostri degli anni 1815-16, 1817-21, 1*25-26(1 leggono aleiino aunotazioni autografe elio conťermano qucatt datazioni. Montre il Foseolo ricopiava nel vol. XII le iradatiOT doi libri seroiido * ' " terzo, e segnava nel niodosimo volume i ritV ..me,d, o le nuove traduzioni ohe abbiarao veduto, coutinuo. r faro diversi (h qllei bráni „cl vol. XIII. servondosene cum* i ''i1!1'1;'1''1'' 1,1 «PI>"nti. Del libro secondo qui ritradusse in <^l0m ái TepúUs [B 265_78: cc 15 v _l9 r 2lt ",u ...TV,,,al: J-' v •:t!l r-J- '» l»riata di UHsse ad AgamennfK », iľ , ; 30ÍM0: M 21 r- * 23 r.. 28 v.. 29 r„ 19f, stesurľe .-' praP"atiri dclIWrcito alla battaglia (B, 441-9J: ÄSÄf?»'■• 2 !v.,7r v., 3 r ,4r.e duzioní di d,ľ FO t0rz" mrece si t™vaiio solamente trt- tr. tALi! .ľ .,pMS!; Al)tenore cho doscrive Ulisse e Mene]*" ), Ideo oho anuuncia a Priamo il dna* collegato con laltra stesura del lase. 1' del vol. III (L), cho abbiamo collocato fra i rifarimonti ■ MYKx/jerímt itťi dogli anui 1811-12. Del libro socondo tnvoeo si ha qni soltanto la traduzione di una vontina di vorai dol těsto grooo, e proč i sa ni c 11 to del bráno cho doscrivo ľaccorrere dei Croci alla guerra, eoi paragoni al fuoco nolla forosta 00c. (B, 455-83); si tratta di iiumorosi tentativi di rifiioimonti, nei quali 1'iutorosso d:tl Foseolo ě tutlo dodicatu aile iuimagini dolle similitudini -euza approdare a un těsto definitivo, e sono compresi fra le oc. 45 v,-55 v. c 64 T.-40 r. Ma la maggior parte del volume I oceupata dalle traduzioni dol libro terzo, cho da ora viene a collocarsi al ooutro dol lavoro fosooliano: jiaroechi pasHi giA si proaontano in una forma compiula, altri MBO tradotti o ritradotti numerose 1 e tutti si leggono fra In co. 33v.-42r., 63v.-64r 72 v.-84 v., non inolto ordinatamtuito. por cu sam da un gruppo di earto alľaltro por raecogliere i vari bráni sn-oiitlilo 1'ocdino doi versi giuei Ddlí'inizio del libro, tino alľanuuncio ilel diiulti. li', 1-116), si ha una stesura oontinuata. bmm quella del libro prinio, scritta nel retto dollo carte. oon varianti o rifa-emienli nella pagina a fmnU) (cc. 65 v.-71 r.); il bráno dei veeohi |.adri troiani e delľarrivo fra loro di Elena (ľ, 146-58) ô tradotto ťraniiiiiuitariainente, con diversi rifuciinentj di singoli squaroi (co. 63 v. o 64 r.), meutre si logge una stoaura oontinuata doi vor*i su Elena o Priamo (/', 1.54-206: ec 73 v.-74 r.} o au Elena cho addita i prineipi greoi (T, 199-224: 00. 72v.-73r.. oon rifacimeuti alla c. 74 v.) parzialmento ripresa qnesťultima in una stesura eontiuuata. ilalla dosoríziono dei princip! fino al giurameuto di Agamonnono [ľ, 203-94: 00. 75 r., 74 v., 75 v., 77 r. e v., con varianti alla c. 76 v.), traseritto pooo oltre (/', 298-300: o. HO V".), u. - Kohcou). Onert. Vol. III. 5V.-71 r xcvm DTTEODUOOini Di qui in avanti in Iraduziono č t-ompro fmmmentaria, eou ntt correzioni o rifacimenti. • con qualehe lacuna si protrae 6oou fine del libro: il lancio di Menelao (/'. :t~>.V72: cc 42 r. tnu Parido aalvatoda Venero (/". 37«-«»: cc. 83 v.. S4 r). Venmpna Elona (/', 383-h8; oo. 82 t., 83 r). Vonere ed Klena (j, MWU ec. 83r.. 80 v.. XI v., 82 r.). Elena cho segue Vonere (/'. 41HL cc. 81 v . 82 r.). Elena da Paridn (T. 423-311: ec. 81 v . 7»v..»l 81 r.), la risposta di Paride ad Elena (7". 438-40: cc. 79 v. ttl 84 r., 78 v.), Elena e Paride, in una trascriziono continnit* |f 418-41: c 34 r., con rifacimenti c. 33 v.). lo parole di Paridea Elena (/'.441-42: o.84 v.; /", 444 : c. 78 v. J',44»:c. 84 r.;r.OUt a. 78 v.), I'mtimazinne di Agamonnnne {/'. 44Ó-61: cc. 78 v., Til Del libro quarto ni ha la traduziono di un solo frammenlu.li mořte di Simoiao (J, 474-87: c. 65 r.). col paragone fra 1'erocé cado e lalto piop]io reciso. aid quale aneora inaistera il Foaté del libro quinto iuvece sono tradotti due franimenti: il prim il sangue coluato cho scorre dalla ferita di Venero. si preseiBii un'unica ateaura (E. 3311-42: c 65 v.); il aceondo. Apollo che ferai Diomedc e lo rampogne di Sarpodonte, ě tradotto framiwa* riaraeuto e con diverai rifacimenti (E, 440-92: cc. 56 r.-59r.).fc fino completano qnc>to ciclo di traduzioni clue passi del libroA-cimo, frammcntari e pifi volte rifatti; Diornode si ofl're per bar-tita nel campo troiano (K. 219-39: cc. 71 v., 72 r., 90T>afJ'; I'origino dellolnio che Merione dona ad Ulisso (K. 266-71: t 9tU Quel lavoro di complotamonto e rifacimento della propria n* dnzione, cho abbiamo veduto a ceo m pa gnarsi e i m media tana* seguire la holla oopia degli anni 1815-1817. venno dal lW oontinuato ed ampliato durante il prinio tjoriodo del segpcW mglose (1817.1821), alternandolo ai vari ecritti di eritira e di a* dizione, eon „na particolare predilezione per il lihrn torzo. il "w* di Elena, cd il nono, il canto delta tragica ficrezza di Achillt Cert., e Silvio mio, che a io avr6 cost on za e aalute da hnire „-.',, ],. mie lnj,. (;ra7Íl. (. ,H ,„,(]„,;,,,„. dolin /I"* one vo talor ripigliando.... (30 set tem hre 1818).' 1 Opere, VII (Epirt. \},, p. 380. INTRCinUZIONE xvi v Quest t frammenti si DOMOM rieonoscere. snila base di aloutii dali estorni. nei voll. XII e XIII. che aHnra Íl Foscolo riprese annum Ira le inaiii. in ak-uue carte sparse dol vol. III. nel vol. XVII, oho appartionc lllUu a questo periodo Ancho in questo caso. per le ragioni -pioguto parlando delle minute del periodo precedente, ho raecoltn il materiále secondo la divisione dei volu mi inanoseritti, ed il lottore, mil easo di bráni ritradotti piii voltu in volu m I diversi, dovra sni t are da una pagina nll'altra |ier abbraceiare tutti i rifacimenti. valendosi anche della (abolla com parat i va ehe Hgura alln fine del seeondo tomo. Kivedeudo il vol. XII. il Foseolo teutô ancora di rifare alcuni passi delle (raditzioni precedenti o di oolmaro qiialehu laouna. e n- -i la sua it 'i i. ■ siti libri primo. terzo. sesto, aetlinio e nono. I frammenti del libro primo porô sono phi tardívi, od appivrtengniio a1 1821, poichě il Foseolo alla e. 2 r. annotó ■ Londra 23. Set temb. 1821 »; inoltre essi si distinguono in dne gmppi. dei quati il secondu, comprendento lmni seritti in tin tnehiostro piú sctiro, é immediatamentu sucoessivo al primo, ehe Venne seritto oon 1111 inehioEtro sbiaditisaimo. AI solit o. quest i rifacimenti dul primo libro non vanno oltre i primi versi del ennto: protasi a cause tlella poste (A, 1-23). strage di Apollo (A. 50-52), Galeunte (A. H9-72), risposta di Agamennime a (!al canto (A. 106-12), mína ceo di Aga-monnotio (A. 134-42); e tutti ai leggooo fra le cc. 1 r.-2 r.. 6 r., 7 r.. U r., o A v.. 286 v. I nuovi frammenti del libro turzo si di-stinguono da qttelli dei periodi precedenti, perehe sono seritti in un inchioHtro sbiadilo simile a qnelln usato nel vol XVII. cho non lasoia campu a dilbhi; essi comprondouo: Elena e Priamo aulU torre (/', 130-38; 141-52: cc. 62 v.-63 v), la descrizinne di Ulisso e lo parole di Antenore tľ. ľ.18-208: ee. till v-67 r.i. e una Htoaura Continuata di un hrano che si eatende dalle ultimo parolo di Elena a Priamo all'inizio del aaerificio di Agamouuorui (/', 239-71: eo. 67 v., 68 r., 69 v.. 70 r.. 71 v., 71í.) eon varianti a rifauimonti a fronte (cc. 67 r.. 68 v.. «9r., 70 v., 71 r.). Del libro sesto si ha ora un solo fra m mento. Kurialu in battaglia (Z.20.28:oc. 128v„ 129r.ov.), in una scrittura piú coiicitato rli qnella della bella copia prooedonte. simile a quclla di vari passi del vol. XIII e del vol. III. aicuramente attribuihili a questo periodo. I modesimi argomeuti di datazione valgono jier i bra ni del libro settinio: la discos* in eampo di Ettore o Paride (H. 1-7: o. 148r.J, il cormiglio di Antenore (H. 347 53: c. 162 r. oon vnr. cane, a e. 162 v I: la rispoata di Parido ad Antenore IH, 351-63: c 162 v. con var. a o. 163 r.; e o. 163 v.), l'ambaaciata di Ideo ai pad (H 385-03: 0. 164 r.), i řiti funobri nei due camp i (H. 427-41: cc. 165 v. o 166 v.. con var. a c. 167 r). Diversi sono i frammenti l-VTROnuZIONK 'lni lil>r» nono qui triMlotti in queati anili, t tutti raník . ..ii quelli ooevi del faac. I*' vol. III o iloi v.ill. XIII e a,u . proposto or oomporre In lito con Achille |L lil 145: o 193 v.), la rispiwta ili Kotrtom ad Agamoiinnne o lap tl(iU'arnba-u-iata (I, 102-98, steaura coiitinuata: ee. 194», 196 r.), 1'in.iziodel tMiBBMB di Uliaao {!■ 225-31: co. 196 ■ nquarci ilella risposta di Achille, dni quali il Chiariui had. la ooaiddntta « prima redaziono ' ' (I, 307-58, 388-400: co. 1 2ll2r.l. risposU di Acliillo a Fenic* (I, 6I1-IÓ: c. 210v.). Una grafia analoga a quella de i frammenti del vol. Sile i vol. XVII. in iuohioslro sbiadito, oon correzioni in inobiostro « pnco piu souro, ni ricouosco chiaramente ancho nel vol. XIH t qnalii ora il Foaciolo aggiiinao altro pru v ti di traduziouB dai 1 bri jirimo. aecondo. quinto. aottimo. ottavo, nono. Del libro pn> ni hanno iltio Htomiro oontiiHiato doU'inizii> (A, 1-36) fra le eo.íii o 64 v., oon varianti o rifacimmrti allo co. 62 v.-64 r , 6.1 v.. Wi 67 r.; quattro frammonti dul liliro seoondo venncro ritradotlit quoatii periodu o si distinguono dalle numeroso prove preceoa di quosto volume; Tonulo (B, 266-69: ee. 51 v.-53 r). il diacm di Uliaao (B. 284-98: o. 70 r., con varianti frammentarie alle « t* 70v.. 71 r). il discorsi. ďAgamonnone (B. 385-93: oc. 68 69 r.l. Aganiemiouo prepara il aacriticio (B. 400-03. 4U8-11: c. 68r! dei libri quinto. settimo, ottavo. allnra il Foseolo qui nogno •* mento traduziiuii di un passo o riapettivumente: rinizio iW ' hro -pinto (E, 1-3: o. 56 r.). Diomode o Agaraennoue respii** 1'offorta di paeo falla da l'arido (H. 39S. HMI-lll, 406.10 cc. UK 50r|, Etture parla ai auoi oavalli (f->, 184-87. 191-98: oc. 50' U r.| Kostano infino le traduzioni di quattro bráni del libro! pando di Achille a Wwém (I, 607-17: fitoaura continnata c. oon rifaoimoiiti Ira minorit ari alla o. 47 v ; 1. 617-19: c. 41 uttime parole di Aiace ad Achillo (1. 624-42, stesura crmtin* oo. 46 r. o v., con rifacimonti írammeiitari alle co. 44 la risposta di Achille ad Aiae* (I. 644-55: co. 66 v.. 48 il ritoriio dopji ainbasciatori al eampo Rieoo (I. 669-71: Ma il piú impnrtanto ruanoaeritto delle traduzioni omerieht' questi anni e •octit u i to dal vol. XVII: c un volume rileg*"" H*J mamme aeuro. di grandi fogli rigati, oon la filigrara ' PfflJJ' * 1813., o eomiono non soltanto bráni dell 7/iadí. ma •■* appunti per larticolo Dtgii animtdi parlamti (1819). L* xrtA*** meom.nciano alla p. 115 (numeratione del Oarh) o le prtwe*" parte degli appunti di qu«to artieolo. doiio i qnali ii Foseolo m» aleune pagino iu biai.cn. prima di ineominoiarc a scrivere i 1 Op. rif., pp. M-So. i. 47 TA .. 41 rJ .. 47 il. i. 47 li tradotli il termine . quo, qnindi. nolla dataziouo del lolume si puó tisHiire idl'ottobre 1818. Poi le pRrra ůúTIUmm s'inieirom-potvo naovamentě (p. 179]. per rlprandera alia (inn. dopo altri ahbor.zi ibil inedesimo artieolo. i quali pni Win easere idontificati eun tpiolli iinmetlialamonto preectlunti al marzo 181*1, pereM recario l'iudirazione per il tipografo: i con sog na I marzo 18191; il termine ail quem [lortaiito m pta& fitisar« al marzo 1819. Tutti i ťranimonli nono seritti in nu inohiostro sbiaditísRimo. leggerrnonte rossiccio. o eiirretti eon un altro iuehiostro un poeo pili seuro, n\ ehe esteriormonto il earattere di quento manoaeritU) é inoonfondi-liile con quello ilogli altri o pormotte di riconoHciiro eon relativa -jenrozza. come ho tontato di faro. le traduzioni di quel inedesimo periodo I frammenti ehe ipii si leggim.i appartongom. ai libri su-eondo, torzo, nono e decimo, ma gran parte hanno sopra luilo quelli del libro torzo, cho si avvicinano anche cronologicamentu alia prcijiaraziono tlel těsto ehe ciiinpuririi nel 1821 noll'/l-ifo/og/ifi. I'-- libro i'. ..min ě tradotto un solo i■.• —■ •■ la simililudino dello gru e doi cigni (B 459-63: p. 132): del libro nono si leggono qui qiiattni braní, che il Ctiiiirini giudicó, inaiomu coli quelli dol volume XIII e del XIV. nie prime provo clella traduzione fuscii-liana », 1 e che appartengnno tutti alla riaposta di Achillo (1, 307-14, 318 32, :i28.:i(i. 337-43: pp 119-22). Piťi numero-ii ed intcrosaanti come tent at nu .lul Foseolo Hi osteodeM la sua traduzione, sono i frammonti rlel libro « amoomovi vurso il qualo far eouvorgoro tntte lo altro prove di rifacimonto i di minuti.. 1 K m elfetti. se, nome risultorá ilalla storia dello tra ilii7.ioui postoriori, qttello non fu proprio 1'ultimo těsto, turtavii MM vieno a costítiiirc la parto piu ri.ovanto dello traduzioni dni Fo.-enlo ilol libro BODO, sul quale. abbiamo veduto, ora si appuuta il suti interesse; e il libro non. > ě qui quasi tutto tradotto. in una scrittura e in un i uch trn cho non lascia dubbi sulla datazioue: alla O. 494 v. si trova anche una tracci.i per una rieopiatura della tr.vluzionc. nolla quale sono trasoritti i versi iniziali dei aingoli bráni, da collocare uno dopo 1'altro. I frammonti non suuo dispo-ati nrdinatamento. e. al aolito. ě nocessario saharo da una oarta nll'altr.i per ritrovare I'ord i ne del tosto omorico, al quale mi sono attonnto nella prose nt o ediziono: non no e risultato, naturalmentě, un testi. .-.....pinto e d"ii 11 i i iv. > Home avreblm doMtlorato il (Tiia- riui. ma una seno di ampi frammonti. ohe laseiano ehiaramente traspariro quanto questo oanto fouse cungeníale allanímo foaco-II risultato di tanto lavoro saltuario fu tma traserizinno del libro HOD, alla quale nel 1819 il Foaoolo strese appassionata mentu, in un momentu tli siugolare vivacita ďingogno. .ni non fu ostra-nos la presenzn stimolanto delTamico Capponi: Prima che partisse il < 'api^e!".'[ ,'m„ Ttt'.iľe iíic-vami ch'i 1« verstene di un oanto .lella M. „. non vi Fosse ,l,ventava alWro - irras.' l«>^ • " ,.„,„.„,„, ma vora: qu«*» „,r,,i,„, „u,- .».•• »;v,";1;;,;:.;..;.£,ií,.; í umo<íi<»ta ä.' rm*rm"«"™«" ""ljf. — deil., IHiilr. AlU.ru morre. ,.«.11 mia .párali"..— " l>, - l»i 1" *•* ''".■"* .......,.„,,....o. »11» ir.i.l;.»."»» I,,,,!!, ,l,ir.llro, teraori van» del libro nono, della cui iniportai... armi. giodicaiidok, conif. ľnltjmo tosto dolla wide 1 Arhill*. •„ „.rlato a lungo col poeta della nuova EGi....C.,>i.o,.,.dopoa,.o ,.. 1. i i-'iren/o, parti d. l.ondr. dr>U ohe av.va m ammo . , K,„„j„ „ov. gi« reeando eon .o ,»el m.noeor«, , .dj..1 ■ s, „ ,. avuto tompo di ''^'^^Z^™-* ~- P»»»"™~ promessa di mviargli una prosa « a Calliroc del V2 tn»iIK«j 1 1 INTBODroojfE E daceaô ho pottlto raa •'"I Přímili,,,., J" mr .I.-,, 't ^fa poiché 3Ua fine do) , non gli avw lOr Jíl',-].; riapoata, gli —. poi ti biasimo ehe t., „ í™ versJonr!- ■ ■ íl--.'Lij; e ili nuovo il Hl marzo: Pul principio del 3^ äéSľUíodf, tlovr quelk- sccniunieate frru, *• guem-ggiavano il nestni pToaeinio de' >'i|>im i. nVhanne dato il "* lanno, vedi di rimutare in imo dei modi seguenti: A' Lím 'ŕ'.'i''^10' - ilyli orlí dnTOceano - jT cjoLFI deU'Ocrann - .4' MARi dtlľOam. U primo e comuno, a ľultimo ě strano: mi piacerobbe il BBCMlltej forae piíi Ľ terzoi pur bc il mori ti piace, rilienlo: se no, scegll » gU orii e i goifi. - Oh! s'io poteeai andore innanzi a tradurre faw**> Finalroonte, dopo qualohe giorno, il Cappoiii dara notiii* * ae al poeta, gli riparlava dei suoi progotti e del tento delia * duzinno: Ne voglio ehe tu predá ehe io abbia abbnndonaio il pensiero di mett* al mondo que-uo Ciomalc, o ehe 1« abbia abort it n nel posaw la* nícn.... balzerš fuori ad uu tratto. t naseerá BI—» "—-- ciainiente we aceauto ai «. ľ,?DP»io OicmX --■•'» «oont........ ÄJ^* fu"* Ä t';a*S "u abôrt d o ne, * 3 Buo l'mgo, ■ passar la » i-eiiorando, ipř — ' parma) ■ftembie.- F potevi aeeorgertC'perôné latto rnegtio a sopprimere. V. 212 mm prec.su, apocialmrnto jwrehô Priamo anzi ehiedeva appumo alla m minasa..; V, 4l.( o (,, aeapoar la paziOM. a] ^..... ■..■lu..1 ,,, ()lllu„l.. i, ,.„„„. v. .Hl ,„.,. „n-Kltaio, p,,;, v r., . ,. . !"iirn eon ie.1 mu- ossrrvazion ■ ma tu )■ i q,-T.a,.™i „ _ tu«» in,,,,,'... , i »„'. ,J.ÍT'" '»'»,■». K ' Uh K* on traducBesi ľífca . ,..„.„ „,„,.„, ]>rr,l,„,„lnl, e Ion. aggmns. ,Ilr„ o„„ezi„„i „,„ »» d„oum„tate d, "'^"Jv*. . Sold.« ,„.„,,„. 0 non rieov-ftt.t.o .„ . y"**°8|l (U tariff] m. i0o„;í ;.j 1 ™0»truiro tudsj, on raevoM. ,'„ ,„ "»«ogl, da Pang, ma q«. » ricordort, řS,""I-- '"»' 1» »«.„b" few »elľi„to,r,,„„ , I™"6.'™"'™™ "»*!»» lamont., i„ „„ „„,„,„ S1' T«nmw indioati , ' ■ «Mt. ^'«í»*l« P~odontom.nl. ,'.va indioato nnov-amer.., <«f'. Litera doľrln" 'ľ' "-ľ »'"- . .no ln„eoC"r ™ £ *>*: - Lo variant?^: P«» o„a di .oriwrt.,,?"""."""?'. noil. „„p,.,. ed „ „» „ 5 ľ""'"' l""iod" *» trop™ hľ™"V>«""™ti »I todioono fa f fr™ "PPt".«i,„.„ivi ľ ,;"'»ttioo, in «iIt- l"»"ip»l,.....t,,', ., " ' c""t",tti tau LT ■'' I""'« ""n man,,,,, , ' """'K" . di M O* P"*™., «1 d Capponi p" „r"™ *> P™»»»« * -nvi» » Pooh.„Vl,„',, "" "»•■= la .tamp. ,i Ä^4ssrioM ch" i-"-"'™* apoocliiano j - > m -Ca ě'1"""" V'u' i \j ! ÍPr£í fwranno ..m ..ľ riP',eso tla hu nJ.,,f „_Lqľ ■ ÜE avverta alla difo^flT^ZX » VUol J... pp. 87_8D1 SP* «ÄS m £ ■* .—»**„„„ , ll./".- e i'Avľertirnľ.nio che 10 ho crednto di dovervi jireraettere ». 2 In un primo tempo il FokcoIo a quella trailuzione attribui notevole importanza, considomndola sume il migliorc eaempio del ano metodo di tradurre da i-oatitiiire ai precodenti, tanto che il 3 fehbraio 1821 «criveva alla signora Maria Graham: Al tempo stesMii faceii, coj>inro per voi, e Barň pninto in poehi gi 11 terzo rti/ito dello mia vernimm della Iliadr. In oaso non aono bal ta glie; cel ě un canto ordinato in modo da costit.uir- \>\-t .jolo on pouma i Elena o Paridn aono i due protagonisti. Di quel die o slat x atampato della mia traduzione di Umero non no va tenut un conto: ill lavon, di giovenfii, ,• Futlo st-guendo nil KÍMtema eh i poteva portarmi a bene. I miei errori peraltri, hanno aervito \ rifondero la mia traduzione, a fare am o e alia lingua iluliana, 1 «rsuadermi ch'io dove\ lenda unorovole a Omc . . nostn quello Di E l'airt» gli ha cm la laXZf,? ÍJ.C*?p0nÍ' ,a cura Principále de] traduttore era Ä;e ^ŕdM^'^r drta;risretiü a,u ^ „.J. , ' , V ,ÍT'.' all° *{nlzc> dl ndurre il diaooxw, alľos-&™Č£ľ^lTlTm ° amP,ifi«. - ooato d, rimane". partleólľro * * ^ im™,U di ""^"orno ogni —- ľarmonia difFondosi piú in ui 1 ,,L1,.t[,MÍĽll illt'ri | r,.,.', ,i " "l'I"-'"«"n«r]a Hlľarjnonia J; ' »..olt, tjelliasima renni.mndo epĽ3BO . e—; • ■ _ jjiioii ieľi; l-.liuiv noiiiini,. i fra le donne; Pallade"d'occli Ornero, il quale ľ le ripeti' ' I] discorso primitivo di Omero si trasforma in un nuovu di scorso in cui cade ogni olomonto cho possa nuocero aU'evidcnn dell'espressione. senza per allro t r ad ire il hciiso dol ['originale: D'ira e di speme a rimertar ľiniqno, Bslzn iirmiilo dl subito dal carro A terra; c i Greci nlifn—inrtn. «Uli ocehi K u d'.Alessandro. ehe ifi-U- c s'aeoulse A riparo fra'suoi [trad. IbUl: '.cosi si rallegró Menelao avondo visto oon gli ocá Alessandro simile a un dio: orodnva infatti di punire lo welt rato; immediatameiite balzo a terra dal carro con le anni 0»» dunque Ylessandro simile a un dio scorse lui comparso ft* s prime file, s bigott i in ciior suo, e retrocodelte fra le schier* aaoi per sfnggire alia morte i). Alia hrevita del disegno del ponsiero si aggiunge la brem dolle singole espress i i mi, che tent lono sempro alľevidwnia pitt«-rioa, quasi istantanoa, senza sviluppo in una doserizione 8 fei» dtstondoräi ncl canto, traducendo visivamonte in una aziow V immagini dei t*sto greco; dove Omer« dice che gli Achei avanun i desiderando nell'animo di aiutarsi l'un ľaltro », il Foscolo » diice: «o l'uomo spirava alľuomo e raocoglica fidanza»: äih ride che » «i nasoonde diotro » le schiere doi suoi. dice che di w «si fe'siepon; di Ettore che ■ vede" Alessandro fuggiro. di» * " gli occhi fulmino sovr'oeso »; o traduce clo menti doi giovw sono leggere >, er>n « vuole e disvuole la giovent.it n, e .wio tt* vede, quanto pno trarro un sasso» con « soaglia un saaso b » scerne ove si posi», o il sempliee ■ vedore » dei veechioni con "U* dean gli sguardi i. In relatione con questa evidenza delle imw gini e la brevita dali espress i on o ô il procedimento a na logica di Im sngulto nol tradurro diverse eomparazioiti: - di ManelM * brama di affroutare ľaride egli dice ohe « ebbe il or del le« che alia sua fame Trova opportuno un gran corpo di beb»'.! Parule risponde ai rimprovcri di Ettore dioendogti: « Tu se'fen« aoure », o le parolo di Ulisso sono «sentonze Che succedean" > vortici di mt»». Ma quando ad otte.nore quelľevidenza pitt<**» ISTIÍOIMIZIOXK non trova stiggeriuiento nulľoriginale. allora non esita a sacrincare la hruvitá e ad aggiungere immagini di sua fantasta, uho oolori-scono vivacomontn il testo, come neľa .iimilitudino delle grn, in cui por rentier« gli ticcelli piú simili ad un oseroito hellicoso ar-riechisee la dMOrlciono nmerica di un nnovo e lemon to: n od i per ľaliu Divider* i alle strida orride ľ iure >. e fra intends porflno U greeo, rappreseutando le gru i riiiHerito in Aprilo a (xeipôira irvym: • fuggono ľinverno .); o ootne quando. desorivondo ľatteggiamonto doi guorriori che i si lei manu al oon im di Kttoro, praciaa chu ■ pa-roan oampo tli Iiiado (Jiiaior eotninua a ripusarsí il votito e. traducendo le parole di Monolao che anniincia agli ■ r iti i palti dot duello, non fa dire alľeroe sem pli cemente • poi vi partitu ». ma gli fa aggiungere u o VÍ di vida il mare i; e, parlando degli usor-eiti clio attendono ľositu dol duello, d forma ad ammirare ľaspetto paciiieo dol eampo in quel momentu: ■ e vodí R'iote e dostrieri in lunga fila immoti ». Ma anoora una volta uvila lot tura c.i si senle portati a soffer-mars i piú sulk* singole immagini, sni singoli qtiadri. che sull'in-siomo delia narraziono: hnilí, supra ttttti gli altri, quelli riguardanti Elena e la sna pena segrota. che bone si eollocano accantu ai saggi sul Petrarca e al ■ velo > dollo (Irazio ad ess i contemporanei: Xiuno noLľiímrfr, gruco o trojano, rimproveru ad Elena la guerra; e ľidea deHa.liili.'rio quantiinque im]Jicilairieiitt" manifestissima, non é tnai aocennata. Ella sula parlnnilo di sé ai rimprovera m..... ■.:■ o non vinné in scéna cho per mostrarsi ufflittissima di verjjogiui e di rimorw. Oueslcj stato ďanimn la induce a interpret an • ugin parola indifforetitn vorao di lei nella casu ili Priamo, čomu mi diretto rim-provero. \fn tut r j, ľriaui.i piú ilialtrí. adnravuiei i f > lei uiui bellezza clio avea del celeste, e attribuivano la sua fuga da Sparta a deoreto irrealst ibile ili deetino. ' Elena e dívonuta umv delle caste figuru dal Foscolo predilotte: quando dal < roaen oollo dalla I spiranto vnluttá del potto >, dal cfoco delle pupille » riconoaoo la dea, venuta da lei jior indurln a reoarsi al talamo di Paride, etla si dttolo, reaiato a: suoi allettaint nti, lana lo seherno dolle donne Troiano: Ch'io non v'andro, non io; quanH.. il -uo letto I'iii imleiniameiito ubbeltirei, veilrei t'il'i amam il ghigno delle Hint lie donne: E piena ho giá I atiima min di pianto e lultimo verso, che non ŕ no i ľ originale, compio il rit rat tu della donna che sempře ei appare in qiiesto canto volata di un oinhra 1 H, .Vil, X, p. Ö77. 1 8u qatjuto aspotto della I*, op. ril., pp. 119.21 cx ixtroduzioxe di tristezza, o perché piange le sofferenzc che Teucri ed Ad» devono subire per causa sua: Nello sue stanze la trovö ehe assisa Ampia una tela ordia, dnppia ruggiante, A varie fila istoriando i lunghi Anni e i travagli, onde per lei fra l'armi Gréci e Teucri gemean sotto le mani Dolorosa di Marte (un passo citato non a caso dal Foscolo stesso nella disscrteik* Di un antico inno alle Grazie), o perché ripensa con nostalgia alls cara patria, al marito, ai congiunti lontani: In quegli accenti delia Dea, pietoso Riparlava un desio d'Elena al core, Che al perduto marito, ed a' congiunti La richiamava, e alia cittá paterna. Ombró di veli candidi il bei volto, E le grondó tma lagrima dagli ocelli E us< il : né sola abbandonô le soglie, o perché con • ľanima piena di pianto » deve ubbidire a Venwee presentarsi a Paride: Ed Elena s'assise; e lo pupille A sé raccolte, il trafiggoa di motti (e ricordiamo ľattcggiamento pudico di Laura: «E l'amor» sguardo in sé raccolto»). II i troppo rigore » che risultava dal carattere piü evidente i questa versiono. la brevitá, colpl subito il Foscolo, appena te* il suo lavoro txúľAntológia, tanto ehe verso la fine di quel meat-simo anno čosi seriveva al Capponi: Di nulle eose ehe vorrei dirt i ne saprai alcime dalla Quirina, che de avero neevuto a quesťora una lunga mia lettera ove io ti ring»2* dellavere stampato il terzo libro AeWJliade; - e cosi stampatov pare ehe desideri assai correzioni, e forse diverrebbe traduzione f* fetta. Se avessi tre o quattro mesi di tempo e di serenita di potrei mandarti per la stampa sino alia fine del decimo libro, pochi squarci in fuori, sono tradotti, ma v'ě, terno, troppo vi| certamente troppo rigore; o a me, sia per forza di abito o dl mi non e possibilc di dare a'versi il molle atque facetum. se noi mentě treddissima, e con assiduo e lentissimo lavoro di lima. aniiw. E, di igore, non sef INTROnilZIONE CXI o qnalche mese dopo, nol luglio 1822. fra le altro notizie suWIliade che vedremo. gli diceva: II libro terzo che vidi stampato ne\\'Antológia ľho giä corretto o ri-CorTettO in guisa ehe in non credo ďavervi lasciuto due versi in-tatti; - ed é riescito (perdoni la vanagloria) bellissimo. 1 Tutto questo nuovo lavoro compiitto dal Foscolo sul libro terzo ě documontato in un importantc fascicolo (ľ 8° delle traduzioni omeriche) del vol. III dei mss. L. che contieno un estratto del-V Antológia, con il těsto a stampa o diverse carto bianche inter-fogliatc: sia nei margini del těsto a stampa, sia nei fogli inseriti si leggono numerosi rifacimonti di singoli versi o bráni della tra-duzione, attravereo i quali ě possibile seguire il Foscolo nella ri-cerca di maggioro soioltezza nella frase e di armonia nei verso, seb-bone si senta la prosenza di quolla « mento freddissima », che per amoro di precisionc portera, nella traserizione ultima del 1828, ad un tono solo supcrficialmento piu aggraziato. Per tanto, nella presento edizione tutti questi rifacimonti sono stati riportati in nota al těsto dell'/lnto2o(/ia, in modo che risultasse cvidente a colpo ďoechio la trasformazionc che quel těsto subi poco dopo la stampa. Le traduziont deuli Ultimi anni e l'apografo Golla Ma in quoll'anno il Foscolo non si era limitato a correggere il libro terzo, che ormai il compimento della traduziono di tutta Vlliade era diventato il suo sogno piü caro, quello che basterä ad infondergli vigore ed entusiasmo nogli ultimi tristissimi anni della vita: « Se potessi, non penserei che a Tragödie, o mi distrarrei traducendo Omero », scriveva a Lady Dacre il 2 ottobre 1821; 2 ed a comprendero l'accanimento con cui da allora fino alla riiortc rifece piü volte la traduziono, quasi cercando di ritrovare al-l'ombra di Omero la propria poesia di un tempo, giova rileggere la celebro lettera ad Hudson Gurney dol 12 agosto 1826, tra le piü belle b commosse del suo epistolario: .... era in un quartiere della cittä, dove i piü miseri e piü romoroai abitanti della metropoli vivono, o cercan di vivere, colla loro nume-rosa figliuolanza. E un'altra razza d'Inglesi; o nissuno, se il caso non lo porti come me per lungo tempo fra loro, puö niai farsene iilea. Gli uomini sono in rissa dalle cinqtie alle sei o sette del mattino; e °P*re, viii P- 53. 1 Opere, VIII, p. 71. 2 Ibid., p. 45. a coal Bono per necessita feminine i,kí,w" I all« loro creature. — ■ , _____1 : - - : i ■ J.. . ' i ■ ■ r: ■ 1-■ ľ— . .„.u uc»iuro, menirv i figliuoli innggiori corroM fs ~ -de, gridando, battngliando i- rubando; o toniano a caea psa aervi u-iveraraonto battuti. Lo ease nono coul mosehine ehe non papa taaso: ina i proprietarj, po r íl oontinuo liniorc . 11 p. Tilery 1* pipcu ai affretlano a mettor la mann sulla mobilia d«' morosi, e praiai in pngam'.'iito o un lotto iiitarlato. o un vcrchio pajuolo, i:i mm all" v.iei .11 eseeruzione (•■■' piirioiui.li eii-i'ii. t-.li preplo ii-.net tanop bó Hteasi la medesima aorte: - eppure, ad onla delia loro aajoimTla» dilema, trovan modo di mantener eam e gatti íiumerraii qaanta; abitanti. Hra. fra il trambuato di notnou in riasa, di donne in Slip di faneiullí avraitauli, di oseciiluri p ignorant i, e di eani e stili ú prose, continual traiiqiiillaniente a iradurre ľlliade, t in ehe mi tam inabile ad altro ehe a raasegnarmi eon jiari tmniplilliU alia man. II primu nsiiltato delia lunga meditazioue ttu Omero de»»» oonelusiono dol libro torzo, fu lo atudio aulla odizione dal Ki# e sul Uigarama oulico, iin'occasionu per dar prova delia Ii» bti diziono tna anehe per indugiaro -ni com men ta tori alosannuriiü, ái aeiupre avevano dostato il auo interesso. o aulla fortuna di Onwt Per duo ramú non feci quasi altro ehe borbottaiv a mentě nquaioí Omero, e tradurli senza aeriverii: pni, quando potei, lni diedi a rva frontare quo' potmi coli» edizione di Knight, e trovai lanlo main glioaa ľ napřena sua, cosi in bene ehe in male, ehe mi soiio P"**}" esaminarla M profesto, a ne ho compoMo pol un an*" che voi avevale altra volta deaidorato. 1 lľľ!t°p™™"™°'" ™* ri",r""tu aii» '"«••'- >' miei eapitaH, B» Nel vol in (I I Fra 1 rilogati U f,,g|j jmi',r UC- 1,3 ° 124 A ''"? ,lel medesimo vohiiiio prima b dař bozze, che riprcjuonn 91 mnhbm» °""Wte altrovo. Qn* versi dell'oritrinaU RRm P*rte tradnzioni dei uied«w- filologie,, sieľľi' 0Oa. no,ovoli variazio,,,. „rceutano tm ** iwo"-. p. í i ai^;i0 di qoaa*. „u bile tra.luttoru eh), dopo taňte provo e riprove t tone a con un gostn ďJMBiptlíantt il no lavoro, quasi si fosse aocorto di ossursi avviato, di In da ogni sua pro v i si ono. per ona strada aeru a line. A n oho il Soldáti, ehl formo a sua volta ľattonziono au qiiosto opi-■odio foscoliano, ousiderandolo come un quinto i esperiraonto », 1 -.i valso por la datazione di un elomeulo est or no faoilmonte rnpe-ribile. ili quelle carte, cinque m .ist ran o la tiligrana « Kowlakii -IS21 n tvl una la tiligrana - Smith ŕt A.lxutt - 1821 ■; date pero alcjne s imiglianzo del toito con quello dogli apografi Soorno e di altro traduzioni di quel perio lo. quoste bozzc si possono in linea di mii-sima asseguaro agli anni 1X22 23. dal mo men to che non ě [lossibile rint.raceiare il mano.ioritto dal quale vennoro desunte, o I ô verisirailc eh i il t'osoalo rifacosse, in agar í a memoria, alcuni squaroi della traduziono su fogiiotti aparsi a noi non pervenuti c ili' Ii coino^nisj:' rlirettnmente alio stampaton lnciinzi tulto va ricordato ehe da alouno di quosto oarto souo stati asportati OOfl una lama frammotiti del testu e oorrezinni autografe del Koscolo: di ció il Soldáti non avverln, o in quel hloghi i, laseia lo lacuiľv ci'tini se ris-ilissero d i ret tarn onto al Foscolo, ■MkU dare Mmu indicazione aullo statu dello carte, o Integra il testo cuntaminando le diverse prove. Ma altre incertozzo ai notano in lui: in gonore preferisce riportare i teat i a atampa tali e i i ■, i per dar notizia solo in un socondo momonto dello cirrozioni autografe, che in quosto modo vongouo staci.ile dal eontesto e poatt quasi in o m lira; uon proprio tuliu lo correzioni Bono rogi-strate u mancano affatlu le varianti cancullato dal Fosoolo slosso; inline qua o \it ai notano alcune inesatlezzo nella traacrizione. Tuttavia, a parte quosto manohevolozzi. oompronsibili in un lavoro occasionalo come il sun. merita particolaro attonzione il ten-liitivu di st.ibiliro lo rolazioni che iulercorrono fra le vario stosure. diqiosto in modo cosi ciotico che a mala pena si riesce a trovaro nu lilo conduttore. P. da promotTero che il Soldáti numero |i['ogro.ssivaiueii!o quosto carlo o le oontrassogiió con le lottoro dell'alfaboto da A a I": qieHtii inedosime sigle, che hauno un valore purameute simbolioo, ho mantontito anche nella preaeiito odiziouc, per aoluzione di oo-mitdo, in qnanto permettono una maggior chtarozza nolla discus- II Soldáti divide le bozze in aotte gruppi: gli ultimi trc eor-rispondouo alle carte M. N, O, oontononti frammonti vari doi libri V c IX. e stanno a ač, aenza nessuna interdipendeiiza; tutto lľ nitro carlo inveco prosnntano prove, piú o mono estose dell'inizio cxrv IXTRODUZIONE INTRODUZIONK. CXV del primo libro: alcune di qneste, strottamente collegato fra k sono da lui distinte in quattro gruppi diversi, indipendenti 1'tt dalľaltro. Per meglio giustificaro la ricostruzione di queste • fi miglie », inoltre, ogli postula ľesistonza di un manoscritto |ď chiameremo Ms*) e di due bozzo (da lui siglate E* o C*), nonw bate fra queste carte, da considorare como capostipiti; riast mondo con uno schéma lo sne argomontazioni, potremmo raffip rare cosi i quattro gruppi: Primo gruppo (Ms*) (E*) A I ■ í Secondo gruppo D (C*) \/ C /\ B F /\ I P Terzo grupp G Quarto gruppo H Questi raggruppamenti pero non corrispondono in tutto ai di: che si ricavano dallesamo dolle carte. Per il primo gruppo il Soldáti pensa che da un ipotetico mi noscritto (Ms*) derivino A ed L, «identiohe fra loro», le qual insieme con un supposto E* avrebboro dato origine ad E. (« mata «accogliendo non tutte ma alcune soltanto delle sostifl zioni a penna di A, alcune di quelle di L, altre ricavando da au bozza che non ci ě conservata»; se non che nessuna delle com zioni di L si ritrova in E, che ě invoce una bella copia di A (ta notáre il v. 46, uguale in A e in L, ma corretto a mano dal í<-scolo in A: questa correzione ě stata fatta in E), ed i w. lW che sono stati asportati da A insiomo con le probabili corteúoL marginali, si trovano in E in una forma diversa da L, přesun* mentě porchěil proto feco sul těsto quollo correzioni autografe diA Infino e da notáre che il Foscolo dovette scrivere altre variai' in A e L, dopo che E era giá stata impressa: questo sempliconu* spiega perehě il proto non potě tenerno conto. Ora, poiché » cé dubbio che A od L siano due copie della medesima " primo gruppo del Soldáti andrá cosi modificato: (Ms*) A L siriportanerl C°ntamÍna 1 tre testi> nella P^sente •> autografe (in Jr^T VerS" il testo ultimo E oon lo su0 v* grate (mser,te direttamente nel testo) e in apparato o * variao'' C: Ľira d'Achillo D: Ľira d'Achillc colgono lo altre varianti autografe sognato in A ed L; per i vv. 51-65, non impressi in E, si segue il testo coinune ad A e L, tenondo conto naturalmente di tutte le correzioni autografe e dolle varianti. Per il secondo gruppo, il Soldáti crodo cho la carta piu im-portanto C dipenda da D per i primi versi e da un'inosistonte C*; ma scmbra chiaro cho tra C o D non csistano rapporti: milic; guai che a' Greei quanlc. piaghe a' Gréci tanti guai che vv. (1-11 C: E Achille di Peleo ficlio divino. Chi pria dal cielo a nimistá gli indusse. Chi Nume ? II nato da Latona e Giove D: E Achille di Peleo nobile figlio Guerrier divino. Ma chi pria dal eielo Eroe Danncrea i regi a nimioarsi ? II nato -ô quo' Ci sono somiglianzo, ma non si puô affatto parlaro di una deri-vazione di C da D, nemmeno ammottcndo ľesistenza di un'altra bozza (C*); crodo invoeo che D derivi, nonostante qualche diver-gonza, da H, che ha tutto ľaspetto di una prima prova affrettata e presenta ancho una lacuna nolla stampa, risalento direttamente al proto. Sono sicure invece, como ha Htabilito il Soldáti, le dori-vazioni di B ed F da C, o di I o P da B, e sembra puro oho G vada ronsidorata como una prova a sě. Gli altri tre gruppi risidtoranno quindi cosi: Secondo gruppo C /\ B F /\ I P Terzo gruppo H Quarto gruppo G D Ě da aggiungere cho sulla c. D in alto si leggono a stampa tro versi cancellati con un tratto di ponna verticalo, ehe corrispondono nel tosto greco a E, 63-64. Nella presente odiziono per il secondo gruppo, anziché ripor-tare il capo.tipite C, come fa il Soldáti, si dä il testo dofinitivo I, con due apparati distinti: nol primo si raccolgono le varianti di P (che non vion qui assunto come testo base, porchô é stato aspor-tato ľinizio); nel socondo lo varianti di C, F, B. Iníino ô da osservare che la successione doi gruppi seguita dal soldáti non corrispondo alla cronologia dollo bozze: da un osame intorno dei tost i rknlta oho K D e Cl «r.,„. n™ j . 1. PllOV* DEL OAIÍTO PRIMO j Pri*. Smi grvppo IM»') c A B/Nv 8 M Tutte lo taduxiom omoticho compiute dal Euaeolo wpi» timi anni doli» sua vita ni trovano spamo nei voll. III, It.V.u VII. VIII, IX. X, XI, XII. XIII, doi monoscritti Lthtw poiehe egli ritornava ora a queato ora a quol volume pur ruV qualoho passo e oolmara lo lacuno. rinche iiol 1826 fece prep»" dal (iolla un twtto definitiv» da daro allo stampo. Per la d*t*»* di quosti tosti souo di graudo aiuto lo indieazioni cronologicl»* il Fosoolo talvolia poae aooanto ai suoi framrnonti, o In copisti di oui ogli m aorvl in quegli anni: piü. di altri ^J^-1 che sappiamo fu al suo sorvizio tra la fino del 1823 od i P»j™ * del 1824. In linea di massima quostu ultimo uaduzioni im •» scolo ai raooolgono intorno a qitattro punti di tiforiinento *#* " • man del 1822, fino 1823 - primi moai 1821. sog*«»' m (gonnaiu-maggio 18261. Koinr.™™ »-«'* Ultimi moMJ HO| ig«« "ä— ~ i"™""« punu en ntunmenlo san H.ndon (g,™......„;;,»''"'«ii - primi m» mo, m*ml gllo-.go«to um- m "'«81»™» ndl'.lfricaui ootUff (• "M. il !.,„; i ,,, """ <• pribilo dijtingu» »» » Per ,100 I„mZZ „'Í,""' ° q"""0 »" »'"» te <"* M, i "" '""""t" il tato fosooliano, tolt» I» «uale aol rosto ' ,llvis'»ne doi vduDii man««» vl conteI1(iono in.nr/'?a M,a rugi,,,,,, d'„s*ere: i volumJ P7 1 0«fcri:" i voíi m Ä, ' í P""'i die», litri m ■ 1,11. IX. X. XI routeugono intern" i primi di-dn 1 Ii In dľlľcdizioi'o lutldincse ilel Clarke; 1 il vol. XII 1'eJdiziono di I.ipsia che conosciani»; il vol. III gli apograti Storno id - I- un: ■> che ramm capo ad eaai; il vol. XIII nudto niintilo di Hrudou e sopra tutto di Afričan. Ogniqualvolla ele-menii osterni com* ni am , una dataziouo ine.onfntahile, ho indicato 10 nota a quall anni vadano atlribuiti i singoli framnienti; tutti i passi di Afričan, inline, facilmonte rieonoseibili fia per il carattere di IIa rnlhgratia -ia per il coloro degli inchiostri rOHllnill sia pat le indieazioni fornito dal Foseolo »tosso. ho coutrasscgnato cun un asdei'irico. nflimhe suhito il lettorfi piitew diütingiiero dalle altre quelle prove piii tardive: e sarä una sorpn^aa coustatare che gran parte di queste traduzioni apparlengono a quel m™ di lavoro, condoito fra U- mille diffieoltä niateriali, ehe nhhiamo veduto de-fcritto nella lettera del 12 agoeto IS26 sopra eitata. Terminála la reviNJone del terzo hhro pubblicato nelľ^níuío- fffn. il FosColo non tanlo si preocciipô di nfare 1.....vamento i pnmi Ire iíljri, quanlo di continuare la troduzione, complelando il tosto dn hbri quarto, quinlo s(^to. . lu- imo nllora aveva affrontalo soltanto episodicamentr: o sappíamo ehe ncl luglio 1822 aveva giá prolita la Irascrizione tli un hrano del libro quinto (Apollo che fa iudictn ggiiire Ilioniedc ila inviare perla stampa al Cap- 1. 11 liľ o.11 tin -i-rjt ri,. i!i iní v uiM lni diiii, lit loiui. i-iu.1 i, iu> In vi 1-niono del libro quinto dcll'7/Vnrfř, ove Diomcde fa ipipiln hell« figura che Nolla ]iresente edizione ho riprodotlo jirinui i ťrammenti di quehto periodo raccolti nel vol. III, e poi, soguendo lordine di numera-zione dei manoseritti I^tbronici. via via tutlo le altro traduzioni, che quasi sempře datano dal 1822 al 1826. 1 rrammetiti del vol. III riguardano tutti i lihri quinto, sesto e nono, sí trovano nei fasc, IP. 13°, 14", 18" delle traduzioni ome-riche, e in genere ni racrolgono intorno agli apografi Scorno; soltanto il frammento di c. 40(1 r. (E, 859-67), di mano di un copista non idontificabile. ô poŕ.torioro alľapografo Golla. o i duo di 0. 413 v. (E, 888-P8) e c. 413 r. (Z, 305-403) sono del periodo di Afrioun. Anteriori alľapogntfo Scorno sono i passi del fasc. 18". tutti dol libro nono: si tratta di dne rifacimeuti di duo hráni delľiniiiii) ilella rispotta di Achille ad Ulisse. seritti su foglietti ehe presen- 'iMSRI IíJAS I OaABCB KT l.*Ti: s ľ LABKE, u. T. P. | Hdítill cl.-i 111 l.t, MDOOCXV. ířrr, Vlil, p. 71. CKVUf (B, 239-!X>), e. 402 r. Dionw dol discorso dj Mirte a Gi JWso della carta dove si ti writo (E, 859-61) e di «*— alia c. 414 t. gi legge ife oorreiioni *J1^ ati dei libri quint) .Menelo e Diomede ^2-50), c. 414 r. 6« -" - * rifatto ml o dell'urlo di Marti greci (E, 787*); (Z, MO » i iiuzio aei canto sesto (Z, • nei verso della carta l'episodio di Adrasto (Z. 44-50). Gli ipo. grafi Soorno sono divisi fra il fa-sc. 11'' e il 13'. e si present**) in forma tutt'altro che definitiva, poichě i medesimi gruppi di versi furono dal copista trascritti piii di una volta, ed opi volta corretti e parzialmente rifatti dal Foscolo; in quest* edi-zione figurano in corpo tipografico maggiore le ultime redazioii seguite dalle redazioni precedent! in corpo minore: le primes trovano fra le cc. 380 r. (E, 1-12), 378 r.. 378 v., 379 r., 37K 381 r., 381 v., 386 v. (E, 4-132), 387 r. (E, 143-62), c. 405r. (Z, 123-40: le prime parole di Diomede a Glauco, un passo partioo-larmente caro al Foscolo in quest i anni); le altre redazioni mřete Ú loggono alle carte 377 v. (E. 1-12), 380 v. (E, 13-24). 382t i:? W, 381 v K. 13 17 384 r 385 r E 69-92), JB-f (K, 76-83), 382r. (E, 106-113), 411r. (Z, 123-30), 409r. (Z. 123 3m Infino, due fraramenti situati alia c. 413 v. (E, 888-98) e 413r (Z, 395-403: inoontro di Ettore e Andromaca) appartcngono si giorni di African. Verso la fine del 1822 il Foscolo incomincio a scrivere amp: squarci della sua traduziono in duo edizioni in greco dell'/iia*-quolla di Oxford (voli. IV, V, VI), e quella del Clarke (voli. VII. VIII, IX, X, XI), sorvendosi ora doll'una ora dell'altra come mi nuta, si che lo scamhio fra i duo testi divenne continuo: lo attestano le sue HtoBso annotazioni «Vedi Clarke », «Ricopiato da Clarke »,«& oopiata da Oxfordu, .-Gli antecedent nell'ediz. Oxoniaaa», ecc Significativa per la datazione del lavoro compiuto dal Foscolo, ( la c. 7!) r. del vol. IV, dovo ogli scrisse ben tro date: «10 Ottob 1823», i 31 Decotnb. 1822 » « Ult. African »: da questo e da altr Kimili olomonti risulta chiaramente che egli ricopió a piu ripres* lo «uo traduzioni in quosti volumi, ripreutlondoli fra lo mani to ■Mil ultimi mosi dolla sua vita: tutto lo date diverse dei aingoli Jrammonti ho indioato in nota, come dicevo, per consentiro si lettoro di soguiro anche nei partioolari la cronologia delle tradu-*i nove Poi, quando sono stsnco
  • . -rad-o-ni il dáewi di Attwa a <(•*, 31 -32, « 1'epÍKídJf- di <"i>;.ve ^»afc«l(m <>y, 41-W): 4*1 r;w, il diteureo di Fenic* il. 1; oVI libro de- oh&o ídíúm;, «/nt««aU/ n*4 vol XI. isclv_- qui iradottc I* r«r4 di Agsniťfíia«ue a DvuohU: prima d*lla tortřu (K. 231-39). AvnuUi a queete aí eoJbieario tutt* X- altr* iradotjoni M* p*«« íuci Wl XII a XIII, non attribuibiii ai p*rk0 versi d< 1 lilro priu*. h MTMHM traduzlnní di gran parte dei libri quarto. quintoe«-■to, tím koho arldantl—hi !a preparazione di nn t»*to defi» tivo, n„n frequenti rlohíamí ai manoneritti Oxford e Clark 1 """ |" '■ nifi '..-li. r< frtitti di I lavor i di qm gli ■■■'"» " -eolo. MMtlt in quulitá di oopiata it Golla nel giugno J826, jí aftldó, ira Taltro, il eoinpito di Timettcro in ordine o ricopiaie* un le-to nniturin la lue tradumioni áelVlliade, ac-cart zzondo il » mt di puld.liiarlo in una volta nola, cou un rieco corredo di m»te. eh» wrrteM ad lllviltrare il weoio ďOmero. eomo gli htudi 9"H» Divina Commtiia »,nhbero dovuto illustrare qurllo di Dante ttirii ante in lamenta ,-h'ogli nou sia ancora degiiatneiile Hppri-ízato ilai auoi cuncittadini, nelle íllusl ra/.iinii allTřimřt sarě eorto rimeritato dni pm-ero fon.-11 Dante a vra innanzi tmu Icttera agli Italiani in torno allu mia vita pnbblira in Indiu, e alle loro eoudizirni polil i< lir: | allOmero (ii-iini-li.i.. Lina lelti rn niniile. indiiiz/jila ai (iiovani d.lli- isolo ionie, intorno alle i-ondizioni rlella Oreria. r- alla regione che mi ha impe. (lito di andare lil. 1 I di qnesto progetto egli riparlň pni di mia volta: 1 ■■i.-li-i-" | "li. ■ poli-i. Irirtiir lundo di | >n I. i.. i.n v.......i ■. |-. ximi il primu volume (l.-lla mni traduzione della llindr, illuetranilo il poema in gui«a analoira nl Ihmtr. eioó confrontando lo atato respetlivo delle rivillá nelle duo ppoche, e ne'paen r)>-'duo primitivi poeti, e inve-uligandn le ongirnli Korc.-nl i dalle ipnd, Irji.—.rn Ir iol.'" i/i, i li taeeolle ne' loro poemi. - Al volume ro met torr di pulihlieare queeti dne primi \tihimi di Dante e di Omen. alla fine deďaniio ftttliro...; * ma poi dovotte un poco per volta abbandonare queH'ambiziom> progetto. o ineotninció a pensaro di pubblicuro a parto la lotbora ai ginvaui di Zaoinfo: 1'iilihlielieii. din, <{i|,< mm liniga let tem. r ir./;i mai di poter puh-blicare Omero se non a mio spem- |il che per ora m'6 imnoasifiile], mandorň innanzi lutto allo sramj* la lettera min dedicatoria alla noatra gioventii xacintia. ' tinchr, jíorivondo al Oappnni, gli bombró ohe, in atteaa ili racco-gliere in un volume tutta la tradnzione ora opportuno pubbli- CXXII INTKODUZIONE INTROÜUZIONE cxxm oarla libro per libro nelľAntológia, oome avsva incominoiato t fare nel 1821: A ms, Gino mio, importa piŕi ch'altro il non perdere tanti anni di studí intorno a Dante, ed al modio ovo, o all'Italia.... solo mi rimas-il vantaggio ďavere ben imparato il modo ďillustrare ii poema | Dante. E vi ho tanto studiato sopra, e con tanta insistenza, che oggimsi non mi bisognorobba se non tempo o opportunitá, di stampare; - f me ne struggo tanto piů, quanto nel diradarn il poema e il secoloosci rissimo di Danto, parmi ďavero spiato barlume a esplorare il secal ignotissimo d'Omerj, e lo stato della civiltá do'Greoi a'quo'tempi. La traduzione mia dolla Iliade infcendo di stamparla poscia, e fllu-strarla nella guisa medesima p.T 1'appunto adottata da me per li Divina Commedia; e par ultimo vorrei aggiungerci un těsto gren. dove mi proverei di giovarmi delle novitá proposte dal Wolf, dal l'Hoyne, e da Payno Knight; e il mio těsto sarebbo fatto per \u do' Greci ďoggi in guisa da persuaderli una volta a leggere in Omc non giä spiriti o accenti, bensi piodi musicali ed esametri.... E parimonti sdVIliade avrei voluto premottcre un discorso poli tico, in via di lettera diretta a' Greci, sulle faccende della lor sacn e misora Patria. E mi sarobbe stato caro di potero pubblicare ad « tempo medesimo il volume primo dolla Commedia, o il primo del V Iliade, della quale mi trovo ďavere fatti e finiti nove libri, che oggi mai, dopo studio moltissiino, non mi sembrano indogni del mondru II libro terzo stampato noWAntológia di Firenze, 1'ho ripulito in gui» che se tu il rivedrai, ti parrá. statua levigata e movôntesi. D'altri litt 10 fo ricopiare, mentre ora ti scrivo, parecchi squarci, tanto che fi abbia alcun saggio ehe ti giovi ad awisarmi se la pratica mia lurigbs sima m'ajuta a trattare meno infclicemente il metodo di tradurre adot tato da me, o dal quale lo sue mille ed incredibili difficolta pur » faranno mai ch'io mi diparta. II copiatoro andn\ innanzi nnchě 1'amit mio che vorrä a pigliarsi quesťinvolto o dirmi addio, fara far punt al copiatore ed a mo. Oř tanto ehe ho tempo e me ne ricordo, P" goti di ottenere dalla signora Quirina Magiotti una copia delľw rimento di traduzione del primo libro delVIliade.... (segue qui U bw* che abbiamo riportato piü sopra). Per altro, a finire la traduzione tutta intora deW'IUade, e m-strarla come vorrei e potrei, mi bisognerebbero quattr'anni di tovow o di quiete, e certezza che smoreerei l'edizione mia fuor d'Inghilterrs: - perche qui altri libri che inglosi possono avere lode, ma non o« fare fortuna.... Frattanto, se hai piacere e opportunitá di far pul* care nell Antológia alcuni altri libri della mia traduzione, io ti mM aero il quarto, e poscia il guinto; e l'un dopo ľaltro sino a tut» i nono. II aecondo mi pare finito anchesso, e non domanda piů d'e*» moccato: ma il primo mi darä tuttavia da pensare; ně per ora p°W; affaceendanni sovra V Iliade. E pero bisognandomi both on <*** oj my public and private character, per dirlá alľingloao, di lasciar le SEL? l? mie °PÍnioni e passioni intorno alla Grecia, d * Om»lP0 ■ *C° cho dov°va precedere la vorsione e lo illuatrazioni ti ľlíwTT Prr3t0 da sô' in lin8ua inglose; e se la vendita rispondw uove^h, iVn'.^",e 0hB P°trô allora stamparlo in italiano co' pn"» nove l.bn de\\ IUade. e dire, non Waltrop non omnia moriac Questa lettera, scritta il 26 settembro 1826, giunse al Cap-poni soltanto qualclio mese dopo, per lo ragioni spiegate in nna lettera a lui indirizzata da I. L. Reinaud, che avova ricovuto dal Foscolo la commissiono di portaro a Fironzo ancho lo trascrizioni dclla traduzione. Parigi, 25 novembrc 1826 Signor Marehosc. Quaud'io lasciai Londra, un mese fa, l'amico mio Ugo Foscolo mi oonsognö per lei una lettera ed un manoscritto di sei fogli, d'una parte della sua traduzione deU'iiiode, Qnoste carte rai furon da lui confidato nella speranza oh'io dovessi rendermi a Fironze. Le cose mie imponendomi ora di ripatriaro per un'altra via, e non potendo quindi procurarmi ně questo piacere, ně l'onore di fare la sua conoscenza, mi permetta di valermi doll'amico mio 8Í-gnor Vitali, ehe da qui parte per Fironze, onde fargliele capitaro. Egli accolse con piaccro questo incarico, e mi promise di conscgnargliolo in proprio mani. Lei trovorn. dotte carte senza sigillo; cosi dall'amico mi furono affidate: io pero lo pongo sotto il mio, ora che devo rimet-terle ad altri, e cosi le credo sumcientomente garantite.... 1 La lettera del Foscolo ed il plico delle traduzioni Venne poi nclle mani dol Montani, che ne dava notizia nel fascicolo
  • il Foscolo aveva mandato in Italia im testo riveduto e compk tato;3 per tanto nolla presente ediziono ho tenuto conto del* lezioni del Carrer. Ed ccco l'elenco dei frammenti da lui pubM cati: del libro quarto 1 inizio dolla battaglia (A, 422-87. oft. L III, cc. 360 r.-363 r.); 4 del libro quinto l'inizio (E, 1-8, cfr 1. III, c. 395 r.), le prodezzo di Diomede (E, 84-317, cfr. L Hl cc. 272 r.-282 r.), l'armatura di Minerva (E, 733-47, cfr. L, H co. 305 r.-306 r.), o la discesa di Giunone e Minerva nel camp greco (E, 767-867, cfr. L, III, cc. 307 r.-311 r.); 5 del libro se* l'incontro di Ettore e Andromaca (Z, 318-405, cfr. L, III, cc. 42it.-433 r.) e la discesa di Paride dalla rocca per tornaro al campt' (Z, 503-14, cfr. L, III, c. 435 r). B Gli apografi Golla sono stati tutti rilegati nel vol. III dei nu-noscritti Labronici. ma purtroppo, per rispettare il eriterio genr 1 < Antologia », sett. 1832, vol. XLVII, pp. 127-32; abbiamo gi» veto-ne il primo libro non fosse mai stato pubblicato nfe integralmente né f* „.»imento su questa rivista: evidentemente il Montani cadde in errore * memoria. II volumo da lui recensito ě quello delle Poesie di Vgo Fo«« edito in quell'anno a Milano dalla Societä Tipografica de' Classici Itelm»-della tradu«one dell'Iliade vi era pubblicato il primo libro del 1807, fl W del 1821 ed ,1 pa8BO de i Lo Spettatore ... beeile c-pere di Vgo Foscolo cit., vol. II. 4 om e p°csťe ed*

    blicö tre versi di una tradua* manósčrTuf ^ de' Hbru sec°»do. 'he non ho rintraeeiftto *' come rale della raccolta di quelle carto sparse, Bono stati smembrati tutti i quadernotti cho li comprendevano e disposti seeondo l'ordino dei libri d'Omoro, oonfusi eon gli altri frammenti di traduzione; e risultano quindi cosi distribuiti: faso. 4", libro seeondo (B, 1-316, 325-32, 336-79, 382-93, 402-18, 433-516); fasc. 6", libro torzo (T. 1-103,10(5-9, 111-367, 371-461); fasc. 7» o 12», libro qiiinto (faso. 12°: E, 1-43, 888-98; fa.se. 7«: E, 44-62, 65-334, 3S1-416, 421-60, 472-92, 508-18, 533-59, 590-678, 684-710, 733-47, 757-887); fasc. 9°, libro quarto ( I, 1-47, 50-104, 193-207, 220-500); fasc. 15°, libro sesto (Z, 123-236, 305-471, 476-529); fasc. 16\ libro settimo (H, 220-86, 327-43). Questi apografi fiirouo in gran parto pubblicati dall'Orlandini. cho, sappiamo, di fronte al vasto materiále dei manoseritti, si preoceupč- di rintracciaro libro per libro un testo complete, acco-stando versioni di poriodi diversi ed integrando coi versi di una stesura il testo lacunoso di un'altra. Giá abbiamo veduto come del libro primo pubblicasse il rifaoimento dol Carrer; per il libro seeondo all'apografo prefer! la bella copia del 1815-16 dol vol. XII e co'.mô le lacune con versi ricavati da altri manoseritti e talvolta con altri cho noi manoseritti non si trovano. « La traduzione del terzo libro non e giá quella che fu pubblicata nelľ-4w-tologia, ma un'altra rifatta su quella, e ehe ricopiata di mano dol signor Golla, ultimo amanuense del Foscolo, con poeho eorrezioni dolľaiitoro, da questo era stata destinata in dono a qualche suo amico d'Italia », o contaminô ľapografo col tosto dell'^jito/ogría per colmaro lo lacuno. Questi i criteri soguiti ancho per gli altri libri: « molti squarci dei tre libri seguenti sono stati da noi stam-pati sullo copie del Golla, ed altri sugli stessi autograft, dai quali ě stato raooolto tutto oiô cho diamo dol sottimo libro »; ma in voritá anche quost'ultimo risulta desunto dagli apografi. 1 Rosta da aggiungero cho ancho il testo degli apografi si pro-senta in forma tutt'altro che definitiva, poichě il Foscolo segno molte eorrezioni e varianti sulla scrittura del copista, arrivando anche ad inoollare altri foglietti autograft che coprono parti del tosto apografo: nolla presente edizione, quindi, si ě rispettato lo stato doi document), conservando tutte le varianti, lo lacuno, lo incertezze, anzi che miraro, come foco a suo tempo I'Orlandini, alia costruzione di un tosto unioo o definitivo, che nemmeno alia fine della sua vita il Foscolo era riuscito a lasciare. • Opere, IX, pp. v-vi; i testi a pp. 402-74. L'ultimo bráno del libro set-timo fu agg unto da 0- Antootoki alb scelta dl Severmo Kerran, nelta ristampa del 1014 (Firenze, Sansoni); PAntognon. tece »n nuovo r«ontro con il manoseritto e indicó alcune varianti rispetto all edinona Ortandini. CXW 1 ruTBonunoin (íiá troppo rai soiio dilungato neun deacrizione dei Di»m«M foacoliani e nol teutativo di definire iL valoro di queate tiadtunx altri continuera od ancho, ootn'e probabile, rettih'chera oortedtt corte affermazioni, certo considcrazioni rriticlie. che un oa pio lavoro di ricnpern non puö tum comportaie errori o 1 Ma prima di concludorc desidoro Botlolinonro ÍI valoru di apografi, che teatimoniano l'ultima volonte, del FohcoIo (ad h tat-movento ritrovaro qua o lä appiniti, rifacimenti, note deglietom uuoi giorni) e che moritano di osaere attentaraente conaida» coroo [a grande prova di un traduttore-poeta; che so altts vtfc ho nvuto occasiono di sottolincaro cumti i rifacimenti del libru tat pubhlicato neirJwto/ogiu avessero portato a un deteriorunstrv. del testo poetico in favore di un piii superficiale, tono di jam va ancho notato che fra lo righe di quosta traduzione si lugpils coaa egli intondesso quaudo manifeatava il desidorio d'illmtttt non solo Vllinde ma l'etä di Omoro: corti squarci di battagl»«»» la mořte di Pandaro (quanto generica e retorica al oonfr» quella del Monti'l o corte figurazioni di deita. come queflai Pallado cho si veate doN'armatura o di Venoro che salva Ena uel campo, ci riportano nel vivo del mondo poetioo foacoU« dovo il claasiciamo, ben limgi dall'essuro una vnota prova di m quenza o di fasto, ě la forma interna doli» poeaia, cho delfew-aioni o dello tragodio della vita umana c.anta gli aapatti mám-sab cuniuni a tutti i tempi od a tntti gli tioniini. CESNABO OBITER1 DI TRA8CRIZIONB sono stati impiogati tre forpi tipogrsrici di- — _ -»„:„„, ™r i tvsli r.ihl.li.-»ti dal Fosrolo o per certo belle venu: il corpo .naü^"» i' 1 , 1 (|,t„ riodo. il .orpo medio ,-opio ehe hau:.-- 1 'J ^ ^ "'„.^Uo c Valtro .Ii una certo importania, iTcorpo piii picenlo per tutte lo Mal riprodarrc i teati pubblie 1) ho iutrodolto una virgoletlu colo Bieean, ho urato | ,- la Um "i"0 seeondo 1 u«. del tefao Le medesime regole ho riapeltat» nella trawraioi oa querie sole differenic: ?r tutt« I 11 ulruiii pni .1 ho »dopereto il earaUe lale dal POBaoH nei manoseritti; 2) ho ritocoato la puoteggiatiira ;::;':;.:»'«..............-»-r:r,",;:;":,: .,.11. Äi^iSSiS - v.K«,.i,.-"«... (*• (pie Sin, in.iltro ricorao . CXXVIII 0K1TERI DI TKAMCRIZIO>> E zione fondamentale, sono state innestate nel testo steaso, iinraedi&tMifffl. sotto la parola o le parole a cui audrobbero sostituito, ae si tratta di variir inferiori alia misura di un verso, riontranti riapetto all'mizio di tutti i to se si tratta di varianti che superano la misura di un verso: es. 1: Di Priamo, e certo alio paterne sedi lieto es. 2: Qli si libra sul capo, e gli favella Di Nestore in sombianza, inclito veglio, E sovra il capo gli pendea parlando Come Nestoro fosse, il nobil veglio In questo modo, credo, non ě stata operata ncssuna scelta arbitrary perohé viene presentato il testo priinitivo con tutte le sue varianti eton. tivo, in modo che risultino chiaramente le successive stratificazioni e sia e sentita una lettura simultanea delle diverse lezioni. Per facilitare la lete ed evitare confusione, le varianti ai versi, composti in corpo maggiore, u di un corpo piu piccolo: cio ě stato fatto per pure esigenze grafiche e ■ per cnllocare le varianti su un piano di valore diverso da quello della law primitiva. 2) Nel caso di varianti messe in rilievo dal Foscolo con un«sic>os sottolineatura esso sono state riprodotte nel corpo medesimo del testo k damentale. Quando il Foscolo sottolineó una o pin parole con l'intento di počin rilievo, sopra tutto nolle citazioni, esso sono stato riprodotte con le lei tere spaziate; quando la sottol ineatura ha altro valore, si ě fatta iin'r vortenza in nota; 3) il segno | .................] chiude tutte le parole cancellate orizzontalmrt dal Foscolo nel manosoritto, in un brano che fu da lui successivamente« cellato per intoro con uno o piů freghi trasversali; 4) lo parentesi uncinate ( < > ) comprendono le parole aggiunte d> osooIor m un secondo tempo nell'interlinea o a margine; 6) le parentesi quadre ([ ] ) indicano integrazioni di letters, siu**' parole omesse dal Foscolo, o parole da lui cancellate ma necessarie nel te* 6) la barretta inclinata (/) separa due parole cancellate, di cuiM conda ora correzione della prima; 7) i puntini di sosponaione (...) indicano una o piů parole illeC* difficile lettuTa°Cetta ' + ' iezioni incerte> 6 precede sempre la parol" 9) l'asterisco (*) indica varianti posteriori al tosto fondamentale. tere deH'alfaboto greco6' ^ ^ °rigmal° 8i SOn0 Bemp'B serial!* flne,-íel a6CO,ldo volume seguonogli indiei della materia »1»^ scr.zione anahtica dei manoscritti O.B. FRAMMENTI DI TRADUZIONI OMERICHE INSERITI NEL COMMENTO ALLA 'CHIOMA DI BERENICE'1 (1803) i I 4