SONETTI Forse perché delia fatal quiete Tu sei ľimmago a me si cara vieni O sera! E quando ti corteggian liete Le nubi estive e i zeffiri sereni, E quando dal nevoso aere inquiete 5 Tenebre e lunghe all'universo meni Nell'amhito dei dodici sonerti definitivamente approvati dal F. si rico-nosce generalmente un salto qualitativo anche notevole tra gli otto stam-pati nel 1802 e quelli Alia sera, A Zacinto, In morte del jratello Giovanni e Alia Musa, aggiunti nel 1803. Per tutti k derivazioni principáli sono evidenti, a cominciare dai sonetti dell'Alfieri, ma negli ultimi quattro i ricordi non soltanto dell'Alfieri, ma del Petrarca, del Casa, degli elegiaci latini (in parte present! anche negli altri testi) si fondonó con un calore e un rigore nuovi che li pongono su un piano decisa-mente piu alto. Né sarä da trascurare la maggior maturita di pensiero conseguita dal poeta in brevissimo tempo, attraverso le sue tumultuose esperienze di guerra, di studio, di politica, di amore, maturita cui si accompagna una piii larga e sicuia impostazione filosofica. I - Ultimo (1803) nella serie dei sonetti foscoliani come data di com-posizione, fu collocato primo dal F. nell'edizione definitiva delle sue poesie, usoita appunto a Milano nel 1803. Riprende in parte spunti pre-cedenti, anche deWOrtis, e non gli sono ignoti pensieri dello Young e del Gray (Night Thoughts e la Elegy written in-a country churchyard). Notevoli comunque l'esplicita affermazione di materialismo del v. 10 e il tono generale, solo apparentemente pacato, ma in reatta pieno di ten-sioni e di contrasri. Metro: sonetto secondo lo schema AB AB ABAß CDC DCD. 1 fatal quiete: la morte, vista come pace eterna assegnataci dal fato. 3 ti corteggian: ti accompagnano lietamente; uso analogo del verbo « corteggiare » negli sciolti Al Sole del 1796: « non piú le nubi / Cor-teggeranno a sera i tuoi cadenti / Raggi ... ». 4 i zeffiri sereni: le brezze della sera, al termine di una bella giornata: si noti la figura retorica detta abusione per cui ai venti ě dato un ap-pellativo (sereni) che loro propriamente non spetterebbe. 5 E quando: ora é ľinverno col maltempo (nevoso aere). II concetto in sé é ovyio (la sera giunge grata al F. in ogni stagíone), ma nuovo e potente é lo scorcio con cui viene espresso. Sempre scendi invocata, e le secrete Vie det-Hwr-eer-soavemente-tten" Vagarjmi fai co' miei pensier su Forme Che-rafino al nulla eterno; e intanto fugge Questo reo tempo, e van con lui le torme Delle cure onde meco egli snstrugge; £ mentre io guardo la tua pace, dorme Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge. 10 7 secrete: riposte, intime. 8 soavemente: avverbio capitale nell'economia del sonetto, a sottoli-neare la dolcezza dell'approssimarsi della notte came prefigurazione di una mortc immaginata altrettanto dolce e liberatrice da ogni pena. 9 su I'orme: sulle tracce, sulle vie. 10 mills eterno: la morte, al di la della quale non esiste niente; senza speranza. 11 Questo reo tempo: l'espressione reo tempo e dantesca {inferno, y, 64-5) ma rammenta anche il « hoc patriai tempore iniquo » di Lucrezio {De rerum natura, I, 41), un poeta che in quegli anni il F. lesse molto; il detto lucreziano fu dal F. ripetuto sovente nelle lettere e negli scrk-ti, a indicare sia la vita in se, cosl piena di dolori, sia il periodo politi-camente agitato che il poeta visse in pieno a cavallo dei vent'anni. 12 cure: affanni (lat.); meco egli si strugge: il tempo si consuma istrugze) ma insieme consuma e fa perire i mortali. 14 Quello ... rugge: il verso e di stampo alfieriano, ma il rugge e prettamente foscoliano e altre voite si incontra usato da Ugo parlando di se. 58 59