Un dl, s'io non andrö sempře fuggendo Di gente in gente, mi vedrai seduto Su la tua pietra, o fratel mio, gemendo II fior de' tuoi gentili anni caduto. La madre or sol, suo di tardo traendo, Parla di me col tuo cenere muto: Ma io deluse a voi le palme tendo; X - Giovanni Dionigi Foscolo, fratello di Ugo, di tre anni minore di lui, ricopriva if grado di primo tenente neU'esercito cisalpino: come Ugo, aveva il vizio del gioco. Per risarcire alcune perdite, distolse una notevole somma dalla cassa militare: scoperto, fuggl da Bologna ove il fatto era avvenuto e passó a Venezia, dove si uccisc 1'8 dicembre 1801. II F., giá portato a una visione del mondo seonsolatamente tragica, resto penosa-mente colpito da quella morte, e si jimprovero di non aver fatto abba-stanza per il fratello, anzi di averlo piii volte contristaro; sull'argomemo comunque sappiamo pocbissimo, salvo accenni frammentari, II sonetto, per il quale la data della morte di Giovanni Dionigi costituisce il termine « post quern », ě in ogni modo non solo e non tanto una celebra-zione del defunto, quanto una trasposizione di Ugo in Giovanni Dionigi-, la tragedia almeno parzialmente si risolve in elegia, anche nel ricordo continuamente presence del carroe CI di Catullo, esso pure dedicate alia memoria di un fratello morto, né mancano riscontri con I'elegia II, 8, di Tibullo. Metro: sonetto secondo lo schema ABAB ABAB CDC DCD. 1 fuggendo: esulando. 3 pietra: la lastra tombale. 4 11 fior ... caduto: la tua bella giovinezza spezzata. 5 La madre: Diamatitina Spatbys, cui il F, fu sempře devolissimo; suo ... traendo: trascinando innanzi la sua ormai lunga vita {di). Ricorda petrarchesco (Rime sparse, XVI, 5-6). 7 deluse... tendo: tutti i gesti del sonetto appartengeno alia tradi zione classics e neoclassica; il « tender le palme » ritorna nelle Grazie, chiusa dell'inno I, ma l'espressione ě di Virgilio, Acts., I, 93: « duplices tendens ad sidera palmas », cos) come il « cinis mutus » (v. 6) ricorre tanto in Catullo quanto in Tibullo. g se da lunge i mieí tetti saluto, Sento gli awersi Numi, e le secrete Cure che al viver tuo furon tempesta, E prego anch'io nel tuo porto quiete. Questo di tanta spěme oggi mi resta! Straniere genti, 1'ossa mie rendete Allora al petto della madte města. 10 8 i miei tetti: la nua casa, ll mio paese. 9 Sento ... Numi: con signifkato parzialmente diverso, ancora Virgiho, Aen V 460: «conversaque numina sends ». m 9-10 le secrete cure: gli affanni che agli altri nmasero tgnott (e che con-dussero Giovanni al suicidio). 10 che ... tempesta: che sconvolsero la tua eststenza. 11 tuo porta: la morte. ' rrsYvisl *«t. Cln^tn 12 Questo ... resta: Petrarca, Rime sparse, CCLXVIII, 32. « Questo m'avarrza di cotanta spene». Al di la del ricordo letterarto, notevole la confessione delle immense ambizioni del F., ritenute gia stroncate a me-no di ventiquattro anni. 13 Straniere genti: torna con insistenza il tema dell esilio, attraverso le parole di Tibullo, I, 3, 5-fi: «Non hie mihi mater / Quae legat in moestos ossa perusta sinus ». 76 77