142 La letlcralitra delľetá uapoleonica in Italia Ugo Foseolo 143 LOPERA Lettera dedicatoria delľode Bonaparte liberatore La lettera dedicatoria a Bonaparte usci ne] novembre del 1799 in accompagnamento alia ristampa delľode Bonaparte liberatore1 giá pubblieata ne] maggio del 1797, all'indomani delia prima, fulminea campagna napoleonica in Italia. Alľondata di entusiasmo suscitata dall'inarrestabile avanzata delľarmata liberatrice era seguita, di li a pochi mesi, la cocente delusione di Campoformio (ottobre del 1797), quando Napoleone aveva ceduto Venezia aU'Austria, insieme all'Istria, alia Dalmazia, alle Bocche di Cattaro e alle isole veneziane dell'Adriatico. Con la niiova dichiarazione di guerra della Francia all'Austria (marzo 1799) la partita, che sembrava chiusa, torna a riaprirsi: da Genová, dove ě entrato con le Iruppe del generale Macdonald, Foscolo ritiene di poter ripubblicare ľode con la quale aveva celebrato due anni prima il generale vittorioso. Vi premette una lettera, ehe chiarisce il senso del nuovo omaggio nella forma di una supplica e insieme di un ammonimento: Napoleone non dimentichi le aspirazioni di liberta di un popolo intero, giá sacrificato a Campoformio, non preferisca accondiscendere per ambizioni di potere a «feroci petü» invece di ascoltare gU «altissimi ingegni»: da generale vittorioso si trasformerá allora in dittatore, in despota, come giä accadde a Césare quando passö il Rubicone. E cautamente si affaccia alia fine un grave monito: se vorrä diventare da liberalore tiranno, allora non mancherä per lui un Tacito che si levi a condannarlo agli occhi della «severe posteritä». Giustamente Carlo Dionisotti ha rilevato la novitá e la forza di questa, prosa robusta, tem-prata su modelli latini, scarna e drammatica, senza confront! con autori precedenti, e ehe preannuncia la prosa maggiore del secondo Ortis. A BONAPARTE Io ti dedicava questa Oda quando tu, vinte dodici giornate e venti-cinque combattimenti, espugnate dieci fortezze, conquistate otto provincie, riportate centocinquanta insegne, quattrocento cannoni e cen-tomila prigionien, annientati cinque eserciti, disarmato il re sardo, at- 5 territo Ferdinando IV, umiliatu Pio VI, rovesciate due antiche repub- bliche, e forzato ľimperatore alia tregua,1 davi pace a' nemici, co-stituzione alia Italia, e onnipotenza al popolo francese. Ed ora pur te la dedico non per lusingarti col suono delle tue gesta, ma per moslrarti col paragone la miseria di questa Italia che giusta- 10 mentě aspetta restaurata la liberta da chi primo la fondô. Possa io intuonare di nuovo d canto della vittoria quando tu torne-rai a passare le Alpi, a vedere, ed a vincere!2 Vero ě che, piti che della tua lontananza, la nostra rovina ě colpa degli uomini guasti daUantico servaggio e dalla nuova Iicenza.a Ma 15 poiché la nostra salute sta nelle mani di un conquistatore, ed ě vero pur troppo che il fondatore di una repubblica deve essere un despota, noi e per i tuoi beneficii, e pel tuo Genio che sovrasta tutti gl i altri 1. quando... tregua: st allude afla prima campagna di Napoleone in Itaba; le dodki giarnale 50110 le dodki haliaglie catnpidi vinte dai francesí; J re sardo ě Vittorio Amedeo ID. costretto a sorroscrivere ľamii&uzio di Clierasco: le due anliehe reputibliefie sono Genová e Venezia; ľimperatore ě Francesco II e ]a trcgim é quella di Leoben, con la quale si chiude la campagna. 2. torneraí... vincere: ô parafrasi del veni, ukti, vid ("ven-ni, vidi, vinši") con cul Césare avrebbc dalo ľannuncio della vittoria di Zela (47 a.C.j. 3. guasti... licenza: "corrotti dalľanlica servitú e dalla re-cente anarchiu'' 20 25 rid 35 4 e della etä nostra siamo in dôvere di invocartí, e tu in dôvere di soecor-rerci non solo perché parteeipi del sangue italiano, e la rivoluzione ďltalia e opera tua, ma per fare che i secoli tacciano di quel Trattato* che trafficô5 la mia patria, insospettí le nazioni, e scemô* dignita al tuo nome. E'7 pare ehe la tua fortuna, la tua fama, e la tua virtů te ne ab-biano in tempo aperto il campo. Tu stai sopra uri seggio donde e col braccio e col senno puoi restituire liberta a noi, prosperita e fede alla tua Repubblica, e pace all'Europa. Pure né per te glorioso, né per me onesto sarebbe8 s'io adesso non ťofferissi che versí di laude. Tu se' omai piti grande per i tuoi fattí, che per gh altrui detti: né a te quindi s'aggiugnerebbe elogio, né a me altro verrebbe tranne la taccia9 di adulatore. Onde ťinviero un consiglio, che essendo da te liberalmente accolto, mostrerai ehe non sono sempře insociabili virtii e potenza,10 e ch'io, quantunque oscu-rissimo, sono degno di laudarti perché so dirti fermamente la verita. Uomo tu sei e mortale e nato in tempa ove la universale scelleratez-za sommi ostacoli frappone alle magnanime imprese, e potentissimi incitamenti11 al mal fare. Quindi o il sentimente della tua superiorita, o la conoscenza del comune avvilimento potrebbero trarti forse a cosa che tu stesso abborri. Né Césare príma di passare il Rubicone ambiva alla dittatura del mondo. Anche negli infelicissimi tempi le grandi rivoluzioni destano feroci petli12 ed altissimi ingegni. Che se tu aspirando al sommo potere sde-gni generosamente i primi, aspirando alla immortalita, il ehe é piu degno delle sublimi anime, rispetterai i secondi. Avrä il nostro secolo un Tacito, iJ quale commetterä13 la tua sentenza alla severa posteritä. Salute Genová 5 agghiacciatore anno VHP"1 UGO FOSCOLO tä. ti consentirä di mostrare eome virril e potenza non sono sempře ineompatibüi5'. 11. incitamenti: t*me il precedente, tixlacoli e oggello di frappane. 12. petti: "cuori. animi". 1.1. commetterä: "rinvierä, tramanderä1'. 14. .5 agghiacciatore anno VU1: corrispondente al 27 novembre 1799 secondo il calendario rivoluzionario. 4. quel Trattati): ;'di Cainpoformio". 5. Iraffioo: "vendette". 6. scemu: "sminui". 7. E': "et" (egli), soggetto delľtndefinjto /yore, secondo ľu-so tetterario 8. Pure... sarebbe: "tuttavia non sarebbe ragionr. di gloria per te, rift oneslo da parle mia ecc,:. 9. taccia: "accusa". 10. esaendo... potenza: LLche, se da te accollo eon liberáli- ANALISI □ L'intera pagina ě ricca di strutture stilisúche, che ricordano Césare, ma soprattutto Tacito, per la loro concisione, freddez-za e geometricitá. I due autoři sono esplicitamente richiamati, il primo altraverso una nasparente citazione (torneraí... a vedere, ed a vincere), il secondo con il nome (Avrá il nostro secolo un Tacito...). □ Cesariano ě soprattutto il primo periodo, scarno e a un tempo maestoso, che allinea nella prima parte, quasi in forma di ablauvi assoluti, le gesta gloriose di Napoleone durante la 144 La letteratiira delt'ela napoJeonica in Itaiii Ugo Foscolo prima campagna d'Italia (vinte dodia giomate..., espugnate dieci fortezze ecc). □ Le figuře delJa disposizione ricorrono in tutta la pagina con grande frequenza: - triplicazioni (davi pace... costituzione... onnipotenza; traffi-cö... insospettl... scemö ecc); - anafore (neper le... neper me...; la Uta fortuna, la luafama, la tua virtii ecc); - paraUelismi (antico servaggio I nuooa licenza; universale scel-kratezza I sommi ostacoli / magnanime imprese; feroci petú I altissimi ingegni ecc); - riprese (Tu stai sopra un seggio..., Tu se' omaipiii grande...; Uomo lu sei e mortale... ecc). □ La forza di questa prosa risiede complessivamente nella compresenza di sentimentí contraddittori, ora di ainmirazione per il genio militare di Napoleone, ora di sdegno per le sue ambiguitä politiche, ora di speranza, ora di rainaccia. Una contraddittorietä che la sintassi squadrata e concisa comprime e nello stesso tempo esalta. LOPERA. Orazione a Bonaparte pel Congresso di Lione Ľepisodio cui si fa qui riferimento ě ľiraprowisa convocazione da parte di Napoleone a lione (gennaio 1802) dei Comizi di "notabili" con il duplice scopo di saggiare la natura e la consistenza delľappoggio italiano ai suoi disegni politici e di legittimare la formazione di un nuovo stato alleato (la Repubblica italiana, poi Regno italico) agli occhi dell'Europa, In realtä i Comizi furono la paródia di un'assemblea costituente: ľordine del giorno era imposto, le discussioni strozzate, le pressioni dalľalto fortissime. II risultato fu la creazione di uno stato repubblicano direttamente legato alla Francia, debole nei suoi ordinamenti interní, obbligato a mantenere le truppe francesi sul suo territorio, costretto ad abbandona-re le misure legislative antiecclesiastiche della Cisalpina e a favorire i proprietari terrieri. Rivolgendosi a Napoleone Foscolo poteva sperare che alla fine l'autoritä di uno solo risul-tasse meno dannosa deU'ambizione e della rapacitä dei tanti che in vario modo approfitta-vano della nuova instabilitä interna allo Stato, e che il richiamo agli ideali di liberta suscita-ti dalla campagna di Napoleone in Italia potesse porre rimedio alľinvoluzione reazionaria di cui ora Foscolo era spettatore impotente. Ma in realtä ormai ľappello all'antico «libera-tore» ě pretesto a un atto estremo dl denuncia. Di qni il quadro a fosche tinte, esasperato, drammatico di chi sente minacciata forse irrimediabilmente la causa per la quäle ha com-battuto. Ľappello restö inascoitato, e anzi il futuro imperatore scelse una poliaca forte-mente accentratrice che negava alla Repubblica ogni autonómia. E ripresa in queste pagine l'esperienza stilistica della lettera premessa all'ode Bonaparte äberatore in una direzione che ě fondamentale per comprendere non solo, in ambito lette-rario, la nuova, drammatica prosa delľOrlis, ma anche, nella biografia di Foscolo, l'onda-ta di profunda delusione ch'egli si trovo a vivere in quegli anni, rendendosi conto di aver imboccato una strada che non prometteva liberta o indipendenza, ma una nuova forma di servitii e di controDo straniero. Di qui derivano sia il carattere "pohtico" del suicidio di Jacopo Ortis, sia il tono drammatico defle Poesie, pubblicate nel 1803 nella forma di un breve autoritratto eroico e insieme di un prematuro commiato dalle illusioni giovanili e dalla poesia stessa. Riproduciamo la prima parte del paragrafo sesto. Incominciano ad inasprirsi piú atrocemente le nostre ferite, e delľin-glorioso mi accorgo tristissimo assunto,1 e incerte sento le forze, ora che tutti mi si schierano innanzi gľimperanti costumi originati dalle vecchie, putride, profondissime ulcere del servaggio,2 le quali rinsan- 5 guinate nel bollore delle rivoluzioni,3 e piů e piú con le scatenate pas- sioni estendendosi, quasi i piú sani corpi hanno guasti, ed infetta4 la divina liberta. E per onta nostra maggiore non espulsi tíranni, non principi uccisi, non sedizioni, non varia illustre fortuna di vittorie e sconfitte; bensi calunnie, concussioni,5 adulterii, adulatori, spie, di- 10 scordie, raggiri, avarizia,6 stoltezza; non ardui delitti insomma, ma vizii; né continui; ma per la stessa bassezza ďanimo ed intermessi e riassunti.7 Sobriamente quindi, o Consolo, e per la tua dignita, e per 1. ingiorioso... assunto: nota il forte iperbato; assunto: "tesi, asserzione". 2. ulcere del servaggio: "ferite della servitti". 3. bollore delle rivoluzioni: nota lo scetlicismo con cui Foscolo guarda ora aile rivoluzioni cui aveva aderito con tan-10 entUBiasmo solo qualche anno prima. A livello stilistico non shigga Puso protratto e insistitu della metafora: il male antico si ě risvegliato e inasprito con le miove calamita (le vecchie... uloere si sono rinsanguinatc, cioě sono tomate a san-guinare. nel bollore delle rivoluzioni). 4. infetta: forte latinismo: "conlagiata". 5. concussioni: abusi di autorita perpetrau a scopo di lu-cro. 6. avarizia: nel senso latino di "aviditä, sete di ricohc/ze^. 7. ardui... riassunti: "non esempi di audacia, sia pure spcsa in imprese malvagie (ardui delitti), ma di meschinita (vizii); e come se non bastasse neanche costanti, tenaci, ma, per bassezza ďanimo, o tralasciati (interme&si) o, per cosi dire, condensati insieme (riassunti) in breve tempo1'. 146 La letteratura delľeta napoleonica in Italia Ugo Foscolo 147 15 20 25 30 35 40 45 la riverenza alia patria, dirô cose da me piú volentieri ne' profondi8 del dolente mio petto sepolte, ove ľesportele non fosse d'espresso9 utile a noi, e di gloria per te. Né parlerô delia privata scostumatezza, né de' popolari difetti, né del dissipamento recato dagli eserciti; taccie10 essendo queste comuni per tutte forse le cittä dell'Europa, e mali talor necessarii, e certo irreparabili, perché natural] al corso de' tempi e delle nazioni, e voluti dalľ universale ordine delle cose. D perché dirô de' costumi o insiti nel governo, o dal goverao scaturiti, i quali quando ardono e regnano, se guasti corrompono la nazione, se11 ottími la risanano. Uomini nuovi12 ci governavano per educazione né politici, né guerrieri (essenziali doti ne' capi delle repubbliche); antichi schiavi, novelli tiranni, schiavi pur sempře di se stessi e delle circostanze ehe né sapeano né voleano domare; fra i pericoli e ľamor del potere on-deggianti, tutto perplessamente13 operavano; regia autorita era in es-si, ma per inopia14 di coraggio e d'ingegno né violenti né astuti;15 consci de' proprii vizii e quindi diffidenti, discordi, addossantisi scam-bievoli vituperii;'6 datori di cariche e palpati non temuti;17 alia ple-be esosi come potenti, e come imbecilli, spregiati;18 convennero con iattanza19 di pubblico bene e libidine di primeggiare, ma né pensie-ro pure di onore;20 vili con gli audaci, audaci coi vili spegneano le accuse coi beneficii, e le querele con le minacce; e per la sempře im-minente rovina di oro puntellati con la fortuna, di brighe con i pro-consoli, e di tradimenti con i principi stranieri.21 Nella povertä del-ľerario, nelle lagrime delle cittá, nelle protette coneussioni, unica, perpetua, e troppo forse ereduta discolpa secretamente vociferavano: do-versi alla spadá slraniera obbedire, e per sommi darmi soltanto ricom-perarsi lo stato.22 Perfidi! Cotanti, e si ampli, e si profondi moltipli-cavansi i danni ehe per voi'23 non di presta e generosa morte, ma di lenta agónia obbrobriosamente24 la repubblica intera periva. Forzati invero talora voi foste, ma voi stessi il píú delle volte volevate la forza; ché né umana né divina possanza puô mai costringere a delitti chi alia salute delia patria e al proprio onore fortemente e lealmente la sua vita consacra. Irrompevano i Galii vittoriosi nel Campidoglio,25 dove tutri i Romani validi alle ármi s'erano rifuggiti alla estrema dife- 8. ne' profundi: "nelle proťonditä". 9. ďespresso: "espressamente". 10. taccie: "accuse". 11. se... se...: da notáre il coslruUo, molto caro alla prosa latina classica, delľopposizione antilcrica di due protasi di periodo ipoLetico aventi uguale soggetto (qui i enstumt). 12. Uomini nuovi: nuovi perché senza esperienza ed educazione (in quelľaccezione negativa ehe ě pure del lat. nanus) . 13. perplessamente: "confusamente" (č on latinismo). 14. inopia: "mancanza, scarsitä". 15. ma... astuti: si torna alla caralterizzazione di eui alla nota 7. 16. consci... vituperii: la coscienza delia propria medio-critä non consente conoordia, perché raaoca la stíma reci-proca. 17. datori... termiti: il potere ě nelle loro mani. ma essi pos-sono si conferire cariche, ma non guudagnarsi una repulazio-ne: possono essere si adulati ípalpau) ma non certo temuä. 18. alla plebc... spregiati: "odiosi al popolo in quanto potenti, disprezzííti per la loro debolezza". Esosi e imbecilti nel senso di "odiosi" e "dcboli" sono due lalinismi. 19. iattanzu: "dispregio, noncuranza". 20. ma... onore: "ma senza la minima preoceupazione di onore'1. 21. puntellati... srranieri: "per sventare i colpi della sortě si servivano delForo (per corrompere), delle bnghe con gli emissari del governo irancese, dei tradimenti con i govemi srranieri". 22. doversi... stato: nota il costrutlo che ricalca l'oggctuva latina: "dunque ritenevano che si dovesse obbedire allo stra-niero e soto a prezzo di gravissimi danni riprendere il control-lo dello stato". 23. per voi: "per causa vostra, per colpa vostra". 24. obbrobriosainente: "ignominiosamente, miserevol-mente". 25. Campidoglio: accerroo al celebre cpisodio narrato da Livio. Nel 378 a.C. i Galii guidati da Brenno invasero Roma e posero tassedio al Campidoglio. 1 seoatori riliutarono di abbandonarc la cilta e furono massaerati. 50 55 60 65 70 75 sa, mentre i fanciulli, e le madri, e le vergini, e le imbelli turbe,26 e le vestali, e le matrone fuggivano. Ma i sacerdoti degli Dei e i vecehi consolari e di trionfi insigniti, perché27 malfermi si sentissero a com-battere, non per tanto sostennero28 di abbandonare la cittä, ma or-nati delle lurninose e trionfali lor vestimenta votarono se medesimi alla patria, e seduti nel foro sopra sedie di avorio aspettavano tran-quillamente la sovrastante fortuna.29 Brenno, invasa Roma ed asse-diato il Campidoglio, scese nel foro, e ristette al magnifico e portento-so spettacolo di que' personaggi che senza far motto, né rizzarsi, né mutare aspetto,30 al venir de' nemici, immoti sedeano ed intrepidi, appoggiati a' bastoni,31 e guardandosi vicendevolmente ľun ľaltro. Da divino quasi stupore a tal vista percossi i Galii, per gran tempo né toccarli ardivano né approssimarsi, reputandoh piú che uomini. Quando poi uno di loro fatto animo accostatosi a Manio Papirio, pla-cidamente gU toccô il mento, strisciandogli la mano giú per la barba, Papirio lo percosse col bastone e gli ruppe il capo; onde il barbaro sguainata la spadá lo uccise, e quindi impetuosamente gh altri soldáti consumarono la strage di que1 venerandi romani, che ďonorare sde-gnavano il trionfo de' conquistatori con impotenti insulti, o con servi-li preghiere. Che se tanta fortezza non v'era dato, o principi Cisalpini, di emulare, niuno vi contendea di tornare privati32 alla Francia ed al mondo gridando; che disperata essendo la patria, veruno33 italia-no soffriva di amimnistrare la comune sciagura.34 E ben esempio ne porsero que' due del Direttorio35 che generosamente impugnarono il trattato di alleanza, e que' pochi legislatori fedeh al giuramento. Ma gli aceusatori, i testimonii ed i giudici de' vostri delitti sono le vostre taňte improwise, malnate riechezze onde di poverí e abbietti, super-bi oggi andate ed impuni.36 Sostenere la ingiustizia ě da forte, dissi-mularla b da schiavo, ma ritorcerla a proprio vantaggio dividendo quasi opime spoglie37 le věsti de' proprii concittadini, fe da bassissimo scel-lerato. 26. imbelii turbe: ""folie incapaci di combalterc". 27. perché: con valore concessive-, "henehé". 28. sostennero: "'acceitarono, sopportarono". 29. fortuna: nel senso classico di "destřuo, sorte". 30. far motto... aspetto: ibrse involontario ricordo di Fari-nata: «non muto aspetto, né inossc eollo né piegó sua costa» (Inf. X). 31. bastoni: gli scellri di cui erano dotati i semiton. 32. privatí: "da privati cittadini"". 33. Tcruno: "nessuno". 34. che diřsperata... sciagura: meglio dunque rinunäare ill potere che diveníre complici dello strariiero. 35. due del Direttorio: due dei cinque inembri del Dtret-(orio, contrari al Iratlato di alleanza tra lo rypubbliche Fran-cese e Cisalpina idcatt* al fine di frenarc le niire. espansionistiché della Cisalpina verso il Pivmonte. lasciarono riaciuico. 11 iratlato fu ideato da Napoleone, avviata a divenire primo Console, sempře meno disposlo a tollenue le divergenze delb repubbliche subaheme alle proprie direttive, e vemni imposts soslarizíalmente c«jn la forza dal generále Bertliier. 36. le vostre... impuni: "le riechezze improwise, grazie a cui potete corrompere e oitencre I'impujiita. ňonO la prova migliore dei vosLri erimini1', 37. quasi opime spogJie: "come se fossero rieche přede". ANALISI □ Ě viva in queste pagine Pimitazione di Tacito («lo storico della tu-annide»), gia additata per la lettera dedicatoria dcll'o-de Bonaparte liberalore, e di Saliustio, per Finsistita caratterLz-zazione morale del degrado politico e civile. La disposizione delle parole ě molto ricercata. L'analisi degli ingredienti lessi-cali, sintattici e rétorici desunti dai modelli latini potrebbe essere anche mollo piú particolareggiata: ci limiteremo ad aleuni elemetili essenziali. La leUeratura delľetä napoleonica in ltalia Ugo Foscolo 149 □ Ě frequentissimo il ricorso a un ricco campionario di figuře di disposizione: anastrofi (incerte sento le forze, r. 2, ne' profon-di del dotente miopetto sepolte, rr. 13-14), iperbati (deü'inglo-rioso mi accorgo trisüssimo assunto, rr. 1-2); parallelismi (anti-chi schiavi, novelli tiranni, rr 24-25, ma complicata dall'op-posizione semantica delle coppie aggettivale e sostantivale), chiasmi (non espulsi tiranni, non principi uccisi, rr. 7-8, vili con gli audaci, audaci coi vili, r. 33 ecc.). □ Una certa preferenza per la variatia (cioě la rottura di serie omogenee) ci riporta a Sallustio: per esempio Falternanza di astratti e concreti nella serie: calunnie, concussioni, adukerü, adulatori [ci aspetteremmo adulazioni], spie, discordie, raggi-ri..., rr. 9-10; o alle rr. 36-37: Nella povertá delľerario, nelle lagrime della cittä, nelle protette concussioni..., diffidenti, di-scordi, addossantisi scambievoli vituperii, rr. 29-30 (dove la serie řrimembre ě variata dalľinserimento di un parücipio in luogo deJl'aggettrvo). □ Ossessiva la predilezione del polisindeto e della correlazione nell'uso delle congiunzioni (non espulsi tiranni, non principi uccisi, non sedizioni, non varia illustre fortuna di vittorie..., rr. 7-8; ed intermessi e riassunti, rr. 11-12; ... e per la tua dignita, e per la riverenza alla patria..., rr. 12-13; Néparierb... né de' popolari... né del dissipamento..., rr. 15-16; ... o insiti nel go-verno, o dal governo scaturiti..., r. 20; se guasti... se ottimi... rr. 21-22. Artifici di ascendenza latina che aggiungono enfasi e irabrigliano il periodo in una rete di rigide geometrie, in una dinamica di continui chiaroscuri, di scelte radicalmente oppo-ste, anche a livello semantico (emblematico ľultimo esempio se guasti mrrompono la nazione, se ottimi la risanano, dove aggettivi e verbi, collocati con studiato parallelismo, si oppon-gono tra loro per significato: guasti a ottimi, mrrompono a risanano). II complesso delle scelte messe in atto concorre anche a un esito di alta, anche se contenuta e dominata, drammaticitä. □ A livello lessicale é folta la presenza di latinismi (infetta per "corrotta", r. 6; intermessi per "interrotti", r. 11; perplessa-mente per "confusamente", r. 27) e di artifici di ascendenza latina, come l'uso del participio perfetto in luogo del sostantivo asiratto corrispondente (non espulsi tiranni, non principi ucciü, rr. 7-8, in luogo di "non espulsione di tiranni, non uccisione di principi"): scelte che concorrono a definire un registro di (ono molto alto, ma non in senso genericamente colto, lettera-rio. Queste riprese latine si caricano di un acre valore polemice opponendo alla corrotta e disgregata realtä contemporanea un vigoroso appello a ritrovare negli antichi, nei grandi storiei della corruzione e della decadenza romana, una vigorosa medicína ai mali presenü. □ Molto ricco infine il campionario delle metafore (le ferite, le ulcere, il bollore delle rivoluzioni, nelle righe iniziali), signifi-caiiva anticipazione dell'eloquenza ünmaginosa dello Jacopo Orth delľedízione del 1802. LOPERA Ultime leUere di Jacopo Ortis La preistoria del romanzo II prkno ccnno alla composizione del romanzo si rinlraccia nel giovanile (1796) Piano di studí (un elenco di argomenli da riprendere e approfondire o da affrontare per la prima volta, un bilancio del giá fatto e del da farsi) dove figura il titolo, "Laura - Lettere", che fa giá pensare al progelto di un romanzo epistolare. AI giugno dello stesso anno 1796 si pud ncondurre anche il soggiomo del poeta a Venezia e nei colli Euganei (dove il romanzo č ainbientato). Ancora al marzo del 1796 risale un aweriúnento di cronaca deslmato a entrare nel libro: il suicidio dello studente padovano Girolamo Ortis. Tuttavia, partendo da questi pochi dali, gli studiosi hamio tentato invano di accertare quanto di quel progetto fosse stato alVepoca realmente compiuto e quanto poté essere poí travasato nell Ortis. n ptimo Ortis (1798) Solo alla fine del 1798 Feditore Marsigli di Bologna (cittá dove Foscolo si era da poco Irasferilo) intraprese redizione del romanzo: ma rarrivo degli austro-russi e la conseguente fuga di Foscolo ne interruppero la stampa. La.concluspnejlelFopera, rimasla sospesa alla lettera XIA (1'addio di Jacopo a Teresa), fu affidata dalFeditore a un letlerato bologncse, Angelo Sassoli, che vi prowide con sovrabbondanza (venti nuove lettere piú Álcune memo-rie appartenute alla storia di Teresa). Questa aggiunta, pur íspirandosi agli stcssi tesli as-sunti da Foscolo a modello neWOrtis c imitando lo stile caratteristico della prosa foscolia-na, ě moko lontana dall'originalc, tanto da suonare a tratti come, un'involontaria parodia. Non convince perciíi il tentalivo di attribuirne la paternita a Foscolo, magarí anche solo mcdiante. carte che allri avrebbe ricucito insieme. Le vicissiuidini di questa prima edizione del romanzo furono singolari e píttoresche. L editore, desideroso di assicurarsi il visto della censura degli austriaci, appena sopraggiunti, invento un titolo di forzata únpronta romanzesca: Vera storia di due amanti infelici ossia Ullimc lettere di Jacopo Ortis, e vi aggiunse un Avviso al lettore e alcune Annotazioni desti-nate al nuovo pubblico dinanzi a cui il libro si sarebbe trovato a comparire. Ma il nuovo cambiamento politico detenninato dalla vittoria di Napoleone a Marengo e il conseguente rientro dei demoeratici a Bologna spingono MarsigU, deciso a riguadagnare i favori del nuovi doiriinatori, a ripristinare la prima vestě editoriale. Sconfessata la spregiudicata operazione, Foscolo si appreslo a condurre di persona a Mila-no, presso Mainardi, Fedizione del romanzo (che si lermava ancora alFakezza dellautico): ma per alcuni serezi con il nuovo editore Fintera tiratura andó al macero (due soli gli esemplari scampali: Uno. siguificativamente, quello inviato subito a Coethe). H secondo Ortis (1802) Fu cosi che solo nelTottobre del 18(12 vedeva la luce, presso il Genio Tipogralico, la prima edizionc completa deWOrlii. II těsto qui proposto alla lettura ě tratto da questa redazione, perché ci pare che questa vestě rappresenti storicamente la testimonianza piii significativa delPopera: il suicidio di Jacopo si moriva qui non tanto e non solo per Finfelice amore per Teresa, quanto per il tradimento perpetrato dal liberatorc Napoleone che, dopo aver venduto Venezia, ora mitia il destino della Repubblica Cisalpina, impedendone una libera vita demoeratica e una piena autonorrua politica (metnorabile il dialogo con Parini nella lettera a p. 170). II sacrificio della víta appare in questa luce un tempestivo atto di denun-cia e di protesta: V Ortis esce nelFottobre del 1802; nel gennaio si erano aperti i Comizi