É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š© ^ ^ > > <5> 4 55% HD. QABC-esteso Mar 12:17 Q, O ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf ■ Libreria 1. Storia di un'anima e storia delleanime 2. Recanati: erudizione e filológia í. Poesia sentimentale e poesia patriottica: Leopardi romantico? J. Un annus tettibilis (1819) e un anno filosofico (1820) 5. Estetica e poetica: tra vago e pellegrino 1820-1321 6. «Pauraesperanza» nel viaggio a Roma e partenza da Recanati 7. Ľironia a sistema: le (prime) Operené motali 8. Leopardi redattore: Miláno e Bologna 9. Ii «risorgimento» delia poesia: Pisa, Recanati e Firenze 10. «Sterminator Vesevo» Napáli 1833-1837 Bruto cesaridda alterego di Leopardi Capitol o 3 Giacomo Leopardi 1. Storia di un'anima e storia delle anime La strepitosa figura poetica del Bruto cesaricida delia canzone Bruto minor e, costruita da Leopardi nel dicenibrc 1821 in venti giorni di lavo-ro, inserita subito dopo la metá del primo libro di poesie, le Canzoni, pubblicato nel 1824. riassuine in sé alcuni tratti ehe possono far da guida alia sua opera, in una produzione cronologicamente non amplissima (la parle ereativa si circoserive nel venlennio ehe va dal 1817 al 1837. anno di morte del poeta alle soglie dei quaranľanni) ma densa e diversificat; Bruto, il combatlente sconfitto a Filippi, rappresentato nel tragico monologo pronunciato prima di un leatrale suicidio, ě ľalter ego con cu: Leopardi si ě voluto affidare ai posleri. ehe. dopo l'Unilä. hanno prefe rito travestirlo dei panni lacrimevoli e malinconici di un pessimista esi stenziale, di una «vita strozzata» dalla crisi del razionalismo illuminista. non rischiarato. ma attratto dagli ideali del primo Romanticismo. Eppu re. come avrebbc ricordato Carducci. tutto il Risorgimento aveva dceli nalo un altro credo, ehe voleva gli ilaliani «con Manzoni in chiesa» con «Leopardi in guerra». Ed ě questo Leopardi «progressivo» (ma sen za piú ideologie progressiste) ehe e piú vicino alla grandezza delia pro pria opera: il poeta ehe usa ľinesistita giovinezza come innesco di una poesia costruita sul potere immaginativo delia memoria. la malattia co me formidabile strumento conoscitivo e ľisolamcnto geografico c politi co di un retrivo borgo dello Stalo delia Chiesa come punto di vista privi legiato per riflettere su di sé e sul mondo. A Gian Pietro Vieusseux. ehe nel 1824 gli proponeva una collaborazione continuativa con il primo giornale moderno fondato dopo il «Caffe». ľ«Antologia». Leopardi rap-presentava quel suo isolamento in vive forme narrative: I 505 I /721 ••©Aw/ ľP®(30i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š« W ©Č ^ t ^4 55% Q abc - esteso Mar 12:17 Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 1 Giacomo Leopardí 491 Io vivo qui segregato dal com mereio, non solo dci letterati, ma degli uomini, in una cilia dove chi sa leggere é un uomo raro. in un verissimo sepolcro, dovc non cnlra un raggio di luce da niuna parle, e donde non ho speranza di uscire. Ella ben vede che chi si trova fuori del mondo. non é in istato di dar notizia di qucllo che vi sucecde. Infatti io non so e non veggo mai nulla di nuovo, e fo conto di vivere in un deserto: Ella é molto meglio informata delle novitä che aceadono nclla China, ehe io delle noti-zie letterarie o scientifiche di questo Stato. [Epistotario, 2 febbraio 1824) Sorprendente paradosso. ehe affiancava alľe-straneitá al mondo una sperimentafa conoscenza delľanimo umano. su cui aveva esercitato un'in-cessante osservazione sin dalla pití tenera infan-zia. educata alla letlura dei classici come un ser-batoio inesauribile di temi, motivi. generi lettera-ri e forme espressive, e di risposte alle grandi do-mande delľesistenza. L'eccezionalitä delia sua produzione, ehe tocca vette allora ancora inesplorate anche sot-to ľaspetto speculativo, non solo estetico e let-terario. sta nel paradosso di avere spaziato, da quel punto di osservazione (gran parte delle pa-gine dello Zibatdone - il suo quaderno filosofico - vengono composte a Recanali, mentre ľincontro con il mondo inaridisce progressiva-mente la sua riflessione speculativa). in tutti i campi dello scibile, dalla filológia alla linguistica. dalľantropologia alle seienze sociali. sen- Figura 1 Luigi Lolli, ffifrafto di Giaco Recanati, Casa Leopardi. 506 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# W ©Č ^ t ^4 55% Q abc - esteso Mar 12:17 Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Modernita e resistenza al «male di vivere» 492 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento za per questo coslruire un «mctodo» filosofico. ma claborando un si-stema di pensiero creativo - non a caso definito «pensiero poetante* (Prete) - in grado di cogliere alia radiče le ragioni profonde dei com-portamcnti umani e di rappresentarc le storie delle loro anime in forme classiche, poeticamente ineguagliate. Nonostante sia al riparo dalle mode delle nuove correnti romantiche e abbia scmprc dichiarato una (allora) anacronistica fedcltä ai classici. Leopardi consegna all'Ottocento un modello di poesia patrioltica e civile ehe animerä il Risorgimento. da Carducci al Pascoli politico, e affran-ca il Noveccnto da una lingua sclcrotizzata nci modelli eruscanti, nei ge-neri letterari. negli schemi metrici, rinnovando. nel segno di un petrar-chismo esistenziale, la grammatica lirica delia tradizione itíiliana. Con un libro di poesie insiemc sentimentali e filosofiche (i Cantt). e uno di prosa metafisica vertiginosamente antinarrativa (le Operette morali), Leopardi porta dritto nel cuore del XX secolo temi e forme di continua e sorprendente modernita, e un'espericnza letteraria animata da un'ine-sausta e a tratti euforica resistenza al «male di vivere». un luogo spirituále di inesauribile riechezza in cui ogni lettore puô, con coraggio e irónia, rispecehiare sé stesso. guardare in faccia il «vero» e prendere consa-pevolezza delia propria esistenza. 2. Recanati: erudizione e filológia Lafamiglia La situazione familiäre segna profondamente la formazione di Giaco-mo Leopardi, nato il 29 giugno del 1798. primogenilo in una fainiglia di nobili condizioni (tutte le sue pubblicazíoni recheranno il titolo di «con-te»). Al padre Monaldo. per improvvidi investimenti. era siata interdetta ľamministrazione delia casa. trasformando la madre. Adelaide Antici. in Figura 3 La biblíotecadí Casa Leopardi a Recanati .1 Ořiii rc- ~ P « □ É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# W ^ % ^ ■( 55% IB' □ abc - esteso Mar 12:17 © ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria L Giacomo Leopardi 493 un involontario capofamiglia e la bibliotcca di casa in una zona franca in cui esercitare I'unica giurisdizione possibile, quella letteraria, imposta, oltre che al precocissimo Giacomo. ai due fratelli Carlo e Paolina. La bibliotcca di Rccanati, costituita da Monaldo anchc con ambizio-ni isiiiuzionali per 1'accullurazione di un paese chiuso e retrivo. arricchi-tasi via via nel tempo senza particolari crileri grazie alle aste dei con-vcnti sopprcssi (nonostantc lc rigide parsimonic di Adelaide), sarä il ter-reno di coltura di un enfant prodige dalla erudizione sconfinata. trofeo delle ambizioni paterne e suo riscatto di fronte alia famiglia e al mondo esterno. Una bibliotcca come un «secondo e diverso venfre materno Offerte a un figlio da un padre» (Damiani), che divenlerä anche il campo di battaglia di uno scontro durissimo. con cui Giacomo cercherä di af-francarsi da un affctto prepotentc cd esclusivo. fatto di ricatti psicologi-ci e invidie. di controlli «polizieschi» e sotterfugi. confessioni. fughe. umiliazioni e pentimenti. Uno psicodramma cui la lontananza offre solo nuovc forme di rapprcscntazione. Hanno del leggendario (ma sono invece storicamenle documentabi-li) le solenni adunanze desame tenute dai tre figli davanti alia famiglia e ai maggiorenti recanatesi. invitati per Poccasione. in cui Giacomo. Carlo e Paolina dissertano (in latino) e rispondono alle domande dei precettori (don Giuseppe Torres e don Sanchini. da cui Giacomo si af-franca nel 1812, proprio quando la biblioteca viene aperta alia - rara -consultazione pubblica). Interiorizzare i precetti educativi palerni vuol dire garantirsi in famiglia rispetto. affctto c riconoscenza c Giacomo adempie al compilo con spaventosa solerzia. documentata, in questi an-ni giovanili. da scrilti eruditi come le Dissertazioni filosofiche (scritte dai dodici ai quattordici anni). che inaugurano i sette anni di «studio matto e disperatissimo», che ne fanno rintellettuale piíi colto della sua generazione (ollre alia stretta familiaritä con il greco e il latino Leopardi conosce cbraico. francese. inglesc. spagnolo) e rovinano definitiva-mente la sua fragile salute (non solo nella postura. irrimediabilmente compromessa. ma nella cronicizzata malattia agli occhi). come scriverä al Giordani nel marzo del 1818: in somnia io mi sono rovinato con sette anni di studio matto e disperatissimo in quel tempo clie mi s'andava formando c mi si doveva assodare la complessione. E mi sono rovinato infelicemente e senza rimedio per tut-ta la vita. c rendutomi 1'aspetto miserabile. e dispregevolissima tutta quclla gran parte delTuorno. chc e la sola a cui guardino i piú. (Epistolario, 2 marzo 1818) Impressionantc la serie di opere crudite scritte dagli undici ai di-ciotto anni: una Storia deWastronomia del 1813. in cui - sulla base de-gli studi del celebre scienziato francese Bailly. tradotto nel 1791 dal Milizia - ripercorre lc scoperte astronomichc dalle origini a Taletc, da Tolomeo a Copernico. fino alla scoperta dei satelliti Cerere, Palla-de e Giunone e alPapparizione della cometa del 1811; oppurc il Sag-gio sopra gli errori popolari degli aníichi del 1815 (affrontalo con spirito da cattolico illuminista. ma che alimentera la sua viva immagina- La biblioteca e 1'educazione Lo «studio matto e disperatissimo» Composiziotie di opere erudite etraduzioni I a ^ T ei ® □ É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# W ©Č ^ t ^4 55% Q abc - esteso Mar 12:17 Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 494 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento .1 zione negli anni a venire), in cui passa in rasscgna lc convinzioni c su-perstizioni diffuse nell'antichitä, giä analizzale da Bacone, ma diffuse ancora presso i «moderni» («II mondo ě pieno di errori. e prima cura dell'uomo deve esscrc quella di conoscerc il vero»): dalle poesie pue-rili di gusto arcadico (ma il primo sonetto ě dedicato alia Mortedi Et-tore) alle traduzioni - in particolare, nel 1815, la Batracomiomachia pseudomerica c gli Idilli di Mosco, capostipiti di due generi. comico c idillico. poi collivali in parallelo - che lo avvicinano a quesiioni filolo-giche in cui presto la sua fenomenale abilitä stilistica gli darä fama, procurando le prime pubblicazioni a stampa, uscite tra il 1816 c il 1817 sullo «Spettatore italiano». Fra le traduzioni del 1816 spiccano quella, in ottave. deWArtepociica di Orazio. il primo e parte del secondo libro deWOdissea, la pseudovir-giliana Torta, e il secondo libro deU'Eneide, con cui il nome di Giacomo Leopardi viene fatto conoscere fuori Recanati e oltre. fino a giungere a Monti e a Giordani. E dalle traduzioni alle (eruditissime) false traduzioni (ovvero contraffazioni d*autore) il passo ě breve: Vinno a Nettuno (se-guito dalle Ode adespoiae. tulti pubblicali nel 1817 sullo «Spettatore italiano») reca una profetica epigrafe teocritea: «ě il canto il piil bello dei doni spettanti agli Dei». II «Carito» sarä infatti il segno distintivo di una nuova poesia. ancora tutta da costruire. 3. Poesia sentimentale e poesia patriottica: Leopardi romantico? 3.1 Discorso di un italiano intorno alia poesia romantica Non ě invece un esercizio solo letterario la cantica Appressatnento delia morte, composta in soli undici giorni alia fine del 1816, che. sc pure con una forte modelljzzazione letleraria (si tratta di un poemetto allegorico in terzine dantesche sullo stile delle visioni rese celebri nel Settecento da Alfonso Varano), anticipa i temi della fama. dclla gloria, e dell'ingiustizia di una fine precoce. drammatizzati dalla presenza incombente della morte. Condizione che. se diventa poi costante nella riflessione esistenziale del poeta, era anche dovuta ai malanni di una salute malferma. minata ormai. pur in cosi giovane elä. in modo irreparabile. Qualche mese prima, appe-na compiuti i diciotto anni. Giacomo aveva dato sfogo ai medesimi toni sentimentali con l'idillio (poi disconosciuto) Le rimembranze. sulla morte dellťi/řcrcgw Filino. compianlo dal padre e dal fratello minore. Nel dibattito tra classici e romantici, acceso nel gennaio del 1816 dalľarticolo di M.mc de Staél sul primo numero dell'organo culturalc austriaco a Milano. la «Bibliuteca Italiana», che denunciava ľarretra-tezza della cultura italiana, in impressionante ritardo rispetto alle nuove correnti artistiche europee per un eccesso di classicismo. Leopardi non avrebbe potuto prendere diversa posizione da quella in effetti presa. Prima, con la reazione a caldo della Lettera ai Sigg. compilatori della Bi-blioteca italiana, scritta nel 1816 e perduta dal direttorc Acerbi, poi con la risposta all'intervenlo. caulameiite vicino alle posizioni staeliane, del o a ĺ: r° ~ * « □ II dibattito tra dassici e romantici É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# W ©Č ^ t ^4 55% Q abc - esteso Mar 12:17 Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Giacomo Leopardí 495 I cav. di Bremc sullo «Spettatorc italiano», nel Discorso di un italiano in-torno aliapoesia romániku, composlo tra il gennaio e ľagosto del 1818: nessuno dei due contributi viene dato alle stampe. Nel Discorso Leopardí mette a fuoco alcuni capisaldi del suo pensiero. a partire dalle ragioni e dalle possibility di esisteaza delia poesia in un'etä sommamente im-poetica come quella settecentesca. dominata da un orient a mento razio-nalistico ehe mina alia base il sistema di poesia immaginativa. attivo, come aveva sostenuto Vico (vd. Epoca 7. Capilolo 3, §3). dalla nascita delia poesia stessa. Leopardi parte dalla constatazione ehe i romantici si sforzano di sviare il piú ehe possono la poesia dal commer-cio coi sensi. per li quali ě nata e vivrä finattantochc sarä poesia. e di far-la praticare colľintellctto, c strascinarla dal visibilc alľinvisibilc c dallc cose alle idee, e trasmutarla di materiále e fantaslica e corporale ehe era. in niciaľisica e ragionevole e spirituále. Dice il Cavalicrc ehe la srna-nia poelica degli antichi veniva sopraltulto dalľignoranza. per la quale maravigliandosi balordamente ďogni cosa. e eredendo di vedere a ogni tratto qualche miracolo. pigliarono argomento di poesia da qualunquc accidente. e immaginarono urľinfinitä di forze soprannaturali c di sogni e di larve: e soggiunge ehe presentemenle. avendo gli uomini considerate e imparalc. e inlendeiulo e coiioscendo o distineuendo tanie eose. có es-sendo persuasi e čerti di tanie verila, nelle facoltá loro non sono, dic'egli co' suoi lermini ďarte. compalibili insieme e contemporanei questi dne effeiti, ľintuizione logica e ii prestigio favoloso: smagata č dunque di questa immaginazione la mente delľuomo. Sono qui giä operative le categoric vichiane sulľorigine delia poesia dalľignoranza delia realtä, sulla sua derivazione dalla «maraviglia» piuttosto ehe dalla visione razionale e scientifica delle cose. sulľimpos-sibilitä, nel XIX secolo. di comportarsi comc se questa consapevolezza non esistesse, come se la scoperta del «vero» non avesse rappresentato un vero e proprio «attentato» alia poesia: Ragioni e possibility delia poesia non ě del poeta ma del filosofo il guardare alľulile e al vero: il poeta ha eura del dilettoso. e del dilettoso alia immaginazione. c questo raceoglie cosi dal vero comc dal falso. anzi per lo piii mente c si studia di fare in-ganno, e ľingannalore non cerca il vero ma la sembianza del vero. (Discorso di un ilaliano itilorno alla poesia romanlica. in Tutie le opere. cd. Binni-Ghidctti, vol. I. p. 915 e p. 918) X Ne discenderä. per la sopravvivenza moderna della poesia. la neces-sitä di non potere piü comporrc poesia itmnaginativa (superata dalla co-noscenza), ma solo poesia sentimentale, condizione tullavia che, a questa altezza. Leopardi non pratica direttamente. anzi. condanna come uno dei frutti dcllo spirito romantico. Quali sono le possibilitä, per l'uomo moderno. di rimanere con la poesia vicino alla natura, seguendo i modi semplici e oggettivi delle rappresentazioni antiche, pur avendo perso lc condizioni di purezza e meraviglia che rendevano possibile quella stupefazione? Una prima Funzione dell'antichitä e poesia della memoria I 510 /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 56% UJ' QABC -esteso Mar 12:17 Q. © = • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria X 496 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento stráda sarä rapprcscntata dalla finzione delľantichitá, clalla contraffa-zione di una dimensione originaria irrimediabilmenle perdula, ma ri-portata in vila mediante ľillusione poetica e ľinvenzione di figure, pcrsonaggi. moduli esprcssivi che pur non essendo antichi agiscono «come se» fossero anlichi. La seeonda stráda parte dalla constatazione che lo stato che piü si avvicina a quella stupefazione delľantichitá é. per ciascun individuo. il tempo dclľinfanzia. Ne discende che solo at-traverso una poesia delia memoria, del ricordo di quel tempo antico si poträ ricostituire la fittizia dimensione di una stupefazione antica. ri-ereare artificialmente quella condizione: La prima passione amorosa quello che furono gli anlichi. siamo stati noi tutti. c quello ehe fu il mon-do per qualche secolo, siamo stati noi per qualche anno, dico fanciulli e partecipi di quella ignoranza e di quei limori e di quei diletti e di quelle eredenze e di quella sterminala operazione delia fantasia: quando il tuo-no e il venlo c il sole e gli astri c gli animali e le piante c le mura de' no-stri alberghi, ogni cosa ci appariva o amica o nemica nostra, indifferente nessuna. insensata nessuna; quando ciascun oggctto ehe vedevamo ci pareva che in certo modo accennando, quasi mostrasse di volerci favella-re; quando in nessun luogo soli. interrogavamo le immagini e le pareti e gli alberi e i fiori e le nuvole, c abbracciavamo sassi e legni. e quasi ingiu-riíiii malmenavamo e quasi beneficali carezzavamo cose incapaci d"in-giuria e di benefizío; quando la maraviglia lanto grata a noi ehe spessis-simo desideriamo di poter credere per poterci maravigliare. continua-menle ci possedĽva: quando i colori delle cose quando la luce quando le stelle quando il fuoco quando il volo degľinsetti quando il canto degli uccclli quando la chiarezza dci fonti tutto ci era nuovo o disusato. né tra-seuravamo nessun accidenic come ordinario, né sapevamo il perché di nessuna cosa, e ce lo fingevamo a talento nostro. e a talento nostro ľab-bellivamo: quando le lagrime crano giornalierc. e le passioni indoniite e svegliatissime, né si reprimevano forzatamente e prorompevano ardita-mente. (Discorso di an italiano intorno alia poesia romaiitica. in Tutte le opere. ed. Binni-Ghidetti, vol. I, p. 919) Con questo programma. e con una disposizione ďanimo volta a fare delia poesia non un esercizio erudito (a cui bastavano le traduzioni e la fama ehe ne era derivala). ma uno specehio in cui riflellere sé stessi, e quasi inevitabile ehe la primissima produzione poetica originale sia un'cffusionc sentimentale scaturita, alia fine del 1817, da un incontro sconvolgente, quello con l'«impero della bellezza» incarnato dalla mae-stosa ventiseienne eugina di Monaldo, Geltrude Cassi, ospite a Recana-ti, con il marito e la figlia, dall'l 1 al 14 dicembre, che provoca il primo sconvolgimento della passione amorosa di Giacomo, domatadalľanalisi in prosa di quegli stati d'animo riversati nel Diario de! primo amore (scritto a caldo dal 14 al 23 dicembre) e dall'elcgia (in terzine) // primo amore, scritta «volendo pur dare qualche alleggiamento al mio cuore. e non sapendo né volendo farlo altrimenti che con lo scrivere. né potendo oggi scrivere altro. tenlato il verso» (Diario de!primo amore, 14 dicembre 1817). Prima delle poesie «originali». rimaste. come vedremo anche I 511 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 56% UJ' QABC -esteso Mar 12:17 Q> © = • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria X Giacomo Leopardí 497 per gli Iditli, nei cassetti di Recanati, // primo amore verrä pubblicata solo parzialmente nel libro dei Verši del 1826 (Elégia /) e poi nei Canti del 1831 (messa significativamente a cerniera tra le Canzoni e gli Idilli). a suggello delľinizio delia propria avventura <'sentimcntale»: Nnhi [íiľiricii: Tur/;i r Test o: Leopardi. //primo lo mi rimembro il di che la baliaulia Prima ďAmor senlii ncl petlo, e dissi: Ahimě se quesťě amor, com'ei travaglíal Clie gli occhi al suol tuttora immoli e fissi. Vaghcggiavacolei chal město core 5 Primiera il varco ed innocente aprissi1. Ahi comc mal mi govcrnasti. Amore! Ma torniamo ancora alle riflessioni di un «italiano» sopra la poesia ro-manlica: in questo scritto emergono chiaramente 1'originalitá - donde l'i-nutilitá di accreditare o měno Leopardi al nuovo movimento - e 1'innova-zione del suo itinerario poetice II duplice percorso che seguiremo-poesia aniica («pellegrina») e poesia della memoria («vaga»>) - ě giá segnato. Per ora bašti considerare che, a quesťallezza. a Leopardi přeme condan-nare la riduzione della poesia al registro sentimentale e paletico che sem-brcrebbe rimasto ai moderni ncH'impossibilitá di fare una poesia immagi-nativa, rivendicando invece, potentemente, istanze politiche e civili: comc se il poeta nou fosse piti spinlo a pociare da nessuna eosa. eccetto la sensibilita, o per lo měno senza quesla. come se non vi fosse piíi gioia non ira non passione veruns. non leggiadria né dolcezza né forza né dignilá né sublimita di pensieri [...) senza un colorc di malinconico. [...] Dunque le cetre dei poeti avrannoper lavvenire unacorda sola? (...) Dunque non ci saranno epopee. non canzoni trionfali. non inni non odi non canli di nessuna sorta se non paletici? (Discorso di un ilaliano inlorno alla poesia ro-manlica. in Ttaie le upere. ed. Binni-Ghidelli, vol. I. p. 939) Istanze chc Giacomo aveva derivato dalla lettura «infiammantc» dci elassici, dall'altraversamento della grande tradizione della poesia ilaliana (da Petrarca alTAlfieri). ma anche da un íncontro recente che cambierá la sua vita. quello con 1'erudito, polcmisla, classicista, laico (e pericoloso anticattolico) Pietro Giordani. E che Leopardi. nell'infuriare del dibatli-to. avesse gia deciso da che parte staré e chi eleggere a modello di una nuova forma di poesia, lo dicono i Sonelti in persona di Ser Pecora fioren-tino beccaio che serive in questo periodo alla maniera dei Matiaccini-so-netti satirici - che si leggono in coda aWApologia di Annibal Caro. non solo per fare 1'cnnesimo sfoggio di abilita cd erudizione (ulilizzano un les-sico bernesco e burchiellesco senza rivelare la loro diretla fonle). ma per fiancheggiare Monti e Giordani nella polemica contro l'Ígnoranza e i grossolani errori dclTerudito bibliolccario della Barberiniana, Guglielmo Manzi. sbeffeggiato nei sonetti come 1'animale/manzo portato al macello. 512i /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 56% IE' QABC -esteso Mar 12:17 °\ © = • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 498 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento La corrispondenza Basterebbe lcggere una sola dclle letterc speditc da Giacomo a con Giordani Giordani Íra il 1817 e il 1820-come questa del 21 marzo 1817 - per ca-pire ehe in ognuna di esse si celava (ed é il caso di dirlo, vista la censu-ra paterna ehe verrä istituita d'ora in poi per tutta la corrispondenza di Giacomo) un deposito di emozione e affetto prima ignorato, se non del tutto sepolto: Che io veda e legga i caratteri del Giordani. ehe egli seriva a nie. ehe io possa sperare d'averlo d'ora innanzi a maestro, son cose che appe-na posso credere. Né Ella sc ne mcraviglierebbe se sapesse per quan-to tempo e con quanto amore io abbia vagheggiata questa idea, per-ché le cosc desideratissime paiono impossibili quando sono presenti. Voglio che a tutlo quanto le scriverö ora e poi Ella presli inticra fede, anche alle piecolissime frasi. perché tutte. e le lo prometto. verranno dal cuorc. (Epistolario, 21 marzo 1817) Maiicano pochi mesi al momento in cui quella disposizione d'animo al dialogo e gli stimoli offerti da un'amicizia vera cercheranno uno spa-zio di espressione piii ampio. una riflcssione piü organica nelle pagine dello Zibaldone, la raecolta di pensieri iniziata. probabilmente (le prime cento pagine non sono datate). tra il luglio e l'agosto 1817. Dopo un anno di corrispondenza, la breve visita delľamico a Recanati, dal 16 al 21 set-tembre 1818. ha la forza di un detonátore. Giordani scopre il proprio poeta patriottico. Leopardí si scopre poeta. Le prime due poesie - che manterranno sempre nel libro dei Conti una posizione ineipitaria -, Still'Italia e Sopra il monumento di Dante, nascono infatti subito dopo la partenza delľamico. preparáte dalle sue parole infiammanti: «5) D'ora in poi, ogni riflessione - in poesia o in prosa - sulla felicitá delľuomo non poträ prescindere da questi capisaldi: la vocazione alla felicitá. la tenacia nel pcrscguirla nonostante le continue frustrazioni. e poi, con la svolta rappresentata dal Dialogo tra la Natura e ľlslandese, ľindividuazione di un principio impersonale ed esterno responsabile di questa «macchina dcll'infelicitä». c la ferma e a tratti eroica volontä di contrapporvisi. da leggere i 522 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ^ t ^ * 56% BD1 QABC-esteso Mar 12:18 Q. © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 508 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento 5. Estetica e poetica: tra vago e pellegrino 1820-1821 La «teoria della grazia» Mollo importanti, per 1'elaborazione della poetica del «pellegrino» alia base della lingua delle Canzoni. le letture di estetica. svolte dal Saggio sul gusto di Montesquieu (in cui il filosofo francese provava a indagare le caratteristiche di un «bello» non «classico»). che. nellagosto 1820. porta-no a sviluppare una propria «teoria della grazia» basata su ció che ě «fuor dall'uso». Una poetica non «neoclassica». che non consisle nell'equilibrio delle parti, ma in una sorta di «disarmonia» tra i vari elementů Non ě la naturalezza («Un cavallo scodato. un cane collc orecchic tagliatc, č contro nátura, una donna coi pendenti infilzali nelle orecchie. un uomo colla barba tagliata ec. eppur piacciono»). non ě la perfezione: E si vedono tuttogiorno. amori nati appunto da slranezze o difetti della persona amata. Cosi nello spirito c nel morale. II při mo amorc deHTAlficri fu per una giovane di una čerta protervia che tnifaeeva, dic'egli. mohissi-ma forza. E di questo genere si potrcbbero annoverare infinite cose che paiono graziosissime e destano fiamma in questo o in quello. e ad altri parranno tutto il contrario. Cosi un viso di quel genere che chiamano pic-cante. vale a dire imperfetlo. e irregolare. fa ordinariamente piíi fortuna di un viso regolare e perfetto. {Zibaidone, 4-9 agosto 1820, p. 200) Ne deriva la superiorita, nella lingua, di quei modi lontani dalla lingua correntc che Leopardi chiama «pellegrini» c che occorrono frequen-temente nella sua poesia. fino a modificare la sua considerazione dei bar-barismi. inizialmente ritenuti forestierismi da rifiu-tare. poi invece termini da aceogliere perché eleganti come lingua «ritirata dall'uso corrente.>. Ed ě proprio per giustificare 1'uso di questi termini, presenti sin dalle prime due canzoni pa-triotiiche e subito stigmatizzati da aleuni cru-scanti (tra cui il biscugino Francesco Cassi. che riprovó «alcuni pochissimi nei, chc. a suo parere, mal si locavano in mezzo a tanťoro». e tra di essi «que' poco dolci e poco nobili vocaboli di pro-combere. di scalpro, di smoz.zicare, di evviva evvi-va, e di sollazzo», lettera del 25 marzo 1819). primi termini annotati da Leopardi, che sottopone la lingua delle Canzoni, těsto dopo testo. variante dopo variante, a una illustrazione dettagliata dei luoghi poetici della tradizione in cui quei termini apparentemente «fuori dall'uso» erano invece re-sponsabili delle maggiori eleganze del testo (termini non attestati dal Vocabolario della Crusca, in cui Tironia leopardiana trova un facile bersa-glio. soprattutto dopo la lettura, nel 1821. della Proposta di aleune correzioni ed aggiunte al Vocabolario della Crusca di Monti). ■ . Figura 7 LeAnnotaziorit, c. 1 (Biblíoteca Nazíonale Vittorio Emanuele III, Napoli). 5231 /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ^ t ^ * 56% H3 QABC-esteso Mar 12:18 Ct © ;= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Giacomo Leopardi 509 Tavola 1. Cronologia delle «forme» delle Canzoni. 1 forma II forma III forma ■CANZONI» R 18 «Recanati 1820» B20 «Recanati 1822» «Roma 1822» «Bdlogna, 1824» dicembre febbraio 182C Sluglio 1820 ante novembre dicembre 1823 1818 maggio 1822 1822-aprile 1823 1. Allltalia \. Allltalia \. Allltalia \. Allltalia 1 Allltalia 1 . iCf!:'j V.Soprail II. Soprail II. Soprail II Sopra il monumento di monumento monumento di monumento di monumento di Dante Dante ihe si preparava in diDanteches Dantechesi Dante che si Firenze preparava in preparava in preparava in Firenze r.'.'ŕi Firenze Firenze III. Nella morte di una donna... V. Per ma donna infermo V. Ad Angelo Ad Angelo Mai, \\\. Ad Angelo Mai, III. Ad Angelo Mai, III Ad Angelo Mai, Mai, quand'ebbe quand'ebbe quand'ebbe quand'ebbe trovato i quand'ebbe trovato i Iibri trovato i iibri di trovato i iibri di trovato i Iibri di Iibri di Cicerone della di Cccon,: Cicerone della Cicerone della Cicerone della Repubblica della Repubblica Repubblica Repubblica Repubblica N.Nelie nozze IV. Weite nozze della V Nelle nozze della soreila soreila Poolina della soreila Paolina Paolina V. A un vincitore V. A un vincitore nei V A un vincitore nelpallone pallone nelpallone VI. Bruto minore VI. ßrufo minore VI Bruto minore VW. Alla Primavera, VII. Alla Primavera, VII Alla Primavera, o delle favole o delle favole antiche o delle favole antiche iTflTi'"'-? VIII. Ultimo canto VIII Ultimo conto diSaffo di Salto IX Inno ai Patriarch!, o IX lr.no ai Patriarch!, de'principu del genere o de'principu del genere umano umano X Alia sua donna Annotazioni Annotazioni Annotazioni fino a c. 74 fino a c. 34 fino a c. 62 Le piü di settanta pagine delle Annotazioni (scritte nella prima metá del 1822, e pubblicate iiisieme alle dieci Canzoni del 1824) coslituiscono una dichiarazione di poetica che rimarrä inalterata nei tempo, nonostante alia lingua «pellegrina» si affianchi. sopraltutio con l'cspcrienza degli Iditti, un'altra forma di nobilitazione della lingua letleraria, non piü sotto 1 .1 h ilrc- ~ P « □ É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 56% H3 QABC-esteso Mar 12:18 Q, © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 510 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento é * * fc, filial . fíSti Ľt dr..* »Jb~. Ji fW'i'^VŕM i-2»-* ÖgS ffr~ «... . Wfc... /—, ■ i * - USB Figura 8 Neile nozze delia soreila Paoiina, c (□ttobre-novembre182l). Secondo e terzo tempo degli Idilli: lasera del giorno festlvo, ii íognc e la vita solitaria forma di rcinvcnzione scmantica nclla tradizio-ne, ma di dissolvimento dei contorni della poesia stessa. che acquisisce tanta maggiore elegan-za quanto piü ricsce a sfumarc, cvocarc. allude-re: una lingua «vaga». Ě Leopardi stesso, in una celebre pagina dello Zibaldone, a distinguere -sulla base delle osservazioni giä svolte da Césare Beccaria sulla «natura dello stile» (1770) - i termini, voci della scienza. che «ci destano un'idea quanto piü si possa scompagnata, solitaria e cir-coscritta», dalle parole, che ci permeltono di «fare errare la nostra mentě nella moltitudine delle concezioni, e nel loro vago, confuso. inde-lerminalo, incircoscritto». ed «esprimono un'idea composta di molte parti e legáta con molte idee concomitanti» (Zibaldone, 28 giugno 1821). Sono queste ultime a costituire la lingua «vaga» della poesia: una lingua capace non tanto di rap-presentare la realtä, ma di esprimere la sua fin-zione, alternativa alla realtä e indefinita. sia spa-ziale («Le parole notte notiurno ec. le descrizio-ni della notte ec. sono poeticissime. perché la notte confondendo gli oggetti. l'animo non ne concepisce che un'immagine vaga. indistinta. incompleta, si di essa, che quanto ella contiene. Cosi oscuritá, profondo», Zibaldone, 28 settem-bre 1821) che temporale («Le parole irrevocable, irrerneabile e altre tali, produrranno sempře una sensazione piacevole (se l'uomo non vi si avvezza troppo). perche destano un'idea senza limiti, e non possibile a concepirsi interamente. E pero saranno sempře poeticissime: e di queste tali parole sa far uso. e giovar-si con grandissimo effetto il vero poeta». Zibaldone, 20 agosto 1821). Sul quadcrnetto napoletano Leopardi torna a scrivere (non mancan-do di apporre ogni volia alcune correzioni sui testi scritti in preceden-za), prima nel 1820, con La sera del giorno festivo (titolo precedente a quello definitivo La sera del di di festa, idillio in cui il sentimento dolo-roso ma personale di una passione non ricambiala si fonde con il dolore universale nella solitudine della notte). poi, nel 1821, con // sogno (la messa in scéna di un sogno vero c proprio, in cui la passione amorosa viene dissolta nella dolcezza del ricordo), e La vita solitaria, un'ampia eseursione in endecasillabi sciolti nelle varie parti della giornata. che ri-badisce la condanna/necessitä per il poeta di isolarsi «in solitaria parte«, per potersi obliare del mondo «Sedendo immoto», oppure «Errí/«ŕ/o pe' boschi e per le verdi rive» (v. 105). Una dinamica che anticipa quella che sarä la cifra stilistica dei Canti. libro costruito per aggregazioni successive, la cui coerenza si deve. come ha colto acutamente De Robertis. alla «sincronizzazione alľultima stagionc delle stagioni precedenti». Stagioni, che. anche alľinterno dello stesso libro, assumono forme molto differenti. Come, infatti. le due canzoni cosiddette civili. composte 525i /721 ••©Am/ ľP®(30i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 56% BD1 QABC-esteso Mar 12:18 Q. © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria .1 Giacomo Leopardí 511 alla fine dei forsennato 1821, in. cui Leopardí serive ducmila pagine dello Zibaldone, e riesce a comporre due impegnative canzoni dedicale alľedu-cazione delia gioventú italiana (come recita ľabbozzo). La prima, masche-rando nel titolo indirizzato alla sorella Paolina e allc sue imminenti (poi sfumate) nozze una canzone civile, immagina una nuova pedagogia basa-ta sulľeducazione alla forza. alla virtú, ai pericoli: «Madri ďimbelle prole / Vincresca csser nomate» (vv. 61-62). e indivídua in Virginia, la fanciulla romána che preferi essere uccisa dal padre pur di sottrarsi al decemviro Appio Claudio, un modello di virtú antica di lampante attualitä. La seconda canzone č una nuova esaltazione delia forza fisica - il Vincitore nelpallone e Carlo Didimi, un campione dei tempo poi acce-so patriota carbonaro - e di un'educazione che. come gli antichi. privi-legi anche lo šport, il gioco, il movimento, la «sudata virtudc». Tutti anti-principi delia propria educazione. Ed é infatti in una chiave forte-mente polemica che, nella chiusa. Leopardí ribadisce. come giä aveva fatto in Angelo Mai, i capisaldi dei suo «sistcma», e azzarda ehe la vila sia addirittura «beata» se ardimentosa («allor che ne' perígli avvolta / Se stessa obblia»), o se «figlia ďaffanno» («allor che '1 piede / Spinto al varco leteo, piú grata riede», vv. 61-65). Ma é con il personaggio di Bruto (minore perché da distinguersi da Giunio Bruto il persecutore di Tarquinio il Superbo, che esiliô per far vendetla di Lucrezia, menlre questo Bruto é il cesaricida, che pronuncia il suo tragico monológu dopo la sconťitta di Filippi) che Leopardí co-struisce una figúra realmente antica e di vertiginosa attualitä, titanica e insieme moderna, un aker ego che rimarrä inalterato negli anni, e ali-menterä il proprio sarcíistico dolore al fuoco delľironia delle Operelle. Qui ľironia e soffocata dalla guerra «mortale. eterna» che il prodc Bruto «guerreggia» con il fato, proclamando la sua sfida quando «nelľalto lato / Lamaro ferro intride. / E maligno alle nere ombre sorride» (vv. 43-45). E questo ľamaro sorriso a cui il poeta fara piú volte riferimento. quello che sente piú fraterno, e che gelia sulľironia leopardiana un'om-bra luttuosa. come la piú oltraggiosa sfida che si possa lanciare agli dei. nel non prenderc sul serio la loro ostinata. dissennata persecuzione: Nota metrics: Canzt di quindici versi čias AbCDCEfGhlLHmnl lo strofe Testa: Leopardi. Bruto n i schema Spiace agli Dei chi violenlo irrompe Nel Tartaro1. Non fora; Tanto valor ne' molli eterni pettľ. Forse i travagli nostri, e forse il cielo I casi acerbi c gľinfelici affetti Giocondo agli ozi suoi spettacol pose?1 Le riflessioni sul suicidio sono presenti anche nello Zibaldone, e ven-gono affidatc a un lungo testo argomentativo in cui Leopardí riflette sui concetti di virtú e di gloria, giä riconosciuti come vana illusione dagli Impegio civile: Hell? nozze dello íorella Paolina eAun vincitore ne! pallone Come gli antichi: Bruto minore e Ultimo canto di Soff o v n vioíento... Non fara: 'non ci sn-ebbe\ dok infiacehita dcgli d i.'i U'U'rilLl)'. forse i! cielo... pose? lorse il ťk'U) (IlsIÍihi conic suo diver tent e p:i-iaii:nifio Ľ inistrť " itiche, le nosire sven- irt e la nostra irjfeli- I .Ä ^ T P <§> □ É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ái> W ©Č ^Ä? t ^ * 56% BD1 QABC-esteso Mar 12:18 Q. © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 512 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento antichi comc Teofrasto (la Comparazione delle sentenze di Bruto mino-re e di Teofrasto vicini a morte dei marzo 1822): ľamore delia glória e čosi svantaggioso comc ehe ehe sia. Vivcle felici. e Lasciate gli sludi, ehe vogliono gran fatica: □ collivategli a dôvere, ehe portano gran fama. Se non ehe la vanitä delia vita é maggiore ehe ľuti-lilä. {Comparazione delle sentenze di Bruto minore e di Teofrasto vicini a morte) e come Brulo. piú vicino al sentire dei moderní essendo vissuto ncl-ľ«ultima elä delľimmaginazione» («0 virlú miserabile. eri una parola nuda. e io ti seguiva come tu fossi una cosa; ma tu sottostavi alla ťortu-na»). e rivelano comc nel proprio laboratorio ereativo Leopardi fosse giä al lavoro sulle Operette morali (tanťé ehe spesso. nelle edizioni moderne, la Comparazione delle sentenze di Bruto minore e di Teofrasto vicini a morte e stata associata alle Operette). Saffo invece - colta nel monologare ehe avrebbe preceduto il suo immaginato suicidio - é figúra tragica da cui scaturisce una nuova vena poetica e ehe consegna al libro delle Canzoni il suo testo piú cele-brato (vd. Canti, Braňo 2 ). Da un lato canzone filosofica: «Arcano é tutto, / Fuor ehe il nostro dolor» (vv. 46-47). dalľaltro elégia, intreccia alla lingua pellegrina quella vaga, alimentata delľesperienza lirica de-gli idilli. ma é anche il primo testo in cui Leopardi utilizza la parola «canto». ehe segnerä il destino dei suo libro di poesie. Un libro II volume ehe nel maggio dei 1822 Leopardi ha composto - seconda «antimontiano» «forma» dei libro delle Canzoni (cfr. qui la Tavola 1) - ha molie carat-terisliche per ritagliarsi un posto ďonore nella storia delia poesia ita-liana: sette «canzoni» tradizionali solo nella forma, giä avviate verso la dissoluzione dei metro classico. costruite con un linguaggio «pellegri-no» ehe segue la meno ortodossa tradizione cinquecentesca (Annibal Caro e Tasso. piuttosto ehe il peirarchismo di Bembo), animale da una oraziana poetica degli «ardiri» - eleganze dei discorso provacate dalle inversioni, dagli usi rari e ricercati, dalle metafore «ardite» - ehe rin-nova modernamenle classici come Orazio e Virgilio. e chiuse da una liquidazione dei classicismo montiano come la canzone Alla primave-ra (vd. Canti, Braňo 1 ). Canzone consacrata alla Giovinezza delľuma-nitä. ovvero quello stato di nalura in cui «ogni cosa era viva secondo ľimmaginazione umana e viva umanamente cioé abitata o formata da esseri uguali a noi, quando nei boschi desertissimi si giudicava veden-doci tutto soliludine pur eredevi lutto abitato e čosi de' fonti abitati dalle Naiadi» (Zibaldone. pp. 63-64): stato irripelibile e ehe provoca la fine dei mito, traduzione poetica delle «antiche favolc». ma anche la fi-ne delľillusione di una poesia immaginativa. Un libro quindi antimontiano in quanto anticlassicista. e «spurio». cioč straordinariamente innovatore. anche nel disequilibrio tra poesie c prosa, ehe accompagnava le poesie con una «dimoslrazione» filosofica come la Comparazione. e una linguistica come le Annotazioni, e ehe si concludeva (comc avrebbe poi fatto ľedizione a stampa dcl 1824) con una allocuzione al letlore ehe recuperava ľironica dialogicitä delia Pro- 527 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 56% BD1 QABC-esteso Mar 12:18 C\ © != • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria L Giacomo Leopardí 513 posla del Monti e ['originalita di Ovidio (a cui sarebbc bastato dichiararsi poeta, «inter inhumanos [...] Getas», Ex Ponto, 1, V, 65-66). in una «prova generale» delle Operate morali: Lettor mio bello. (é qui nessuno, o parlo al venlo?) se mai non ti fossi cu-rato de' miei consigli. e ťavesse dato il cuore di venirmi dietro, sappi ch'io sono stufo morlo di fare, come ho detto da principio. alle pugna [...]. Per ľavvenire. in caso che mi querelino d'impurilä di lingua e che alibiano tanta ragionc con quanta potranno incolparc i luoghi notati di sopra c gli altri delia stessa dala. verrô cantando quei due famosi versi che Ovidio compose quando in Bulgaria gli era dato del barbara a conto della lingua. (Annoitizioni) 6. «Paura e speranza» nel viaggio a Roma e partenza da Recanati II 1822 non ě solo ľanno, come abbiamo visto, in cui questo progetto di libro viene terremotato da un testo nuovo (e da un personaggio indi-menticabile) come VUltimo canto di Saffo, ma anche ľanno del primo viaggio di Leopardi fuori di Recanati. Consiglialo dal cognato Carlo Antici, che trascorreva le vacanze estive a Recanati. nelľautunno 1822 Monaldo acconsente che Giacomo parta con lui per la capitale. dovc soggiorna dal novembre alľaprile 1823, a contatto con il mondo culturale che aveva sempre vagheggiato e che gli avrebbe consentito di potersi finalmente proeurare un lavoro nelľambiente bibliotecario o ecelesiastico. Ě forse in questo ambito di interessi che matura il progetlo. abbozzato nel 1819. di Inni cristiani, che - se dobbiamo giudicare pero dalľunico composto. Vinno ai Palriarchi, o de'principii delgenere umano - sembre-rebbero ben in sintonia con la dichiarata anlitesi nascosla in ogni lilolo di poesia. Inni quindi molto piú pagani che cristiani. intendendo la religione in senso «estctizzantc»: un «repertorio» di miti da utilizzare in senso poetice Ľesallazione dello«statocli natura»incui eranoimmersi i «primitivi» - da Adamo a Noe. a Abramo - diventa una celebrazione del secolo d'oro. e parimenti della «fclicilä perduta dal genere umano. e felicitä non consi-siente in allro che in u no stalo di nátura e simile a quello delle bestie, e non goduta in altro tempo che nel primitive e in quello che precedette i comin-ciamenti delia civilizzazione» (Zibaldone, 13 dicembre 1821, p. 2251): Fu [...] Amica un tempo Al sanguc nostro c dilettosa e cara Questa misera piaggia. ed aurea corse Nostra caduca etä [...] Di suo fato ignara E degli affanni suoi. {Inno ai Patriarchi, vv. 87-98) Uno stato di ignorante beatitudine condiviso (e possibile nella modernita) solo dalle popolazioni primitive delle «vaste Californie selve». dove Il primo viaggio fuori di Recanati II progetto degli Inni cristiani 528i /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 56% H3 QABC-esteso Mar 12:18 Q, © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 514 LeTre (Zorane e la cultura dell'Ottocento «Nascc bcata prolc, a cui non suggc/ Pallida cura il pctto. a cui le mcmbra / Fera labe non doma: e vitto il hosco. ' Nidi ľintima rupe, onde ministra I Ľirrigua valle. inopinato il giorno / Delľatra morte incombe» (vv. 105-110). Nuove letUre Gli elenehi di letture svolte in questi mesi, soprattutto presso la Bi-blioteca Barberiniana ricca di molti volumi assenli dalla biblioleca pa-terna. ci testimoniano i vari interessi e le strade di ricerca ehe Giacomo prenderä ďora in poi. Dal cosiante studio dei classici (la terza edi-zione delia traduzione deti'Iliade del Monli o il Plularco di Marcello Adriani) ai volgarizzamenti di testi delia cristianitä (Í Trattati di San Giovanni Grisostomo sulla compunzione del cuore del vituperato Manzi, le Vite dei Santi Padri del Cesari. il Boezio del Varchi). a un manuale come il Trattato dello stile e del dialogo del Pallavicino. pub-blicato nel 1819, utilizzato. come i testi precedenti, per corrcggere lo stile delle Canzoni. in un accanimenlo di perfezione linguistica ehe proprio mentre raggiunge il parossismo (come ci testimoniano i mano-seritti, erivellati di varianti) rivela a Leopardi la sua inutilitä. come confesserä amaramente al Giordani. Ottenuto il visto delia censura per un «tometto di versi», ehe giä nel febbraio 1823 era pronto per la stampa, la terza «forma» del libro delle Canzoni (cfr. qui la Tavola 1), Leopardi si trattiene dal pubblicarlo: La lettera tura romána, come tu sai benissimo, é čosi misera. vile, stolta. nulla, ch'ío mi pento ďaverla veduta e vederla. perché questi miserabili letterati mi disgustano delia letteratura. e il disprezzo e la compassione ehe ho per loro. ridonda nelľanímo mio a danno del gran concelto e del grande amore ch'io aveva alle lettere. Ho recato qua certe piecole cose-relle lungamcnte lavorate. ehe. non senza difficoltä ed ostacoli. pur mi riescirebbe di stampare in questa citlä: ma sono mollo sospeso perché tutto quello ehe si pubblica qui. se non sono assolute vanitä e íollie, mi pare ehe sia gittato e perduto. (Epislolario. 1° febbraio 1823) Difficoltä Mal sperimentato nel mondo dei salotti. incapace di quella civile nella societá romána conversazione ehe cra invece necessaria (nonostante una rilettura del Cortegiano nelľedizione dei Classici italiani del 1803), Leopardi si trova isolato. inabile a procacciarsi un lavoro come traduttore o come conser-vatore delia Vaticana. attratto solo dai pochi intellettuali stranieri come il Bunsen o il Niebuhr, ehe ammirano il filologo e ľerudito (non il poeta) e cercheranno di procurargli (invano) una cattedra estera alľaltezza del suo valore. Anche il mondo femminilc. čosi vaghcggiato nel chiuso mondo di Recanati. si rivela un ideále poco corrispondenle alla realtä. popo-lata da «donne giovani» ehe - confessa al fratello in un eccesso di reali-smo - sono «picnc d'ipocrisia, non amano altro ehe il girarc e divertirsi non si sa come. non la danno (credelemi) se non con quelle infinite difficoltä ehe si provano negli altri paesi» (lettera del 6 dicembre 1822). Mancanza Con queste premesse ľinsuccesso č sieuro c il rientro a Recanati -di interlocutori non diversa nel suo provincialismo dalla capitale - inevitabile. In aprile Giacomo e di nuovo in famiglia. deciso piú ehe mai a fuggirne. ma incapace di progettare per sé una dimensione esistenziale diversa da quella vissula fino ad allora. Ľillusione romána e svanita e Leopardi si trova 529i /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ^Ä1 t ^ * 56% H3 QABC-esteso Mar 12:18 Q, © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria I Giacomo Leopardi 515 privo di quella spinla intcriore chc aveva animato il biennio precedence nella formazione di un libro di poesie la cui nuova lingua, distillala verso dopo verso, variante dopo variante. con spasmodica attenzione alia ricerca di un equilibrio tra «vago» e «pellegrino» (come dichiara a Gior-dani nell'agosto successivo), non avrebbe trovalo inlerlocutori: la falsita. l'inettitudinc, la stoltczza dei giudizi lcllcrarii. c l'univcrsalis-sima incapacila di conoscere quello che e vera men te buono ed ottimo e studiato. e distinguerlo dal cattivo. dal mediocre, da quello che nienle cosla mi fa tcner quasi per inutile quella sudatissima e minutissima per-fezione nello scrivere alia quale io soleva riguardare. sen/a la quale non mi euro di comporre. e la quale veego apertissimamentc chc da niuno. fuorche da due o trc pcrsonc in tutto. sarebbc mai sentita nc goduta. {Epistolario, 3 agosto 1823) Ma, come spesso accade in Leopardi, proprio nel punto piü basso della propria disillusione. ['immaginazione rilancia le proprie risorse creative, e gioca la partita della poesia su un nuovo tavolo. Dopo poche settimane dall'avere decretato il fallimento del libro delle Canzo-ni. Leopardi stende il nuovo. ultimo testo che chiuderá quel libro con una nuova poetica: la canzone Alia sua Donna, un capolavoro di poesia e tensione conoscitiva. in cui Leopardi riassume i temi fondativi del suo «sistema» («Forse tu l'innocente / Secol beasti che dall'oro ha no-me») e attingc a Piatone, Dante e Petrarca per sciogliere un canto alia «donna che non si trova»: i metrica: Canzone di cinque s ■iL-mprc ; della chiusa. Testo; Leopiinli. Attn Se del I ctcnic idee 45 Luna sei tu, cui di sensibil forma Sdegni l'cterno senna csser vestita, E Era caduche spoglie Provar gli affanni di funerea vita1; O s'altra terra ne" supcrni giri- 50 Fra' mondi innumerabili t'accoglie, E piü vaga del Sol prossima Stella T'lrraggia'. e piü benigno etere spirf; Di qua dove son gli anni infausti e brevi, Questo d'ignoto amante inno ricevi. 55 Non una «canzone amorosa», ma un inno d'amore per giustificare l'impossibilitä (e inattualitä) di una canzone amorosa. Un testo nuovo. chc abbandona la poetica del «pellegrino» (il manoscritto e tutto co-stellato di varianli. ma non di fonti linguistiche: Leopardi non ha piü bisogno di giustificare la nobiltä della sua lingua se non e'e nessuno in grado di capirla) e con cui suggella - fino al suo Risorgimento del 1828 - il congedo dalla poesia. La slampa del libro delle Canzoni, nel di- Allasua Donna e la stampa sillabi (ft, to) non jitrnici te \ ui<".:nit\ che si.i vesma Ji forma semibile o che provi in un :aťpa mortale (fr a ttui.nlic spojit-') lc p^- e di l ta(/i« reaMFelici). : •ispnui i;iri: i cieli. elic per Dante sono «eterni giri. (Par. XXX. 93). 1 Epiii... T'irragRia: 'e t'illjmina una Stella vicina. ancora piii bell a del Sole'. ' e pill... spiri: 'c rcspiri ur. ana piu ptita (Jcir.icr net;'nili) chc noi respi- I 530 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 56% BD1 QABC-esteso Mar 12:18 Q, © ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Giacomo Leopardí 517 Tavola 2. Tavola cronologica delle Operetle Date di composizione Stella, 1827 Piatti. 1834 1s35 Storia de! genere umano 19 gennaío-7 febbraio 1824 1 1 "1 Dialogo d'Ercole e Atlante 10-13 febbraio 1824 2 2 "2 Dialogo delia Moda e delia Morte 15-18 febbraio 1824 3 3 ■3 Proposta dipremi íatta alí'Accademia dei Siltografi 22-25 febbraio 1824 4 4 "4 Dialogo di un lettore di umanitäedi Satlustio 26 27 forjo'aic 0J-- 5 5 NO Dialogo diun Foíietto e di uao Gnóma 2 é marzo 1824 é 6 *5 Dialogo di Malambruno e ^aríarelio 1-3 apríle 1624 7 7 "6 Dialogo delia Nátura e di un'Anima 9-14 apríle 1824 H K *7 Dialogo delia Terra e delia Luna 24-28 aprile 1824 9 9 *8 Scommesía di Prometeo 80 aprile-8 maggío 1824 10 10 *9 Dialogo di un Fisico e diun Metafisico 14-19 maggio 1824 11 11 "10 Dialogo delia Nátura e di ur\ Isiandese 21-30 maggio 1824 13 13 "12 Dialogo di Torquato Tassoedel suo Gerito familkiK 1-10 gíugno 1824 12 12 •13 Dialogo di Timandroedi Eleandro 14-24 giugno 1824 20 20 UParini, ovvero delia Glória 6 luglio-13 agosto 14 14 •13 Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie 16-23 agosto 1824 15 15 "14 DetCi memorabili di FilippoOttonieri 29 agosto-26 settembre 1824 16 16 "15 Dialogo di Cristoloro Colombo e di Pietro Gutierreľ 19-25 ottobre!824 17 I7 "16 Elogio degli uccelli 29 ottobre-5 novembre 1824 18 18 "17 Cantico del gallo íiívestre 10-16 novembre 1824 19 19 "18 Frammento apocrifo di Stratone di Lampsaco 1825 "19 II Copernico 1827 "21 Dialogo di Plotino e di Porfírio 1827 "22 Dialogo di un venditore ďalmanacchi e di un passeggere 1832 21 "23 Dialogo di Tristano e di un amico 1832 22 "24 .1 nale per servire, come dichiara lo stesso Leopardi alľeditore. da «pre-fazione e apologia delľopera [...] contro Í filosofi moderni». Nei due pcrsonaggi antitetici. ľcstimatorc dclľuomo, Timandro. e il suo com-miseratore, Eleandro. Leopardi metle in scéna un dibattilo ehe avreb-be vissuto direttamente durante ľesperienza fiorentina. a contatlo con il mondo progressisla dclľ«Antologia» di Gian Pietro Vieusseux, ehe, non a caso. sin dal 1824 ľaveva invitalo a collaborare a quella fu- É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 56% H~J. QABC-esteso Mar 12:18 Q, © ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 1 errori antickí: \c «im-iiijsiii.i/iiiiii" portalrici ú i pocsia. " ľrrttri barbari: ali ľi-rori nati dalki ru^imic. ■■■>iijVľ>.ti/Jiiiio. fĽrotiii. i'inru/ion.'. pvoíiuJi/io" (Ruffilli). Dialogo delia Nátura e di un Isiandese Vanitá delia vita e infelicitä degli uomini Le TreCorone e la cultura dell'Oltocento cina di idce moderne. La pratica del vero, c la consapevolezza delia sua vanitä. impongono un pacato «riso intorno agli uomini e alle sue stesse miserie» (come aveva seritto al Giordani il 18 giugno 1821). e una ferma volontä di testimoniare questa veritä. senza false illusioni e senza infingimenti: se ne' mici seritti io ricordo aleune veritä dure e triste', oper isfogodelľa-nimo. o per consolarmene col riso, e non per altro; io non lascio- tuttavia negli stessi libri di deplorare. sconsigliare e riprendere1 Io studio di quel misero c freddo vero. la cognizione del qualc e fonte o di noneuranza e infingardaggine. o di bassezza ďanimo. iniquitä e disonestä di azioní, e perversitä di costiimi: laddove. per lo contrario. lodo ed esallo quclle opi-nioni. benché falsc. ehe generano alti c pensieri nobili. forti. magnanimi. virtuosi, ed utili al hen comune o privato; quelle immaginazioni belie e felici. ancorche vane. chc danno pregio alla vila: le illusioni naturali delľanimo; e in fine gli errori antichi*. diversi assai datjli errori barbari': i quali solamente. e non quel li. sarebbero dovuti cadere per opera delia ci-viliä moderna e delia filosoťia. (Dialogo di Timatidro e di Eleandro) Una posizione conclusiva. quindi. solo strumentalmente (come apológia antifilosofica). dal momento chc il vero culmine del pensiero leo-pardiano era stato sviluppalo (nel maggio 1824) nella «posizione ideolo-gica» del Dialogo delia Nátura e di un Isiandese (Blasucci). ehe funge čosi da spartiacquc tra i testi. In un dialogo serrato tra un isiandese in fúga e la Nátura, donna gigantesca «bellíi e terribile». trovano spazio i temi sviluppati nello Ziba/done: la rinuncia al conseguimento delia feli-citä. ľimpossibilitä di sfuggire il dolore, ľestraneitä delia Nátura a que-st^erfjnoj^mffergnza^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ II primo terna affrontato é quello delia constatazione delia «vanitä delia vita» e dclľ«infelicitä dcgli uomini ehe «combattendo conti-nuamente gli uni cogli altri per ľacquisto di piaceri clie non dilettano, e di beni ehe non giovano: sopportando e cagionandosi scambievol-mente infinite sollecitudini, e infiniti mali, chc affannano e nocciono in effetlo, tanto piú si allontanano dalla felicitä, quanlo piú la cerca-no». La tenacia delľlslandese nel cercare strenuamente di proeurarsi minorc infelicitä lo spinge a una ferma misantropia, alľabbandono del consorzio umano per sfuggire ai danni provocali dalla vita colleltiva. ma senza risultato: Fatto questo, e vivendo senza quasi verun'immagine di piacere. io non poteva mantenermi pero senza patimento: percľié la lunghezza del ver-no, ľintcnsitä del freddo. c ľardorc cstremo delia state, chc sono qualitä di quel luogo. mi Iravagliavano di continuo: e il fuoco. presso al quale mi conveniva passare una gran parte del tempo, m'inaridiva le carni, e stra-ziava gli ocehi col fumo; di m odo ehe. ne in casa né a cielo aperto, io mi poteva salvare da un perpetuo disagio. Anche la decisione di variare luoghi c climi, per sperimentarc. nella varieta, «se in aleuna parte delia terra potessi non offendendo non essere .1 h ilr'- ~ P « □ É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä1 t ^ * 56% BD1 QABC-esteso Mar 12:18 Q, © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Giacomo Leopardi 519 offeso, c non godcndo non patire». non sortiscc alcun effetto. anzi raffor-za - riprendendo la «tecria del piacere» trattata nel luglio del 1820 nello Zibaldone - nell'Islandese la convinzione dell'infelicita della propria Sorte e della terribile potcnza della Natura, regolatrice di una micidiale mac-china di piacere insoddisfalto: «Io soglio prendere non piccola ammira-zione considerando che tu ci abbi infuso tanta e si ferma e insaziabile avi-ditä del piacere: disgiunta dal quäle la nostra vita, come priva di ciö che ella desidera naturalmenle. e cosa imperfelta: e da altra parte abbi ordi-nato che l'uso di esso piacere sia quasi di tutte le cose umane la piü nociva alle forzc e alla sanitä del corpo. la piü calamitosa negli effetli in quanto a ciascheduna persona, e la piü contraria alla durabililä della stessa vita». Leopardi muove cosi un sarcastico atto di accusa che «mette implici-tamcnte in discussione rimperturbabilitä del saggio di marca stoica» (Russo) e segna la differenza tra il suo «sistema» e la filosofia senechia-na. Le frustrazioni dell'Islandese nel fuggire i mali inflitti dalla Natura, o nel fortificarsi per sopportarle, sono una smentita dello stoicismo svi-luppalo in testi celebri come il De tranquillitate animi e il De Providentia, esplicitamente ripresi nel dialogo. Attraverso la risposta della Natura alla «protesta» dell'Islandese. Necessitä del male assurto a emblema di tutto il genere umano. Leopardi espone il terzo elemento cardine della sua riflessione: l'ineluttabiltä del male, e anzi la sua necessitä. II mondo non e fatto per l'uomo. la sua felicitä o infelicilä non sono provocate da azioni volontarie, ma da un principio conlinuo di produzionc e distruzionc, che e garante della stessa esistenza del mondo; un principio presieduto dalla Natura, ma non costruito intorno all'uomo: «se anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie. io non me ne avvedrei». 8. Leopardi redattore: Miláno e Bologna I contatti tenuti dopo il viaggio a Roma danno i loro frutti. Nel luglio 1825 l'editore Stella chiama Giacomo a Miláno per dirigere un'cdizione delle Opere di Cicerone, e gli commissiona un commento a Petrarca (che vedrä la luce nel 1826) e una doppia antológia {Crestomazia) della letteratura italiana, in prosa c in poesia (pubblicata rispettivamente nel 1827 e nel 1828). A questi lavori «redazionali» Leopardi si dedicherä per tutto il 1826, a Miláno e a Bologna, cittä in cui trova quella dimensione culturalc che a Roma era mancata. A Bologna conosce il Pepoli. a cui dediča una palinodia (ritrattazio-ne) in forma di epištola in verši sciolti. breve ripresa delľattivitä poetica che dovrä aspettare il 1828 per «risorgere». Ma sc il lavoro su Petrarca lo lascia insoddisfalto (serive allo Stella il 13 setlembre del 1826: . 4 55% IB~1' QABC-esteso Mar 12:18 Q. © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria G ia como Leo pa rd í 521 I lareggianti dcl Risorgimento). cui avcva prcstato quasi quotidiane consu-lenze di editing per il non indimenticabile «sequel» La monaca di Monza. Tornando quindi alla produzione pisana. due sono i canti nati nella cit-tä. come Giacomo scrive a Paolina il 2 maggio 1828, scritti «veramente alľanlica e con quel mio cuore ďuna volta». II primo é il citalo Risorgimento (7-13 aprile 1828). in cui. mantenendosi ancora alľinterno delia can-zonctta arcadica. Leopardí intona un Inno profano per un'aulobiografia in verši in cui celebrare, con la musicalilä di strofe popolari e cantabili, il pre-cipitare delľanimo nella disperazione («Deserto il di; la tacita / Notte piú sola e bruna: / Spcnta per me la luna. / Spcnte le stellc in cicl». vv. 21-24). e il risorgere in primavera dello spirito che riscalta il dolore nel piacere dei ricordo («Se al ciel, s'ai verdi margini. / Ovunque il guardo mira, / Tutto un dolor mi spira, /Tutto un piacer mi dä», vv. 93-96). alľinterno di un destino di infelicitä («Ma se tu vivi, o misero, / Se non concedi al fato. I Non chia-merô spietato / Chi lo spirar mi dä», vv. 157-160). Ľaltro é il piú celebre dei canti «pisano-recanatesi» (etichetta utile a porre in rilievo ľunitä d"ispira-zione di queste poesie): A Silvia, dove quegli inganni dei cuore prendono le forme di un'íllusione amorosa e. dietro un personaggio forse reale. un ar-chetipo delia bellezza femminile e delia poesia. II piú celebre canto leopar-diano scaturisce infatti, come lutta la poesia di Leopardí, da una dimen-sione autobiografica. sollecitata giä nel 1827 dal rispecchiamento nella re-visione dello Zibaldone (dei gennaio 1828 sono alcuni appunti sulle Me-morte delia mia vila in cui Leopardí paria dei risorgere delia speranza in un animo in cui. proprio la perdita delia speranza avcva causato lo «spe-gnere» di «ogni desiderio»), dalle rimembranze borghigiane sollecitate dal paesaggio pisano. e dalla potenza rasserenante delia poesia come ricordo e felicitä dei momento dei «canto»: «Uno de' maggiori frutti chc io mi pro-pongo e spero da' miei verši - scrive il 15 aprile 1828, quattro giorni príma di comporre (copiare) A Silvia - é che essi riscaldino la mia vecchiezza col calore delia mia gioventú: e di assaporarli [...] in quella etä. e provar qual-che reliquia de' miei sentimenti passati. messa quivi entro. per conservarla e darle durata. quasi in deposito; é di commuover me stesso in rileggerli». Ma la nuova disposizionc al «canto» si esprime attraverso ľinvcnzione nar-rativa di un personaggio delicalo e potenie, che fornisce a Giacomo un perfetto alier ego delia disillusione occorsa «alľapparir dei vero». e delia morte dellc speranze insiemc con quella delia giovane donna. Un sistema di correzioni, implicate fra loro dentro il testo. e nel sistema culturale delľautore. costella un manoscritto in cui Leopardí non ha piú ragione di segnare - come sugli aulografi delle Canzoni - fonti e modelli linguistici: e nata una nuova poesia. libera dal metro delia tradizione (sei lasse disegua-li). ma giä pronta a costituirsi a canone delia poesia moderna. La riflcssionc interiore e la recente rilettura dello Zibaldone. indi-cizzato nella seconda metä dei 1827, sono linfa vitale a quella dimensio-ne memoriale che. svanite le «favole antiche». diventa ľunica pratieabile per la poesia, c ľunico spazio di piacere consentito al poeta e a coloro che con lui condividono quella esperienza: oltre la rimembranza. il rincltere sopra qucllo ch'io fui, e paragonarmi meco medesimo; e in f:ne il piacere che si prova in gustare e appre/.zare La produzione pisano-recanatese I 536 I /721 ••©Am/ ľP®(30i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# W ©Č ^ t ^4 55% H3 QABC-esteso Mar 12:18 Q. © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 522 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento i propri lavori. e contemplare da sc compiaccndoscnc. le bcllczzc c i prc-gi di un figliuolo proprio, non con altra soddisfazione. che di aver fatta una cosa bella al mondo; sia essa o non sia conosciuta per lale da allrui. (Pisa, 15 fcbbraio. ultimo vcncrdi di Carncvalc. 1828) \(anti; Sono invece sorprendentemente scaturite dal lungo e doloroso sog-un romanzo in versi giorno a Rccanati le altre poesie che costituiscono il secondo nueleo dei Cant i pisano-recanalesi e che, come giä le Operette, vengono composte nel 1829 alľimpressionante ritmo di una/due al mese: dal 26 agosto al 12 settembre Le ricordanze, dal 17 al 20 settembre La quiete dopo la tem-pesta e il successivo Sabato del villaggio, concluso il 29 settembre. Ma il sovvertimento delľordine di composizione nella stampa del 1831 - il Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, composto per ultimo c su un lungo arco di tempo, dal 22 ottobre 1829 al 9 aprile 1830, ě retro-cesso prima della coppia Quiete + Sabato - viene a corrispondere a una ben precisa stratégia argomentativa. Per non chiudere Íl libro (che ripubblica le Canzoni, prive ovviamente delle Annotazioni, piü gli Idilli del 1826) con il Canto notturno, il piü sconsolalo prodotto del «pensiero poelante» leopardiano, in cui la di-mensione metafisica delľlslandese ě riproposta in un deserto dell'Asia e nel dialogo (muto) tra un pastore e la luna («Che fai tu. luna. in ciel? dim-mi, che fai, / Silenziosa luna?»). Leopardi decide di anticipare queste lu-cide e raziocinanti conslatazioni: la rappresentazione petrarchesca della vita umana nella corsa senza senso di un «Vecchiercl bianco, infermo. / Mezzo vestito e scalzo», che dopo avere sfidato tulti gli dementi natural i finisce in un «Abisso orrido. immenso. / Ov'ei precipitando. il tutto ob-blia» (w. 35-36). e contrapponc alia sua consapevolezza. ľincoscienza della «greggia» indifferente, inlaccata dal dolore e dalla noia. e la dimen-sione illusoria di una liberta sconfinata, vitale, aerea: Nota metrics: Canzone libera ( fe di endecasillabi e settenari v ulier nuii. Testo; Leopardi. Canto notturno di u store errante deU'Asia, vv. 133-143. Forse s'avess'io ľale Da volar su le nubi. E noverar le stelle ad una ad una. O come il tuono crrar di giogo in giogo. Piú feliec sarci. dolce mia greggia. Piú felice sarei. candida luna. O forse erra dal vero. Mirando alľaltrui sorte, il mio pensiero: Forse in qual forma, in quale Stato che sia. dentro covile o euna. E funesto a chi nasec il di natale. I due testi chc seguono. quindi. La qttiete dopo la tempesta e // sabato del villaggio - nonostante continuino sulla linea dcllc Ricordanze la prc-sentazione di nuclei di pensiero e di riflessione filosofica alternali a qua- 537i /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ L^l ^ <5> 4 55% QABC-esteso Mar 12:18 Q. © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Giacomo Leopardí 523 dri naturali, con personsggi che tanto piíi abilano la secna delia poesia (il garzoncello, Nerina), quanto pití sono una rappresentazione figurale del poeta -. fungono in realtä da risposta alle molte domande poste dal Carito rtotltirno. Nella nuova poetica dei Conti fiorentini. i contenuti filosofici presenti sin dall'Ode ad Angeln Mai vengono infatti presentali in forme popolari (lessico rurale. stilemi di ripelizione. prevalenza di verši brevi, sintassi a dialogo). senza rinunciare alla canlabilitá. alla naturalezza delľespressione. Nella Quiete, in particolare. Leopardí tenta di presenta-re. nelle forme semplici e cantabili di lasse di diseguale lunghezza. ľesi-stenza del male come una condizione necessaria per potere vincere la noia. e sperimenlare il sollievo, quando non ľebbrezza, e comunque il «düetto», delľ«uscir di pena». del lavoro operoso, svolto dopo essere scampati allo scacco in cui. per sua stessa esistenza, ci tiene la natura: «Si dolce, si gradita / Quanďé. com br la vita?» (vv. 26-27). Un piacere legato a doppio filo con la dolorosa condizione di natura, ma che proprio a causa di essa si rinnova a ogni esperienza di dolore e si rafforza grazie al potere della memoria. Se la Quiete é un prontuario di filosofia morale indi-viduale in cui si dimostra ľesistenza del piacere nel passato. attraverso exempla popolari, il Sabato de! villaggio, il giorno in cui tutla la comuni-tä ferve nelľaspettazione della festa. adempie alla stessa funzione nello spazio collettivo del pagus, e in una dimensione temporale proiettata nel futuro (come Leopardí aveva giá teorizzato nello Zibaldone del 20 gen-naio 1821: «II piacere umano si puö dire ch e [...] sempre futuro. non e se non futuro. consiste solamente nel futuro»): «Questo di sette e il pití gra-dito giorno, / Pien di speme e di gioia» (vv. 38-39). Inevitabile ľaccorato, affettuoso consiglio a chi. nel pieno della giovinezza. non vede ľora che il tempo si affretti, senza saperc che quei sabato («Giorno chiaro. sereno», mai nominalo direttamente nella poesia) che presto diventa giorno di festa, e in realtá la piü compiuta felicitä che gli sarä concesso di ricordare: Těsto; Leopardi. // Sabatu del vilbi^in. \ 43-51. Nota melrica; Canzone libera di slrofe di diversa lunghezza. :on r riamente alternate. Garzoncello scherzoso. Cotcsta eta fiorita E come un giorno d'allegrezza pieno. Giorno chiaro. sereno. Che precorrc alla festa di tua vita. Godi, fanciullo mio: stato soave. Stagion lieta e cotesta. Altro dirti non vo": ma la tua fesla Ch'anco tardi a venir non ti sia grave. Per sostencre Leopardi nella prcparazione del libro dei Canti, e consentirne la pubblicazione, gli amici fiorentini della cerchia del Vieusseux. dallo svizzero Louis De Sinner a Gino Capponi. a Giovanni Baltista Niccolini e primo fra tutti lo storico e patriota Pietro Col-letta, preoccupati dal tono delle lettere spedite da Recanati («son riso- I 538 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š© W ©Č ^ t ^4 55% H3 QABC-esteso Mar 12:19 C\ Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Amicizia passionale e passicne amorosa 524 LeTre (Zorane e la cultura dell'Ottocento luto, con quei pochi danarí ehe mi avanzarono quando io potca lavora-re. di pórmi in viaggio per cercar salute o morire, e a Recanati non ri-tornare mai piú». 21 marzo 1830 al Vieusseux). gli finanziano - a fon-do perduto - un anno di studio a Fircnze, c organizzano una sottoseri-zione. arrivata in poche settimane ad almeno 500 nominativi, per ne-goziare con ľeditore un prezzo di favore. A loro, con accenti piú dolo-rosi delle poesie ehe contiene. e dedicato il libro dei Canti: «Ho perduto tutto: sono un tronco ehe sente e pena. Se non ehe in questo tempo ho acquistato voi: e la compagnia vostra, ehe m'é in luogo degli studi. e in luogo ďogni diletto e ďogni speranza». Ma quando vengono pubblicati, nelľaprile del 1831. Leopardi é giä coinvolto nella piú sconvolgente e eruda passione amorosa ehe gli sia toccato provarc, quella per Fanny Targioni Tozzctti, vcnticinqucnnc moglie del celebre naturalista e madre di due giovanl, appassionata di autografi. per la cui raccolta il poeta - i cui autografi poi diventeranno un vero c proprio oggetto di culto - sommerge gli amici di richieste di firme di lelterati famosi. Nello stesso anno Leopardi conosce Antonio Ranieri. passionale esule napoletano. e inizia quel settennato di sodali-zio amicale ehe renderä ďora in poi esclusivo e mediato ogni altro rap-porto persona le. Mal ricambiato da Fanny, disilluso per ľennesimo in-ganno amoroso. Giacomo le dediča le piú aspre e sentimentali poesie cidodi Aspasia mai composle, seritte dal marzo 1832 al settembre 1833: il ciclo di Aspa-sia (ľetera. ovvero la cortigiana di Pericle). dove la poesia riveste nuclei di puro raziocinio nichilista. in un alternarsi di illusione e disillusione: Consalvo. IIpensiero dominante, Amore e Morte. A se stesso. Aspasia. Nonostante la nuova vena lirica scaturisca da una dimensione bio-grafica (fino ai toni fortemente misogini ehe ricalcano aleuni passi delľepistolario), ciaseuno di questi testi sviluppa una diversa grada-zione delľesperienza amorosa intesa come formidabile strumento di autocoscienza. di cognizione profonda delia propria interioritä. Se con Consalvo Leopardi sperimenta ancora i toni sentimentali delľi-dillio H sogno. meltendo in scéna un incontro impedito non piú dalla dimensione onirica, ma dalla condizione delľamantc. dichiaratosi alľamala sul letto di morte (e questa vicinanza agli Idilli sára alla base dello spostamento del testo in posizione «alta». prima delia canzo-ne Alla sua Donna), con //pensiero dominante cambia passo. offren-do ai lettori una discesa nelle profondilä delľessere. riconosciulo ancora capace di palpitare e a cui ľesperienza amorosa dona la capacitä di vedersi, attraverso la poesia. come in uno specehio. La dicotomia tra «amore» e «morte», giä riconosciuta in Consalvo come fondamen-to di ogni esperienza esislenziale {«Due cose belie ha il mondo: / Amore e morte». vv. 99-100), si unifica, nella poesia onionima. in un'unica entita: la morte, a lungo invocata, si offre al poeta nelle vešti di una bellissima fanciulla « 4 55% HD. QABC-esteso Mar 12:19 © ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Giacomo Leopardi 527 Su un escmplure slegaio della Starita. ncgli ultimi, difficili, mesi. Leopardi introduce a mano alcune correzioni important! e compone due nuovi testi: la Ginestra e il desolato Tramonto della luna. Ambizioso. impegnativo (e anche polemico), 1'impianto argomentativo della Ginestra, canzone di sctte strofě diseguali. ribadisce - senza perdere musicalilä (ricca com'e di rime e rime al mezzo) - la necessitä della poesia di farsi portatrice di una lucida e disincan-tata cognizionc del vero. Una filosofia che. come aveva ribadito giä nello Zibaldone del 2 gennaio 1829. «non solo non ě conducente alla misanlropia. come puö parere a chi la guards superficialmente. e come molti 1'accusano; ma di sua natura csclude la misantropia». c sullo sfondo di un vulcano minaccio-so («Sterminator Vesevo») e di un paesaggio scabro e desolato («campi co-sparsi / Di ceneri infeconde, e ricoperti / Dell'impietrata lava. / Che sotto i passi al peregrin risona»), proietta Tumile «fiore del deserto». la «lenta ginestra». «flessibile», come nelle Georgiche, ma resistente nello spargere al cielo il suo profumo che «il deserto consola». a visibile metafora delle «magnifiche sorti eprogressive» dell'uomo, costantementc minacciato da una natura func-sta e ostile. ma pervicace nell'iUudersi di una sua centralitä. forza. o potenza. e nel chiudere gli occhi a chi, come il poeta, aveva parlato «apertamente»: t ddla Vigliaccamente rivolgesti al lume1 Chc il fc palese:: e. fugcitivo, appclli Vil chi lui segue, e solo Magnanimo colui Chc sc schcrnendo o gli altri\ asluto o folic, In sopra gli aslri il mortal grado estolle1. (La ginestra. v ! ( ne il it- patese: "che ■' it' síliL-incihiii li di 'li-iri: -viik'ndo iiiL'ar.naiv se stesso o gli altri. (Felici). * la sopra... eslolle: Tavola 3. Cronologia dei Canti. La Tavola mette a confronto I'ordine certo o presunto di compesizione dei singoli testi con Ibrdinamento voluto da Leopardi nelle edizioni a stampa. R18 820 B24 NR25/26 826 F31 N35 N35C = F45 Recanati. novembre-dicembre 1816 Frammento (Spenio II divrno loggia] xxxvii xxxix Recanati. 14-16 dicembre 'hi/ II primo amore [Efegtof] vii x x x Recanati. fine 1818 ca. Frommen to [lo qji vagando] [Efeg/o It] viii xxxvi xxxviii Recanati. settembre 1818 Atlltalia 1 1 1 Recanati, set temb re-ottobre 1818 Sopra ilmonumento di Dante che si ptepoiava in F;ie: /= ii ii II 1 ii Recanati, 1818? i'.'h ,V.v €■•■'€ xxxiii xxxv Recanati, 1819 Alia Luna [La 'iccco-izc] iii xii xiv xiv Recanat. 1819 i xi xii xii i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (g© ^ ©£ L^l ^ <5> 4 55% IB~1' QABC-esteso Mar 12:19 C\ © ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 1*? 528 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento R18 B20 B24 NR25/26 B26 F31 N35 N35C = F45 Recanati, 1819 Framrrento [II sogno/Lospavento [Odi, Melisso] XXXV XXXVII Recanati, Ad Angela Mal quonďebbe 1 III III III III gennaio1820 trovato i libri di Cicerone delia Repjbblica Recanati, fine 1820 La séra dei ďi di fara II XII XII XIII (forse ottobre) Recanati, i: ioí-V'-C' IV XIV XV XV dicembre 1820 0 primidel 1821 Recanati, estate- La vito solitaria VI XV XVI XVI autunno 1821 Recanati, ottobre- Nelle nozze delia sorella IV IV IV IV novembre 1821 Paolina Recanati, ottobre- A un vinätoienel pallone V v v v novembre 1821 Recanati. Bruto minore VI VI VI VI dicembre 1821 Recanati. Alla Primavera, VII VII VII VII gennaio 1822 odellefavo'eantiche Recanati. Ulrimo canto dl Saffo VIII IX IX IX maggio 1822 Recanati, Inno aiPatriarchi IX VI 1 VIII VI luglio 1822 Recanati, Alla sua Donna x XVI XVIII XVIII settembre 1823 Recanati, Framrrento XXXVIII XL 1523 S2-- [Ogni mondano evento] [Dal greco di Simonide] Recanati, Framrrento XXXIX XU 1523 "S;.: [Umanc rasa] [Dello stesso] Bologna, marzo Al conte Carlo Pepoli x XVII XIX XIX 1826 :': ;a, 15 febbra 0 1828 Schevo XXXIV XXXV Pisa, 7-13 aprile 1828 II risorgimento XVIII XX XX Pisa, 19-20 aprile 1828 XIX XXI XXI Recanati. 26 Le ricordanze XX XXII XXII agosto-i; settembre 1829 O »i± r'- ~ P « □ I É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š© W ©Č ^ t ^4 55% HD' QABC-esteso Mar 12:19 C\ Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria I Giacomo Leopardí 529 R18 B20 B24 NR25/26 B26 F31 N35 N35C = F45 Recanati, 17-20 settembre 1829 La quiete dopo la tempesta XXI XXIV XXIV Recanati, ante 29 settembre 1829 II sabaio del villaggio XXII XXV XXV Recanati, 22 ottobre 1829-9 aprile 1830 Ganto nottumo di un pastore mante dell'Asia XXI XXIII XXIII Fireize. 1831-1832 II pensiero dominante XXV XXVI Recanati, 1332 182: ;:; Il passero solitario XI XI Fírenze, 1832 Amore e Morte XXVII XXVII Fírenze, 1832-giugno 1833 Consalvo XVII XVII F rerze. '832-1833 Asestesso XXVIII XXV I Napoli, 1834 Aspasia XXIX XXIX Napoli, 1834-1835 Sopra un basso rilievo antico sepolcrale XXX XXX Napoli, 1834-1835 Sopra il ritratto di una bella donna.. XXXI XXXI Napoli, 1835 Palinodia al marchese Gino Capponi XXXII XXXII Villa Ferrigni, 1836 Lo ginestra XXXIV Villa Ferrigni, 1836 il tramonto delia luna — XXXIII Ma proprio per allonlanare da sé le accuse di misanlropia Leopardi porta ancora pití avanti la sua riflessione. riconoscendo nella «social ca-tena» una resistenza armata contro ľ«empia natura»; Tulti Íra se confederal! eslima 130 Gli uomini1. e tutti abbraccia Con vero amor, porgendo Valida e pronla ed aspettando aíta5 Negli alterni perigli e nelle angosce Delia guerra comune. 135 ' jHiraťtitlo... sila: «of-netulii k-d ;i-,[x-n.i[iil'i un ;llu1:i VLiliJo e pronlo» (Biiiiii). (La ginestra, vv. 130-135) .1 Un colpo d'ala chc i denigratori del suo sistema (e i delusi dci Canti. tra cui lo stesso Collelta che, in una lellera al Capponi del 1831, dichiarava di non sopportare piu «la medesima eterna [...] malinconia: gli stessi argo-menli: ncssuna idea, nessun concetto nuovo. tristezza affettata e qualche seicenlismo") avrebbero letlo solo postumo, lasciando alle generazioni future la coraggiosa «storia di un'anima» e un modello di umanesimo civile che avrebbe resistito al mito. da Leopardi ficramenle rigettato. del «pessi-mismo» della sua poesia. i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (g© ^ ©£ L^l ^ <5> 4 55% QABC-esteso Mar 12:19 Cl © ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria al- 1 Hc sper 11 s: g 10 r ledesco - quattro meri vengono in ii Leopardi dalľai Louis Do Sinner i lepilo ;ilUi leltcra del 2fi apríle 1832 - in cui si dii una letlura rdi-giosa delia prodhizione leopard iana. 530 Le TteCorone e Is cultura dell'Ottocento Nella storia della letlcratura italiana Giacomo Leopardi e infatti forse la figura che piú ha scontato la proiezione. sulla propria opera, di una dimensione autobiografica. pur dominante sin dagli esordi della propria carriera di serittorc. Una dimensione che ancor oggi non e facile sottrarre a cliches che il poeta per primo riľiutô risolutamente, rivendicando ľestra-neitä della propria condizione fisica ed esistenziale al suo «sistema». II 24 maggio 1832. quando lo Zibaldone e giä terminálo e ľopera poetica aveva consegnato ai Canti fiorentini un inimilabile modello di moderno canzo-niere. Leopardi, serivendo a Louis De Sinner, ribadisce con fermezza ľin-fondatezza degli slereolipi che si sarebbero sclcrotizzati sulle sue varie forme di «pessimismo» e la forza, al conlrario. delle riflessioni sul destino umano consegnate al Bruto minore: Ho ricevuto i logli Hesperus1 dei quali vi ringra/.io carissimamente. Voi dite benissimo ch'egli č assurdo ľattribuirc ai mici scritti una tendenza reli-giosa. Quels que soient mes malhcurs, qu on a jugé ä propos d etaler et que peut-étre on a un peu exagérés dans ce Journal, j'ai eu assez de courage pour ne pas clierclier ä en diminuer le poids ni par de frivoles espérances ďune prétendue félicilé future et inconnue, ni par une láche resignation. Mes sentiments envers la deslinée ont été et sont toujours ceux que j'ai ex-primés dans Bruto minore. C'a été par suite de ce ničme courage, qu etant amené par mes recherches a une philosophic désespéranic. je n ai pas hésilé a ľembrasser toute entiére; tandis que de ľautre côté ce na été que par efťet de la láchcté des hommes. qui ont besoin d'etre persuades du mérite de ľe-xistence. que ľon a voulu considérer mes opinions philosophiquescomme le résultat de mes soufľrances particuliéres. et que ľon s'obstine ä attribuer ä mes circonstanccs matéricllcs ce qu'on ne doit qua mon entendement. Avant de mourir. je vais protester conlre celte invention de la faiblesse et de la vulgaritě, et prier mes lecteurs de s'attacher ä détruire mes observations et mes raisonnements plutót que ďaceuser mes maladies. |Quali che siano i miei mali. che si ě eredulo opportuno esibire e che forse sono stati un po' esagerati in quel Giornale. ho avuto ahhasian/a coraggio per non cercare di dimiauirnc il peso né con frivole speranze ďuna pretesa felicitä fulura e sconosciuta, né con una vile rassegnazione. I miei senlimenti verso il destino sono stati e sono sempře quelli che ho espresso nel Brulo minore. E stato in conscgucriza di queslo stesso coraggio che. essendo condotto dalle mie ricerche ad una filosofia disperanle, io non ho esitalo ad abbracciarla tulta intera: mentre ďaltro lato é stato solo per effetto della viltä degli uomini. che hanno bisogno dessere persuasi del morilo delľosisionza. che si c voluto considerare le mie opinioni filosofiche come il risultato delle mie sofferenze personali, e che ci si ostini ad attribuire alle mie circostanze materiali cio che non si deve che al mio intellctto. Prima di morire. voglio protestare con-troquesta invenzione della debolezza edolla volgarilä o pregare i miei letto-ri di impegnarsi a distruggere le mie osservazioni e i miei ragionamenti piut-tostoche aceusare le mic malatlie.] (Epistohirio, 24 maggio 1832) In una Napoli sconvolla dalle rivolte e dal colera, scoppiato nel 1836. assistilo da Ranicri e dalla di lui sorella Paolina, Leopardi muore il 4 giugno 1837. a trentanove anni. senza essere riuscito a vedere ľultima 6 A ^ T P <§> □ É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# W ©Č ^ t ^4 55% HD' QABC-esteso Mar 12:19 C\ Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria G ia como Leo pa rd í 531 Figura 11 Cancellaturaautografa del testo con cui Leopardi disconosceva la paternita delle Cansiderazioni sopra ia Storia uttima del Botta scritte dal padre Monaldo. stamps dei Canti, dove aveva cancellalo (a mano, stalla sua copia di lavo-ro di N35) la nota con cui - ultimo alto di ribellione al «tiranno» - disco-nosceva la paternita di uno dei tanti lesti reazionari del padre Monaldo: •(L'aulore dichiara che le Cansiderazioni sopra la Storia ultima del Botta ristampate in questa cittä. ed altri scritti di quel genere, che corrono per ľllalia. non sono suoi. Simili dichiarazioni in tal proposito egli ha pub-blicato giä altre volte, per mezzo di giornali. in altre parti d'Italia». BIBLIOGRAFIA Edizioni Tra le edizioni di opere leopardiane si ricordino: Opere, a cura di Rolando Damiani (vol. 1 Poesie. vol. II Prose). Mondadori. Miláno. 2010: Tutte le poesie e tutte le prose, a cura di Lucio Felici ed Emanucle Trcvi. Newton & Compton. Ronia, 2005 [1997]. Per i Canti si vcdano le edizioni: Canti, edizione critica a cura di Francesco Moroncini. Cappelli. Bologna. 1927: Canti. edizione critica a cura di Emilio Peruzzi. con la riproduzione degli autografi. Rizzoli. Miláno. 1981: Canti di Giacomo Leopardi. edizione critica c autografi. a cura di Domenico De RoLiertis. II Polifilo. Miláno. 1984; Canti e poesie disperse, edizione critica diretta da Franco Gavazzeni [con CD rom], presso l'Accadcmia delia Crusca. Firenze. 2009:; inollre le seguenti edizioni commentate: Canti, a cura di Lucio Felici. Newton Compton, Ronia. 1996: Canti. a cura di Franco Gavazzeni e Maria Maddalena Lombardi. Garzan-li. Miláno. 1998: Canti. introduzione e commento di Andrea Campana. Carocci. Roma. 2014. Per i carteggi ancora di riferimenlo ľedizione áeu'Epistolario. a cura di Franco Brioschi e Palrizia Landi. Bollati Boringliieri. Torino. 1998: Lettere. a cura di Rolando Damiani, Mondadori, Miláno. 2006. Per le Operette niorali si vcdano le edizioni: Operette niorali. edizione critica a cura di Ottavio Be-somi. Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori. Miláno. 1979; Operette niorali, selczione e commento a cura di Giorgio Panizza, Bruno Mondadori, Miláno, 1991: Operette niorali, a cura di Marco Antonio Bazzocchi. Mondadori. Miláno. 1991: Operelte morali. a cura di Laura Melosi. Rizzoli. Miláno. 2UUS. Per lo Zibaldone: Zibaldone di pensieri, edizione critica e annotata a cura di Giuseppe Pacella, Gar-zanti, Miláno. 1991; Zibaldone, a cura di Rolando Damiani. Mondadori. Miláno. 19 > <5> 4 55% H]. QABC-esteso Mar 12:19 Q O = • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 532 Le TreCorone e Is cultura dell'Ottocento Letture critiche Per un inquadramcnto delia figura di Leopardi si vedano: Rolando Damiani. AU'apparir de! vero. Vita di Giavomo Leopardi. Mondadori, Miláno. 1908; Catalogo delia Bilíľtoieta Leopardi in Recanati, a eura di Andrea Campana. Olsenki. Firenze.2011; e le monografie: Gino Tellini. Leopardi. Salerno Editrice. Roma. 2001: Marco Antonio Bazzocchi. Leopardi, il Mulino. Bologna. 21)08. Sulle Canzoni si possono ricordarc: Cľsare Galimberti, Linguaggio del vero in Leopardi. Olschki. Firenze, 1966; Marco Santagata, Quella Celeste naturalezza. Le canzoni e gli idilli di Leopardi, il Mulino. Bologna. 1994; Lucio Felici. L'Oiimpo abbandonato. Leopardi tra favole antiche e disperati affetti. Marsilio. Venczia. 2005. Sui Versi: Emilio Pekuzzi, Studi leopardiani I. Olscliki. Firenze. 1979: Sittdi leopardiani ii, Olschki, Firenze, 1987; Luioi Blasucci, Leopardi e i segnali delľinfínilo. il Mulino, Bologna, 1985: Leopardi a Bologna, a eura di Marco Antonio Bazzocchi, Olschki. Firenze. 1999: Versi, a eura di Stefano Giovannuzzi, SEF. Firenze, 2002: Giacomo Leopardí, // libro dei «Versi». Poesie origináli, a eura di Paola Itália, in «L'Ellisse», 9,2014, fasc. 2. Sui canti fiorentini e napolelani si ricordino almeno Luigi BlASUCCÍ, / titoli dei «Conti» e altri studi leopardiani, Morano, Napoli, 1989: Idem. Lo stormire del verilo Ira le plante. Marsilio. Venezia. 2003: M AssiMO Natale, llcanto delle idee. Leopardi fra-Pensiero dominante» e «Aspasia». Marsilio. Venezia, 2009. Sulle Operené si vedano i seguenli studi: Giuliana Benvenuti, Un cervello fttori ntoda. Saggio sal comico nelle «Operette morali». Pendragon. Bologna. 2001: Salle «Operette morali»: seile studi, a eura di Antonio Přete. Manni. Lecce. 2008: Emilio Russo. Ridere de! rnondo: la lezionc di Leopardi, il Mulino. Bologna. 2017. Sullo Zibaldone vd. Fabiana Cacciapuoti, Dentro lo Zibaldone. Ii Icinpo circolare delta scritlura di Leopardi. Donzellí, Roma, 2010: Franco D'Intino - Luca Maccioni, Guida allo Zibaldone. Carocci. Roma. 2016. Per le posizioni filosofiche vd. Césare Galimberti, Linguaggio del vero in Leopardi. Olschki. Firenze, 1966; Mario Andrea Rigoni. La stragc delle illusioni, Adelphi. Milano. 1992: Antonio Prete. // pensiero poetante, Fellrinelli, Milano. 2006; Franco D'Intino, L'immagine della voce. Leopardi, Platone e il libro morule, Marsilio, Venezia, 2009. Su lingua e stile, tra prosa e poesia, si vedano almeno: Luigi Blasucci, Lingua c slile delle canzoni, in Lingua e slile di Giacomo Leopardi, Olschki. Firenze. 1994, pp. 141-172: Domenico De Robertis. Leopardi, La poesia, CLĽEB, Bologna, 1998; Pier Vincenzo Mengaldo, Sonavan le quiete stanze, il Mulino. Bologna. 2006; Anna Doi.fi. Leopardi e il Novecento. Stil leopardismo dei poeti. Le Lettere, Firenze. 2009; Lessico Leopardiano 2014. a eura di Novella Bellucci, Franco D'Intino. Stefano Gensiiii. Sapienza Universita Editrice. Roma. 2014. http://digilab2.let.uniromal.it/ojs/index.php/Philologiea/ar-licle/view/2....; Paola Italia, //metodo di Leopardi. Carocci, Roma. 2016: Lessico Leopardiano 2015. Sapienza Universita Edilrice. Roma. 2016: http://digilab-epub.uniromal.it/index.php/Philologica/arti-cle/view/416/393. Si ricordino inoltre i siti ist:tuzionalmente dedicati agli studi leopardiani: Cenlro Nazionale di Studi Leopardiani: http://www.lcopardi.it: Laboratorio Leopardi: https://web.uniromal.it/lablcopardi/. ®1 I A ^ T P <§> □ É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (ŠJ ^ ©£ ^ > > 4 55% HD. QABC-esteso Mar 12:19 Q, O ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria ICLASSICI Canti LA STORIA DEL TESTO E LE EDIZ10NI I Canti di Leopardi sono una tra le opere delia letteratura italiana piú studiate filologicamente e quel-la su cui si é fondata, con la prima edizione critica, a cura di Francesco Moroncini nel 1927, la filológia ďautore, ovvero la rappresentazione e lo studio delle varianti dei testi attribuibili agli autori e non alla tradizione. Questa particolaritä é dovuta alla storia interná al libro dei Canti, passato attraverso varie tappe [cfr. la Tavola 3 dei Canti], dalle canzoni patriottiche pubblicate a Róma nel 1818 (R18) alľopu-scolo bolognese dei 1820 (B20), dalle Canzoni (B24) ai l/ers; (B26) - usciti entrambi sempre a Bologna - attraverso la pubblicazione degli Idilli sul mílanese «Nuovo Ricoglitore» (NR25/26), fino alľedizione fiorentina per Piatti (F31) e alla stampa napoletana per Starita dei 1835 (N35), ehe, con correzioni e ag-giunte (N35c), diviene il testo base per ľedizione postuma eurata da Ranieri per Le Monnier (F45), in una progressiva acquisizione di novitä testuali, corrispondenti a una nuova fase poetica delľautore, ma senza abbandonare i testi dei passato (le due Canzoni patriottiche, ad esempio, poco varíate ri-spetto alle prime stampe, conservano la posízione incipitaria fino alla fine). Ma la fortuna filologica dei Canti é dovuta anche al fatto ehe Leopardí ha conservato, perché li ha por-tati con sé fino a Napoli, i manoseritti delle belie copie dei suoi testi, riechissimi di varianti e note lin-guistiche, apportate non solo in funzione delle stampe, ma anche in fasi successive, anche quando i corrispondenti testi erano stati giä pubblicatí. Questi manoseritti, conservati per lo piú alla Biblioteca Nazionale Vittorío Emanuele lll di Napoli (altrí manoseritti si trovano invece a Recanati e Visso, questi ultími ora depositati presso ľArchiginnasio di Bologna), divenuti presto celebri, sono considerati da Leopardi čarte «vive», luoghi di formazione delia lingua e dello stíle dei testi nel loro continuo awici-namento a un'idea di poesia ehe muta nel tempo, pur mantenendo inalterate le caratteristiche origi-narie di «pellegríno» e «vago», in continua contaminazione tra loro. Fondamentale, nella composízione dei testi, il dialogo tra le poesie e le note metatestuali, particolar-mente fitte nei manoseritti delle Canzoni, ehe certificano gli usi delia lingua *pellegrinas con citazioni dagli autori delia letteratira italiana ehe costituiscono per Leopardi un modello di grazia ed eleganza, anche se non accoltí nel Vocabolatio delia Ctusca. Fondativo di una critica delle varianti ehe avrebbe segnato la storia dei Novecento é anche lo studio delle correzioni dei canti pisano-recanatesi, catene sinonimiche di variazioni sul terna, spesso con recuperi a ritroso di lezioni scartate, ehe introducono la poetica dei frammento ehe sarä di Mallarmé e Valéry, delia rícerca incessante di un valore poetico rag-giunto nel processo stesso delia poesia, nel suo farsi, e non solo nel suo risultato finále. E stato quindi inevitabile, per gli studiosi di feopardi, partire dallo studio dei manoseritti per com-prenderenquella sudatissíma e minutissima perfezione nello scrivere». dichíarata al Giordani nel 1823, «senza la quale non mi euro di comporre». Dopo Moroncini, ehe sceglie di rappresentare ľultima vo-lontä delľautore, affidata alla cosiddetta stampa <ótarita corretta» (N35c), si sono susseguite altre tre edizioni critiche, a cura di Peruzzi (1984, ultima stampa, con la riproduzione cartacea dei manoseritti, in edizione critica), De Robertis (1984, edizione delle sole stampe, con la prima stampa di ogni com-ponimento e la riproduzione cartacea dei manoseritti), Gavazzeni (2006, due edizioni distinte: delľul-tímo manoseritto a noi g unto, per lo studio delle varianti manoseritte, e delľultima stampa corretta, con riproduzione digitale di tutti i manoseritti e di tutte le stampe). Da quesťultima edizione sono tratti í testi ehe seguono. I 548 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š© ^ ©£ ^ > > 4 55% mj' QABC-esteso Mar 12:19 C\ O iE • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 534 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Braňo 1 Alla Primavera o delle favole antiche Scrítta In solí dodici giorni, datata sulľalitografa «gennaío 1822», con la consueta antifrasi del titolo (che Leopardi avrebbe rivendicato direttamente come uno stilema del e Canzoni), questa prova di bravura «non descrive né prati, né arboscelli, né fiori, né erbe, né foglie», ma la Primavera, intesa come stato di nátura irrípetibile, proprio dei primordí delľumanitä, terminate il quale svanísce anche ogni pretesa di ereare una poesia immaginativa. Dopo che «vote / Son le stanze d'Olimpo*, scomparsi gli dei e la loro viva presenza sulla terra, al poeta non resta che pregare la «Vaga natura», novella divinitä nascosta in cielo, mare e terra («ín ciel*, nelľ«aprica /Terra* o «nelľequoreo seno», vv, 93-94) di stendere íl suo sguardo, se non pietoso, partecipe sulle inaridite sventure degli uominl. Al testochedovevachiudere la seconda forma del libra delle Canzon; (vd. Tavola 1), Leopardi aveva afňdato íl compito piú impegnativo, quello di marcare la differenza con II classicísmo dal quale egli proveniva e al quale sentíva di appartenere, ma čosi diverso dalla sua idea di poesia. E classicísmo, in poesia, voleva dire, prima ancora che Giordani, Vincenzc Monti. Sic-ché il congedodallefavole antiche, diventa anchequello dal campione del classicísmo, pun-to di riferimento indiscusso del mondo letterario, a cui Leopardi, pur liquidandolo, avrebbe dedicato le Canzoni. Testo rívoluzionario anche formalmente, non solo per la presenza massiccia del linguaggio pellegrino (v. 5: *Cr?dano il petto inerme*; v. 9: *induca alle commosse belve»; v. 21: «il dissue-lo orecehio*; v. 37: «della sanguigna caccia*, ecc), ma anche per ľadozione di uno schema metrico abnorme, con diciannove verši, quasi tutti endecasillabi irrelati, salvo ľinnovazione delia chiusura a distico a rima baciata che avrebbe contrassegnato la canzone leopardiana a partire dalľOde ad Angeio Mai (Blasucci). Metro: aBCDbEFGHGiKIMNoMPP. Perché Í celesti danni Ristori il sole.e perché ľaure inferme Zefiro avvivi, onde fugata e sparta Delle nubi la grave ombra s'avvalla; Credano il petto inerme Gli augelli al vento, e la diurna luce Novo ďamor desio. nova speranza Ne' penetrati boschi e fra le seiolte Pruine induca alle commosse belve: Forse alle stanche e nel dolor sepolte Umane menti riede 1- 2. Perché... sole: 'nonostante il sole rípari i danni recali dal cielo (ďinverno)': Perché regge lulte le concessive seguenli. 2- 3. ľaure inferme Zefiro avvivi: «11 venlo di Primavera rinvigorisca ľaria malata, infetta» (Gavazzeni). 4. s'avvalla: "si disperde nelle valli". 5. Credano: "afíidino'. kiiinismo pellegrino (retto da "nonoslante"). 6-9. e la diurna... induca: 'e i raggi del sole su-scilino un nuovo desiderio amoroso e una nuova speranza nei boschi altraversati (dalla luce) e fra le nevi disciolte". 9. commosse: 'riscosse'. Tisvegliate' (Gavazzeni). 11. riede: 'ritorna'. I 549 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# W ©Č ^ t ^4 55% H3 QABC-esteso Mar 12:19 C\ Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria La bella etä. cui la sciagura c ľatra Face dei ver consunse Innanzi tempo? Ottenebrati e spenti Di fcbo i raggi al misero non sono In sempiterno? ed anco, Primavera odorata. inspiri e tenti Questo gelido cor. questo ch'amara Nel fior degli anni suoi vecehiezza impara? Vivi tu, vivi, o šanta Nátura? vivi e il dissueto orecehio Della materna voce Íl suono aceoglie? Giá di candidc ninfe i rivi albergo. Placido albergo e specehio Furo i liquidi fonti. Arcane danze D'immortal piedc i ruinosi giogbi Scossero e ľardue selve (oggi romito Nido de" venti): e il pastorel ch'alľombre Meridiane incerte ed al fiorito Margo adducea de' fiumi Le sitibonde agnelle. arguto čarme Sonar ďagresti Pani Udi lungo le ripe; e tremar ľonda Vide. c stúpi, che non palese al guardo La faretrata Diva Scendea ne' caldi flutti. e dalľimmonda Polve tergea della sanguigna caccia II niveo lato e le verginee braccia. Vissero i fiori e ľerbe. Vissero i boschi un di. Conscie le molli Aure. le nubi e la titania lampa Fur dclľumana gente. allor ehe ignuda 12-14. cui... tempo'': 'che le sveniure e > [Straccalij i parimenti i colpevoli e gli innocenti". 85-87. e poi clľestrano... educa: dopo ehe (in simmelria con «poscia chc». v. 81) la lerra nati-va (patria), estranea alla vita umana e ignara dei suoi figli. fa erescere anime sventuratc (Felici): non polcndo eonlarc quindi né sulla parlecipa-zionc degli dei o delia madre léna allc sventure degli uomini. °0. Vaga nátura: bella. ma anche 'vagheggiata': favilla amica: delia aiovinezza (primavera) per- 92-94. E se.seno: "ľ se cosa veruna si alberga in CÍelo, sulla superfieie delia terra, o nel seno del 552 I /721 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (§# W ©£ ^ % ^4 55% H3 QABC-esteso Mar 12:19 Q, Q iE • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 538 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Brano 2 Ultimo canto diSaffo Subito dopoaverechiuso la seconda «forma» del libro delle Canzoni (cf<. qui laTavola l), una delle letture svolte a documentazione linguistica, il volgarizzamento delle Heroides di Ovidio di Remigio Nannini (Remigio Fiorentino), fornisce a Leopardi un modello di «personaggio antico», Saffo, poetessa greca di cui si immaginano il suicidio e il monologo che lo avrebbe preceduto. In un paesaggio dalle tinte preromantiche, Saffo, esplicito alter ego poetico di Leopardi, e portavoce delle sue meditazioni sul destino e il tempo, e introduce le nuove te-matiche sulla sovrana indifferenza della natura, cui la giovane si rivolge con traspDrto, ma da cui viene respinta come «dispregiata amante» (v. 25). Come giä nella Prinavera, ma con una «stravaganza» in piü, lo Schema metrico adottato pre-senta tutti endecaiillabi irrelati, chiusi dal consueto distico a rima baciata, ma settenario ed endecasillabo. Metro: ABCDEFGHILMNOPQRsS. Placida notte. e verecondo rageio Deila cadente luna; e tu che spunti Fra la tacita selva in su la rupe. Nunzio del giorno; oh dilettose e care Mentre ignole mi fur ľerinni e il fato. Sembianze agli occhi miei; giä non arride Spcttacol molle ai disperati affetti. Noi l'insueto allor gaudio ravviva Quando per l'etra liquido si volve E per Ii campi trepidanti il flutto Polveroso de" Noti, e quando il carro, Grave carro di Giove a noi sul capo. Tonando. il tenebroso acre divide. Noi per le balze e le profonde valli Natar giova tra' nembi, e noi la vasta Fuga de" greggi sbigottiti. o d'alto Fiume alla dubbia sponda II suono e la vittrice ira dell'onda. 1. verecondo raggio: 'puro. virginale'; come lo aveva eiä definilo Monti nclla Bassvilliana. vv. 199-200 (Felici). 2. cadente luna: la luna al Iramonlo. perché sla per sopraggiiingerc ľalba; tu: ľapostrofe č a Lu-eifero. la Stella di Venere che spunia per annun-ciarc il iiiLiltino («Nunzio del giorno»]. 4-6. dilettose e care... Sembianze: gradile e amate apparenze (fiiiché ignorai le smanic della passionc amorosa \eritmi\ c la crudelta del de-stino [/„»]-). 7. molie: "dolce". 8. Not: con il plurale Saffo estende il suo stato d'animo a tutti coloro che si Irovano nella stes-sa condizione di «disperati alTctti»: iiisuelo allor gaudio: Tinsoliln gioia'. 9-11. Quando... Noti: «Quando peril cielo fluido turbina l'onda polverosa dei venti» (Sanlagata). 12. Grave carro di Giove: il tuono. 15. Natar giova tra' nembi: "ci piace ondeggiare ik'IIli tempest a'. 16.iT//o: latinismo «pelleürino» per'profondo'. 17. dubbia: 'malsicura'. 553 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (g© ^ ©£ L^l ^ <5> 4 55% QABC-esteso Mar 12:19 C\ © ;= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Bcllo il tuo manto, o divo cielo. c bella Sei tu. rorida terra. Ahi di cotesla Infinita beltä parte nessuna Alla misera Saffo i numi c ľempia Sorte non fenno. A' luoi superbi regni Vile. o natura, e grave ospite addetta. E dispregiata amante. alle vezzose Tue forme il core e le pupille invano Supplichevole intendo. A me non ride L'aprico margo, e dalľeterca porta II mattutíno albor; me non il canto De' colorati augelli, e non de' faggi II murmure saluta: c dove all ombra Degľinchinati salici dispiega Candido rivo il puro seno, al mio Lubrico pie le flessuosc linfc Disdegnando sottragge. E preme in fúga ľodorate spiagge. Qual fallo mai, qualsi nefando eccesso Macchiommi anzi il natale. onde si torvo II ciel mi fosse e di fortuna il vollo? In che peceai bambina, allor che ignara Di misfatto e la vita, onde poi scemo Di giovanezza, e disfiorato. al fuso Delľindomita Parca si volvesse ll ferrigno mio starne? Incaute voči Spande il tuo labbro: i destinati eventi Move arcano consiglio. Arcano é tutto. Fuor ehe il nostro dolor. Negletta prole Nascemmo al pianto. e la ragione in grembo De' celesti si posa. Oh cure, oh speme De' piú verd'anni! Alle sembianze il Padre. 20. rorida lernt: "haeiiala di ruiiiada' perché. spic-ga una nota di Leopardi. «era sul far del giorno». 22-23. ŕ numi... non fenno: «gli Dei e il destino spielaki in nulla feecľo paľlecipe la miseľa Salto» (Santagala). 24. addetta: "so t tomes sa'. 27-29 A me... albor. »i luoghi soleggiati e ľalbo-re dischiuso al maliino dalla porta del cielo non sorridono a me» (Santagala). 28. L'aprico margo: 'la riva (dei ruscelli) assolata". 30-31. de'faggi IImurmure: 'lostormire dei faggi". 32-33. dispiega Candido rivo il puro seno: 'di-stende le acque limpide del letto del fiume'. 34. Lubrico: 'sdrucciolcvole'. 'lacile a scivolare'. 35. Disdegnando soiirugge: "(il candido rivo] ri-tira sdegnoso". 36. preme... spiace: ■■fuege urtando le rive odo-rosc« (Santagala). 37-38. nefando... il natale: é la stessa domanda posla dalľlslandese alla Nátura: *Che mak ho io commesso príma di vivere?» (Straccali). 41- 42. scemo Di giovanezza. e disfiorato: 'privo delia giovenlíi e di íloridezza'. 42- 44. al fuso... starne?: «perché poi il filo ruggi-noso delia mia vila si avvolgesse intorno al fuso delľinflessibile Parca?» (Santagata). 44. Incaute: »inutili e lemerarie» (Felici). 50-52. Alle amene sembianze... genti: "[Giove] I 554 i /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (§© ^ ©£ L^l ^ <5> 4 55% HD. QABC-esteso Mar 12:19 Cl © ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 540 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Alle amcne sembianze cterno regno Die nelle genti: e per virili imprese. Per dotta lira o canto, Virtu non luce in disadorno ammanto. Morremo. II velo indegno a terra sparto. Rifuggira I'iginido animo a Ditc. E il crudo fallo emendera del cieco Dispensator de' casi. E tu cui lungo Amore indarno. e lunga fedc. c vano D'implacato desio furor mi strinse. Vivi felice. se felice in terra Visse nato mortal. Me non asperse Del soave licor del doglio avaro Giove. poi che perir gl'inganni e il sogno Della mia fanciullezza. Ogni piii licto Giorno di nostra etá primo s'invola. Sottentra il morbo. e la vecchiezza. e I'ombra Della gelida mortc. Ecco di tante Sperate palme e dilettosi errori. II Tartaro m'avanza: e il prode ingegno Han la tenaria Diva. E l'atra notte. e la silente riva. diede poterc Ira le genii alle belle apparenze'. 52-53. e per virili imprese... canto: «e la virlú. le eecezionali doli dimoslrale in magnanime imprese, in sapienza o in poesia» (Felici). 54. disadorno íiiiiiiuimo: 'corpo delbrme". 55. velo indegno: "corpo" (come sempře in Petrar-ea) 'deforme'. non desmo deiranimu. 56. Díle: ncl regno dei moni (dove si rifugerá l'a-nima priva del corpo [itimxki' i. 57-58. crudo fallo... ctsi: ■■■c correggera il erudcle errore del destino» (Felici). 58. ne. Faone. Bráno 3 La sera del di di festa 62-64. Me... Giove: «Giove non mi ha piii bagna- la con il dolce liijiiore gelosameme raeehiuso nel vaso della felicita» (Santagata). 65-66. Ogni... s'invola: traduzionc lettcralc da Virgilio. Georgiche. III. 66-69: .-Oplima quac- que dies [...] / prima fugiu (Feliei). 68-70. di lame... m'avanza: «di tanti onori desi- derati e piacevoli inganni non mi resta che il Tar- laro" (Santagala). 71. tenaria Diva: Proserpina, dea degli inferi a till si accedova da capo Tenaro. 72. silente riva: c il fiume inieniale dell'Averno. Uno degli idilli piů tradotti in Europa, da Sainte-Beuve a Laforgue, composto probabílmen-te nella primavera del 1820, incastona in una celebre notte di luna, e senza vento, seguita alla festa del giorno, vari rnotivi legati tra loro da un io lirico che fonda qui la sua immagine piů celebrata: la solitudine notturna, l'amore passionale non ricambiato, l'evocazione del proprio dolore stolco sullo sfondo di un dolore universale e metafisico. Tre notturni sl sus-seguono: il primo (poeta alla finestra); il secondo (ritorno dell'artigiano dopo i «sollazzi»); l'ultimo (il ricordo dí un notturno vissuto durante l'infanzia). Ma dopo il v. 23, proprio a meta dei 46 endecasillabi sciolti (con infrazione al genere sperimentato nel 1819), l'idillio rinnova i motlví deWlnfinito (vv. 23-39), con un moto espansivo e centrifugo: il canto dell'artigiano 555 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# W ©Č ^ t ^4 55% HD' QABC-esteso Mar 12:19 C\ Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 1 che interrompe le considerazioni dei poeta sulla propria personale infelicitä per muovere verso una riflesslone sulla fine di tutte le glorie umane: «II fragorio / Che n'andö per la terra e per l'oceano» (vv. 36-37), e di Alla Luna o La ricordanza (vv. 40-46), con un moto riflessivo e centripeto che nella sersazione uditiva sullo schermo della memoria, con un sottinteso effetto balsamico: «Gia similmente ml stringeva il core». II tema äeW'ubisunt, g\ä deWinnnito, diventa quindi catartico: la disperazione iniziale si tramuta nella contemplazione rassere-nante di un destino conune di annullamento. Un testo quindi vario, ma molto compatto, unificato da alcuni moduli espressivi gia sperimentati nelle Canzoni (come il distico asso-nanzato «altro/pianto», vv. 15-16; «passa/lascia», vv. 29-30; «posa/ragiona», vv. 38-39) e da un tasso altissimo di linguaggio «vago» («lontan», «antica», «lunge», «solitario», «antichi», «silen-zio», «tarda», «lontanando», «a poco a poco»). Metro: endecasillabi sciolti. Dolcc c chiara e la notte e scnza vento, E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti Posa la luna. e di lontan rivela Serena ogni montagna. O donna mia, Gia tace ogni sentiero.e pei balconi Rara traluce la notturna lampa: Tu dormi, che t'accolse agevol sonno Nelle tue chete stanze; e non ti morde Cura ncssuna; e gia non sai nc pensi Quanta piaga m'apristi in mezzo al pelto. Tu dormi: io questo ciel. che si benigno Appare in vista. a salutar m'affaccio. E l'antica natura onnipossente, Che mi fece all'affanno. A te la speme Nego. mi disse. anchc la speme; e d'altro Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto. Questo di fu solenne: or da' trastulli Prcndi riposo; c forse ti rimcmbra In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti Piacquero a te: non io. non gia. ch'io speri. Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo Quanlo a viver mi resii. e qui per terra Mi getto. e grido. e fremo. Oh giorni orrendi In cosi verde etatc! Ahi. per la via . iHtHittiiiitit: ■ 1-4. Dolce e chiara... ziono leticrale dei r quando graziosi in delo rifulgon gli aslri intor-no alla luna: / c ľaere e sen/a vonto. c si disooprc / ogni cima do' monii od ogni selva / ed ogni torre; allor cho su nelľallo / lutlo quanlo ľimmonso etrasi schiudo./e vedesi ogni Stella, e ne gioisce/ il pastor denlro alľalma» (iraduzione di Leopardi nel Discorso di un iialiano), 5. (há mce i semien k un'altra traduz.ione let- teralo. da Vírgilio: «t: 525). 14. fece all'affanno: "generó al dolore'. 17. solenne: 'foslivo' ("di solenne» ó forma pool ea frequente in Tasso o Parini). 21. rŕ ricorro: lorno nei tuoi pensieri. 23-24. Mi getto... etaie!: come in una lettera ; Giordani dei 24 aprile 1820: «Io mi getio e rr rawolgo per terra, domandando quanto mi rest s ager» (Aen. IV. 556 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ « Q ^ ^ 4 55% QABC-esteso Mar 12:19 C\ Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 542 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Odo non lunge il solitario canto Delľartigian, ehe riede a tarda notte. Dopo i sollazzi, al suo povero ostello; E fieramente mi si stringe il core, A pensar come tutto al mondo passa. E quasi orma non lascia. Ecco é fuggito II di festivo. ed al festivo il giorno Volgar succede, e se ne porta il tempo Ogni umano accidente. Or dov'é il suono Di que' popoli antichi? or dov'e il grido De' nostri avi famosi, e il grande impero Di quella Ronia, e ľarmi. e Íl fragorio Che n'andö per la terra e ľoccano? Tullo é pace e silenzio. e tutto posa ll mondo. e piü di lor non si ragiona. Nella mia prima etä. quando s'aspetta Bramosamente il di festivo. or poscia Ch'egli era spento, io doloroso. in veglia. Premea le piume; ed alia tarda notte Un canto che s'udia per Ii sentieri Lontanando morire a poco a poco. Giä similmente mi stringeva il core. 28. ticraincmc: 'dolorosa me lit e'. 29-30. come tutto... lascia: come nsWInfinito. la sensazionc uditiva la scoccare Iľ riflessioni «infini-live»: «E mi sovvicn ľetenio. / E le morle stagioni». 33-37. Or dov'é... oceano: il tenia AcW'ttbi sum. legato a un notturno. e di tradizione europea. dalle Nolii dello You ig alla .Voire di Ossian tra-dotla dal Cesarotti. 38-39. posa II mondo. il mondo si riposa". 40. Ni'llu mia prima etá: il lerzo notturno e la «ricordanza» di un mudesimo paesaggio lunare. Brano4 A Silvia 42. doloroso: 'addolorato. dolorante'. 43. le piume: metoiiimicamcnle (come spesso nella poesia classica) per 'il letto": alia larda nolle: una costruzione «vaga», ma anche rara e pre-ziosa. «pellegrina». molto frequenle nei Canti. poi stilema chiavc dclla poesia ermetica. 45 Lontanando: un altro stilema eel linguaggio «vago»: il gerund io durativo: morire a poco a poco: un'immagine «piaeevole p. il vago dell'idea», come rieorda un tardo appunto dello Zibaldotw del 21 settembre 1827. Lo spunto autobiografia) prende forma, in questo canto, nella costruzione di un alter ego della gioventu interrotta davanti «all'apparir del vero», e cioé delia morte delia speranza/Sil-via - forse Teresa Fattorini, figlia del eocehiere di casa - ehe, probabilmente, era solito vede-retesseredalla finestra di Recanati prima ehe morissedi tisi (nel 1818, ľanno prima della Vita abbozzata di Lorenzo Samo, nome poi corretto, significativamente, in «Silvio»). Mentre pero la prina parte del testo é rivolta alla memoria e quindi alla possibilitá, grazie alla rievocazione del passato, della speranza (icotanta speme»), attraverso le immagini di giovínez-za suscitate dal ricordo e la possibilitá di un futuro ehe si apriva a entrambi, la seconda parte -separata dalla cesura della quarta strofa e dalľinterrogazione/accusa mossa alla Natjra, fautrice delľinganno - dichiara ľimpossibilitä, anche in forma di ricordo, della speranza stessa. Metro: la canzone é formata da sei lasse diseguali, da cui ľetichetta di canzone libera. 557i /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (g© ^ ©£ L^l ^ <5> 4 55% HD' QABC-esteso Mar 12:19 Q, © ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Conti 543 Silvia, rimembri ancora Quel tempo della lua vila mortale. Quando beltä splendea Negli occhi tuoi ridcnti c fuggitivi. E tu, lieta e pensosa, il limítare 5 Di gioventü salivi? Sonavan le quiete Stanze, e le vie dintorno. Al tuo perpetuo canto. Allor che alľopre femminili intenta 10 Sedevi. assai contenta Di quel vago avvcnir che in mente avevi. Era il maggio odoroso: e tu solevi Čosi menare il giorno. Io gli studi leggiadri 15 Talor lasciando e le sudate carte, Ove il tempo mio primo E di me si spendea la miglior parte, D'in su i veroni del paterno ostello Porgea gli orecchi al suon della tua voce. 20 Ed alia man veloce Che percorrea la faticosa tela. Mirava il ciel sereno. Le vie dorate e gli orti. E quinci il mar da lungi. e quindi il monte 25 Lingua mortal non dice Quel ch'io sentiva in seno. Che pensieri soavi, Che speranze, che cori. 0 Silvia mia! Quale allor ci apparia 30 La vita umana e il falo! Quando sovviemmi di cotanta speme, Un affetto mi preme Acerbo e sconsolato. E tornami a doler di mia sventura. 35 O natura, 0 natura. Perché non rendi poi Quel che prometti allor? perché di tanto Inganni i figli tuoi? 5-6. timititiť Di fiitiwntii itilivi: .confiiiĽ ddla 15-16. studi k'ggiadri... Ic sudate carte: in chia- giovinezza». uno stilema cliissico. coslruilo in smo Leopardi presents la »dolcezza degli studi iiiulaíoi a ara/k; :il vo r ho -s.ilivi... li Haara 111 ma di 0 la 1'aLiľa rlw ľmsí compoi Inno», cost cuiiiľ nella Silvia (Agosti). strofa succsssiva. páral Ida iiK-ntc dcdicata a Sil- 7. Sonavan: "risuonavanď. via, a «rapiditä con etii Silvia lavóra e la pesan- 14. tiifiittiT tl iimriiii: "lr;tM.'or:vii' la dumala', le// r della stoffa» (Peruzzi). I 558 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š© W ©Č ^ t ^ *t 55% QABC-esteso Mar 12:19 C\ Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 544 LeTreCoronee la cultura dell'Ortocento Tu pria chc l erbe inaridisse il verno. Da chiuso morbo combaltuta e vinta, Perivi. o tenerella. E non vedevi II fior degli anni luoi: Non ti moleeva il core La dolce lode or delle negre chiome, Or degli sguardi innamorati e schivi; Né teco le compagne ai di festivi Ragionavan ďamore. Anche peria fra poco La speranza mia dolce: agli anni miei Anche negaro i fati La giovanezza. Ahi come. Come passata sei. Cara compagna dclľetä mia nova. Mia lacrimata speme! Questo é quel mondo? questi I diletti. ľamor, ľopre, gli eventi Onde cotanto ragionammo Lnsieme? Questa la sorte delľumane genti? Alľapparir del vero Tu. misera, cadesti: e con la mano La fredda morte ed una tomba ignuda Mostravi di lontano. 40. Tu... verno: in senso generale, 'in poco tem- 58. ragionammo: •■ po', come moslra la variante: ■■dopo il trapassar. le Rime di Dante, ľaggirar. di poche Iure». ra del testo. 41. chiuso morbo: -malattia nascosta» (Ga-vazzeni). Braňo 5 La quiete dopo la tempesta Nella Quiete, in tre strofe di díseguale lunghezza (la prima deserittiva, quindi di commen-to, inline gnomica, di tono sentenzioso), Leopardi approfondisce la mutua dipendenza tra i principí del bene e quellí del male, giä oggetto di una riflessione dello Zibaldone del 7 ago-sto 1822:«i mali vengono ad essere necessarii alla stessa felicitä, e pigliano vera e reale essen-za di beni nelľordine generale della natura [...] E ciô non solo perch'essi mali danno risalto ai beni, e perché piü si gusta la sanitä dopo la malattia, e la calma dopo la tempeíta: ma perché, senza essi mali, i beni non sarebbero neppur beni a poco andare venendo a noia e non essendo gustati né sentit! come beni e piaceri, e non potendo la sensazione de piacere, in quanto realmente píacevole, durar lungo tempo ec.» (7 agosto 1822). Metro: tre strofe di diversa lunghezza; ľultimo verso di ciaseuna strofa ríma con uno dei verši precedentL I 559 /721 ••©Am/ ľP®(30i ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (S^ & ^ $ ^ 50% MJf QABC-esteso Mar 12:19 Q, © • O • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria PI ;= ^^^^ ► Conti 545 Passata c la tempesta: Odo augelli far festa. e la gallina, Tornata in su la via, Che ripete il suo verso. Ecco il sereno Rompe lä da ponenle, alla monlagna; 5 Sgombrasi la campagna. E chiaro nclla vallc il fiumc appare. Ogni cor si rallegra. in ogni lato Risorge il romorio Torna il lavoro usato. 10 L'artigiano a mirar l"umido cielo. Con l'opra in man, cantando. Fassi in su l'uscio; a prova Vien fuor la lemminelta a cor dell'acqua Deila novella piova; 15 E l'crbaiuol rinnova Di sentiero in sentiero II grido giornaliero. Ecco il Sol che ritorna. ecco sorride Per Ii poggi e le ville. Apre i balconi, 20 Apre terrazzi e logge la famiglia: E, dalla via corrente, odi lontano Tintinnio di sonagli: il carro stride Del passegger che il suo cammin ripiglia. Si rallegra ogni core. 25 Si dolce. si gradita Quand'e. com'or. la vita? Quando con tanto amore L'uomo a' suoi studi intende? O torna alPopre? o cosa nova imprende? 30 Quando de' mali suoi men si ricorda? Piacer figlio d'affanno: Gioia vana, cli'e frulto Del passato timore. onde si scosse E paventö la morlc 35 Chi la vita abborria; Onde in lungo tormento. Fredde, tacitc, smorte. Sudär le genti e palpitär. vedendo 1. Passata e la tempcsni: l'iperkito nobiliia sin- 14. a cor dell'acqua: 'a cogliere l'acqua piovana tatticamenle la dimensione borghigjana, rurale dal temp irale recente'. (anche sc georgica). come anchc al v, 6: . QABC-esteso Mar 12:19 C\ Q ■= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 1 Quale in nolte solinga, Sovra Campagne inargentate ed acque, La've zefiro aleggia. E mille vaghi aspetti E ingannevoli obbietli Fingon l'ombre lontane Infra I'onde tranquille E rami e siepi e collinette e ville; Giunta al confin del cielo, Dictro Apcnnino od Alpe. o del Tirreno Nelľinfinito seno Scende la luna; e si scolora il mondo; Spariscon ľombre. ed una Oscurita la valle e il monte imbruna; Orba la notte resta. E cantando, con mesta melódia, L'estremo albor della fuggente luce. Che dianzi gli fu duce, Saluta il carrettier dalla sua via; Tal si dilegua, e tale Lascia ľetä mortale La giovinezza. In fuga Van l'ombre e le seinbianze Dei dilettosi inganni; e vengon meno Le lontane speranze. Ove s'appoggia la mortal natura. Abbandonata, oscura Resta la vita. In lei porgendo il guardo. Cerca il confuso viatore invano Del cammin lungo che avanzar si sente Meta o ragione; e vede Che a se l'umana sedc. Esso a lei veramente é fatlo estrano. 3. Lá 've zefiro alergia: ;i occklcnlc dove soffia il vento di ponenle". 9. confin del cielo: e il «cclcslc confine*, príma variante delľultimo orizzonte dellVn/iniío. 11. Nelľinfinito seno. 'nelľampio golfo' (del mar Tirreno). 15. Orba: "priva di luce". 17. eslremo albor: «ultimo chiarore» (Gavazzeni): 'íŕi.'ííí'ŕiíť luce: ik'hiarotv delia lucedella luna. 18. Cite dianzi gli fit dttec: 'chu príma lo conduce-va (il ehiarorc della luce fuggente)'. 19. carreltier: e il soggelto di QABC-esteso Mar 12:20 C\ © ;= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 548 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Troppo felice e lieta Nostra misera sorte Parve lassü. se il giovanile stato. Dove ogni ben di mille pene č frutto. Durasse lutto della vita il corso. Troppo mite decreto Quel che sentenzia ogni animale a morte. S'anco mezza la via Lor non si desse in pria Della terribil morte assai pití dura. D'inlelletti immortali Degno trovato. estremo Di tutti i mali, ritrovär gli eterni La vecehiezza, ove fosse lncolume Íl desio. la speme estinta, Secchc le fonti del piacer, le pene Maggiori sempře, e non piu dato il bene. Voi. collinctle e piagge, Caduto lo splendor che alľoccidenle Inargentava della notte il velo. Orfane ancor gran tempo Non resterete; che dalľaltra parte Tosto vedretc il cielo Imbiancar novamente. e sorger ľalba: Alia qual poscia seguitando il sole. E folgorando intorno Con sue fiamme possenti, Di lucidi torrenti Inondcrä con voi gli eterei campi. Ma la vila mortal, poi che la bella 34-36. Troppo felice... lassie, per antifrasi: con il lono sareaslico giá presente nci eanti fiorentini (come nella Quiete. vv. 42-43: «0 nátura cortese. / Son qucslí i doni tuoi. Ouesli i dilelti sono / Che lu porgi ai morlali'-) e ddTusamente nclle Operené. 37. Dove... é frutto: stcondo la filosofia espressa sempře nella Quiele. dove ogni piacere «Nasce ďaffannou. 41-43. S'anco... dura: «se inoltre (unco), prima del mori re (in pria), niezza la via della vila. non .i piii dura delia leľribil murle» si desse loro (Straceali). 45. Degnc 'dutina apposizione di vecehiezza: u dcyli dei'. 48-50. lncolume il desio... dalo il bene: le cinque caralterisliche delľullima elä delľuomo: con-linuazione del desiderio, morle della speranza, inaridimento dei sensi, eccesso di dolore, man-canza di bene. 51. coltinette epitigge: ě il pae^aggio prcscntalo alľinizio. riehiamato da punluali segnali stilisti-ei: le «Campagne iiiargeniatc» (v. 2) e .-rami c sie-pi e coltinette c ville» (v. 8). 52. splendor: 'la luce della kina': alľoccidenle: 'al di n 58. Alla qual poscia: dopo la quäle (alba): segui-tando: 'venendo dietro'. 5*). folgorando: 'dardeaidando'. un allro dei ge-rundi durativi cosi frequenli Degli idilli. 62. gli eterei campi: il cielo (come nella Vita so-litaria, v. 102). 63. poi che: "dopo che', 'da quando'. 54-55. Orfati della luce (come la vita. svanila la giovi 55. che: 'fierché': dalľttllrii pane: 'a oi i. 57. Imbiancar novamente: 'risclmrar I 563 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto cf# W ©Č ^Ä? t ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:20 Q, © ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 550 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Operette moraii LA STORIA DEL TESTO E LE EDIZICNI Scritte d'un fiato nel 1824, e riviste l'anno successive devono attendere - per inevitabili problemi di censura - il giugno 1827 per la prima pubblicazione integrale (ne vengono anticipate tre in rivista, sul- I «Antologia» e sul «Nuovo Ricoglitore»), presso lo stesso editore milanese Stella che aveva ingaggiato Leopardi per il commento a 3etrarca, nel medesimo anno, mese (e nella stessa cittä di Milano) della prima edizione dei Promessi sposi. Perduto il premio dell'Accademia della Crusca (che viene assegna-to alla poi ignorata Storia d'ltclia del Botta), sono ristampate nel 1834 a Firenze, con il titolo di Prose da Piatti, a pendant e tre anni dopo i Conti, con l'aggiunta del Dialogo diunvenditored'atmanacchiediun passeggere e del Diaiogo di Tristano e di un amico. Nella stampa Starita del 1835 ?sce solo il primo dei due tomi previsti per le Operette (cui avrebbero do-vuto essere dedicati il secondo e il terzo dei sei volumi di Opere), con le prime tredici (tranneil Sallustio, escluso per volontä di Leopardi), mentre il secondo, bloccato dalla censura, vede la luce solo con l'e-dizione Le Monnier del 1845 (curata da Ranieri), aumentato del FrammentoapocrifodiStratonediLam-psaco e dei dialoghi il Copemico e Plotino e Porfirio, che portano la serie a 24 Operette. Nel 1850, tredici anni dopo lamorte di Leopardi, vengono messe all'lndice dei libri proibiti -ecosi anche nella biblioteca di Casa Leopardi, scaffale XXI - donee expurgantur, fino a quando non si fossero purgate dalla mancanza delle »veritä religiöse» e dall'addebitare tutta la sventura del creato alla Natura, «sempre perö fraintesa e scambiata coll'increato suo autore». II testo e qui riprodotto secordo l'edizione critica pubblicata nel 1979 a cura di Ottavio ßesomi, che ri-produce, con alcune varianti non sostanziali ma con un importante dossier delle varianti manoscritte, l'edizione di Francesco Moroncini (Cappeln, Bologna, 1929). ßrano 1 Dialogo della Natura e di un'Anima Una delle prime e delle piü nlosofiche delle Operette, applica, in un diaiogo di tipo soeratico-platonico (Melosi), la teoria del piacere a un trattato di infelicitä del poeta, condannato ad essere tanto piü ínsoddisfatto, quanto maggiore é (alfierianamente) il suo sentire. II poeta ri-nuncia ad essere - come Giacomo aveva scritto a Monaldo nel 1819 - «piuttosto infelice che piecole», e con la nuova disincantata disposizione raziocinante del 1824 (il diaiogo é scritto tra il 9 e il 14 aprilej, accetta l'investitura di scrivere la «storia di un'anima «grande e infelice». Come si rieava da un'annotazione sul manoscritto, poi cancellata, il Dialogo si svolge all'ini-zio della vita di un essere umano, quando ľanima é all'inizio del suo percorso, e la Natura l'ha appena fatta uscire dal suo stampo: «eeco che io spezzo la stampa che io non ho adoperato a formare altra che te». II contrasto diventa allora drammatico, tra un'Anima unica e insosti-tuibile e il destino comune, che vuole tutte le anime infelici, e quelle dei poeti soprattutto, particolarmente infelici perché specialmente grandi. Come in altre Operette di tipo speculativo prevalgono ľargomentazione razionale, i tono lette-rario sostenuto, le dittologie, che servono a distinguere, come nel diaiogo ŕilosofico, i poli del ragionamento, in cui ciascuna delle due parti rimane sulle proprie posizioni, non riuscendo a convincere l'altra, ma replicando le sue affermazioni solo mutate di segno (Panizza). 565I / 721 ••©Auw' TP®(30« ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^» W ^ t ^ * 50% HD. QABC-esteso Mar 12:20 Q, © ~ • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Operette morali 551 Natura Va. figliuola mia prcdilctta. chc talc sarai tcnuta c chiamata per lungo ordine di secoli. Vivi, e sii grande e infelice1. Anima Che male ho io commesso prima di vivere. che tu mi condanni a cote-sta pena:? Natura Che pena. figliuola mia? Anima Non mi prescrivi tu di essere infelice? Natura Ma in quanto chc io voglio chc tu sii grande. c non si puö questo senza quello. Oltre che' tu sei destinata a vivificare un corpo umano; e tutti gli uomini per necessitä nascono e vivono infelici. Anima Ma in contrario saria di ragione4 chc tu provvedessi in modo, chc egli-no fossero felici per necessitä; o non poiendo far questo, Ii si converrebbe astenere da porli al mondo. Natura Ne l'una nc l'altra cosa c in potestä mia, chc sono sottoposta al fato; il quäle ordina altrimenti. qualunque se ne sia la cagione; che ne tu ne io non la pos-siamo intendere\ Ora. come tu sei stata creata e disposta a informare" una persona umana. giä qualsivoglia forza. nc mia ne d'altri, non e potente a scamparti dall'infelicitä comune degli uomini. Ma oltre di questa, te ne bisognerä sostenere una propria. e maggiore assai. per l'eccellenza della quäle io t'ho fornita. Anima Io non ho ancora appreso nulla; cominciando a vivere in questo punto7; e da ciö dee provenire ch'io non t'intendo. Ma dimmi. eccellenza e infelicitä stra-ordinaria sono sostanzialmente una cosa stessa? o quando sieno due cose, non le potresti tu scompagnare l'una dall'altra? Natura Nelle anime degli uomini. e proporzionatamente in quelle di tutti i ge-neri di animali. si puö dirc che l'una c l'altra cosa sieno quasi il medesimo: perche l'eccellenza delle anime importa maggiore intensiones della loro vita; la qual cosa importa maggior sentimento dell'infelicita propria; che e come se io dicessi maggiore infelicitä. Similmente la maggior vita degli animi inchiude maggiore effica-cia di amor proprio", dovunque esso s'inclini1". e sotlo qualunque volto si manife-sti: ki qual niaggioran/a di amor proprio iniporla maggior desiderio di bealiludi-ne, e perö,? maggiore scontento e affanno di esserne privi, c maggior dolore delle avversitä che sopravvengono'\ Tutto questo e contenuto nell'ordine primigenio e perpetuo delle cose create. il quäle io non posso alterare. Oltre di ciö. la finezza dcl tuo proprio intcllctto. c la vivacitä deH'immaginazionc, ti cscluderanno da una grandissima parte della signoria di te stessa. Gli animali bruti usano agevolmente 1. Secondo il ..detlo di D'Alembett». come Leo-p:irdi aveva scrilto nollo Zihiildoni'. il 12 leb bra io 1821: «sii grandee infelice [...] dice la natura agli uomini grandi, agli uomini scnsihili. passionati» (Melosi). 2. E la stessa domanda posta da Saffo. vv. 37-39: «Oual fallo inai. qual si nefsudn cecesso / mac-chiommi anzi il nalale?», 3. Ohre che: 'e per di piü', 4. saria di ragione: 'sarebbe piü ragioncvole". 5. Assegnando la responsabililä a una entilä superiore alla Nalura. Leoprirdi. piulloslo che dichiarare la lede (l'ilosnfica) ncI Fato. intende disculpaiv la Natura doll'inloliciti» ddl'uomo. 6. informare: 'dare forma", lessico filosofico (di Ii adi/ioiK' aristolelica). a nulla cJL-1 de- :o. da inlen- 7. Si iraita di un'anima appena slampo. e che quindi non sa ancoi siinoche l'atlende. 8. intensions, 'intensilä'. come si legge neu auto- 9. amor proprio: un sintagma teenic dere in senso cdonislico-sonsisnco come -:imoiv del vivenle per se stesso» (Melosi), 19.s'inclini: 'sia orienlato', 11. maggioranzti: 'maggiore quantilä', un (ermine pellegrino. rieavalo dalla Isiorie fioretitine di Dino Compagni. 12. perö: 'perciö'. 13. Si tratta di una dcclina/ione parlicolarcdella leoria del piacerc. applicata alle anime partico- grandi e sensibili. 566 I /721 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^» W ^ t ^ * 50% H3 QABC-esteso Mar 12:20 Ct © ;= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 552 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento ai fini che cglino si propongono, ogni loro facollä c forza. Ma gli uomini rarissimc volte fanno ogni loro potere: impedili ordinariamenle dalla ragione e dall'imma-ginativa; le quali creano mille dubbielä nel deliberare. e mille ritegni nell'esegui-re. I meno atti o meno usali a ponderare e considerare seco medesimilJ. sono i piü pronli al risolversi, e nell'operare i piü efficaci. Ma le lue pari", implicale"' conti-nuamente in loro Stesse, e come soverchiate dalla grandezza delle proprie facoltä. c quindi impotenti di sc'7 medesime, soggiacciono il piü del lempo aH'irresoluzio-ne. cosi deliberando come operando: la quäle e l'uno dei maggiori travagli che af-fliggano la vita umana. Aggiungi che mentre per l'eccellenza delle tue disposizio-ni trapasserai'" facilmentc e in poco lempo. quasi tutte le altre della tuaspecie nel-le conoscenze piü gravi19, e nelle diseipline anco difficilissime. nondimeno ti riu-scirä sempre o impossibile o sommamente malagevole di apprendere o di porre in pratica moltissime cose menome in se. ma neecssarissime al conversare cogli altri uomini:"; le quali vedrai nello stesso tempo esercitare perfettamente ed apprende-re:' senza fatica da mille ingegni. non solo inferiori a te. ma spregevoli in ogni modo. Queste ed allrc infinite difficoltä e miserie occupano e circondano gli animi grandi. Ma eile sono ricompensale abbondantemente dalla fama. dalle lodi e dagli onori che frutta a questi egregi spiriti la loro grandezza, e dalla durabilitä della ri-cordanza che essi lasciano di se ai loro posteri. Anima Ma coteste lodi e cotesti onori'2 che tu dici. gli avrö io dal cielo, o da te, o da chi altro? Natura Dagli uomini: perche altri che essi non Ii puö dare. Anima Ora vedi. io mi pensava che non sapendo fare quello che e necessarissi-mo. come tu dici. al commercio" cogli altri uomini. c che riesee anche facile insi-no ai piü poveri ingegni: io fossi per essere vilipesa e fuggita, non che lodata, dai medesimi uomini: o certo fossi per vivere sconosciuta a quasi tutti loro. come inet-ta al consorzio umano. Natura A nie non e dato prevedere il fuluro, ne quindi anche prenunziarti in-fallibilmente quello che gli uomini sieno per fare e pensare verso di te mentre Sarai sulla terra. Ben e vero che dall'esperienza del passalo io ritraggo per lo piü ve-risimile. che essi Ii debbano perseguitare coH'invidia: la quäle e un'altra calamitä solita di farsi incontro alle anime eccelse; ovvero ti sieno per opprimere col di-spregio e la noneuranza^. Oltrc che la stessa fortuna. e il caso medesimo. sogliono essere inimici delle tue simili. Ma subilo dopo la morte, come avvenne ad uno chiamato Camoens:\ o al piü di quivi ad alcuni anni, come accadde a un altro rette fiorentinc del 1834) il tema della gloria, centrale nclla ritlessionc leopardiana. sin dalle eanzoni patriotliche. 23. commercio: termine teenico per indicare la «civile conversazione» (Panizza). 24. AH'anima grande puö accadere, se non di essere »vilipesa», di essere »invidiala». oppurc ancora di non essere considerata del tutlo, come dimostrano gli esempi riportati di seguito: Camoese Milton. 25. Camoes: Luiz Vas de Camoes (1524-1580). l'autore del poema epico porloghese dei Lusiadi, che, per contrasü con la corte. fu costretlo per parecchi anni in esilio, e mori poveramenle. o medesimi: 'riflet-tere e valutare tra se' icon dittologia sinominica). 15. /c tttcpari: le anime (grandi) come le. 16. implicate: "racehiuse'. "avvolte' (Bazzocchi). 17. impotenti di se: 'non padrone di se", un latini-smo diretio: potens sui (Fuhini). 18. trapasserai: "oltrepasserai'. 19. gravi: alia latina: 'profonde'. 211. : del c sare, lanto bene conosciuta da Leopardí e cosi male esercitata. 21. esercitare perfettamente ed apprendere: "essere esercitate e apprcso alia perfezione'. 22. coteste lodi e cotesti onori: si introduce (con due toscanismi accusati, inlrodotti nelle Ope- 567 I /721 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^# W ^Ä? t ^ * 50% HD. QABC-esteso Mar 12:20 Q, © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Operette rnorali 553 chiamato MiIton-\ tu sarai cclcbrata c levata al ciclo, non dirö da tutti. ma. se non altro. dal piccolo numero degli uomini di buon giudizio. E forse le ceneri della persona nella quale tu sarai dimorata27, riposeranno in sepoltura magnifica; e le sue fattezze. imitate in diverse guise, andranno per le mani degli uomini; e saran-no descritti da molii, e da allri mandali a memoria con grande studio, gli accidenli della sua vita; e in ultimo tutto il mondo civile sarä pieno del nome suo. Eccetto se dalla malignitä della fortuna, o dalla soprabbondanza medesima delle tue facoltä. non sarai stata perpetuamente impedita di mostrare agli uomini alcun proporzio-nato segno del tuo valore: di che non sono mancati per veritä molti esempi. noti a me sola cd al fato. Aniniii Madre mia28, non ostante l'essere ancora priva delle altre cognizioni. 10 sento tuttavia che il maggiore. anzi il solo desiderio che tu mi hai dato, e qucllo della felicitä. E posto che io sia capace di quel della gloria, certo non al-trimenti posso appetire questo non so se io mi dica bene o male, se non sola-mente come felicitä, o come utile ad acquistarla. Ora. secondo le tue parole, l'ccccllenza della quale tu m'hai dotata. ben poträ esscre o di bisogno o di pro-fitto al conseguimento della gloria; ma non perö mena alia beatitudine. anzi lira violentemente aH'infelicitä. Ne pure alla stessa gloria e credibile che mi con-duca innanzi alla morte: sopraggiunia la quale, che utile o che diletto mi poträ pervenire dai maggiori beni del mondo2"? E per ultimo, puö facilmente accade-re. come tu dici. che questa si ritrosa gloria, prezzo di tanta infelicitä. non mi venga otlenuta in maniera alcuna, eziandio dopo la morte. Di modo che dalle tue Stesse parole io conchiudo che tu. in luogo di amarmi singolarmente. come affermavi a prineipio, mi abbi piuttosto in ira e malevolenza maggiore che non mi avranno gli uomini e la fortuna mentre sarö nel mondo: poiche non hai dubi-tato di farmi cost calamitoso dono!" come e cotesta eccellenza che tu mi vanti. La quale sarä Kuno dei principali ostacoli che mi vieteranno di giungere al mio solo intenlo, cioe alla beatitudine. Natura Figliuola mia; tutte le anime degli uomini. come io ti diceva. sono asse-gnatc in preda aH'infclicitä. senza mia colpa. Ma nell'universale miseria della condi-zione umana, e neH'infinita vanitä" di ogni suo diletto e vantaggio, la gloria e giudi-cata dalla miglior parte degli uomini il maggior bene che sia concesso ai mortali, e 11 piü degno oggetto che questi possano proporre alle cure e alle azioni loro. Ondc, non per odio, ma per vera e speciale benevolenza che ti avea posta12, io deliberai di prestarti al conseguimento di questo fine tutti i sussidi che erano in mio potere. \ Ii iinii Dimmi: degli animali bruti, che tu menzionavi. e per avventura alcuno fornito di minore vitalitä e sentimento che gli uomini? 26. Milton: John Milton (1608-1674), del Paradise lost, colpito da cecit perche sosteniiore di Oliver Cromwell durante la siuerra civile intilese. 27. nel quale tu sarai dimorata: 'che avrai abita-io\ un allru tecnicismo arisioielico. 28. Madre mia: ini/ia la dissei tazione filosofiea rJelt'Anima, che accusa la Natura di averla «in ira», piuttosto che in benevolenza, avendola do-lata di una «eccellenza» che. se anche poträ farle conseguire la gloria, non riuscirä a ottenerle la felicitä, il «solo desiderio» che le sia slato dato. 29. Sono qui ripresi icmi losirnliani, hen presenti a Leopardi sin di\l\'Ode ad Angela Mai, una ri-serittura filosofiea dei Scpolcri. 30. calamitoso dono: regalo portatorc di sven-lura, con riebiamo classieo dal secondo libro deWEneide, che era stata una delle prime tradu-zioni di Leopardi: «Timeo Darlaos el dona lercn-tes»(Aen. 11,49). 31. inflnita vanitä: si incaslona nella prosa argo-mentativa del dialogo un richiamo ai versi finali di A se stesso: «Omai disprezza / Te, la natura, il brutto / Poler che. ascoso. a comun danno impe-ra. / E Yinfinita vanitä del tutto». 32. che ti avea pasta: ehe li avevo riservala. I 568 I /721 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (š^ & ^ $ ^ 50% ď QABC-esteso Mar 12:20 0, O iE • O • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 554 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Natura Cominciando da quelli che tengono dclla pianta", tutti sono in cotesto. gli uni piü. gli aliri meno. inferiori all'uomo; il quäle ha maggior copia'4 di vita, e maggior sentimento. che niun allro animale; per essere di tutti i viventi il piü perfetto. Anima Dunque alluogami, sc tu m'ami, nel piü imperfetto: o sc questo non puoi. spogliata delle funeste doli che mi nobilitano. fammi conforme al piü stupi-do e insensato" spirilo umano che tu producessi in alcun tempo. Natura Di cotesta ultima cosa io ti posso compiacere; c sono per farlo; poiche tu rifiuti rimmorlalitä. verso la quäle io t'aveva indirizzata. Anima E in cambio deH'immortalitä. pregoti di accelerarmi la morte il piü che si possa. Natura Di codesto conferirö col destino'". 33. tengono della pianta: 'che sono piü vicini al danii nei grandi uomini. corae la Natura ha spie-regno vegetale'. galo all'inizio» (Melosi), 34. copia: 'abbondanza'. 36, Leopardi assolve la Natura dalla responsabi- 35. stupido e tnsensato: «dillologia oppositiva lila di avere polere sulla vita o morle deH'uomo. rispetlo a 'ragione' e immaginativa', sovrabbon- Brano 2 Dialogo di Tristano e di un amico Ě sulla terribile imrnagine conclusiva del ciclo di Aspasla, della desolata «vanitä del tutto» che, svanito anche l'ultimo inqanno sentimentale a cui, nel passato, pur senza rinnegare la propria lucida cognlzlone del vero, Leopardi si era affidato, che si staglia l'ultimo dialogo che chiuderä l'edizione Piatti delle Operettemorali, quelle dl Tristane*eunamico. Nelle forme della palinodia, il detrattore della felicltä finge di avere camblato opinione, convinto dalle nuove filosofie del secolo XIX che decantano II potere taumaturgico delle «magnifiche sorti e progressive» (La ginestra, v. 51) sull'uomo e sulla societa, e di fronte all'evidenza di un libro frutto di una «mutata opinione», seeglie- se proprio non poträ bruciarlo-di conservarocomete-stlmonianza dei propri «sogni poetici», «invenzioni» e «capricci malinconici». Tristano, archetipodi tutti i personaggi nichilisti del XX secolo, con l'accorata perorazione per l'altra «cosa bella» avuta al mondo oltre l'amore, si ritaglia un posto d'onore nei personaggi titanici leopardiani, prende il testimone giä passato da Bruto a Timandro, e ribadisce la propria scelta di un risoluto e sprezzante «non essere»: «oggi [...] invidio i morti,e solamen-te con loro mi cambierei», chiudendo, con questa scelta eroica, II «solo benefzio che puó riconclliarmi al destino», il libro delle Operette, separato dal finale giä cupo del Timandro, daH'intermezzo del dialogo di un Venditore di almanacchi e di un passeggere, che riprende i toni comici del primi testi e si impone nell'immaginario collettivo (e scolastico), come la de-clinazione tollerabile dello spietato razioclnio leopardiano. Amico Ho létlo il vostro libro1, Malinconico al vostro solilo. Tristano SI, al mio solito. Amico Malinconico, sconsolato. disperato; si vede che questa vita vi pare una gran brutta cosa. 1. Se il «libro.. i 1827. Tristano, o\ 'edizione delle Opa QABC-esteso Mar 12:20 Q, © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 556 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento raggio di sostenerc la privazionc di ogni spcranza. mirare intrcpidamente il de-serto della vita, non dissimularmi nessuna parte delľinfelicitä umana, ed accel-tare tutte le conseguenze di una filosofia dolorosa, ma vera. La quale se non ě utile ad altro. procura agli uomini fořti la fiera compiaccnza di vedere strappato ogni manto alla coperta e misteriosa erudeltä del destino umano. Io diceva que-ste cose fra me. quasi come se quella filosofia dolorosa fosse ďinvenzione mia. vedendola cosi rifiutata da tutti. comc si rifiutano le cosc nuove e non piíi sentilc. Ma poi. ripensando, mi ricordai ch'ella era tanto nuova. quanto Salomone e quanto Omero. e i poeti e Í filosofi piü antichi che si conoscano; i quali tutti sono pieni pienissimi di figúre, di favole. di sentenze significanti ľcstrema infelicitä umana; e chi di loro dice che ľuomo e il piü miserabile degli animali; chi dice che il meglio e non nascere, e per chi ě nato. morire in euna; altri. che uno che sia caro agli Dei. muorc in giovanezza, cd altri altre cosc infinite su questo andarc. E anche mi ricordai che da quei tempi insino a ieri o alľaltr'ieri. tutti i poeti e tutti i filosofi e gli serittori grandi e piecoli. in un modo o in un altro, avevano ri-petute o confermate le Stesse dottrine. Sieche tornai di nuovo a maravigliarmi: c cosi tra la maraviglia e lo sdegno e il riso passai molto tempo: finchě studiando piú profondamente questa matéria, conobbi che ľinfelicitä delľuomo era uno degli errori inveterati delľintelletto, e che la falsitä di questa opinione, e la felicitä della vita. era una delle grandi seoperte del secolo decimonono. Allora m'acque-tai, e confesso ch'io aveva Íl torto a eredere quello clťio eredeva. Amico E avete eambiata opinione? Tristano Sicuro. Volete voi ch'io contrasti alle veritä seoperte dal secolo decimonono? Amico E eredete voi lutto quello che erede il secolo? Tristano Certamente. Oh che maraviglia? Amico Credete dunquc alla perfettibilitä indefinita delľuomo?" Tristano Senza dubbio. Amico Credele che in fatti la specie umana vada ogni giorno migliorando? Tristano Si certo. Ě ben vero ehe aleune volte penso che gli antichi valevano, delle forze del corpo, ciaseuno per quattro di noi. E il corpo ě ľuomo; perchč (la-sciando tutto il resto) la magnanimitä. il coraggio. le passioni, la potenza di fare, la potenza di goderc. tutto ciö che fa nobile c viva la vita, dipende dal vigore del corpo. e senza quello non ha luogo7. Uno che sia debole di corpo, non ě uomo, ma bambino: anzi peggio; perchč la sua sorte é di staré a vedere gli altri che vivono. ed esso al piú chiacehierare. ma la vita non ě per lui. E perö anticamente la debolczza del corpo fu ignominiosa, anche nei secoli piü civili. Ma tra noi giä da lunghissimo tempo ľeducazione non si degna di pensare al corpo. cosa troppo bassa e abbietta: pensa allo spirito: c appunto volendo coltivarc lo spirito, rovina il corpo: senza av-vedersi che rovinando questo, rovina a vicenda anche lo spirito. E dato che si po-tesse rimediare in ciö alľeducazione. non si potrebbe mai senza mutare radical-mente lo stato moderno della societa, trovarc rimedio che valesse in ordine alle altre parti della vila pri vata e pubblica. che tutte, di proprieta loro. cospirarono anticamente a perfezionare o a conservare il corpo. e oggi cospirano a depravarlo. L'effetto c che a paragonc degli antichi noi siamo poco piü che bambini. e ehe gli 6. Alle due domandľ (clic i Ľcheiigiano le richie-ste ul credenle alľallu del halti'simo]. la risposta di Tristano é aniiíraslica (e blasfema). colaredi/U i-kllu dnu 571 I /721 ••©Am/ ľP®(30i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ©Č ^Ä? t ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:20 C\ © ;= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria I Operette rnoiali 557 antichi a confronto nostro si puö dirc piii che mai che furono uomini. Parlo čosi degľindividui paragonati agl'individui, come delle masse (per usare questa leggia-drissima parola moderna) paragonate alle masse". Ed aggiungo che gli antichi furono incomparabilmente piii virili di noi anchc ne' sistemi di morale e di metafisi-ca. A ogni modo io non mi lascio muovere da tali piecole obbiezioni, eredo cosian-temente che la specie umana vada sempre acquistando. Amico Credetc ancora. giá s'intendc, che il sapere. o, come si dice. i lumi. ere-scano continuamente. Tristano Certissimo. Sebbene vedo che quanto eresce la volontä ďimparare, tan-to scema quella di studiare. Ed e cosa che fa maraviglia a contare il numero dei dot-ti, ma veri dotti, che vivevano conlemporaneamente cencinquanťanni addietro, e anche pití tardi. e vedere quanto fosse smisuratamente maggiore di quello delľetä presenle. Ne mi dicano che i dotti sono pochi perche in generale le cognizioni non sono piii aceumulate in aleuni individui. ma divise fra molti; e che la copia di questi compensa la rarita di quelli. Le cognizioni non sono come le ricchezze, che si divi-dono c si adunano, c sempre fanno la stessa somma. Dove tutti sanno poco. e' si sa poco; perché la scienza va dietro alla scienza. e non si sparpaglia. L'istruzione superficiale puö essere. non propriamente divisa fra molti. ma comune a molti non dotti. II resto del sapere non appartiene se non a chi sia dotlo. e gran parte di quello a chi sia dotlissimo. E. levati i casi fortuiti. solo chi sia dottissimo. e fornito esso indivi-dualmente di un immenso capitale di cognizioni, e alto ad acerescere solidamente e condurre innanzi il sapere umano". Ora. eccetto forse in Germania, donde la dottri-na non e stata ancora poluta snidare. non vi par egli che il veder sorgere di questi uomini dottissiini divenga ogni giorno meno possibilc? Io fo queste riflessioni čosi per discorrere, e per filosofare un poco, o forse sofisticare; non ch'io non sia persua-so di ciö che voi dite. Anzi quando anche vedessi il mondo tutto pieno ďignoranti impostori da un lato, e ďignoranti presuntuosi dalľaltro, nondimeno erederei, come eredo, che il sapere e i lumi erescano di continuo. Amico In conseguenza. eredele che questo secolo sia superiore a tutti i passati. Tristano Sicuro. Čosi hanno ereduto di se tutti i secoli. anchc i piü barbari; e čosi erede il mio secolo. ed io con lui. Se poi mi dimandaste in che sia egli superiore agli altri secoli. se in ciö che appartiene al corpo o in ciö che appartiene allo spi-rito. mi rimetterei alle cose dette dianzi. Amico In somma. per ridurre il tutto in due parole, pensate voi circa la natura e Í destini degli uomini e delle cose (poiché ora non parliamo di letteratura né di politica) quello che ne pensano i giornali? Tristano Appunlo. Credo ed abbraccio la profonda filosofia de' giornali'", i quali uccidendo ogni altra letteratura e ogni altro studio, massimamente grave e spiacevolc, sono maestri c luce delľetä presente. Non e vero? Amico Verissimo. Se cotesto che dite, é detto da vero e non da burla, voi siete diventato de' nostri. Tristano Si certamente. de' vostri. 8. A Fanny Targioni Toz/etii. Leopardi aveva ni, come nell'operelta omonima), la funzione scritto il 5 dicembre 1831: «il mio piccolo cer- dell'intellettuale, riconosciuta edifesa in funzio-vello non concepisce una massa felice. composta ne civile. d'individui non felici». 10. Un'altra antifrasi. dichiarata dalla definizione 9. Ě. secondo Leopardi (ma giä secondo Pari- de1laletteraturacomestudio<.graveespiacevo|e». I 572 I /721 ••©Aw/ !P®(30i É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto cf# W ©Č ^Ä? t ^ * 50% IB~~I> QABC-esteso Mar 12:20 Q, © !=: • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 558 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento Aniico Oh dunque, chc farelc del vostro libro? Volcte che vada ai posteri con quei sentimenti cosi contrari alle opinioni che ora avete? Tristano Ai posteri? Io rido. perché voi scherzate; e se fosse possibile che non ischerzaste, piü riderei. Non dirö a riguardo mio. ma a riguardo d'individui o di cose individuali del secolo decimonono. intendete bene che non v'é limore di posteri, i quali ne sapranno tanto, quanto ne seppero gli antenati. Gľindividui sono spariti dinanzi alle masse , dicono elegantemente i pensatori moderni. II che vuol dire ch'é inutile che ľindividuo si prenda nessun incomodo. poiché. per qualunque suo meri-to. né anche quel misero premio della gloria gli resta piü da sperare né in vigilia né in sogno. Lasci fare alle masse; le quali che cosa sieno per fare senza individui. es-sendo composte d'individui, desidero e spero che me lo spieghino gľinlendenti d'individui e di masse, che oggi illuminano il mondo. Ma per tornare al proposito del libro c de' posteri, i libri specialmente. che ora per lo piü si serivono in minor tempo che non ne bisogna a leggerli. vedete bene che. siecome costano quel che va-gliono, cosi durano a proporzione di quel che costano. lo per me credo che Íl secolo venturo fara un bellissimo frego sopra ľimmensa bibliografia del secolo decimonono; ovvero dirá; io ho biblioteche intere di libri che sono costati quali venti. quali trenta anni di fatiche. e quali meno. ma tutti grandissimo lavoro. Leggiamo questi prima, perché la verisimiglianza é che da loro si cavi maggior costrutto; e quando di questa sorta non avrö piü che leggere. allora meltero mano ai libri iniprovvisati. Amico mio. questo secolo é un secolo di ragazzi. e i pochissimi uomini che riman-gono, si debbono andare a nascondere per vergogna. come quello che camminava diritto in paese di zoppi. E questi buoni ragazzi vogliono fare in ogni cosa quello che negli altri lempi hanno fatto gli uomini, e farlo appunto da ragazzi, cosi a un tratto, senza altre fatiche preparatorie. Anzi vogliono che il grado al quale é perve-nuta la civiltä. e che ľindole del tempo presente e futuro. assolvano essi e loro suc-cessori in perpetuo da ogni necessita di sudori e fatiche lunghe per divenire atti alle cose. Mi diceva. pochi giorni sono, un mio amico, uomo di maneggi e di faccen-de. che anche la medioeritä é divenuta rarissima: quasi tutti sono inetti, quasi tutti insufficienti a qucgli uffici o a quegli esereizi a cui necessita o fortuna o elezione gli ha destinati. In ciö mi pare che consisia in parte la differenza ch'é da queslo agli altri secoli. In tutti gli altri. come in questo. il grande é stato rarissimo: ma negli altri la medioeritä ha lenuto il campo. in questo la nullitä. Onde č tale il romorc e la confusione, volendo tutti esser tutto, che non si fa nessuna attenzione ai pochi grandi che pure credo che vi sieno: ai quali. nell'immensa moltitudine de' concor-renti, non é piü possibile di aprirsi una via. E cosi. mentre tutti gl'infimi si credono illustri, ľoscuritä e la nullitä delľesiio diviene il fato comune e degľinfimi e de' sommi. Ma viva la statistical vivano le scienze economiche. moraii e politiche, le cnciclopcdie portatili, i manuáli, e le tantc belle creazioni del nostro secolo! e viva sempre il secolo decimonono! forse povero di cose, ma ricchissimo e larghissimo di parole: che sempre fu segno ottimo, come sapete. E consoliamoci. che per altri ses-sanlasci anni, questo secolo sarä il solo chc parli, c dica le sue ragioni. Amico Voi parlate. a quanto pare, un poco ironico. Ma dovreste almeno all'ul-timo ricordarvi che questo é un secolo di transizione". Tristano Oh che conchiudele voi da cotesto? Tutti i secoli, piü o meno. sono stati e saranno di transizione, perché la societä umana non istä mai ferma, né mai olo di transizione: cosi definilo nella leo-isofica di Henry de Saint-Simon. che for- ma attenuante (qui smcniiu da Tris I 573 I /721 ••©Auw' TP®(30« É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto á» W ^ t ^ * 50% HD. QABC-esteso Mar 12:20 Cl © ;= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria Operette rnoioli 559 vcrrä sccolo ncl quäle ella abbia stato chc sia per durarc. Sieche cotesta bellissima parola o non iscusa punto" il secolo deeimonono, o tale scusa gli e comune con tutti i secoli. Resta a cercare, andando la societä per la via che oggi si tiene. a che si debba riuscirc. cioe sc la transizione chc ora si fa. sia dal bene al meglio o dal male al peggio. Forse volete dirmi che la presente e transizione per eccellenza, cioe un passaggio rapido da uno stato della civiltä ad un allro diversissimo dal pre-ccdcntc. In tal caso chiedo licenza di riderc di cotesto passaggio rapido. e rispon-do che tutte le transizioni conviene che sieno falte adagio; perche se si fanno a un tratto. di lä a brevissimo tempo si torna indietro. per poi rifarle a grado a grado. Cosi e accaduto sempre. La ragionc e, chc la natura non va a salti, c chc forzando la natura, non si fanno effetti che durino. Ovvero. per dir meglio. quelle tali transizioni preeipitose sono transizioni apparenti. ma non reali. Amico Vi prego. non fatc di cotesti discorsi con troppe persone. perche vi ac-quisterete molti nemici. Tristano Poco importa. Oramai ne nimici ne amici mi faranno gran male. Amico O piü probabilmcntc sarete disprezzato, come poco intendente della fi-losofia moderna. e poco curante del progresso della civiltä e dei lumi. Tristano Mi dispiace molto, ma che s'ha a fare'1? se mi disprezzeranno. cerche-rö di consolarmene. Amico Ma in fine avete voi mutato opinioni o no? e che s'ha egli a fare14 di questo libro? Tristano Bruciarlo e il meglio. Non lo volcndo bruciare, serbarlo come un libro di sogni poetici. d*invenzioni e di capricci malinconici. ovvero come un'espressio-ne deirinfelicitä deH'autorc: perche in confidenza. mio caro amico. io credo felice voi e felici tutti gli altri; ma io quanto a me, con licenza vostra e del secolo, sono infelicissimo; e tale mi credo: e tutti i giornali de' due mondi non mi persuaderan-no il contrario. Amico Io non conosco le cagioni di cotesta infelicitä che dite. Ma se uno sia felice o infelice individualmente. nessuno e giudice se non la persona stessa. e il giudizio di questa non puö fallarc. Tristano Verissimo. E di piü vi dico francamente. ch'io non mi soltometlo alla mia infelicitä. ne piego il capo al destino, o vengo seco a patti. come fanno gli altri uomini; e ardisco desiderare la morte. e desidcrarla sopra ogni cosa. con tanto ar-dore e con tanta sincerilä, con quanta credo fermamente che non sia desiderata al mondo se non da pochissimi15. Ne vi parlerei cosi se non fossi ben certo che. giunta l'ora. il fatto non ismentirä le mic parole: perche quantunque io non vegga ancora alcun esito alla mia vita. pure ho un sentimenlo dentro. che quasi mi fa sicuro che Tora ch'io dico non sia lontana. Troppo sono maturo alla morte. troppo mi pare assurdo e incredibile di doverc. cosi morto come sono spiritualmcntc, cosi con-chiusa in me da ogni parte la favola della vita, durare ancora quaranta o cin-quant'anni. quanti mi sono minacciati dalla natura. AI solo pensiero di questa cosa io rabbrividisco. Ma come ci avvicnc di tutti quei mali chc vincono. per cosi di-re, la forza immaginativa, cosi questo mi pare un sogno e un'illusione. impossibile 12. non iscusa pumo: "nun eiuslifica per i (loscanismo). 13. L'n altro toscanismo, riferilo agli «ai progressisli fioreniini a cui. indireitamer rivolla 1'opereUa. 14. che s'liu egti a (are: 'che si deve fare". 15. Con un brusco laglio alilislico, Trist bandona l'iroriia e il suo soliloquio assun fermi e tragici di un porsoimir.üio cbssico I 574 I /721 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^» W ^ $ ^ * 50% H3 QABC-esteso Mar 12:20 Ct © ;= • Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Adobe Digital Editions - 4ed37d42-f1af-4eb1-8bef-dd06ff850bef.pdf Libreria 560 Le TreCorone e la cultura dell'Ottocento a verificarsi. Anzi sc qualcuno mi parla di un avvenire lontano come di cosa che mi appartenga, non posso tenermi dal sorridere fra me stesso: tanta confidenza ho che la via che mi resta a compiere non sia lunga. E questo. posso dire, eil solo pen-siero che mi sostiene'*. Libri e studi. che spesso mi maraviglio d'aver tanto amato. disegni di cose grandi. e speranze di gloria e d'immorlalitä, sono cose delle quali e anche passato il tempo di ridere. Dei disegni e delle speranze di questo secolo non rido17: desidero loro con lulta l'anima ogni miglior sucecsso possibile, c lodo. ammiro ed onoro altamente e sincerissimamente il buon volere: ma non invidio perö i posteri, ne quelli che hanno ancora a vivere lungamente. In altri tempi ho invidiato gli sciocchi e gli stolti. e quelli che hanno un gran concetlo di sc medesimi; e volenlieri mi sarei cambiato con qualcuno di loro. Oggi non invidio piü ne stolti ne savi. ne grandi ne piecoli. ne deboli ne potenti. Invidio i morti.e solamen-te con loro mi cambicrei. Ogni immaginazionc piacevolc, ogni pensiero dcH'avve-nire ch'io fo, come accade. nella mia solitudine, e con cui vo passando il tempo, consiste nella morte, e di lä non sa uscire. Ne in questo desiderio la ricordanza dei sogni della prima ctä, e il pensiero d'csser vissuto invano. mi turbano piü, come solevano. Se ottengo la morte morrö cosi tranquillo e cosi contento, come se mai null'altro avessi sperato ne desiderato al inondo. Questo e il solo benefizio che puö riconciliarmi al destino. Se mi fosse proposta da un lalo la forluna e la fama di Ce-sare o di Alessandro netta da ogni macchia, dall'altro di morir oggi. e che dovessi seegliere, io direi. morir oggi, e non vorrei tempo a risolvermi18. 16. Come ave\ a ei;i seriüo. due anni prim: naldo. il 3 luglio 1832. dichiarando di av da tempo desiderato la morte (Panizza). 17. Una palinodia anch essa-in simmetrii sura del testo - della «lezione» delle Operettedel 1827 incenlrata sul »ridere del mondo» (Russo). 18. non vorrei tempo a risolvermi: 'non aspette- 575 I /721