- 68 Esordio e affennazione delia Toscana Dante Alighien in Del cors li fos, non de Parma, e cossentis m'a celat dins sa cambra., 15 que plus mi nafra-l cor que colp de verja qu'ar lo sieus sers lai ont ilh es non intra: de lieis serai aisi cum earn e ongla e non creirai castic d'amic ni d'oncle. HI. Al corpo fossi vicino, non aU'anima, e mi am-mettesse di nascosto nella sua camera, perchépiü miferisce il cuore di colpo di verga che ora il suo servo la dove lei e non entri: con lei sard come came e unghia e non seguiro consiglio né d'amico né di zio. IV Anc la seror de mon oncle 20 non amei plus ni tan, per aqnesťarma, qu'aitan vezis cum es lo detz de ľongla., s'a lieis plagues, volgr'esser de sa cambra: de me pot far ľamors qu'iiis el cor m'intra miels a son vol c'om fortz de frevol verja. V 25 Pus floric la seca verja ni de n'Adam foron nebot e oncle tan fin'amors cum selha qu'el cor mMntra non cug fos anc en cors no neis en arma; on qvreu estei, fors en plan o dins canbra, 30 mos cors nos part de lieis tan cum ten ľongla. VI Aissi s'empren e s'enongla mos cors en lieis cum ľescors'en la verja, qtťilh rrres de joi tors e palais e cambra; e non am tan paren, fraire ni oncle, 35 qu'en Paradis n "aura, doble joi m'arma, si ja nulhs horn per ben amar lai intra. VII Arnaut tramet son cantar d'ongľe ď on cle a Grant Desiei, qui de sa verf a ľarma, son cledisat qtťapres dins cambra intra. IV. Mai la sorella di mio zio amai dipiii né tanto, per quesťanima, ehe quanto é vicino ä dito al-ľungkia, se a leipiacesse, vorrei essere vicino alia sua camera: di me pud fare ľamore che nel cuore mi entra quello che vuole meglio di un uomo forte con. una debate verga. V. Da quando fiorl la secca verga e da Adamo nacquero nipoti e zii, un amore fino come quello che net cuore mi entra non credo sia stato mat ne in corpo ne in anima; dovunque io stia, fuori in piazza o dentro in camera, il mio cuore non si allontana da lei quanto Vunghia (dalla carne). FI. Cosi s'apprende e s'iaunghia il mio cuore in lei come la scorza nella verga, poiché mi e di gioia torre e palazzo e camera, e non amo tanto parenie, fratello né zio, che in Paradiso ne avrä doppia gioia la mio, anima, se mai alcuno per ben amare lá entra. VII. Arnaut invia la sua canzone d'ungkia e dizio a Gran Desio, che delta sua verga ha Vanima, canto contesto a graticcio che, appreso, in camera entra. [da: Arnaut Daniel, II sirventese e le canzoni^ a cura di M. Eusebi, Alľinsegna delpesce d'oro. Milano, 1984, pp. 131-36] [Le rime petrose] «Cosi nel mio parlar voglio esser aspro» Dalle Rime Questa canzone appartiene al nucleo esiguo e compatto della rime petro&e, di cui e forse Pesempio piii significative* per complessitä stilistica. Ultima (piobabilmente) della serie, contiene net prirni versi un sinletico ma preciso manifesto di poetica: afferma infatti lo stretto legame tra contenuto e forma, tra la durezza di una esperienza sentimentale con una donna crudele e uno stile "aspro"' (w. 1-2: «Cosi nel mio parlar voglio esser aspro / com'e ne Ü atti questa bella petra»). Alia stessa necessita di asprezza formale, non come ornamento, ma in funzione di una materia orrenda e disumana, Dante allude nelTesordio del canto XXXH dell7n/emo, mentre si accinge a parlare delľultimo cerchio, quello dove sono puniti i traditori {w. 1 sa.: «S'io avessi le rime aspre e chiocce [stridule], / come si converrebbe al tristo buco...» ecc). E tuľaltra corrispondenza si rileva nella terza canzone del Convivio, Le dolci rime ďamor ch'ľ solia^ dedicata alia questions della vera nobiltä; qui ľasprezza formale si dichiara conveniente alTespressione di un argomento teorico: (w. 1-15) «Le dolci rime d'amor ch'i' solia / cercar ne7 miei pensieri, / convien ch'io laser... / diporro giii lo mio soave stile, / chY ho tenulo nel trattar d'amore; / e dirô del valore, / per lo qual veramente omo é gentile, / con rim'aspra e sottile». Lo stile aspro si oppone dunque esattamente a quello dolce, soave: ma, come awerte Dante stesso nel De Vulgari Elo-quentia, II, XIII, 13, ľasprezza delle rime {rilhimorum asperitas) va evitata da chi scrive in "aulica forma" (aulice) a meno che non sia umescoIata a morbidezza1' [lenitati permixta), nel quale caso "la mescolanza di rime morbide e aspre... dä alia tragédia il suo splendore" \ "desidera e ottiener'. 4. piü natura cruda: luii atcresciinenio della sua crudele natura". 5. sua persona: "il suo mrpo**: dtaspro: una pietra pTezio-sa che. Secondo i Lapidari. ha lß virtii di proteggere chi la porta. ins sulo st la persona t: casta. 6. per luí... arretra; "'ffrazie a luí (ossia al diaspro) o per-ciií lei stessa iudietreggia". 7-8. non... ignuda: "non esce dalla farerra una freccia che mai la sorprenda priva di difese". La řaretra ť le řrecce sonc naturalmenre