11 o) gi ra ca Paradiso XI Canto POVE • E Francesco e Povertà: nozze mistiche e imitazione di Cristo Frar I . ti ntt' Nel fulgore del cielo del Sole, circondato dalla prima corona degli spiriti sapienti, Dante misura l'enorme distanza fra le preoccupazioni vane degli uomini e la perfetta gioia paradisiaca di cui è diventato parte: questa riflessione esclamativa occupa le terzine iniziali. Quando le dodici anime che compongono la corona interrompono l'armonioso movimento della danza circolare e del canto, l'anima di san Tommaso riprende il dialogo già avviato nel canto X. Il discorso del grande teologo domenicano sembra all'inizio mosso da un'intenzione di semplice completamento: con due puntualizzazioni egli vuole rispondere a due dubbi sorti nella mente di Dante. In realtà, la prima precisazione (riguardante il verso 96 del canto X: u' ben s'impingua se non si vaneggia) occupa il canto XI sino alla fine e la seconda, dopo l'intervento di san Bonaventura nel canto XII, sarà rimandata al XIII. Spiegare perché, nell'ordine domenicano, ci si arricchisca di beni spirituali a patto di non inseguire i falsi beni terreni, deviando dalla regola, significa spiegare per quali finalità e secondo quale disegno provvidenziale unitario sono stati fondati nel corso del Duecento i due ordini mendicanti, quello domenicano e quello francescano. Nasce da questo presupposto concettuale la struttura simmetrica della coppia di canti XI-XII: in una sorta di scambio cortese, il domenicano san Tommaso traccia il profilo biografico di san Francesco e accusa i domenicani degeneri; a sua volta, il francescano san Bonaventura traccia il profilo biografico di san Domenico e accusa i francescani corrotti. La stretta connessione fra i due ordini non va letta come un rapporto di coincidenza ma di complementarità: Francesco e Domenico sono, cavallerescamente, i due capi posti da Dio a fianco della Chiesa perché rafforzino in essa, Francesco la carità, Domenico la sapienza. Il primo è serafico... ardore, il secondo cherubica luce. Cherubini e Serafini, le due gerarchie angeliche più alte nel Paradiso dantesco, simboleggiano infatti i due valori simbolici fondamentali Stefano di Giovanni detto il Sassetta: Matrimonio di san Francesco con la Povertà, dalla Pala di san Francesco, detta di Borgo san Sepolcro: 1437-1444 (Museo Conclé, Chantilly). della luce nel terzo regno dell'oltretomba: amore e conoscenza. In questo modo, Dante riconosce con lucidità funzione storica dei due or religiosi: il recupero france dello slancio di spiritualità cristianesimo primitivo (minacciato dagli interessi temporali e dalla corruzione), sistemazione teologica affi Domenico e ai suoi seguaci C opposizione ai pericoli delle eresie). La vita di san Francesco, che occupa il corpo centrale del canto, viene disegnata come sublime imitazione di Cristo. Ciò è evidente sin dalla simbologia iniziale: il santo come sole nascente (e dunq Assisi come Oriente) per analogia con l'allegoria di Cristo-Sole-Apollo che si incontra nel canto I del Paradiso. E la struttura allegorica sorregge anche il racconto biografico della vita santo, che non si presenta s scia della tradizione popolare dei «fioretti» (gli aneddoti che hanno per protagonista Francesco), ma è costruita s descrizione, insieme realistica simbolica, delle nozze di Francesco con la Povertà, la donna che nessuno, dopo Cristo; ha voluto sposare. Al sublime cristiano, che unisce e mescola alto e basso, appartiene la compresenza di elementi eroici (pensiamo alla geografia che delinea il luogo di nascita del santo) e di caratteri umili (la descrizione del disprezzo di cui " I. nn( Si E ani mi st co to SCE tite ceE tim SE tern- nos ico ave SE 01 re c fas ni e r ogis dis de a s dell'alt 1. I fazio Nel qu pond •Spiri anirn mlare • 558 PRESENTAZIONE Canto XI 10 e aodo, idità la t ordini =escano lità del ssi ;ione), la tffidata a [aci (in elle ), che del ame una risto. rito nque t il vita dei a sulla dare . che a sulla 3tica e la Cristo. ime cola roid he del (la cui Povertà è stata fatta oggetto). agine finale del cadavere Francesco disteso nudo sulla da terra, secondo la sua ontà, completa l'imitazione di 'sto di cui le stimmate (ultimo ho) sono il segno miracoloso tangibile. Dante tenta dunque a raffigurazione di Francesco ica e combattiva, epica nella sione degli eventi e nel tono lenne. I limiti dell'agiografia, e si soffermava 'aneddotica minuta, e gli emi enfatici del panegirico o superati a vantaggio di a concisione potente. In esto orientamento non c'è solo a scelta di gusto letterario titetica a tanto c,escanesimo idillico e ntimentale di epoche ccessive), ma anche tenzione polemica di conoscere, in Francesco, il emico di quella lupa-avarizia e aveva secondo Dante preso ssesso della Chiesa avignonese, sottomessa al potere ei re di Francia. al fascino straordinario del cconto biografico il lettore è me risvegliato nel finale: san mmaso riprende ogisticamente le premesse discorso ribadendo, per una rta di proprietà transitiva, la andezza di san Domenico a scorta di quello che dell'altro grande santo è stato detto. Luoghi in cui si svolge l'azione el quarto cielo, del Sole. • Spiriti sapienti. Una corona di dodici anime termina il coro e la danza circolare che aveva iniziato nel canto X. Anime incontrate • San Tommaso d'Aquino (già incontrato nel canto X). Custodi e figure allegoriche dell'oltretomba • Il cielo del Sole è regolato nel suo movimento dalle Potestà. Personaggi nominati o a cui si allude • San Francesco (L'un). • San Domenico (l'altro). • Ubaldo Baldassini (beato Ubaldo), eremita e vescovo di Gubbio. • Pietro Bernardone, padre di san Francesco. • Amiclate, pescatore dell'Epiro, personaggio della Pharsalia di Lucano. • Maria. • Cristo. • Bernardo di Quintavalle, seguace di Francesco. • Egidio d'Assisi, seguace di Fran- cesco. • Silvestro d'Assisi, seguace di Fran- cesco. • Papa Innocenzo III. • Papa Onorio III. • Malek-al-Kamil, sultano d'Egitto (il Soldan). • San Pietro. La trama in sequenze vv. 1 - 12 Vanità delle cure terrene e gloria celeste. vv. 13 - 27 Dubbi di Dante circa due affermazioni di san Tommaso. vv. 28 - 42 Fondazione provvidenziale dei due ordini mendicanti, il francescano e il domenicano. vv. 43 - 117 Panegirico di san Francesco da parte del domenicano Tommaso. vv. 118 - 139 Invettiva contro i domenicani degeneri e chiarimento del primo dubbio. Figure retoriche salienti • La metonimia amforismi, che indica con il titolo di un'opera di Ippocrate la scienza medica (v. 4). • La similitudine immobilità delle anime della corona / candela su un candeliere (vv. 13-15). • La perifrasi la sposa... benedetto per indicare la Chiesa (vv. 32-33). • La metafora del sole -che è anche allegoria di Cristo - per designare san Francesco (v. 50); da essa derivano le metafore Ori:ente per Assisi e orto per nascita (vv. 54 e 55). • La personificazione della Povertà come donna amata da Francesco, su cui si basano la narrazione allegorica delle nozze (vv. 58-87) e il racconto dell'eredità lasciata dal santo ai seguaci (vv. 109-114). • L'allegoria di Cristo come primo marito della Povertà (v. 64). • La metafora della corona per indicare l'approvazione ufficiale dell'ordine francescano da parte di papa Onorio III (v. 97). • La doppia metafora del frutto de l'italica erba per indicare i risultati della predicazione di Francesco in Italia (v. 105). • La perifrasi crudo sasso intra Tevero e Arno per indicare il monte (sasso è sineddoche) della Verna (v. 106). • L'allegoria barca I di Pietro in alto mar per dritto segno per indicare la Chiesa, le sue traversie e la meta della beatitudine celeste (vv. 119- 120). • La rappresentazione allegorica del gregge che si allontana dal pascolo del pastore, impoverendosi di latte, per indicare i domenicani che non seguono la regola dell'ordine (vv. 124-129). Paradiso Canto XI E io senti' dentro a quella lumera i che pria m'avea parlato, sorride / incominciar, faccendosi più mera... (vv. 16-18). O insensata cura de' mortali, quanto son difettivi silogismi 3 quei che ti fanno in basso batter l'ali! Chi dietro a iura e chi ad amforismi sen giva, e chi seguendo sacerdozio, 6 e chi regnar per forza o per sofismi, e chi rubare e chi civil negozio, chi nel diletto de la carne involto 9 s'affaticava e chi si dava a l'ozio, quando, da tutte queste cose sciolto, con Beatrice m'era suso in cielo 12 cotanto gloriosamente accolto. Poi che ciascuno fu tornato ne lo punto del cerchio in che avanti s' era, 15 fermossi, come a candellier candelo. E io senti' dentro a quella lumera che pria m' avea parlato, sorridendo 18 incominciar, faccendosi più mera: «Così corn' io del suo raggio resplendo, sì, riguardando ne la luce etterna, 21 li tuoi pensieri onde cagioni apprendo. 1 O... cura: O preoccupazione dis- sennata. 2 difettivi silogismi: ragionamenti imperfetti. Propriamente il sillogismo è, nella filosofia Scolastica medievale, il termine che indica una deduzione fondata su una premessa maggiore e una minore. Si tratta di un concetto ricavato dalla logica aristotelica. 3 in... ali: svolazzare a terra. Fuor di metafora: volgere l'animo alle cose terrene. 4 Chi: si noti di qui al v. 9 l'insistita ripetizione di questo pronome indefinito. - iura: le scienze giuridiche (plurale latino per indicare i due tipi fondamentali di .diritto., il civile e il canonico). amforismi: la scienza medica (metonimia dal titolo, Aforismi, di un'antica raccolta di massime attribuita al celebre medico greco Ippocrate, considerato il fondatore della medicina). 5 sen giva: se ne andava. Regge dietro (v. 4) e il successivo gerundio. sacerdozio: cariche ecclesiastiche. 6-7 e chi regnar... negozio: chi andava inseguendo (ricavato dal v.5:sen giva... seguendo) il dominio (regnare) esercitato con la violenza o con la frode (sofismi, propriamente .argomentazioni artificiose e ingannevoli»), chi il furto (altro infinito sostantivato: rubare), chi l'impegno politico. 8-9 nel.., affaticava: si consumava, tutto dedito (involto) ai piaceri sen- suali. 10 sciolto: liberato (latino so/utus). 11 m'era suso: me ne stavo su. 12 gloriosamente: questo avverbio, allungato dalla dieresi che separa le due vocali nella divisione sillabica e accentuato in entrambe le parti che lo compongono (glorrZsa-, -mente), rende solenne la chiusa della parte iniziale del canto. 13 Poi che ciascuno: Dopo che uno (spirito) dopo l'altro (della ghirlanda luminosa). 14 in... era: nel quale si trovava prima (di muoversi in tondo: cfr. Par. 145-146). 15 fermossi... candelo: si arre come la candela (fissata) in un can- deliere. 16 senti': udii. Regge il successivo incominciar (cfr. Par. x 82). - lumera: luce. La perifrasi designa (Par. x 82 ss.) san Tommaso d'Aquino. 17 sorridendo: esprimendo la sua letizia (e la sua ardente carità) con l'accresciuto splendore (cfr. il ve successivo). 18 inc. sto disco del v. 16). - un latin .pura»). 19-21 desima la mia lu templan. eompren ga (letter sami coni iioè: «corr 560 LA GLORIA DEL QUARTO CIELO. I DUE DUBBI DI DANTE Canto XI a quella lumera arlato, sorridend endosi più Tu dubbi, e hai voler che si ricerna in si aperta e 'n si distesa lingua 04 lo dicer mio, eh' al tuo sentir si sterna, ove dinanzi dissi: "U' ben s' impingua", e là u' dissi: "Non nacque il secondo"; e qui è uopo che ben si distingua. La provedenza, che governa il mondo con quel consiglio nel quale ogne aspetto 30 creato è vinto pria che vada al fondo, però che andasse ver' lo suo diletto la sposa di colui ch'ad alte grida 33 dispose) lei col sangue benedetto, 27 • L'apostrofe con cui si apre il canto, e che ha come obiettivo polemico la vanità delle cure terrene, è la premessa coerente di un'ampia argomentazione. Essa inizia dalla definizione della questione da parte di san Tommaso (spiegare a D. il significato delle parole u' ben s'impingua se non si vaneggia, cfr. Par. x 96), si snoda attraverso la proposta dell'esempio di Francesco, uno dei due principi che la prowidenza predispose a vantaggio della Chiesa, per concludersi nella dimostrazione della degenerazione dell'ordine domenicano e della decadenza, a causa dell'avarizia, dell'intera società cristiana. Senza questo contesto polemico, che percorre e anima tutto il canto e che batte sulla insensata cura (v. 1) e sulla avidità di nova vivanda (w. 124-125), senza il replicato giudizio etico-politico sulla degradazione della Chiesa, non si comprenderebbero il tono epico della biografia di Francesco e il dinamismo narrativo che lo sostiene. n tondo: cfr. Par. tdelo: si arrest' sata) in un can )gge il successiv x 82). - lumera gna (Par. x 82 ss. o. )rimendo la su ente carità) co tore (cfr. il vers 1.8 incominciar: cominciare quediscorso (l'infinito dipende da senti' el v. 16). - mera: luminosa (l'aggettivo un latinismo - significa propriamente pura.). 19-21 Così... apprendo: Con la meesima immediatezza con cui derivo mia luce dal raggio divino, io conmplando in Dio (ne la luce ettema) mprendo da quali ragioni tu traga (letteralmente cagioni «tu derivi, demi come da causa») i tuoi pensieri; oè: «come essi si originino.. 22-24 Tu... sterna: Tu sei perplesso (dubbi «dubiti») e desideri che venga chiarito (si ricerna «sia vagliato.) il mio discorso (dicer) in un'esposizione (lingua) così limpida e diffusa che si adegui (sterna «stenda.) alle tue capacità intellettuali (sentir). 25 ove... s' impingua: nel punto in cui prima (dinanzi: al v. 96 del canto precedente) dissi: «Dove (LI') ci si arricchisce bene spiritualmente (il riferimento era all'ordine domenicano). 26 e là... secondo: là dove (al v. 114 del x canto, dove però si ha surse e non nacque) dissi: «Non nacque un altro uomo di tale saggezza>, (il riferimento era a Salomone). 27 e qui... distingua: e si tratta di dubbi per i quali occorrono due trattazioni ben distinte: la seconda trattazione si avrà nel canto xili. 28 La provedenza: La divina Provvidenza. 29-30 con... fondo: con quella saggezza che è un abisso in cui ogni vista (aspetto) di creatura (umana o angelica) è sopraffatta prima di giungere a toccarne il fondo; dunque: «con i suoi disegni imperscrutabili». 31-34 però... fida: affinché (però che) la sposa di chi (Cristo) si uni a (disposò) lei invocando (il Padre) a gran voce e versando il proprio sangue benedetto (sulla croce) procedesse verso l'amato Sposo (andasse ver' lo suo Diletto, v. 31: Cristo stesso) rafforzata nelle proprie convinzioni (in sé sicura) e a lui sempre più fedele (fida). La perifrasi indica la Chiesa come «sposa di Cristo». Dietro questi versi stanno precise reminiscenze scritturali, che comprendono non solo i Vangeli, ma anche la definizione «ecclesiam Dei, quam adquisivit sanguine suo» («la chiesa di Dio che egli si è acquistata col suo proprio sangue») contenuta negli Atti degli Apostoli (xx 28). 561 ra, Gio mantello a periore fianco, l4 un affrE ?l del s hferiore a 562 Paradiso Canto XI 06 in sé sicura e anche a lui più fida, due principi ordinò in suo favore, che quinci e quindi le fosser per guida. L'un fu tutto serafico in ardore; l'altro per sapienza in terra fue 39 di cherubica luce uno splendore. De l'un dirò, però che d'amendue si dice l'un pregiando, qual ch' om prende, 42 perch' ad un fine fur l'opere sue. Intra Tupino e l'acqua che discende del colle eletto dal beato Ubaldo, fertile costa d'alto monte pende, onde Perugia sente freddo e caldo da Porta Sole; e di rietro le piange 48 per grave giogo Nocera con Gualdo. Di questa costa, la dov' ella frange più sua rattezza, nacque al mondo un sole, 51 come fa questo talvolta di Gange. 35-36 due... guida: predispose due capi (latino principes; più oltre, al v. 99,archimandrita) a vantaggio della Chiesa, che la guidassero per un verso e per l'altro (quinci e quindi). In altre parole: «che la aiutassero ad esseresicura (Domenico con la sua lezione di sapienza) e fida (Francesco col suo messaggio d'amore).. 37 L'un... ardore: L'uno (Francesco) fu tutto ardente di carità come un Serafino. 38 fue: fu. 39 di cherubica... splendore: splendente di saggezza come un Cherubino. Cfr. san Tommaso nella Summa (I uell 7): «patet quod Seraphim denominetur ab ardore charitatis [...], Cherubin denominetur a scientia” («è chiaro che il nome di Serafino deriva dall'ardore di carità [...] e quello di Cherubino dalla sapienza.). 40-42 De l'un... sue: Parlerò del primo, poiché lodando (pregiando) l'uno, qualunque si (om) scelga (dei due), si viene a parlare di entrambi, in quanto le loro (sue) azioni mirarono ad un solo (un) scopo (cioè al bene della Chiesa). 43 Intra Tupino... discende: Fra il (fiume) Topino (nell'Umbria) e il fiume (Chiascio) che scende. 44 del... eletto: dal colle scelto. Ancora una doppia perifrasi designa il fiume Chiascio che scende dalle colline sopra Gubbio, dove si ritirò a vita eremitica il beato Ubaldo Baldassini, poi divenuto vescovo della diocesi di Gubbio dal 1129 al 1160. 45 fertile.., pende: digradano (verso Perugia) le fertili pendici del Subasio (alto monte, alle cui falde sorge Assisi). 46 onde: dal quale monte (Subasio). — Perugia sente: uso diffusissimo dell'astratto (la città) per il concreto (i suoi abitanti). — freddo e caldo: il gelo delle nevi invernali e il calore delle brezze estive. 47-48 da: dalla parte di. Porta Sole si trovava appunto verso levante nella cerchia etrusca delle mura. L'antico toponimo è restato oggi a un rione della città. — e... giogo: mentre dietro a questa costa (le) si affliggono per l'asprezza del massiccio (scosceso e orientato verso settentrione, dunque esposto a più sfavorevoli condizio clima). — Nocera Umbra e Gualdo dino si trovano infatti a nord-est Subasio, dalla parte opposta di gia. Altri pensano invece a un giogo litico, e cioè alla tirannica domin del capoluogo umbro sulle due città noni. 49-50 Di: Da (per costa, cfr. v. 45).. frange... rattezza: rompe di pin sua ripidità (cioè «presenta un più dolce.). Si allude proprio al luogo nascita del santo, Assisi. — un un personaggio paragonabile virtù) al sole. Tale è san Francesco che nell'agiografia duecentesca, in ticolare in fra Tommaso da Ce («quasi sole fulgente questi rifulse., ta I, iii 1) e Bonaventura. La rap sentazione di Francesco come sole manda alla catena allegorica C Apollo-Sole del canto i. Il santo ap dunque — secondo una tradizione già va (in Iacopone da Todi, ad esempio un alter Christus e la sua vita una tazione di Cristo. 51 come... Gange: dotato de stessa energia fecondatrice del reale (que trova ora T nodo del mavera) n (designato diano Gan, 52 Peri di questo 53 Asci antico; ma 'azione et •ascender( inesatta. 54 pro Finto, faci lenza «Fr quella «su 55 l'or tralmen1 smo dal ...nascere>, 56 far. che la Te 57 alci flusso. 58-60 i ancora g cinquenni FRANCESCO E DOMENICO. IL SOLE DI ASSISI Però chi d'esso loco fa parole, non dica Ascesi, ché direbbe corto, :54 ma Oriente, se proprio dir vuole. Non era ancor molto lontan da l'orto, ch'el cominciò a far sentir la terra de la sua gran virtute alcun conforto; ché per tal donna, giovinetto, in guerra del padre corse, a cui, come a la morte, (30 la porta del piacer nessun diserra; Sopra, Giotto: San Francesco dona il mantello a un povero (Basilica Superiore di san Francesco, Assisi). • e dinanzi a la sua spirital corte et coram patre le si fece unito; 63 poscia di di in dì l'amò più forte. Questa, privata del primo marito, millecent' anni e più dispetta e scura 66 fino a costui si stette sanza invito; A fianco, la figura di san Francesco in un affresco di Cimabue (seconda meta del secolo NH) nella Basilica Inferiore di san Francesco ad Assisi. né valse udir che la trovò sicura con AmiclAte, al suon de la sua voce, 69 colui ch' a tutto 'l mondo fé paura; ioni do 1- st go 451. più k LICCID e see in par. Cela= se-, Vi- appre-- >ole r.- Cristp- appare npiof — na della elel soie reale (questo, appunto, nel cui cielo si trova ora Tommaso), quando in un periodo dell'anno (talvolta, cioè in primavera) nasce in Estremo Oriente (designato mediante il grande fiume indiano Gange). 52 Però... parole: Perciò chi parla di questo luogo. 53 Ascesi: Assisi (così nell'italiano antico; ma vi si cela anche un'interpretazione etimologica, in connessione con «ascendere»). — corto: poco, in maniera inesatta. 54 proprio: adeguatamente; appunto, facendo corrispondere all'equivalenza «Francesco» = «sole spirituale» quella «suo luogo di nascita» = Oriente. 55 l'orto: la nascita (soggetto è naturalmente Francesco-sole); è un latinismo dal verbo latino oriri («sorgere», «nascere»). 56 far.., terra: operare in modo che la Terra avvertisse. 57 alcun conforto: un benefico in- flusso. 58-60 ché per tal donna... diserra: ancora giovanissimo (nel 1207, venticinquenne, essendo egli nato fra il 1181 e sù Cristo, che per primo le si fece unito (ripetiamo la perifrasi adoperata al v. 62 per le mistiche nozze tra Francesco e madonna Povertà). 65-66 millecent'... invito: se ne rimase disprezzata (dispetto.) e sconosciuta (scura «oscura, negletta») fino alla venuta di Francesco (costui), senza che nessuno la richiedesse in sposa (sanza invito) per più di undici secoli (tale l'intervallo fra la morte di Cristo nel 33 dell'era volgare e la rinuncia di Francesco ai beni terreni, nel 1207). 67-69 né valse.., paura: e non giovò (a farla desiderare) il Sentire che Giulio Cesare (designato con la perifrasi del v. 69, colui ch'a tutto 'l mondo fé paura) la incontrò tranquilla, pur davanti al risonare del suo comando (al suon de la sua voce), in compagnia di Amiclate. Allude a un episodio della Pharsalia di Lucano (v 519-531): Amidate, pescatore dell'Epiro talmente povero da lasciare aperta la porta di casa, non fu turbato dall'arrivo di Cesare in persona con i suoi soldati all'inseguimento dei pompeiani. il 1182) affrontò l'ira paterna per amore di una donna tale che a lei nessun uomo fa lieta accoglienza (letteralmente «schiude l'uscio della gioia», cioè «apre l'accesso alla serenità dell'animo»). Aveva infatti destinato il frutto della vendita di certi beni familiari al restauro della chiesa di San Da- miano. 61 spirital corte: tribunale spirituale, foro ecclesiastico. Pietro Bernardone, mercante di panni, citò il figlio davanti al vescovo d'Assisi obbligandolo a rinunciare all'eredità; e Francesco si spogliò anche degli abiti. 62 et... patre: e in presenza del padre (coram patre è formula del latino notarile). — le: a lei, a quella donna (v. 58). 64 Questa:la donna stessa (vv. 58,62 e, più avanti, 86, 113), che fra poco (v. 74) assumerà il suo vero nome di Povertà, sulla scorta di una fra le più celebri scritture francescane (l'opuscolo anonimo intitolato Sacrum commercium beati Francisci cum domina Paupertate, «Sacra unione del beato Francesco con madonna Povertà»). — primo marito: Ge- Paradiso Canto XI né valse esser costante né feroce, sl che, dove Maria rimase giuso, 72 ella con Cristo pianse in su la croce. Ma perch' io non proceda troppo chiuso, Francesco e Povertà per questi amanti 75 prendi oramai nel mio parlar diffuso. La lor concordia e i lor lieti sembianti, amore e maraviglia e dolce sguardo 78 facieno esser cagion di pensier santi; tanto che 'l venerabile Bernardo si scalzò prima, e dietro a tanta pace Sicorse e, correndo, li parve esser tardo. Oh ignota ricchezza! oh ben ferace! Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro 84 dietro a lo sposo, si la sposa piace. Indi sen va quel padre e quel maestro con la sua donna e con quella famiglia 87 che già legava l'umile capestro. »NO lama_ Papa Onorio III mostra a san Francesco la bolla istitutiva dell'ordine francescano (Biblioteca Comunale, Assisi). Taddeo Go III approN (Galleria Giotto: San Francesco rinuncia ai beni terreni (Cappella dei Bardi della chiesa di Santa Croce, Firenze). 70 costante: fedele (al suo sposo, Cristo). — feroce: fiera, indomita. 71 giuso: giù,ai piedi (della croce). 72 pianse: patì., soffrì. D. ha presente il Sacrum commercium e soprattutto la rielaborazione di Ubertino da Casale nell'Arbor vitae crucifixae,