É MlolEbookReader Modifica I ^ > í "S> 4 18% CO Qabc esteso Gio 17:14 q. O ;s • O • MlolEbookReader - Racconti románi O ■ P 05 Presentazione Una Roma mista e metafisica, contemporanea ma eternamente sospesa fra passato e futuro, ě la vera protagonista, non ľambientazione, di questa raccolta. Nove racconti, alcuni di respiro romanzesco, in cui riconosciamo una cittá contraddittoria ehe ridefinisce se stessa, trasformandosi di generazione in generazione in un amalgáma, in un viavai ibrido di stranieri e románi ehe si sentono comunque sempre tutti fuori posto. Segnati da un ambiente al contempo ospitale e ostile, i personag-gi ehe abitano questi racconti vivono momenti di epifania ma anche violente battu-te di arresto. Cosi II confine deserive le vacanze di una famiglia in una casa delia bella campagna romana, ma la voce narrante ě quella delia figlia del custode ehe un tempo faceva il venditore di fiori in cittä e nasconde una ferita. Ne Le feste di P. un uomo rievoca le animate serate nelľaccogliente casa di un'amica ehe non c'e piú. La scalinata, una storia corale di quartiere, raduna sei personaggi, diversissimi per origine e appartenenza, attorno a un ritrovo comune, un saliscendi continuo di vita nel centro di Roma. Ne La processione una coppia cerca invano in cittä consola-zione e sollievo per un tragico episodio del passato. In Dante Alighieri il poeta affio-ra rigoroso e a suo modo inedito nelľesistenza di una donna americana trasferitasi in Itália, tra memorie del passato e inadeguatezze del presente, finché incipit vita nova. L'andamento della scrittura ě riconducibile agli autori italiani del Novecento che Jhumpa Lahiri conosce e profondamente ama, a partire da Moravia che riecheggia nel titolo. Ma i temi di questo libro, il quinto che l'autrice scrive direttamente in italiano, sono tutti suoi: lo sradicamento, lo spaesamento, la ricerca di un'identitä e di una casa, il sentimento di essere stranieri e soli ma, proprio per questo, in lot-ta e vitali. Jhumpa Lahiri ě nata a Londra da genitori bengalesi. Cresciuta negli Stati Uniti, ha insegnato a Princeton e attualmente insegna al Barnard College della Columbia University. Vive tra Roma e New York. E autrice di otto libri, tutti pubblicati in Italia da Guanda: L'interprete dei malanni, L'omonimo, Una nuova terra, La moglie, In altre parole, Ii vestito dei libri, Dove mi trovo e II quaderno di Nerina. Sempre per Guanda ha curato e introdotto l'antologia Racconti italiani. E inoltre traduttrice, in inglese, di alcuni romanzi di Domenico Starnone. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti: Pre-mio Pulitzer, PEN/Hemingway Award, Frank O'Connor International Short Story Award e Guggenheim Fellowship. Nel 2012 ě stata nominata membro delPAmerican Academy of Arts and Letters, e nel 2019 il Presidente Sergio Mattarella l'ha nominata Commendatore delPOrdine «Al merito della Repubblica italiana». Nel 2022 le ě stato conferito il Premio Credit Agricole FriulAdria «La storia in un romanzo». piú informazioni 0®a É MlolEbookReader Modifica I C > l "S> 4 18% CO Qabc esteso Gio 17:14 q. O ;s • O • MlolEbookReader - Racconti románi O ■ P 05 JHUMPA LAHIRI RACCONTI ROMANI UGO GUANDA EDITORE p/ú informazioni 0®3 ■ MIolEbookReader Modifica m w 4 I C > I <5> 4 19% GO Qabc esteso Gio 17:14 q. e äs • O • MIolEbookReader - Racconti romani o P OS Crescebat interim urbs munitionibus alia atque alia appe-tendo loca, cum in spem magis futurae multitudinis quam ad id quod tum hominum erat munirent. Livio, Ab urbe condita, I, 8 nondum tarnen invia lani orapatentis erant, neque iter praecluserat unda Ovidio, Le metamorfosi, XIV, 789-90 piü informazioni < > 0®a É MlolEbookReader Modifica I C > l <5> 4 19% GO Qabc esteso Gio 17:14 q. e ís • O • MlolEbookReader - Racconti románi O ■ P 05 I p/ú informazioni ■fl@^SS*«i9l • HO9Ídb^'" i 10 - 0 ® 9 • - »tl 1 É MlolEbookReader Modifica W o? ~ I ^ > > "S> 4 19% CO Qabc esteso Gio 17:14 Q. O ;s • O • MlolEbookReader - Racconti romani O ■ P 05 1/ confine i Ogni sabato viene una nuova famiglia per un certo periodo. Alcune arrivano presto al mattino, da lontano, gia pronte per iniziare le vacanze. Altre non compaiono fino al tramonto, magari dopo aver perso la strada, di cattivo umore. Qui e facile perdersi, tra le colline le indicazioni sono poche. Oggi, quando si presentano, li accolgo io. Di solito e mia madre che lo fa. Quest'anno deve passare Testate in un paese vicino per assistere un vecchietto, in va-canza pure lui, per cui tocca a me. I nuovi arrivati sono quattro: madre, padre, due figlie. Mi seguono con occhi attend, contenti di poter sgranchire le gambe. Ci fermiamo per un momento nel patio ombreggiato che da sul prato, sotto il tetto di frasche che filtra la luce. Apro la porta scorrevole di vetro e faccio vedere l'interno: il soggiorno invitante con due divani morbidi davanti al camino, la cuci-na ben attrezzata, le due camere da letto. Fuori, nel patio, ci sono due poltrone e un altro divano coperti di stoffa bianca. Ci sono lettini per sdraiarsi e un tavolo di legno abbastanza grande per dieci persone. Mentre il padre inizia a scaricare i bagagli dalla macchina e le bambine, che avranno sette e nove anni, spariscono nella loro camera, chiudendo subito la porta, 10 dico alia madre dove si trovano gli asciugamani di scorta, le coperte di lana se per caso fa fresco di notte. Le faccio vedere rapidamente dov'e nascosto il veleno per i topi. Le suggerisco, prima di dormire, di uccidere le mosche che volano dentro casa, altrimenti alTalba 11 loro ronzio dará subito fastidio. Le spiego come si raggiunge il supermercato, come funziona la lavatrice dietro la casa e dove si stendono i panni, appena oltre l'orto che coltiva mio padre. Aggiungo che gli ospiti possono tranquillamente raccogliere lattughe e pomodo-ri. C'e una gran quantitá di pomodori quest'anno, ma per via delle piogge di luglio sono quasi tutti marci ormai. Faccio finta di non osservarli, di essere discreta. Mi occupo delle faccende di casa, bagno il giardino, ma non posso fare a meno di percepire la loro allegria, Tentusia-smo per il fatto di trovarsi qui. Sento le voci delle bambine che corrono sul prato, imparo i loro nomi. Dato che gli ospiti tendono a lasciare sempře aperta la porta scorrevole, ascolto le parole che si scambiano i genitori mentre sistemano la casa, mentre disfano le valigie e decidono cosa mangiare per pranzo. La casetta della mia famiglia, dietro un'alta siepe che crea una piccola barriera visiva, ě a pochi metri di distanza. La nostra casa per molti anni non ě stata altro che una stanza che serviva da cucina e camera da letto per noi tre. Poi, quando ho compiuto tredici anni, due anni fa, mia madre ha cominciato a lavorare per il vecchietto, e dopo aver risparmiato abbastanza i miei hanno chiesto al proprietario di piů informazioni i ® r> q • íi a m ■* o & 0®a É MlolEbookReader Modifica W o? ~ I C > l <5> 4 19% GO Qabc esteso Gio 17:14 Q. O ss • O • MlolEbookReader - Racconti romani O ■ P 05 aggiungere una stanzetta per me dove, la notte, emergono le lucertole grassottelle dalle fessure fra le pareti e il soffitto. Mio padre e il custode di questa proprietä. Prowede al mantenimento della casa grande, taglia la legna, lavora nei campi e nelle vigne. Bada ai cavalli di cui il padrone e appassionato. II padrone della casa vive all'estero, ma non e straniero come noi. Viene qui di tanto in tanto. Viene da solo, non ha famiglia. Di giorno va a cavallo, di sera legge dei libri davanti al camino, poi riparte. Durante l'anno gli ospiti che affittano la sua casa sono pochissimi. Qui d'inver-no fa un freddo pungente e in primavera piove molto. La mattina, da settembre fino a giugno, mio padre mi porta in macchina a scuola, dove mi sento diversa, dove non mi mischio facilmente agli altri, dove non assomiglio a nessuno. Le bambine di questa famiglia si assomigliano molto. Si vede subito che sono sorelle. Hanno giä messo costumi da bagno identici per andare, piü tardi, al mare, a circa venti chilometri di distanza da qui. Anche la madre sembra una ragazzina, snella, bassa. Ha capelli lunghi e sciolti, spalle delicate. Cammina a piedi nudi sul-l'erba anche se il marito la ammonisce, dicendo (giustamente) che ci potrebbero essere porcospini, calabroni, serpenti. accorgo di ogni volta che uno di loro appoggia il bicchiere sul tavolo. Percepisco il filo lento della loro conversazione, il rumore e l'aroma della caffettiera, il fumo di una sigaretta. Dopo mangiato il padre chiede a una delle bambine di portargli i suoi occhiali da vista. Studia a lungo una carta geografica. Elenca le cittadine da vedere nei dintor-ni, i siti archeologici, gli scavi. Alia madre non interessa. Dice che questa e Tunica settimana dell'anno senza impegni, appuntamenti, obblighi. Piu tardi lui parte con le figlie per il mare. Mi chiede, prima di andare, quanto ci vuole, quale sia la spiaggia migliore. Mi chiede quali siano le previsioni per la settimana e gli dico che tra qualche giorno iniziera la calura. La madre resta a casa. Ha messo il costume lo stesso per prendere il sole. Si sdraia su un lettino. Suppongo che voglia riposarsi ma vedo, quando vado a stendere i panni, che sta scrivendo qualcosa. Scrive a mano su un taccuino appog-giato sulle gambe. Ogni tanto alza la testa e scruta il paesaggio tutt'attomo. Fissa le diverse sfuma-ture di verde del prato, delle colline e del bosco in lontananza. L'azzurro abbaglian-te del cielo, il giallo del fieno. La ringhiera scolorita e il basso muro di pietra che delimita il terreno. Guarda tutto quello che vedo ogni giorno. Eppure mi chiedo che cosa lei veda in piu. Dopo soltanto un paio ďore ě come se abitassero qui da sempre. Le cose che han-no portato per una settimana in campagna sono sparpagliate ovunque: libri, rivi-ste, un computer portatile, bambole, felpe, matite colorate, blocchi di carta, ciabat-te di gomma, creme solari. A pranzo sento le forchette che colpiscono i piatti, mi Al tramonto indossano maglioni, pantaloni lunghi per evitare le punture delle zan-zare. Dopo la spiaggia il padre e le bambine hanno fatto una doccia calda, per cui ora hanno i capelli bagnati. piů informazioni 0®a ■ MIolEbookReader Modifica m w 4 I C > I <5> 4 19% GO Qabc esteso Gio 17:14 q. e äs • O • MIolEbookReader - Racconti romani o P OS Le bambine raccontano alia madre la loro gita: la sabbia che scottava, l'acqua un po' torbida, Ie onde miti e deludenti. Tutta la famiglia fa una breve passeggiata. Vanno a vedere i cavalli, gli asini, un cinghiale tenuto nel porcile dietro le stalle. Vanno a vedere il branco di pecore che passa ogni giorno a quest'ora davanti a casa, bloccando le macchine sulla strada polverosa per qualche minuto. II padre scatta foto quasi in continuazione con il cellulare. Fa vedere alle bambine i piccoli pruni, i fichi, gli ulivi. Dice che la frutta raccolta da un albero ha un sa-pore diverso, perche sa di campagna, di sole. Nel patio i genitori aprono una bottiglia di vino, assaggiano un formaggio, del miele di queste parti. Ammirano il paesaggio sfolgorante, si meravigliano delle nu-vole massicce e luminose. Colore della melagrana di ottobre. Cala la sera. Ascoltano il verso delle rane, dei grilli, il fruscio del vento. Nono-stante la brezza decidono di cenare fuori per approfittare della luce. Io e mio padre ceniamo dentro, in silenzio. Lui tende a non sollevare lo sguardo mentre mangiamo. Senza mia madre non c'e nessuna conversazione a tavola. Di solito, a cena, parla lei. Mia madre non sopporta questo luogo, questo paese. Viene, insieme a mio padre, da ancora piu lontano di chiunque venga qui in vacanza. Lei odia vivere in campagna, in mezzo al nulla. Dice che qui non si trovano persone per bene, che la gente del posto e chiusa. Non mi mancano le sue lamentele. Non mi piace sentirla, anche se temo che ab-bia ragione. A volte, quando si lagna troppo, mio padre dorme in macchina invece che accanto a lei. Dopo cena le bambine girano intorno al campo seguendo le lucciole. Giocano con le torce. I genitori restano sul divano, contemplando il cielo stellato, il buio profondo. La madre sorseggia dell'acqua calda con limone, il padre un goccino di grappa. Dicono che qui non c'e bisogno di altro, che qui perfino 1'aria e diversa, un'aria che pulisce. Che bello, dicono, stare insieme, lontani da tutto, cosi. La mattina presto vado nel pollaio a raccogliere le uova della gallina. Sono calde, pallide, sporche. Ne metto alcune in una ciotola e le porto agli ospiti per la cola-zione. Di solito non trovo nessuno e le lascio nel patio, sul tavolo, ma quando scendo vedo attraverso la porta scorrevole che le bambine si sono giä svegliate. Vedo pacchetti di biscotti sul divano, briciole, una scatola di cereali rovesciata sul tavolino. Le bambine stanno provando a schiacciare le mosche che la mattina volano dentro la casa. La piü grande ha in mano la paletta ammazzamosche. La sorellina, fru-strata, protesta perche sta aspettando da tanto il suo turno. Dice che vuole am-mazzarle anche lei. Lascio le uova e torno a casa nostra. Poi busso alia loro porta e presto alle bambine la nostra paletta, cosi sono entrambe contente. Non ripeto che conviene ucci-dere le mosche prima di andare a letto. Vedo come si divertono mentre i genitori, nonostante la molestia delle mosche, nonostante il clamore delle bambine, riesco-no a dormire. piü informazioni 0®a 85 É MlolEbookReader Modifica § CÄ? t ^ * 19% CO □ ABC esteso Gio 17:14 Q. O ;s • O • MlolEbookReader - Racconti románi O ■ I* P 05 Nel giro di un paio di giorni si ě stabilito un ritmo prevedibile. In tarda mattinata il padre va in paese, al bar, per comprare il latte, il giornale e per prendere un se-condo caffě. Fa un salto al supermercato se c'ě bisogno. Quando torna, nonostante 1'afa, va a correre tra le colline. Una volta arriva a casa scosso, dopo aver incrociato un cane pastore che gli sbarrava la strada minacciandolo, anche se alla fine non ě successo niente. La madre fa quello che faccio io: spazza il pavimento, prepara da mangiare, lava i piatti. Almeno una volta al giorno stende i panni, condividiamo la stessa corda del bucato sulla quale i nostri abiti si mescolano, si asciugano. Dice al marito, con la cesta tra le braccia, quanťě felice di poterlo fare. Vivendo in cittá, in un apparta-mento senza giardino, senza balcone e senza terrazza sul tetto, non le capita mai di stendere i vestiti all'aperto. Dopo pranzo il padre porta le bambine in spiaggia e la madre resta a casa da sola. Fuma una sigaretta, sdraiata, concentrata, e prende appunti sul taccuino. Un giorno le bambine trascorrono ore a caccia dei grilli che saltano nelPerba. Prováno ad acchiapparli. Ne mettono un paio in un barattolo con pezzettini di po-modori rubati all'insalata dei genitori. Li trasformano in animali domestici, danno loro perfino dei nomi. II giorno seguente i grilli sono morti soffocati nel barattolo, e le bambine piangono. Li seppelliscono sotto il pruno e ci mettono sopra dei fiori di campo. Un altro giorno il padre scopre che una delle sue ciabatte di gomma, lasciate fuori casa, ě sparita. Gli spiego che probabilmente l'ha presa la volpe, ce n'ě una in giro. Informo mio padre e lui, che conosce le abitudini e le tane di tutti gli animali di queste parti, riesce a ritrovarla, insieme a un pallone e a una borsa della spesa lasciati dalla famiglia precedente. Capisco quanto piace agli ospiti questo paesaggio rurale, invariabile. Vedo quan-to apprezzino ogni particolare, come li aiuti a pensare, a riposare, a sognare. Quando le bambine vanno a raccogliere le more da un cespuglio, sporcando i bei vestiti che indossano, la madre non se la prende con loro. Anzi, ride. Chiede al padre di fare una foto alle figlie, poi va a lavare i vestiti. Alio stesso tempo mi domando cosa sappiano loro del nostro isolamento. Che cosa sanno dei giorni tutti uguali nella nostra casa scalcinata? Delle notti in cui tira vento finché la terra sembra tremare, o quando il rumore della pioggia mi tiene sveglia? Dei mesi durante i quali siamo soli tra le colline, i cavalli, gli insetti, gli uccelli che passano sui campi? A loro piacerebbe la quiete implacabile che regna qui tutto l'inverno? L'ultima sera arrivano altre macchine. Sono amid degli ospiti, invitati con altri bambini che corrono sul prato. Un paio di persone dicono che non c'era traffico venendo dalla citta. Gli adulti fanno un giro della casa, del giardino al tramonto. II tavolo nel patio e gia apparecchiato. Sento tutti i rumori della cena, le chiacchiere e le risate, stasera amplificati. La famiglia racconta le proprie disawenture in campagna: il funerale dei grilli che mangiavano pomodori sotto l'albero delle prugne. II cane pastore, la volpe che ave-va rubato la ciabatta. La madre dice che alle bambine ha fatto bene un vero contat-to con la natura. piu informazioni 1® ft ii ttinO ft ^ 0®a ■ MIolEbookReader Modifica m w 4 I C > I <5> 4 19% GO Qabc esteso Gio 17:14 q. e äs • O • MIolEbookReader - Racconti romani o P OS A un certo punto arriva una torta con delle candeline e capisco che oggi e il compleanno del padre. Ha compiuto quarantacinque anni. Tutti cantano, viene ta-gliata la torta. Io e mio padre finiamo dell'uva un po' guasta. Sto per sparecchiare quando sen-to bussare alia porta. Vedo le bambine, titubanti, annaspanti. Mi danno un piatto che contiene due fette di torta, una per me e una per mio padre. Prima che riesca a ringraziarle scappano via. Mangiamo la torta mentre gli ospiti parlano del governo, dei viaggi, delle loro vite in cittä. Qualcuno chiede alia madre dove abbia comprato il dolce e lei rispon-de che l'ha portato uno degli invitati il quale, a sua volta, menziona il nome della pasticceria, il nome della piazza. Mio padre appoggia la forchetta e abbassa la testa. Quando mi guarda ha occhi agitati. Si alza bruscamente, poi esce di casa per fumare una sigaretta, inosservato. Anche noi una volta abitavamo in cittä. Mio padre lavorava come fioraio in quella stessa piazza. Mia madre lo aiutava. Passavano le giornate l'uno accanto all'altra in un posto piccolo ma piacevole. Vendevano i fiori che la gente portava a casa per decorare le tavole, i terrazzi. Ap-pena arrivati in questo paese avevano imparato i nomi dei fiori: rosa, girasole, ga-rofano, margherita; li tenevano tutti coi gambi tagliati, immersi nell'acqua fresca in una serie di secchi. Una sera si erano presentati tre ragazzi. Mio padre era da solo; mia madre, allora incinta di me, era rimasta a casa, perche lui non voleva che lei lavorasse di sera. Era tardi, gli altri negozi della piazza erano chiusi e mio padre stava per abbassare la serranda. Uno dei ragazzi gli aveva chiesto di riaprire, stava per andare a trovare la sua fi-danzata e gli serviva un bel mazzo. Lui aveva acconsentito, anche se loro erano maleducati, un po' ubriachi. Quando mio padre aveva mostrato il mazzo, il ragazzo 1'aveva trovato scarno e gli aveva chiesto di aggiungere piu fiori. Mio padre ne aveva messi altri, una quantity esagerata, finche il ragazzo non era stato soddisfatto. Aveva awolto i fiori nella carta, poi aveva legato intorno il nastro colorato, fissando il fiocco. Aveva detto il prezzo. II ragazzo aveva tirato fuori dalla tasca un po' di soldi. Non bastavano. E quando mio padre aveva rifiutato di consegnargli i fiori, il ragazzo gli aveva detto che era un deficiente, che non capiva nulla, che non sapeva neanche fare un bel mazzo per una bella ragazza. Poi, insieme agli altri, aveva cominciato a colpirlo fino a spaccar-gli i denti. Mio padre aveva la bocca piena di sangue, urlava, ma a quell'ora non lo aveva sentito nessuno. I ragazzi gli avevano gridato di tornarsene al suo paese. Avevano preso il mazzo e lo avevano lasciato per terra, cosi. Mio padre era finito al pronto soccorso. Per un anno non ha potuto mangiare cibo solido. Quando mi ha visto per la prima volta, dopo che sono nata, non e riuscito a dire nulla. Da allora fa fatica a parlare. Le parole si ingarbugliano, come se lui fosse un vec-chio. Si vergogna a sorridere perche gli mancano dei denti. Io e mia madre lo ca-piamo ma gli altri no, pensano che, essendo straniero, non sappia bene la lingua, a volte perfino che sia muto. piü informazioni 0®a ■ MIolEbookReader Modifica m w 4 I C > I <5> 4 19% GO Qabc esteso Gio 17:14 q. e äs • O • MIolEbookReader - Racconti romani o P OS Quando arrivano le pere, le mele rosse che crescono in giardino, gliele tagliamo in fette quasi trasparenti in modo che riesca a godersele. Attraverso uno dei suoi connazionali ha trovato questo lavoro, in questo luogo sperduto. Prima non conosceva la campagna, aveva sempre vissuto in cittä. Qui puö lavorare senza aprire bocca. Qui non ha paura di essere aggredito. Pre-ferisce stare tra gli animali e coltivare la terra. Ormai si e adattato a questo am-biente selvatico che lo protegge. Quando mi parla, quando mi porta in macchina a scuola, dice sempre la stessa cosa: che nella sua vita non ha potuto fare niente. Vuole solo che io studi, che fre-quenti l'universitä e che poi vada via, lontano da loro. vrebbe arrivare domani. Sistemo i letti disfatti, la stanza delle bambine incasinata. Spazzo via le mosche schiacciate. Hanno dimenticato o lasciato apposta un po' di cose che non servono piu, che tengo io. Disegni fatti dalle bambine, conchiglie raccolte in spiaggia, le ultime goc-ce di un bagnoschiuma profumato. Liste della spesa nella grafia piccola e sbiadita della madre con cui ha scritto, su altre pagine, tutto di noi. II giorno dopo, nella tarda mattinata, il padre comincia a caricare i bagagli in mac-china. Vedo quattro persone abbronzate, ancora piü affiatate. Non vogliono andare via. A colazione dicono che vorrebbero tornare l'anno prossimo. Quasi tutti gli ospiti dicono la stessa cosa quando partono. Alcuni, fedeli, tornano, ma alia mag-gior parte basta una visita. Prima di partire la madre mi fa vedere la roba in frigo che non vuole riportare in cittä. Mi dice che si e affezionata molto a questa casa, che ne sente giä nostalgia. Forse quando sarä presa dall'ansia, o dal lavoro, penserä a questo luogo: alParia pulita, alle colline, alle nuvole sfolgoranti al tramonto. Auguro buon viaggio alia famiglia e li saluto. Resto in attesa fino a quando la macchina sparisce. Poi mi metto a preparare la casa per una nuova famiglia che do- o cd' piü informazioni 0®a