• MIolEbookReader Modifica M & > £ <5> ^ 100% B Q ABC esteso Gio 10:28 Q. O • O • MIolEbookReader - Praga magica o P OS Angel o Maria Ripellino Praga magica Einaudi Splendori e ombre di una citta p/'u informazioni < > É MlolEbookReader Modifica e-. M & C > > <5> ^ 100% B Q ABC esteso Gio 10:28 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ <* P 05 Angelo Maria Ripellino Praga magica Einaudi • MIolEbookReader Modifica M & C > > <5> 4 100% B Q ABC esteso Gio 10:28 Q. O • O • MIolEbookReader - Praga magica o <* P OS Parte prima É MlolEbookReader Modifica e-. M & C > £ <5> ^ 100% B Q ABC esteso Gio 10:28 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P 05 1. Ancor oggi, ogni notte, alle cinque, Franz Kafka ritorna a via Celetná (Zeltnergasse) a casa sua, con bombetta, vestito di nero. Ancor oggi, ogni notte, Jaroslav Hašek, in qualche taverna, proclama ai compagni di gozzoviglia ehe il radicalismo ě dannoso e che il sano progresso si puö raggiungere solo nell'obbedienza. Praga vive ancora nel segno di questi due scrittori, che meglio di altri hanno espresso la sua condanna senza rimedio, e perciö il suo malessere, il suo malumore, i ripieghi della sua astuzia, la sua finzione, la sua ironia carceraria. Ancor oggi, ogni notte, alle cinque, Vítězslav Nezval ritorna dall'afa dei bar, delle betto-le alia propria mansarda nel quartiere di Troja, attraversando la Vltava con una zättera1. Ancor oggi, ogni notte, alle cinque, i massicci cavalli dei birrai escono dalle rimesse di Smíchov. Ogni notte, alle cinque, si destano i gotici busti della galleria di sovrani, architetti, arcivescovi nel triforio di San Vito. Ancor oggi due zoppicanti soldáti con le baionette ina-state, al mattino, conducono Josef Švejk giú da Hradčany per il Ponte Carlo verso la Cittä Vecchia, e in senso contrario, ancor oggi, la notte, a lume di luna, due guitti lucidi e grassi, due manichini da panoptikum, due automi in finanziera e cilindro accompagnano per lo stesso ponte Josef K. verso la cava di Strahov al supplizio. Ancor oggi il Fuoco effigiato dall'Arcimboldo con svolazzanti capelli di fiamme si pre-cipita giú dal Castello, e il ghetto si incendia con le sue scrignute catapecchie di legno, e gli svedesi di Königsmark trascinano cannoni per Malá Strana, e Stalin ammicca malěfico dal madornale monumento, e soldatesche in continue manovre percorrono il paese, come dopo la sconfitta della Montagna Bianca. Praga «fu sempre cittä di avventurieri», si legge in un dialogo di Miloš Marten, «per secoli nido di avventurieri senza pieta né légami. Venivano a frotte dalle quattro parti del mondo a predare, a spassarsela, a spadroneggiare»: «e ciascuno strappava, ingoiava un pezzo della viva polpa di questa misera terra, la quale dava sino a esaurirsi, senza ehe aleuno le si desse, per ripagarla di ciô ehe le aveva tolto» 2. Troppo spesso asservita ed afflitta da ruberie e da soprusi, troppo spesso teatro alla spoc-chia di prepotenti stranieri, di masnade bruttissime di lanzichenecehi e gradassi, ehe ne fe-cero strazio e si lupeggiarono ogni sua sostanza. Quanti grugni porcini, impacciandosi nelle occorrenze di Praga, vi si sono accampati nel corso dei tempi: squassapennacchi dalle armature dorate e dal gonfio petto tintinnante di cióndoli, fratacehioni di tutte le confratěrnite e preláti del porta inferi, Obergauner ehe piombavano in side-car, seminando rovina, e ma-chiavellisti e fratelli traditorissimi, e ceffi mongolici come in racconti di Meyrink, e qualche assessore di collegio caucasico, preposto a imbavagliare il pensiero, e ciurme di regolisti e di sgherri ehe, puntando il mitra, sbaiaffano fagiolate ideologiche, e interi conclavi di generáli capocehi, tra i quali sia ricordato; per le innumere placche e medaglie ehe lo avviluppa-no, lo zelante Episciov, coglione in eremisi. Alla soglia della seconda guerra mondiale Josef Čapek, ehe sarebbe perito in un Láger nazistico, narrô in un ciclo di caricature la storia di due protervi stivali, due neri víseidi guitti ehe, moltiplicandosi come le salamandre, spargono per ľuniverso menzogna, sfacelo e morte3. Ancor oggi pesanti stivali calpestano Praga, ne strozzano ľinventiva, il respiro, ľintelligenza. E, sebbene ciascuno di noi non si stanchi di sperare ehe queste sciagurate scarpacce, come quelle ehe disegnô Josef Čapek, finiscano tra le cianfrusaglie di Chronos, il Gran Rigattiere, tuttavia molti si chiedono se, data la brevitä della vita, ciô non aceadrä troppo tardi. ■ MlolEbookReader Modifica W & O 5 > 4 ioo% a Q abc esteso Gio 10:28 Q, O i= • O MlolEbookReader - Praga magica O ■ P K HP 1 Cfr. Vítězslav nezval, Z me/io života, Praha 1959, pp. 177-79, e jiří svoboda, Přítel Vítězslav Nezval, Praha 1966, p. 203. 2 Miloš marten, Nad městem (1917), Praha 1924, p. 24. 3 josef čapek, Diktátorské boty (1937), in Dějiny zblízka (Soubor satirických kreseb), a eura di Otakar Mrkvička, Praha 1949. Cfr. jaromír pečírka, Josef Čapek, Praha 1961, p. 82. piů informazioni É MlolEbookReader Modifica e-. M & C > £ <5> ^ 100% B Q ABC esteso Gio 10:28 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P 05 2. Detlev von Liliencron era convinto di esser giä vissuto una volta nella capitale boema, non come poeta, ma come capitano dei lanzichenecchi del WallensteinAnch'io ho la cer-tezza di avervi abitato in altre epoche. Forse vi giunsi al séguito delia siciliana principessa Perdíta ehe, in The Winter's Tale di Shakespeare, va sposa al principe Florizel, figlio di Po-lissene, re di Boemia. Oppure come scolaro dell'Arcimboldo, «ingegnosissimo pittor fanta-stico», ehe dimorô per molti anni alia corte di Sua Maestä Cesarea Rodolfo II2. Lo aiutavo a dipingere i suoi ritratti compôsiti, quegli inquietanti e scurrili mostacci, rigonfi come di porri e di scrôfola, ehe egli imbastiva ammucchiando frutti, fiori, spighe, paglie, animali, cosí come gli Incas mettevano pezzi di zucea nelle guance e ocehi ďoro ai cadaveri3. Oppure, nello stesso torno di tempo, ciarlatano in una baracca a Piazza delia Cittä Vec-chia, spacciavo lettovari ed intrugli ai babbioni e, quando gli sbirri seoprirono i miei ingan-namenti, feci un leva eius, tornando da Praga come una gazza seodata. O piuttosto vi giunsi con un Caratti, un Alliprandi, un Lurago, con uno dei tanti architetti italiani, ehe diedero inizio al Barocco nella cittä vltavina. Ma se guardo il quadro in cui Karel Skréta effigiô (1653) Dionysius Miseroni con una coppa di ônice in mano, mi sembra di aver lavorato, io ehe amo limar le parole come pietre dure, nella bottega di questo intagliatore, ehe fu anche custode delle collezioni imperiáli. O forse non c'e bisogno di risalire cosí lontano: semplicemente ero uno dei molti figuri-nai e stuceatori italiani, ehe nel secolo scorso affluirono a Praga, aprendovi negozi di statuette di gesso 4. Benché sia piú probabile ehe io appartenessi alla folta schiera di quelli ehe, p/ú informazioni a ogni ora del giorno, giravano per le viuzze e i cortili della capitale boema con un organet-to, nella cui parte anteriore splendeva un teatrino invetriato. Posavo l'organetto su un tré-spolo, alzavo la tela di cänapa che lo ricopriva e, al volgersi della manovella, nella bacheca raffigurante una fuga di piccole sale con sfondo di specchi danzavano a coppie minuscoli vagheggini in marsina e calzoni bianchi, bianche damine con la crinolina e la pettinatura a paniere ed esigui ventagli'. Ma taluni giä da lungo tempo mi hanno identificato con Titorelli, l'imbrattatele, il dispensiere di Kitsch, il quale, oltre a ritratti, dipinge paesaggi stenti ed uguali che a molti non piacciono, perché «troppo tristi»6. E c'ě chi pensa che io sia state quel diente della banca a cui, nel Processo, K., che sa un po' di italiano e si intende di arte, dovrebbe mostrare i monumenti di Praga. L'origine meridionale del diente, i suoi «grossi baffi grigio-bleu» profumati, la sua «giacchettina stretta e corta», i molti gesti delle sue agili mani mi indueo-no a credere che qualcosa di vero sussista in questo bislacco aecostamento. Se ě cosí, mi dispiace di non essere andato quel giorno piovoso, freddo, umido all'appuntamento nella cattedrale costruita nel xiv secolo da Matyáš di Arras e da Petr Parier di Gmünd, mi dispiace di aver fatto attendere in vano il signor procuratore7. Se poi mi rammento che Titorelli vien definito «uomo di fiducia del tribunale»8 e che il diente italiano ne ě certo uno stru-mento segreto, un Cursore, allora, nel futile giuoco delle incarnazioni, mi aecorgo di essere io stesso morbosamente invischiato nel guazzabuglio malsano di accuse, soffiate, messaggi arcani, sentenze, espiamenti, che costituisce il mistera e il calvario di Praga. Una sola cosa ě sicura, che da secoli io cammino per la cittä vltavina, mi mescolo alla moltitudine, arranco, girónzolo, annuso tanfo di birra, di fumo di treni, di melma fluviale, potete vedermi lä dove, come afferma Kolář, «invisibili mani rimenano sulle spianatoie dei marciapiedi la pasta dei passanti» 9, lä dove, per dirla con Holan, «i crostini di strade strofi-nati - con l'aglio della folla un poco puzzano»10. É MlolEbookReader Modifica e-. M & C > > <5> ^ 100% B Q ABC esteso Gio 10:28 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ <* P 05 1 Cfr. Oskar wiener, Alt-Prager Guckkasten (Wanderungen durch das romantische Prag), Prag-Wien-Leipzig 1922, p. 87. 2 Cfr. GREGORio COMANIN1, // Figino ovvero Del fine delia pittura, in Trattati d'arte del Cinquecento, a eura di Paola Barocchi. III, Bari 1962, p. 257. 3 Cfr. Alfred métraux, Gli Incas, Torino 1969, pp. 66-67. 4 Cfr. ignát herrmann, Pred padesáti lety, I, Praha 1926, p. 86. 5 Cfr. ibid., III, pp. 44-45. 6 Franz kafka, // Processo, a cura di Alberto Spaini, Torino 1966, pp. 245-46. 7 Franz kafka, // Processo cit., pp. 304-15. Pavel Eisner {«Proces» Franze Kafky, com-mento alia traduzione ceca del Processo, Praha 1958, p. 222) asserisce ehe si puö parlare di una sorta di «complesso italiano» di Kafka, riflesso forse del periodo (1907) in cui fu im-piegato nella filiale praghese delle Assicurazioni Generali. Nel novembre 1907 Kafka scri-veva a Hedwig W.: «imparo ľitaliano perché prima di tutto andrö probabilmente a Trieste» (Epistolario, a cura di Ervino Pocar e Anita Rho, Milano 1964,1, p. 52), Di questo «complesso» testimoniano anche i cognomi Sordini e Sortini nel Castello. 8 franz kafka, // Processo cit., p. 224. 9 jiří kolář, Svědek, in Ódy a variace, Praha 1946, p. 31. 10 Vladimír holan , Pruní Testament (1939-40), Praha 1940, p. 11. É MlolEbookReader Modifica e-. M & C > £ <5> ^ 100% B Q ABC esteso Gio 10:29 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P 05 3. «Praga non molla. Non molla noi due. Questa mammina ha gli artigli. Bisogna adattarsi o... In due punti dovremmo appiccarle il fuoco, al Vyšehrad e al Hradschin, e cosi sarebbe possibile liberarci. Pensaci un po' rino a camevale»: sono parole di Kafka in una lettera a Oskar Pollak del 20 dicembre 1902'. Antico in-folio dai fogli di pietra, cittá-libro 2, nei cui libri resta «ancora tanto da leggere, da sognare, da capire» 3, cittá di tre popoli (il ceco, il tedesco, l'israelitico) e, secondo Breton, capitale magica dell'Europa4, Praga ě soprattutto vivaio di fantasmi, arena di sortilegi, sorgente di Zauberei, ossia di kouzelnictvi (in ceco), di kischef (in jiddisch). Tráppola che, se afferra con le sue brume, con le sue male arti, col suo tossicoso miele, non lascia phi, non perdona. «Non cessa mai di ammaliare coi propri incantesimi - scrisse Arnošt Procházka -la vecchia versiera Praga» 5. Non andarvi se cerchi una felicitá senza nuvole. Ghermisce ed arde coi suoi furbi sguar-di ed infatua e trasforma gli incauti che siano entrati nel cerchio delle sue mura. II banchiere occultista Meyer vi diventa, dopo un crac finanziario, lo scrittore di storie spiritiche, il ciar-latano mistico Meyrink. Affatturato, anch'io mi dibatto dentro il suo opaco cristallo come, in un racconto di Meyrink, il Pierrot che soffoca in una bottiglia6. Le ho venduto la mia ombra, come Peter Schlemihl al diavolo. Ma in cambio mi ricompensa con larghissima usu-ra: ě il Klondyke del mio spirito, uno straordinario pretesto per i miei ghiribizzi verbali, per i miei Nachtstiicke. Le ripeto sovente questi versi di Nezval: piú informazioni Mi chino sugli angoli dimenticati Praga che intessi il tuo splendore funebre fumo di osterie in cui si perde il cinguettio degli uccelli la sera come un sonatore di armonica fa scricchiolare le porte piangenti lunghe chiavi pesanti rinserrano indecifrabili cose e si spargono le orme come un rosario spezzato1. II sonatore di armonica ě proprio uno di quelli dipinti da Josef Čapek: l'ho spesso incon-trato a Dejvice ed in altri quartieri di periféria. «Prag, die Stadt der Sonderlinge und Phantasten, dies ruhelose Herz von Mitteleuropa»8. Cittä per cui vagano strampalati commandos di alchimisti, di aströloghi, di rabbini, di poeti, di templáři acěfali, di angeli e santi baroc-chi, di arcimboldeschi fantocci, di marionettisti, di conciabrocche, di spazzacamini. Cittä aggrottescata di umorí stravaganti e propizia agli oröscopi, alla Clownerie metafisica, alle räffiche di irrazionale, agli incontri fortúiti, ai concorsi di circostanze, alle complicitä inve-rosimili tra fenoméni opposti, ossía a quelle «coincidenze petrificanti» di cui discorre Breton9. E dove i boia, come in Kafka, hanno il doppio mento e l'aspetto di glabri tenori10 e potresti intopparti nelle «bambole parlanti» («mluvici panny») di Nezval, simili a quelle di Bellmer, testa calva ed orecchie di porcellana11, o nella Leni kafkiana, rusalca, la quale ha l'anulare e il medio delia mano destra congiunti da una membrána12. La tua sorte - aveva predetto Tycho Brahe a Rodolfo II — ě legáta alla sorte del tuo pre-diletto leone: e Rodolfo infatti morí (gennaio 1612) pochi giorni dopo la morte delia belva '3. Rodolfo, personaggio precipuo della cittä vltavina, devoto alle stelle e cultore di arte spargirica, che giustamente Bulgäkov ha posto nel növero degli illustri Cadaveri invita-ti all'orrido ballo di Satana '4. A tratti l'arcanitä della Golemstadt si dilata all'intera Boemia, terra di frontiera, crocic-chio esposto a tutti i vcnti, «nel punto centrale dell'Europa, dove - a detta di Musil - si in- É MlolEbookReader Modifica e-. M & C > > <5> ^ 100% B Q ABC esteso Gio 10:29 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ <* P 05 tersecano gli antichi assi del mondo»15. In un racconto di Apollinaire una vecchia zigana in un villaggio bosniaco asserisce di venire dalla Boemia, «le pays merveilleux oú ľon doit passer mais non séjoumer, sous peine ďy demeurer envoúté, ensorcelé, incanté» 16. Un so-gno: girare a piedi un'estate per la provincia boema, da Dobříš a Protivín, da Vodňany a Hluboká, picareschi, arruffati, di taverna in taverna, tovaglie lorde e birra stantía, spaventa-re le oche sulle aie, dormire sulľerba, scavezzacolli, sventati, «gigli di campo, - con anima ingenua di apostoli», come i vagabondi di Karel Toman , come lo sregolato pittore baroc-co Petr Brandl, come Jaroslav Hašek. Afferma Nietzsche in Ecce Homo : «Se cerco un'altra parola per dire musica, trovo sempře e solamente la parola Venezia»18. Io dico: se cerco un'altra parola per dire arcano, trovo soltanto la parola Praga. E torbida e malinconiosa come una cometa, come un'impressione di fuoco la sua bellezza, e serpentina ed obliqua come nelle anamôrfosi dei manieristi, con un alone di lugubritä e di sfacelo, con una smorfia di eterna disillusione. Osservandola di sera dalla sommitä di Hradčany, Nezval notô: «Se guardi di lassú Praga, ehe accende ad una ad una le sue luci, ti senti come uno ehe volentieri si getterebbe a capo-fitto in un lago chimerico, nel quale gli sia apparso un castello incantato con cento torri. Questa sensazione, ehe in me si ripete quasi sempře ogni volta ehe su quel nero lago di tetti stellati mi sorprende lo scampanío vespertino, un tempo nella mia mente si univa alľimma-gine di una defenestrazione assoluta» 19. Lampeggianti parole ehe colgono il nesso tra la mestizia di un paesaggio intriso di un lutto cosmico, un lutto aggrandito dai rispecehiamenti fluviali, e la sostanza franosa, la trama di crolli, le inibizioni, i precipizi delia storia praghese. Ma giä prima di Nezval, in modo analogo, Miloš Marten aveva adombrato ľontología Praga-mistero, ehe meglio si avverte, serutando la cittä dal poggio di Hradčany al tramonto: «Fra poco divamperanno nel nero cristallo delia notte le luci, centinaia di ocehi ehe guarda-no in su, malsicuri»: «Li conosco tutti! I custodi del fuoco dei lungofiume, duplicati nello specchio della scintillante Vitava, questo ardente viale che sale per la collina come nell'in-finito, e lä, in alto, il cespuglio di candele accese sul catafalco di un cadavere ogni giorno diverso. E la pupilla fosforescente di un uccello rapace giü accanto al ponte e lo sguardo sghembo di una casetta simile al volto di un cinese che rida»20. L'ambigua cittä vltavina non giuoca a carte scoperte. La civetteria antiquaria, con cui va fingendo di essere ormai solamente natura morta, taciturna sequela di trapassati splendori, spento paesaggio in un globo di vetro, non fa che aecrescere il suo maleficio. Si insinua sor-niona nell'anima con stregamenti ed enigmi, dei quali solo essa possiede la chiave. Praga non molla nessuno di quelli che ha catturato. Dunque pensaci fino a carnevale. 1 franz kafka, Epistolürio cit., p. 10. 2 Cfr. Vítězslav nezval, Město kniha (1936), in Básně všedního dne (Dílo, XII), Praha 1962, pp. 48-49. 3 Josef hora, Praha ve snu, in Proud, Praha 1946, p. 61. 4 andré breton, Introduction ä l'oeuvre de Toyen, in: andre breton - Jindřich heisler -benjamín péret, Toyen, Paris 1953, p. 11. 5 arnošt procházka, Kouzlo Prahy (1913), in Rozhovory s knihami, obrazy i lidmi, Praha 1916, p. 96. 6 Gustav meyrink, Der Mann auf der Flasche. 7 Vítězslav nezval, Večerka, in Praha s prsty deště (1936), ora in Dílo, VI, Praha 1953, p. 123. 8 «Praga, la cittä degli strambi e dei visionari, questo cuore irrequieto del Mitteleuropa»: oskar wiener, Deutsche Dichter aus Prag, Wien-Leipzig 1919, p. 5. andre breton, Nadja, Torino 1972, pp. 15-16. 10 franz kafka, // Processo cit., p. 344. É MlolEbookReader Modifica ® w 8? >l > <5> ^ 100% B Q ABC esteso Gio 10:29 q. e ís • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P OS 11 Cfr. Vítězslav nezval, Mluvícípanna, in Zpáteční lístek, Praha 1933, pp. 171-76. 12 franz kafka, // PľOceSSO cit., p. 167. 13 Cfr. Eduard herold, «Lví dvůr», in Podivuhodné příběhy ze staré Prahy, a eura di Karel Krejčí, Praha 1971, pp. 142-44. 14 michail bulgakov, // Maestro e Margherita, Torino 1967, pp. 262-63. 15 Robert musil, L'uomo senza qualitä, I, Torino 1957, p. 36. 16 guillaume apollinaire, UOtmika (1903), in L'Hérésiarque et C" (1910), ora in (Eu-vres completes, a cura di Michel Décaudin, I, Paris 1965, p. 156. 17 karel toman, Tuláci, in Sluneční hodiny (1913), ora in Dílo, a cura di A. M. Pisa, Praha 1956, p. 100. 18 Friedrich nietzsche, Ecce Homo, a cura di Roberto Calasso, Milano 1969, p. 49. 19 Vítězslav nezval, Pražský chodec (1938), ora in Dílo, XXXI, Praha 1958, pp. 280- 81. 20 Miloš marten, Nad městem cit., p. 20. É MlolEbookReader Modifica ® w 8? * ; <5> ^ 100% B Q ABC esteso Gio 10:29 Q. O ;s • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ <* P 4. Non a caso parecchi scrittori del tempo delia Secese (Secession) hanno rappresentato la cittä vltavina come una donna lusinghevole e pěrfida, come una magalda lunatica. Parago-nandola ad una «Salome tenebrosa» ehe danzi con la testa dei suoi innamorati, dice Oskar Wiener: «Chi ľabbia guardata una volta nei profondi ocehi trepidi e misteriosi, resta per tutta la vita súceubo delľincantatrice»: «Anche coloro ehe la passione per Praga non portô alla rovina ammalarono di un perenne struggimento»E Miloš Marten: «E bella. Amma-liante come una donna, inafferrabile come una donna, nei veli azzurri del erepuscolo, in cui si ranniechia sotto i fiorenti declivi, allacciata dalla cintura di acciaio del suo fiume, cospar-sa degli smeraldi di cupole verderame...» 2. E Miloš Jiránek: «Vi sono sere in cui Praga, la nostra sporca, triste, tragica Praga nella luce ďoro del tramonto si muta in una bionda bel-lezza fiabesca, in un solo prodigio di luce e di fulgore» Ma giä Vilém Mrštík, nel romanzo Santa Lucia (1893), aveva effigiato la cittä come una «nera bellezza», una «nera seduttrice», «nascosta nel négligé delle bianche nebbie vltavine»4. Per i giovani delia provincia morava sullo scorcio del secolo xix Praga, coi suoi palazzi di nobile affare, col suo fiume, con le sue leggende, ě, come Mosca per le tre sorel-le, sorgente di insonnia, miraggio, acciarino del desiderio. Senza progetti né impieghi e senza conquibus spiccano il volo dalle remote campagne verso la capitale, ossía verso ľignoto e, impigliandosi nella sua demonía, molti di loro non tornano. II protagonista di questo romanzo, Jiří Jordán, figlio di un povero operaio di Brno, affa-scinato dalla cittä vltavina, sua terra promessa, calappio delia sua fantasia, vi si reca per stu- diarvi legge. Egli ama Praga come una fémmina viva, con una malsana concupiscenza5. Ma Praga ě scontrosa coi suoi innamorati: «strangola nel proprio abbraccio di pietra l'ingenuo entusiasta, il focoso sognatore di Brno, attratto da essa con tutti i suoi nervi e i suoi sensi vogliosi di vita»6. Viene l'inverno, nessuno ha cura di lui e, consumati gli scarsi risparmi, egli soffre il freddo, la fame, prova mille amarezze, come tutti gli studenti di provincia sba-lestrati nella capitale. Jordán dunque «si brucia nella fiamma inebriante di Praga come una barcollante farfal-la»7. Ma il disinganno non attenua il suo ardore: «...continuava a irretirlo, peccaminosa, lo attraeva, anche quando, osservata di lontano, sembrava riposare nel buio. La seduttrice dor-miva tra le braccia di quelli che la pagavano meglio»: «Gli frusciava alle spalle, con un cupo rombo accompagnava i soffocati sospiri delle sue insaziabili labbra e, se non poteva far altro, con urli squillanti gli ricordava di lontano che i treni si approssimavano al suo cor-po e che sempře nuove folie, sempre nuove vittime si perdevano nel suo grembo senza rondo*8. Bellissima immagine dei treni, che si accostano al grembo di questa non certo «mammi-na» («matička»), ma adescatrice, volubile druda, la quale si sbelletta con mutevolissimi bi-stri di luci e si avvolge in vestaglie fluttuanti di nebbie, come in bizzarri négligés di bordello. Vien da pensare che, invece di corrispondere alia dedizione di un gramo studente smarri-to, costei si dará alle lascivie con qualche ricco mammalucco venuto dalla provincia, con un baalboth imbertonato, sulla cui pancia sussulti l'orologio pendente da un'enorme catena, un baalboth come quello che Werfel, in un suo racconto, ha inserito tra i clienti di un lussuoso postribolo9. Jordán, infermo, affamato, smagrito, senza pastrano, le scarpe rotte, si aggira, cespitando come un automa, per Praga, arso dalle sue intemperie, saettato dai suoi sguardi allettanti, in preda alla febbre e al delirio, il non ammesso, l'escluso, l'estraneo. Si aggira in continuo colloquio con la civetta di pietra, che insieme lo incapriccia e lo sfugge, indifferente ai suoi piú informazioni < > É MlolEbookReader Modifica ® w 8? >l > <5> ^ 100% B Q ABC esteso Gio 10:29 q. e ís • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P 05 späsimi, al suo errare disperatissimo. Raccolto esänime in strada, morirä alľospedale, ma sino all'ultimo brilla nei suoi occhi ľicona di Praga, vanissima fémmina, cosi tórbida e cosí provocante, da richiamare alia mente le creature muliěbri dei quadri delia Secese. E in effet-ti qualcosa in questa ipôstasi sessualizzata e meretricia delia cittä vltavina rimanda alle lan-guide donne, alle «bianche camelie», ehe alľinizio del secolo nostro dipingerä Max Svabin-ský10. Per la melodiosa sequela di acquerelli e di guazzi ehe lo percorre, il romanzo tiene anche delľimpressionismo. Con straordinaria sagacia pittorica Mrštík rende le piú sottili e impal-pabili sfumature atmosferiche, il variare del tempo, le tinte delia capitale boema, illusoria Santa Lucia, nelle diverse ore delia notte e del giorno: i barlumi lunari e le ombre azzurrô-gnole, il biancore dei tetti sotto la neve, lo scintillare del nastro di perle del fiume, il giallo barbaglio dei desolati lampioni a gas. Coi suoi contorni tremolami e confusi, ammorbiditi dalľumiditä vltavina, la Praga perläcea di Vilém Mrštík sembra, come una Loi'e Fuller, dis-solversi nello sventolio degli iridescenti veli di bruma, nel turbine dei drappi di luci multi-colori che la avviluppano. 7 arne Novák, Praha a slovesná kultura, in Kniha o Praze, a eura di Artuš Rektorys, III, Praha 1932, p. 17. Cfr. Vladimír justl, Bratři Mrštíkové, Praha 1963, pp. 12-14. 8 vilém mrštík, Santa Lucia cit., p. 231. 9 franz werfel, La casa di lutto, in Nel erepuscolo di un mondo, a eura di C. Baseggio, Miláno 1950, p. 515. 10 Cfr. Antonín Matějček, Max Švabinský, Praha 1947, pp. 20-22; jan loriš, Max Sva-binský, Praha 1949, pp. 100-4. 1 oskar wiener, Deutsche Dichter aus Prag cit., p. 5. 2 miloš marten, Nad městem cit., p. 21. 3 miloš jiránek, O krásné Praze, in Dojmy a potulky (1908), ora in Dojmy a potulky a jiné práce, Praha 1959, p. 43. 4 vilém mrštík, Santa Lucia, Praha 1948, pp. 137 e 39. 5 Cfr. jiří karásek ze Lvovic, Vilém a Alois Mrštíkové, in Impressionisté a ironikové, Praha 1903, pp. 76-77. f. x. Šalda, Vilém Mrštík, in Durše a dílo (1913), Praha 1947, p. 115. É MlolEbookReader Modifica ® w 8? * ; <5> ^ 100% B Q ABC esteso Gio 10:29 Q. O ;s • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ <* P 5. Ora ehe ne sono lontano, forse per sempře, mi chiedo se Praga esista davvero o se piutto-sto non sia una contrada immaginaria come la Polonia di re Ubu. Eppure ogni notte, cam-minando nel sogno, sento pietra per pietra il selciato di Piazza delia Cittä Vecchia. Vado spesso in Germania, per veder di lontano, come da Dresda lo studente Anselmo, le seghetta-te catene di monti delia Boemia . Mein Herr, das alte Prag ist verschwunden. Věra Linhartová, noi, sciame di fantasmi della diaspora, portiamo da un capo all'altro del mondo la nostalgia di questa terra perduta. II ritrattista barocco Jan Kupecký, prôfugo di confessione evangelica, dovunque vivesse, in Italia, a Vienna, a Norimberga, non cessô mai di chiamarsi «pictor bohemus» e sino all'ultimo fiato rimase devoto alia lingua ceca, alia fede dei Fratelli Boemi2. E cosi l'incisore barocco Václav Hollar, benché ěsule a Franco-forte sul Meno, a Strasburgo, ad Anversa, a Londra, si sentí sempre ceco, come dimostrano parecehie acqueforti firmate «Wenceslaus Hollar Bohemus», la didascalia di una di esse (1646): «Dobrá kočka, která nemlsá» (Una brava gatta non ghiotta), le parole ceche (come «les»: bosco e «pole»: campo) inserite nei suoi disegni e le sue frequenti vedute di Praga3. La capitale boema, ehe noiosamente rimäcina la sua triste farina, ci appare giä stinta e aggricciata nel freddo della memoria, dopo appena qualche anno di esilio, stinta ma piú fa-volosa, come nei vostri racconti, Věra Linhartová. La prosa della Linhartová, specie nei sei «capricci» del libro Meziprůzkum nejblíž uplynulého (Interanalisi del fluito prossimo, 1964), vuol trasferire nella dimensione del linguaggio i procedimenti della geometria de-serittiva: il suo ordito infatti si configura come una fuga di assoli di linee e di punti, una se- rie di proiezioni, traiettorie, rotazioni ed ellissi di corpi geometrici". Ma questo mondo geo-metricamente preciso ě ravvolto in fittissimi stracci di nebbia (la nebbia coincide col vuoto della memoria). I contorni di tutte le cose, la nátura, persino le pietre svaporano in un'aria lattiginosa, di sfilacciato cotone, come nei quadri di Šíma', e le parvenze, mutévoli ed eva-nescenti, traspaiono appena dalla calígine del proprio peculiare paesaggio. Fantocci di complicate manovre cerebrali, esse sono gli aněmici prolungamenti e altere-go della serittrice, e come lei trasognate, sonnambule. Pallida e quasi avesse le guance in-crostate di biacca, Věra assomiglia a quelle bambole di cera da vetrina di parrucehiere, «bambole parlanti», a quegli ováli enigmatici ehe piacevano ai surrealisti praghesi e, come le sue balenanti creature, sa suscitare un'irradiazione arcana, una zona di inesplieabile in qualunque luogo si ponga. Se Bohumil Hrabal, nella propria prosa, attinge alle fonti del Pop di Praga, alia billboard picture e al Kitsch dei vecehi album, - la Linhartová sottende i suoi rompicapi di assidui rimandi a diversi pittori cechi, fra i quali, oltre a Šíma, i surrealisti Jindřich Štýrský e František Muzika. Ma quel barcollío onirico, quel velatino stillante («stillante» equivale per lei ad «umoresco»), le talismaniche trasposizioni, il continuo rimuginare da démone lôico, čerti simulacri come il dottor Altmann, la Venezia da carnevale ehe sfuma nella precaria Praga degli anni Sessanta: tutto questo ci riconduce alia narrativa hoffmanniana. Del resto le contorsioni e gli späsimi della dialettica, la depurata astrattezza del ragiona-mento spingono la Linhartová a rimescolare alia rinfusa la storia e a far convergere nelle sue parabole gente di terre e di etä diverse. Cosi Praga, fasciata da sciarpe di bruma ed intri-sa di un lume alcoolico anälogo a quello ehe imbeve il poemetto Edison di Nezval, diventa cittä di elezione di Charlie Parker (ehe suona il sassôfono nella bettola «Orlík»), di Billie Holiday, di Dylan Thomas (ehe dimora in un quartiere fumoso della periféria), di Verlaine e Rimbaud (ehe convivono in una camera mobiliata nel centro della Cittä Vecchia), di Nižin-skij, della Linhartová stessa (anzi del signor Linhart, poiché paria al maschile) in un «man- piú informazioni < > É MlolEbookReader Modifica ® w 8? >l > <5> ^ 100% B Q ABC esteso Gio 10:29 q. e ís • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P 05 tello di raso» settecentesco. Cittä ehe ě una sorta di manicomio metafisico, dove questi per-sonaggi, pazienti e forse invenzioni delľambiguo psichiatra dottor Altmann (delia lega dei Coppelius e dei Lindhorst), si fanno pedine di quelľocculto elemento ehe potremmo chia-mare «pragheitä»: manicomio e ad un tempo palcoscenico sulľuniverso, con spěcole e Scale da capogiro e macehine buffe e con jazz e coi cammelli che Rimbaud si trascina sin den-tro la stanza ďaffitto, una stanza molto kafko-praghiana. Le sottigliezze, gli assiomi, ľincongruo spostarsi e sparire delle figurette, e gli insistenti motivi di deviazione dalla traiettoria, vertígine, precipizio e caduta dánno al discorso delia Linhartová un tono di freddo delirio, una demenza analitica, tanto piú cavillosa quanto piú esangue. Con la loro tensione continuamente spezzata come da una logopatia, saltuari allo stesso modo di aleune eseeuzioni di Charlie Parker, con gli squilibri e i sofismi e con quei movimenti di spola su e giú, di topo smarrito in un labirinto, i suoi «capricci» verbali imba-stiscono un distretto medianico, una sconsolata regione di larve, tra le cui matasse di nebbia ella si annida, come Else Lasker-Schüler, principe Jussuf, nelle sue chimeriche Tebe e Bagdad6. Anni or sono, non ricordo che anno, ma prima che le fonderie delia sorte lavorassero nuovi fulmini e tuoni per la cittä vltavina, trascorremmo insieme a Roma la sera di Natale, una sera piovosa, umidiccia, in casa di Achille Perilli. II pittore, dalla zäzzera chagalliana giä sparsa di canutiglia d'argento, sfoggiava un'enorme cravatta di fuoco, sua demonia. Věra indossava lo stesso trench d'argento, con cui mi era apparsa alla soglia dei caffě Slávia una mattina d'agosto: ľargento si addice ai sonnambuli. Un altro pittore, Gastone No-velli, che ci ha preceduti nell'erebo, si era tolti gli immensi scarponi, restando con le rozze calze di rossa lana. Věra se ne stava chiotta in un angolo a bere. Beaujolais, whisky, cognac. Dice il poeta: «Come vi ho amato, bottiglie piene di vino»1. Quando poi, a tarda notte, mi offrii di accompagnarla, non rammentava piú ľindirizzo delia famiglia che ľaveva ospitata. Cominciammo a girare dannatamente, corseggiando le vie giá deserte del centro, e Roma, fluttuando sul parabrezza bagnato, sembrava riempirsi di fiocchi di nebbia praghese. Senza curarsi dei miei nervi impigliati in quel bándolo di gira-volte, Věra cicalava sconnessamente. II suo dire imitava il ductus dei suoi «capricci», che si vanno costruendo «a vista», come ossessivi garbugli di una dialettica tortuosa e schizoide, tutta ritardi, ritorni, duplicamenti, ossimori, lacune, amnesie, discordanze, incastri di piani difformi, strampalati trastulli grammaticali: con un'attonita timiditá e un'andatura svogliata, a ritroso, da «canone granchiesco». Quella notte brilla, coinvolto nei viluppi implacabili di questa ciarla, resi ancor piú intricati dai ghirigori e meandri del nostro annaspare, nel metti e leva incessante di questa fabbrica, capii che la dialettica, come ogni ricerca a vuoto, per dirla con Weiner, l'autore piú caro a Věra Linhartová, ě «un diavolo, il quale ci incalza in cerchio come cani che inseguano la propria coda» 8. Věra ripeteva: sessantacinque, sessantacinque: probabilmente un numero civico. Come due maschere di un carnevale hoffmanniano correvamo su e giú per il Corso, da Piazza Ve-nezia a Piazza del Popolo e da Piazza del Popolo a Piazza Venezia, passando dinanzi a San Carlo, la dove, di giorno, su un palco, il ciarlatano Celionati vende radiči miracolose e ri-medi infallibili contro l'amore infelice e il mal di denti e la podagra'. Ripeteva con stizza: nei pressi di via Condotti, nei pressi... Ma via Condotti era ormai la praghese via Na Přikope. Si accaniva a cercare nella borsetta il foglietto con l'indirizzo, rovesciando sul sedile forcine, portacipria, amuleti, pěttini. Procedevo ormai lentamente come una rozza d'affitto e facendomi della mano sinistra letto a una guancia. Infine, dopo ore ed ore di giramenti, sguainó fuori un grido: via di Monte Brianzo. Per la mia candela verde, voliamo. La tanto attesa parola mi aveva scosso dalla sonnolenza. Pre-metti il pedale, come un lampo imboccando la strada tanto anelata. Tic toe tac: a un portone imporrito. Poi, dobrá kočka, která nemlsá (brava gatta non ghiotta), mi scappó dalla vista, ficcandosi in un buio androne, senza nemmeno salutarmi. In quel momento mi accorsi che É MlolEbookReader Modifica ® w 8? >l > <5> ^ 100% B Q ABC esteso Gio 10:29 q. e ís • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P OS era anche lei un personaggio delia mia Praga magica e picaresca, delia compagnia di alchi-misti, di aströloghi, di stralunati, di manichini, di odradek, che vi tiene spettacolo. Parigi o Roma, che importa. Avete seritto voi stessa ehe ognuno é il portatore del proprio paesaggio e ehe questo paesaggio non é impegnativo per gli altri che vi si muovano provvi-soriamente e che ľuomo sveste e abbandona «dopo un certo tempo anche il piú amato paesaggio con minore rimpianto ehe se si trattasse di una scomoda pelle di serpente» 10. 1 e. t. a. Hoffmann,H vaso ďoro (Prima vigília), in Romanzi e racconti, Torino 1969,1, p. 169. 2 Cfr. jaromír neumann, Český barok, Praha 1969, pp. 65-66. 3 Cfr. eugen dostál, Václav Hollar, Praha 1924, pp. 20 e 134; Johannes urzidil, Hollar: A Czech Emigre in England, London 1942, pp. 22-23 e 29. 4 Cfr. daniela hodrová, Umění projekce, in «Orientare» (Praha) 1968,3. 5 Cfr. Joseph Sima, catalogo della mostra al Musée National ď Art Moderně, Paris 7 no-vembre - 23 décembre 1968, con seritti di Jean Leymarie, František Smejkal, Roger Gil-bert-Lecomte, Roger Caillois, ecc. 6 Cfr. else lasker-schůler, Die Wolkenbriicke (Briefe), Munchen 1972. 7 Vladimír holan, Vezmi můj dík, dal ciclo Víno, in Trialog (1964) e ora in Lamento, Praha 1970, p. 72. 8 richard weiner, Lazebník, Praha 1929, p. 12. 9 Cfr. e. t. a. Hoffmann, La principessa Brambilla, cap. 1, in Romanzi e racconti cit., III, p.417. 10 věra Linhartová, Interanalisi del fluito prossimo, a eura di Ela e Angelo Maria Ri- pellino, Torino 1969, pp. 16-17. É MlolEbookReader Modifica e-. M & C > £ <5> ^ 100% B Q ABC esteso Gio 10:29 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P OS 6. Come la cittä vltavina, questo libro sarä signoreggiato dalla siluetta di Hradčany, la roc-ca, la dominante delia conca praghese. A Hradčany, a contrasto col sottostante Barocco di Malá Strana ritmato da pause di verde, si leva la cattedrale gotica di San Vito, coi suoi archi rampanti, con le lingue di fiamma dei suoi frastagliati pinnäcoli, con le sue finestre ogivali, con le smorfie ghignanti dei suoi doccioni1. Come un lumacone incantato, tornavo spesso ad almanaccare sulla schiera di busti ehe ne orna il triforio. La mia bramosía di colori si inebriava delle pietre preziose boeme: cor-niole, ametiste, calcedöni, diaspri, ägate, crisopäzi, che, incastonate e commesse in una malta ďoro, abbelliscono le pareti delia soave cappella di San Venceslao, brillando nella luce svenévole delle candele. Quelľintimo spazio raccolto e fiabesco e la Porta d'Oro a tre arcate col mosäico veneziano appagavano la mia sete di meraviglioso. II nembo di insegne, reliquie, gioielli, paténe, ostensori, ehe si aceumula nella cattedrale, rispondeva ďaltronde alla mia smania di nomenclature, alla mia passione per gli ammucchiamenti di oggetti. E poiché il Gotico per me si immedesima con ľardire delia giovinezza, mi rallegravo ehe Carlo IV, dopo la morte dei primo costruttore Matyáš di Arras (1352), avesse affidato la fabbrica di San Vito a un giovane ventitreenne, a uno sconosciuto, Petr Parier di Gmünd, ehe si rivelö architetto geniale. Eppure anche da quella sonáta verticale, da quella drusa di pietra cristallica, da quel trionfo dei Sesto Acuto soffia sempre qualcosa di misterioso, di ambiguo, ossía di praghe-sco, come se frotte di démoni tentennini vi si mescolassero a generazioni di santi. I doccioni mi si fondevano sempre nella fantasia con le larve grottesche e inquietanti della letteratura praghese. Fanno combutta diverse cose puntute nel cielo della capitale boema, trafiggono il costato del cielo con le loro guglie la cattedrale, il superbo beffroi del Municipio della Cittá Vecchia, la Porta delle Polveri, le torri della chiesa di Týn, quelle idrauliche e quelle del Ponte Carlo e cento altre. Non a caso Nezval paragona le torri nel chiarore notturno a un'«accolta di negromanti»2. II cielo di Praga si ristora delle beccate delle cúspidi, appog-giando le guance alle soffici cupole della stagione barocca, sebbene anche in quello smeral-do palustre si celi la coda del maleficio: a detta di Seifert, quando sorge la luna, in quel ver-derame, come negli acquitrini, si sente il gracidio delle rane3. Nell'ora dell'avemaria ascoltavamo dall'alto il frěmito delle campane di tutte le chiese di Praga. Guardavamo dall'alto l'intrico ammaliante di lucidi tetti embricati, di ballatoi, di torrette, di camini, di abbaini4. Ricordi le sere di festa, quando i riflettori incendiavano il verderame di San Nicola, le statue del Ponte Carlo, la facciata del San Salvátore? Dalla sommitá di Hradčany la cittá sembrava annegata in un polverio di fulgori giallognoli. Gli edifici riflessi nel fiume e cullati dalle onde si trasformavano in tremuli castelli subacquei, in rifugi di vodníci, di omini acquatili. Quelle sere i gabbiani, accecati dai calcinosi barba-gli, strillavano piú raucamente, come note di Janáček, profondendosi in lazzi e lanciandosi in torneamenti precipitévoli. Bianchissimi, col becco nero, volteggiavano inquieti sugli orli del Ponte delle Legioni, per poi posarsi sfiniti sulle acque, come barchette di carta. E al vi-cino Teatro Nazionale frattanto, con non minore destrezza, saltabeccava, magnifico bagat-telliere, Ladislav Pešek, con mostaccio di furbo e invenzioni ridicolose, negli abiti del ciur-madore Vocilka5. Ricordi le gělide sere in cui salivamo a Petřín, al Laurenziberg, sotto la neve, lentissimi come acquaiuoli? «Va bene, - si legge in Kafka - se proprio vuole verró con lei, ma resto del parere che ě assurdo andare ora, d'inverno e di notte, sul Monte San Lorenzo»6. Una luce giallastra stillava filamenti di miele dentro i lampioni. Tu avevi neri stivaletti di feltro, piú informazioni < > É MlolEbookReader Modifica e-. M & C > £ <5> ^ 100% B Q ABC esteso Gio 10:29 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P OS e col puntale delľombrello tracciavi sconclusionati alfabeti sui sentieri nevosi. La luna sbir-ciava di dietro sipari di nuvole, come una guitta paffuta nel giorno delia beneficiata. Am-miccava il rosso occhio grifagno deľľosservatorio astronomico. Briciole di luccicanti ricor-di si affollano come specchietti spezzati ammucchiati a scatafascio dentro una gerla. Le trarrô fuori ad una ad una, e con tanti frantumi ehe a malapena combaciano tenterô di evo-care ľinafferrabile effigie delia cittä vltavina. La rotonda romanica delia Santa Croce in via Karolina Světlá, dinanzi alia nostra abita-zione adornata di ottocenteschi graffiti. La fiera di San Matteo, il 24 febbraio, a Dejvice, nel cui fitto fango le scarpe affondavano, baraonda di giostre e musei delle cere e bancarelle gremite di pěttini e trombe di cartapesta, di lucerne in ferro battuto e cuori di latta o panfor-te, di immagini sacre e ritratti di Stalin. E i vagoni fermi su binari morti alia stazione Masaryk. E la villa Bertramka, dove, ospite della cantante Josefina Dušková, una notte di ottobre del 1787, Mozart avrebbe composto a poche ore dallo spettacolo, mentre i copisti irrequieti aspettavano, l'ouverture del Don Giovanni 1. E le statue del Ponte Carlo incappucciate di neve. E gli occhi guerci delle lampade a gas nelle sghembe viuzze a Hradčany. E i mulini delľisola Kampa, in specie il Mulino dei Gufi (Sovovský mlýn, Eulenmiihle), accanto al quale, in un'umida casa che un tempo era stata una conceria, nella «casa del poeta tragico»8, abitava, lúgubre, Holan, sempře rissando con ľinquilino di sopra, Jan Werich, il piú grande clown di Boemia. La leggenda racconta che quel mulino derivasse il nome dai gufi (sovy), che facevano il nido nelle cavita di un vecehissimo pioppo, supěrstite di pri-mordiali foreste, mentre in effetti, piú poveramente, cosi si chiamava per il suo proprietario, pan Sova, ossfa signor Gufo9. E ľacqua stagnante della Cenovka (Ramo del Diavolo). E il labirinto di speechi a Petřín. E i manifesti con le scarpe Baťa, tarchiate bareacce di indi-struttibile cuoio. E i cieli mossi dal vento, arene di «azzurri soffianti» 10 sulla collina di Vyšehrad, dalla quale i passanti in basso sembrano le figurine di un disegno infantile. E, in Piazza San Venceslao, la maiuscola insegna luminosa della Casa della seta di Lione, gli automaty, i buffets, zibaldoni di torte, tartine, salsicce nella mostarda, nericcia spuma di birra. E i pupazzi dei turchi in turbante e gabbäno turchino, che annuivano dalle vetrine delle drogherie Meinl. E la ferraglia dei rossi tram, che arrancavano verso il cimitero di Olšany, con una corona appesa al rimorchio, come una ciambella di salvataggio. E le ragaz-ze che, in abito lungo, le guance con leggerissime leccature di minio, figure dell'inestingui-bile Biedermeier praghese, consimili alle «bambole da caffe» («kavove panenky») di Štýrský u, andavano al primo ballo al Lucerna, in compagnia della madre. E le mingherline stamberghe del Nuovo Mondo, che si accatastano a vänvera l'una sull'altra12. E le fortuno-se casacce di Libeň, di Žižkov che, nonostante la scorticata miseria, sanno recitare misteri barocchi, mutandosi, come afferma Kolár, in «navate di templi con infinito corale di vasel-lame - fra incenso di sciacquature - con elevazione di zolfanelli per cercare il numero - dei confessionali (con ottomana attaccapanni e catinella)»13. E la torre del Municipio della Cittä Vecchia, col calendario dipinto da Josef Mánes, «ci-clo di dodici idilli sulla vita del contadino boemo» 14, e con l'orologio astrologico di Maestro Hanuš, sopra cui si anima, al batter delle ore, un teatrino allegorico. Dietro due finestri-ne vedi sfilare un gruppetto di piccole statue: gli apostoli col Salvátore, e la morte che allet-ta ľavaro e ľavaro che la respinge, e il turco, ed altre figure, finché, al canto di un gallo, tutto spariscels. E ľabbagliante ostensorio d'oro tempestato di piú di seimila diamanti nel-l'assorto oratorio di Loreta, dove batte alle tempie il silenzio dei secoli e dal törrido sfarzo di tabernacoli, statue, calici, ex voto traspare ancor oggi la mestizia di Praga ricattolicizzata "\ Ma bašta: dai troppi ricordi mi fuma ormai il sale in zucea. Eppure: ricordi? Nella nostra continua flänerie per le strade della cittä vltavina cercava-mo i caffě dei poetisti, i Kaffeehäuser, catacombe - come Kafka notö - degli serittori ebrai-ci di Praga17', le cento osterie frequentate da Jaroslav Hašek, i cabarets di altri tempi e, a Na Poříčí, le tracce dei vecehi šantány e Tingeltangells. Attirati dalla «profonda risata delle É MlolEbookReader Modifica e-. M & C > > <5> ^ 100% B Q ABC esteso Gio 10:29 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ <* P OS birrerie»19, vi entravamo, partecipando alla guerra di successione dei boccali e dei gotti, agli accesi battibecchi dei clienti ehe, irrorati da un perpetuo asperges di Pilsen, dialogano secondo il principio «Já o koze von o voze» (Io delia capra lui delia rapa), ehe anch'esso rispecchia ľincongruenza delia capitale boema. Entravamo nelle kavárny, in stanzoni fumo-si di moca, e qui ci accoglievano ľalpäca nero dei camerieri dal portafogli rigonfio, il bal-bettío implacabile delle vecchiette, ehe vi si riuniscono a spettegolare, dopo aver fiutato tut-te le chiese, lo sguardo scurrile di gnocehe sgualdrine grassocce, le quali dänno mattana a bellimbusti maturi, ehe fingono di ripararsi dietro un giornale attaccato a una stecea, ľebe-tudine di goccioloni, ehe restano per ore intere imbambolati a fissare in un biechiere il dio delia birra, e talvolta orchestre di dame polpose con vólto bistrato e gorgiere di perle sul-ľampio scollo. Tutto ciô ritorna la notte a ingombrare le insonnie. Picchiano arcanamente, la notte, im-pugnati da chi torna tardi, i battenti arabescati e inquietanti dei portoni di Malá Strana20. Stráni nomi ehe aguzzano la reverie hanno i palazzi di questo quartiere21: Al gämbero ver-de, Al gämbero ďoro, Alľangelo ďoro, Alla rapa bianca, Al luccio ďoro, Al leone rosso, Alle tre Stellině, Alľaquila bianca, Al cervo rosso, Ai tre cuori ďoro, Alle tre rose, Alla mela bianca, Al capro rosso, Alľaquila nera, Al cigno d'oro, Alla ruota d'oro, Al grappolo ďoro, Al ferro ďoro di cavallo. Sebbene il Castello sia vôlto verso Malá Strana, ehe gli gia-ce in grembo, tuttavia Malá Strana non sembra guardare il Castello, e del resto non guarda nemmeno il fiume22. Le sue architetture guarnite di altane, ättici, torri, mansardě, comígno-li, sono immerse nel sonno, racehiuse in se stesse, scontrose come forzieri, e le sue viuzze rassembrano spazi segreti, ridotte, corridoi misteriosi: circostanza ehe aceresce il suo di-stacco dalla vita in fermento, la sua ciclotimia, la sua solitudine. Qualcosa di noi ě rimasto nei průchody, ossía nei passaggi, ehe permettono di attraversa-re il centro di Praga senza uscire aľľaperto, nella fitta rete di piecole strade furtive, nascoste alľ interno di blocchi di case vecehissime23. Nella Cittä Vecchia ci imbrogliava questo ordí- piú informazioni to di änditi oceulti e comunicazioni infernali, che per ogni verso si spandono e la ricercano tutta. Straduzze bambocce, infilate di androni, cammini di ronda dove si penetra a stento, cunícoli che ancora odorano di Medioevo, trasandate strettoie impacciatissime, in cui mi sentivo come dentro la gola di una bottiglia. In čerti punti strozzati della Cittä Vecchia il visitatore si perde, intoppando nella malignita di alti muri. Ah, i muri di Praga, questo motivo ossessivo della poesia holaniana. II plesso volubile delle medievali straduzze, che ďimprovviso si stringono o allargano, si ritraggono o sporgono spezzatamente, cava del senno il passante, impedendogli un libero andare. Ě come se la materia della cittä medievale gli venisse addosso, quasi aderendo al suo corpo con smancerie carcerarie24. Mi sottraevo all'angustia impiccatoia delle viuzze, alla sbricca-ría di quei vicoli torvi, a quei muri prěnsili e storti, fuggendo sulle verdi isole, nei fioriti perterri e nei parchi e nei belvederi e negli orti, che da ogni lato circondano Praga. 1 Cfr. zdeněk wirth, František kop, Václav ryneš, Metropolitní chrám Svatého Víta, Praha 1945; vojtech birnbaum, Listy z dějin umění, Praha 1947, pp. 91-112, 113-19, 120-45; a. kutal, d. líbal e a. Matějček, České uměni gotické: Stavitelství a sochařství, I, Praha 1949, pp. 24-26; jan wenig, Chrám chrámů, Praha 1955; jakub pavel, Chrám Svatého Víta v Praze, Praha 1968; viktor kotrba, Architektura, in České umění gotické: 1350-1420, a eura di Jaroslav Pěšina, Praha 1970, pp. 58-62. 2 Vítězslav nezval, Pražský chodec cit., p. 374. 3 Jaroslav seifert, Světlem oděná (1940), Praha 1946, p. 24. 4 Cfr. Ladislav sitenský - Jaroslav herout, Praha stověžatá, Praha 1971. 5 Nella commedia Strakonický dudák (II sonatore di cornamusa di Strakonice, 1847) di Josef Kajetán Tyl (1808-56). É MlolEbookReader Modifica e-. M & > > <5> ^ 100% B Q abc esteso Gio 10:29 q. O ís • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ <* P OS 6 franz kafka, Descrizione di una battaglia (1904-905), in Racconti, a cura di Ervino Pocar, Miláno 1970, p. 6. 7 Cfr. Jaroslav patera, Bertramka v Praze, Praha 1948, pp. 92-98. 8 Vladimír holan, Noc s Hamletem (1964): Una notte con Amleto, Torino 1966, p. 126. 9 Cfr. jan herain, Stará Praha, Praha 1906, p. 130. 10 «Vanoucí modře» (Azzurri soffianti) intitolô František Kupka alcuni suoi quadri. Cfr. Ludmila vachtová, František Kupka, Praha 1968. 11 Cfr. Jindřich štýrský, Sny, a cura di František Smejkal, Praha 1970, pp. 69-70. 12 Cfr. vojtech volavka, Pouť Prahou, Praha 1967, p. 288. 13 jiří kolář, Litánie, in Ody a variace, Praha 1946, p. 16. 14 Miloš jiránek, Josef Mánes, Praha 1917, p. 28. 15 Cfr. jan dolenský, Praha ve své slávě i utrpení, Praha 1903, pp. 298-300 e 307-15; joseph wechsberg, Prague: The Mystical City, New York 1971, pp. 67-68. 16 Cfr. jan herain, Stará Praha cit., pp. 254-55. 17 Cfr. gustav janouch, Colloqui con Kafka, a cura di Ervino Pocar, Milano 1964, p. 32. 18 Cfr. vojtech volavka, Pouť Prahou cit., p. 98, e eduard bass, Labutí píseň Na poříčí, in Kukátko, Praha 1970, pp. 211-12. 19 jiří kolář, Svědek, in Ody a variace cit.,p. 33. 20 Cfr. jan dolenský, Praha ve své slávě i utrpení cil., pp. 172-75. 21 Cfr. n. melniková-papoušková, Domovní znaky a vývěsní štíty pražské, in Kniha o Praze, a cura di Artuš Rektorys, III, Praha 1932, pp. 128-45. 22 Cfr. vojtech volavka, Pouť Prahou cit., pp. 159-60. 23 Cfr. egon Erwin KiscH, Die Abenteuer in Prag, Wien-Prag-Leipzig 1920, pp. 68-77; vojtech volavka, Pouť Prahou cit., pp. 74-75. 24 Cfr. vojtech volavka, Pouť Prahou cit., p. 33. É MlolEbookReader Modifica e-. M & C > > <5> ^ 100% B Q ABC esteso Gio 10:29 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ <* P OS 7. Questo non ě, signoři, un Baedeker, sebbene molte vedutě della cittá vltavina vi compa-iano, scattando come i vetrini a colori di un View-Master, di un Guckkasten. Non faro 1'ac-compagnatore saccente, che caca le sue imparaticce parole come un graziano. Questo mio dittamondo praghese ě un libro sconnesso, sbandato, a frastagli, scritto nel-l'insicurezza e nei mali, con disperággine e con pentimenti continui, con rinfinito rimorso di non conoscere tutto, di non stringere tutto, perché una cittá, anche se assunta a scenario di una flánerie innamorata, ě una dannata, sfuggente, complicatissima cosa. E perció scorre-rá traballante come le vecchie pellicole, che si proiettavano al Bio Ponrepo, il primo cinema a Praga, nello šantán «A1 luccio azzurro»: un libro incrinato da strappi e sobbalzi e lacune e da accessi di accoramento, come la musica del Sax Alto di Charlie Parker. Del resto, come afferma Holan: «Sei senza contraddizioni? Sei senza possibilitá» '. Qualcosa di irreparabile si ě abbattuto in un agosto giá lontano sulla capitale boema, qualcosa che ha stravolto la nostra vita. E questo libro mi guarda con gli occhi lacrimosi della mia vecchiaia, me lo trascino ansimando, con una profonda stanchezza. Fatico a met-tere insieme gli innumeri appunti, a raccogliere i foglietti di molte stagioni felici, volati in aria come fanfaluche raphe dal ven to. La penna sergente si sforza di allineare le sornione parole soldáti. Frattanto Jirka e Zuzanka hanno avuto un bambino, si chiama Adam: vuol dire che, dopo le traversíe, ricomincia tutto daccapo? Ma quanti sono in prigione? Quanti sono morti di crepacuore? Quanti si sono dispersi nell'oscurita delFesilio? Quanti hanno indossato un ignóbile abito servigiale? E perciö come potrei scrivere con distaccata e sussiegosa dottrina, in belľordine, un esauriente trattato, soffocando la mia irrequietezza, il mio argentovivo col rigor mortis dei metodi e con la lana caprina delle pedanti disámine? Vado invece intessendo un libro a capriccio, un agglomeramento di meraviglie, di aněddoti, di numeri eccentrici, di brevi intra-messe e di pazze giunte: e sarei felice se, a differenza di tanta ciurmaglia di carta che ci cir-conda, non fosse governato dal tedio. Come Jiří Kolář nei suoi collages e nelle sue «poesie evidenti»2, incollerö in queste pagine brandelli di quadri e di dagherrötipi, antiche acque-forti, stampe rúbate dal fondo di cassapanche, reclames, illustrazioni di vecchi periödici, oröscopi, brani di libri di alchímia e di viaggi stampati a caratteri gotici, storie di spettri senza annodomini, fogli d'album, chiavi dei sogni: i ciměli di una cultura svanita. La capitale boema non ě infatti soltanto vetrina di preziose pietruzze e di lampeggianti reliquie e ostensori, che fanno vergognare il sole della morta sua luce. C'e un'altra faccia di Praga, il suo aspetto infetto, arruffato di tandlmark (o tarmark), ossia di mercato di cianfru-saglie e di roba consunta e di scarti da ferrivecchi, tra i quali magnificenze di gemme sfavil-lano. L'antico tandlmark della Cittá Vecchia dilaga come una zizzänia per tutti i quartieri, sino alľestrema cisposa periféria. Affastellando oggetti obsolěti, frugando nel limo profondo della nomenclatura, riuscirö forse a rendere i laceramenti della capitale boema, tutto il pulcioso e il tarlato che vi si anni-dano, i suoi guidaleschi, la sua vocazione per il ciarpame. Perché io vedo Praga in una duplice chiave: non solo come una riserva di splendidezze e tesori, noci moscate addentate so-vente nei secoli da forestieri cinghiali, ma anche come una catasta di arsiccio e maculato vecchiume, di scarabättole intrise di rassegnata tristezza, come una popolosa famiglia di utensfli sbreccati, di decrepiti oggetti malati, di nínnoli marci. E purtroppo «ogni oggetto ha la propria ombra notturna, ogni oggetto contiene veleno. Digitale, cicuta, acönito azzurro danzano a notte su zampe d'oro di gallo nel buio erboso» 3. É MlolEbookReader Modifica e-. M & > > <5> ^ 100% B Q ABC esteso Gio 10:29 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ <* P OS 1 Vladimír Holan, Lemuria (1934-38), Praha 1940, p. 70. 2 Cfr. Miroslav lamač - Dietrich Mahlow, Kolář, Köln 1968; miroslav lamač, Jiří Kolář, Praha 1970; arturo schwarz e altri, Jiří Kolář, Ľ Arte come Forma della liberta, Milano 1972; a. m. ripellino, II suo messaggio esce da un cesto di coriandoli, in «L'E-spresso»,23 aprile 1972. 3 Paul adler, Nämlich (1915), in Das leere Haus (Prosa Jüdischer Dichter), a eura di Karl Otten, Stuttgart 1959, p. 180. É MlolEbookReader Modifica e-. M & C > £ <5> ^ 100% iai' Q Abc esteso Gio 10:30 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P OS 8. Come il medico di corte Taddäus Flugbeil, detto Pinguino per le sue ali mozze, nel ro-manzo di Meyrink Walpurgisnacht (1917), scrutavo Praga dalľalto di Hradčany con un cannocchiale, ehe enormemente ingrandiva le brulicanti figure, quasi schiacciandole contro i miei ocehi. Laggiú, come in una lanterna magica, vaneggiava la vita. Osservavo il corso, il passeggio, il Bummel nel centro delia cittä: i tedeschi sul Graben (Na Příkopě), i cechi a via Ferdinandova'. Eleganti signore con larghi cappelli guarniti di nastri e di aigrettes e di altri frónzoli e con abiti lunghi, sotto cui si intuivano le rigidezze di un corset ä baleines, e con sträscichi come nei quadri delia Secese, damerini con chapeau melon e mustacehi ritorti come code di scorpioni, bontemponi, svitati, pancioni birrosi, ufficialetti impettiti, studenti tedeschi dai berretti di vari colori, studenti cechi con la poděbradka, un berretto rotondo da-gli orli di grigio astraeän. Vedevo nel Graben, sul ciglio del marciapiede, ľ ex banchiere e canottiere delia societa sportiva «Regatta» Gustav Meyrink, snello, attillato, un po' zoppi-cante, calamíta di pettegolezzi: dicevano ehe fosse figlio illegittimo di un principe delia ca-sata dei Wittelsbach, che si fosse servito dello spiritismo per ingannare i clienti delia sua banca, ehe avesse eurato un suo oseuro male con una ricetta trovata in un libro di Paracelso2. Ľinizio del Novecento. Gli ultimi anni delia monarchia. Regna Sua Maestä Apostolica imperiale e reale Francesco Giuseppe. Anche se sbeffeggiata e svilita dal rancore boemo, la sua effigie di vecchio dalla bianca barba spartita nel mezzo sovrasta alle vicissitudini delia cittä vltavina, perché, come Werfel notô, «tutto il vespro delľimpero absburgico ě oceupato dalla figura di quesťuomo» 3. II sortilegio di Praga scaturiva in gran parte dalla sua indole di cittä di tre popoli (Drei-volkerstadt): il ceco, il tedesco, ľebraico. La mescolanza e ľattrito di tre culture dava alla capitale boema un particolare carattere, una straordinaria dovizia di risorse e di impulsi. Al-ľalba del Novecento vi risiedevano 414 899 cechi (92,3%) e 33 776 tedeschi (7,5%), dei quali 25 000 di stirpe ebraica4. La minoranza di lingua tedesca possedeva due teátri sontuo-si, un'ampia sala dei concerti, l'Universitä e il Politecnico, cinque ginnasi, quattro Ober-realschulen, due quotidiani, una filza di circoli e di istituzioni5. Nessuno di noi ě cosi ingenuo da immaginare quella convivenza come un idillio, anche se taňte vicende aceadute in séguito inducono molti a vagheggiare un siffatto consorzio di popoli come un'Arabia felice, come una Traumwelt. Reciproche interdizioni, ripiechi, rúg-gini, malevolenze turbavano il pericolante equilibrio. Kisch asserisce ehe nessun tedesco si sognô mai di mettere piede nel circolo delia borghesia ceca, e non si vide mai nessun ceco nel casinô dei tedeschi. Le due nazionalitä disponevano di parchi, sale da giuoco, piscine, orti botanici, cliniche, laboratoři, obitori, ciascuna per proprio conto. E spesso anche i caffě e i ristoranti si distinguevano secondo la lingua parlata dagli avventori. Non c'erano colle-ganza né scambi tra ľateneo dei tedeschi e quello dei cechi. Se il Národní divadlo (Teatro Nazionale), inaugurato nel 1881, ospitava la Comédie Francaise o il Teatro ď Arte di Mosca 0 un illustre cantante, i critici tedeschi non ne facevano cenno, e zitti come spuma restavano 1 critici cechi, se al Deutsches Landestheater (del 1885) o al Neues Deutsches Theater (del 1888) si esibivano il Burgtheater di Vienna o Enrico Caruso o Adolf von Sonnenthal A tutto questo si aggiungano i frequenti conflitti, il velenoso napello dello sciovinismo, le deflagrazioni di intolleranza tra gli studenti cechi e i Burschen tedeschi, ľarroganza del gruppo germanico, ehe guardava i cechi come risaliti e gentuccia da dirozzare7. e ľastio dei proletáři cechi verso i tedeschi (e gli ebrei), i quali accentravano nelle loro mani la piú gros- É MlolEbookReader Modifica e-. M & C > £ <5> ^ 100% iai' Q Abc esteso Gio 10:30 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P OS sa parte del capitale. «La Praga tedesca! - ha scritto Kisch - Erano quasi esclusivamente ricchi borghesi, proprietari di cave di lignite, consiglieri di amministrazione delle imprese minerarie e delia fabbrica di armi Skoda, mercanti di lúppolo, ehe facevan la spola tra Žatec e il Nord-America, fabbricanti di zucchero, di Stoffe e di carta, nonché direttori di banca; nel loro cerchio si movevano professori, alti ufficiali e impiegati dello stato»8. Ma, nonostante i dissidi e ľarroccarsi degli uni e degli altri su posizioni contrarie, le va-rie componenti si compenetravano. La lingua ceca formicolava di locuzioni tedesche, e del resto, malgrado le smorfie dei cornacehioni puristici, sarä sempre valido il detto del poeta František Gellner: «Spesso un buon germanismo ě ormai piú ceco di una frase ceca antica»9. Ma il Prager Deutsch a sua volta, «papierenes Buchdeutsch»10, abbondava di boemismi. Esistevano anche un Kleinseitner Deutsch (tedesco della Kleinseite, ossia di Malá Strana), sul quale Kisch ha imbastito spassevoli pagine ",eun goffissimo macchero-nico ceco-tedesco da pavlač e da cucina, e una variante praghese dello jiddisch, il Mauscheldeutsch12. Questa babele linguistica, questa attiguitä di elementi discordi nell'ambito dell'impero absburgico, immenso calderone etnico, aguzzava gli ingegni, serviva di prodi-gioso incentivo alia fantasia e alia creazione. L'esposizione di Munch1', le tournées degli attori del Teatro d'Arte, i Moskevští, come li chiamö ľattrice Hana Kvapilovä,4, e di Max Reinhardt col Sogno di una notte di mezza estate '"\ le stagioni ďopera italiana al Deutsches Landestheater, diretto dal Theaterzauberer Angelo Neumann, «mistische Gestalt» se-condo Kisch16, e molti altri avvenimenti consimili arricchirono il paesaggio interiore della cittä vltavina. Tutto ciö favori la mirabile fioritura di poeti, di artisti, di pensatori praghesi nell'etä del tramonto della monarchia. A onta della sua sfarzosissima vita sociale, la minoranza tedesca, compägine di bene-stanti sprovvista di un retroterra linguistico e senza proletariato, era un'isola nel mare slavo. Ma, in questo malfermo convitto di stirpi, ancor piú insulare fu sempre la situazione del gruppo ebraico. Nel secolo scorso, mentre il popolo ceco compiva il suo risorgimento e Pra- ga si rislavizzava per l'afflusso di gente dalle Campagne, gli israeliti boemi e moravi, uscen-do dal ghetto, in gran parte sceglievano la lingua e la cultura tedesca. L'ebreo ingermanito della cittä vltavina viveva come nel vuoto17. Estraneo ai tedeschi non meno che ai cechi, i quali, nel loro erompente nazionalismo, non facevano gran differenza tra lui e il tedesco. Si aggiunga poi che l'ebreo soleva essere ligio alla casa imperiale: oltre alla smania di portare il colletto bianco, c'era in lui l'ambizione di assurgere a Kommerzienrat, a Kaiserlicher Rat: e gli Absburgo lo proteggevano18. Per tale ragione ai cechi sembrava un araldo della monarchia che osteggiavano. Non solo il pingue industriale, ma ogni impiegato di banca, ogni commesso viaggiatore, ogni Samsa, ogni bottegaio o mercante di razza israelitica finiva con l'apparire un pán, un signore, un rincrescevole intruso. Sulla condizione intricata e senza rimedio dell'ebreo nella cittä vltavina ci illumina un caso accaduto a Franz Kafka in una pensione a Merano: «Dopo le prime parole si seppe che venivo da Praga; entrambi, il generale (seduto di fronte a me) e il colonnello conoscono Praga. Ceco? No. Spiega ora a questi occhi militari fedeli e tedeschi chi sono veramente! Qualcuno dice: "boemo-tedesco", un altro: "Kleinseite". Poi si smette di parlare e si man-gia, ma il generale col suo orecchio acuto, filologicamente addestrato nell'esercito austria-co, non ě soddisfatto, dopo la colazione riprende a dubitare del mio timbro tedesco, e forse dubita piú l'occhio che l'orecchio. Posso tentare di spiegarlo col fatto che sono ebreo»19. Di qui quel senso di insicurezza, di alteritä, di indefinibile colpa che intride la letteratura ebraico-tedesca di Praga. Le autorita del Castello eludono le petizioni dell'agrimensore, che invano anela di essere ammesso nel suo circondario come un cittadino di pieno diritto. Ed ě curioso che il cruccio dell'isolamento, l'incapacitä di adattarsi, la sradicatezza tormentino anche parecchi scrittori israelitici di lingua ceca, come il romanziere e poeta Richard Weiner (1884-1937) che, nato a Písek e vissuto quasi sempre a Parigi, sfuggí tuttavia alľatrabi-le di Praga e agli attriti delle stirpi absburgiche. In certe sue pagine, come, ad esempio, il racconto Prázdná židle (La sedia vuota, 1919), egli mäcera una kafkoide ossessione per una É MlolEbookReader Modifica e-. M & > £ <5> ^ 100% iai' Q Abc esteso Gio 10:30 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P OS colpa di cui ě innocente, una colpa ehe mostruosamente ingrandisce, inafferrabile, orrida, senza un appiglio: «Naufrago nella Colpa, ne soffoco, sguazzo dentro il peceato - e non lo conosco e non potrö mai conoscerlo» 20. Gli ebrei tedeschi di Praga furono sempře vicini o bramosi di avvicinarsi agli slávi. Mol-ti di loro sapevano esprimersi in ceco, anche se imperfettamente. Sono indicative queste parole di Max Brod in una lettera a Janáček: «Píšu německy, poněvadž v Češtině dělávám mnoho chyb» (Scrivo in tedesco, perché in Ceco faccio molti errori)21. Willy Haas ramme-mora: «La piú alta buroerazia parlava un grottesco e sterile imperialregio ceco-tedesco del tutto denaturato. I nobili nei loro misteriosi ed immensi palazzi barocchi di Malá Strana parlavano francese, non appartenendo a nazione aleuna, se non forse a quel Sacro Romano Impero, che da quasi un secolo era scomparso. La mia balia, la mia bambinaia, la euoea, la cameriera parlavano ceco, ed io parlavo ceco con loro» 22. Dalle nutrici e dalle bambinaie venute dal contado i ragazzi delle facoltose famiglie ebraiche di Praga apprendevano, non solo l'idioma ceco, ma anche le fiabe e le canzoni e persino le usanze devozionali cattoliche della Stirpe slava23. Franz Werfel esaltö in diverse poesie e in un romanzo24 la sua babi, la balia Barbora, come incarnazione della purezza e riparo dalla perfidia del mondo. Sotto i vigili ocehi della balia ceca il ragazzo, vestito alia marinara, giocava tra gli alberi dello Stadtpark (i giardini Vrchlický dinanzi alia stazione centrale), le cui cime frondose si protendevano verso le finestre della sua casa paterna. Nella lontananza degli anni die treue Alte, la vecehia fedele 25, divenne per Werfel ľimmagine della perduta sieurezza (Geborgenheit) delľinfanzia, il simbolo di un'etä favolosa. I letterati e gli artisti ebrei tedeschi (e non solo gli ebrei) idoleggiavano, come afferma Paul Leppin (ehe non era ebreo), «die wiegende und schwärmerische Anmut der slawischen Frauen» (la dondolante e fantastica grazia delle donne slave)26. Con ragazze del popolo ceco intrecciarono le loro prime avventure amorose. Tra i visitatori dell'Esposizione Giubi-lare (Jubilejní výstava) Egon Erwin Kisch conobbe nel 1908 una quindicenne di famiglia proletaria, operaia in una fabbrica di profumi. La ragazza, che si sarebbe ben presto affer-mata come ballerina col nome Emča Revoluce, accompagno il «reporter furioso» («der rasende Reporter») nei suoi vagabondaggi per i bassifondi, i locali notturni, le osterie malfa-mate21. Hugo Haas ricorda come imparassero le canzoni folcloriche slave dalle amiche ce-che28. Tutta la letteratura tedesca di Praga ě permeata di questa simbiösi erotica29. Dimo-strativo ei sembra il titolo Ein tschechisches Dienstmädchen di un romanzo (1909) di Max Brod. Ma la piú compiuta testimonianza di tali rapporti fu forse Kafka a fornirla: pensiamo alle amanti dei K. nel Processo e nel Castello, cameriere come Frida o infermiere come Leni, tutte cômplici degli aiutanti, dei guardiani, dei legulěi, ma ad un tempo mediatrici fra gli eroi e le dispotiche autorita impenetrabili: false avvocate, illusorie sorgenti di interces-sione, alquanto streghesche 30. A dispetto dei pregiudizi e delle preclusioni, fittissimi légami annodarono la cultura ceca con quella degli ebrei di lingua alemanna. Nel gruppo «Osma» (Gli Otto), che espose nella primavera del 1907, si erano uniti senza divario pittori cechi, ebreocechi, ebreo-tedeschi: Emil Filla, Friedrich Feigl, Max Horb, Otakar Kubín, Bohumil Kubista, Willi Nowak, Emil Artur Pittermann Longen (poi drammaturgo ed attore di cabaret), Antonín Procházka . Fu il pittore ebreo boemo Georg Kars (Karpeles) a introdurre a Parigi Kubista tra i fauves32. Gli scrittori israelitici tedeschi di Praga con liberta di intelletto si fecero ardenti propagátori delle lettere ceche nell'area germanica, traducendo gli inni di Otokar Březina, le liriche di Fráňa Šrámek, i canti slesiani {Slezské písně) di Petr Bezruč. Molto si prodigarono in questo prezioso lavoro di innesti e di permute Rudolf Fuchs e Otto Pick, e Pavel Eisner piú tardi33. Ma il maggior contributo alla divulgazione dei valori cechi fu dato dalľostinatissimo e generoso Max Brod. Dissertö di musica ceca in pareechi saggi34, tradusse i libretti di alcu-ne opere di Josef Bohuslav Foerster, di Jaroslav Křička, di Jaromír Weinberger, di Vítězslav Novák e quasi tutti i libretti di quelle di Leoš Janáček, aprendo le porte del mondo alľarte di questo compositore moravo, al quale dedicö inoltre una monografia, che comparve dap- É MlolEbookReader Modifica e-. M & C > £ <5> ^ 100% (Ďf' Q ABC esteso Gio 10:30 Q. O ;s • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P prima in ceco (1924) e quindi in tedesco (1925)35. Tutta la vita si travagliô nel rimorso di non aver fatto ugualmente conoscere il musicista Ladislav Vycpálek36. Intuí súbito i pregi dello Švejk di Hašek: elogio il picaresco romanzo sui giornali tedeschi e, con Hans Rei-mann, ne curô un adattamento drammatico ehe, con molti ritocehi, venne rappresentato a Berlino, nel 1928, da Erwin Piscator37. Ľamicizia e la corrispondenza tra Brod e Janáček (1916-28) assumono un peculiare significato, se si tien conto delia veemente slavitä, delle radici liturgiche, delľascendenza cirillo-metodiana, del forte attaccamento alia Russia del musicista di Hukvaldy 38. Si potrebbe discorrere a lungo degli serittori ebraici bilingui, come Pavel Eisner, autore tra ľaltro di un fervoroso e quasi ebbro trattato, Chrám i tvrz (Tempio e fortezza, 1946), sulla beltä delia lingua ceca, o Camill Hoffmann, ehe fu poi diplomatico delia repubblica cecoslovacca. E degli influssi mutuali delle due letterature: ad esempio del fascino ehe eser-citô la raccolta di Březina Tajemné dálky (Lontananze arcane, 1895) sul Werfel delia raccol-ta Der Weltfreund (1911), che a sua volta sembra precorrere quella di Jiří Wolker Host do domu (L'ospite in casa, 1921)39. Chi legga in Wolker: «Amo gli oggetti, compagni tacitur-ni, - perché tutti li trattano, - come se non fossero vivi»40 non poträ non rimembrare un analogo bráno di Werfel: «Tranquilli oggetti, - che in un'ora piena - come brave bestie ho accarezzato»41. Campione felice di questa irripetibile síntesi fu Egon Erwin Kisch, che si frammise alla scapigliatura ceca delle taverně e collaborô alia Revoluční scéna di Longen, approntando per essa tra ľaltro il dramma Galgentoni (Tonka Šibenice), in cui trionfô Xena Longenová, e, con Jaroslav Hašek, la commedia Z Prahy do Bratislavy za 365 dní (Da Praga a Bratislava in 365 giorni), deserizione di un suo sconclusionato viaggio sul rimorchiato-re «Lanna 8» per la Vltava, l'Elba, il Mare del Nord, il Reno, il Meno, il Danubio42. Ma forse la fertilita e la bizzarría delľincontro fra le civiltá ceco-slava e israelitica sono adom-brate meglio che da altri dai due fratelli ebrei Langer: František, medico, legionario in Russia, generále deľľesercito cecoslovacco, narratore ed autore drammatico del gruppo dei Ča- pek, la cui cavillosa commedia Periférie (1925) fu messa in scéna anche da Reinhardt43, e Jiří, amico di Kafka: Jiří Langer, studioso di cabala e di psicanalisi, poeta in ebraico, il qua-le, posseduto dalľidea chassidica, andô da Praga nella paludosa e arretrata Galizia orienta-le, alla corte di strampalati e giulivi rabbini, e serisse in ceco uno chagalliano novellino di aneddoti sui chassidim: Devět bran (Le nove porte, 1937)44. Jiří Langer, che si aggirava per le stradě stupíte di Praga, avvolto in un nero caffettano, con péjess e nero cappello tondo. Tutte queste attinenze pero non attenuarono ľlnseldasein, 1'incapacitá di adattarsi degli ebrei tedeschi di Praga. II pellegrinaggio di Jiří Langer nei medievali villaggi degli zadikim va forse considerato come un tentativo di fuga dalla cittá vltavina, alla stregua dei tentativi falliti di Kafka. Ľadesione di Brod al sionismo, di cui Praga fu uno dei primi centri alľini-zio del secolo 4', 1'accanimento di Werfel nel contrapporre Verdi al Wagner prosperato dalla minoranza germanica46, il girovagare di Kisch per il globo, 1'entusiasmo di Kafka per i guitti jiddisch delia compagnia di Jizchak Lowy: tutto ciô sembra attestare il desiderio che li torturô: di sottrarsi agli «artigli» di Praga, cambiando orizzonte. Ma la fuga fisica non equivale a liberazione: anche lontani dalla cittá vltavina, essi provarono sempře, sino alla fine, un immutabile senso di estraneitä, un'insulare sradicatezza. Eppure fu appunto questo paradossale viluppo di contrasti e di commessure, questa vita apprensiva nel vacuo di una cittá di frontiera a far nascere la fitta schiera di grandi serittori tedesco-praghesi sullo scor-cio delia monarchia47. ' Cfr, max brod, Streitbares Leben (1960): in italiano: Vita battagliera, a eura di Italo Alighiero Chiusano, Milano 1967, pp. 159-60. 2 Cfr. id., Vita battagliera cit., pp. 221 e 223-24; kurt krolop - barbara spitzová, Gustav Meyrink, introduzione a Gustav meyrink, Černá koule, Praha 1967, pp. 7-8 e 12; jose-ph wechsberg, Prague: the Mystical City cit., pp. 40-43. É MlolEbookReader Modifica ® w s? >l > <5> ^ 100% iai' Q Abc esteso Gio 10:30 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P OS 3 Franz werfel, Aře/ crepuscolo di un mondo cit., p. 23. 4 Cfr. Klaus Wagenbach, Franz Kafka: Eine Biographie seiner Jugend, Bern 1958, pp. 71 e 205 (nota 241); Eduard goldstücker, Predtucha zániku (K profilu pražské německé poezie před půlstoletím), in «Planten», 1960, 9; hans tramer, Die Dreivölkerstadt Prag, in Robert Weltsch zum 70. Geburtstag von seinen Freunden, a eura di Hans Tramer e Kurt Löwenstein, Tel Aviv 1961,p. 138. 5 Cfr. egon erwin KiscH, Deutsche und Tschechen, in Marktplatz der Sensationen (1942), Berlin 1953, pp. 93-94; emanuel frynta - jan lukas, Franz Kafka lebte in Prag, Praha 1960, p. 44. 6 Cfr. egon erwin kisch, Deutsche und Tschechen cit., pp. 94-95. 7 Cfr. dušan hamšík - alexej kusák, O zuřivém reportéru E. E. Kischovi, Praha 1962, p. 11. 8 Cfr. egon erwin kisch, Deutsche und Tschechen cit., p. 93. 9 Cit. in karel Teige, Svět, který voní, Praha 1930, p. 96. Cfr. roman jakobson, O dnešním brusičství českém, in Spisovná čeština a jazyková kultura, a eura di Boh. Havránek e Miloš Weingart, Praha 1932, p. 94. 10 oskar wiener, Deutsche Dichter aus Prag cit., p. 6. 11 egon erwin kisch, Die Abenteuer in Prag cit., pp. 276-85. 12 Cfr. Klaus Wagenbach, Franz Kafka: Eine Biographie seiner Jugend cit., p. 86. 13 Cfr. Emil Filla, Eduard Münch a naše generace (1938), in O výtvarném umění, Praha 1948, pp. 66-76; jiří kotalík, Moderní československé malířství, in «Ceskoslovensko», 1947,3. 14 Cfr. iindřich vodák, Tři herecké podobizny, Praha 1953, p. 102; František černý, Hana Kvapilová, Praha 1960, pp. 268-69, 271,277. 15 Cfr. hans tramer, Die Dreivölkerstadt cit., p. 146. Cfr. anche karel hugo hilar, Příklad Maxe Reinhardta, tvůrce scénického prostředí, in Divadelní promenády (1906-14), Praha 1915, pp. 99-106. 16 egon erwin kisch, Marktplatz der Sensationen cit., p. 73. Cfr. anche hans tramer, Die Dreivölkerstadt cit., pp. 145-46. 17 Cfr. pavel eisner, Franz Kafka a Praha, in «Kriticky měsíčník*, 1948, 3-4; id., Franz Kafka, in «Svetova literatura*, 1957,3. 18 Cfr. Willy haas, Die literarische Welt, München 1960, pp. 10 e 17; hans tramer, Die Dreivölkerstadt cit., pp. 153 e 157. 19 franz kafka, Epistolario cit., I, p. 321 (10.iv.1920). Cfr. gustav janouch, Colloqui con Kafka cit., p. 16: «Pariava ceco e tedesco, ma preferibilmente tedesco. II suo tedesco aveva una durezza simile a quella che si riscontra nel tedesco dei cechi». 20 Richard weiner , Prázdná židle, in Prázdná židle a jiné prózy, con introduzione di Jaroslav Mrnka, Praha 1964, p. 118. Cfr. iindřich chalvpecký , Richard Weiner, Praha 1947, pp. 26-27. 21 Korespondence Leoše Janáčka s Maxem Brodem, a eura di Jan Racek e Artuš Rekto-rys, Praha 1953,p. 17 (6.xn.l916). 22 willy Haas , Die literarische Welt cit., pp. 10-11. 23 Cfr. pavel eisner, Franz Kafka, in «Svetova literatura» cit. 24 Barbara, oder die Frömmigkeit (1929). Cfr. willy haas, Die literarische Welt cit., pp. 18-19. 25 franz werfel, Der diche Mann im Spiegel, in Der Weltfreund (1911). 26 paul leppin, Severins Gang in die Finsternis: Ein Prager Gespensterroman, München 1914,p.125. 27 Cfr. dušan hamšík - alexej kusák, O zuřivém reportéru E. E. Kischovi cit., pp. 18-19. 28 willy haas, Die literarische Welt cit., p. 38. 29 Cfr. pavel eisner, Milenky, Praha 1930. 30 Cfr. id., Franz Kafka, in «Svetova literatura» cit. É MlolEbookReader Modifica ® w s? >l > <5> ^ 100% iai' Q Abc esteso Gio 10:30 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P OS 31 Cfr. jiří kotalík, Moderní československé malířství, in «Ceskoslovensko» cit. E inol-tre: libuše halasová, Antonín Procházka, Praha 1949, p. 20, e jiří kotalík, Václav Spála, Praha 1972, pp. 22-23. 32 Cfr. luboš hlaváček, Životní drama Bohumila Kubisty, Praha 1968, p. 59. 33 Cfr. Peter deMetz, René Rilkes Prager Jahre, Düsseldorf 1953, p. 106; willy haas, Die literarische Welt cit., pp. 37-38. 34 Über die Schönheit häßlicher Bilder (1913), Adolf Schreiber, ein Musikerschicksal (1921), Sternenhimmel (1923). 35 max brod, Leoš Janáček: život a dílo, trad. di Alfred Fuchs, Praha 1924 (Leoš Janáček: Leben und Werk, Wien 1925). Cfr. Leoš Janáček: Obraz života a díla, a eura di Jan Racek, Brno 1948; jan racek, introduzione a Korespondence Leoše Janáčka s Maxem Brodem cit., pp. 8-11; max brod, Vita battagliera cit., pp. 313-25. 36 Cfr. max brod, Franz Kafka, a eura di Ervino Pocar, Milano 1956, p. 169. 37 Cfr. Erwin piscator, Das politische Theater (1929), trad. it. // teatro politico, Torino 1960,pp.185-201. 38 Cfr. Bohumír štědroň, Janáček ve vzpomínkách a dopisech, Praha 1946, pp. 131-37; Robert smetana, Vyprávěni o Leoši Janáčkovi, Olomouc 1948, pp. 63-64. 39 Cfr. hana žantovská. Básník jako majordomus mundi, in franz werfel, Přítel světa, Praha 1965, p. 137. 40 jiří wolker, Věci, in Host do domu (1921). 41 franz werfel, Ich habe eine gute Tat getan, in Der Weltfreund cit. 42 Cfr. egon Erwin KiscH, Marktplatz der Sensationen cit., pp. 319-24. 43 Cfr. Edmond konrád, František Langer, Praha 1949. 44 jiří langer, Le nove porte (I segreti del chassidismo), a eura di Ela Ripellino, Milano 1967. 45 Cfr. max brod, Vita battagliera cit., pp. 55-70. 46 Cfr. ibid.,pp. 30-32. 47 Cfr. eduard goldstücker , Předtucha zániku cit. • MlolEbookReader Modifica ® w 8? * ; <5> ^ 100% ioi' Q Abc esteso Gio 10:30 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ <* P OS 9. Nel 1911 usci Weltfreund, una raccolta di versi in cui Werfel esprime, in toni sin troppo dolciastri e indulgenti, il suo desiderio di fondersi coi reietti e con gli umili, la brama di buone azioni che aiutino a vincere il morso della solitudine, la fede neH'originaria cle-menza degli uomini1. Quella raccolta, che inaugura una linea di francescana mitezza, che nelle lettere ceche giungerá sino a Orten, somiglia, a detta di Haas, «a una passeggiata con un allegro ragazzo o alio scampanellio di una slitta in una serena cittá coperta di neve intor-no al 1911»2. Ossia poco prima che la gragnuola di un immane conflitto disertasse gli arti-ficiosi domini di un'illusoria innocenza. Rievocando quell'anno, la stagione incantata dell'inizio del secolo, propizia al Dichter-kreis di Praga cosi come il Venti sará benigno ai poetisti, poeti di lingua ceca, Otto Pick esclamó: «Ore di queH'inverno: il ricordo fa lampeggiare di un gaio luccichio argenteo gli afflitti sogni crepuscolari di colore che invecchiano. Serate, notti di quel beato inverno! Come eravamo uniti, come eravamo affiatati. Si stava seduti nei caffě, si imperversava at-traverso la cittá notturna, si scalava il tracotante Hradschin, si andava lungo il largo fiume e, facendo baldoria in una sala con ragazze leggere, non ci si accorgeva dell'alba dallo spira-glio della finestra»3. Haas rammenta gli interminabili dibáttiti che li infervoravano nei ri-trovi e durante le camminate sul Belvedere e nelle straduzze e nei parchi di Malá Strana4. Diversi caffě servirono da Treffpunkte ai poeti tedeschi praghesi: il Café Zentral, il Café Areo, il Café Louvre, il Café Edison, il Café Geisinger, il Café Continental5. In quesťulti-mo, in una stanza rivestita di cuoio pressato con righe rosse e dorate su fondo nero, pontifi- cava Gustav Meyrink6. alio stesso modo del ceco Jakub Arbes, autore anche lui di romanzi del brívido, nell'osteria «U zlatého litru» (Al litre ďoro)7. Conversando su temi occultisti-ci, in una cerchia di accöliti, Meyrink giocava a scacchi e frattanto «beveva da un'esile can-nuccia di paglia innumerevoli bicchieri di ponce svedese» 8. «Notti di quel beato inverno!» Ancor oggi, ogni notte, alle cinque, Franz Kafka ritorna a via Celetná (Zeltnergasse), a casa sua, con bombetta, in abito nero. Ritorna dalla taverna Montmartre, dove, sempře assetato come gli ebrei nel deserto, Jaroslav Hašek trinca ed im-pazza. Ancor oggi, ogni notte, alle cinque, dalla taverna Montmartre Egon Erwin Kisch ritorna a casa sua, «U dvou zlatých medvedu» («Zu den zwei goldenen Bären»), all'angolo tra via Melantrichova e via Kožná, la cui cantina, dicevano, era l'imboccatura di cripte este-se sotto l'intera cittá e addirittura sotto l'älveo del fiume 9. Karel Konrád ha scritto: «Quan-do questo passante notturno tornava nella sua dimora "Ai due orsi ďoro", i lampioni aveva-no ormai una cateratta diáfana. Si otterrebbe una divertente cifra di migliaia di migliaia, se si tentasse di sommare i fiammiferi che Kisch dové stropicciare per addentrarsi nel nero cratere del corridoio e poi per le scale sino al primo piano attraverso il colore di fumaiolo del buio» 10. II Montmartre fu aperto il 16 agosto 1911 dalFattore e chansonnier Josef Waltner nella decrěpita casa «U tří divých mužů» («Zu den drei wilden Männern») a via Řetězová, cosi detta perché vi si erano un tempo esibiti tre fittizi cannibali di Vodňany con anelli alle orec-chie, mostaccio tatuato e in testa piume di gallo . Consisteva in due larghe stanze, una di-pinta da František Kysela e un'altra, con pista di danza, pianoforte su una pedana, piccoli box, aggrottescata di caricature di V. H. Brunner, che parodiavano lo Stile cubistico. In que-sta Künstlerkneipe, consimile alia «Brodjäcaja sobaka» (II cane randagio) di Pietroburgo12 e alio «Zielony Balonik» (II palloncino verde) di Cracovia13, convenivano i poeti cechi del gruppo anarchico, gli scrittori israelitici di lingua tedesca, i pittori piú zingareschi, gli attori É MlolEbookReader Modifica e-. M & C > £ <5> ^ 100% iai' Q Abc esteso Gio 10:30 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P OS del teatro Lucerna, dove in quei giorni Karel Hašler cantava le sue lacrimose něnie sulla vecchia Praga. Qui gorgheggiavano a tempo perso i sólisti del Národní divadlo. Non c'era interprete di cabaret, da Julius Poláček o Eduard Bass a quelli della Červená sedma (II sette di cuori) di Jiří Červený, ehe non comparisse qui a frascheggiare. Qui Emil Artur Longen e Xena Lon-genová intonavano le loro canzoni di strada e Artur Poprovský salmeggiava melodie ebrai-che. Qui, accompagnata al pianoforte da Trumm Šlapák (Trumm Punta-e-Tacco), detto an-che der dicke Trumm (Trumm 1'obeso), Emča Revoluce ballava il tango con Hamlet, il capo dei camerieri, o con Kisch, che aveva un berretto sghimbescio da bullo del rione Podskalí, un fazzoletto da vagheggino al collo e, incollata alľangolo della bocca, una sigaretta. Hamlet (František Jirák), ex attore, dalla testa di hidalgo ravvolta in un'enorme matassa di capelli ricciuti, costituiva con Počta del Národní dům di Praga-Vinohrady e col leggendario Patera del Caffě Union14 una tríade di camerieri che prese sempře le parti degli scapigliati e li favorí con una sorta di spícciolo mecenatismo. Qui Hašek aveva posto la sua abitazione. Dormiva in un angolo sopra un divano di felpa. Spesso vi ritornava, la sera, dopo aver visitato altre taverně, giä ubriaco, e cianciava come una pettegola tréccola e, tenendo un bicchiere con mani malferme, spruzzava birra alľintor-no e faceva piazzate. Se poi veniva espulso da Waltner, si rifugiava nelľosteria Na Balkáně ossía Kopmanka, a via Templová, anch'essa ricetto di artisti e scrittori tedeschi e cechi, in-serendosi nei numeri che vi recitavano Artur Poprovský, Julius Poláček ed altri comme-dianti di cabaret oppure, come un ladroncello scorbacchiato o uno chariot vagabondo, pas-seggiava su e giú, anche sotto la pioggia, dinanzi al Montmartre, aspettando che Hamlet o un cliente o magari un gendarme intercedesse per lui15. Praga all'inizio del secolo, cittä di poeti, stazione dell'«0 Mensch-Lyrik» "\ Karl Kraus che, ostile alia compagnia werfeliana, graffiô spesso con acutezza di motti la scuola praghe-se17, scrisse questa sentenza cattiva: «A Praga, dove sono particolarmente dotati e dove chiunque sia cresciuto vicino ad uno che scrive poesie scrive anche lui e dove il virtuoso di bambinaggine Werfel feconda tutti, cosi che i lirici vi si moltiplicano come i topi muschiati...»18. Un verso attribuito a Karl Kraus cosi beffeggia la brigata praghese: «Es werfelt und brodelt, es kafkat und kischt» 19. Ma quanti altri nomi illustrarono questo Dichterkreis. Citiamone alcuni alla rinfusa, anche se un semplice elenco ě uno sterile armadio di fone-mi fantocci: Rainer Maria Rilke, Gustav Meyrink, Hugo Salus, Emil Faktor, Johannes Urzi-dil, Rudolf Fuchs, Oskar Wiener, Leo Perutz, Paul Kornfeld, Leo Heller, Paul Paquita, Viktor Hadwiger, Oskar Baum, Karl Brand, Otto Pick, Ludwig Winder, Ernst Weiss, Willy Haas, Franz Janowitz20. Soffermarsi su tutti richiederebbe lunghezza di trattato. Vi sono in specie due autoři che adescano la mia fantasia, due «dilettanti del miracolo»: Paul Adler (1878-1946), coi suoi allucinati e saltuari e dispnöici racconti, gorghi di forsennatezza, Elo-him (1914), Nämlich (Infatti, 1915), prössimo al Bebuquin (1912) di Carl Einstein, e Die Zauberflöte (II flaute magico, 1916)21, e Paul Leppin (1878-1945), der ungekrönte König der Prager Boheme (il re non coronate della Scapigliatura boema), con le sue raccolte di versi Die Türen des Lebens (Le porte della vita, 1901) e Glocken, die im Dunkeln rufen (Campane chiamanti nel buio, 1903) e coi suoi romanzi Daniel Jesus (1905) e Severins Gang in die Finsternis (Severin se ne va nelle tenebre, 1914). Sconsolato cantore di una Praga cadente ed ormai al lumicino, «dei vicoli malfamati, delle notti trascorse in bagordi, dei vagabondi e dell'inutile fede dinanzi a pompöse immagini barocche di santi» 22, Leppin fu vezzeggiato da Else Lasker-Schüler in due soavi poesie: Dem König von Böhmen e Dem Daniel Jesus Paul 2i. Certo, la languida cantilena di Leppin, quella sua scrittura infermic-cia, aggricciata ed intrisa di un nordico Zwielicht, che a tratti si infiamma per un'improvvi-sa vampata di satanismo, oggi sa di stantio. Eppure il suo impulso d'amore per la cittä vlta-vina, per questo trebbio di spettri, non ě meno ardente di quello di un Nezval in Praha s prsty deště (Praga dalle dita di pioggia) o di un Seifert in Světlem oděná (Vestita di luce). É MlolEbookReader Modifica e-. M & C > > <5> ^ 100% iai' Q abc esteso Gio 10:30 Q. O ís • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ <* P OS Ingagliardiva per ľapporto di queste figúre il pingue pittoresco di Praga. Paul Leppin, alto, sottile, con viso cěreo da attore kabuki, largo cappello alla calabrese, abito scuro stret-to alla cíntola, cammina sul Graben (io guardavo dali'alto col cannocchiale di Flugbeil) e, come gli altri poeti ehe lo circondano, tutti in uguali assise da Biedermeier, porta una rossa rosa dal lungo gambo: «tutte quelle fiammelle floreali facevano pensare alle candele di una processione»24. Nei ritrovi notturni Franz Werfel môdula arie di Verdi: «Le ragazze entu-siaste: "Caruso, Caruso!" esclamavano, appena egli entrava nel loro locale, e le piú istruite pronunziavano addirittura il nome in francese: "Carousseau!" II pianista o ľorchestra del salone intonavano súbito "La donna ě mobile" o "Quesťe quella", e Werfel sfrenatamente si sgolava» 25. «Egli puô cantare come un Caruso - scrisse di lui con sarcasmo nel suo "be-stiario" Franz Blei - e lo fa spesso e volentieri, specie se c'ě rumore. Rumoreggia ad esem-pio una guerra, e il Werfel canta cosi che, se si stampasse il cantato, facilmente con esso si potrebbe riempire un volume in ottavo di trecentootto pagine. Per questa sua voce tenorile, che canta con squisitezza arie e trilli, il Werfel ě fortemente invidiato dalle altre bestie che cercano di contraffarlo» 26. Nel circondario del pittoresco praghese primeggia il misterioso Nikolaus di un romanzo di Leppin, ossía Meyrink, della lega anche lui dei fantasmi boemi, nella cui casa remota vi-cino al gassômetro si accatastava «un gran numero di singolari ed insoliti oggetti, Budda in bronzo con le gambe incrociate, disegni medianici appesi in cornici metalliche, scarabei e specchi magici, un ritratto della Blavatsky e un autentico confessionale»11. Dalle memorie di Brod si raccoglie come Meyrink avesse tra le sue amicizie un collezionista di mosche morte ed un rigattiere che rivendeva volumi rari soltanto con 1'approvazione di un corvo dalle ali tarpate28. Non dico che Meyrink diventi nella mia inventiva un antenato del deco-roso becchino signor Kopfrkingl, ma se penso alle sue stravaganze funerarie mi ě piú facile intendere la melliflua lugubritä del romanzo di Ladislav Fuks Spalovač mrtvol (II bruciaca-daveri)29. piú informazioni I poeti tedeschi di Praga traggono linfa dai miti, dalle leggende, dalla topografia della cittä vltavina. Diresti che molti dei loro scritti siano soltanto pretesti per rappresentare il Corpus mysticum, le tórbide gale, il ferale úmore di questa parvenza di pietra. Non ě la Praga moderna coi rěgoli delle sue stradě, coi cubi dei suoi casamenti-caserme ad attrarli, ma la vecchia Praga muffita, che suscita nel loro cuore fornaci di incendio, raffiche di malinco-nia. Atterriti, come gli indiáni dagli eclissi di luna, dal sentore di morte ladra, di morte im-piccata, di morte fedífraga che vi si spande, guardano Praga come una fantäsima (mátoha), come una manifattura chimerica. Scelgono a sfondo le cattedrali barocche, la Viuzza ďOro, San Vito, le topaie ed i passaggi della Citta Vecchia, le scarrupate casúpole del Nuovo Mon-do, il cimitero ebraico, le nere sinagoghe, le stamberghe supěrstiti, le sghembe straduzze piú strette di brecce e le bettole della Judenstadt, i palazzi maligní e 1'opaca vita di Malá Strana. Fanno di Praga una metropoli occulta, irreale, avviluppata nel fioco velatino stillante delle Gaslaternen, un'esausta cittä pervenuta a decrepitezza, un groviglio di sguaiate osterie, di lebbrosi cantucci nictálopi, di uličky del diavolo, di ciarliere pavlače, di oscuri cortili, di magazzini di robivecchi, di bancarelle di tandlmark. Cittä in cui tutte le immagini tendo-no a deformarsi spasmodicamente, ad assumere facce grottesche e spettrali. Cittä intormen-tita da una sonnolenza (Verschlafenheit) di cittä di provincia, nel cui torpore si cela in ag-guato qualcosa di occhiuto e di minaccévole. Come se, per un paradosso, nelľanimo degli scrittori tedeschi e in specie degli israelitici si fosse trasfusa la malinconia, la tardanza, 1'ir-resolutezza dei giorni dopo il disastro della Montagna Bianca, quando la capitale giacque ludibrio di spietati invasori. Alle corte, o lettore, la cittä vltavina si muta in un Mittelpunkt dell'espressionismo, e non tanto perché parecchi dei suoi poeti aderiscono a quel movimen-to, ma soprattutto perché essa giá conteneva nella sua indole, nello steccato della sua scéna, nelle sue calígini i motivi precipui degli espressionisti. É MlolEbookReader Modifica e-. M & C > £ <5> ^ 100% iai' Q Abc esteso Gio 10:30 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P OS Nelle pagine degli scrittori tedeschi praghesi del principio del secolo si ripresentano spesso le bettole, i ritrovi notturni, le ultime «case di gioia» delľimpero absburgico, con sale adorne di arazzi e di specchi e di tende di velluto rosso, con arpiste cieche e strimpella-tori di pianoforte, con ragazze di tutte le terre delia monarchia. II piú celebre di questi loca-li, il lussuoso Salón Goldschmied in via Kamzíková (Gemsengässchen), paragonabile forse al lupanare di Vienna in cui, nella Milleduesima notte di Joseph Roth, lavóra Mizzi Schinagl, fu effigiato da Werfel nel raccapricciante racconto Das Trauerhaus (La casa di lutto). Ma anche le osterie, le locande del Castello kafkiano, coi loro afosi sgabuzzini e con quel pigia pigia di fantesche equivoche, odorano di bordello praghese. Nella descrizione delia vita notturna e dei bassifondi delia cittä vltavina nessuno pero sopravanza Egon Erwin Kisch, che fu assiduo frequentatore di ogni sorta di abštajgy, pajzly, putyky, špeluňky, zapadáky, knajpy30. Klamovka, Omnibus, Gogo, Jedovna (Osteria dei Veleni), Stará paní (La vecchia signora), Stará krčma (La vecchia taverna), Mimóza (nome floreale del tempo del Biedermeier corrotto in Phimose), Brazílie, Apollo, U tří hvězdiček (Alle tre stelline), Eldorado, Maxim, Trocadero, U zeleného orla (All'aquila verde), U města Slaného (Alia cittä di Slaný), U dvou beránků (Ai due agnelli), V tunelu (Nel tunnel), Artista, Na seníku (Al fienile), U knížete Břetislava (Al principe Břetislav): una lunga sequela di cimiciai, di caffě, di gargotte, di balere, di lúridi lupanari, di bische scorre come una stinta pellicola nelle sue carte31, accanto ad asili notturni, rifugi di donne perdute, isti-tuti di rieducazione, cucine economiche, carceri. Avido di cronaca nera, curioso della malavita ed incline ai «krvaky» (storie di sangue) ed ai «pitavaly» (bozzetti criminologici), Kisch, nei molti volumi di reportages praghesi32, gremiti di bertoni e baldracche, di malandrini e magnaccia, e di ogni specie di re della birba e regine del meretricio, rinnova una tradizione iniziata nell'Ottocento dai «quadretti di poli-zia» («obrazky policejni») di Jan Neruda e dai ragguagli di Karel Kukla sulle fogne e sui ricettäcoli dei malfattori e dei pezzenti. Kisch ci delucida insomma quel lato palustre ed in-soave di Praga, che costituiva il contrario delľangelogía del Barocco. «Kisch - ha scritto Konrád - era sensibile alľumana vulnerabilitä ehe si cela sotto il bel-letto delle prostitute, sotto il riflesso di orpello di quella fallacia. II rovescio dell'ingiustizia, della miseria. I notturni del suburbio e dei bassifondi. II coltello da macellaio che mutava il carminio del trucco in sangue ehe va raggelando. E la sua comprensione di quei rapporti di causa aveva il valore di una scoperta. Auscultava i cuori denudati come un medico pazien-te» 33. Basta pensare al suo ritratto di Tonka, la bella prostituta dello sfarzoso Salón Koucký in via Platnéřská. Dinanzi ad un tribunále celeste la «blaue Toni», chiamata cosi per i suoi occhi azzurri e ľazzurro vestito, racconta le proprie vicende patetiche: essendosi offerta per allietare l'ultima notte di un orrido uccisore di tre ragazze condannato alia forca, pfui Teufel, le piantano addosso il titolo di Šibenice (Patíbolo), ossía Galgentoni. Costretta a fuggire in un altro Puff e quindi a scendere sul marciapiede, continua a sognare, sino alia morte e alľascesa in cielo, la veste blu stile impero di un tempo, il grande grammofono a tromba del Salón Koucký34. Non sarebbe difficile rinvenire un legame tra gli eroi delle ballate di stracci di Kisch, dei suoi piccoli guizzi di Dreigroschenoper e le figurine dei polizieschi («racconti delľuna e delľaltra tasca», 1929) di Karel Čapek o i «cherubini», ossía i marioli e i ladruncoli ehe tengono bordone al gobbo maestro di furti Ferdinand Stavinoha, omino di scarsa furbizia, nel romanzo Bidýlko (1927) di Emil Vachek o il Franci, cameriere e ballerino superbo del proprio frac (come Hamlet), sfortunato guidone che accoppa un cliente delľamica sgualdri-na, una sgualdrina mansueta come Galgentoni, e si tortura poi dal rimorso, nel dramma Periférie (1925) di František Langer. Dalľufficio oggetti smarriti al monte dei pegni, dalle aste alle lotterie e al tandlmark di Natale: non c'era favilla della vita praghese ehe non ac-cendesse la chiäcchiera del «reporter furioso». E lui stesso, come un attore stanislavskiano, si immedesimava coi tipi ehe stáva studiando, persino indossandone gli abiti: aspettava il É MlolEbookReader Modifica e-. M & C > > <5> ^ 100% iai' Q Abc esteso Gio 10:30 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ <* P OS suo turno nelle cucine economiche, pernottava nei dormitori dei poveri, spaccava il ghiac-cio sul fiume coi disoccupati, faceva il giorgio con le sgallettate, recitava nei teatri come comparsa35. Come i poeti del simbolismo russo, all'inizio del secolo, gli scrittori tedeschi della capi-tale boema avvertivano il doloroso presagio di un'imminente rovina. Questa praghese si-smografia corrispondeva, si intende, al comune presentimento del crollo dell'impero ab-sburgico, che tormentö parecchi ingegni lungimiranti del Mitteleuropa. Alludendo agli anni estremi del regno di Francesco Giuseppe, Werfel ricorda che la stagione, l'intonazione poli-tica, la caratteristica umana di quest'epoca furono inverno, gelo invernale, crepuscolo e vi-cinanza di morte36. Ma la livida funebritä, la malevolenza di Praga (in antitesi col gaudea-mus, con l'operettismo di Vienna) dilatavano la prospettiva dello sfacelo. Träppola di Hassliebe, cuore di un popolo che non condivide il loro anelito di affratellamento, Praga divie-ne per gli scrittori tedeschi segnäcolo di agonia e di tramonto. Dai cortili, dai ballatoi, dai passaggi li assale un brontolio giudiziale, la voce cavernosa di un ortel, di una condanna37. L'atmosfera febbrile di quegli anni, l'angoscia delle premonizioni sono rese da mold di loro con una scrittura imbellettata, aggettivale, barocca, tutta rossori di tisi e fremiti di ri-brezzo. Nelle prose convulse e spiritiche di un Meyrink, di un Leppin, di un Perutz una pü-trida Praga storce gli occhi e fa smorfie, centrale di mistagogia, serbatoio di truculenti stre-goni, di spaventacchi, di mostri di argilla rabbinica, di m'schugoim, di svitati, di torve larve orientali, come, nella stessa epoca, la Pietroburgo di Belyj. Cittä tratteggiata col viola banale dell'inchiostro di Meyrink-Nikolaus 38, il quale blandisce la degradazione di quelle strade mefitiche, di quelle case tarlate con un compiacimento da pessimo esteta, ingioiellando come una festa il patema della catästrofe, il deperimento della vecchia Praga. Ma intanto, affiorando da questo marasma di finimondo, la Praga ceca rinasce dal crollo dell'impero absburgico e, sorretta dalle savie mani del filosofo Masaryk, avanza, per usare il nome di piú informazioni una marcia di Josef Suk, «verso una nuova vita», che sarä spezzata a sua volta da nuovi soffocamenti. I decadenti tedeschi dunque sorseggiano la cittä vltavina come una maledizione, appi-gliandosi a tutto ciö che di doppio, di trasognato, di unheimlich, di morbido si annida nella sua sostanza. Di questa letteratura austriaco-praghese dell'etä del declino della monarchia (e dei suoi prolungamenti) restano nella memoria un tanfo di pestilenza, una semiluce di Dämmerung che stringe il cuore, un barcollio di candele di altare che si vanno spegnendo, un'onda di musica mesta, un ghigno istrionesco, la sanguinante lesione di un addio che bamboleggia, e una zuccherosa, appiccicaticcia dolcezza. Else Lasker-Schüler scrisse di Werfel: «sulla sua bocca - un usignuolo é dipinto»39. 1 Cfr. f. x. Šalda. Problémy lidu a lidovosti v nové tvorbé básnické, in Šaldův zápisník, Praha 1931-32, IV, pp. 181-82. 2 willy HAAS, Die literarische Welt cit., p. 22. 3 otto pick, Erinnerungen an den Winter 1911-12, in «Die Aktion», 1916, p. 605, cit. in Expressionismus: Literatur und Kunst (1910-1923), catalogo dell'esposizione alio Schiller-Nationalmuseum di Marbach (8 maggio - 31 ottobre 1960), pp. 62-63. Cfr. kurt pinthus, Souvenirs des débuts de VExpressionnisme, in L'Expressionnisme dans le theatre européen, a eura di Denis Bablet e Jean Jacquot, Paris 1971, p. 36. 4 Cfr. willy Haas , Die literarische Welt cit., p. 29. 5 Cfr. hans tramer, Die Dreivölkerstadt Prag cit., pp. 143-45. 6 Cfr. max brod, Vita battagliera cit., pp. 224-27. 7 Cfr. karel krejčí, Jakub Arbes: Život a dílo, Praha 1946, pp. 332-33. paul leppin, Severins Gang in die Finsternis cit., pp. 41-42. É MlolEbookReader Modifica e-. M & C > > <5> ^ 100% (Ďf' Q ABC esteso Gio 10:30 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ <* P OS 9 Cfr. jan herain, Stará Praha cit., pp. 124-25; géza včelička, Auf den Spuren Kischs in Prag, in Kisch-Kalender, a eura di F. C. Weiskopf, Berlin 1955, pp. 255-56. 10 Karel konrád, Rodák ze Starého Města, in Nevzpomínky, Praha 1963, p. 94. " Cfr. géza včelička, Auf den Spuren Kischs in Prag cit., pp. 257-58. 12 Cfr. a. m. ripellino, // trucco e ľanima, Torino 1965, pp. 196-202. 13 Cfr. zenon, Jama Michalika: Lokal «Zielonego ßa/omfe», Krakow 1930; tadeusz že-leňski (boy),Znaszli ten kraj?... i inne wspomnienia, Warszawa 1956. 14 Cfr. Kavárna Union (Sborník vzpomínek pamětníků), a eura di Adolf Hoffmeister, Praha 1958. Cfr. egon erwin KiscH, Zitate vom Montmartre, in Die Abenteuer in Prag cit., pp. 399-404; zdeněk matěj kuděj, Ve dvou se to lépe táhne (1923-27), Praha 1971, pp. 288-95; e. a. longen, Jaroslav Hašek (1928), Praha 1947, p. 37; Václav menger, Jaroslav Hašek doma, Praha 1935, pp. 247-49; géza včelička, Auf den Spuren Kischs in Prag cit., p. 259; Jiří červený, Červená sedma, Praha 1959, p. 53; dušan hamšík - alexej kusák, O zuřivém reportéru E. E. Kischovi cit., pp. 27-31; František langer, Vzpomínání na Jaroslava Haška, in Byli a bylo, Praha 1963, pp. 30 e 52-53; Ján l. kalina, Svet kabaretu, Bratislava 1966, p. 369; radko pytlík, Toulavé house (Zpráva o Jaroslavu Haškovi), Praha 1971, pp. 219-21. 16 karl kraus, in «Die Fackel», n. 546-50,p. 68. 17 Cfr. Roger Bauer, La querelle Kraus-Werfel, in ĽExpressionnisme dans le théätre européen cit.,pp. 141-51. 18 karl kraus, in «Die Fackel», n. 398, p. 19. 19 Cfr. max brod, Vita battagliera cit., p. 33. 20 Cfr. Deutsche Dichter aus Prag cit. 21 Cfr. karl otten, Nachwort a Das leere Haus cit., pp. 610-12; michel zéraffa, Le roman et sa problematique de 1909 á 1915, in Ľannée 1913, a eura di L. Brion-Guerry, Paris piů informazioni 1971,1, pp. 649-53. 22 max brod, Vita battagliera cit., p. 163. Cfr. anche hans tramer, Die Dreivölkerstadt cit., pp. 189-91. 23 else lasker-schüler, Die gesammelten Gedichte, München 1920, pp. 114-16. 24 Cfr. max brod, Vita battagliera cit., pp. 162 e 165-66; Joseph wechsberg, Prague: the Mystical Gity cit., pp. 43-45. 25 willy Haas, Die literarische Welt cit., pp. 12-13. 26 Franz blei,Das grosse Bestiarium (1922), München 1963, p. 42. 27 paul leppin, Severins Gang in die Finsternis cit., p. 42. 28 Cfr. max brod, Vita battagliera cit., pp. 226-27'. 29 Cfr. a. m. ripellino, Fuksiana, introduzione a Ladislav fuks, // bruciacadaveri, Torino 1972. 30 Locuzioni ceche, per lo piú di origine tedesca o jiddisch (ad esempio «pajzl» da «ba-jiss»: casa), per indicare taverně di ínfimo ordine, měscite, alberghi ad ore, postríboli. 31 Cfr. egon erwin KiscH, Konsignation über verbotene Lokale, in Die Abenteuer in Prag cit., pp. 301-17; dušan hamšík - alexej kusák, O zuřivém reportéru E. E. Kischovi cit., pp. 30-31. 32 Aus Prager Gassen und Nächten (1908), Prager Kinder (1911), Die Abenteuer in Prag (1920), Prager Pitaval (1931), Marktplatz der Sensationen (1942). 33 Karel konrád, Rodák ze Starého Města, in Nevzpomínky cit., p. 94. 34 Cfr. egon erwin KiscH, Die Himmelfahrt der Galgentoni, in Marktplatz der Sensationen cit., pp. 239-66. 35 Cfr. dušan hamšík - alexej kusák, O zuřivém reportéru E. E. Kischovi cit., pp. 32-37. 36 franz werfel, Nel crepuscolo di un mondo cit., p. 24. 37 Cfr. eduard goldstücker, Předtucha zániku cit. 38 Cfr. max brod, Vita battagliera cit., p. 227. • MIolEbookReader Modifica M 5? c > > <5> 4 100% iOl' Q ABC esteso Gio 10:30 Q. O • O • MIolEbookReader - Praga magica o P OS Else lasker-schüler, öi'e gesammelten Gedichte cit., p. 154. É MlolEbookReader Modifica e-. M & > £ <5> ^ 100% iai' Q Abc esteso Gio 10:31 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P 10. In un suo racconto intitolato Kafkárna (Kafkería) Bohumil Hrabal immagina di vaga-bondare una notte per la cittä vltavina e di fermarsi a colloquio con una versiera sdentata ehe, nel barbaglio di un lume ad acetilene, rivolta sul fuoco scoppiettanti salsicce: «Dico alla vecehia: - Signora, ha conosciuto Franz Kafka? - Gesú, - disse - sono io Kafková Františka. E mio padre era macellaio equino e si chia-mava František Kafka». Lo stesso Hrabal si immedesima con ľautore delia Metamorfosi. A Piazza delia Cittä Vecehia, alludendo alle strettoie staliniane, urla ad un vigile: «Senza una fenditura nel cer-vello non si puč> vivere. Non si puö spulciare ľuomo dalla libertä». E quello, con aria severa, risponde: «Non gridi cosi, perché grida cosi, signor Kafka? Dovrä pagare il rumoratico»'. Non solo nella nostra coscienza, ma nella realtä Praga e Kafka sono carne ed unghia. In America, alla capocuoca, viennese di origine (e perciô «compaesana»), Rossmann rivela con nostalgia di esser nato nella cittä vltavina2. La rete di sgraffi e di sfregi ehe stracciano i muri di Praga corrisponde alle trafitture, di cui cosí spesso si legge nei diári kafkiani3. Non mi rimarrö dalľinsistere sulle analogie che imparentano ľautore delle vicende di Švejk al-ľinventore di K. Se Kafka, come afferma Adorno, «cerca la salvezza incorporando la forza dell'avversario» 4, non diverso risulta ľassunto di Hašek alle prese con ľapparato austro-absburgico. D'altronde la stessa stesura dello Švejk assomiglia a quella dei romanzi kafkia- piú informazioni ni, dove «le tappe delle avventure narrative diventano stazioni di un calvario»5. L'effigie di Kafka, il suo «lungo, nobile viso olivastro di principe arabo» 6, si incide in sovrimpressione sui lineamenti delia capitale boema. Parlava sottovoce e di rado, vestiva abiti scuri7. «La Kafka - asserisce Franz Blei - ě un magnifico topo blu-luna assai raro, che non mangia carne, ma si nutre di eräuti amari. II suo sguardo affascina, perché essa ha occhi umani» 8. A differenza di Rilke, il cui vincolo con la capitale boema rimane epiděrmico, una civet-teria letteraria, l'affabilitä di un esteta verso una Stirpe infelice e diseredata, Kafka assorbi tutti gli umori e i veleni di Praga, calandosi nella sua demonía. Piuttosto che insudiciarsi nelle grasse fuliggini del pentolone vltavino, il giovane Rilke, nella raecolta Larenopfer (1895), si limita alla scintillante superficie ottica, sciorina il compiaeimento di un turista raffinatissimo, che sta tuttavia sulle sue. Gli accenni al folclore, alle torri, alle cappelle, alle cúpole, a figurette di strada, a figure come Hus, Tyl, Zeyer, Vrchlický, gli stessi vocaboli cechi sono soltanto una bardatura9. A un innamorato di Praga danno fastidio versi da souvenir, come «bierfrohe Musikanten spielen - ein Lied aus der Verkauften Braut» («birrosi e allegri musicanti suonano - un motivo della Sposa venduta»), o la sufficienza di una poesia come quella in cui, dopo aver cantato l'inno ceco Kde domov můj (Dov'e la mia patria), una ragazza di campagna riceve ľelemosina dal poeta commosso e, grata, gli bacia la mano. Darei tutte le cartoline e le squisitezze del Baedeker rilkiano per una lirica breve di Kafka, nella quale, sostanza dell'anima, Praga, sebbene non nominata, traluce da una buia filigrána: Uomini che sopra oscuri ponti camminano dinanzi a santi dai fiochi lumini. Nubi che sopra il cielo grigio passano dinanzi alle chiese É MlolEbookReader Modifica e-. M & C > £ <5> ^ 100% iai' Q ABc esteso Gio 10:31 Q. O is • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P OS dai campanili ehe imbrunano. Uno ehe al parapetto squadrato si appoggia e guarda ľacqua serale, le mani su vecehie pietrelň. Ľatteggiamento del giovane Rilke verso il mondo slavo ehe lo circonda ě ambiguo a causa di due contrastanti influssi. Da un lato lo condiziona la madre Phia, ostinata nel pro-prio orgogľio di casta e proclive ad uno spocehioso sciovinismo anticeco. Dalľaltro indiriz-za i suoi sentimenti la sua prima amata, Valérie David-Rhonfeld, nipote del poeta ceco Julius Zeyer, ehe da parte materna era ebreo. Ľaffetto per Valerie e ľamicizia di Zeyer, il quale gli fu di modello per ľestetismo, il gusto delia stilizzazione, la passione dei viaggi, ľaristocratico sdegno, lo avvicinarono ai cechi, ehe ľaltezzosa e snobistica Phia gli aveva insegnato a spregiare11. Quanto a Kafka, come tutti sanno, suo padre Herrmann (o Heřman) era nato nel villag-gio ceco di Osek presso Strakonice (Boemia meridionale) nella famiglia di un beccaio israelitico. Herrmann si trasferí a Praga nel 1881, sposandovi ľanno dopo Julie Lówy, ehe anche lei proveniva da un ambiente ceco, il paesino di Poděbrady 12. Ed ě eurioso ehe Franz da ragazzo abbia seritto un dramma sul re husitico Jiří di Poděbrady. Sebbene frequentasse le scuole tedesche, egli apprese il ceco sin da bambino. Con la cuoca, con le cameriere, coi commessi del negozio paterno di chincaglierie a via Celetná e poi a Piazza delia Citta Vec-chia (Palazzo Kinský), coi colleghi ďufficio conversava in ceco. Si teneva sempře aggiornato nelle cose ceche13. Andava ai comizi dei leader politici Kramář, Klofáč, Soukup14. Bazzicava i poeti e serittori anarchici del «Klub mladých» (Club dei giovani), ossía Karel Toman, František Gellner, Fráňa Šrámek, Stanislav Kostka Neumann, Jaroslav Hašek15. Ebbe contatti con Arnošt Procházka e coi letterati della «Mo-derní revue» '6. E, particolare ineredibile, se si pensa che «nessun cittadino ceco visitava mai il teatro tedesco e viceversa»17, frequentô il Národní divadlo e il Teatro Pištěk18, anche se i loro spettacoli lo ispirarono meno della piccola compagnia jiddisch di Jizchak Lówy, che recitô al Café Savoy nel maggio 1910 e nelľottobre delľanno seguente19. Desideroso di evadere dalla dimensione insulare, nei diári sospira delľenorme vantaggio di essere «ceco eristiano tra cechi cristiani» 20 e si diverte sui nasi cechi21. Ľinsegna della bottega del padre raffigurava un nero uccello, una kavka, ossía una cor-nacehia, eine Dohle. Con un nome ceco di sua invenzione egli chiama Odradek un rocehet-to di filo che sale e scende le scale su due bacehette, un'ammatassata parvenza, paragonabi-le agli smemorati e imperfetti angeli delľultimo Klee22. II rapporto di Kafka con la favella ceca non ě quello di un conferenziere in tournée, di un viaggiatore, di un Liliencron, che tende ľorecchio a sorprendere fonemi incôgniti: ľautore della Metamorfosi penetra il ceco con sottilitá filologica. Rammaricandosi di non conoscere a fondo 1'idioma slavo, leggeva, oltre ai quotidiani cechi, la rivista puristica «Naše Řeč» (Lingua Nostra)23. Ma ancor piú strabiliante ě che leggesse il giornaletto dei boyscouts «Náš skautík* (II nostro scout)24. Dell'interesse di Kafka per la lingua ceca testimoniano in specie le lettere a Milena Jesenská: «Certo che capisco il ceco. Giä un paio di volte volevo chiederLe perché non scrive in ceco. Non che Lei non sia padrona del tedesco. Per lo piú ne ě padrona in modo stupefa-cente e, se qualche volta non lo ě, esso si piega davanti a Lei spontaneamente e diventa piú che mai bello: cosa che un tedesco non osa nemmeno sperare dalla sua lingua, perché non osa scrivere in modo cosi personále. Ma vorrei leggere uno scritto Suo in ceco...»25. In quelle missive i vocaboli cechi ricorrono con la stessa frequenza delle parole olandesi nei diari, che Beckmann tenne durante l'esilio nei Paesi Bassi26. Kafka vi manifesta una sorta di compiaciuto bilinguismo: «... non sono mai vissuto in mezzo a gente tedesca, il tedesco ě la mia lingua materna e perciô mi ě naturale, ma il ceco mi sta piú nel cuore...» 27. Ľamicizia e ľamore e la corrispondenza (1920-22) tra lo serittore ebreo tedesco e Milena Jesenská, discendente da un'antica famiglia patrizia ceca, che vantava tra i propri antenati il dot- É MlolEbookReader Modifica e-. M & C > £ <5> ^ 100% iai' Q Abc esteso Gio 10:31 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P OS tor Jan Jesenius, giustiziato nel 1621, dopo la sconfitta delia Montagna Bianca28, assumono un significato simbolico per la dimensione di Praga. Lo stesso puč) dirsi delľantítesi dei loro caratteri: la malattia, il desiderio di morte, la timiditä, la terribile angoscia, le rinunzie di Kafka contrastano con ľimpävida risolutezza, ľardente brama di vivere, ľodio dei pre-giudizi, lo spirito di sacrificio, la grande prodigalitä di questa donna tipicamente ceca ehe, dopo un'esistenza strampalatissima (matrimoni sconnessi, morfinismo, miseria, manía di gatte, delusioni politiche, attivitä clandestina, persecuzione da parte degli stessi compagni), si sarebbe spenta il 17 maggio 1944 nel Láger di Rawensbriick29. Kafka era ävido di cultura ceca. II 22.9.1917 serive a Felix Weltsch da Ziirau: «... qui leggo quasi esclusivamente libri cechi e francesi e soltanto autobiografie o carteggi, natural-mente stampati alla meno peggio. Potresti prestarmi un volume per ciaseuna lingua?» 30. E ai primi di ottobre rincalza: «In quanto ai libri non mi hai capito. A me importa soprattutto leggere opere origináli ceche o francesi, non traduzioni»31. Nei diári indugia (25 dicembre 1911) sulle letterature dei piecoli popoli, prendendo ad esempi la jiddisch e la ceca32. Nella corrispondenza discorre di Jenůfa di Janáček33, di Vrchlický 34, dei pittore Aleš , di Božena Němcová, il cui epistolario ě per lui «un pozzo inesauribile in esperienza umana» . Kafka ammirava la soavissima «prosa musicale* di questa serittrice deľl'Ottocento37. E Max Brod era convinto ehe un episodio dei romanzo Babička (La nonna, 1855) di Božena Němcová, quello di Kristla, la figlia delľoste insidiata da un insolente italiano dei séguito delia castellana (ix), avesse influito sulla storia di Amália e delľalto funzionario Sortini nel Ca-stello kafkiano (xv)38. Certo ě comunque ehe la masnada di aiutanti e di intermediari dipin-ti da Kafka fa pensare alla schiera di maggiordomi in livrea e di tronfi impiegati ehe am-miccano nel castello deseritto da Božena Němcová. Kafka si infervorava inoltre per le scul-ture di František Bílek 39 e avrebbe voluto ehe Brod componesse una monografia sulla sua arte spoglia e implorante, tutta visioni, languori mistici, späsimi di colpevolezza, per rive-larla al mondo, come aveva fatto con la musica di Janáček40. In realtä si potrebbero istituire paralleli tra ľopera di Bílek, che fu molto vicino ai poeti simbolisti Březina e Zeyer41, e la creazione di Kafka, «sotto la comune insegna di Praga». Sebbene cambiasse spesso dimora, come quella di Hašek, la famiglia di Kafka non si al-lontanö mai dal centro, dai märgini dello scomparso ghetto42. Tranne i brevi periodi in cui risiedette a Piazza San Venceslao e nella Viuzza d'Oro, Franz Kafka, «capostipite del vente-simo secolo»43, restö sempře nel cerchio incantato della Cittä Vecchia. Alcune strade: via Maislova (dove nacque il 3 luglio 1883), via Celetná, via Bílkova, Dlouhá třída, via Dušní, via Pařížská (Mikulášská), con vista sul fiume, e la Piazza della Cittä Vecchia sono per sempře legate all'effigie dell'autore della Metamorfosi, come Kampa rimarrá per sempře connessa con quella di Holan. Non solo le sue abitazioni, ma la scuola elementare, il ginna-sio tedesco, la Facoltä di giurisprudenza si trovavano al centro, e addirittura il ginnasio aveva sede in quel Palazzo Kinský, dove Herrmann Kafka trasferí piú tardi il negozio. A pochi passi dalla Cittä Vecchia, a Na Poříčí, sorgeva il suo ufficio, 1'Arbeiter-Unfall-Versiche-rungs-Anstalt für das Königreich Böhmen (Dělnická úrazová pojišťovna). II racconto Descrizione di una battaglia ě 1'unico nella narrativa kafkiana a rispeechiare con un'esplicita esattezza la toponomastica della capitale boema. Carrellata notturna sulla neve gelata, nel chiaro di luna, esso inquadra via Ferdinandova, via Poštovská, la collina di Petřín (Laurenziberg), la Vltava, il parapetto di ferro del lungofiume, i «quartieri dell'altra riva», in cui «alcuni lumi» «ardevano e luccieavano come occhi veggenti»44, Střelecký ostrov (lTsola dei Tiratori), la Torre del Mulino con l'orologio, il Ponte Carlo, via Karlova, la chiesa del Seminario. Ě stato osservato che, nella scena del poliziotto, che scivola fuori come un pattinatore da un lontano caffě dalle nere vetrate, e in quella della donna grassa, che esce con una lampada da una fiaschetteria di via Karlova, dove suonano il pianoforte, Kafka sembra sfiorare per il colore locale i bozzetti di Kisch 45. Nel Processo, nel piú praghese dei romanzi cechi e tedeschi, Praga non ě mai nominata. Ma il pudore che vieta la nominazione non toglie che essa traspaia in filigrána, in una luce É MlolEbookReader Modifica e-. M & C > £ <5> ^ 100% iai' Q Abc esteso Gio 10:31 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P OS di fieno. La presenza di Praga, assottigliata ai suoi tratti essenziali, ě qui di gran lunga piú forte ehe nella topografia verseggiata di Rilke, nei Larenopfer, in cui Hradčany, San Vito, Loreta, Vyšehrad, Malvazinky, Smíchov, Zlíchov, la Vltava, la cúpola di San Nicola compa-iono a tutto tondo, come in un organetto di vedutě a colori46. A render piú arcana e piú oni-rica la citta vltavina nel Processo concorre la stessa scrittura sobria e precisa, la scrittura monödica, vítrea, aliena da orpelli, la secca, oggettuale argomentazione talmudica. Questa avvocatura trascendentale contrasta col gonfio e infiammato linguaggio dei neoromantici e degli espressionisti praghesi, sebbene, come Adorno ha notáto, partecipi anch'essa delľe-spressionismo e risenta delia pittura di quel movimento47. Nel Processo dunque la capitale boema ě velata ed anönima: anönima e priva di anam-něsi come il protagonista, trama di schemi di luoghi, di luoghi-archětipi. Eppure nelľordíto astratto del suo tracciato molti punti reali sono identificabili. Potremmo congetturare ehe la banca, in cui lavora Josef K., rimandi all'edificio delle Assicurazioni Generali a Piazza San Venceslao, dove Kafka fu impiegato, prima di essere assunto come procuratore legale al-ľArbeiter-Unfall-Versicherungs-Anstalt für das Königreich Böhmen, o piuttosto, se si tien conto del bugigättolo ingombro di vecchie cartacce e di vuote bottiglie da inchiostro, dove un frustatore scudiscia i due guardiani, al fatiscente palazzo percorso da labirinti in penom-bra della Böhmische Unionbank (Česká Banka Union) a Na Příkopě48. II quartiere nel quäle si acquatta l'enorme edificio, dove Josef K. subisce il primo interrogatorio, con le sue in-formi catapecchie, con le sue finestre piene di materassi, con le sue botteguzze al di sotto del livello stradale, benché sia detto che sorge in periféria, fa pensare alla diroccata Cittä ebraica. L'ancor piú sudicio e grigio sobborgo, in cui, arrampicata in cima a ripide scale, si annida l'opprimente bicocca di Titorelli, potrebbe essere quello proletario di Žižkov, amato da Kafka. II desiderio di uscire dal cerchio incantato del centro verso la periféria e il senso di colpa del figlio di famiglia agiata dinanzi ai reietti lo spingevano spesso in quel rione selvatico, poco raccomandabile allora ai signoři «per bene». Ma puö darsi che, nella raffigurazione del sördido tribunále, Kafka avesse in mente gli uffici praghesi in genere, gli uffici rintanati in bizzarre barabizny, in taccagne stamberghe da sorci, con bui corridoi, con ciurmagha di scartabelli ingialliti, con tanfo di muffa e di polvere. II duomo ě San Vito e, nel duomo, la «statua d'argento di un santo» ě il sepolcro del Nepomuceno. Al supplizio Josef K. si reca, passando per un «ponte», che ě il Ponte Carlo, al di sopra di un'isoletta, che ě Kampa. Le «strade in salita» corrispondono a quelle di Malá Strana, l'arena dell'esecuzione coincide con la cava di Strahov. Ma la pragheitä del Processo si appalesa in molte altre minuzie, tra le quali, ad esempio, l'accenno al rapporto tra ľaffittacamere e ľinquilino, un rapporto ehe avvince sovente ľin-ventiva kafkiana49. Lo serittore ha trasfuso nel proprio romanzo, come d'altronde anche nel Castello, ľaccídia, il malessere della cittä vltavina, un'accídia ehe collima con la sua ritro-sía, con le sue ombrose ripulse, con la sua estenuazione. II continuo ricorso di letti e giaci-gli, ľodore di letto non rifatto di cui paria Adornoso, ľuniverso molliccio di materassi nei quali i personaggi, sempře spossati, sprofondano, ě il riflesso, non solo delľinfermitä ehe serpeggia nel corpo di Kafka, ma anche dell'abulia, della forzata indolenza di una metropoli, i cui impulsi sono perpetuamente stroncati. Per tutto questo non sembri eurioso ciö ehe Haas ha seritto dei due romanzi: «... li lessi come si legge un panorama compiutamente familiäre della propria giovinezza e in cui súbito si riconosce ogni ripostiglio nascosto, ogni cantuccio, ogni corridoio polveroso, ogni lascivitä, ogni lontana allusione ancora cosí deli-cata»51. Al contrario che nel Processo, nei diari Kafka indica minutamente le strade, i caffe, i teátri, le sinagoghe, i dintorni. Andava spesso a passeggio nel parco Chotek52. Le sue cammi-nate nell'oscura, misera periféria, e in specie a Žižkov, somigliano alle scorribande di Blok nei sobborghi palustri e nebbiosi di Pietroburgo 53. Ma inoltre con quanta sete di favola egli coglie, nella sféra praghese, i momenti pierrotici, i guizzi di incantamento, le bizzarrie da É MlolEbookReader Modifica e-. M & C > > <5> ^ 100% iai' Q Abc esteso Gio 10:31 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ <* P OS panoptikum, che coincidono con 1'incolumitá dell'infanzia: «1 vecchi giuochi al mercato di Natale. Due pappagalli sopra mťasta estraggono pianeti. Errori: a una fanciulla si predice una amante. - Un tale offre in vendita fiori artificiali con versetti: To jest růže udělaná z kůže (Questa ě una rosa fatta di cuoio)»S4, oppure, con riferimento al giuoco ai quattro can-toni, che in ceco vien domandato «Scatole scatole fate una mossa»: «Si sta giocando a škatule škatule hejhejte se, io striscio nell'ombra da un albero all'altro» 55. L'amore per la cittá vltavina si accompagna in Kafka a un basso continuo di insofferenza e di maledizione. In una lettera del settembre 1907 a Hedwig W. egli chiama «dannata cit-tá» la capitale boema'6. A Max Brod, il 22.7.1912, scrive: «Che vita faccio mai a Praga? II mio desiderio di gente che, se appagato, si trasforma in angoscia, si raccapezza soltanto nel-le vacanze»57. Egli sogna spesso di dileguarsi, di scampare lontano. A Kurt Wolff: «... prenderó moglie e andró via da Praga, forse a Berlino» 58. Quando, nell'ottobre 1907, viene assunto alle Assicurazioni Generali, comunica a Hedwig W.: «nutro pero la speranza di se-dermi un giorno sulle sedie di paesi molto lontani, di guardare dalle finestre dell'ufficio su campi di canna da zucchero o cimiteri musulmani» 59. Quesťansia di terre remote, che av-verti anche nel tema di alcuni sui scritti, come America o Desiderio di diventare un indiano, si ricollega forse al modello di due zii materni, due Lowy: Alfred, che fu direttore delle fer-rovie spagnuole, e Josef, che amministró una compagnia coloniale nel Congo e allestí carované 60. Le sue annotazioni sulla cittá vltavina hanno spesso una spera di arcanitá, un sapore op-pressivo: «Triste, nervoso, fisicamente indisposto, paura di Praga, a letto»61, oppure: «Pra-ga. Le religioni si perdono come gli uomini»''2. Janouch imbastisce un confronto che mi raccapriccia tra Kafka seduto alla scrivanía dell'ufficio, la těsta reclina, le gambe distese, ed il cadaverico «lettore di Dostoevskij», dalla těsta riversa sullo schienale di una poltrona, le braccia pendenti, in un lugubre quadro di Emil Filla63. «Fra i gesti dei racconti kafkiani -afferma Benjamin - nessuno ě piú frequente di quello delFuomo che piega profondamente la těsta sul petto. Ě la stanchezza nei signoři del tribunále, il chiasso nei portieri dell'alber-go, la bassezza del soffitto nei visitatori della galleria» 64. Vi sono nei diari assidue allusioni ad un nesso che si alimenta delFhumus di Praga, quello tra il condannato innocente e il car-néfice che lo trafigge6'. Holan sentenzia: «11 carnéfice prepara il letto ai poeti. Taci, terra, avrai un osso!»66. 1 Bohumil hrabal, Kafkárna, in Inzerát na dům, ve kterém už nechci bydlet (1965): in italiano Kafkería, in Inserzione per una casa in cui non voglio piú abitare, a eura di Ela e A. M. Ripellino,Torino 1968, pp. 28-29 e 31-32. 2 franz kafka, America, a eura di Alberto Spaini, Milano 1947, p. 148. 3 Cfr. id., Confessioni e diari, a eura di Ervino Pocar, Milano 1972, pp. 538, 540, 562, 715,ecc. 4 Theodor w. adorno, Appunti su Kafka (1942-53), in Prismi, Torino 1972, p. 280. 5/Wer., p. 275. 6 Willy Haas , Die literarische Welt cit., p. 32. 7 max brod, Vita battagliera cit., p. 207. 8 franz blei, Das grosse Bestiarium cit., p. 25. I «eräuti amari» alludono al fatto che Kafka per un certo tempo fu vegetariano. Cfr. max brod, Franz Kafka, Milano 1956, p. 87. 9 Cfr. Petr demetz, Franz Kafka a český národ, in Franz Kafka a Praha, Praha 1947, pp. 46-48; id., René Rilkes Prager Jahre cit., pp. 113-35. 10 In una lettera del 9.11.1903 a Oskar Poliak. 11 Cfr. petr demetz, René Rilkes Prager Jahre cit.,pp. 11-29, 138-40, 146-50. 12 Cfr. max brod, Franz Kafka cit., pp. 9-14; emanuel frynta - jan Lukas, Franz Kafka lebte in Prag cit., pp. 70-74; klaus wagenbach, Kafka, Milano 1968, pp. 13-20. É MlolEbookReader Modifica ® w s? >l > <5> ^ 100% iai' Q Abc esteso Gio 10:31 Q. O • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P OS 13 Cfr. Klaus wagenbach, Franz Kafka: Eine Biographie seiner Jugend cit., p. 74; František kautman, Kafka et la Boheme, in «Europe», novembre-décembre 1971. 14 Cfr. Klaus wagenbach, Kafka cit., p. 78. 15 Cfr. id., Franz Kafka: Eine Biographie seiner Jugend cit., pp. 162-64; emanuel fryn-ta - jan Lukas, Franz Kafka lebte in Prag cit.,p. 12. 16 Cfr. Hugo siebenschein, Prostfedi a čas, in Franz Kafka a Praha cit., p. 22. 17 egon Erwin KiscH, Tschechen und Deutsche, in Marktplatz der Sensationen cit., p. 95. 18 Cfr. František kautman, Franz Kafka a česká literatura, in Franz Kafka (Liblická konference), Praha 1963, p. 47. 19 Cfr. max brod, Franz Kafka cit., pp. 125-31; id., Vita battagliera cit., p. 55; klaus wagenbach, Franz Kafka: Eine Biographie seiner Jugend cit., pp. 179-81. 20 Franz Kafka, Confessioni e diari cit., p. 385 (1° luglio 1913). 21 Ibid., pp. 204-6 (16 ottobre 1911). 22 Nel racconto // cruccio del padre difamiglia (1917). Secondo Max Brod (Franz Kafka cit., pp. 152-53) «odradek» «e come l'eco di tutta una série di parole slave che significa-no "apostata": defezione dalla Stirpe, rod, dal consiglio, dalla divina decisione di creare, rada». 23 Cfr. gustav janouch, Colloqui con Kafka cit., pp. 68-69; František kautman, Franz Kafka a česká literatura, in Franz Kafka cit., pp. 46-47. 24 Cfr. franz kafka, Confessioni e diari cit., p. 604 (23 dicembre 1921). 25 id., Epistolario cit., p. 654. 26 max Beckmann, Tagebücher 1940-1950, München 1955. 27 franz kafka, Epistolario cit., p. 660. 28 Cfr. max brod, Franz Kafka cit., pp. 245-70; willy haas, Die literarische Welt cit., pp. 38-41; klaus wagenbach, Kafka cit., pp. 139-45. 29 Cfr. jana černá, Adresát Milena Jesenská, Praha 1969. 30 franz kafka, Epistolario cit., p. 201. 31 Ibid.,pp. 214-15. 32 id., Confessioni e diari cit., pp. 296-98. 33 id., Epistolario cit., p. 212. 34/Wd.,p.278. 35/Wd.,p.837. 36Ibid.,p. 201. 37 Ibid.,p. 665. 38 Cfr. max brod, Franz Kafka cit., pp. 304-8. 39 Cfr. František kovárna , František Bílek, Praha 1941. 40 Cfr. franz kafka, Epistolario cit., pp. 478-79; maz brod, Franz Kafka cit., p. 169. 41 Cfr. Dopisy Otokara Březiny Františku Bílkovi, a eura di Vilém Nečas, Praha 1932; Básník a sochař (Dopisy Julia Zeyera a Františka Bílka, z let 1896-1901), a eura di J. R. Marek, Praha 1948. 42 Cfr. klaus wagenbach, Franz Kafka: Eine Biographie seiner Jugend cit., pp. 66-68; id.,Kafka cit., pp. 20-21; emanuel frynta - jan lukas, Franz Kafka lebte in Prag cit., pp. 74-81. 43 rio preisner, Kapiláry, Brno 1968, pp. 9 e 13. 44 franz kafka, Descrizione di una battaglia cit., p. 11. 45 Cfr. emanuel frynta - jan lukas, Franz Kafka lebte in Prag cit., p. 121. 46 Cfr. petr demetz, Franz Kafka a český národ, in Franz Kafka a Praha cit., pp. 51-52. 47 Cfr. theodor w. adorno, Appunti su Kafka, in Prismi cit., pp. 269 e 273; «Molti passi fondamentali di Kafka si leggono come se fossero la traduzione verbale di quadri espressio-nistici che avrebbero dovuto venir dipinti». 48 Cfr. pavel eisner, «Proces» Franze Kafky cit., p. 217. 49 Cfr. hugo siebenschein, Prostředí a čas, in Franz Kafka a Praha cit., ľ" A*-1*7__..... 47 • MlolEbookReader Modifica ® w 8? >l > <5> ^ 100% I*f' Q ABC esteso Gio 10:31 Q. O ;s • O • MlolEbookReader - Praga magica O ■ P OS 50 Cfr. theodor w. adorno, Appunti su Kafka, in Prismi cit., p. 262. 51 willy haas, Die literarische Welt cit., p. 33. 52 Cfr. max brod, Franz Kajka cit., p. 173. 53 Cfr. aleksandr blok, Zapisnye knizki (1901-20), a eura di N. Orlov, Mosca 1965. 54 franz kafka, Confessioni e diari cit., p. 284. 55 id., Epistolario cit., p. 676. S6/Wíí.,p.43. S7Ibid.,p. 116. 5SIbid.,p. 187. 59 Ibid.,p.5\. 60 Cfr. max brod, Franz Kafka cit., pp. 13-14. 61 franz kafka, Confessioni e diari cit., p. 713. 62/Wd.,p.760. 63 Cfr. oustav janouch, Colloqui con Kafka cit., p. 13. 64 walter Benjamin, Franz Kafka, in Angelus Novus, Torino 1962, p. 283. 65 Cfr. franz kafka, Confessioni e diari cit., pp. 540, 562, 564-65, 576, ecc. 66 Vladimír holan, Kolury (1932), in Babyloniaca, Sebrané spisy, vol. LX, Praha 1968, p. 80.