Oino Gampana ßanti ©rfici MARRAOt Tipografia F. Ravagli 1914 — 47 — LA VERNA. (Diario) 15 Settembre (per la strada di Campigno) Tre ragazze e im ciuco per la strada mulattiera che seendono. I complimenti vivaci degli stradini che riparano la via. II ciuco che gi voltola in terra. Le risa. Le impreeazioni montanine. Le roccie e il fiume. Castagno, 17 Settembre La Falter ona ě ancora awolta di nebbie. Vedo solo canali rocciosi che le venano i fiaochi e si perdono nel cielo di nebbie che le onde alterne del sole non riescono a diradare. La pioggia ä reso cupo il grigio delle monfcagne. — 48 — Davanti alla fonte hanno stazionato alungof Castagnini attendendo il sole, aduggiati danna notte di piosrgia nelle loro stamberghe allagate. Una ra.ga.zza in ciabatte passa che díoe rimessa-mentě : un giorno la piena ci portera tutti. J] torrente gonfio nel suo rumore cupo commenta fcutta questa miseria. Ghrardo oppresso le roccie lipide della Falterona: dovr6 salire, salire. Nel presbiterio trovo una lapide ad Andrea del Castagno. Mi colpisce il típo delle ragazze: viso legnoso, occhi cupi ineavati, toni bruni su toni giallognoli: contrasta con una cosi sem-plice antica grazia tosoana delprofilo e del collo che riesce a renderle piacevoli! forse. Come dif-ferente la sera dí Campigno: come mistico il paesaggio, come bella lapovertá delle suecasu-pole! Come incantate erano sortě per me le Stelle nel cielo dallo sfondo lontano dei dolci av-vallamentl dove sfumava la valle barbarica, donde veniva il torrente inquieto e cupo di profonditá! To sentivo le Stelle sorgere e collo-carsi luminose su quel mistero. Alzando gli occhi alla roccia a picco altissima che si in-tagliava in un semicerchio dentato contro il violetto crepuscolare, areo solitario e magni- — 49 — flCo teso in forza di catastrofe sotto gli am-inucchiamenti inquieti di rocce all' agguatp (jell'infinito, io non ero non ero rapito di scopri-re nel cielo luci ancora luci. E, mentre il tempo ftggiva invano per me, un canto, le lungbe onde di un triplice coro salienti a lanci la roccia, trattenute ai conflni dorati della notte dall' eco che nel seno petroso le rifondeva allungate, perdute. II canto fu breve: una pausa, un com-mento improvviso e misterioso e la montagDa riprese il suo sogno catastrofico. II canto breve: le tre fan ci idle aveva.no espresso di-speratamente nella cadenza millenaria la loro pena breve ed oscura e si erano taciute nella notte! Tutte le flneatre nella valle erano accese. Ero solo. Le nebbie sono scomparse: esco. Mi ral-legra il buon odore casalingo di spigo e di lavanda dei paesetti toscani. La chiesa ha un portico a colonnette quadrate di sasso intero, nudo ed elegante, semplice e austero, vera-mente toscano. Tra i cipressi scorgo altri portici. Su una costa una croce apre le braccia ai vastissimi fianchi della Falterona, spoglia — 50 - di macchie, che soopre la sua costruttura sa&-sosa. Con una fiamma pallida e fulva brueiano le erbe del camp o sau to. Sulla Falter ona, (Giogo) La Falterona verde nero e argento: la tristezza solenne delia Falterona che si gonfia come un enorme cavallone pietrificato, che lascia dietro a sě una cavalleria di screpola-ture screpolature e screpolature nella roccia flno ai ribollimenti arenosi di collinelaggiů sul piano di Toscana: Castagno, casette di macigno disperse a mezza costa, finestre ehe ho visto accese: cosl a le creature del paesaggio cu-bistico,in luce appena dorata di occhi interni tra i fini capelli vegetali il rettangolo della testa in linea occultamente fine dai fini tratti traspare il sorriso di Cerere bionda: limpidi sotto la linea del sopra ciglio nero i chiari occhi grigi: la dolcezza della linea delle lab-bra, la serenitä del sopra ciglio memoria della poesia toscana che fu. — 51 — (Tu giä avevi compreso o Leonardo, o di-vino primitivo !) Campigna, foresta della Falterona (Le case quadrangolari in pietra viva costruite dai Lorena restano vuote e il viale dei tigli dä un tono romantico alia solitudine dove i potenti della terra si sono tabbricate le loro dimore. La sera scende dalla cresta alpina e si accoglie nel seno verde degli abeti.) Dal viale dei tigli io guardavo accendersi una Stella solitaria sullo sprone alpino e la selva antichissima addensare ľ ombra e i profondi fruscli del silenzio. Dalla cresta acuta nel cielo, sopra il mistero assopito della selva io scorsi andando pel viale dei tigli la vecchia arnica luna che sorgeva in nuova veste rossa di fumi di rame: e risalutai ľamica senza stupore come se le profonditä selvaggie dello sprone ľ at-tendessero levarsi dal paesaggio ignoto. Io per il viale dei tigli andavo intanto difeso dagli iacanti, mentre tu sorgevi e sparivi dolce arnica luna, solitario e íumigante vapore sui barbari recess Ľ E non guardai piů la tua strana — 52 — faccia ma volli andare ancora a lungo pej viale se udissi la tua rossa aurora nel sospiro della vita notturna delle selve. Stia, 20 Settembre Neil' alb ergo un vecchio milanese cava-liere parla dei suoi amori lontani a una signora dai capelli bianchi e dal viso di bambina. Lei calma gli spiega le stranezze del cuore : lui ancora stupisce e si affanna: qua nell'antico paese chiuso dai boschi. Ho lasciato Castagno: ho salito la Falterona lentamente seguendo il corso del torrente rubesto: ho riposato nella limpidezza angelica delValta montagna addol-cita di toni cupi per la pioggia recente, in-gemmata nel cielo coi contorni nitidi e lumi-nosi che mi face vano sognare davanti alle colline dei quadri antichi. Ho sostato nelle case di Campigna. Son sceso per interminabili valli selvose e deserte con improvvisi sfondi di un paesaggío promesso, un castello isolato e lontano : e al fine Stia, bianca elegante tra il verde, melodiosa di castelli sereni: il primo saluto della vita felice del paese nuovo: la — 53 — poesia toscana ancor viva nella piazza sonante (ji voci tranquille, vegliata dal castello antico: le signore ai balconi poggiate il puro profilo languidamente nella sera: Tora di grazia della giornata, di riposo e di oblio. Al di fuori si e fatta la quiete: il colloquio fraterno del cavaliere contiima : Comme deux enuemis rompus Qae leare haine ne soutient plus Et qui laissent tomber leurs armes ! 21 Settembre (presso la Verna) lo vidi da,lle solitudini mistiche «taccarsi unn, tortora e volare distesa, verso le valli immensamente aperte. II paesaggio cristiano segnato di croci inelinate dal vento ne fu vivificato misteiiosamente. Volava senza fin.e »all' ali distese, leggeva comc una barca snl mare. Addio colomba, addio! Le altissime BOloime di roccia della Verna si levavano a pioco grige nel crepuscolo, tutt' iiitorno rin-ohiuse dalla foresta cnpa. Incantevolmente cristiana ful'oHpitalifcä dei contadini lä presso. Sudato-mi offersero acqua. — 54 — «In un'ora arriverete alla Věrna, se Dio vole.» Una ragazzina mi guardava cogli occhi nerj un pó tristi, attonita sotto 1'ampio cappello di paglia. In tutti un raccoglimento inconscio una serenitá conventuale addolciva a tutci i tratti del volto. Ricorderó per molto tempo ancora la ragazzina e i suoi occhi conscii e tranquilii sotto il cappellone monacale. Sulle stoppie in term i nabil i sempře pih alte si alzavano le torri naturali di roccia che reggevano la casetta conventuale rilucente di dardi di luce nei vetři occidui. Si levava la fortezza dello spirito, le enor-mi rocce gettate in cataste da una legge vio-lenta verso il cielo, pacificate dalla nátura prima che le aveva coperte di verdi selve, puriflcate poi da uno spirito ďamore infinito: la meta che aveva pacificato gli urti dell'idcale che avevano fatto strazio, a cuí erauo sacre pure supreme commozioni della mia vita. 22 Settembre (La Věrna) « Francesca B. O divino santo Fraucesco pregate per me peccatrice. 20 Agosto 189..., » — 55 — Me ne sono andato per la foresta coň un -{(•ordo risentendo la prima ansia. Ricordavo gli occhi vittoriosi, la linea delle ciglia: for-. se mai non aveva saputo: ed ora la ritrovavo al termine del mio pellegrinaggio che rompeva iu una coníessioue cosi dolce, lassú lontano da tutto. Era scritta a metá del corridoio do-ve si svolge la Via Crucis della vita di S. Fraucesco: (dalle inferriate sale 1'alito gelido tlegii antri). A metá, davanti alle semplici hgure ď araore il suo cuore si era aperto ad un gri-do ad una lacrima di passione, cosi il destino ern cónsumato ! Antri profondi, fessure rocciose dove una lealetta di pietra si sprofonda in un ombra senza memoria. ripidi colossali bassorilievi di colonne nel vi/o sasso: e nella chiesa 1'angiolo, puritá dolce che il giglio divide e la Vergine eletta, e un cirro azzurreggia nol cielo e un anfora classica rinchiude la ter:a ed i gigli: che appare nello scorcio giusto ta cui appare il sogno, e nella nuvola bianca della sua bellezza che posa un istante il ginocchio a terra, lassů cosi presso al cielo : stradine solitarie tra gli alti colonnarii ďalberi contente di una lieve stria di sole........ finchě io la giunsi indove avanti a una vastit& velata di paesaggio una divina dolcezza not-torna mi si discopri nei niattino, tutto velato di chiarle il verde, srüinato e digradante all'in-flnito: e pieno delle potenze delle sue proiilate catene nottume. Caprese, Michelangiolo, colei che tu piegasti sulle sue ginocchia stanche di cammino, che piega che piega e non posa, nella sua posa arcana come le antiche sorelle, le barbare regine antiche sbattute nel turbině del canto di Dante, regina barbara sotto il peso di tutto il soguo umano..... II corridoio, alitato dal gel o degli an tri, si vestě tutto della leggenda Francescana. li santo appare come 1' ombra di Cristo, rasse-gnata, nata in terra ďumanosimo, che accetta il suo destino nella solitudino. L;i. sua rinuneia ě semplice e dolce : dal la sua solitudine interna il canto alla natura cou fede: Frate Sole, Suor Acqua, Fratc Lupo. Un earo santo italiano. Ora hanno rivestito la stia cappella scavata nella viva roccia. Corre tutť interno un tavo- lato di noce dove con malinconia potente un frate.....da Bibbiena intarsiö mezze figure di santi monaci. La semplicitk bizzarra del ditítfgno bianco risalta quando ľ oro del tra-monto tenta versarsi dalľ invetriata prossima nella penombra della cappella. Acquistano alloia quei sominarii disegni un fascino biz-zarro e nostalgico. Bianchi sul tono ricco del noce sembrano rilevarsi i profili ieratici dal bieve paesaggio claustrale da cui sorgono decollati, figure di una santitä fatta spirito, linee rigide enigmatiche di grandi anime ígnote. CJn frate deerepito nella tarda ora si trascina nella penombra delľ altare, silenzioso nel saio villoso, e prega le preghiere ďottanta anni ď amore. Fuori il tramonto s' intorbida. Strie minacciose cli ferro si gravano sui monti prospicenti lontane. II sogno é al termine e ľ anima improvvisamente sola cerca un appoggio una fede nella triste ora. Lontano si vedono lentamonte sommergersi le vedette mistiche e guerriere dei castelli del Casentino. Intorno e un grande silenzio un grande vuoto nella luce falsa dai rVeddi bagliori che an-cora guizza sotto le strette della penombra. E — 58 — eorre la memoria ancora alle signore gentili dalle bianche braccia ai balconi laggiü : come in un sogno: come in un sogno cavalleresco! Esco : il piazzale e deserto. Seggo sul muricciolo. Figure vagano, facelle vagano e si spengono : i frati si congedano dai pelle-grini. Un alito continuo e leggero soffia dalla selva in alto, ma non si ode ne il frasciare della massa oscura ne il suo fluire per g\[ antri. Una campana dalla chiesetta francescana tintinna nella tristezza dePchiöstro : e partTil giorno dair ombra, il giorno piagner che si muore. — 59 — II. RITORNO salgo (nello spazio, fuori del tempo) L' acqua il vento La sanitä delle prime cose — II lavoro umano sull' elemento Liquido — 1a natura che conduce Strati di rooce su strati — il vento Che scherza nella, valle — ed ombra del vento La nuvola — il lontano ammonimento Del flunie nella valle — E la rovina del contrafforte — la frana La vittoria deli'elemento — il vento Che scherza uella valle. Su la lunghissima valle che sale in scale La casetta di sasso sul faticoso verde: La bianca immagiue dell' elemento.