ATTILIO VALLECCHI RICORDI E IDEE DI UN. EDITORE VIVENTE VALLECCHI-FIRENZE Come nacque " Lacerba „. Soffici e Papini, sempře inquieti, sempře desiderosi di nuove esperienze e di nuove conquiste, con I'andare del tempo, col pro-seguire della loro collaborazione alia Voce, e soprattutto a cagione dell' invadenza che alcuni elementi contrastanti per idee e me-todi, stavano esercitandovi, subirono un vivo disagio, che fece nasceTe in loro la necessita di avere una rivista tutta propria nella quale potere scrivere liberamente delle cose piú disparate e, alio stesso tempo, piu necessarie. Ricordo, come se fosse ora, che sulla fine del 1912, Papini e Soffici vennero un po-meriggio a trovarmi nella mia giá impor-tante azienda di via Nazionale, dove da qualche tempo mi ero trasferito, per espormi il loro desiderio di avere a disposizione una rivista liberissima. II ragionamento ci porto poco in lungo. — 116 — Non ci fu bisogno di molte persuasioni, ne, di calcoli da tornaconto per parte mia. Ac-cettai subito di farmi editore di tale pub-blicazione, ed assicurai ehe la rivista, co-munque fossero andate le cose, avrebbe avuto vita almeno per un anno. Sentivo anch' io la necessitä di contribuire a inter-rompere il torpidore spirituále da cui era preša allora ľ Italia, e pensai ehe a ten-tare di raggiungere tale intento, bene sa-rebbero riusciti Papini e Soffici. Ma per dare una piú precisa definizione degb scopi con i quali nacque Lacerba, ri-tengo opportuno riportare qnanto, a tale pro-posito, venne pubbbcato su Lacerba stessa : La nascita di Lacerba fu un atto di libera-zione. Alcuni di noi si sentivano da troppo tempo compressi nella Voce. Essi facevano parte del gruppo ehe s'esprimeva in quella rivista e lavo-rarono con gli altri fino alľultimo, ma le loro fa-coltä liriche e le loro tendenze disgregatrici in vista di nuove organizzazioni. non avevan modo di manifestarsi lä dentro oon intera libertä. La Voce era stata ereata da Prezzolini con la volontä di raccogliere giovani di culture, origini e prove-uienze diverse per formare la nuova generazione — 117 — attorno ad un príncipio di moralita intellettuale superiore. — Per un pezzo 1'accordo fu quasi perfetto e si cre6 un'armonia di volontá che rese possibili molte campagne, anche letterarie ed ar-tistiche, che non rimasero senza frutto, ma a poco a poco, sotto 1' influenza personále del direttore, si rafforzarono nella Voce quelle correnti e quelle per-sone che mettevano al disopra di tutto le que-stioni pratiche, sociali, economiche, pedagogiche e morali. — L'arte era sempře tollerata ma senza entusiasmo e non era ammessa altra teoria che non avesse colore o bollo idealistico. — Perció sul linire del 1912 noi tornammo a pensare sul serio a una rivista piú libera e piů artistica ; e sapendo per lunga esperienza che le riviste, come moltissime altre cose, tanto meglio riescono quanti meno son quelli che le fanno, non cercammo altra compagnia al di fuori di Palazzeschi e di Ta-volato. Nata dunque col 1° gennaio 1913, Lacerba si mise contro anche la stessa Voce e gli serittori che ad essa collaboravano, (Ě la Voce quella cosa ch'era nata per svegliare e ora serve a far russare gl' italiani maggiorment.) — 118 - ma sopratutto si mise subito in battaglia contro il borghesisrao imbelle, e contro tutti i sowersivismi ehe tentavano di rovinare la nazione. Nel programma pubblicalo nel 1° numero delia rivista era detto : « queste pagine non hanno afľatto lo seopo, ně di fare piacerc, ně di istruire, ně di risolvere con pondera-tezza le pifi gravi questioni del mondo. «Sara questo un foglio stonato, urtante spiacevole e personale. Sarä uno sfogo per nostro beneficio e per quelli ehe non sono del tutto rimbecilliti dagli odierni idealismi, riformismi, neuritismi, eretinismi e mora-lismi ». Come conseguenza a tali premesse aleuni graziosi maltusiani lacerbiani ridicoleggia-vano gh uomini di allora : Benedetto <■ quella croce ehe ti serve anche il Breviario : preferisco il sillabario, á si impara assai di pid. Ě Salvemini la eosa ehe ti porta il pipistrello ; a vedere non ě bello a sentirlo poi fa schif. — 119 — Socialista ě quella cosa ch'urla e strepita al comizio, ma ehe fugge a precipizio se compare il quest urin. La vivacitä di espressione, il paradosso come mezzo di persuasione e ľ intelligenza vivissima, contenuta in ogni seritto, frutta-rono a Lacerba un successo clamoroso. Tutta ľ Italia attendeva con ansia il nuovo numero, tanto ehe i giorni delia pubblicazione, ě perlino incredibile, la gente faceva coda (come poi ebbe a fare dai fornai in tempo di guerra) per attendere ľuscita delia rivista, in prossimitä dei locali dove veniva stampata. Segno evidente questo ehe gli seritti ivi contenuti rappresentavano una necessitä del momento. Papini, specie nel primo anno, agitô i problemi ehe piú scottavano ľanima kahana, sollevó proteste scandalose e consensi entusiastici. Egli, ehe pur aveva giä dato fondo a tutte le filosofie piú significative, lino dalľepoca del Leonardo, diseusse e cri-ticate, cercava, attraverso l'agitazione dei vari problemi, una filosofia che potesse fi-nalmente dar pace al suo spirito generoso — 120 121 — e irrequieto. A distanza di appena qualche anno dalle pubblicazioni scandalose (scanda-lose le piu per un certo quietismo borghese) Papini trovö poi, nella fede cattolica, la piü concreta e profonda filosofia che si conosca. Soffici, scrittore di aristocratica inaniera, combattě in Lacerba, come giä aveva fatto su La Voce, le piu belle battaglie per Parte, c vi pubblicö a frammenti quell'aulente suo libro a cui fa piacere ricorrere per sollevare il nostro spirito : II giornale di bordo. L'opera veramente solare di questo italiano di buona razza, per quanto abbia raggiunto una rneri-tata fama, non ě ancora sufficentemente cono-sciuta: essa rappresenta una tra le piu belle cose della nostra letteratura contemporanea. A Papini e Soffici si aggiunse, fresco di immagini, Palazzescbi, di cui Lacerba pubblicö varie bellissinie poesie, che lo fecero subito apprezzare ed arnare come poeta squisito. Venne finahnente Marinetti, con l'ani-moso gruppo dei giovani futuristi. II futurismo, anzi, rappresentö per un anno intero il programma di Lacerba. Du- rante questo periodo fu battaglia accanita contro tutto il vecchiume italiano democra-tico e massonico. In un proclama pubbhcato nel 1913 — bisogna sempre pensare ah" Italia di allo-ra, per valutare e apprezzare veramente il contenuto di tah scritti, — F. T. Marinetti, profetizzando il futuro, cosi scriveva : Italia eovraua assoluta. La parola Italia deve dominare sulla parola Liberta. Tutte le liberta, tranne quella di e6sere vigliac-cbi, pacifisti, au li-i talia ii i. Orrore del quieto vivere, amore del pericolo e attitudine dell'eroismo quotidiano. Erano propositi che parevano prodromi di rivoluzione o di guerra. Tutta quella agita-zione di spiriti doveva certo sfociare in qualche grande awenimento ! Si venne aha guerra mondiale. Con quella tutte le discussioni furono soffocate. Una cosa sola era in cima ai pensieri dei migliori : che 1' Italia non rimanesse neutrale. 1 Cosi scriveva Soffici : Se la guerra prcsente fosse soltanto politica ed economica, noi, pur non rcstando indifferenti, ce ne sarcmmo occupati piuttosto alia lontana. Ma siccomc questa c gucrra non soltanto di fu-cili c di navi, raa anche di cultura e di civilta, ci teniamo a prender mbito posizionc, c a seguire gli awenimenti con tutta 1'anima. Si tratta di -alvaguardarc e difendere tutto quello che c'e di piii italiano ncl mondo. anche se non tutto cre-sciuto in terra nostra. Non possiamo stare zitti. Forse questa e l'ora piii decisiva della storia europea dopo la fine del-1' impero romano. Agnoletti, con il suo spirito garibaldino e volontaristico, pensava ad uno sconfinamento. In un atto di energia egli vedeva il fatto com-piuto, irrimediabilmente. Cercava di provo-carlo. Per lui anche 1' Italia si trovava gia di fatto in guerra, tanto che fin dal settein-bre del 1914 pubblico su Lacerba, ed in unYdizione partieolare che io feci per dif-l'onderlo nel paese, il suo canto Trento e Trieste. La gioventu ne fu innamorata : nelle case, nei ritrovi, nelle piazze il gio-condo e forte canto risuonava : e le ultime due strofe furon quelle che con maggior impeto venivano ripetute : In cima di quell'Alpi c'e la neve rossa di sangue — sangue italiano. C e l'Austria che la tinge a mano a mano, ma la vendetta — non tarderä. Gioia bella ■— asciuga il pianto, sono d' Italia ■— soldato anch' io, se ti nasce — un hglio mio, Trento e Trieste — lo deve battezzar. E gli dirai come mori suo padre faccia al nemico — bandiera al vento. E gli dirai dove mori contento Trento e Trieste — per salutar. Gioia bella — se tu m'ami ma piü 1' Italia — tu devi amare, L'Alpi nostre ■— e il nostro mare Trento e Trieste — e la liherta. (Quante volte questo canto ha risuonato di voci anche nell'ospitale mia casa, di-ventata una specie di quartier generale per chi fra una tradotta o Paltra si fermava a Firenze, partiva o tornava dalla guerra. Mi pare di sentire ancora, Pia, Ja tua bella voce, e rivcderti, premurosa e vi- _ 124 — braute di gioia, imbandire le tavole per tutti quanti, amici di ami o di ua'ora, si sentivano da noi affratellati da sentimenti comuni). H movimento di Lacerba fu importantc, fu molto discusso. penetrô tra le masse, ma non avrebbe ottenuto alcun resultato se non ci fosse poi stata l'azione quotidiana, dawero travolgente dell'opinione pubblica, svolta dal Popolo ď Italia. II Popolo ď Italia, infatti, fondato e diretto da Benito Mussolini, fu il glorioso giornale che apri il fuoco su tutti i fronti e sostenne, dalla fervente Milano, con la convinzione delia fede che non conosceva pericoli, le ra-gioni delľ intervento. Benito Mussohni quasi tutti i giorni — oltre a dover tener dietro alla fucina fati-cosa del giornale e ad una spaventosa cor-rispondenza, alia quale era costretto dalle centinaia di persone che, quotidianamente, da tutte le parti ď Italia, si indirizzavano a lui come a l'Unico che avesse interpetrato l'ani-ma della Nazione — riusciva a scrivere un articolo cosi lucido, cosi incisivo, cosi vibrantě, da entusiasmare giovani e vecchi, tanto che, aU'arrivo del giornale nelle varie — 125 — cittä, si vedevano, anche per le stradě, ca-pannelli di persone ferventi di leggerlo e ap-passionatamente commentarlo. Ma, accanto a questo giornale, che ebbe il vanto e la forza di saper travolgere l'opinione pubblica nazio-nale, non ci fu altro foglio che raggiungesse la violenza di espressione e ľ importanza di Lacerba. Furono anzi questi i motivi del suc-cesso, in conseguenza del quale la rivista si infiltrô largamente anche fra le masse popolari. Non ci fu numero di Lacerba in cui i piú importanti articoli non fossero indirizzati verso il Governo per incitarlo alia guerra, per minacciarlo in caso che la guerra non fosse stata proclamata. Dei moltissimi scritti pubblicati, riporto qui un solo brano, tanto per dare un' idea della forza di espressione in essi contenuta : II Governo italiano il quale sta in questo mo-mento disonorando e rovinando il paese con V in-sistere, nessuno sa perche, in una neutralita di-venuta ormai imbecille, non perde nessuna occa-íione per dichiarare che questo suo modo di eoin-portarsi davanti agli awenimenti che trasfor- 1 ta i — 126 — mcranno la faccia delľ Európa, corrisponde per-fettamente al desiderio della maggioranza del po-polo italiano. - "Voi non crediamo che qucsta sia la vfiritä. — Eccettuati i preti, una parte dei socialisti e pochi Irippai amanti del quieto viverc a costo di qualunquc umiliazione, nessuno in Itália approva ľ incrzia che il governo c' impone, che ci snerva e che ci condurra alla piti abbietta dcprcssione morale, sc non, alla line, a una rea-zione esasperata che a parecchi poträ oostare as-«ai caro. Lacerba, attraverso i mesi, continuô ľani-mosa battaglia. La violenza degli scritti e quella individuale non bastava. Fu allora che furono lanciate in ogni parte ď Itália migliaia e migliaia di schede di un referendum per la guerra, che portava in testa i seguenti postulati : REFERENDUM ITALIANO 15 ottobre 1914. Salandra dice che i piů non voglion lá guerra. I ir ílluminarlo r disingannarlo apriamo, senza taňte formalita, miesto referendum che dovrebbe, ke 1 Itália vuol tssere aneora Itália, rinnire in poro tempo qnalche milione di .Sf. Noi sottoscritti, cittadini italiani, vogliamo che la neutralita, giá divenlata pericolosa e — 127 — mdlá strada di sembrar vile, cessi al piu presto possibile per muover guerra all'Austria prima che un attacco tardivo acquisti carat-tere ď infamia. Tl referendum circoló con rapiditá. Molte migliaia di schede tornarono ricoperte di firme ed accompagnate da espressioni incitatrici per la buona causa : tra i firmatari molti gli ir-redenti, tra i quali Scipio Slataper e Nazario Sauro. Qualche altro centinaio di schede tornarono invece ricoperte di oscene frasi contro il gruppo di Lacerba e contro i guerraioli. Naturalmente quest'ultime anonime. Finalmente Salandra, nel marzo 1915, incomincia a dar qualche speranza, che pare soddisfi gli ardenti, generosi desideri, ma siccome aneora non siamo alia certezza, Lacerba continua a martellare le sue richieste. Impantanato in questo merdaio, il governo deve decidere del destino della patria. Salandra č l'unico uomo che abbia saputo mostrare un poco di dignita, e tutte le nostre speranze sono ormai — 128 — riposte nclle sue mani. Che eosn fara di uoi pooh] che soffriamo in questa crisi di vergogna ? E intanto la campagna contro la Germania di allora, la Germania del Kaiser, che pensava a una egemonia mondiale te-desca, veniva condotta dagli scrittori di Lacerba in modo talmente violento che non trovö riscontro in altre pubblicazioni. Fu edito da Lacerba anche un almanacco che fu chiamato della guerra. Testo e illustra-zioni Tappresentavano lo stato d'animo degli italiani intelligenti verso la nazione respon-sabile di fronte al mondo dei sacrifici che la guerra richiedeva. Fu pubhhcata in quell'almanacco anche una canzoncina ironizzatrice del neutrale; tale canzoncina era cosi melanconica, cosi urtante che, cantata da pochi animosi in lo-cah puhbhci, faceva urlare bestialmente le masse ivi radunate; gli urli degeneravano poi in quei pugilati che ben riuscirono anche come argomenti persuasivi. Mi pare interessante riprodurre integral-mente la ghiotta curiosita : il") CANZONC1N NEUTRAL [1 Neutral Molto val Per salvar Lo Siival! La gran pal-La mondial, Se trahal-La e sta mal, Al Neutral Cosa cal ? Cosa val Uscir dal-La Neutralita, e qual Animal Immoral, Insocial, Criminal, Bestial, Infernal, Esporsi al Temporal Delle pal-Le mortal ? Manco mal Se dall'Al-Pi il brutal Clerical II Neutral Molto val Dä lustro Lo Stival. Scendess'al-L' Ital val Col pugnal ! Perchc al-Lora in bal Entra qual-Che vital Capital Nazional! Ma se l'Al-Emanno al-L'Anglo-gal Tarpa Pal; 0 l'Ural Divien tal Che par qual-Ch'ospedal All' Italia ospital Tal qual val Che ne cal ? Sia leal, Stia neutral Fino ch'al Di final Abbia qual-Ch' imperial-Reg' regal ! al- 9. - A. Vallecchi, Ricordi e idee, tec. - 130 — L'almanacco fu subito esaurito e divenne presto raro. Oggi, con la situazione politica della nuova Germania, radicalmente cam-biata, non sarebbe certo opportuna una ristampa; ma per dare una piü vasta idea dei motivi ridicob, o addirittura vitupere-voli, adoperati contro la Germania guer-raiola, e dei quali l'almanacco stesso era pieno, ne riporto quattro, due in versi e due in prosa : E il tcdesco quella cosa ch' ě imbecille in ogni dove, rassomiglia molto al bove ma non sveglia l'appetit. Sia la birra in cima a tutto sopra l'artc ed al pensiero, sopra U bello e sopra il brutto sopra ü falso e nopra il vero. Uomo o donna che la meaca noi vogliam birra tedesca, i versi, per quanto espre88ivi, non erano peregnm gK scritti in prORa ^ ^ tenziosi ed incisivi : sueLaeUeSrani\"6Cirä 5emPre ™°ri-a guerre, glacchc se anche ^ ^ ^ — 131 — miliare i suoi awersari, Ii avrä tuttavia disono-rati e avviliti forzandoli a combattere con lei. » Un giorno dovremo ringraziare la Germania di aver provocato la guerra europea. Ha costretto i popoli civili a ecntire la loro grandezza e a di- struggere codesto goflb nemico. Nulla perö induceva a risolvere la situazione. II Governo italiano, malgrado i vari ten-tennamenti, malgrado le pressioni che, dagli animi piu generosi di ogni parte ď Italia venivano rivolte verso la capitale, ancora non si dimostrava propenso per 1' intervento ; fu allora che Lacerba pubblicö una supplica a Franz perche fosse egli a sconfinare e a dichiararci guerra. Successivamente, due purissimi giovani, Luigi Bellini e Ugo Tommei, per domandare l'onore dell' intervento, si rivolgevano, con invocazioni ispirate, il primo a Luigi di Sa-voia, con una Urica di cui riporto una parte : Ě troppo che in Italia si biascicano dolciumi e si fa la politichetta dell'albero di natale, della calza di befana. Basta. Radicebio amaro, condito _ 132 — d'accto .-crpigno. non guastera lo stomaoo in que- •.ta primavera. £ I'ora dei fatti. G vuole un uomo con l'unghic dure, e schiacciare a manciate, come pidooohi. le cantaridi socioloiole-sche. Voi saretc quest'uomo. Noll' Italia dei chiac-chieroni, non ci deste altro che fatti e onore vero. Voi che nel volto lungo serbate immutata da anni la giovanile durezza della stirpe impaziente chiamateoi all'arrcmbaggio. Negli occhi ampii vi balcnano ricordi di folitudini polari, di cosmi-che Berenita. Principe., tin qui solamente di nome, siate or-mai quelle che invocano i giovaui. Portateci all'arrembaggio. e il secondo direttamente al Re con altra lirica non meno appassionata e accorata di quella precedente, come potra esser riscon- trato dai pochi versi che riproduco : Re Signore di Roma sia benedetto il tuo nome dacci oggi la nostra guerra redentrice dacci la forza di operare aneora dacci la palma della vittoria dopo quella del martirio. Ci vogliamo riabilitare - vngliumo riabilitare questo povero popolo deriso e sfruttato. — 133 — Vogliamo renderlo grande e temuto, generoso e giusto. Ma tu non lo abbandonare, buon Re, non ci abbandonare ora in quest'ora cosi triste della nostra misera vita. Bellini e Tommei furono tra coloro che non ritornarono. Erano due poeti di grande valore, che avrebbero dato alia Patria il bel-lissimo frutto del loro ingegno ; ma non po-terono aspettare : dettero intera la loro vita, subito. In loro onore, come agli altri scrittori morti in guerra, per volonta del Duce, 6ono state intitolate delle strade di Roma e di alcune altre grandi citta. Gli eventi precipitavano; tutte le sere, sulle piazze, canti di guerra risuonavano clamorosi; qualche hastonata raggiungeva gh ignavi. Si era ormai alle armi corte : il paese era fremente. II 15 maggio usciva un numero di Lacerba di cui mi pare interessante riportare mte-gralmente « 1' ultimo appello », che pare di per se un grido di guerra, _ 134 — ITALIANI! Noi — giovani e libcri — che fin dai primi di agosto abbiarao proclamata, in mczzo a paure e incertezze, la necessitä della GUERRA Guerra nazionale Guerra di civiltä Guerra contro l'Austria Guerra contro la Germania Ora che una inauovra infame, ispirata dagli intcressi tedeschi e guidata dalla piü nota e potente canaglia di Montecitorio, cerca di frapporsi l'ra V Halia e il suo avvenire, tra la volontä della nazione e lo scopo segnato, tra il Re e i suoi mi-nistri ; Ora che bi sta tentanilo a Roma la piü im- monda INFAMIA che mai sia stata immaginata ai danni del piü glorioso e infelice paese d' Europa ; ora che gli sf'orzi e i sacrifici di nove mesi di passione si vogliono riunegare e annientare con intrighi di corridoi, di hauche e di tradilori ; ora che un uorao, nel <1Uale s' inipersona la iorruzionu Parlamentäre di vent'anni, pretende d'cbscr l'arbitro c il padrone d' Jtalia imponen-dosi, alla dinastia e alla patria ; — 135 — noi, che fummo e siamo interventisti della prima ora, e abbiamo sempre sostenuto la necessita della guerra ai tedeschi avvertendo che se questa non si iacesse sarebbe necessaria la rivo-luzione e la guerra civile ; noi, non giornalisti, non uomini politici, non celebri, non pagati, vi esortiamo, per l'ultima volta, a sollevarvi contro l'nomo che si studia di gettare 1' Italia in un abisso di vergogna e di eterno disonore. Chi vuole )' indipendenza delT Italia dagli stra-nieri dev'essere per la guerra e contro Giolitti. Chi vuole 1' indipendenza dell' Italia dai re-mici interni che tentano di soprafl'arla dev'essere per la guerra e contro Giolitti. I redattori Di Lacerba. Nello stesso numero, in un articolo di Soffici, dal titolo «La buona guerra», era scritto : Sara dunque questa la nostra guerra. E noi l'amiamo quäle si presenta fin d'ora. La fortuna ha voluto ch'essa non ci giungesse come ad altri popoli inaspettata, imposta con la violenza degli eventi irrefrenabili, fi-a lo sbigottimento e la col-lera. Abbiamo avuto il tempo di meditare, di mi-surare negli altri il pericolo da affrontare, di cal-colare approssimativamente quäle poträ essernc l'esito e quaU gli oneri e i vantaggi. E l'accettiamo — 136 — — 137 — con calma e fermezza. Ě un trionfo della volonta di vivere e di essere piú grandi che noi siamo fatti per apprezzare. L'entusiasmo reagente a un so-pruso ě una bella cosa ; la forza decisa che porta a foggiare nella serenitä cosciente il proprio de-stino ě cosa ancora piü bella. Che tutta 1' Italia possa capir questo. o la sua futura grandezza sará tanto piú čerta. E la settimana dopo esce rultimo numero della rivista dove, con un articolo di Papini dal titolo «Abbiamo vinto», si con-cludeva l'animosa campagna per 1' inter- vento : AI principio di agosto — primi e quasi soli — dicemmo con tutta la chiarezza possibile quel che 1' Italia doveva faře. Abbiamo ribattuto per nove mesi, senza mai stancarci, sugli stessi punti. Abbiamo sempře detto dal primo all'ultimo giorno, che tře cose eran ne-cessarie : Disdetta del trattato della Triphce. Accordi con 1' Intesa. Guerra all'Austria e alla Germania. Con un ritardo di qualche mese tutti gli italiani appena appena intelligenti. appena appena uomini e itahani si son convinti della necessita di queste tře cose. II Ministero Salandra Sonnino ha fatto suo il nostro programma e sta portandolo a compi-mento. Si aspetta la guerra a giorni. AI confine il piů ě fatto. La mobilitazione ě im-minente. Lo spirito pubblico — meno che in qualche grosso paesaccio di campagna — ě ottimo. Possiamo esser contenti di noi e delľ Italia. Non staremo a dire quel ch' ě stata Lacerba per noi e per 1* Italia. Ci penseranno gli altri. Non si potra fare la storia dello spirito italiano negli ultimi anni senza parlarne e senza riconoscerne ľ importanza. Abbiamo al nostro attivo tře cam-pagne egualmente fortunate : quella per la libe-razione delle vecchie imbecillitä. finita con le assoluzioni dei tribunáli; quella per la conoscenza e il riconoscimento delle forme piú libere e avanzatc delľarte moderna ; e,. quella, infine, per la guerra ai tedeschi, egualmente fortunata. Chi poi vorrá vedere in Lacerba anche una rac-colta di opere dovra riconoscere che furon pub-blicate in queste pagine le idee piú ardite e le poesie piú origináli che mai ľ Italia abbia letto. L'enorme fortuna che il nostro giornale ebbe fin dai primi mesi, e le imitazioni che ne furono tentate e lo stesso odio che suscitô, dimostrano che Lacerba ě stata la piú nuova e robusta esplosione dello spirito italiano di questi tempi. In cruello stesso numero Soffici nobilmente concludeva : Era detto che fino alľultim'ora il nostro cuore di puri itahani dovesse battere nelľangoscia del- l'incertezza e deU'apprensione. Forse perche il suo risollevamento e la riapertura fossero piik ma- gnifici e gloriosi. Ma il popolo italiano, questo popolo povero e traviato, ma che due millenni di storia hanno me-ravigliosamente affinato, non ha potuto soppor-tare 1' ultima umiliazione e s' e rivoltato con su-blimita. £ difficile per ora calcolare la portata di questo atto che mette senz'altro la nostra na-zione all'avanguardia dell' Europa : rallegriamoci intanto dei primi resultati. Gosi ebbe fine una tra le piu belle, piu. significative manifestazioni dello spirito italiano. Ne credo che una rivista di avanguardia, per quanto intelligente e violenta, come si dimostro Lacerba, avesse potuto meglio con-tribuire a concludere una campagna dove agivano forze cosi impari, impegnata da pochi animosi, contro l'ostinato neutraUsmo voluto dai governi di allora e da una parte del popolo, che ancora non aveva ritrovato in se stesso i'aninia che ebbc poi la forza