FOLETTI, Ivan. Dio da dio. La maschera di Cristo, Giove Serapide nel mosaico di Santa Pudenziana. Convivium. Exchanges and Interactions in the Arts of Medieval Europe, Byzantium, and the Mediterranean. Seminarium Kondakovianum Series Nova. Brno: Masarykova univerzita, 2015, roč. 2, č. 1, s. 60-73. ISSN 2336-3452. |
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TY - JOUR ID - 1313830 AU - Foletti, Ivan PY - 2015 TI - Dio da dio. La maschera di Cristo, Giove Serapide nel mosaico di Santa Pudenziana JF - Convivium. Exchanges and Interactions in the Arts of Medieval Europe, Byzantium, and the Mediterranean. Seminarium Kondakovianum Series Nova VL - 2 IS - 1 SP - 60-73 EP - 60-73 PB - Masarykova univerzita SN - 23363452 KW - Santa Pudenziana KW - Christ: Serapis KW - Migration of faces KW - Conversion of Demons N2 - Il Cristo raffigurato nel mosaico di Santa Pudenziana (402-417) e' una delle immagini piu' importanti del mondo tardo antico. Considerato generalmente come un eco visivo delle immagini imperiali o di divinita' pagane esso e' sempre stato studiato nel contesto di tutta la decorazione absidale. Il presente intervento vuole invece concentrarsi soprattutto sul volto e la figura di Cristo, il quale ha gli stessi tratti di alcune immagini di Giove Serapide. Nel contesto della Roma d’inizio quinto secolo una tale somiglianza non puo' essere casuale. Dagli scavi sappiamo infatti che l’immagine di Serapide era copiosamente presente in tutta la citta'. D’altro canto Serapide e' considerato degli scrittori cristiani come l’incarnazione del demonio e una sua “confusione” con il Cristo sembra a primo sguardo inaccettabile. Questa situazione paradossale puo' invece essere spiegata negli anni immediatamente posteriori alle distruzione del Serapeo di Alessandria nel 391. Dalle testimonianze di storici e teologi sappiamo che, dopo la distruzione del tempio, si diffuse l’idea che Serapide avesse previsto la propria fine e la vittoria del cristianesimo. L’interpretazione estrema di questo avvenimento fu quella di Gerolamo che scrisse: “Iam et Aegyptius Serapis factus est Christianus”. Il Cristo avrebbe cosi' assunto il volto del proprio nemico convertito. Si tratta di un fenomeno particolarmente comprensibile nel contesto del trionfalismo cristiano – testimoniato esemplarmente da Ruffino d’Aquileia – che vede nell’editto di Teodosio la definitiva vittoria del cristianesimo e la reale fine della storia. Per questa ragione sembra pertanto importante proporre di anticipare agli anni 402-410 la datazione del mosaico generalmente considerato successivo al sacco di Roma del 410. L’ambiente apocalittico descritto dal mosaico non e' quello della citta' assediata, ma al contrario dell’escatologico trionfo della croce. Il Cristo prende pertanto il volto di Serapide per significare la sconfitta di quest’ultimo, interessante e', pero', ugualmente il meccanismo a monte di questa “migrazione di volti” e che potrebbe forse essere spiegato con un noto fenomeno antropologico, studiato nelle culture tribali: vincere ritualmente il proprio nemico, significa rivestire il suo volto. Questa generale osservazione diventa tanto piu' attuale che alla fine del IV secolo e' tradotto in latino il testo dell’apocrifo pseudo clementino dove un fenomeno molto simile e' descritto. ER -
FOLETTI, Ivan. Dio da dio. La maschera di Cristo, Giove Serapide nel mosaico di Santa Pudenziana. \textit{Convivium. Exchanges and Interactions in the Arts of Medieval Europe, Byzantium, and the Mediterranean. Seminarium Kondakovianum Series Nova}. Brno: Masarykova univerzita, 2015, roč.~2, č.~1, s.~60-73. ISSN~2336-3452.
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